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Autore: talinasomerhalder_    24/05/2014    11 recensioni
Evangeline Anderson,una comune ragazza al quarto anno del liceo artistico di Roma. Da sempre cresciuta con la madre,la ragazza ha quasi dimentico cosa significa aver accanto a se una figura parterna. Ovviamente questo fino a quando Josh Anderson non gli si presentò davanti alla porta,rivelando alla figlia la sua vera natura:era una cacciatrice di vampiri,proprio come lui.
Il suo scopo? Salvare il mondo dal Male. Non solo si ritroverà a combattere con i vampiri,ma anche con i Diavoli mandati in Terra da Lucifero,per avere il potere sull'umanità.
E' giustizia uccidere per vendetta?
Non sarà una battaglia facile,la loro. Aggiungiamoci Alisia,una malattia che porta alla pazzia;aggiugiamoci Allison,una vecchia antenata che si vendica contro chi non sa amare;aggiungiamoci una profezia;aggiungamoci infine un vampiro,Derek.
Derek che sarà la rovina di Evangeline. Derek che è un vampiro,che è spietato,che è cattivo.
Un'amore che va oltre contro ogni natura;un'amore che non può funzionare.
Ora..chi sono i cattivi? Chi sono i buoni?
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO DICIASETTE

 




Mi allontanai da lei e serrai la mascella,quando la trovai con il capo chino ed i pugni serrati.

« Io non sono e non sarò mai di nessuno. Appartengo solo a me stessa. » Il mio ciglio si inarcò impercettibilmente e fui sul punto di parlare, quando capii il motivo di tale suo disagio.

Non me ne resi conto, ma avevo appena affermato che la profezia fosse vera e che l'ultimo degli Wilson dovesse legarsi all'ultimo degli Anderson. Evidentemente la cosa la imbarazzava a tal punto da non volerne proprio parlare.

Si posizionò avanti a me a gambe incrociate e si portò i capelli sulla spalla sinistra.

« Ti va di parlarmi di David? » I suoi occhi brillarono come quelli di una bambina in attesa della sua caramella preferita, e mi ritrovai ad amare quel sorriso timido, ma amarlo così tanto da... odiarlo.

Il mio volto tornò scuro e la mia maschera di indifferenza tornò ad impossessarsi di me, inevitabilmente.

Non avrei permesso a nessuno di entrarmi dentro, non di nuovo.

« Che vuoi che ti dica? E' morto suicida. » Il suo sorriso svanì piano piano e sospirando, annuì.

« Io invece me lo immagino bello, alto, pieno di muscoli, un figo da paura! Cioè l'opposto di te,voglio dire. » Rise e continuò a stuzzicarmi, cercando di far ridere anche me... e cercando di farmi reagire in qualche modo. Perché anche se non volevo ammetterlo, Evangeline aveva imparato a conoscermi così bene e mi era entrata dentro così tanto... che lei sapeva, conosceva anche la parte più oscura di me, che cercavo di celare nel più profondo del cuore. Quella parte ancora umana, quella parte che tanto mi vergognavo di avere...

« Poi me lo immagino dolce, buono... poi era più piccolo di te, doveva essere probabilmente anche coccoloso. Sai cosa è una cosa coccolosa? Voglio dire...chi non sa cos'è una cosa coccolosa? » La sua bocca assunse la forma di una 'o'. Mi presi la testa fra le mani e mi chiesi cosa non andasse a lei.

Faceva discorsi senza senso!

« E perché di grazia sarebbe dovuto essere coccoloso? » Dissi esasperato, tornando a guardarla.

« Me lo sento e oh... » Si rabbuiò e portò una mano alla bocca. « Mi dispiace...sono una cretina. »

« Questo si sapeva. » Scrollai le spalle.

« Ti sei rabbuiato di nuovo e stai male. Non so la tua storia e non ho il permesso di giudicare tuo fratello, che per giunta non conosco. » Si morse un labbro ed indietreggiò, portandosi le ginocchia al petto. Ebbe una reazione fin troppo esagerata e mi chiesi il perché. Perché per una volta che non l'avevo rimproverata... trattata male, reagiva in quel modo? « Vedi? Sono sempre troppo impulsiva, faccio sempre di testa mia, quando dico le cose dovrei contare fino a dieci, e se parlo ferisco sempre la gente. Vedi? Io allontano tutti, non dovrei stupirmi se ora non ho amici. »

Aggrottai la fronte. « Smettila di dire cazzate. »

« No,no,no! Mio padre non mi ha voluta perché ero aka sono pazza, a scuola venivo allontanata perché troppo diversa da loro, sto allontanando Austin perché non ricambio ciò che prova, sto allontanando Chantal perché mi ha mentito, e tu vuoi allontanarti da me perché sono un continuo problema che ti devi portare dietro ogni volta! Se non fossi venuto tu, sarei morta! Mi salvi anche se non vuoi, capisco se vuoi allontanarti, lo farei anche io, davvero. Anche io se potessi fuggirei da me stessa, perché sono solo una palla al piede per tutti. E io vorrei cambiare, davvero, ma non ci riesco... sono così. Completamente sbagliata, completamente diversa da tutti. Ora che ci penso, forse anche David se mi avesse conosciuto se ne sarebbe scappato da me a gambe levate... » Non la feci continuare che le afferrai con forza il mento,tanto da farle male. Forse le sarebbero rimasti anche due lividi ai lati della mascella, ma poco mi importava in quel momento. Accecato dalla rabbia, la spinsi contro la parete opposta. Avvicinai il mio viso al suo e ringhiando, strinsi ancora di più la stretta sul suo mento, facendola gemere.

« Se io dovessi allontanarmi da te sarebbe solo perché ho paura di te, Evangeline. Se dovessi scegliere di allontanarmi da te sarebbe solo per la mia salute mentale, non perché sei una stupida ragazzina che prima di parlare dovrebbe contare fino a dieci. Perché è proprio questa Evangeline che io inizio a stimare. Quella Evangeline pura e sincera, che non ha paura di dire in faccia ciò che pensa. Quella Evangeline che ha avuto le palle di sfidarmi. Quella insulsa umana che ha avuto il coraggio di tenermi testa. Quella Evangeline che è un impedita in tutto, che sarebbe capace di inciampare anche nei suoi stessi piedi. Da quella Evangeline voglio scappare. E.. sai perché mi fa paura questa parte di te? Perché mi istighi, mi dai fastidio, mi dai rabbia, così tanta da volerti staccare sempre la testa. Ma non ci riesco. E questo tuo modo di essere mi sta mandando a puttane il cervello. E continuo a incolpare quella stupida profezia che forse non è neanche vera, ma la verità è che sto iniziando ad accettarti per i tuoi mille difetti, e la sola idea che io possa volerti anche solo bene mi terrorizza. Se la gente si allontana da te è solo perché non è abbastanza e non ha capito che persona fantastica tu sia. Ti sto facendo del male... e sei cosciente che se continuassi a fare pressione potrei ammazzarti proprio ora... ma nonostante questo sembri non avere paura, perché ti fidi di me. E penso che se mio fratello fosse qui e ti vedesse in questo preciso istante... si innamorerebbe di te. » Lasciai la presa e la ragazza cadde a terra, priva di aria. L'ossigeno sembrava non esserle più andato al cervello, e mi chiesi seriamente se avesse sentito per filo e per segno cosa avessi detto, o se una volta smesso di respirare avesse anche smesso di sentirmi.

Il volto viola, cadaverico e gli occhi pieni di lacrime, forse per la paura, forse per la gioia di quel momento. Ma gioia di cosa poi?

Mi alzai in piedi guardandomi i polsi; completamente intatti.

I piedi di Evangeline alle mie spalle presero a picchiettare sul pavimento, lentamente, a fatica, quasi strusciando. Un sussurro e poi cadde a terra, stremata.

Un fottiti, e un tonfo.

Si era addormentata.

 

 

EVANGELINE'S POV

Il dolce soffio del vento e i raggi di sole mi accarezzarono il viso, facendomi stiracchiare. Aprii prima un occhio e poi lentamente l'altro, facendo mente locale di dove mi trovassi. Il camion e poi Derek. Il sogno, suo fratello...

Mi leccai le labbra ormai secche e realizzando che fosse il mio compleanno, mi alzai nel vano tentativo di trovare uno specchio. Del vampiro nessuna traccia e i dubbi che mi fossi salvata da sola dal fatale incidente iniziarono a farsi spazio nella mia testa. Forse era stato tutto un sogno, forse .. avevo iniziato a perdere davvero il senno della ragione.

Mugugnai quando accecata dal sole andai a sbattere contro un qualcosa di rotto, vetro al tatto. Quando ormai i miei occhi si riabituarono alla luce, mi accorsi del reale specchio in murato antico, del secolo scorso probabilmente. Con timore, mi ci posizionai davanti e guardai la mia immagine riflessa dentro. Accarezzai i miei capelli – secchi come paglia -, ed il mio viso, scavato da delle profonde occhiaie e scavato negli zigomi, delle labbra dalle infinite crepe – dovute alla mia scarse ormai abitudini alimentari - , il mio collo, il mio seno quasi inesistente, la mia pancia. Con disgusto allontanai la mano e distolsi lo sguardo. Una pancia piatta da far schifo. Forse, un fisico troppo minuto per reggere tutta quella tensione e quello sforzo a cui ero sottoposta ogni giorno.

Delle gambe snelle, anche esagerate.

Avevo passato l'ultimo mese a lavorare sul mio corpo, riuscendo anche a mettere su qualche chilo e qualche muscolo, e mi era bastato qualche giorno per ricadere nel più totale orrore.

18 anni e non sentirli.

Sussultai quando nello specchio mi accorsi vi fosse Derek, che con la mascella serrata fissava il mio riflesso, probabilmente leggendomi nel pensiero. Me ne vergognai a tal punto da abbassare lo sguardo e pregare che non provasse lo stesso disgusto.

Un secondo dopo, un tonfo e tanti piccoli pezzi di vetro scheggiato caddero sul pavimento, facendomi impallidire. Per poco pensai fossero i pezzi del mio cuore, ormai deciso a darsi al suicidio.

« Cosa hai fatto? » Sussurrai, fissando le nocchie sporche di sangue del vampiro, che si emarginavano decisamente più lentamente del solito. Si era tagliato dando un pugno allo specchio, ora frantumato a terra e davvero non riuscivo a capacitarmi del motivo.

« Gli specchi dovrebbero riflettere un pochino, prima di riflettere le persone. » Fu il suo commento, prima di afferrarmi per il polso brutalmente. « Non sei la ragazza debole che pensi di essere. Dì al tuo cervello di prendere una pausa, » avvicinò le sue labbra al mio orecchio,solleticandolo. « e smettila di pensare che sei orribile, petite, non mi piacciono le persone bugiarde. »

Sorrise, lasciandomi andare la mano e, prendendo un panno da terra, iniziò a tamponare le tracce di sangue sul suo pugno. Mi sorrise il cuore, per quel complimento che certamente non meritavo. A Natale si era tutti più buoni e di certo ora non era Natale. Allora perché comportarsi così premurosamente?

Forte, autoritario, sarcastico, spesso crudele, cinico. Egocentrico, magnetico, affascinante, scontroso, a cui piace sfidare, è forte e ama mostrarlo al pubblico, tende a rinchiudere le sue emozioni, a meno che non siano malvagie. Non ama, ma si affeziona alle persone di nascosto.

In poche parole... Derek, un vero mistero.

« Immagino tu abbia fame, sento il tuo stomaco che brontola. » Mi portai una mano allo stomaco ed annuii a disagio. Il vampiro buttò la pezza a terra e mi fece cenno di coprirmi bene a causa del tempo ancora un po' mite.

Mi chiesi dove volesse portarmi... alle nove di mattina poi.

« Derek, dove vuoi andare? » Cercai inutilmente di accelerare il passo per raggiungerlo, ma invano essendo un passo suo tre miei. Mi piegai allora, per racimolare un sasso da terra e una volta presa la mira, glielo scagliai contro. Mira perfetta; peccato che non calcolai la sua rapidità nello schivarlo.

Alzai gli occhi al cielo, mentre le sue labbra giurai si stessero piegando in un sorriso.

« Vuoi aspettarmi? » Gridai, raggiungendolo. Gli afferrai la mano e quasi lo feci spaventare. Era evidente che quel contatto lo infastidiva e mi chiesi il motivo per la quale non si fosse ritirato in tempo, prima, essendo i suoi sensi altamente sviluppati.

Immediatamente si fece spazio una sensazione di... mancanza.

Mi bastò abbassare lo sguardo per vedere le sue nocchie ancora ferite di sangue. Ci misi un attimo a collegare tutto.

« Tu non ti sei nutrito, idiota. »

Si scostò come scottato e riprese a camminare, lasciandomi di nuovo indietro. Lo rincorsi e fui quasi sul punto di rimproverarlo quando fu lui ad anticiparmi.

« Non avevi fame tu? »

« Da quando sono diventa la tua priorità? » Lo provocai, beccandomi un'occhiataccia.

Per tener testa al vampiro bisognava imparare a giocare le sue stesse carte, e come se non puntare sui suoi punti deboli?

« Chi ti dice che non ti stia portando a fare un'orgia con gli altri? » Gli diedi uno spintone e se non lo conoscessi, ci avrei di certo creduto.

« Io posso aspettare. Possiamo andare a caccia di un cerbiatto, se ti va. » Fece una faccia schifata e forse mangiare « vegetariano » il giorno del proprio compleanno non era il massimo, ma non avrei permesso che si cibasse di un umano e gli portasse via la vita.

E così, senza accennare a volermi con lui lo seguii fregandomene di quello che gli andasse comodo o no. Un « ragazzina testarda » uscì dalle sue labbra, facendomi sorridere. Ormai avevo imparato a studiare bene il suo timbro di voce e quello di ora era decisamente affettivo.

« Qui c'è un impronta! E' un cervo, maschio sicuramente. Guarda quanto è grande. » Dissi trattenendomi dal battere le mani, probabilmente per avergli facilitato lo spuntino e per aver sfoggiato la mia -non- cultura, dato che di biologia non capivo una mazza. Il vampiro mi passò vicino e scuotendo più volte il capo, si precipitò a correggermi.

« E' un'esemplare femmina adulto. L'impronta enorme indica la sua maturità e il sesso si capisce dalle impronte accanto, che sono decisamente quelle di un cerbiatto. Sono anche fresche, riesco a sentirne l'odore. »

Lo guardai sorpresa, con gli occhi di una bambina che in confronto al papà si sentiva piccola ed inesperta alla vita. Riusciva a sentirne l'odore, mentre io riuscivo a malapena a sentire la puzza di merda che avevo probabilmente sotto la suola di una scarpa. Che schifo.

In un attimo Derek non fu più al mio fianco e un secondo dopo il bramito del cervo mi gelò il sangue nelle vene. Pochi passi mi ci vollero per raggiungere l'animale, che giaceva a terra, quasi ormai privo di vita. Assottigliando lo sguardo riuscii a vedere le gambe del cucciolo che correvano senza sosta, per sottrarsi al pericolo.

L'ombra di Derek, piegata su se stessa, iniziava a cibarsi della creatura dal collo spezzato. Il cappuccio ricadde sul capo del mio « amico », oscurandomi così la visuale di quell'orrenda scena. Iniziai a prendere a calci i sassolini che trovavo per terra, cercando di occupare il tempo. Accarezzai la corteccia di un albero lì vicino, passandoci delicatamente sopra le dita, quasi potesse rompersi sotto il mio tocco. Proprio come il collo di quel povero cervo, che per fare tale fine colpa non ne aveva.

Sospirai, ormai rassegnata al fatto di avere una vita normale. Niente di ciò che dico, di ciò che faccio o ciò che sono è normale.

Inizi a pensare a ciò che sei diventato e non ti piace per nulla. Pensi a quanto sia ingiusto il mondo, ad averti riservato un tale destino. Perché Dio ce l'ha proprio con te? Ti chiedi.

Ma forse un giorno andrà meglio, dimenticheremo tutto questo e le cose cambieranno, cerchi di incoraggiarti.

Niente vampiri, niente pregiudizi, niente dolore.

Speri che sia così... ma tutte cazzate.

Il dolore è dentro di te e non puoi scappare da esso, puoi solo conviverci.

Davvero credete che le persone sopravvissute ai campi di concentramento ora non piangano ancora ogni notte? Davvero pensate che le persone che sorridono sono sempre le più felici? Davvero credete che la ragazza che voi considerate diversa non soffra?

La verità è che niente è come sembra. Giudico tanto Derek, che porta una maschera e non mostra ciò che è, ma noi non facciamo lo stesso?

Niente in questo mondo è come sembra. Una persona normale, in realtà ha il 5O% di probabilità che sia un vampiro. La ragazza che sorride sempre è la più triste, i sopravvissuti ai campi di sterminio hanno ancora gli incubi, la ragazza che tu prendi in giro piange ogni sera.

Il mio corpo ha 18 anni.

La mia anima ne ha 5O.

Niente è come sembra.

E potrei farne migliaia di esempi, ma davvero non finirei più... e la cosa che fa più male, è che in base alle scelte che noi facciamo, qualcuno, ogni giorno, in ogni fottutissimo angolo del pianeta, muore. Muore a causa nostra, ma non solo fisicamente.

Moralmente, dentro, cade a pezzi giorno dopo giorno; alcuni si salvano, altri no.

Non è ingiusto questo mondo?

Non è giusto che ci svegliamo e cambiamo il mondo?

Io ho cercato di farlo, vampiri ed umani... ho cercato quell'equilibro, fallendo completamente, o quasi. Non prendetemi come esempio, non fate come me. Ma alzate il vostro culo e cambiate il destino di ognuno di noi.

E pensando a ciò, un sorriso spuntò sulle mie labbra. Il mio pensiero andò subito a Derek, che anche lui, oggi, nel suo piccolo, aveva salvato una vita. Era già un inizio.

A proposito del vampiro, proprio ora mi stava chiedendo un fazzoletto, facendomi così svegliare dalla mia trance.

Lo guardai e quasi i suoi occhi capirono i miei pensieri più profondi, perché noi, avevamo imparato a capirci con uno sguardo.

« No... proviamo a chiedere a uno scoiattolo però. » cercai di scherzarci su, ridendo. Le sue gemme però sembrarono cogliere il mio tentativo di sfuggire al suo « come stai? », ma non indagò oltre. Stranamente rise anche lui e quindi non gli restò altro che pulirsi con la sua adoratissima felpa. Il sapore metallico, forse rame, del sangue mi invase le narici, facendomi coprire la bocca e tappare il naso. Fui quasi tentata di dirgli di andare a chiedere del disinfettante allo scoiattolo, ma me la risparmiai.

« Che schizzinosa. » Roteò gli occhi e io non lo trovai divertente.

« Lavati la bocca! Io con te non ci vado in giro, così. »

« Non stai morendo di fame? Ieri notte hai sprecato molte energie. » e nessuna malizia trapelò dalla sua voce.

Scossi il capo, « E' tutto okay. Sto bene. Posso aspettare. »

Acconsentì, forse lo avevo davvero deciso a darsi una pulita alla bocca, quando mi resi conto che anche i suoi vestiti non erano messi poi tanto bene. Impregnati di sangue anche loro... non potevamo andare in giro così, assolutamente.

« C'è un lago qui vicino, riesci a camminare un altro po'? »

Inutile dire che i miei occhi luccicarono a quella domanda. Possibile che si preoccupasse di me?

« Certo, non preoccuparti! » Ci misi davvero troppa enfasi, alla fine.

Annuì impassibile e continuò per la sua strada, non facendo quasi caso della mia presenza costante al suo fianco.

O forse pensavo solo troppo, io.

Stupida.

 

Una volta arrivati in prossimità della fonte d'acqua, inutile dire che mi buttai a terra, sfinita. Giurai quasi che se avessimo camminato di più, sarei crollata, spossata.

Avevo esaurito tutte le mie energie.

Durante il viaggio, Derek non aveva proferito parole. Neanche mi aveva guardata.

Ma io lo sapevo che c'era qualcosa che lo turbava. Lo conoscevo troppo bene.

Lo avevo osservato, attentamente, ma nonostante ciò, non capivo.

Ma lo avrei scoperto molto presto... molto prima di quanto immaginassi.

Mi alzai sui gomiti e guardai il vampiro piegarsi sull'acqua a bere e strofinarsi la bocca con le mani, per eliminare il sangue incrostato.

Seguii tutti i suoi movimenti, agili ed eleganti come sempre, ma la sentivo. Sentivo la sua turbazione. Mi scorreva in corpo, come se fossimo legati.

« Petite? »

Scattai subito, sentendo il mio nome. Mi alzai in piedi, guardandolo.

« Potresti girarti? Devo lavare la felpa, è sporca. »

Inarcai un sopracciglio, indecisa se ridere o meno.

« Da quando in qua ti vergogni a farti vedere a petto nudo? Ho 18 anni, non mi scandalizzo, tranquillo. » Fui quasi maliziosa, di una malizia che sparì, quando i suoi occhi diventarono grigi e non più del colore che io tanto amavo.

« Evangeline, vattene. »

« No. » Dissi decisa; mi sarei potuta perdere.

« Perché non fai mai come ti dico? Vai a farti una passeggiata. » Mi fece un cenno con la mano, ma non lo ascoltai minimamente. Alzai la testa e con lo sguardo, lo sfidai.

E poi, nell'esatto istante in cui alzò il lembo della felpa, capii e avrei voluto prendermi a schiaffi da sola. Era di spalle e con uno scatto, si ritrovò a torso nudo.

Avrei tanto voluto correrlo ad abbracciarlo, ma mi trattenni.

Si incurvò sull'acqua e contraendo i muscoli – per il freddo, o per il mio sguardo che sapeva avere su di sé, che lo metteva a disagio - , iniziò a lavare quell'indumento, che usava come scudo.

Come se una maglia, una felpa, o quel che sia, potessero rendere invisibile ciò che realmente era.

Un corpo pieno di cicatrici.

Capii quanto farsi vedere nudo, per lui, fosse così intimo.

Al posto suo mi sarei odiata.

Lo avevo già visto altre volte, le avevo già viste altre volte, ma ogni volta era un tonfo al cuore.

Erano tante, troppe. Un corpo così perfetto come il suo, marcato da tali orrori... che poi orrori non erano.

« La smetti di guardarmi, porca puttana? »

« La tua schiena... » Fui solo in grado di dire, forse in procinto di piangere.

Basta una frase, un momento per rivivere

ciò che ci ha tolto il respiro,

e basta un attimo per avere di nuovo paura.

« Vaffanculo, okay? »

Neanche capii cosa mi avesse detto, non fiatai piuttosto.

Non ero spaventata... lo giuro.

Quando il ragazzo finì di lavare la sua maglia, la poggiò sul ramo di un albero per farla asciugare in fretta, il prima possibile immaginai.

« Non devi nasconderti. » Non so neanche io dove trovai il coraggio per parlare.

« Cosa hai detto? » La sua voce si abbassò di un ottava e ciò lo portò ad esporsi con il busto in mia direzione. Qualche metro a dividerci.

Il suo petto... indescrivibile.

« Non nasconderti.. ti prego. »

Una risatina smorzò l'aria.

Aprì le braccia, in un gesto quasi provocatorio. « Tu dici? Cosa penserebbe la gente se vedesse questo? La gente si schiferebbe, voi umani siete così... sensibili. »

Mi indignai, quasi. Ma mi convinsi che era la rabbia a farlo parlare.

« Intendevo me, Derek. Io non sono la gente... a me non fai schifo. A me piaci così come sei. » Fu vano il mio tentativo di toccarlo, si ritrasse immediatamente.

Un'altra risata da parte sua, « Cosa credi, che non abbia visto il tuo volto quando mi hai guardato? Ora... forse, non lo vedo come mi stai guardando? Quello che tutti credono un Dio della bellezza, in realtà non lo è. »

Buffo da dire, perché lui era davvero perfetto. Bello anche così, con le sue imperfezioni.

Bello così, con le sue cicatrici.

Bello così, con questo carattere del cazzo che si ritrova.

« Non hai capito proprio niente. » Un passo. « Quelle cose... mi danno solo rabbia, non mi fanno schifo. Schifo mi fanno le persone che ti hanno fatto questo! » Un altro passo.

« E cosa ne sai tu chi mi ha fatto questo? » Una sfida, la sua.

« Quando hai lottato per difendere Alex, cosa credi, che non lo sappia? »

« Come non detto, non sai proprio un cazzo. » E mi diede le spalle, lasciandomi a bocca aperta.

Lo rincorsi e lo strattonai per un braccio, ritrovando un secondo dopo con il suo petto ad un palmo dal viso.

Mi mancò il respiro.

« Cosa vuoi dire? »

« Lasciami il braccio. » Sillabò, ringhiando. Feci un passo indietro e strinsi i pugni. « Non credo sia arrivato il giorno delle dichiarazioni. » Continuò, vagando con lo sguardo nel vuoto.

E senza volerlo, il mio sguardo si abbassò e andò a posarsi proprio lì, lì dove lui considerava i suoi punti deboli. Deglutii, ma sul mio volto non apparve mai un'espressione di disgusto.

Non lo avrei mai fatto, non lo avrei mai più fatto sentire diverso.

« Petite... » quasi una preghiera la sua.

« Non voglio costringerti a dirmi come te le sei fatte... quando sarai pronto lo farai, voglio solo che tu sappia che puoi fidarti di me. Non ti consegnerò mai ai cacciatori, anche perché credo tu sia troppo furbo per essere sopravvissuto così a lungo. Non ti giudicherò più, puoi giurarlo.

E oh, hai un fisico mozzafiato nonostante tutto, bro. » Scherzosamente gli tirai un pugno sulla spalla, come si fa tra uomini e me la svignai subito, pentendomene già.

Come diavolo mi era uscita quella cosa? Bro?

Ma cosa è poi?

 

 

DEREK'S POV

Impossibile dire che rimasi allibito per tutto il tempo al suo discorso, anzi, avevo quei cazzo di muscoli del corpo tesi come le corde di un violino.

Quella ragazza continuava a sorprendermi ogni giorno sempre di più e io non sapevo più come comportarmi.

Quando sarai pronto lo farai.

Cazzate.

Perché, come potevo dirle che sono stato una vittima dei giochi erotici di Alex? Come potevo dirle che amava il sadomaso, che amava farmi del male e per questo ora ho queste cicatrici?

Con quale coraggio mi avrebbe guardato più in faccia?

Mi avrebbe deriso... anche se non era nel carattere di petite.

Sospirando, andai a recuperare la mia maglietta, testando fosse completamente asciutta.

Guardandomi intorno, non riuscii a scorgere la figura della ragazza. Un bosco... ci trovavamo in un bosco. Un'imbranata come lei si sarebbe già sicuramente persa.

« Evangeline! » La chiamai, a gran voce.

Niente.

Riprovai una seconda, terza e quarta volta.

Iniziai ad allarmarmi e fui quasi sul punto di giurare di picchiarla una volta ritrovata, quando una chioma bionda spuntò da dietro un albero.

La guardai molto male, ma quando la vidi avanzare a passo lento, riuscii a scorgere il suo volto rosso come un peperone, il fiatone e le maniche della giacca strappata in alcuni punti, e mi fu impossibile trattenere una risata che uscì dal profondo del cuore.

Non riuscii a farne a meno.

A vederla meglio, ora che mi era vicina, aveva anche delle foglioline in testa che non fecero altro che aumentare la mia risata.

« Smettila, scemo! »

« Cosa h-hai f-fatto? » Riuscii a malapena a dire, perché era davvero buffa conciata in quel modo. Sembrava avesse fatto a botte con qualcuno.

« Se te lo dico scoppi a ridere... meglio di no. »

« No,no! Dai, davvero! »

« Okay... ma tu non ridere eh! »

Annuii e aspettai in silenzio, conscio che sarei morto soffocato dalle risate a venire.

« Mi ha... mi ha rincorsa un cinghiale. Mi ero persa e dovevo fare pipì assolutamente. Ma nel cercare il posto ho disturbato una famiglia di cinghiali. Ho corso tantissimo, sono riuscita a seminarne quattro, ma uno continuava a starmi dietro e.. e sono caduta. E ora sono così! » Gesticolava, impicciata, vergognandosi, e io non mi divertivo così da parecchio. Mi era capitato di ridere così poche volte e questa fu una vera liberazione.

Era più forte di me, non riuscivo a smetterla.

« Avevi promesso di non ridere, Derek... » Si imbronciò, incrociando le braccia al petto.

Una decina di minuti dopo essermi immaginato la sua totale figura di merda, con i pantaloni e le mutandine abbassate che correva rincorsa da cinque cinghiali, la smisi. Ma dai, non si era mai sentito!

« Il giorno del proprio compleanno essere rincorsi da una famiglia incallita di belve in pieno bosco non è il massimo... » Borbottò, lamentandosi.

« Vieni qui, non ti ci porto in città conciata così. Sembri una barbona. » La feci avvicinare e foglia dopo foglia, iniziai a liberarle la testa.

La sentivo tremare, forse per la paura o forse per il freddo.

« Mi dispiace... » Mormorò, giocherellando con le dita, mentre io ero ancora impegnato a toglierle quella roba dai capelli.

« Non puoi scusarti perché sei testarda, Evangeline. »

« Sì, invece. Devo smetterla di invadere la tua privacy, non lo farò più. » Mi regalò un sorriso, un sorriso che mi rallegrò a tal punto da ricambiare.

E fu allora che capii che non sarebbe passato giorno che quella ragazzina non mi sarebbe mancata.

 

 

EVANGELINE'S POV

« Mi hai portata al Mc? »

Inutile nascondere il mio stupore, alla vista del fast food che mi si presentava dinanzi.

« Sono le unidici del mattino, pretendi pure il ristorante? » Inarcò un sopracciglio, retorico, spingendomi dentro il McDonald's con una mano.

Impossibile spiegare la forza che aveva.

« Mica ho detto che non voglio entrarci! » Abbassai lo sguardo quando mi accorsi di aver parlato troppo forte e di aver attirato l'attenzione di tutti i presenti, pochi ma comunque presenti.

Una volta arrivata alla cassa, mi brillarono gli occhi.

« Oh mio dio! Io ti adoro. »

« Eh? »

« Mi mancava mangiare qui! Come facevi a sapere che era il mio posto preferito? Oddio, mio padre mi ha proibito completamente di mangiare schifezze, pensa che in questi mesi ho seguito una dieta a base di minestre, verdura, frutta, verdure, frutta e vabbe' hai capito! Mangerò del vero cibo, non sano, ma buono. Il mio compleanno al Mc, come ai vecchi tempi. Un sogno! » mi avviai subito ad ordinare « Io vorrei un BigMac, poi un tost e oh delle crocchette di pollo con del ketchup e la maionese. Poi anche dell'insalata, così non deludo papà. Oh ma al diavolo lui! L'insalata non me la faccia. »

E iniziai a blaterare cose senza senso, spaventando così il cassiere, che ad una certa si mise le mani nei capelli, chiedendomi di smetterla.

« Ops... l'ho fatta confondere? » Ora ero un'idiota a tutti gli effetti. L'Oscar delle figure di merda dovevano assegnarmi.

« Pure qui ti fai riconoscere... non posso portarti proprio da nessuna parte. »

« Esagerato! » Gli diedi una spinta, gonfiando le guance, doppiamente offesa.

Alcuni istanti dopo mi ritrovai al tavolo. Da aggiungere che Derek mi ci aveva praticamente costretta a sedermi per non dare più fastidio a quel povero ragazzo che di ascoltarmi ancora non ne voleva sentire.

« Sei un pericolo pubblico. » Scherzò il vampiro, che mi si sedette di fronte, mettendosi in una posa decisamente scomposta sulla sedia. Inutile dire che attirò l'attenzione di tutte le ragazze nella sala.

Roteai gli occhi al cielo, « Esibizionista. » borbottai.

« Che ho fatto? » Sfoggiò un sorriso malizioso, facendomi sorridere.

Sei bello, ecco qual è il tuo peccato. Ma non lo dissi mai, perché ciò significava abbassarsi ai suoi livelli. E per una volta, aveva bisogno di qualcuno che gli tenesse testa.

 

« Ho mangiato come una maiala! » Mi toccai la pancia e sembrò così grande che ci sarebbe entrato anche un bambino.

« In tutti i sensi... non ho mai visto una ragazza mangiare con così tanta grazia e compostezza come te. » Scherzava, ovviamente, ma nonostante ciò non lo disse con cattiveria.

Risi, « Vado a darmi un'occhiata in bagno, avrò un aspetto orribile. »

Una volta arrivata nella toilette del Mc, dovetti ricorrere a tutta la forza che avevo in corpo per non urlare. Forse ero ancora peggio di quando mi ero specchiata nello specchio, questa mattina.

Ero orribile, letteralmente.

Sembrava avessi fatto a pugni con un canguro.

« Resterò zitella a vita, povera me. »

Mi sciacquai più volte la faccia e risciacquai la bocca per togliermi tutto quel sapore di cibo preconfezionato che avevo appena mangiato. Una cosa disgustosa, ma il pasto era stato ben gradito.

Non mangiavo così da troppo.

Guardai ancora la mia immagine riflessa nello specchio ed iniziai per quanto potesse essere possibile, a sistemare quei boccoli ribelli fuggiti in tutte le direzioni possibili.

Incondizionatamente, un pensiero si fece spazio nella mie mente. Un pensiero che neanche a volerlo, mi faceva arrabbiare.

Il fatto che Derek mi avesse vista così mi dava rabbia.

Perché mi sarebbe dovuto importare? Perché gli sarei dovuta piacere?

Io non piacevo a nessuno.

Piaci ad Austin, ma lo hai respinto.

« No,no,no! Allisia, no! » I miei occhi diventarono improvvisamente tristi e la mia mente fu violata da quella anima psicopatica, che ancora una volta mi mostrò la sua presenza, come a volermi ricordare che lei non se ne sarebbe mai andata e che mi avrebbe tormentata per il resto dei miei giorni.

« Ti prego lasciami... ti prego, è il mio compleanno. » Mi afferrai la testa tra le mani e appoggiai la schiena al muro e lentamente mi lasciai cadere a terra, lungo il muro.

Sei tu che mi costringi a farti visita, cara.

No,no,no.

« Io non ti voglio. Tu non esisti, me lo hanno detto i medici che mi aiutano nella terapia. Mi credono matta per colpa tua... mi stai rovinando la vita. »

Se tu non fossi nata tutto questo non sarebbe successo, Evangeline.

« No, io sono nata per salvare il mondo. »

Non stai facendo solo del bene...

« Cosa stai dicendo? » Non bastano solo i miei mille complessi, ora ci si metteva anche lei.

Sei troppo potente, tesoro. Ciò porta a delle conseguenze.

« Io non sono forte... non mi vedi? Non riesco a fare nulla, non so usare le armi, non so tirare neanche un pugno. » Ringhiai tra i denti.

Hai fatto una cosa incredibile ieri... hai cacciato una creatura che non appartiene a questo Mondo.

« Non l'ho fatto io, diamine! »

Ma non è stato neanche Derek, siete stati voi. Possibile che tu non te ne renda conto?

« Non mi renda conto di cosa? » Cercai di controllare la voce e mantenerla bassa, per evitare che qualcuno origliasse alla porta e potesse sentirmi.

Non posso dirtelo io, Evangeline. Lo sai, ma non vuoi accettarlo.

« Cosa? Cosa? Se sono davvero... quella cosa che pensi... perché non mi lasci stare? » Non avrei mai provato un simile sentimento per Derek, insomma, non ci piacciamo, litighiamo sempre... neanche riesco a pronunciarla quella parola.

Ti rifiuti di crederci anche per un secondo!

« Vaffanculo, Allison! » Imprecai sotto voce.

Rise, Mi piaci proprio, ma devi fare uno sforzo in più, perché così mi rendi il gioco troppo facile.

« Sei matta... sei solo una ragazza che convive con i sensi di colpa e che ancora non si decide a lasciare questo diavolo di inferno terrestre. Derek ti ha lasciata tesoro, devi andartene. Lui non ti vuole più. » Diedi un calcio al secchio rosso lì vicino e rovescia l'intera acqua a terra.

Sei tu che sente le voci, non io... se lo dicessi a qualcuno non ti crederebbe.

A quanto pare, il mio discorso non l'aveva toccata minimamente. Beh, detto così, sembrava fossi davvero gelosa. « Derek sì... lui mi crede. »

Vedi? Il tuo pensiero va sempre a lui. Sarà la tua rovina, non ne potrai più fare a meno.

« Allora lascia che rischi! » Mi alzai in piedi e strinsi i pugni, guardando nello specchio la mia immagine riflessa, sperando di ritrovarci Allison, ma nulla. « Lascia che mi faccia del male, ho sempre amato giocare con il fuoco. Ma non mi farò rovinare da te, preferisco che sia lui a farlo al posto tuo. »

Il tempo intorno a me sembrò fermarsi.

« Allison? » La chiamai più volte, per essere sicura che fosse uscita dalla mia testa. Ero riuscita a controllarmi senza spaccare nulla... « Sei riuscita a farmi dire quelle cose... era questo il tuo obiettivo. Fin dall'inizio, mi hai provocata per questo. Sei una puttana. » Mi uscì una risatina nervosa, mentre una mano mi scorreva tra i capelli furiosa, come a volerli strappare.

Restai lì ancora un po', fino a riprendermi, fino a tornare del mio colorito normale. Mi precipitai verso la porta e quando la aprì, mi si mostrò un corpo robusto davanti, che mi fece da copri visuale. Alzai lo sguardo e non mi sorpresi nel vedere il ragazzo che avrebbe dovuto invece aspettarmi a tavola.

« Non riesci a stare proprio senza di me eh... » scherzai.

« In realtà volevo andare in bagno. » Il suo solito sopracciglio inarcato, come se la cosa fosse palese.

« Nel bagno delle donne? »

« Tu invece cosa ci facevi nel bagno degli uomini tempo fa, invece? Non avevi forse sbagliato porta pure tu? »

Mi morsi il labbro, « Touché! »

Non sapevo perché, ma non ero arrabbiata con lui, in fondo, non era colpa sua per l'accaduto di prima.

« E ora dove andiamo? » Gli salvai il culo dalla figura di merda e sorridendo, iniziai ad incamminarmi verso l'uscita.

« Dove vuoi tu. Puoi scegliere, tanto non ho niente da fare. »

I miei occhi brillarono, « Possiamo andare da qualsiasi parte? E possiamo mangiare ciò che vogliamo? »

Si spaventò del mio entusiasmo, ma annuì soltanto, forse un po' timoroso, un po' preoccupato per i pensieri che la mia mente contorta riusciva ad elaborare in così pochi istanti.

« Mhh.. potremmo andare al cinema! »

« E' chiuso, è mezzogiorno, petite. » Mi spiegò con calma, accendendosi una sigaretta e ispirando a pieni polmoni.

« Oh... ho un'idea! Magari potremmo andare in biblioteca e poi andare in spiaggia, a leggere il libro. Con il rumore delle onde, con la sabbia sotto i piedi, il vento che ti scompiglia i capelli e... magari potremmo comprarci anche un gelato. O uno zucchero filato, o i pop corn, o quello che vuoi tu, a me va bene tutto! Oppure puoi semplicemente andartene a casa... e festeggiare per la centocinquantesima volta i tuoi diciotto anni con i tuoi amici. » Io non costringevo nessuno a restare e mi sarebbe dispiaciuto se lui l'avesse pensata in questo modo.

Io avrei voluto che restasse con me solo perché lo voleva, non per altro.

« E se invece decidessi di farti compagnia? »

« Allora sarebbe la prima volta che festeggio il mio compleanno in compagnia. » Sorrisi calorosamente, iniziando a camminare in direzione della biblioteca, da cui già da tempo andavo a prendere libri quando ero triste.

Mi girai a guardarlo e un'occhiata bastò a capirlo. Fremeva dalla voglia di chiedermi spiegazioni, il suo sguardo cercava di entrarmi dentro e violarmi nella mente e io lo lasciai solo fare.

Feci qualche passo in sua direzione, come se fossi attratta da una forza a me sconosciuta e gli permisi di avere le sue risposte.

Bullismo, dolore, perdite.

Le sue pupille si dilatarono e la sua mascella si irrigidì. Rimase nella stessa posizione, intento a leggermi degli occhi, senza tralasciare alcun dettaglio.

Quando decisi che aveva visto troppo, alzai un muro.

« Non sei l'unico che ha sofferto, Derek. Magari ora sai che puoi fidarti di me. » Avrei tanto voluto prendergli la mano dalla gioia improvvisa che mi aveva pervasa, ma seppi che nell'esatto momento in cui l'avessi fatto, si sarebbe ritratto disgustato.

Era così sollevante rivelare i tuoi segreti a qualcuno di cui sapevi di poterti fidare.

Tra noi era come un portale. Un portale di cui avevamo entrambi la chiave.

« E non ho voluto farti vedere quelle cose perché voglio essere compatita... ma per farti vedere che tutti nascondono un lato cattivo. Ora mi sento tanto la vecchia saggia che sa tutto, mentre è il contrario, ma sembra che tu non faccia caso a questo particolare... credi che tutti ti odino, ma non è così. Se solo aprissi gli occhi, capiresti che tutti ti amano. » Un mezzo sorriso e poi presi a calci un sassolino. Assurdo come potessi trovare in quel momento interessanti le mie scarpe.

« Quindi anche tu mi ami? » Di nuovo malizioso, tornò all'attacco. Mi stavo proprio chiedendo quando sarebbe tornato il solito Derek; peccato.

Le mani iniziarono a sudarmi, forse per le parole di Allison che riaffiorarono a poco a poco. « E se anche fosse? »

« Il tuo cuore non reggerebbe il rifiuto, moriresti dopo poco. » Si passò una mano tra i capelli e mi chiesi quanta sicurezza avesse quel ragazzo.

« Morire per te? Non sei mica il centro del mondo! »

« Ma del tuo, sì. »

Mi lasciò a bocca aperta, è dir poco. « Fottiti, Wilson! Fanculo anche al discorso che ti ho fatto, non te lo meriti. » E pensare che mi ero pure aperta con lui... non meritava proprio niente.

« Evangeline? » Fece per afferrarmi per una mano, ma me ne fregai delle persone che avrebbero potuto esserci – per mia fortuna eravamo soli – e gli ficcai il coltellino che tenevo sempre ben custodito nella manica, nel petto.

Con mio grande sollievo non lo beccai al cuore, mi accorsi di ciò che avevo fatto solo in un secondo momento e me ne pentii.

In un attimo si rimise in forze e prendendomi per i capelli, mi buttò a terra. Mi sovrastò con il suo corpo, impedendomi così ogni movimento. Ringhiai, immobile.

« Sei impazzita? »

« Vaffanculo, ti ho permesso di sapere il mio passato e tu mi ripaghi così! Sei solo un mostro! Vaffanculo! »

Mi beccai uno schiaffo in pieno viso e rimasi senza respiro. L'aria non entrò più nei polmoni, ed iniziai a tremare. Mi trattenni dallo sputarlo in faccia.

« Possibile che dobbiamo sempre litigare? » Mi urlò, però cercando di mantenere la calma.

« Possibile che devi sempre rompermi i coglioni? »

« Non sei tu a parlare... » Mi prese i polsi e li fece sbattere contro il suolo, così forte da volerlo strozzare. Forse aveva ragione, ma in quel momento non riuscivo a lasciar spazio all'amore... l'odio che avevo si stava riversando tutto su di lui.

« Ti odio, non ti voglio qui! »

« Andrei volentieri a scoparmi Daphne se non fossi incastrato qui! » Era diventata una sfida a chi alzava di più la voce, a chi feriva prima l'altro. Era orribile, ma non riuscivo a fermarmi.

Così feci l'unica cosa che fui in grado di pensare; lo morsi con tutta la forza.

Quando mollai la presa, gli lasciai il segno. Il segno dei miei canini nella sua pelle, il mio marchio sulla sua pelle.

Si alzò immediatamente dal mio corpo e si scrollò le spalle, non mostrando nessun astio nei miei confronti. Io, semplicemente, restai lì stesa a terra, a guardarlo mentre si allontanava a passo spedito.

Un secondo dopo, scomparve nel fitto bosco.

Avevo sbagliato, di nuovo.

Prima o poi, mi sarei ammazzata. Papà aveva ragione... Alisia mi avrebbe portato al suicidio. E forse, io aspettavo solo che quel giorno arrivasse presto.

 

 

« Uno zucchero filato, grazie. »

Ora mi ero calmata, ma Derek non era ancora tornato e io ero stata costretta a mangiare quel coso rosa da sola, il giorno del mio compleanno. Alla fine avevo deciso di optare per lo zucchero filato e abbandonare l'idea di leggere un libro, alla fine, la strada che portava alla biblioteca neanche la sapevo.

Tornando al vampiro, l'idea che fosse andato davvero da Dapne mi tormentava.

« Evangeline? » Una voce femminile mi chiamò e io mi girai immediatamente.

« Mh? » Inizialmente non capii chi mi stesse chiamando, tanta era la gente che passeggiava nella piazza della città il sabato pomeriggio. Poi intravidi un gruppo di cinque ragazze, che con un cenno della mano mi chiesero di avvicinarmi.

Mi indicai, quasi non credendo stessero chiamando proprio me.

« Ciao cara! »

Le cinque ragazze mi salutarono in coro, quasi in sincronia una con l'altra.

Avevano tutte dei graziosi abitini in tema primaverili, con delle calze color carne che rendevano lucide le loro gambe già perfette così. Capelli lunghi e lisci, visino dolce, sembravano sorelle.

« Ci conosciamo? » chiesi a disagio, sentendomi fuori luogo in mezzo a loro. Loro così carine e io così... così io.

« Frequentiamo la stessa scuola! »

« Certo... immaginavo, è l'unica scuola del quartiere. » Cercai di non sembrare troppo scorbutica, in fondo, sembravano gentili.

« Sei simpatica! » Rise, ma fingeva palesemente. « Noi siamo Candy, Julie, Barbie, Jessie e Anastasia. Frequentiamo insieme il corso di teatro, matematica e lingue straniere! »

« Ah... » mi limitai a dire, cercando di tenere a mente i loro nomi.

« Non sentirti a disagio, volevamo solo fare conoscenza con la nuova arrivata. »

C'era qualcosa sotto... ragazze come loro non potevano essere interessate a ragazze come me.

« Ti va di andarci a prendere un gelato? » Esordì un'altra, che capii fosse Barbie. Mi prese a braccetto e rise, insieme alle altre. Sinceramente non ne capii il motivo, ma loro risata era così... irritante.

Da oche.

« In realtà sto mangiando lo zucchero filato... » Lo alzai in aria, in caso non lo avessero visto, magari la cecità le aveva colpite tutte e cinque.

« Lo zucchero filato ha più calorie del gelato, guarda che ingrassa. Secondo te noi come facciamo ad avere un fisico perfetto? » Si indicò Julie, mostrando anche il decolté, che avrebbe attirato lo sguardo di tutti i maschi. Penoso.

« In realtà io... »

« Tesoro, raccontaci, come va con Austin, il tuo ragazzo? E' davvero un bel tipo... sai, tutta la scuola pensava fosse gay prima che arrivassi tu! » Squittì un'altra biondina, continuando a torturarsi quei maledettissimi capelli platino.

« Oh figo... » Risi a disagio, istericamente. Ma nessuna di loro se ne accorse... per fortuna.

Grazie all'udito che ero riuscita a sviluppare durante gli allenamenti, sentii dire anche un « Ma guarda com'è conciata... » che mi fece rabbrividire.

Aveva ragione.

« Sentite, io in realtà dovrei andare... mi dispiace. » Mi mostrai mortificata, ma loro proprio non ne volevano sapere.

Mi tirarono tutte per la mano e mi costrinsero a fare una passeggiata con loro. Inutile dire che attirammo lo sguardo di tutta la gente, che probabilmente, molto probabilmente, si chiedeva cosa ci facessi io in mezzo a loro... semplicemente, stonavo.

« Tu e Austin si dice viviate insieme. »

Stupide e anche ficcanaso.

« Così dicono. »

« E invece di Derek, che ci dici? »

Si tese ogni muscolo, ogni particella del mio corpo.

« Niente... »

Barbie mi strattonò dal braccio e se non avessi preso tutte quelle botte, ora mi avrebbe fatto male.

« Non vogliamo che tu rubi i nostri ragazzi, Evangeline. » Lo disse con così tanta cattiveria, che il viso neanche sembrò più il suo. Sgranai gli occhi ed indietreggiai, staccando da tutte.

Facevano paura.

« Io non vi ho rubato proprio nessuno! » Inevitabilmente mi venne il pensiero di appiccicare lo zucchero filato nei loro bellissimi stupendissimi e tutti issimi capelli per dispetto, ma mi trattenni.

« Tutte ci invidiano, tutti ci notano, ma tu sembri ancora non aver fatto caso alla nostra presenza all'interno della scuola. » Mi si avvicinò Anastasia, facendo spostare il vestito a balze rosa.

« Se siete qui allora temete che io sia d'intralcio e che avete paura di me. » Mi scappò una risata; mi chiesi anche io da dove venisse tutto quel coraggio.

« Noi non abbiamo nulla da invidiarti. »

« A me piacciono i suoi capelli! » Esordì la più stupida di loro, che poi si zittì quando capì di aver sparato una gran cazzata, oltre tutto fuori luogo.

« Il mondo non gira intorno a Derek, ragazze! »

« Noi siamo più belle di te, tesoro. E' ovvio che Austin sta con te solo per compassione... e Derek solo perché sei il giocattolo nuovo. Non credi? Mi dispiace così tanto per te, povera piccola. » Provò ad avvicinarsi e accarezzarmi il capo, ma mi allontanai disgustata.

« Dovreste vergognarvi, anni a battersi per il diritto delle donne e poi ci sono quelle come voi che mandano a puttane tutto … non mi meraviglio di chi dice che la nostra generazione ha perso tutti i valori di un tempo. » Dubitai anche che avessero capito una sola parola di cosa avessi detto.

« Vedi? Hai anche un caratteraccio, non ti prenderà mai nessuno così. »

« Poi guardati come sei vestita. » Mi guardò disgustata la bionda platino, come se già non lo sapessi.

« E diciamocelo, Derek... non potrebbe mai interessarsi ad una come te. » Una fitta al cuore.

Sapevo già anche questo.

« Siete delle puttane. »

« Noi? Sei tu che ti scopi Austin e Derek contemporaneamente. »

Deglutii... loro non sapevano niente. Nonostante ciò, non riuscii a ribattere.

Cosa mi succedeva?

« Poi guarda quanto sei magra! Ti si vedono le ossa! »

« E poi guarda il petto... non ha tette. Avrà una seconda, che orrore. » Mi coprii il petto con le braccia, completamente umiliata. Avevo l'autostima a terra, inesistente.

Si erano disposte tutte a cerchio, intorno a me, mentre io non avevo mosso un dito per evitare che ciò accadesse.

Avevo promesso di non ricadere nello stesso errore... invece ora eccomi qui, umiliata di nuovo dalle mie stesse coetanee.

« Tua madre invece a voglia di palpargli il seno gli è scoppiata la protesi. Tua madre ha la vagina così dilatata, che non trovavo più l'uscita. Tua madre ha le labbra a canotto e non sai quanto è brava ad usarle. Le vostre due invece sono così racchie che non mi si è drizzato. » Alla vista di Derek si scansarono tutte, con delle facce a dir poco scandalose. Mentre parlava indicava una ad una le ragazze, che stentarono a crederci. Il mio stomaco iniziò a far scoppiettare pop corn, completamente in subbiglio.

Lasciò senza parole anche me... mi aveva salvata, come sempre.

Nonostante lo avessi ferito, nonostante gli avessi detto che lo odiavo, nonostante tutto, lui era tornato.

« Derek... ma noi scherzavamo. » Gracchiò una accarezzandogli il braccio, facendo la classica faccia da gatta in calore. Se la scrollò di dosso subito e con un cenno del capo mi intimò ad andarcene.

Era incazzato, bene.

« Amoooree! » Continuò una, che Derek quasi si trattenne dal buttare a terra con tutta la rabbia e l'adrenalina che gli passava in corpo.

« Muovi il culo tu o ti prendo a schiaffi. » Sapendo lo avesse fatto mi affrettai a sorpassarlo e ad incamminarmi a passo svelto, non so dove: lontano da loro mi andava bene.

Accelerai il passo e seminai gli altri, con il battito cardiaco a palla. Mi appoggiai ad un albero con il fiatone e in un batter d'occhio, il vampiro mi fu più vicino di quanto aspettassi.

« Davvero ti sei scopato le mamme? » Fu la prima cosa che gli chiesi; ero proprio una stupida, ma questo lui lo sapeva già.

« Spiegami perché ti sei avvicinata a loro. » Parlò con tutta la calma di questo mondo.

« Sono loro che mi hanno accerchiata... avresti dovuto vederle, sono delle vipere. »

« Avrebbero potuto picchiarti. »

« E a te sarebbe importato? » Alzai gli occhi ed il cuore mi balenò in gola. Il mio viso era esattamente vicino al suo petto e mi bastò sollevare il capo per vedere i suoi occhi cambiare colore; quel grigio che ricordava tanto una tempesta con tanto di saette lasciò spazio all'azzurro del cielo sereno, un azzurro liquido che annunciava bel tempo.

Mi scrollò per le spalle, « Si può sapere perché tutti ti odiano tanto? »

« Dimmelo tu. » Incrociai le braccia al petto, per quanto mi fu possibile.

Mi colpì con l'indice la fronte facendomi quasi cadere.

« Hai ancora le mie dita sulla guancia... » Fui quasi sul punto di giurare che stesse tremando, ma non ne fui sicura. Accarezzò dove mi aveva schiaffeggiata ed inorridì. Poggiai la mano sulla sua, sperando non si scostasse.

Chiusi gli occhi, contenta di quel contatto.

Lui era lì, era questo che contava.

« Fa niente, dispiace anche a me. »

« Lo so. » E si lasciò andare ad un gesto, che mai come prima d'allora avevo trovato così intimo. Poggiò la fronte sulla mia e chiuse gli occhi, mentre io li aprì. Restammo così secondi interminabili, quasi non sapessimo entrambi cosa dire.

Ma da dire, in quel momento, non c'era niente.

Ci eravamo capiti, nel nostro piccolo.

« E' ancora valido l'invito di andare a leggere un libro in spiaggia? » Mi domandò, allontanandosi e lasciando che la sottoscritta facesse salti di gioia, non letteralmente, che sia chiaro.

« Ma certo! » Mi ricomposi subito, tappandomi la bocca. « Volevo dire, se a te va sì. » Inutile dire che le mie guance si colorarono di un rosso porpora e fu inevitabile. Non sorrise e ciò mi rattristì, ma alla fine cosa pretendevo? Che mi perdonasse così, da un momento all'altro?

Sospirai, iniziando a seguirlo e restando in silenzio per tutto il tragitto, come sempre.

 

 

 

« Lui le afferrò la mano e la tirò a sé, facendola sbattere contro il proprio petto. Una mano di Josh si insinuò sotto il corto vestito di Katie, che sussultò pervasa da un piacere che non aveva mai provato. Lei lo amava e si chiese se fosse lo stesso per lui. Lui... che baciandole il collo, aprì la bocca e la prese, con una forza sovrumana, mordendole l'esile collo. » Continuai a leggere a voce alta, in modo che potesse sentire pure Derek.

Ci eravamo stesi su un asciugamano, in spiaggia, con il vento che ci scompigliava i capelli e il suono delle onde come sottofondo, proprio come immaginavo. E stavamo proprio leggendo un libro in accordato silenzio, senza azzannarci, chi lo avrebbe mai detto!

Inutile dire però che sentivo perennemente lo sguardo del ragazzo addosso, come se non riuscisse a fare altro. Non dico che mi avesse guardata per tutte e due le ore, ma il fatto che la pelle mi bruciasse anche se fuori caldo non faceva, ne era la prova.

« E poi? » Mi esortò a continuare, attento evidentemente alla lettura.

Questo libro che parlava un po' di questa comune mortale che innamorata di questo vampiro, si era concessa a lui, fidandosi ciecamente.

Chiusi il libro con rabbia, quando lessi le ultime righe, che facevano finire la storia così.

Che schifo!

« E lei muore! L'ammazza! Ma che storia è? » Borbottai, imbronciandomi seriamente. Insomma, tutto ma non questo. E il romanticismo di un tempo che fine aveva fatto?

Rise, trovandosi d'accordo con me.

« Ci sarà sicuramente un seguito del libro, non disperare. E poi se avessi letto attentamente avresti capito che lei stava sognando, a cosa pensavi, petite? » Gli occhi caddero istintivamente sulle sue labbra, che riuscii a malapena a capire cosa avesse appena detto... avevo forse dimenticato come si parlava.

Mi diedi un pizzicotto e mi dissi che era impossibile.

Le situazioni si erano capovolte, perché era lui che dava l'impressione di non star seguendo, non io!

Aprii precipitosamente il libro e rilessi le righe precedenti, e quando arrivai al pezzo di lei che portava questo vestito deliziosamente grazioso, la mie mente senza volerlo andò al ricordo di quelle cinque ragazze che Derek aveva conciato bene per le feste.

Erano così belle... il solo pensiero che lui fosse andato a letto con loro mi dava rabbia.

Mi chiese perché avesse deciso di difendere me, invece che stare dalla loro parte... chi mai le avrebbe rifiutate? Solo un pazzo come Derek.

Mi immaginai con quel vestito addosso e arrossii, abbassando la testa.

E tanto ero presa da questa storia dell'abito, che avevo completamente dimenticato di controllare se effettivamente quello della protagonista del libro si trattasse di un sogno o no.

« A cosa stai pensando? » La voce maliziosa del vampiro, mi fece trasalire.

Dovevo smetterla, non sarei mai stata così carina.

« Emh... mi chiedevo... ecco sì, probabilmente me ne mentirò ma devo chiedertelo, ti sei mai innamorato? A parte Allison, dico. » Mi sdraiai a pancia in su, ed iniziai a pensare che quell'asciugamano fosse fin troppo piccolo per entrambi. Mi imitò e scosse la testa, con lo sguardo rivolto verso il cielo.

« E quelle cinque? Neanche di una di loro? » Mi morsi la lingua, ma ero troppo curiosa.

« No, nessuna. Petite, una donna è bella da vivere, non da scopare. Anche di quello eh, ma scoprire qualcuno giorno dopo giorno, scherzarci insieme, guardare i suoi occhi senza mai stancarti e non trovare cosa più bella di lei, non c'è paragone. » Non potevo vederlo e neanche avevo intenzione di spostare lo sguardo, ma avrei scommesso tutto l'oro del mondo che gli stessero brillando gli occhi.

« Con Allison era così? » Doveva essere bello l'amore...

Sospirò, quasi mugugnando. « Sì, Evangeline. Con lei era questo e molto di più. »

« In che senso? » Mi alzai e mi appoggiai sui gomiti, ormai non riuscendo più a tenere a freno la lingua.

« Nel senso che... che il mondo si annullava quando c'era lei nei paraggi. A tavola era sempre composta, quando camminava teneva il busto diritto ed era sempre così ordinata e così graziosa che... pensai fosse un Angelo venuto a salvarmi. Brillava, ai miei occhi brillava. Parlava poco, ma aveva un sorriso, degli occhi e delle labbra... ricordo ancora quel corpo, quelle gambe, quel seno. L'ho cercata in tutte le donne, ma nessuna è riuscita mai a soddisfarmi come faceva lei. Non dico solo in senso fisico, riusciva ad annullare ogni mia preoccupazione, ogni mia paura. Mi faceva sentire bene, mi faceva sentire vivo. Ed era umana, sotto di me pulsava e... semplicemente, la amavo e non vedevo che lei amava un altro... sono stato così cieco. Ma l'amore ci rende ciechi, a volte anche stupidi. »

Mi vennero i brividi e invidiai così tanto Allison, che mi chiesi come avesse potuto tradire qualcuno che le voleva così bene a tal punto da fare di tutto per lei.

« Gli hai dato il tuo cuore... ed è riuscita a frantumarlo. »

« Non è vero... l'Amore ci rende migliori, Evangeline. Perché non lo capisci? »

« Perché i miei non si sono mai amati! I giovani d'oggi non riescono ad avere una storia seria e io, in primis, non ho mai provato niente per nessuno, quindi spiegami perché dovrei credere il contrario? » Spiegai dolcemente, guardandolo.

Si alzò anche lui, ma si mise seduto.

« Tua madre era molto innamorata... glielo si leggeva negli occhi. Tuo padre, vedo così tanto astio represso in quell'uomo. » Fece una faccia schifata e beh, come dargli torto. « Hai ancora una vita davanti, devi solo trovare quello giusto. »

« E magari finirò come te? Che in cento e passa anni non ti sei più innamorato? »

« Ouch. Vedi... tu non capisci. Essere innamorati non significa amare solo una persona da volerla in tutti i sensi... ma amare significa anche amare qualcuno a tal punto da fare tutto di lui. »

« Lo so. »

« No, non lo sai... » Mi accarezzò il viso e pregai restassimo così per sempre.

« Quindi significa che hai amato qualcuno così tanto da fare di tutto per lui? »

Chiuse gli occhi e annuì, quasi non volesse ricordare.

Ma io lo sapevo... lo sapevo che non voleva parlare di questo, perché era proprio questo che mi teneva nascosto.

Così decisi di spostare la cosa su di me, glielo dovevo.

« Anche io spero un giorno di innamorarmi. Follemente, da toccare il cielo con un dito. Cosa difficile dato che non ci credo, ma se dovesse succedere, vorrei succedesse con qualcuno che ami i libri, come me! Con qualcuno che ami cucinare, che ami gli animali, che sia buono, con gli occhi verdi e oh, deve essere bellissimo! Gentile, premuroso, dolce e... »

« Ehy ehy, frena. Non ti sembra un po' tutto troppo perfetto? Siamo nel mondo reale, dove i principi azzurri non esistono. » Rise, senza perdere occasione per rimbeccarmi.

« Allora potrei fare delle eccezioni... » Mi misi un dito sul mento, in una posa pensierosa e decisamente buffa.

« Austin lo hai più sentito? » Mi irrigidii.

« No. »

« E' stato a cercarti tutta la notte, si sente la sua puzza in tutta la foresta. Digli di lavarsi, la prossima volta. » Alzai un angolo della bocca, in una smorfia o un sorriso, non lo so.

Per sfuggire ad altre domande quindi, decisi di alzarmi e togliere scarpe e calzini, per gustarmi la sensazione della sabbia sotto i piedi e ovviamente per allontararmi da lui.

Sentivo il suo sguardo addosso, ma cercai di togliermi dalla mente quei capelli biondo cenere e quegli occhi penetranti che sembravano volermi far cedere a qualsiasi costo. E purtroppo ci stava riuscendo.

« Ti va di farti un bagno? » Chiesi, imbarazzandomi un po' all'idea di dover entrare in acqua vestita, per paura di mostrare il mio corpo esile. Era Novembre ed anche se il tempo non era dei migliori, il bagno in mare non me lo avrebbe tolto nessuno.

Scosse la testa e senza pregarlo ancora, mi diressi in mare tuffandomi ad acqua alta.

 

Ero così intelligente che non mi ero neanche posta il problema di come avessi fatto a presentarmi tutta bagnata agli occhi di Derek, con i capelli bagnati, senza un filo di trucco, tutta infreddolita e con tutti i vestiti appiccicati addosso. Come se non si fossero già viste le costole ed i fianchi stretti sotto la maglia... In fondo, non c'era niente che lui non avesse già visto, quindi non ci sarebbe dovuto essere alcun problema.

Facendomi coraggio uscii dall'acqua, cercando di non far capire di essere a disagio e mi sdraiai sulla sabbia, consapevole di starmi per sporcare di nuovo tutta.

Ma com'è che si dice in questi casi? 'Sti cazzi.

Alcuni secondi dopo, il vampiro mi raggiunse, restando in piedi, al mio fianco.

Mi guardava strano e i suoi occhi brillavano di una luce diversa. Perlustrò ogni centimetro del mio corpo con lo sguardo e mi coprii il volto, impaurita non so neanche io di cosa.

Del suo giudizio forse, ma quest'ultimo lo sapevo già.

Cosa temevo potesse dire allora?

« Smettila di essere così, petite. » Mugugnò, quasi lo stessero torturando per farlo parlare.

« Così come? » Mormorai, aprendo le dita in cerca di uno spiraglio di luce, per vedere il suo volto. Ma giusto uno spazietto, per rimanere ancora nascosta.

Tipo gli struzzi... quanto sono deficiente. Gli struzzi... ora... chi penserebbe agli struzzi in un momento come questo? La sottoscritta, ovviamente.

« Così pura, così ingenua. » Si sdraiò al mio fianco, decidendo appositamente di lasciare qualche spazio tra noi, come una linea immaginaria di sicurezza. Per precauzione, ma di cosa poi?

Non seppi cosa dire, così decisi di rimanere in religioso silenzio.

« Quindi... hai baciato il cane? »

« Immagino che con il cane tu ti riferisca ad Austin, quindi no, non l'ho baciato, Derek. » Mi passai una mano sui jeans fradici e la maglietta, ora diventata completamente aderente, tutta impregnata d'acqua che ci avrebbe messo una vita ad asciugare.

« Ti aveva marchiata. »

« Cosa? »

« Quando hai il suo profumo addosso, significa che un cane ti marchia. Tipo quando devono fare la pipì addosso ad un albero, marchiano il territorio. E ha esplicitamente detto che tu sei di sua proprietà. » Rise e con lui anche io.

« Io non sono di sua proprietà! » Austin a volte avrei proprio voluto ammazzarlo, prendersi tante libertà e prendere decisioni di cui io non sono stata messa al corrente.

« E di chi sei? »

« Mia, mia e basta. »

Si girò su un fianco, avvicinandosi un po' di più, o forse era solo una mia impressione.

« Ma lui non la pensa così. » Commentò, sottovoce.

Era il tempo, oppure ero io che avevo iniziato improvvisamente a sentire troppo caldo?

Sentii il mio cuore iniziare a battere così forte, che forse rischiò di uscire dalla gabbia toracica, anche quando aprii la bocca e dissi la prima cosa di cui forse mi sarei pentita... o forse no.

« E allora non facciamoglielo pensare. » Sussurrai, sicura però che lui mi avesse sentito.

E inutile dire che ebbi appena il tempo di girare le testa, che reagì come un bottone che doveva solo essere premuto per far scattare la scintilla. E io penso di averlo appena fatto... Si avventò sulle mie labbra salate, mordicchiandomele appena.

Ebbe quasi paura di sovrastarmi con il suo corpo, per paura di spaccarmi, ma non ero debole come lui pensava. Mi sarei probabilmente incazzata, ma in quella situazione tutto riuscivo a fare meno che pensare anche a quello.

Restò il fatto per mi prese per una coscia, facendomi divaricare le gambe – giuro, non avevo più il controllo del mio corpo – in modo che potesse mettere la sua fra le mie; una vampata di calore mi attraversò dal basso ventre al seno, qualcosa che non avevo mai provato prima.

Ripeto, in un altro momento avrei provato a fare un paragone con la ragazza della storia del libro che avevamo letto prima, ma in quel momento non riuscii proprio a pensare ad altro se non al fatto che avevo la sua lingua che assaggiava la mia e la sua mano che stringeva il mio fianco. Per non parlare della sua gamba e di quel contatto che non era mai stato così forte prima.

Avevo freddo, ora bruciavo.

Lo odiavo, ora lo volevo.

E una parte di me avrebbe voluto che anche lui provasse quello che stessi provando io in quel momento, ma era Derek... e se anche così fosse stato, non lo avrebbe mai ammesso.

Gli afferrai i capelli e lo strinsi a me, mentre con una mano portava la mia coscia destra a risalirgli lungo il fianco, per poi afferrarlo per il bacino, saldamente.

Non avrei più voluto lasciarlo andare, ma presto, molto presto, avrei dovuto farlo.

Annullai la mente, come in quel momento stava facendo anche lui, se no non saremmo mai arrivati così in fondo.

Non mi lasciò un momento per respirare e tanto avrei voluto che quella passione fosse reale.

Erano le cinque e sei secondi e noi eravamo appena nati.

Mi gustai un'ultima volta il suo sapore di menta e lo allontanai, rannicchiandomi nel mio esile corpo. Cadde seduto, attonito, incosciente, ignaro di cosa l'avesse appena portato a desiderarmi tanto.

Era tutto frutto della nostra immaginazione.

Non so cosa ci fosse scritto in quel maledettissimo libro, ma avrei giurato che nella stessa ora, minuto e secondo in cui eravamo nati, sarebbe accaduto qualcosa. Qualcosa che ci avrebbe segnati nel profondo e che difficilmente avremmo dimenticato.

Con quel poco di voce che mi rimase, parlai. « La Profezia... »

« Smettila di incolpare la Profezia, maledizione! » Si passò una mano nei capelli, nervoso, come poche volte lo avevo visto. Lui, che non perdeva quasi mai il controllo.

« Quello che abbiamo fatto è sbagliato. » Mormorai, con un filo di voce, in procinto di piangere.

« Ma ti è piaciuto. Cazzo, se ti è piaciuto. E niente è sbagliato se quando l'hai fatto, è perché volevi farlo. » Solo rabbia trapelava dalla voce del ragazzo... che fosse ferito?

« A te è piaciuto? » Mi leccai le labbra e lui fu costretto a distogliere lo sguardo.

« Non farti mandare a fanculo un'altra volta il giorno del tuo compleanno, Evangeline. »

« Rovino sempre tutto, mi disp... » Non mi fece continuare, che disse, « Dillo e giuro che vengo lì e solo io so cosa ti farei. Smettila di essere così ingenua e... buona, cazzo! » Si alzò, non prima di avermi guardata un'ultima volta e con un cenno del capo mi fece segno di seguirlo, perché mi stava riportando a casa.

Forse era la cosa più giusta per entrambi... in quel momento.

Per ciò che avevamo fatto... doveva esserci una ragione e se anche Derek si ostinava a credere che non ci fosse, io me lo sentivo.

Eravamo legati da questa maledizione... e stavo iniziando a credere che niente di tutto ciò che stessi vivendo allora era reale.

 

Il miglior compleanno di tutti i tempi, nonostante tutto.

Nonostante i litigi, le incomprensioni, passare una giornata con Derek, che si era preso cura di me anche se avrebbe preferito stare in millemila posti diversi, era da apprezzare.

Ma non glielo avrei detto, perché avrei dato troppa importanza al suo ego.

E non gli avrei neanche detto che sentire le sue gambe contro le mie mi era piaciuto.

E neanche che avrei voluto baciarlo, perché sarebbe stato da completi idioti, dopo averlo respinto.

Ma forse lui lo sapeva già... chissà.

Mi stava riportando a casa, saranno state le sette, otto di sera, mentre camminavamo di nuovo in un silenzio imbarazzante.

O almeno per me, lui sembrava essere a suo agio come sempre.

Eravamo ormai tornati in città, era abbastanza buio, e fui quasi sul punto di dirgli che gli volevo bene quando andai a sbattere contro la sua schiena dura come una roccia. Sbattei con fronte e naso, che iniziai a tastare, indolenzita.

« Ahia! » Indietreggiai, stizzita. « Ma cosa ti è preso? »

Si era fermato a qualche metro da casa mia, lì, sul marciapiede, incapace di muoversi.

Lo sguardo fisso davanti a sé e non capii fino a quando non voltai anche io lo sguardo nella sua direzione.

Una donna stava in piedi davanti a noi, che sorrideva, dolce, illuminata dalla luna e dai lampioni della città buia.

Sentii le gambe cedere dall'emozione. Lei, bella come ricordavo, bella come l'avevo lasciata.

Il più bel regalo che mi si potesse fare.

« Mamma! »

E dall'espressione di Derek... anche lui l'aveva riconosciuta.
 

Non aveva alcuna difesa il cuore quando incontrandolo per caso,
imciampavo nel suo sguardo.


 

_________________________________________
 

Non avete le allucinazioni, sono davvero qui!

Spero vi ricordiate tutte di me, perché io non vi ho dimenticate ragazze! Anche se può sembrare così, non lo è.

E' passato mezzo anno (o quasi, sinceramente non voglio neanche guardare l'ultimo aggiornamento...) e vi chiedo perdono in ginocchio.

Non ho scusanti, ma l'unica cosa su cui potete stare certe è che non ho dimenticato voi lettrici fantastiche come non ho dimenticato questa storia.

Soltanto pensare che vi ho lasciate così tanto tempo senza darvi mie notizie, mi fa star male.

Spero di farmi perdonare, con questo capitolo e con i prossimi a venire.

Molte di voi vorranno sicuramente sapere il motivo della mia assenza (o no? ^^'), ma sappiate che sto per essere bocciata (Tiè, le corna!!!), che ho avuto vari problemi anche con l'account (Sono peggio di Evangeline, mi dimentico le password!) Sono proprio un caso perso.. e poi per MOOOLTI altri motivi.

Ragazze, non basterebbero tutte le parole del mondo per ringraziarvi di tutto il supporto che mi date e di tutti i messaggi e le recensioni carine che mi lasciate! Vi abbraccerei, bacierei una ad una se solo potessi.

Grazie a voi che vi siete preoccupate di che fine avessi fatto e se stavo bene!

Una parte di me pensava che mi aveste dimenticata, invece... trovare tutti quei messaggi privati, mi hanno riscaldato il cuore.

Sto facendo un poema, ma per chi mi segue sa che è tipico di me.

Ci sono ragazze che mi han detto “Sarò una della tante, ma come stai?”, NON siete assolutamente una delle tante. Ripeto, vi spupazzerei tutte *-*

Quindi, sto bene!! Viva e vegeta!!

Spero ci sia ancora qualcuno che vorrà continuare a seguire la storia, recensendo positivamente, o negativamente, a me importa che ci siate. Che vi facciate sentire, in qualsiasi modo.

I primi capitoli hanno superato le 4.OOO visite e gli altri i 1.OOO... come posso non essere fiera di voi?

Nonostante l'assenza continuo ad essere tra le prime nelle storie preferite del Genere, quindi ancora una volta GRAZIE.

Basta, ora scappo promesso!!!

Un bacione vampirette <3 

  
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