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Autore: hikarisan    19/05/2014    2 recensioni
“Io ti amo Sanae, ma non è giusto chiederti di stare insieme. Non adesso.”
Tsubasa si dichiara a Sanae dopo essersi battuto con Kanda, ma non tutto va per il verso giusto. Loro due non si mettono insieme. Cosa succederà allora alla manager ed al capitano?
La storia è ambientata ai giorni nostri, dove la tecnologia ha preso il sopravvento.
Genere: Commedia, Generale, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Tsubasa entrò in classe con il borsone in spalla e si diresse verso il proprio banco, sbuffando pesantemente; posò il borsone sotto il banco e si lasciò cadere pesantemente sulla sedia, godendosi per qualche minuto il silenzio della classe interamente vuota. Un mese di inferno, e quello che arrivava si prospettava esser anche peggio. Sanae gli parlava a mezza bocca, Yukari era loquace quanto lei e sul resto della squadra aleggiava una situazione imbarazzante che sembrava non terminare mai. E come se non bastasse, era una settimana che Taro non lo degnava di un messaggio. Da quando aveva lasciato la Francia si erano sempre sentiti tramite skype, facebook, viber, o qualunque altra cosa che permetteva la messaggistica istantanea, l’aveva fatto sentire meno solo dopo la bomba che era scoppiata con Sanae. Fino ad una settimana prima, appunto.
 
Vide Ishizaki entrare tirando uno sbadiglio da record, cosa che fece sorridere il ragazzo, almeno gli era rimasto il suo migliore amico.
 
“Buongiorno Capitano.”
 
“Ciao Ryo… Mattiniero anche stamattina?”
 
“Sto cercando di fare il bravo ragazzo, così forse i professori si ricorderanno che il difensore migliore della Nazionale non può non entrare alle superiori Nankatsu…”
 
“Tu studia, che è meglio.”
 
“Guastafeste… Ancora preoccupato per Taro?”
 
“Già… Anche Matsuyama lo sente spesso, e questa settimana in nulla.”
 
“Oh, Taro è in gamba, forse si sta trasferendo, e non ha a disposizione internet.”
 
Tsubasa sospirò ed annuì, autoconvincendosi che quella fosse la soluzione più probabile. Smisero di parlarne quando videro che l’aula si stava riempiendo. Presero tutti il loro posto e si alzarono quando videro entrare il professore.
 
“Buongiorno ragazzi. È arrivato un nuovo alunno, mi raccomando, fatelo sentire a suo agio, visto che sono tre anni che non vede il Giappone… Vieni.”
 
Il ragazzo entrò in classe e subito si levò un brusìo tra i compagni.
 
“Io sono Taro Misaki e mi sono appena trasferito alle scuole medie Nankatsu dalla Francia.”
 
 
 
 
 
Appena finita la lezione il banco del nuovo arrivato fu circondato dai ragazzi che già lo conoscevano che lo tempestarono di domande.
 
“Non ci avevi detto nulla, eravamo convinti che saresti rimasto in Francia.”
 
“È stata una decisione improvvisa.”
 
“Aaaaaaah, ero così preoccupato per le superiori, senza Tsubasa avremmo perso alla prima partita, ma ora che ci sei tu la finale è assicurata!”
 
“Sì Ryo, ma non baciarmi per favore. Non sei il mio tipo.”
 
Risero tutti quanti, mentre Sanae guardava da dietro le spalle dei ragazzi il nuovo venuto. Il migliore amico di Tsubasa. Non sapeva se vederlo come amico o come nemico, visto che avrebbe catalizzato l’attenzione del capitano, ma anche del resto della squadra. Probabilmente era l’unico ad essere a conoscenza di tutto quello che frullava nella testa del capitano, e questo un po’ la infastidiva, perché questo significava che sapeva anche di lei. Sperava non si sarebbe messo in mezzo, non aveva bisogno di un’altra persona che la consolava o che cercava di convincerla di assurde teorie, o peggio che cercasse di fare da tramite tra lei ed il capitano. Erano abbastanza adulti da potersela gestire da soli.
 
“Misaki, ti ricordi della manager?”
 
Tsubasa l’aveva presentata come se nulla fosse, in quanto capitano e suo migliore amico si era arrogato il diritto di presentare la prima manager della squadra, ma già il fatto che non avesse detto nome e cognome le aveva fatto salire il sangue al cervello.
 
“Sanae Nakazawa, come no.”
 
“Alias Anego.”
 
Neanche il tempo di finire la frase che Ishizaki riceve un scappellotto che lo fa finire faccia avanti sul banco di Misaki.
 
“Ahia, sei manesca!”
 
“Così impari!”
 
“A quanto pare le cose sono rimaste come quattro anni fa!”
 
“Piuttosto, fate la foto al nostro nuovo acquisto e mettetela su Facebook, tutti devono sapere che la Nankatsu ha un nuovo elemento.”
 
La ragazza si allontanò dal gruppo quando sentì il suo cellulare vibrare al banco, chiedendosi chi fosse di prima mattina. Lo prese in mano e lesse il contenuto del messaggio.
 
*Le notizie corrono veloci, apri gli occhi, ci sono milioni di uomini meglio del tuo Capitano.”
 
*Mi scrivi sì e no due volte l’anno, qualche parola carina potevi pure sprecarla.”
 
*La verità fa male, vero Anego? Al prossimo ritiro esci con noi della Toho, ti devi fare le ossa… E non badare a quei ragazzini che hai per squadra.*
 
Che strano rapporto che si era creato con Hiyuga. Non che fossero amici, le loro interazioni si limitavano ai ritiri e agli incontri ai campionati nazionali, però si rispettavano, ed ogni tanto si facevano qualche risata insieme. Sarà per l’indole forte che hanno tutti e due, o per la loro famosa testa dura, in realtà si somigliavano più di quello che credevano.
 
*I ragazzini saranno capitanati da Misaki alle superiori, pensa alla tua di squadra.*
 
*Avevo giusto voglia di divertirmi alle superiori.*
 
Tsubasa stava guardando da lontano la ragazza sorridere al cellulare, mentre cercava di seguire i discorsi dei suoi compagni. Doveva smetterla di avere quel comportamento, lei poteva messaggiare con chiunque voleva… Anche se con lui non lo faceva più. Una volta passavano le intere giornate a messaggiare, parlavano di cavolate, ma parlavano almeno.
 
“Dobbiamo festeggiare direi.”
 
“Possiamo anche stare da me, mio padre ha un mostra a Niigata questo week-end… Ovviamente, qualcuno di voi verrà a darmi una mano con gli scatoloni.”
 
“Mi offro io, loro devono studiare per gli esami.”
 
“Affare fatto.”
 
 
 
 
 
 
 
Tsubasa aprì uno scatolone e vi guardò dentro, trovando una serie di libri in francese.
 
“E questi dove li metto?”
 
“Nella libreria vicino alla scrivania… Allora, ne vuoi parlare?”
 
“Di cosa?”
 
“Lo sai… Magari davanti ad un po’ di nutella.”
 
Misaki fece strada per la cucina al suo amico e lo fece accomodare ad una delle sedie della cucina. Prese il barattolo di nutella dalla credenza e la pose sul tavolo, insieme a due cucchiaini.
 
“Di solito non sono le ragazze che mangiano schifezze per dimenticare qualcosa?”
 
“Nah, io mangio sempre schifezze.”
 
Taro prese il cucchiaino ed aprì il barattolo della nutella, immergendolo nella cioccolata. E mentre mangiavano cominciarono a parlare della situazione.
 
“È un mese che non ci parliamo, non mi rivolge la parola.”
 
“Lo vedo.”
 
“Non volevo andasse così, lei non doveva sapere nulla, o almeno… Doveva sapere parte della verità, ma poi è arrivato quel Kanda e tutto si è complicato.”
 
“L’hai complicata tu e non questo Kanda, sia chiaro. Lo so, la bugia non è un’ottima soluzione, ma le bugie a fin di bene a volte aiutano.”
 
“Sarebbe stato meglio dirle che non l’amavo?”
 
“Per te no, ma forse per lei sì… Sei tu che hai scelto di andare in Brasile, ti devi assumere le responsabilità delle tue decisioni, e comportarti di conseguenza. Nel momento in cui scegli di partire, devi essere anche pronto a lasciare andare.  Non è giusto tenerla legata a te, non quando sai che non tornerai… Cosa potresti prometterle? Dopo il Brasile ci potrebbe essere l’Europa o chissà quale altro continente, e se anche durasse fino ad allora… Sanae è forte, almeno per quel poco che mi hai detto, ma  tu…? Scusa se te lo dico, ma non sei così forte… Lo dimostra il fatto che hai deciso di fare una cosa a metà… Tu la ami, ma forse non quanto lei ama te, ci hai mai pensato?”
 
“Come fai a valutare? Ci avrai visto insieme sì e no tre volte.”
 
“… Hai fatto finta di nulla per due anni, non hai mai preso posizione riguardo questa storia… Sei ancora immaturo Tsubasa… Se non sei sicuro di poterle dare l’amore che merita, non la illudere.”
 
“… Tu che hai fatto con Azumi?”
 
“Non è di lei che stiamo parlando.”
 
Misaki si alzò e posò il cucchiaino nel lavello. Tsubasa lo seguì, chiudendo il barattolo ed affiancandosi a lui.
 
“Sì, stiamo parlando anche di lei. Che è successo quando sei partito?”
 
“Niente, non ne abbiamo parlato… Bisogna andarci piano quando si parla di sentimenti, ed un mese sarebbe stato troppo poco per parlarne.”
 
“Lei non sa…?”
 
“No… La mia vita non è ancora così stabile.”
 
“… Certo che ci siamo proprio trovati io e te.”
 
“Ah, in quanto a sfiga io ti batto.”
 
I due risero e tornarono in camera, rimettendosi a mettere a posto la camera.
 
“Se però vuoi un consiglio, sii  chiaro con lei, vai fino in fondo a questo punto.”
 
Tsubasa sospirò e guardò il suo migliore amico negli occhi, rassegnandosi all’idea che avrebbe dovuto parlare con un Anego delusa ed arrabbiata.
 
 
 
 
Li sto quasi odiando tutti e due, lo ammetto, anche se li sto facendo io così.
Ringrazio chi segue la storia, e vi annuncio che, probabilmente, odierete veramente tanto Tsubasa.
A presto,
 
HK^^
  
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