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Autore: coccinellanna    06/06/2014    0 recensioni
Un anno dopo, Elena cerca di affrontare un'assenza ingombrante.
Genere: Angst | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Elena fissava lo schermo del computer da quelle che sembravano ore. La pagina bianca era davanti ai suoi occhi, macchiata solo dalla linea nera, a sinistra, che compariva e scompariva. Doveva scrivere un racconto breve per la sua classe di scrittura creativa, ma le parole non uscivano. Non aveva niente da dire e quelle poche idee che riusciva a mettere per iscritto le sembravano di una banalità imbarazzante. 
 
Elena stava fissando il soffitto da almeno una ventina di minuti. Al suo fianco Damon si agitava nel sonno, senza lasciarle chiudere occhio. Non si limitava ad agitare le braccia in aria, ma parlava anche: frasi sconnesse, urla e risatine inquietanti. Ogni tanto ad Elena piaceva rimanere a sentirlo sproloquiare e osservare le smorfie buffe che faceva, ma quella notte era particolarmente stanca. E quella notte, forse anche per colpa del caldo, Damon era particolarmente inquieto.

Ad un tratto iniziò a gridare un nome, Sofia, ripetuto fino allo sfinimento. Poi più niente per un po', fino a quando con un gridò si svegliò spaventato.


Elena si girò a guardarlo, mentre lui si metteva seduto con il cuore che batteva all'impazzata.
-Brutto sogno?-
-Sì... ti ho tenuto sveglia, non è vero?-
-Non fa niente. Sai, se dovessi raccontare a qualcuno i discorsi che fai nel sonno tutta la tua reputazione di vampiro cattivo andrebbe in fumo-

-Nessuno ti crederebbe- Damon si abbassò per baciarla, ma lei lo respinse.
-No, non ti bacio. Sono offesa!- Elena fece la sua migliore faccia imbronciata e incrocio le braccia sul petto.

-Cosa?! Sei offesa perchè parlo nel sonno?-
-No sono offesa perchè di solito chiami il mio nome o al massimo Stefan, non quello delle altre.-
Damon sembrava aver capito di chi stesse parlando e questo fece insospettire un po' Elena. Fino a quel momento era stato uno scherzo, ma era possibile che lui le stesse nascondendo qualcosa? No, era impossibile. Elena scacciò quei pensieri da fidanzata paranoica dalla testa.  

-Lo sai, vero, che non faccio apposta?-
Lo sguardo serio e un po' ferito sul volto di Damon le fece trattenere a stento una risata, rischiando di farle saltare la copertura. Si girò, dandogli le spalle, intenzionata a recuperare qualche ora di riposo. Dopo qualche minuto, cercò con la mano il braccio di Damon e lo tirò verso di sè, in modo che le sue braccia l'avvolgessero. Lo sentì sorridere, mentre le lasciava un bacio fra i capelli.
     

-Cosa stai facendo?- la voce squillante di Caroline la svegliò. Si era addormentata ed ora il foglio di Word era pieno di lettere che si susseguivano senza significato. La sagoma dei tasti le era rimasta impressa sulla guancia destra. Elena voleva lamentarsi con la sua amica del brusco risvegliò, ma in fondo aveva sognato Damon e questo le era bastato per risollevarle un po' il morale. Era strano: non le era mai successo di sognarlo così tante volte nel corso di pochi giorni. In quei sogni le sembrava tutto così nitido e definito, come se fosse realmente lì, a ripetere di nuovo quelle parole, con le sue braccia strette attorno a sè.
 
-Perchè non ti prepari e andiamo a Mystic Falls?- chiese Caroline, come se stesse facendo una telepromozione per una crociera ai Caraibi.
-A Mystic Falls? Di nuovo!?- replicò Elena, con la voce ancora impastata dal sonno. Non era sicura che tornare a casa per la seconda volta in meno di una settimana fosse una buona idea e non aveva alcuna intenzione di affrontare Stefan. Probabilmente era ciò che voleva la sua amica, che lei e Stefan parlassero.  
  
Entrando nel Mystic Grill Elena si complimentò con se stessa per essere riuscita a sfuggire alle grinfie di Caroline. Aveva liquidato i due piccioncini, con la scusa di voler essere il terzo incomodo, e se l'era data a gambe.

-Ciao!-
-Ehi, straniera- Matt stava pulendo il bancone del Grill. Il locale era stato completamente rimesso a nuovo, ma in fondo non era poi così diverso da come era prima di... prima dell'esplosione.   

-Non riesco ancora a credere che tu abbia comprato questo posto!-

-Nessuno lo voleva dopo che lo avete fatto saltare in aria- Matt sorrise, come un papà orgoglioso della propria creatura.
-Dove hai trovato i soldi?-
-Un donatore segreto-. Elena si chiese perchè il suo amico facesse tanto il misterioso. Non aveva idea di quanto potesse costare un posto del genere, ma di sicuro era più di quanto lei o Matt potessero mai permettersi.

-Lo conosco?-
-Certo che lo conosci, Elena. E comunque è un prestito...-
-Adesso posso avere da bere?-

-Credevo fossi venuta a trovare me… Aspetta!-
-Cosa?-

-Ti stai sedendo... guarda sotto lo sgabello-. Elena si piegò e alzò piano lo sgabello sul quale si stava per accomodare, molto curiosa.  

"eternamente riservato a Damon Salvatore"

La scritta era incisa in corsivo su una piccola targhetta di bronzo. Ci fece scorrere lentamente la dita, fermandosi sull'iniziale del suo nome. Guardò Matt sorridente e mormorò un grazie. Poi rimise a posto lo sgabello e si sedette su quello alla sua destra.

-Bene, dopo questo ho decisamente bisogno di ubriacarmi-.
 
Non si ricordava quanto tempo era rimasta al Grill, ma la testa cominciava a diventarle pesante. Aveva decisamente bevuto troppo e per la seconda volta quella giornata si addormentò lì dove era, con le braccia distese sul bancone del Grill sicura che Matt, una volta finito il turno, l'avrebbe riportata a casa.
 

-Elena?- quando Damon la chiamò era fuori a prendere il sole. Gli occhiali sistemati sugli occhi, pantaloncini e top, un buon libro fra le mani. Caroline sosteneva che i vampiri non potessero abbronzarsi, Elena era quasi sicura che fosse solo una leggenda del passato quando, effettivamente, senza anello sarebbero finiti abbrustoliti. Quando avevano chiesto a Damon, il giorno prima, un parere professionale, lui aveva scosso la testa contrariato e poi se n'era andato senza dare alcuna risposta.

-Cosa?-
-Puoi entrare? Ti dovrei parlare di una cosa...- Elena lo seguì, un po' preoccupata dal suo tono di voce serio.
Entrarono dalla portafinestra del soggiorno. Davanti a loro c'erano due grossi scatoloni e poi una serie di vecchi fogli sparsi sul tappeto.

-Sai quel nome che ho detto nel sonno questa notte? Sofia?
-La tua amante negli anni '30?- commentò Elena, acidamente. 
-Non era una delle mie conquiste, quindi puoi smettere di essere gelosa. Sofia Salvatore era mia madre.- Elena si coprì la bocca con le mani.

Si vergognava così tanto. Come aveva potuto scherzare su una cosa del genere.

Lui non parlava mai di sua madre. Era la prima volta che Elena sentiva il suo nome. Non sapendo bene cosa dire, ubbidì al gesto di Damon e si sedette accanto a lui, davanti alle scatole.

-Questa è lei.- passò ad Elena l'immagine sbiadita di una bellissima donna. Aveva i lineamenti decisi e lo sguardo serio, ma sembrava così giovane. -E' morta quando avevo otto anni, una malattia inspiegabile per i medici. Lei e mio padre non si amavano più da tempo. Era una ribelle, ti sarebbe piaciuta.-

Elena strinse forte la mano di Damon. Inspiegabilmente era lei a non riuscire a trattenere le lacrime, lui sorrideva sereno.
-Cosa c'è nelle scatole?-
-Perchè non le apri...-

Libri.
Tantissimi libri, vecchi e ingialliti ma non completamente distrutti dal tempo, come se qualcuno si fosse impegnato per conservarli al meglio. Elena li fece passare fra le mani. Erano in lingua originale: francese, tedesco, italiano. Alcuni erano addirittura delle prime edizioni e avevano probabilmente un valore inestimabile.


-Mia madre leggeva moltissimo. E non leggeva esattamente libri adatti per una donna sposata con uno dei più ricchi costruttori della zona. Le piacevano i libri scomodi molto più di quanto le piacesse fare le faccende di casa! Mio padre si chiedeva perchè non spendesse tutti quei soldi in vestiti come le donne dei suoi amici, invece che farsi mandare "carta" in nave dall'Europa. Quando si ammalò, mi ricordo che iniziò a leggere volumi di biologia, come se volesse essere lei stessa a farsi la propria diagnosi.-        

-Ti manca?-
-E’ morta centocinquanta anni fa, Elena.-
-Sì, lo so, ma non vuol dire niente. Ti può mancare comunque.- Elena riconobbe quello sguardo sul volto di Damon. Stava aggrottando lo sopracciglia e fissava un punto lontano davanti a lui, come se volesse incenerire la parete.

-Non mi manca- sembrava lo dicesse più per tranquillizzare lei, che perché ci credesse veramente –mi dispiace che sia morta così giovane, che fosse incastrata in un matrimonio che non voleva e in una vita che non faceva per lei, che Stefan non si ricordi nemmeno il suono della sua voce. E mi dispiace per quel bambino di otto anni, ecco.-

-Quel bambino di otto anni è ancora lì sotto, Damon.-
-Come fai a dirlo?- la voce di Damon era improvvisamente rauca, quasi violenta. Elena rimase in silenzio per qualche istante, come ad aspettare che lui si calmasse.

-Perché mi sono innamorata di lui-.  

 
Damon era senza fiato. Le visioni che stava avendo in quegli ultimi giorni avevano qualcosa di incredibile. Giorni era una parola esagerata, visto il posto in cui si trovava. Aveva perso completamente la concezione del tempo, poteva essere morto da una quindicina di minuti o da sessanta anni, non lo sapeva dire. Non che il posto in cui si trovava fosse poi così male.

Di certo non era l’inferno, ma nemmeno il paradiso. Era probabilmente un limbo e lui non era solo. Avvertiva la presenza di altre anime. Era come se fosse intrappolato in una bolla di sapone completamente circondata dalla nebbia. Avvertiva dei suoni soffusi e degli spostamenti d’aria attorno a lui.

Qualche tempo fa era riuscito ad incontrare Bonnie (la streghetta, per qualche motivo, era riuscita ad entrare nella sua bolla anche se per pochissimo tempo), ma anche lei aveva ben poche informazioni su quello che stava succedendo. Forse era venuto il momento di provare a cercarla.

Quei flashback dei momenti felici tra lui ed Elena si susseguivano, uno dopo l’altro, così veri e nitidi. Erano pieni di dettagli e, cosa molto strana, non sembravano rispecchiare esattamente i suoi ricordi, ma piuttosto quelli di lei. Era come osservare una scena che aveva già vissuto, ma da un altro punto di vista.   



Note: ecco che si entra un po' più nel vivo. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, se è così recensite! Grazie di cuore a tutti quelli che seguono la mia storia.
  
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