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Autore: Fantasiiana    25/06/2014    5 recensioni
Se tenete alla vostra sanità mentale vi consiglio di NON LEGGERE questa storia.
Fatti e persone presenti all'interno di essa NON sono puramente casuali, purtroppo.
Se avete un po' di sale in zucca, CONTINUATE A SCORRERE LE STORIE, NON FERMATEVI! (Per la vostra sicurezza).
Se siete degli squilibrati, CONTINUATE A SCORRERE LE STORIE, NON FERMATEVI! (Per la vostra sicurezza).
Se siete ragazzi razionali, che non credono a forze sovrannaturali o che possano minimamente esistere altre creature al di fuori dei mortali, PERFETTO! Potete leggere quanto volete, sempre che lo vogliate, ma se la storia comincia a piacervi: FERMATEVI! (Per la vostra sicurezza).
Ah, dimenticavo, sono Adèl Raicemond e, purtroppo, non sono una persona normale. Non proprio...
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ade, Annabeth Chase, Nico di Angelo, Nuovo personaggio, Percy Jackson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Progetto un'evasione da una prigione troppo rosa






Nel sogno ero in una stanza completamente buia, illuminata al centro solo dalla fioca luce di una candela ormai quasi consumatasi del tutto. Riuscivo a scorgere in quella semioscurità spettrale un grosso tavolo da lavoro d'acciaio e una figura chinatavi sopra: la Donna in Nero.
Era dimagrita molto dall'ultima volta che l'avevo sognata (e cioè da quando era cominciata l'impresa), anche se eranoerano passati solo pochi giorni. Il trucco era sbavato sotto gli occhi, gli zigomi più marcati del solito, ciocche bionde le sfuggivano da una crocchia sfatta e le occhiaie facevano risaltare il pallore della pelle.
-Mia signora- mormorò qualcuno, con una voce più simile ad un ringhio.
-Cosa vuoi? Non ho tempo da perdere!
-I Lestrigoni...
-Sì?
-Bè, non sono riusciuti ad uccidere i mezzosan...
La frase fu interrotta da un uggiolio e da uno strano gorgoglio.
Il braccio della Donna in Nero si macchiò di spruzzi rossi.
-Maledetti...- imprecò lei chinandosi su uno strano pezzo di metallo e prendendo a cantilenare in greco antico. L'asta si illuminò di azzurro e sprigionò elettricità. La donna cantilenò più forte fino a urlare. La stanza tremò e non seppi a cosa aggrapparmi.
-E così, piccola dea, mi sei sfuggita di nuovo, eh?- chiese lei con un ghigno. -Non preoccuparti, ci incontreremo presto... Nel frattempo, divertiti a sognare la tua impresa.
Tese la mano verso di me e una luce aranciata mi investì.
Il sogno cambiò.
Ero in un semplice bagno, davanti ad uno specchio.
La vasca dietro di me era piena e una giovane donna era addormentata sul fondo.
Quando mi avvicinai, quella si destò, il trucco colato dai brillantissimi occhi verde acido, i lughi capelli corvini sciolti sulle spalle e una camicia attillata appiccicata al corpo nudo.
Lei sorrise maligna, mentre una donna di molti anni più vecchia entrava nella stanza e rimaneva a bocca aperta.
-Chi diavolo...- stava per chiedere, ma una voce maschile la interruppe e un uomo entrò nella stanza.
-Monica! Monica, hai dimenticato...
-Chi diavolo è questa?!- urlò quella.
-Amore, io non...
-Reginald! Avevi detto che tua moglie sarebbe stata via tutta la sera!- squittì la donna nella vasca, scattando in piedi.
-Cosa? Ma...- balbettò l'altro.
-Si chiama Robert!- urlò Monica.
-Mi hai mentito sul tuo nome?
-Io non ti ho mai vista prima d'ora!- protestò Robert in preda al panico e con gli occhi spaventati.
-Cosa?! Quindi il volermi sposare era una bugia?! Volevi solo scoparmi come tutte le altre tue puttane? Dicevi che io ero diversa!
-LE ALTRE?!- sbraitò Monica.
-Amore, ti giuro che...
-"Amore" un corno!- urlò ancora lei in lacrime e corse giù dalle scale, seguita dal marito implorante.
L'altra più giovane mi superò, posizionandosi davanti lo specchio e prendendo a carezzarsi i capelli, ghignando mentre le urla dei due coniugi rimbobavano dal piano di sotto.
-E tu, piccola dea? Quando ti deciderai ad arrivare? Mi annoio qui ad aspettarti- si lagnò e si voltò a guardarmi. -E' ora di svegliarsi- mormorò melliflua, soffiandomi in faccia una strana polverina dorata. -Coraggio!

Mi svegliai scattando a sedermi di colpo, con un terribile bruciore agli occhi.
Mi portai una mano al viso e sentii il grattare di piccoli granelli di sabbia.
Mi guardai intorno. Ero in una stanza semplice, completamente bianca eccetto che per un grosso armadio rosa, un letto rosa e un grosso stendardo rosa che citava "Potere alle donne! Insieme contro la minaccia maschile!" con una donna seduta sopra una montagna di uomini piangenti. Solo dopo mi accorsi che era scritto in greco antico. Una finestra era aperta e dava sul deserto.
Provai ad alzarmi ma in quel momento una donna con una coccarda rosa entrò in stanza sorridendo cordiale.
-Ben svegliata!
-Chi... Cosa... Dove sono?- balbettai.
-Benvenuta a "Nuova Lemno"! Io sono Teresa, tanto piacere.
-Che... Cosa è successo?
-Nessuno ti ha insegnato le buone maniere, signorina?
-Aehm...
-Tua madre non ti ha detto che bisogna sempre ricambiare una presentazione?
Mi rabbuiai.
-Non ho la madre.
Lei sgranò gli occhi.
-Oh, povera cara! Ecco perchè sei così rozza! Sei abituata alla compagnia maschile! Non ti preoccupare, qui ti aiuteremo!- Corse ad abbracciarmi.
Non mi arrabbiai per il "rozza" perchè ero troppo sbigottita per farlo. Meglio per lei...
-Comunque- disse poi scansandosi velocemente -vi abbiamo salvati da quei mostri orribili, ecco cosa- spiegò sistemando le pieghe delle lenzuona rosa del letto con fare maniacale.
-Dunque, cara...
-Adel.
-Adel- ripetè lei. -Fai pure un giro in città, se vuoi. In piazza stanno allestendo il falò per la Festa della Donna.
-Ma... Siamo a Gennaio- protestai.
-E allora?
Non risposi, e feci per avviarmi, quando notai come ero vestita.
Avevo un lungo peplo bianco e dei sandali rosa ai piedi.
-Cosa...
-Oh, dimenticavo, cara. Mettiti questa- mi interruppe Teresa abbottonandomi al petto una coccarda rosa con su scritto "Noi diciamo NO ai maschi!"
Uscii senza fare domande, inciampando sul peplo.

Per essere una città in un posto completamente desolato e morto, era piuttosto viva.
Le donne si affaccendavano con cibo, bevande e bucato in ogni dove.
Passeggiai indisturbata fra quella manciata di casupole rosa e palazzi non più alti di tre piani, fra risate cristalline e sorrisi cordiali.
Era un paradiso al femminile che sarebbe anche stato piacevole senza tutto quel rosa e quella puzza terribile che non accennava ad andarsene. Immaginate del pesce crudo ricoperto di maionese, lasciato a marcire sotto il sole cocente per due settimane, poi unitela alla puzza di sangue, sudore e fogne e infine moltiplicate il tutto per mille e questo è più o meno il risultato che avrete. Chissà, mi dissi, forse una qualche specie di pianta... O magari si sono solo tirate delle uova marcie a vicenda.
Poco dopo, arrivai alla piazza principale. Al centro di essa vi era una grande fontana di marmo, raffigurante tre donne diverse: una ragazzina di tredici anni con un arco in mano, una donna vestita con l'armatura greca e una regina dell'epoca coloniale. A bordo vasca, sotto ognuna di esse, un nome diverso: "Artemide", "Atena" e "Elisabetta I".
Poco lontano da essa, poi, intravidi Cecil che aiutava le altre donne ad addobbare le case con piante rampicanti piene di fiori rosa, sorridente più che mai.
Annabeth, invece, si guardava intorno circospetta, seduta su una panchina.
La raggiunsi.
-Ehi!- la salutai.
Si voltò a guardarmi e mi sembrò di vedere miliardi di schemi passarle davanti agli occhi.
-Qualcosa non va?- chiesi.
Si guardò intorno.
-Adel, siamo in pericolo.
Mi guardai anche io intorno. Delle donne ridevano e scherzavano tirandosi del sapone.
-Stai scherzando, vero?
-Pensaci. C'è qualcosa di strano qui...
Tornai ad osservare la città, stavolta attentamente. Rosa, donne, rosa, donne... Tutto norm... No... No, qualcosa mancava.
-Dove sono tutti gli uomini?- chiesi raddrizzando le spalle.
-Esatto.
Non ci avevo fatto caso fino ad allora, ma non c'era l'ombra di un solo uomo nel raggio di miglia.
-Ma...
-Siamo a Lemno, Adel. Conosci il mito?
Mi concentrai.
-C'entrano gli Argonauti?
-Esatto, ma la storia è molto più vecchia...- Si fermò perchè una bambina ci passò accanto saltellando allegra. Non appena se ne andò, Annabeth tornò a parlare. -Le donne di Lemno trascurarono il culto di Afrodite e la dea si vendicò infliggendo loro un terribile odore così che potessero essere respinte dai mariti, che le tradirono con delle Tracie e...
-E loro li fecero fuori, insieme ai figli di sesso maschile- conclusi.
Annabeth annuì. -Quando gli Argonauti giunsero a Lemno, le trovarono completamente addobbate a guerra. Dopo molte lusinghe, le Lemniadi cedettero e si unirono con gli uomini, tornando alla loro condizione femminile e ad un buon profumo. Ma quello che la storia non spiega è il dopo. Vedi, dopo che gli Argonauti se ne furono andati, le donne... Bè, presero ad amare fin troppo la loro natura femminile e rifiutarono qualsiasi contatto. Così, Afrodite le condannò di nuovo al puzzo orginale. Ormai, le donne sfruttano gli uomini che si fermono qui solo per riprodursi.
-Okay, ma come si sono arrivate qui? Lemno è in Grecia!
-Credo che quando la Civiltà Occidentale si è spostata, loro l'abbiano seguita.
Annuii.
-Potere alle donne! Non abbiamo bisogno degli uomini!- urlò da lontano una Lemniade.
-Suffragette sfegatate, eh?- commentai e Annabeth sorrise.
La guardai un po' allarmata. -Dove sono Nico e Percy?
La sua espressione tornò grave.
-Penso che li tengano prigionieri e che li vogliano usare... Sì, bè... Hai capito- spiegò paonazza con i pugni stretti. Non potevo biasimarla: era sempre del suo ragazzo quello di cui stavamo parlando.
-Come li troviamo?
-Ho già dei sospetti.
Mi spiegò che aveva visto un edificio poco lontano dalla piazza, con due donne sempre a fare la guardia.
-Credo si trovino lì. Ho studiato un po' la pianta dell'edificio dall'esterno. E' basso, un po' malconcio, troppo piccolo perchè li nascondino entrambi così in bella vista: deve esserci un passaggio sotterraneo.
La guardai con ammirazione. Non mi meravigliavo che fosse la figlia della dea della saggezza. Io non ci sarei mai arrivata, poco ma sicuro!
Annuii. -Ci vuole una distrazione.
-Forse io posso aiutarvi.
Trasalimmo entrambe, ma, per fortuna, quando mi voltai, davanti a noi c'era Cecil.
-Ci hai fatto prendere un colpo- mi lamentai.
-Scusate... Comunque, posso aiutarvi. Voglio aiutarvi.
Era molto determinata e un po' mi stupii di questo. D'un tratto non temeva più i pericoli. Sembrava tornata la Cecil del campo, sicura di quello che faceva, audace e coraggiosa nonostante la timidezza.
L'ammirai, ma avevo comunque paura per lei...
-Sicura?- chiese Annabeth.
Cecil arrossì lievemente. -Sono stanca di fare il peso morto della missione. E' colpa mia se i Lestrigoni ci hanno quasi ucciso e voglio essere io a rimediare.
Guardai Annabeth, pregandola con lo sguardo di cercare di convincerla a desistere: non volevo che si mettesse nei guai. Ma lei non disse nulla.
-Cecil, io...- provai allora a dire io, ma la figlia di Demetra mi interruppe.
-Ti prego, Adel. Ho già preso la mia decisione.
Studiai il suo sguardo insicuro ma deciso. Era quello di chi ha preso una decisione, seppur conoscendone i rischi e i pericoli, di chi è stanco di essere salvato e vuole salvare.
Annuii. -Va bene, ma sta attenta.
Lei sorrise e corse verso la piazza.
-Okay, Adel, andiamo.

L'edificio era esattamente come lo aveva descritto Annabeth.
Due donne stavano di guardia ad una porta con una grossa "X" fucsia incisa sopra. Non esattamente quello che si dice "passare inosservati".
Annabeth mi fece segno di rimanere in silenzio e seguirla, quindi si fece avanti ridacchiando verso le due, che voltarono a guardarci, attente.
-Oh, miei dei, questo posto è assolutamente magnifico!- esclamò allargando le braccia e girando su se stessa. -Rosa dappertutto, le donne valorizzate, ma soprattutto niente maschi! L'Elisio è un parcogiochi abbandonato in confronto.
Le donne si guardarono, annuendo compiaciute.
-Vorrei rimanere qui per sempre, non è vero, Adel?
-Cosa? Ehm... Oh, sì! Sarebbe fantastico... Sì, insomma, potere alle donne!
-Però dovremmo dimostrare di meritarcelo...- continuò la figlia di Atena fingendosi pensierosa. -Dobbiamo trovare il modo di aiutare... Mmh... Ci sono! Che ne dite se vi sostituissimo alla guardia?
Le due si guardarono.
-Il capo ci ha dato l'ordine di...
-Oh, ma probabilmente non intendeva voi due soltanto! E poi è giusto che vi prendiate una pausa! Dovete riposare, prepararvi per la festa e divertirvi, no?
Loro annuirono, poco convinte ma comunque vacillanti.
-E poi noi saremo felici di aiutare! Siamo mezzosangue potenti e non avremo difficoltà a battere quei due marmocchi che non facevano altro che comandarci.
-Davvero?- chiese una.
-Sììì, certo! Sapete, detto fra noi, non credo che quei due siano così intelligenti da capire dove si trovano. Al contrario, sono così sciocchi da avere paura della loro stessa ombra.
Risero entrambe.
In quell'istante, passarono due bambine correndo agitate.
-Presto, ci sono i giochi per la festa! La nuova arrivata sta facendo le magie con i fiori!
-Sì, corriamo!
Svoltarono un angolo e sparirono.
Annabeth guardò le due donne con un'espressione che diceva "cosa-ci-fate-ancora-qui-coraggio-andate!"
Le due corsero ridendo in direzione della piazza.
-Muoviamoci- disse Annabeth. -Cecil ci ha dato un diversivo, non sprechiamolo.
La seguii dentro l'edificio.
La stanza era piccola, quasi vuota, eccetto che per una scrivania in noce (la prima cosa che vedevo di un colore che non fosse bianco o rosa) e uno stendardo fucsia grande quanto tutta la parete opposta all'entrata che citava "la perfezione è donna. No a un mondo imperfetto" in greco antico.
-Wow, la prendono parecchio sul serio...- commentai.
Annabeth andò verso la parete. Sembrava a suo agio nelle vesti degli antichi tempi e con quel viso serio e determinato somigliava molto alla statua raffigurante Atena che avevo visto in piazza.
Si mise a tastare lo stendardo, poi si volse alla scrivania.
Era vuota. Curioso che fosse lì, visto che non c'era neanche una sedia...
Annabeth si chinò e premette su un punto all'interno.
Lo stendardo scivolò lungo la parete, rivelando una porta nascosta. L'aprimmo. Dietro di essa vi erano delle scale a chiocciola in pietra, squadrate e corrose dal tempo.
Guardai Annabeth.
-Scendiamo- disse lei semplicemente e mi ritrovai a seguirla.
Nonostante fossimo in pieno deserto, chissà come quel posto era freddo e umido come una qualsiasi grotta in montagna.
-Non c'è vento- constatò Annabeth.
-E allora?- chiesi.
-Significa che non abbiamo via d'uscita. E' un vicolo cieco.
Mi guardai intorno. Delle torce erano appese alle pareti e diverse ragnatele pendevano dal soffitto.
-Bel posticino- commentai.
-Se vedi un ragno, fammi un favore- disse Annabeth, la schiena stranamente rigida.
-Quale?
-Taci.

Non ci volle molto prima di arrivare alle prigioni.
Il corridoio terminava in un piccolo semicerchio, diviso in quattro anguste celle da grate di ferro lucido. Percy e Nico erano nelle celle di destra, separati.
Percy si era addormentato con Vortice accanto. Nico aveva conficcato la sua spada di ferro dello Stige nella pietra del pavimento, e ora se ne stava seduto con le ginocchia sollevate e la faccia nascosta. Probabilmente sentì i nostri passi, perchè alzò la testa di scatto e ci venne incontro, tenendosi però lontano dalle sbarre.
-Annabeth! Adel! Cosa ci fate qui?
-Che domande! Siamo venute a salvarvi, fratellone!- risposi faendogli l'occhiolino.
Lui alzò gli occhi al cielo.
-Perchè non vi siete liberati con le spade?- chiese Annabeth. -Avreste potuto spezzare le sbarre.
-Ci abbiamo provato, ma niente. Ho persino tentato di evocare dei morti. Le celle devono essere incantate. Non possiamo neanche avvicinarci senza...
Mise un dito su una sbarra e questa emanò lampi di elettricità.
Senza pensarci, feci un passo avanti per aiutarlo, ma Nico si portò il dito ustionato al petto, facendo segno di stare bene.
-Grande dimostrazione pratica, davvero- dissi.
-Ma come faremo a...- stava per domandare Nico, ma in quel momento Percy si svegliò, scattando in piedi.
-Annabeth! Adel! Presto correte! Scappate!
Annabeth si accigliò. -Cosa...
-Le Lemniadi! Sanno tutto! Stanno venendo a...
-Prendervi. Grazie della presentazione, Perseus Jackson- completò una voce femminile.
Ci voltammo e vedemmo tante, troppe donne tutte ammassate nel corridoio.
In testa, vi era una donna dai lunghi capelli castani, gli occhi ardenti di rabbia e una strana corona dorata sulla testa. E fra le sue braccia, tenuta prigioniera e minacciata con una lancia c'era...
-Cecil!- esclamai.
-Oh, sì. La tua amichetta, figlia di Demetra, ha provato a distrarci. C'era quasi riuscita, ma nessuno supera l'ingegno e la scaltrezza di noi Lemniadi.
-E neanche il fetore a quanto pare- commentò Percy.
La donna lo fulminò con lo sguardo.
-Non credo di essermi presentata. Sono Clio, regina delle Lemniadi e vostra futura giustiziera.
Schioccò le dita e due donne corsero ad afferrare me e Annabeth per le braccia.
-Non opponete resistenza, a meno che non vogliate che la vostra amica faccia una brutta fine- avvisò Clio, puntellando Cecil con la lancia.
-Mi dispiace, Adel...- mormorò lei e vidi che si stava sforzando di non piangere.
-Tranquilla, Cecil. Hai fatto del tuo meglio. Non preoccuparti, andrà tutto bene- cercai di rassicurarla con un sorriso, anche se non ci credevo neanche io.
-Oooh...- esclamò Clio. -Un po' di pura e antica solidarietà femminile, è commovente. Sai, figlia di Ade, potresti essere preziosa per questa comunità- valutò.
Inarcai un sopracciglio. -Perchè dovrei unirmi a voi?
Lei fece un cenno alla donna dietro di me, che mi lasciò le braccia.
-Anche sei stata maledetta dalla dea Afrodite. Non vorresti vendicarti?
Aggrottai le sopracciglia. Sapevo che la dea dell'amore si sarebbe vendicata per il torto ai suoi figli, ma ancora non sapevo come... A sentire lei, invece, l'aveva già fatto. Decisi che non era importante.
-Non credo che il "puzzare" possa essere definito "metodo di vend..."
-E anche tu non sopporti le ingiustizie. Odi che la figura della donna sia vista come trucchi, vestiti e basta.
-Come fa a...
-E so che temi la profezia che ti è stata predetta. Tranquilla, cara, qui potrai rifarti una vita. Non invecchierai mai, saresti immortale.
-Okay, non crede di star esagerando? Immortal...
-Quanti anni credi che abbia?
-Bè, non è che mi import...
-E poi non avresti più responsabilità. Pian piano dimenticherai tutte le bugie che ti sono state dette.
Sgranai gli occhi e lanciai uno sguardo a Nico. Era impallidito.
Ripensai alle parole di Bianca, a quando mi aveva raccontato di aver abbandonato Nico quando era ancora un bambino solo per fuggire da tutte le responsabilità della vita.
-Perchè lo sta chiedendo a me? Io non...
-Ah, ma per favore! Questa qui non ha il carattere adattto- rispose indicando Cecil, -e la tua amica, figlia di Atena, non vorrebbe mai unirsi a noi. Ha il suo... ragazzo- concluse con disguto lanciando un'occhiata a Percy.
-Ehi, piano con gli insulti!- protestò lui.
Ne approfittai per lanciare un'occhiata ad Annabeth. Lei doveva avere un piano per tirarci fuori da lì! Doveva averlo per forza!
Cercai di parlargli con lo sguardo in quel millesimo di secondo e l'unica cosa che ottenni fu un impercettibile movimento di testa.
Sì.
-D'accordo. Accetto.
-No, Adel, non puoi andare!- protestò Annabeth afferrandomi la mano, ma sentii qualcosa di liscio e freddo invece delle sue dita morbide. Guardai la boccetta che mi aveva dato, la stessa che Thanatos ci aveva donato: la morte apparente. E capii.
-Mi dispiace, Annabeth. Ho già compiuto la mia scelta.
La Lemniade dietro di lei le assestò un calcio ai polpacci, facendola cadere a terra, dolorante.
-NO, ANNABETH!- urlò Percy, fuori di sè, afferrando Vortice e colpendo le sbarre che emanarono scintille.
-Tranquillo, d'ora in poi resterete qui insieme- disse freddamente Clio, poi concentrò tutta la sua attenzione su di me. -Ben fatto, Adel.
Spinse Cecil a terra, accanto ad Annabeth.
-Mettetele in cella. E' ora di riprendere la festa.

Fu difficile staccarmi Clio di dosso, quasi come cercare di non morire per la puzza che emanava.
-Dopo la festa daremo il via alle pratiche per farti entrare ufficialmente in comunità, sei contenta?- mi chiese.
-Sicuro!- esclamai. -Mi dispiace di essermi fatta influenzare da Annabeth, prima.
-Tutta acqua che passa sotto i ponti, tesoro. Sarà anche la figlia della dea della saggezza, ma non è molto saggia.
-Sì... Bè, potrei avere un po'... di tempo per pensare?
Mi studiò con i suoi occhi freddi, cercando di carpire i segreti dalla mia anima... Troppo melodrammatica? Okay, forse mi studiò e basta. Poi sorrise. Un sorriso che non prometteva nulla di buono.
-Ma certo, cara. Tutto il tempo che vuoi.
E fui lasciata sola vicino al buffet.
Per fortuna erano tutte prese dagli ultimi preparativi per badare a me, così potei agire indisturbata.
-Per favore, fate che funzioni...- pregai, e versai il contenuto della fiala nelle bevande: vino, champagne, Coca-Cola, aranciata, limonata e succo all'ananas. Diciamo che si mantenevano bene, anche se non avevo idea di dove avessero trovato tutte quelle cose in mezzo al deserto.
Il tempo sembrò metterci un'eternità a passare, ma alla fine la festa ebbe inizio. Tutte presero una bevanda a loro scelta, pronte a brindare.
-Siamo qui riunite per celebrare la nostra comunità- esordì Clio, e mi resi conto che stava parlando in greco antico... e che io la capivo benissimo! -Quest'oggi, ringraziamo le nostre antenate, che ci hanno allontanato dal mondo maschile e ci hanno aperto gli occhi verso un mondo migliore.
Alzò il calice, imitata da tutte.
-Potere alle donne!- gridò lei.
-POTERE ALLE DONNE!- ripeterono le altre in coro, e bevvero.
Svennero tutte insieme, impallidendo improvvisamente.
Non persi tempo: non sapevo quanto sarebbe durato l'effetto. Distolsi gli occhi dalle bambine e corsi verso le guardie che si erano momentaneamente allontanate dalle prigioni per brindare. Presi loro le chiavi e cominciai a correre.
Prima di tutto, tornai nella casa dove ero stata ospitata e trovai tutti gli zaini con i nostri vestiti e la nostra roba, così li presi e corsi alle prigioni.

Percy, Annabeth, Cecil e Nico aspettavano pazienti. Immaginai che Annabeth li avesse informati sul suo piano.
-Ehi, ragazzi!- li salutai, prendendo subito dopo ad armeggiare con le chiavi.
-Bel lavoro, Adel!- si complimentò Percy.
-Grazie, ma ora sbrighiamoci ad andarcene.
Aprii la prima prigione e subito dopo le altre.
Quando furono tutti fuori, mi venne in mente una cosa.
-Percy, come facevi a sapere dell'arrivo delle Lemniadi?
-Oh, incubi- rispose lui prendendo lo zaino che gli porgevo.
Annuii.
-Forza, andiamo ora- ordinò Annabeth.
Corremmo fuori come dei pazzi.
Eravamo quasi arrivati all'entrata della città, quando Clio mi si parò davanti, lo sguardo folle e un pugnale luccicante puntato al mio petto.
-Ehilà- ci salutò. -Andate da qualche parte, mezzosangue?
-Ad allevare mucche- risposi, non riuscendo a trattenermi. -Vuoi venire con noi?
Per tutta risposta, lei pressò ancora di più con la lama del pugnale sulla mia pelle.
-E' un no?- chiesi deglutendo.
-Avete cercato di uccidermi. Morte apparente, eh? Era tanto che non ne vedevo un po' in giro. Peccato che la vostre sarà molto vera.
-Tzè, come il tuo fetore- la provocai, vedendo le ombre addensarsi dietro di lei.
Dovevo prendere tempo.
Clio si infuriò ancora di più.
-Dì il tuo ultimo desiderio- mi ordinò.
-Mmh... Vivere?
-Non si può, dimmene un altro.
-Mmh... Avere più desideri?
-No!
-Mmh... Che tu ci lasci liberi?
-No!
-Mmh... Okay, ce l'ho!
-Sentiamo.
-Vorrei sapere se "Beautifull" finirà prima di arrivare al cinquemillesimo episodio.
-Ma che razza di desiderio è?! E poi sono già arrivati al seimilaseicentoventiseiesimo.
-Nooooooo!
-Te ne concedo un altro- ringhiò.
-Uffa, non te ne va bene una, eh? E' peggio di un'interrogazione a scuola! Spero almeno di beccarmi un bel voto...
A quel punto, vidi luccicare qualcosa dietro la sua schiena.
Ghignai.
-Okay, vediamo se questo ti piace: vorrei che tu urlassi come se fossero appena finiti i saldi sugli smalti.
Mi guardò confusa, poi una lama dorata emerse dal suo ventre, e lei urlò come indicato, trasformandosi in polvere dorata.
Percy avanzò, rimettendo il cappuccio a Vortice.
-Forza, andiamo via da questa bolla rosa, prima che mi venga una fissa per Barbie- dissi.
E fuggimmo nella notte verso il deserto.





Angolo Autrice
Rieccomi con il capitolo più lungo (per adesso, si spera) della storia! E tutto questo a poco più di una settimana (ditemi che ho fatto bene i calcoli) dall'ultima pubblicazione! WooooooW! Deve essere un record... Ma comunque!
Che ne dite? Vi è piaciuto? Sentite il brivido dell'avventura? Non ve lo aspettavate, che fossero le donne di Lemno, eh? Bene, abbiamo capito una cosa: Fantasiiana ha delle risorse segrete u.u
Spero che tutto questo casino vi sia piaciuto^^ Forse nell'ultima parte ho fatto fare troppo jogging ad Adel, mmh...

Adel: tu CREDI?!

Sì, bè, comunque: TADA'! Rivelazioni shock in questo capitolo (vediamo se me le ricordo tutte) mmh...
1. I nostri eroi si sono liberati del bel regalino fatto da Thanatos, un applauso!
2. La Donna in Nero è entrata a dieta, un applauso!
3. Una misteriosa donna ha spruzzato glitter dorati sugli occhi di Adel, un applauso! (chi sarà? scometto che l'avete già capito XD aaahhaha notare gli occhi colorati con l'evidenziatore u.u)
4. Beautiful non finirà mai D:, un buuuuuuuuuuh!

Adel: No, davvero, ancora non sono tutti morti? O.O Che vadino al Tartaro...
Ade: Oh, ma ci andranno *ghigno malefico*
*Io sbava*


Ehm, ehm... comunque! Nel prossimo capitolo i nostri vagab... ehm, volevo dire eroi, dovranno trovare il modo di uscire dal deserto u.u Chissà, magari gli farò rientrare qualche momento fratello/sorella con Nico e Adel, eheheh ;3 Ma chissà, devo ancora scriverlo u.u
Vediamo, meglio che vada ora, prima che mi vengano in mente un fantastiliardo di altre cose da dire ahahah
Un bacio a tutti!!!
-la vostra sadica Fantasiiana che non smetterà mai di tormentare i personaggi delle sue storie ^^

Ps: sono un po' in ritardo con le risposte alle recensioni, ma tutto perchè la connessione fa i capricci e non riesco a scrivere nei riquadretti D: Ora, però, è il momento di battersi u.u
-la vostra sadica Fantasiiana che non smetterò mai di tormentare i personaggi delle sue storie^^ e che sta per litigare di brutto con un computer... A presto!

  
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