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Autore: Sapientona    19/06/2014    5 recensioni
Solo una raccolta di piccoli momenti Percico. Perlopiù Fluff, credo, perché loro sono troppo teneri.
#1 Mitomagia.
#2 Gelosia.
#3 Inverno, raffreddore e algebra.
#4 I semidei non prendono il covid.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nico di Angelo, Percy Jackson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Nico!” la voce di Percy fu accompagnata da dei pesanti pugni alla porta del suo appartamento, dono di Ade “Nico, apri la porta, è urgente!”
Il più piccolo, preso dal panico e pensando al peggio per il suo fidanzato, si alzò dal divano con uno scatto allarmato ed aprì la porta, solo per essere poi travolto da Percy, che gli rivolse un sorrisetto colpevole quando si ritrovò sdraiato su di lui, con due scatoloni di pizza enormi fra le braccia.
“Dimmi un po’…hai davvero diciassette anni oppure no?” roteò gli occhi il quattordicenne, rifilandogli un’occhiataccia. Se lo levò di dosso con una mossa stizzita, deciso a non concedergli smancerie di alcun tipo finché non gli avesse spiegato il motivo di quella improvvisa ed immotivata irruzione in casa sua che, tra le altre cose, gli aveva quasi causato un infarto.
“Perché davvero” continuò Nico alzandosi in piedi, “non sembra proprio che tu abbia affrontato missioni suicide, mostri letali e perfino Dei e Titani e chi più ne ha più ne metta! Mi chiedo come cavolo abbia fatto tu a battere Ares – probabilmente ti ha lasciato vincere per pura pietà–”
Percy si fiondò sul suo ragazzo, mettendogli l’indice sulle labbra e rivolgendogli un sorriso quasi supplicante “Risparmiami gli insulti per dopo, okay?”
Nico non capì bene che cosa intendesse – aveva forse intenzione di dargli motivo di insultarlo, di lì a poco? – ma scrollò le spalle e gli rivolse poi uno sguardo leggermente infastidito, scacciando via il suo dito dalle labbra.
Percy, dal canto suo, rimase qualche attimo a fissare le labbra rosee e davvero incredibilmente morbide del più piccolo, che gli era mancato tantissimo durante quella settimana di separazione, dovuta non solo agli impegni scolastici del più grande ma anche a qualche piccola incomprensione che c’era stata fra i due – o meglio specificando, alla gelosia esagerata del figlio di Ade. Nonostante ciò nessuno dei due sembrava intenzionato a prendere il discorso, almeno per il momento, ed il figlio di Poseidone si trattenne dal sospirare di sollievo, al pensiero. Chiudendo gli occhi, si abbassò verso il  fidanzato per salutarlo, ma quello sgusciò velocemente via dalla sua presa dirigendosi in cucina “Qual cattivo vento ti porta qui?”
E fu a quel punto che il diciassettenne si concesse un sospiro esasperato: evidentemente il suo adorabile fidanzato non aveva intenzione di buttarci una pietra sopra alla discussione che avevano avuto, per niente. Era fortemente intenzionato invece a fargli pesare quei giorni che avevano passato senza vedersi.
Prese gli scatoloni della pizza, rimasti a terra nel frattempo, e chiuse la porta principale con ben poca grazia camminando con passo spedito e sicuro lungo quel corridoio che aveva percorso così tante volte. Posò i cartoni bollenti sul tavolo, per poi poggiarsi contro lo stipite della porta scorrevole e fissare il suo ragazzo con aria supplichevole “Volevo passare un po’ di tempo con il mio piccolo preferito.”
Nico arrossì fino alla radice dei capelli e Percy trattenne a forza una risata, mordendosi la lingua e mantenendo i suoi occhioni da cucciolo, che sembravano non aver alcun effetto sul giovane semidio. Quello alzò un sopracciglio, prese uno dei due scatoloni e si diresse in salone, borbottando qualcosa di decisamente incomprensibile ma sicuramente poco carino. Lo poggiò sul tavolino in vetro ed accese la televisione a schermo piatto.
Dopo qualche minuto, si voltò verso Percy e roteò gli occhi nel vederlo ancora fermo nello stesso punto, per poi fargli segno di andarsi a sedere vicino a lui. Il più grande accettò l’offerta di buon grado, gettandosi poi sul divano di fianco a Nico e gettandogli casualmente qualche occhiata curiosa, prestando ben poca attenzione al programma in televisione.
“Allora” si schiarì la voce poco dopo “che hai fatto questa settimana?”
Nico sembrava sul punto di mandarlo a quel paese, poi sembrò ripensarci ed assunse un’aria abbastanza disinteressata “A casa e un po’ in giro con Jason.”
Notò Percy irrigidirsi al nome del suo amico, con il quale era sempre stato un po’ in competizione su tutto, sebbene avessero, nel complesso, un rapporto discreto. Certamente non si azzannavano a vicenda, anzi a volte uscivano in quattro – Percy, Nico, Jason e la sua ragazza Piper – ma il discendente del dio del mare si era sempre lamentato della quantità di tempo che il figlio di Ade e quello di Giove passavano assieme.
Calò un silenzio piuttosto imbarazzante, almeno per il figlio di Poseidone, mentre il suo ragazzo era più che tranquillo – o almeno così sembrava,  – con la pizza in mano. Quest’ultimo poi si voltò quasi impercettibilmente verso Percy “Allora, come sono andate le tue ripetizioni?”
“Bene” pensò quasi senza pensarci, dandosi poi del cretino quando Nico gli rivolse un’occhiata infastidita “Mi fa piacere.”
Percy sospirò, riuscendo a malapena a trattenersi dal tirarsi uno schiaffo in pieno viso per la sua stupidità “Nico, lo sai che io ed Annabeth siamo solo buoni amici, vero?”
“Certo che lo so. Voi siete ottimi amici, ed è giusto che sia così.”
Percy sospirò, poi tentò un approccio diverso. Con un sorriso sulle labbra, sollevò un poco Nico dal suo posto e lo fece accomodare tra le sue gambe. Quest’ultimo assunse una postura rigida, ma non si scostò.
“Che cosa fai?” borbottò.
“Niente” rispose tranquillo Percy, ancora sorridendo “recupero il tempo perso col mio gelosone, no?”
Cinse la vita del più piccolo con le sue braccia, e solo dopo alcuni minuti di silenzio tombale finalmente il figlio di Ade si mosse, accoccolandosi contro il petto del figlio di Poseidone e borbottando qualcosa su quanto fosse irritabilmente adorabile.
E Percy sapeva che quello era il suo modo di fargli un complimento, motivo per cui gli passò una mano fra i capelli. Poco dopo prese a lasciargli piccoli baci sul collo, non passionali, no, teneri. Voleva farlo sentire amato, fargli capire che per lui era l’unico. Nico sospirò, lasciandosi andare, come faceva solo quando erano in intimità, senza che Jason sorridesse ammiccante o che Leo facesse battute idiote. Pochi minuti dopo Nico era cavalcioni sul più grande e gli lasciava, timidamente, dei baci insicuri come aveva fatto l’altro poco prima. Quando fece scivolare le mani sotto la maglietta e sfiorò, involontariamente – o forse no –, la zip dei jeans, Percy serrò gli occhi e strinse appena la presa sui suoi fianchi, facendogli acquistare un po’ più fiducia.
“Non-non so chi diamine devo ringraziare per averti dato quest’improvvisa audacia, Nico, ma-cavolo.”
Il discendente di Poseidone non riuscì a formulare una frase coerente, troppo preso dall’improvviso slancio del figlio di Ade, che non si era mai spinto oltre i timidi baci che gli riservava quando lo riteneva opportuno.
“Jason.” Rispose Nico, sorridendo vittorioso mentre Percy non poteva vederlo: vendetta.
Percy si immobilizzò, infatti, e prese il più piccolo per i polsi, fermandolo. Gli occhi verdi avevano assunto uno sguardo di ghiaccio “Jason che cosa?”
Nico, che aveva trattenuto le risate fino a quel momento, scoppiò “Jason mi ha solo detto che secondo lui potevo fare un passo avanti, gelosone.”
Percy ci mise un attimo a capire ciò che voleva dire Nico, difatti poi si rilassò visibilmente e gli lanciò un’occhiataccia “Hai decisamente rovinato il momento.”
Il più piccolo poggiò la fronte alla sua, piantando i due pozzi scuri in quelli chiari del fidanzato, per poi chiudere la distanza tra loro con un bacio.
“Tu dici?” mormorò con voce roca.

 
  
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