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Autore: Koori_chan    20/06/2014    1 recensioni
[L’Ottobre del 1703 era uno dei più caldi che la gente di Londra ricordasse.
Per strada i bambini correvano scalzi schiamazzando senza ritegno, e sul mercato si vendeva ancora la frutta dell’estate; il sole, che già aveva incominciato la sua discesa verso l’orizzonte, illuminava i dock di un’atmosfera tranquilla, pacifica, quasi si fosse trattato di un sogno intrappolato sulla tela di un quadro.]
Quando un'amicizia sincera e più profonda dell'oceano porta due bambine a condividere un sogno, nulla può più fermare il destino che viene a plasmarsi per loro.
Eppure riuscirà Cristal Cooper, la figlia del fabbro, a tenere fede alla promessa fatta a Elizabeth Swann senza dover rinunciare all'amore?
Fino a dove è disposta a spingersi, a cosa è disposta a rinunciare?
Fino a che punto il giovane Tenente James Norrington obbedirà a quella legge che lui stesso rappresenta?
E in tutto ciò, che ruolo hanno Hector Barbossa e Jack Sparrow?
Beh, non vi resta che leggere per scoprirlo!
Genere: Avventura, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Elizabeth Swann, Hector Barbossa, James Norrington, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo Settimo~







Qualcosa stava per cambiare, Cristal lo sentiva nell’aria.
Mancava poco più di un mese al tredicesimo compleanno di Elizabeth, e l’azzurro cielo settembrino sembrava ignorare i temporali che da lì a poco si sarebbero rovesciati sull’isola con la potenza di mille cascate.
In un anno e mezzo di duri allenamenti quotidiani Cristal e Will avevano dimostrato un vero talento per l’arte della scherma, anche se il fisico più sviluppato del ragazzo lo rendeva una spanna superiore all’amica.
- Non vale! Tu hai le braccia più lunghe, è ovvio che in affondo arrivi prima! – si lamentava la ragazzina sotto gli occhi attenti del padre, mentre l’apprendista le rivolgeva linguacce scherzose.
- In un leale duello ti ucciderei! – esclamava poi, suscitando la curiosità di William.
- Un leale duello? E questo non lo è, forse? – domandava lui, tornando ad incrociare le lame mentre la bionda eseguiva una perfetta cavazione e partiva in affondo.
Will parava terza ed evitava di essere colpito.
- Questo duello è soggetto a regole inverosimili! In una vera battaglia solo un folle non approfitterebbe di ciò che ha intorno per volgere lo scontro a suo favore!-
E continuavano a punzecchiarsi per tutto il pomeriggio, finchè l’allenamento non finiva e correvano in strada a giocare, in attesa che Elizabeth li raggiungesse.
Fu un giorno, dal libraio, che Cristal ne sentì parlare per la prima volta.
Da quando aveva scoperto quella piccola bottega non passava settimana che non vi si recasse e, anche se ormai aveva letto gran parte dei libri che il vecchio negoziante le permetteva di prendere in prestito, le piaceva rimanere in quel luogo a fantasticare.
Gibbs era salpato due mesi prima come scorta a un mercantile, e da quel giorno non si era più saputo nulla di lui. Cristal sosteneva che si fosse dato alla pirateria, ma in paese tutti lo avevano ormai dato per morto, così la ragazzina, con grande rammarico, aveva dovuto cercarsi qualcun altro che le raccontasse emozionanti e avventurose storie di mare.
Il vecchio Abraham, per fortuna, si era dimostrato all’altezza di quel compito e anzi, aveva dimostrato subito un grande affetto nei suoi confronti.
- Una donna che legge è come una rosa canina: rigogliosa e stupenda nei terreni impervi, ma da difendere ed incoraggiare fra i fiori di un giardino. – le aveva detto un giorno, porgendole “La Dodicesima Notte” di Shakespeare.
Si chiamavano per nome e si davano del tu, ma entrambi nutrivano stima e rispetto reciproci.
Cristal voleva bene ad Abraham: non solo non la trattava come una bambina, ma addirittura si prendeva la briga di interessarsi alle sue opinioni, ascoltando attentamente cosa pensasse a proposito della pirateria o di mille altri argomenti.
Quel pomeriggio si stava davvero bene all’aria aperta così, in assenza di clienti, avevano deciso di mettersi a chiacchierare seduti sulla panca al di fuori del negozio.
- Davvero è riuscito a fare tutto questo da solo?! – esclamò la ragazzina quando l’anziano signore ebbe terminato il suo racconto.
- E senza espoldere un colpo! Me l’ha raccontato ieri un marinaio giù al porto… - confermò Abraham sistemandosi gli occhialetti tondi sul naso aquilino.
- Vuoi dire che un singolo uomo è stato capace, senza aiuto alcuno, di rubare indisturbato una fregata sotto gli occhi di tutta Santo Domingo senza nemmeno combattere?! – la ragazzina non riusciva a credere alle sue orecchie, come poteva essere? L’impresa aveva davvero dell’impossibile!
Il libraio ridacchiò sommessamente, lasciando che il sole caldo del primo pomeriggio gli scaldasse le ossa stanche.
- Sembra proprio che questo Sparrow ci sappia fare! – commentò, pregustando la reazione di Cristal.
Come da pronostico, questa balzò in piedi e mimò un duello all’arma bianca.
- Abraham, riesci a immaginarlo? Le vele spiegate al vento caldo dell’estate, la mappa con la croce sul tesoro e le spade sguainate! Capitan Cooper e Capitan Sparrow alle prese con la loro nuova ed entusiasmante avventura! Sarebbe bellissimo navigare con uno come lui! – fantasticò con una giravolta a braccia spalancate.
- Adagio, Cristal, adagio… Stai diventando grande, frasi come questa potrebbero diventare scomode… - la ammonì senza eccessiva enfasi.
La figlia del fabbro si lasciò cadere senza grazia sulla panca e sbuffò, poggiando i gomiti sulle ginocchia e il mento sui palmi delle mani.
- Odio questa cosa. Tutta colpa dei Bigodini, vedono la Libertà come un peccato! – si lamentò.
Abraham scosse la testa e le accarezzò i capelli con fare affettuoso.
- Basta non farti sentire da Norrington… - e con un’occhiata complice scoppiarono a ridere entrambi.
Inutile dire che in un battito di ciglia il misterioso e affascinante Jack Sparrow divenne l’eroe di Cristal ed Elizabeth. William non sembrava molto felice di quel nuovo individuo che, senza nemmeno avere un volto, si era guadagnato una posizione inespugnabile nel cuore delle amiche, ma l’irruenza delle due ragazzine non gli aveva concesso di esternare in alcun modo il suo disappunto, e come al solito aveva finito per adeguarsi ai loro giochi.
Fu una manciata di giorni dopo, la mattina del quindici Settembre, che al suo risveglio Cristal trovò ad attenderla una pessima notizia.
Sua madre entrò in camera e spalancò le finestre, lasciando che la luce entrasse con prepotenza e andasse a colpire il volto della figlia.
- Sveglia, è già tardi, hai poltrito abbastanza! – esclamò ricevendo un grugnito carico di disappunto dalla ragazzina sommersa dai cuscini.
-  Che ore sono? Ho sonno! – biascicò, tirandosi le lenzuola fin sopra il volto.
Marion sospirò la scoprì senza alcun garbo.
- Le nove passate. Tuo padre partirà fra un’ora, e a mezzogiorno dovremo essere su al Forte per l’impiccagione! – sciorinò.
- Ti ho già preparato l’acqua calda per il bagno, fila in cucina! –
A quel punto Cristal si svegliò del tutto e scattò a sedere.
- Impiccagione? Quale impiccagione? –
- Non hai sentito ieri mentre ne parlavamo con papà? Oggi ci sarà l’esecuzione pubblica di Michael Gardner, è condannato per diserzione e pirateria. Ci sarà tutta la città, non possiamo mancare…- spiegò di fronte all’espressione inorridita della figlia.
- Ma… Gardner? Quel Michael Gardner? Lo impiccano? Mamma, dobbiamo proprio andare? –
Odiava le impiccagioni. Non che non avesse il coraggio di guardare, la morte non l’aveva mai spaventata, ma riteneva che fosse una pena eccessiva per qualsiasi tipo di crimine.
Era troppo comodo essere uccisi; se la scelta fosse spettata a lei avrebbe costretto i criminali a lunghi anni di reclusione e lavoro, ma nessuno sembrava condividere quell’opinione.
Inoltre aveva conosciuto Michael Gardner, aveva prestato servizio sulla Dauntless durante la traversata dall’Inghilterra, e non le era sembrato una persona malvagia.
- Sai benissimo che nemmeno io sono favorevole a questa pratica, ma non possiamo non presentarci. Ci saranno anche i Swann, e penso che nemmeno Elizabeth sia così desiderosa di partecipare… -
Cristal scese dal letto e si si spogliò, correndo in cucina e lasciandosi scivolare nella grande tinozza già colma d’acqua calda.
- Mamma, non ci voglio andare! – piagnucolò, incrociando le braccia al petto mentre la donna le rovesciava in testa un altro catino d’acqua.
- Niente storie, Cristal. Si tratta solo di mezz’ora, resisterai. – e con quella frase secca e decisa Marion pose fine alla discussione.
Jim partì un’ora dopo alla volta della città vicina, dove un uomo l’aveva contattato per un lavoro, e le due donne della famiglia si ritrovarono a marciare con aria lugubre alla volta del Forte.
Quando arrivarono la terrazza dove si sarebbe tenuta l’impiccagione era già gremita di persone, per lo più popolani curiosi e in cerca di intrattenimento.
- Cristal! Credevo che non saresti venuta! – la voce sottile di Elizabeth si fece sentire al di sopra del chiacchiericcio e le condusse fino al porticato, dove Swann si guardava attorno nervoso.
- Avrei preferito starmene a casa, ma qualcuno mi ha obbligata a presentarmi… - sibilò con un’occhiata eloquente all’indirizzo di sua madre, intenta a salutare il Governatore con un inchino.
- Will non c’è? – si informò poi, sbirciando fra la folla in cerca del volto familiare.
Elizabeth roteò gli occhi e sbuffò.
- E’ andato nelle prime file con dei suoi amici. Sembrano trovare questa situazione divertente. Rozzi barbari. – fu il suo giudizio incrinato da una nota di quella che l’amica interpretò con sorpresa come gelosia.
- Schifosi. Vorrei vedere se ci fossero loro con il cappio al collo… - mugugnò Cristal lisciandosi l’abito marrone e guardandosi attorno nervosa.
Al di là dei principi morali c’era un motivo per cui non aveva alcuna intenzione di presenziare all’impiccagione, e Lizzie ne era al corrente: entrambe sapevano che se James Norrington si fosse presentato la situazione sarebbe di certo degenerata.
Quasi il semplice pensiero fosse stato in grado di evocarne la figura, il Tenente fece la sua comparsa dal lato nord del porticato e prese a marciare dritto verso di loro.
Salutò educatamente Swann e Marion e poi si rivolse alle bambine con un inchino lieve e misurato.
- Miss Swann! Miss Cooper… - ma fu evidente a tutti che lo sguardo che rivolse alla figlia del fabbro celava qualcosa di più, quasi una sfida.
Cristal si inchinò appena e ricambiò con un sorriso teso e diffidente.
Sapeva benissimo che non aspettava altro che un suo passo falso per poter finalmente mostrare quanto le sue arringhe in difesa della pirateria fossero assurde e sbagliate.
Ma lei non gli avrebbe dato quella soddisfazione, non quella volta! Doveva starsene zitta e non dare adito a discussioni. Solo mezz’ora,poi sarebbe finito tutto.
Improvvisamente i tamburi iniziarono a suonare ritmicamente, mentre un uomo magro e pallido veniva condotto senza cura verso il patibolo. La gente nelle prime file gli lanciò contro oggetti e frutta marcia, gridando epiteti osceni che fecero ribollire il sangue nelle vene alla giovane Cooper.
Alcuni minuti dopo, quando qualcuno prese a decantare le vili azioni per cui il condannato si era guadagnato il cappio al collo, ancora inveivano contro di lui.
- Rispetto… - sussurrò senza nemmeno accorgersi di averlo pronunciato al di fuori della sua mente.
- Come avete detto? –
Sua madre si voltò di scatto, in volto uno sguardo di rimprovero, ma la ragazzina non vi fece caso.
Si era resa conto che Norrington non aveva fatto altro che rivolgerle occhiatine furtive da quando era arrivato, e di certo aveva compreso appieno il suo sussurro.
La razionalità, incoraggiata dallo sguardo severo e penetrante di Marion, le avrebbe imposto di chinare il capo in silenzio, ma Cristal era tutto fuorchè razionale, e nessuno si stupì nel vederla rispondere a voce più alta, gli occhi fissi in quelli dell’ufficiale, senza paura o imbarazzo alcuno.
- Ho detto rispetto, Tenente Norrington. – ripeté con fermezza.
- E’ un pirata, nonché un traditore della Patria, Miss Cooper. Quest’uomo non merita rispetto alcuno. – spiegò Norrington pigramente.
Elizabeth tirò una gomitata all’amica per evitare che si cacciasse di nuovo nei guai, ma fu tutto inutile.
- Ognuno merita rispetto, Tenente! Persino l’ultimo uomo sulla faccia della Terra! – non riusciva a  concepire che si potesse essere così ottusi.
“Comprendere, non condannare”. Era con quella massima che sua madre l’aveva sempre cresciuta, e Cristal aveva imparato ad applicarla alla lettera: ogni azione era causata da qualcosa, un qualcosa che andava ricercato e compreso prima di formulare un qualsiasi giudizio. Il rispetto era alla base ogni rapporto, persino fra nemici. Non sopportava che qualcuno potesse comportarsi in una maniera talmente lontana da qualsiasi decenza morale.
- Cristal! – si sentì ammonire proprio da Marion, ma ormai la miccia era accesa.
- Il Signor Gardner ha ucciso, nel caso non vi fosse chiaro. – fu la replica secca e vibrante di James.
- E voi non avete forse fatto lo stesso? Non è forse quello che state facendo? La Legge deve correggere, non estirpare! – esclamò la ragazzina, suscitando una lievissima esclamazione da parte di Swann, stupito da quella radicale presa di posizione.
- Conoscete il signor Gardner meglio di me, sapete che è un brav’uomo! Deve esserci senz’altro un motivo se è diventato un pirata!- continuò, cercando di rendere evidente ciò che Norrington si rifiutava di capire.
- Per quanto involontaria, sempre che così si possa definire, la pirateria non può essere considerata una giusta rotta! – la anticipò lui, avendo invece intuito perfettamente dove volesse andare a parare.
- Cristal, adesso basta! Sono desolata, io… - ma Marion non riuscì a terminare la frase, ancora interrotta dalla figlia.
Rivolse al Tenente uno sguardo di ghiaccio, velenoso e pungente come l’odio che le stava facendo tremare i pugni stretti lungo i fianchi.
- Può darsi, Tenente, che nella rara occasione in cui per seguire la giusta rotta ci voglia un atto di pirateria, la pirateria stessa possa essere la giusta rotta. – sibilò.
Tutti trattennero il fiato, spiazzati da una simile risposta. James stava per risponderle a tono, ma una strana sensazione lo indusse a tacere.
I tamburi avevano cessato di rullare, nessuna voce più si udiva sulla terrazza.
Fu un momento, giusto il tempo di voltarsi verso il patibolo, e a Michael Gardner, disertore e pirata, mancò la terra sotto i piedi.
Fu fortunato: gli si spezzò il collo e la vita abbandonò subito i suoi occhi vitrei, le gambe a penzoloni nel vuoto.
Cristal sussultò, Swann deglutì, Elizabeth si portò le mani alla bocca e Marion serrò le labbra. Persino James Norrington rimase turbato, la pupilla affogata nelle iridi plumbee.
Aprì la bocca per ottenere l’ultima parola, ma la richiuse quando scorse le lacrime intrappolate fra le ciglia di quella bambina così strana che non poteva evitare di punzecchiare ogni volta.
- Con permesso. – balbettò lei.
Fece un inchino impacciato, poi fuggì, mischiandosi alla folla.
- Cristal! Torna qui, Cristal! – la chiamò Marion, ma in un baleno la perse di vista.
Fece appena in tempo a voltarsi per notare che il Tenente l’aveva seguita.
La figlia del fabbro era scappata di corsa, troppo orgogliosa per permettersi di farsi vedere debole dai Swann, da Norrington e da sua madre. Nessuno aveva fatto caso a lei, e piccola e mingherlina com’era non aveva avuto problemi a sgusciare fra la ressa e precipitarsi fino in spiaggia, dove si era lasciata cadere sulla sabbia e aveva permesso alle lacrime di scuoterla dal profondo in forti singhiozzi.
Non era tristezza, non era paura: quella era rabbia.
Rabbia perché sua madre, sebbene la pensasse come lei, preferiva mantenere il buon nome della famiglia, rinnegando i suoi ideali, rabbia perché aveva creduto che Elizabeth l’avrebbe difesa e sostenuta, rabbia perché Norrington l’aveva avuta vinta ancora una volta, e specialmente rabbia perché le sue sarebbero sempre state solo parole al vento, e nessuno le avrebbe mai comprese.
Cercò di ricomporsi traendo profondi respiri, ma non ottenne un granchè.
Riuscì a trattenere il fiato solamente quando percepì la sua presenza alle sue spalle.
- Siete venuto a reclamare la vostra vittoria? – domandò, aggressiva, mentre si passava una manica sul viso nel tentativo di asciugare le lacrime.
Silenzio, solo le onde che accarezzavano il bagnasciuga.
- No. – Norrington si prese una piccola pausa, poi proseguì.
- Sono venuto a chiederti scusa. –
Cristal non si voltò, troppo stupita da quella frase per muoversi.
Le aveva dato del tu, ma non era lo stesso tu di scherno che si rivolgevano durante i loro battibecchi. C’era sincerità nella sua voce, e capì immediatamente che la stava trattando come una sua pari.
- Non avrei dovuto accanirmi tanto, io… Mi dispiace, sono andato troppo oltre. – concluse, sedendosi accanto a lei.
Cristal osò lanciargli un’occhiata furtiva con la coda dell’occhio, e notò che era abbastanza imbarazzato. Non doveva essere semplice per un uomo orgoglioso come lui tornare sui suoi passi, specialmente se a causa di una ragazzina.
Scosse la testa e fece spallucce.
- Non è mai troppo oltre quando si crede in qualcosa. Anche se inizio a pensare che ci troveremo sempre a procedere lungo due linee parallele… - si concesse un sorriso smorzato dalla consapevolezza della sua frase e lasciò che il silenzio tornasse padrone della distanza che li separava.
James sospirò, di nuovo soltanto un ragazzo di vent’anni.
- Per quello che può valere, ho stima di te. Pochi hanno il coraggio che hai mostrato. – confessò.
Cristal gli rivolse un sorriso amaro, crudele e violento da osservarsi su un volto così giovane ed innocente.
- Coraggio? Scappare di fronte alla propria impotenza lo chiami coraggio? –
E ancora una volta Norrington si sorprese nel ricordarsi che stava parlando con una giovane di appena tredici anni.
Era incredibile pensare che la stessa ragazzina che passava i pomeriggi a fingersi un pirata fosse capace di tenere testa ad un adulto in una conversazione tanto delicata.
Fino a quel giorno aveva sempre ritenuto i suoi discorsi come capricci di una bambina troppo fantasiosa, ma quell’episodio aveva messo chiaramente in luce quanto la figlia del fabbro fosse consapevole delle sue parole.
- No, io parlo del coraggio che mostri nel lottare per i tuoi ideali. Fino ad oggi non avevo compreso, ma… inizio a credere che potresti essere davvero disposta a morire per difendere ciò che ami… - sussurrò, rivolto più a se stesso che a lei in quell’improvvisa realizzazione.
Cristal si voltò di nuovo, piantando i suoi occhi ancora arrossati in quelli addolciti dell’ufficiale.
- E tu? –
La domanda rimase però senza risposta.





Mezz’ora dopo, a casa Cooper, era scoppiata la tempesta.
- Spero che tu ti renda conto da sola della pessima figura che mi hai fatto fare, Cristal! – sbraitò Marion, le mani sui fianchi in un atteggiamento tutto fuorchè accondiscendente.
- Ma Mamma, io…! –
- Niente ma! Rispondere in quel modo al Tenente Norrington… Si può sapere per quale motivo ti sei comportata in quel modo? – domandò, i tratti solitamente dolci e affettuosi ora resi affilati dalla delusione.
Cristal, seduta al tavolo della cucina, sorbì un po’ della sua zuppa in silenzio.
- Ti ho fatto una domanda, Cristal. – continuò la donna.
- Ho solamente espresso la mia opinione, è Norrington che…! – si interruppe, in attesa della replica di sua madre, replica che però non venne.
Marion sospirò e raccolse una mela dalla cesta della frutta.
- Cristal, ascoltami bene, perché quello che sto per dirti è molto importante, e vorrei non doverlo ripetere in futuro. Sono molto orgogliosa della tua intelligenza e del modo in cui sai portare avanti una conversazione, ma devi capire che stai crescendo e inizi ad avere nuove responsabilità, e soprattutto che ci sono circostanze in cui esprimere la propria opinione a tutti i costi potrebbe rivelarsi sconveniente. – spiegò, la frangia corvina ad adombrarle gli occhi chiari, ora più tranquilli rispetto a qualche minuto prima.
- Mi stai dicendo di rinnegare i miei ideali per evitare grane? – domandò la figlia, esternando finalmente ciò che voleva rimproverarle già da un po’.
Marion scosse la testa e tagliò uno spicchio di mela che offrì alla bambina.
- Non significa affatto rinnegare i propri ideali. Che senso ha salpare con venti contrari? Non è forse più saggio aspettare una marea favorevole e le correnti giuste? – continuò la donna, retorica.
- Un giorno capirai il valore dell’attesa, Cristal. Nel frattempo promettimi che imparerai a portare pazienza e a capire che di tanto in tanto il silenzio può gettare le fondamenta di una convinzione più grande. –
La bambina masticò a bocca chiusa e annuì, gli occhi puntati al ciondolo che sua madre portava al collo.
Rimase in silenzio per qualche minuto, poi, quando fu chiaro che ormai le acque si erano calmate, azzardò una domanda nuova, giusto per cambiare discorso.
- Mamma, perché indossi sempre quella collana? – in effetti, da quando aveva memoria, non l’aveva mai vista indossare nessun altro ciondolo all’infuori di quella conchiglia bianca e affusolata assicurata tramte un minuscolo forellino alla catenina d’argento.
La donna, che le voltava la schiena impegnata ad asciugare le scodelle, interruppe il suo lavoro.
- Davvero non te ne ho mai parlato? – fece tranquilla, mettendo al loro posto le stoviglie e appendendo lo strofinaccio a un chiodo conficcato nella parete.
Sorrise, e nei suoi occhi grigi come l’oceano Cristal fu in grado di scorgere uno strano sentimento, quasi una sorta di malinconia.
- Risale tutto a quando avevo la tua età… - iniziò a raccontare, seduta accanto alla finestra.
- Ero in Francia da poco, e ancora non ero abituata a quel nuovo paese, a quella nuova lingua, a quella famiglia di cui avevo sempre ignorato i legami di parentela con gli Hawke. Non avevo amici, e preferivo passare le mie giornate al porto di Rouen piuttosto che chiusa in una casa dove ancora non mi sentivo a mio agio. Fu proprio in quel luogo che conobbi l’Ancien Marin, come lo chiamavano in città. –
- Il Vecchio Marinaio? – Cristal si sporse appena in avanti, curiosa di scoprire dove quella storia sarebe andata a concludersi.
- Non ho mai scoperto da dove venisse, le sue parole non avevano accento e sapeva ben quattro lingue diverse. Fu il mio primo vero amico, l’unico che sapesse come far trascorrere le ore, grigie e tutte uguali per una bambina sola e spaventata come me. Seduti di fronte alla grande cattedrale di St Ouen, mi raccontave le mille avventure che aveva avuto in mare aperto, lotte con mostri marini, il gigantesco albatros che lo aveva seguito portandogli disgrazie fino a quando non era stato costretto ad ucciderlo e la superstizione della ciurma che l’aveva abbandonato a Ouessaint. –
- Sembra un tipo in gamba! – commentò Cristal, che nella sua immaginazione si figurava l’uomo con le fattezze del vecchio libraio Abraham.
Marion rise e accarezzò la collana.
- Lo era eccome! Non ho mai più incontrato un uomo, eccetto tuo padre, a cui mi sia sentita più legata. Era la mia guida, mio padre, un amico, un fratello… Tutto ciò che avessi in quel luogo. Morì quando avevo sedici anni, stroncato dall’alcool e dalla malinconia. Sapeva che stava per abbandonare questo mondo, e mi fece chiamare. Era una giornata di Maggio, tiepida e soleggiata. Mi mise in mano questa collana e pronunciò poche parole. “Tienila sempre con te, Marion. E’ molto importante che tu la conservi. Ovunque tu vada, ricordati di me.” Spirò quella sera stessa, e con lui dovetti dire addio a una parte di me. – concluse, gli occhi velati dal ricordo.
- Peccato, mi sarebbe piaciuto conoscerlo… - mormorò Cristal, mortificata e dispiaciuta di aver rievocato un episodio triste del passato di sua madre.
Marion parlava raramente dei suoi anni in Francia, e quando lo faceva era sempre molto evasiva, le labbra arcuate in un sorriso che sapeva di rimpianti e desideri mai realizzati. Per anni Cristal si era interrogata su cosa avesse mai potuto segnarla a tal punto, ma non aveva mai avuto il coraggio di chiederle nulla. Adesso, finalmente, aveva scoperto, anche se molto probabilmente solo in parte, a cosa fossero dovuti quegli sguardi malinconici che la donna rivolgeva all’orizzonte ogni volta che si parlava del suo passato.
- Sono più che sicura che sareste andati estremamente d’accordo! – rise, per poi scompigliarle i capelli e alzarsi da tavola, sbrigandosi a raggiungere la porta di casa.
Tre colpi sicuri e decisi avevano preannunciato l’arrivo di Elizabeth Swann.
- Sono già le tre? – domandò Cristal, stupita da come il tempo fosse passato velocemente.
Non ottenne risposta e si alzò anche lei, trascinandosi pigramente verso l’uscio.
- Buongiorno Marion! Cristal è in casa? – sentì domandare l’amica.
- Ciao Elizabeth! Sono desolata, ma oggi Cristal non può uscire. – spiegò sua madre con un sorriso gentile.
- Come non può uscire?! – si ritrovarono ad esclamare in coro le due ragazzine, che ora si trovavano faccia a faccia sulla soglia.
- E’ in castigo fino a domani pomeriggio, così forse imparerà come ci si comporta. – aggiunse la donna con un’occhiata tagliente all’indirizzo della figlia.
E lei che credeva di averla scampata solo con una ramanzina!
- Oh, Marion, ti prego! E’ stata colpa di James, è lui che ha incominciato! Ti scongiuro, lasciala uscire! – si lamentò la figlia del Governatore giungendo le mani in segno di supplica.
Elizabeth adorava Marion: sin dal primo momento l’aveva trattata come una bambina normale, come parte della famiglia, e di questo le sarebbe stata grata in eterno. Niente convenevoli, niente favoritismi, Marion era gentile e severa al punto giusto, la madre che aveva sempre desiderato.
Proprio per questo sapeva benissimo che i suoi occhioni dolci e le sue preghiere non sarebbero valse a un bel niente.
- Mi dispiace davvero, Elizabeth, ma per questa volta sono proprio costretta a dirti di no. Se domani pomeriggio potrai uscire, però, conto di preparare una torta… - sorrise, mentre alle sue spalle la figlia sbuffava e incrociava le braccia al petto.
- Howard, sei invitato anche tu, ovviamente… - aggiunse all’indirizzo della guardia del corpo in piedi a qualche passo da Elizabeth.
Il ragazzo arrossì e si tolse il cappello, imbarazzato.
- Siete davvero gentile, Miss Cooper, io… - ma Elizabeth lo interruppe, il visetto illuminato da un sorriso irriverente che fece scoppiare a ridere Marion e Cristal.
- Alle mele, mi raccomando! – esclamò, prima di afferrare la manica della giacca di Howard e trascinarlo verso la carrozza.
La porta di casa Cooper si chiuse mentre Marion ancora rideva.
- Certo che Lizzie è tutto fuorchè una damigella di corte… - considerò, mentre la figlia, sporta fino a mezzo busto dalla finestra, salutava all’indirizzo della carrozza.
- Beh, che ti aspetti da un Capitano pirata? –
Cristal tornò a tavola e aiutò sua madre a finire di riordinare, ormai rassegnata all’idea di passare il pomeriggio chiusa in casa.
Eppure la prospettiva non le dispiaceva, anzi, si sentiva quasi sollevata: sapeva che Lizzie le avrebbbe chiesto di raccontarle cosa era successo in spiaggia, e lei non ne aveva affatto voglia. Non sarebbe stata in grado di spiegare perché, ma in cuor suo sentiva che quella surreale conversazione con James Norrington sarebbe rimasta per sempre un segreto fra loro due.
Si sorprese nel rendersi conto di cosa quella giornata avesse finito per implicare.
Le parole di Norrington significavano una sola cosa: non lotta senza quartiere, né definitiva bandiera bianca. Quella era una tregua, un cessate il fuoco temporaneo.
Comprendere, non condannare.
Forse anche il Tenente aveva deciso di prendersi il suo tempo e cercare di capire qualcosa di più su quella bizzarra bambina che si divertiva a cantare canzoni di mare e a conversare con gli adulti.
E lei cosa avrebbe fatto?
Sarebbe stata accondiscendente, rispettando la tregua e abbassando le armi? Avrebbe provato ad aspettare, ad essere paziente, come le aveva suggerito sua madre?
Sospirò, mentre le nuvole in arrivo dal mare annunciavano l’inizio della stagione autunnale.
In ogni caso, quel giorno qualcosa era cambiato.











 
Note

Ben ritrovati, ciurmaglia!
Questo finalmente, anche se può non sembrare, è un capitolo importante!
Gli allenamenti di scherma di Cris e Will procedono, e abbiamo fatto la conoscenza di un nuovo personaggio, Abraham il libraio.
Ad essere sincera all'inizo non doveva nemmeno avere un nome, ma è risaputo che io adoro i personaggi di contorno e non ho resistito alla tentazione di regalargli qualche battuta... Dopotutto la nostra fantasiosa Cristal aveva bisogno di qualcuno che le procurasse materiale per i suoi giochi, visto che il caro Gibbs ha pensato bene di prendere il largo...
Ed è proprio il vecchio Abraham a presentarci colui che tutti stavamo aspettando, il magnifico e sensazionale Capitan Jack Sparrow!
Lo so, lo so, in realtà non ha ancora fatto, fisicamente parlando, il suo ingresso in scena, ma non disperate: non manca ancora molto~
Ma adesso spendiamo due parole su una delle mie scene preferite dell'intera storia: l'impiccagione del quindici Settembre.
Chi è più maturo fra James e Cristal? Davvero non saprei dire.
Lui, testardo come un mulo, arriva persino ad accanirisi su una bambina piuttosto di avere l'ultima parola a riguardo della pirateria. Lei... beh, lei ha tante belle idee, ma davvero non ha capito quando e come esporle.
Credo che questa scena riassuma abbastanza bene il carattere della nostra protagonista: intelligente e per certi versi molto matura, ma contemporaneamente ancora ingenua ed infantile.
Tenete a mente il dialogo sulla spiaggia, perchè in futuro avremo modo di parlarne di nuovo... -suspence-
Nel frattempo veniamo a sapere anche qualcosa di più sul passato di Marion. Ecco svelato il "mistero" del suo strano ciondolo e della sua adolescenza a Rouen. Riguardo a questo misterioso marinaio legato al passato di Marion mi sono presa una piccola licenza poetica, spero che il caro Coleridge non me ne voglia! <3 xD
Fate bene attenzione anche a questa storia, perchè Marion non ha raccontato proprio tutto~
Come anche la nostra aspirante piratessa ha ormai capito, qualcosa nella routine di Port Royal è ormai cambiato irrimediabilmente. E' un bene? E' un male?
Il prossimo capitolo, penultimo di questa prima parte della nostra storia, sarà un po' la quiete prima della tempesta.
Preparatevi, la marea sta cambiando!

Grazie mille a tutti quanti, alla prossima! <3

Kisses,
Koori-chan
  
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