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Autore: La sposa di Ade    01/06/2014    1 recensioni
Con un'esplosione dei muscoli cercò l'aria. Un unico, enorme movimento, dopo pochi improvvisi e interminabili istanti di silenzio e sgomento vivo.
E la sua innata voglia di vivere sembrò essere l'unica vincitrice.
Un urlo smorzato, interrotto, soffocato. Tossì violentemente cercando di riadattare i suoi occhi alla luce.
Pulsava.
Tutto pulsava.
Ogni singolo muscolo bruciava, come sciolto nell'acido. Piegata a metà, cercava solo di capire.
Dove.
Perchè.
Quando.
Cosa.
E i polmoni erano due baratri incendiati ad ogni affannatissimo respiro. Tremava.
Era come essere rinati. Come aver ripreso la prima boccata d'aria della propria vita.
E faceva MALE. Male da morire.
Sul corpo sentì un peso innaturale: calò lo sguardo, osservando le sue mani.
Lerce di sangue, anch'esse brucianti come il resto del corpo. Pallide e gelide.
E poi un battito.
Sussultò.
Un altro.
Aritmico. Accelerato.
E poi normale: il battito di un cuore. Che pompava sangue. Che scorreva nel suo corpo. Che sembrava ridare colore alle sue braccia, alle sue dita.
Genere: Angst, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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5. Morrigan. La bestia parla

Demone caduto con gli occhi che fendono l'ultima mia essenza umana, con l'assenza disumana della pretesa. Voglia vermiglia e nera colpa, un nuovo buio che crei. Con la coda di topo in trappola tra le feritoie delle tue mani che si dischiudono a brandirmi e percuotermi la coscienza senza criterio. Abbeverami alla fonte battesimale.

“Beh, tutto questo è piuttosto interessante.”
“È inutile. Come può aiutarci sapere ciò che è accaduto mesi fa a trovarlo adesso?”
“Ti sfugge il punto Raven.” Il demone si allontanò dalla finestra, dopo essersi assicurato che non ci fossero presenze sgradevoli. “Le informazioni, di qualsiasi tipo, possono rivelarsi un’ arma.” Andò invece ad appoggiarsi allo schienale di una sedia dall’ aspetto scomodo. “Cosa abbiamo scoperto da questa piacevole storiella? Innanzitutto che Veiler era umano, l’avresti mai detto? Io no. Poi possiamo presupporre che la ragazzina qui presente non ci stia dicendo tutto e che possegga altre informazioni, utili o meno, ma comunque altre potenziali armi.” Dicendo questo spostò lo sguardo sulla ragazza che rabbrividì, tentando di non darlo a vedere, mentre sul volto del rosso si allungava uno strano sorriso.
“Stai prendendo questa storia troppo sul serio.” Ancora sorridendo il demone spostò lo sguardo sul Cacciatore, poi sul corvo, che come attirato dal suo sguardo si sollevò in volo e si posò su uno dei suoi corni.
“Continua a pensarla come vuoi, ma finché sarai un Cacciatore dovrai fare quello che ti dico io.” Sentendo queste parole Raven non riuscì a fare a meno di lanciargli un’occhiataccia, alla quale però il demone rispose con un sorriso. “Quindi non pensare che solo perché ti abbia lasciato più libertà per questa missione tu possa comportarti in maniera sconsiderata.”
“Non è di questo che stiamo parlando.” Nella sua voce c’era una nota di rabbia trattenuta.
“Hai ragione, ma non c’è altro da dire, quindi...”
“Non sono il tuo burattino.” Levò i suoi occhi sul demone, mentre la rabbia iniziava a montargli dentro.
“Ah, davvero? Eppure lo sei sempre strato e ancora adesso non stai dando segno di non voler seguir i miei ordini, o sbaglio?” Mise le mani ai fianchi, avvicinandosi di un passo al Cacciatore che si era appena alzato.
“Ordini?”
“Esattamente, sai bene chi comanda.”
“Ah, è così quindi? Non si tratta più di un dare per avere, di aiuti reciproci?”
“Esatto, non si tratta più di questo perché dobbiamo muoverci, e il tuo piagnucolare non ci aiuta. E se credi che ci sia qualcuno libero di fare ciò che vuole beh, ti sbagli, quindi rassegnati ragazzino.” La sua voce era diventata un ringhio, una miscela di rabbia e frustrazione, forse impazienza, che gli faceva brillare gli occhi di una luce sinistra.
“Ti sfugge il punto Valentine. Io sono un’eccezione.” Sul volto del demone si dipinse una nuova espressione. No, non l’aveva dimenticato, semplicemente gli aveva dato poca importanza. Il fatto che su di lui il destino faceva presa, quel caso che lo rendeva libero come un corvo nel cielo grigio, libero di scegliere su quale lapide posarsi e di banchettare con ciò che desiderava.
Quindi in pochi istanti lo vide impugnare la pistola e puntarla verso la ragazza che era rimastra tremante sul letto. Con la rapidità che apparteneva solo ai demoni Valentine si lanciò contro la traiettoria del proiettile, ma quando sparò non avvertì il dolore lacerare la sua carne, si rese vagamente conto del corvo che scontrava il suo ventre, lasciando una macchia di sangue sul suo cappotto prima di finire a terra.
Un lieve sollievo distese le sue labbra e istintivamente voltò la testa verso la ragazza che alla vista della sua strana espressione arretrò andando a schiacciarsi contro il muro, gli occhi lucidi e i muscoli contratti per la paura.
“Non ha fatto altro che ostacolarmi questo tuo stupido corvo.”
“Lo sai che non è più mio.” Spostò lo sguardo sulla macchia nera ai suoi piedi che iniziava ad agitarsi nel tentativo di rimettersi dritto sulle zampe, mentre con il becco andava a cercare il proiettile nella carne lacerata. “Adesso vediamo di darci una calmata e di riflettere un attimo.”
Eris aveva cominciato a tremare, anche se sospettava di non aver mai smesso da quando aveva visto per la prima volta il Cacciatore. Il cuore che batteva con forza contro la sua gabbia toracica smorzava il silenzio e nonostante tutta la forza che ci potesse mettere non riusciva a rendere il proprio respiro meno affannoso e pesante.
Le importava poco di sapere in quale assurda situazione si fosse cacciata, voleva solo trovare un modo per uscirne e tornare a vivere la sua noiosa e semplice vita. Demoni, Cacciatori, cosa c’entrava lei?
“Io davvero non so altro.” Disse con voce tremante dopo qualche attimo di silenzio. Il demone era seduto in fondo al letto e le dava la schiena, il cacciatore si stava fumando la seconda sigaretta e per la ragazza l’aria iniziava a diventare irrespirabile. Con quell’affermazione non aveva di certo sperato di levarsi da quella situazione ma di almeno provocare un minimo di reazione in uno dei due, visto che dopo quegli ultimi fatti nessuno aveva più detto una parola, neanche il corvo che, dopo essersi rimesso in piedi, si era posato sul davanzale e non aveva più fatto un suono.
“Sto pensando ragazzina.” Come si era aspettata fu il demone a parlare, per poi voltare appena la testa verso di lei. “Comunque sarebbe improbabile il contrario, sempre che tutto quello che ci hai detto sia vero.” Si mise in piedi, attirando l’attenzione di Raven.
“Hai concluso qualcosa?” Spense la sigaretta sul tavolo, lasciando una macchia di cenere sul legno scuro.
“Innanzitutto tu devi riposare, un corpo sano e una mente stanca sono una pessima combinazione.” Nonostante il consiglio del demone il cacciatore sembrò ignorarlo. “Perché non mi dici cosa ne pensi tu, innanzitutto?” Raven sapeva bene che il demone era solito raccogliere quante più informazioni poteva prima di giungere a una qualsiasi conclusione.
“Non può essere stato un umano.” Rispose con voce stanca. Non che ci avesse ragionato molto in quel’ arco di tempo appena trascorso.
“Lo era, e ne sono certa!” I due si voltarono verso la ragazza, osservandola come uno strano prodigio, una presenza magicamente apparsa in quella stanza.
“Ne è certa, quindi dobbiamo considerare un altro elemento. Cos’è che può cambiare la natura di un essere vivente?” Eccolo, il ragionamento che si era delineato nella sua mente in quei minuti iniziare a serpeggiare nella mente altrui.
“Non può essere.”
“A quanto pare invece si, è l’ unica spiegazione.”
“Vuoi davvero prendere in considerazione la pietra filosofale?” Eppure, nonostante lo scetticismo, neanche Raven poteva trovare una spiegazione migliore.
“Cosa ci sarebbe di strano a questo punto? L’unica spiegazione plausibile è che sia riuscito a impossessarsi della pietra.”
“Ma perché lo cercate?” Aveva iniziato a calmarsi e, insieme alla profonda stanchezza, un po’ di curiosità si stava infilando nella sua mente, orami c’era dentro fino al collo, si disse, perché non infilarci anche la testa?
“Ordini dall’alto. Comunque è interesse comune fermarlo, o preferiresti che l’assassino di tua sorella di chi sa quante altre persone resti impunito?” A quel punto intuì stancamente che forse, forse, il cacciatore e il demone non fossero un pericolo per lei. 
“Non sto dicendo questo, ero solo curiosa.” Si strofinò gli occhi, iniziava a faticare a tenere gli occhi aperti.
“Quindi non ci resta che muoverci.” Concluse Valentine nella cui mente iniziava a delinearsi una mappa accurata di movimenti per nuove ricerche.
“Per dove?”
“Conosci l’antico culto di Izalith, Raven?”
“So che è estinto.”
“Già, sarebbe bello se lo fosse. Sai, si dice che sia stata lei, la Serpe Bianca, che donando il suo sangue a voi umani abbia creato la pietra filosofale.”
“Ho capito. Avremmo parecchia strada da fare, ma almeno ci toglieremo dalle città.”
“Ehi, io prima ero serio dicendo che dovresti riposare, ma se riusciamo a partire subito è meglio.”
“Non è un problema per me.” Fece un cenno del capo verso ciò che era alle spalle del demone e quando questo si voltò fu quasi sorpreso di vedere la ragazza con gli occhi chiusi, crollata in un sonno pensante. Sospirò.
“Prendiamoci questa notte, poi cercheremo di fermarci il meno possibile. Sarà stancante, ma la fine sarà una grandiosa rivelazione.”

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Stava ad osservarla nello spazio ristretto e sporco della carrozza, chiedendosi se ciò che aveva davanti agli occhi si trattasse di uno scherzo della natura o semplicemente di una macchinazione più o meno divina nata al solo scopo di infastidirlo e nuocere ai suoi piani.

Non che ci fosse qualcosa di divino nella prole di un umano e un demone, si disse, eppure era risaputo che tale unione era letale e impossibile, poiché la natura differente dei genitori generava solo un piccolo corpo morto. E allora cosa?

Di cosa si trattava lei esattamente? Cos’era stata quella furia che le aveva colorato gli occhi di nero e reso le unghie come artigli in grado di lacerare con estrema facilità la sua pelle? Cosa aveva osservato esattamente quando aveva visto la rabbia e il nero defluire lentamente dal suo volto, donandole quell’ espressione sofferente e indifesa che aveva tutt’ora, rannicchiata scompostamente sul sedile di fronte a sussurrare a fior di labbra mezze parole e frasi incomprensibili?

La vedeva socchiudere le palpebre tremanti, e allora cercava di capire di che colore fossero i suoi occhi, a chi appartenessero.  

         “Lo vedi?”
“Cosa?”

         “Lui.”
“Chi?”
         “L’umano che non può morire, che non siamo riuscite ad uccidere.”
Lentamente nella sua mente si delineò un viso affilato, pallido e contornato da capelli del colore del grano secco, gli occhi dello stesso colore.
“Chi è lui?”
         “Una preda pericolosa, la nostra.”
“È pericolosa.”
         “Sì. Ricordi il mio nome?”
“Morrigan.” Senza esitazione.
         “E Morrigan può tutto.”
 

Un fremito, una contrazione involontaria dei muscoli, i vincoli che si indeboliscono sempre di più e una forza pressante che cresceva dentro di lei e smaniava per uscire.
Zaara si sentiva sempre più debole, la volontà che scemava lentamente, poi una nuova forza, una nuova guida.
        “Bravissima bambina.” Anche il timore iniziò a scemare, la paura di se stessi cadde nei recessi più profondi della sua anima. Ma era sicura di quello che stava facendo?

Cosa stava facendo?
        “Lasciati guidare.” Gli occhi si aprirono, scintille nere che colorarono velocemente l’azzurro e il bianco, un movimento davanti a lei, una macchia nera, veloce.
        “Lasciati sopraffare dalla furia.” E lei doveva essere più veloce, più veloce dell’uomo dei fili. Più veloce dell’ umano che non può morire. Ma allora perché?
Un dolore sordo alla testa, la vista che si annebbia e si schiarisce, una mano fredda che stringe con forza il suo capo, non ha il tempo di gridare, solo di osservare la pioggia rigare il vetro della finestra prima di venire scaraventata contro questa; vetri rotti le graffiarono il volto, pioggia gelida sulle sue gote e un dolore lancinante al collo. Poi il calore, la stessa sensazione fastidiosa di poco prima. Affogava, il sangue la stava soffocando, uscendo copioso dallo squarcio sulla sua gola.

        

          “Vieni da me piccola.”
“… perché?”
         “Perché sei morta.”
“No.”
         Si.
 

La carrozza si era fermata, la pioggia no.
Ma avevano raggiunto la loro meta; un tempio in rovina privo di colori e con piante rampicanti violacee ad avvolgerlo quasi interamente.
“Ma che diavolo stai facendo?” Ayn scese velocemente quasi lanciando le briglie dei cavalli e corse verso il corpo della ragazza; una grossa macchia rossa stava colorando l’erba alta, gli occhi ancora come pozzi neri a fissare la pioggia, vuoti.
“Mi ha stufato.” Ayn spostò lo sguardo sconcertato sull’altro, rischiava di mandare tutto all’aria. Anzi, era sempre più certo che l’avesse già fatto.
“L’hai uccisa!”
“Non morirà per così poco.”
“Scherzi? L’hai sgozzata! È tanto se ha ancora la testa attaccata al resto del corpo.”
“Ayn.” Il tono gelido, come una brezza ghiacciata a sfiorargli la schiena.
“Cosa?!”
“Non vuoi fare la sua stessa fine vero?” Deglutì rumorosamente, tentando di darsi un contegno, le mani che passavano tra i capelli fradici tremavano. Non è che avesse paura di lui, non più del solito almeno, era che non riusciva a trovare una soluzione a una situazione che stava diventando sempre più disastrosa.
“No, ma se devo essere sincero non vedo come questo” Indicò la ragazza a terra. “possa essere d’aiuto.”
“Senti ancora la pietra?”
“Si.”
“Allora non c’è nulla di cui preoccuparsi.”

 

   “La tua rabbia sale.”
“Si.”
         “Sei morta, bambina.”
“Credo di si.”
         “Pregami, bambina.”
“Smettila di chiamarmi così.”
                “Sono la tua vita, pregami.”
“La mia vita.”
Memoria, ricordo.


Persi. Agglomerati.

Nulla.
La confusione totale.
L'istinto che prepotente ritornava a galla, in tutta la sua grandiosità.
L'aveva riavvicinato quando Morrigan s'era impossessata completamente di lei.
L'aveva riacquistato con lentezza mentre tutto sfumava. Mentre la sua vita finiva. No, cambiava. Quando lei non era più Zaara, non era più umana: era solo demone.


“Io  voglio vivere.”
    “Sì.”
“Allora proteggimi. Lasciami in pace. Lascia che io trovi il modo di vendicarci, e ci vendicheremo.”
    “Hai i miei servigi, bambina mia.”

 
“Ha ragione.” I due si voltarono nel sentire una nuova voce provenire dal cortile del tempio; la figura di una donna snella si stagliava tra l’erba alta; la pioggia le bagnava i lunghissimi capelli neri e la pelle nivea che gli abiti succinti non riuscivano a coprire. “Non morirà per così poco.” Si avvicinò ai due con un rumore di sonagli e perline osservando il corpo riverso a terra; gli occhi fissi che guardavano ostinatamente il cielo, gli arti aperti in maniera scomposta, una macchia di sangue che colorava l’erba e una grossa scheggia di vetro ancora conficcata nel suo collo. 
“Safin, è un piacere rivederti.” Una voce fredda distolse la sua attenzione da quel macabro capolavoro. “Non sei cambiata per niente.”
 “Fare il bagno nel sangue delle vergini mi mantiene giovane” Sorrise. “Ne è passato di tempo Veiler, anche per me è un piacere.”

 

In ritardo? Chi io? Hahahah!

Si, scusate tantissimo, non ho giustificazioni, ma almeno vi ho postato qui un capitolo che io trovo interessante; con l’arrivo di quello che è uno dei miei personaggi preferiti, Valentine sarà molto importante come personaggio, perché senza di lui il caro Raven non saprebbe dove sbattere la testa.

E ora ditemi, quanti di voi avevano già fatto lo scontatissimo collegamento con Veiler e il caro amico sanguinario conosciuto in carrozza? Si, è proprio lui.

Quindi dopo questa ””””””grandiosa””””””” rivelazione la prima parte della storia si chiude, il grande prologo è concluso e si può passare alle faccende più serie.

E sto omettendo di proposito di parlare di Zaara perché tutto quello che la riguarda va scoperto pian paino :)

Detto questo ringrazio tutti quelli che leggono e che seguono, chiedendovi se vi va di lasciare un piccolo parere per aumentare la mia autostima.

A presto :)

 

  
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