SCOPRIAMO
UN NUOVO E ADORABILE GRUPPO DI
DIVINITA’ SANGUINARIE
Lo so che una serie di ricerche frenetiche, imprecazioni e commenti
preoccupati
in una specie di bunker sotterraneo è un esordio molto meno
figo di una festa
nel mondo degli dei, ma per noi andò così.
Mi presento un attimo, prima di continuare: sono Sinead
O’Brian, druida e
guerriera celtica, reincarnazione della guerriera Scathach, e capo di
Dun
Scaith insieme alla mia gemella Nancy. Dun Scaith è una
sorta di reticolo di
gallerie che si estendono per buona parte di una montagna
nell’isola di Skye,
ed è il posto dove tutti i ragazzi che nella loro vita
precedente sono stati
personaggi importanti per i celti si addestrano nella magia e nel
combattimento.
Tutto
questo implica che non sia
praticamente mai un posto tranquillo, ma il ventuno dicembre
c’era perfino più
confusione del solito. La ragione era semplicissima, ma allo stesso
tempo la
più preoccupante possibile: la Slea Bua, la lancia magica
che non mancava mai
il bersaglio, era scomparsa.
La Slea Bua era uno dei quattro tesori dei Tuatha de Danann, i quattro
oggetti
più potenti degli dei celtici. Avevano tutti un potere
incredibile, e per
questo erano custoditi con quella che noi ritenevamo la massima
sicurezza (una
stanza piena di corvi enormi pronti a buttarsi addosso al primo
intruso.
Fidatevi, è un ottimo antifurto). La sola idea di perdere
uno di loro, perché
magari finisse nelle mani di qualcuno dei nostri nemici, era
impensabile.
Ora forse puoi capire il panico che coinvolse l’intera Dun
Scaith quando Nancy
andò a controllare che fosse tutto a posto, come faceva
tutti i giorni, e
scoprì che la lancia mancava all’appello. Il
nostro rifugio fu letteralmente
buttato all’aria da cima a fondo, nella speranza di
ritrovarla magari da
qualche altra parte, di scoprire che qualcuno l’aveva
semplicemente spostata
dalla solita stanza, in fondo se i corvi non avevano reagito doveva
averla per
forza presa uno di noi.
E
invece niente! Tutto completamente inutile.
La lancia non era da nessuna parte.
Noi
che la cercavamo finimmo per ritrovarci
tutti nella sala dei combattimenti, la più ampia e quindi la
più adatta a
contenerci tutti.
“Io
non l’ho trovata da nessuna parte”
mormorò cupamente mia sorella
“Voi?”
“Niente”
risposi io. Tutti i presenti
scossero la testa con aria da funerale.
“Non
è più a Dun Scaith” concluse Duncan,
uno dei nostri guerrieri.
Prima
che qualcuno potesse rispondergli,
Jacqueline, meglio nota come Jackie, un’altra dei nostri
guerrieri, si guardò
intorno perplessa e chiese “Ci sto facendo caso solo adesso,
ma Orlando dov’è
finito?”
Orlando
era un altro dei nostri guerrieri,
un ragazzo tarchiato, con i capelli scuri e pieno di brufoli, un ottimo
guerriero ma piuttosto spaccone e, se proprio devo ammetterlo, non
certo il più
sveglio del gruppo.
“E’
da ieri sera che non lo vedo” osservò
Esther, una dei nostri druidi “Ora che ci penso, non era a
colazione”
Prima
che qualcuno di voi pensi
scandalizzato ‘e non ve ne siete accorti?!’,
specifico subito che non era una
cosa rara. Orlando andava a dormire tardissimo e di norma ci volevano
almeno
cinque minuti di grida alla porta di camera sua per farlo arrivare agli
allenamenti.
“Sarà
ancora in camera sua a dormire”
osservò distrattamente la Morrigan, la dea corvo che viveva
nel nostro rifugio
e ci aveva aiutata in tutte le nostre missioni “Non penserete
certo che le
vostre grida mentre cercavate la lancia siano state abbastanza potenti
da
svegliarlo, vero?”
“Ha
ragione, sarà ancora nella sua stanza”
le feci eco io.
“Vado
a svegliarlo” si offrì Violet, la
nostra druida esperta in pozioni, con un sorrisino sadico. Mentre lei
si
dirigeva verso la stanza del guerriero, non dubitai che ci sarebbe
riuscita:
quei due si odiano, e Orlando non avrebbe probabilmente avuto un
piacevole
risveglio.
Ma
Violet tornò pochissimo dopo, da sola e
con un’espressione cupa. “La stanza è
completamente vuota” annunciò “Il letto
non è intatto, ma è freddo. Ho controllato anche
in cucina per vedere se non
stesse facendo colazione, ma non è nemmeno
lì”
Ci
furono alcuni istanti di silenzio, poi
Christine, un’altra guerriera, diede voce ai pensieri di
tutti: “Non è che la lancia
se l’è portata via lui?”
“Non
credo” mormorò Nancy, piuttosto perplessa
da quella spiegazione.
“Già,
ci vorrebbero almeno due neuroni per
fare una cosa del genere” osservò Violet.
“Credo
che intenda dire che non sarebbe
così sconsiderato da fare una cosa simile”
intervenne Duncan facendo arrossire
mia sorella. “In fondo, Orlando sa benissimo
cos’è la Slea Bua, cosa
comporterebbe rubarla … e poi, non avrebbe nessun motivo di
farlo”
“Vi
ricordo che stiamo parlando della
persona che se ne andava tranquillamente al bar mentre i Romani ci
cercavano
per tutta la nazione” fece notare la Morrigan “Da
quello lì, ci si può
aspettare di tutto”
“Sì,
magari ha promesso a una qualche
ragazza di Portree di mostrarle la lancia”
ipotizzò Violet.
Bisognava
ammettere che in effetti questa
ipotesi era più che plausibile. Orlando aveva sempre preso
le cose importanti
piuttosto sottogamba e corso rischi per nulla, in particolare se
c’era da farsi
belli davanti a qualche ragazza. Me lo potevo proprio vedere, a portare
la
lancia più potente dei celti sotto lo sguardo di qualche
ragazza mortale
allibita.
“Okay,
ragazzi” intervenni “Al momento,
bisogna trovare Orlando, se vogliamo sapere se ha davvero la lancia,
quindi
adesso scendiamo giù a Portree, ci sparpagliamo e vediamo se
qualcuno lo ha
visto” decisi.
Grazie
agli dei, i Romani avevano ormai
rinunciato a darci la caccia e se ne erano tornati al loro Campo,
quindi
avevamo una libertà di movimento pressoché totale.
Io e mia sorella, nella perlustrazione della città,
decidemmo di tenere
particolarmente d’occhio i bar: erano i posti dove
tendenzialmente Orlando si
riempiva di non so quante robe gassate, per poi mollare i rutti
più sonori che
avessi mai sentito e tirarsi a dietro gli improperi di tutta Dun
Scaith.
Praticamente tutti i baristi che interpellammo l’aveva visto,
cosa che ci diede
una discreta idea di quanto fosse stato prudente quando
c’erano i Romani, ma
nessuno l’aveva visto quel giorno.
“Ma
dove cavolo è andato a cacciarsi?”
sbottai dopo il quarto bar controllato senza profitto.
“Nell’ultimo
posto sicuro per noi celti”
osservò cupamente una voce maschile vicino a noi.
Ci
voltammo e ci trovammo davanti un uomo
alto, robusto, con capelli biondi piuttosto lunghi.
“Divino
Lugh” lo riconobbe Nancy.
Lugh
era il dio praticamente di qualunque
cosa: fabbri, spadaccini, poeti, sacerdoti, mercanti, maghi e pure
ladri. E già
che c’era, era anche il dio della luce. Non per niente era
noto come ‘il dio
delle mille arti’. Oltre a questo, era capo dei Tuatha de
Danann, gli dei
dell’Irlanda.
Io e Nancy lo avevamo già incontrato durante la nostra
missione per rubare i
Libri dei Romani, e a modo suo, c’era stato molto
d’aiuto.
“Cosa
stava dicendo di Orlando?” gli
chiesi, andando dritta alla cosa più importante. Lugh
strinse le labbra, come
se stesse per dirci qualcosa che non gli piaceva.
“Le
vostre supposizioni erano giuste”
confermò “Il ragazzo ha davvero preso la lancia.
Ma non l’ha fatto per i motivi
che state pensando voi”
“Come?”
chiese Nancy.
“Perché?”
chiesi io. Non poteva certo voler
dire che Orlando era un traditore!
“E’
stato costretto” ci disse infatti.
La
cosa non mi faceva certo stare meglio.
Anzi, era il modo giusto per mandarmi in bestia: non avrei mai permesso
che a
chiunque di Dun Scaith venisse fatto del male.
“Chi
è stato?” gli chiesi.
Lugh
ci fissò con aria cupa. “Avete mai
sentito parlare degli dei norreni?”
“Intende
quelli del Valhalla?” chiese Nancy
“Come Odino e Thor … oh. Esistono anche loro,
giusto?”
Il
dio annuì. E ti pareva: oltre ai nostri,
a quelli greci e ai Romani, esistevano pure gli dei nordici. Stavo
iniziando ad
avere il forte sospetto che gli dei di tutte le religioni esistessero.
“E
cosa vogliono da noi?” chiesi in tono
cupo.
Lugh
si morse il labbro con aria pensosa.
“Cosa vogliano esattamente, non lo so. Quello che credo
più probabile, è che
siano interessati alle nostre terre. Ai tempi antichi, i loro guerrieri
ne
facevano di scorrerie sulle nostre coste, sapete?”
Oh,
fantastico. Non solo gli dei Romani ci
odiavano e ritenevano propria la nostra terra, adesso si aggiungevano
alla
lista anche i norreni. E’ bello sapere che
c’è sempre qualche gruppetto di
divinità sanguinarie che ti vuole morto.
“E
Orlando cosa c’entra con tutto questo?”
chiese Nancy.
“Più
che altro, c’è da chiedersi cosa
c’entra la Slea Bua con tutto questo. Vedete, sottrarre a un
popolo i suoi
oggetti più potenti è uno dei modi più
sicuro di indebolirlo, ve ne sarete
accorte da come hanno reagito i Romani quando avete rubato i loro
Libri”
“Difficile
non accorgersene” borbottai.
“E io non ho intenzione di permettere che la mia lancia venga
usata a tale
scopo, o anche solo che finisce nelle mani di quei dannati norreni.
E’ per
questo che sono venuto a pararvi: perché voi riusciate a
recuperarla” annunciò
il dio con rabbia.
“La
capiamo perfettamente” dissi “Ma di
nuovo: perché mettere di mezzo Orlando? Perché
non organizzare semplicemente un
attacco al nostro rifugio?”
“Buona
domanda” concesse il Dio “Credo che
vogliano usarlo per una sorta di ricatto. Vi sarà
più difficile agire contro di
loro, sapendo che lui è nelle loro mani. Credo che di tutti,
abbiano scelto lui
perché è il più, come dire
… non so molto del vostro gruppo, ma da quanto ho
sentito dire, non è propriamente il più furbo,
dico bene?”
Non
era molto carino nei confronti di Orlando
ammetterlo, ma annuimmo.
“Come
hanno fatto a contattarlo e a
convincerlo?” chiese Nancy “E’ quasi
tutto il tempo a Dun Scaith con noi … be’,
per buona parte del tempo, voglio dire …”
“Immagino
che l’abbiano minacciato o
ricattato in qualche modo” rispose Lugh cupamente
“Non sono tipi che amano le
mezze misure. Per come l’abbiano contattato … non
lo so, ma sospetto un qualche
trucco magico da parte di quell’idiota di Odino”
“E’
il loro re, giusto?” si ricordò Nancy.
Lugh
fece una smorfia di disprezzo. “Ah,
sì. Alcuni mi paragonano perfino a lui, sapete. Guerriero,
come me. Poeta, come
me. Qualcuno dice perfino saggio come me, ma non fidatevi, è
solo la propaganda
norrena. No, quello che avete bisogno di sapere di lui …
è che è un tizio
decisamente violento”
Ah,
fantastico. Ormai ero decisamente
preoccupata per il povero Orlando. Dov’era in quel momento?
Cosa gli stavano
facendo i norreni? Lo stavano torturando? Decisi che non appena avessi
messo le
mani su chi aveva avuto la brillante idea di usarlo per rubare la
lancia,
quello si sarebbe pentito di essere stato tanto furbo.
“Sa
dove possa essere Orlando?” chiese
Nancy.
“
Nello stesso posto dove si trova la mia
lancia, suppongo. E quindi posso sapere esattamente dove grazie al mio
collegamento
con lei” ci informò Lugh
“Era
la mia arma, in origine. Tutti i
Tuatha hanno una forte connessione con i quattro tesori, ma il mio con
la Slea
Bua è diverso da tutti gli altri”
“Affascinante”
intervenni spiccia “Allora
dov’è?”
Per
quanto lo conoscevo, era difficile
arrivare dritti al punto con Lugh senza divagare, ma quella volta
afferrò il
messaggio e rispose subito: “La lancia è
nell’antica città dei Nibelunghi”
“Dei
Nibe-chee?” fu il mio elegante
commento.
“Nibelunghi.
Sono un antico popolo di nani
che vivevano sottoterra e conoscevano i segreti della fusione del
ferro. Si
trovavano al confine tra noi e i norreni e intrattenevano rapporti
commerciali
con entrambi. Ormai sono scomparsi, e la loro città
sotterranea è disabitata e
in rovina. Ma comunque, si trova in Germania, per l’esattezza
dove adesso sorge
la città di Worms”
“E
come facciamo ad arrivare a questa città
sotterranea?” chiesi.
“Oh,
non è difficile. Basta che scendiate
nelle fogne”
“Nelle
fogne?” Ripeté Nancy.
“Sì,
vi si può arrivare tramite l’impianto
fognario della città. Vi suggerisco in particolare un
tombino dalle parti del
Duomo: è il più vicino alla città
sotterranea”
Oh,
certo, due ragazze che scoperchiavano
un tombino e si calavano nelle fogne non avrebbero assolutamente dato
nell’occhio.
Ad ogni modo, annuii.“Perfetto. Direi di partire subito, non
ho intenzione di
lasciare né Orlando né la lancia nelle mani di
quei tipi un secondo di più”
annunciai.
“Questo
è lo spirito giusto!” commentò Lugh
“Vi consiglio però di radunare i vostri
tirocinanti e di tenerli chiusi a Dun
Scaith. Può occuparsi la Morrigan di eventuali aggressori
… si può dire tutto
di quel corvo, ma non che non sa combattere”
“E
va bene” mormorai cupamente “In fondo,
non possiamo certo portarci dietro tutta la squadra”
“D’accordo”
disse Lugh serio “Ora vi ho
detto tutto quello che sapevo. Vi consiglio di partire immediatamente
… più il
tempo passa, più ci sono possibilità che la mia
lancia finisca in mano a Odino”
“Insieme
a Orlando”
“Ah,
sì, giusto, insieme al ragazzo. Ebbene
… buona fortuna, e riportate la lancia!”
Detto
questo, sparì teatralmente in un
lampo di luce.
Non perdemmo neanche un attimo.
Corremmo come delle disperate per tutta Portree per radunate i ragazzi,
metterli brevemente al corrente della situazione e rimandarli a Dun
Scaith
insieme alla Morrigan. Noi due, dopo aver prelevato le nostre armi,
prendemmo
il traghetto e arrivammo in autobus fino alla città con
aeroporto più vicina.
Da lì prendemmo il primo volo per Worms, che per qualche
strano miracolo si
concluse senza interventi di dei o mostri – era la prima
volta che capitava da
quando avevamo scoperto chi eravamo. Arrivammo a Worms dopo circa un
paio
d’ore, e ci dirigemmo subito verso il Duomo, seguendo le
istruzioni che ci
aveva dato Lugh.
Tutto questo preoccupate da morire. Be’, insomma, voi che
avreste fatto, se un
ragazzo di cui comunque vi stavate occupando, che conoscevate e a cui
eravate,
più o meno, affezionati fosse stato nelle mani di un gruppo
di divinità
sanguinarie che volevano conquistare il vostro Paese?
“E
adesso come facciamo ad entrare?” chiese
mia sorella, china su un tombino presso il Duomo, guardandosi attorno.
Era
pieno di gente.
“Proviamo
a fondere il metallo e a scendere
come se nulla fosse” risposi “I mortali tendono a
dare subito spiegazioni per
loro logiche alle cose, magari non ci faranno neanche caso”
“O
magari chiameranno la polizia” mormorò
Nancy, ma procedette lo stesso a fondere il metallo.
Nel
giro di pochi secondi il coperchio del
tombino era sparito, e al suo posto c’era un buco con una
scala che scendeva.
La gente ci osservava con aria un po’ perplessa, ma nessuno
tentò di fermarci,
quindi iniziammo a scendere lungo quella scaletta che, nel caso possa
interessarvi, era scivolosa in maniera assurda.
Arrivammo
alla fine dopo qualche minuto.
Nancy accese una torcia elettrica che era stata abbastanza previdente
da
portarsi a dietro e illuminò un tunnel sotterraneo, con un
piccolo fiume di
acqua maleodorante che scorreva al centro.
“Bene”
commentai “Tu vedi da qualche parte
una città in rovina?”
La
mia spada magica, Freagairiche, decise
di rispondere al posto di mia sorella. ‘Ti
suggerirei di metterti a camminare verso sinistra’
mi ronzò ‘Se non
sbaglio, dovrebbe essere più o meno da
quelle parti’
‘Non
sapevo che tu facessi anche da navigatore satellitare’
pensai i risposta, avviandomi dove diceva lei e facendo cenno a
Nancy di seguirmi.
‘Bella
gratitudine’
‘Scherzavo,
razza di permalosa!’
Comunque,
i mio improvvisato Tom Tom funzionava
alla perfezione: non molto tempo dopo, il paesaggio cambiò
radicalmente: il
nostro tunnel sfociò in un’enorme caverna, il tipo
di posto che non ti
aspetteresti mai sotto una città.
Ovunque sorgevano edifici veri e propri, anche se si capiva chiaramente
che
erano abbandonati: quasi tutti non avevano più il tetto, e
molti avevano i muri
semidiroccati. Se qualcuno aveva la porta, quella penzolava dai cardini
e il
legno era mezzo marcio. Alcune sembravano abitazioni, altri avevano
più
l’aspetto di negozi o di quelle botteghe di fabbri che si
vedono nei film sul
Medioevo (e d’altronde Lugh aveva detto che erano esperti
nella lavorazione del
ferro).
Entrambe
procedemmo, guardandoci intorno
impressionate. Decisamente, quel luogo abbandonato e nascosto sotto la
città tedesca
faceva un certo effetto.
“Chissà
come doveva essere vivere qui …”
mormorò Nancy, puntando la torcia su bottega sulla quale
penzolava un’insegna
marcia e ormai illeggibile.
“Non
molto diverso che vivere a Dun Scaith,
probabilmente” osservai
“Piuttosto,
chissà com’è che i Nibelunghi
l’hanno abbandonata?”
“Forse
se ne sono andati quando hanno
iniziato a costruirci sopra la città, ma non è il
nostro problema più grosso.
Dov’è Orlando?”
Prima
che io potessi dire qualunque cosa o
avanzare qualunque suggerimento, sentimmo delle voci, abbastanza vicine
a noi.
Sembravano quelle di due ragazzi, ma non capivo cosa stessero dicendo.
Stavano
parlando una lingua straniera, forse tedesco.
“E
questi cosa fanno qui?” sussurrò Nancy
“E chi sono?”
Quello
che disse uno dei due subito dopo fu
una risposta più che sufficiente. Non capimmo la frase, ma
una parola la
sentimmo forte e chiara: ‘Odino’.
Stavamo per incontrare i norreni.
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[Angolo Autrice]
Sì,
autrice, perché questo capitolo è di Fan of The
Doors. Vi presento la città dei nibelunghi, luogo dove si
trovano due oggetti
cercati da entrambi i gruppi. Immagino che Alex non sarà
felice di incontrare i
celti. Non dopo quello che hanno fatto alla sua ragazza e a sua padre.
Anche se, a mio parere, della lancia gliene frega relativamente poco ;)
Ad ogni poco Sinead (NON CI CREDO ME LO SONO RICORDATO!!!!) e Nency,
che sono
molto carine entrambe (Ma va’, sono sorelle gemelle.) stanno
per incontrare il
nostro caro figlio di Odino.
Voleranno sicuramente parole grosse (Senza contare spade e magia :P )
Spero che la storia vi piaccia.
A presto, ragazzi!
AxXx e Fan of
the Doors