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Autore: Ludos98    30/06/2014    4 recensioni
Yumi,una ragazza spagnola-giapponese,torna a Parigi per vivere con suo padre e il fratello maggiore,Hiroki.
E' una ragazza socievole,allegra e simpatica. Tuttavia è rimasta segnata dalla separazione dei suoi genitori, avvenuta anni prima.
Fin da quando è piccola ha una grande passione: il canto.
Iscrivendosi al liceo Kadic incontra Ulrich e se ne innamora perdutamente,ma la loro storia affronterà molti ostacoli.
Dal testo:
[...] Essere pronti per accettare
che esistiamo per una ragione.
Pronti per la nostra missione.
Pronti per essere i protagonisti
del nostro racconto.
Pronti per amare, per sentire,
per consegnarci all’avventura.
Pronti per il futuro.
L’importante non è l’arrivo,
è il percorso.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ulrich, Un po' tutti, William, Yumi
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo
Capitoli:
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Chapter 14: Follow your heart
La cosa più simile
all'assenza del suono, è
l'amare in silenzio
.
Una settimana dopo
“Caro diario,
Mi dispiace di non aver trovato il tempo di scrivere,ma è stata una settimana frenetica. Siamo alla fine del primo trimestre e non posso permettermi di avere insufficienze,altrimenti incideranno notevolmente sul mio curriculum per il college.
Wow. Soltanto due mesi fa il college mi sembrava molto lontano,invece tra poco inizieranno le visite nelle università più prestigiose del Paese e…io non so ancora quale sia il mio posto.
L’unico luogo che mi ricorda casa è la sala di musica.
Inoltre,le prove per il compito di Jim mi hanno stremata. Non pensavo che un duetto richiedesse tanta fatica.
Adesso Ulrich ed io riusciamo a rimanere nella stessa stanza senza urlarci contro,e questo è positivo perché la nostra canzone richiede una grande sintonia.
Tuttavia non riesco a dimenticare la discussione che abbiamo avuto nel camerino. Penso che nemmeno lui possa. Da quel momento credo che mi veda in maniera differente. Suppongo si sia reso conto che non sono affatto una codarda.
Nel frattempo Aelita e Odd si sono riavvicinati,e questo mi rende immensamente felice: ne hanno bisogno entrambi.
La loro canzone è così bella. Non trovo altri aggettivi per descriverla. La prima volta che l’ho ascoltata,mi sono venuti i brividi.
Comunque,se per un verso le cose stanno migliorando,qui a casa di sicuro stanno peggiorando. Dopo aver visto l’esibizione,Hiroki non si è arrabbiato: è rimasto in silenzio.
E penso che sia persino peggiore delle parole.
Perché il silenzio non ha un suono.”
 
Prima di iscrivermi al Kadic,avevo sempre considerato la scuola come qualcosa di sopravvalutato. L’avevo sempre vista come la maggior parte degli adolescenti: una tortura.
Ma poi avevo conosciuto delle persone meravigliose come Odd,Aelita,Jeremy e Ulrich,e,improvvisamente,tutto era cambiato.
Riuscivamo a capirci con uno sguardo,che ci trovassimo sul palco o meno. Infatti non potevo credere che fosse accaduto tutto così in fretta. Evidentemente l’amicizia non aspetta.
Per questo intuii perfettamente che qualcosa non andava.
Arrivai presto nella sala di musica quella mattina,e vidi i miei compagni in piedi accanto al pianoforte,intenti a parlottare.
Non si accorsero di me.
-Andiamo,seriamente?Cosa gli è saltato in testa?!-riconobbi la voce acuta e squillante di Aelita.
-Mi piacerebbe saperlo. Non lo riconosco più nelle ultime settimane.-controbatté Odd dall’altro lato del pianoforte.
Stavano parlando di Ulrich,e questo non mi tranquillizzò affatto.
Il mio cuore cominciò a vacillare. Prevedevo brutte notizie in arrivo.
-Quindi,che facciamo?-domandò serio Jeremy. Strano che fosse lui a chiederlo,considerando che era il genio del gruppo.
Tutto ciò non preannunciava nulla di buono.
-Dobbiamo dirlo a Jim,lui saprà cosa fare.-suggerì convinta Aelita incrociando le braccia al petto.
-Assolutamente no!-esclamò Odd stringendo i pugni e aggrottando le sopracciglia.-Se Jim ne venisse a conoscenza,sappiamo tutti come reagirebbe: per Ulrich sarebbe la fine.
Mi schiarii la voce,e i ragazzi si voltarono. Ero rimasta nell’ombra per troppo tempo,ora volevo sapere.
-Scusate,qualcuno potrebbe spiegarmi cosa diavolo sta succedendo?!-sbottai guardandoli uno per uno e aspettandomi una risposta.
Tuttavia calò un silenzio imbarazzante in sala e li vidi esitare: Aelita fissò per svariati minuti il pavimento,dichiarandosi fuori da quella vicenda,Odd invece sosteneva il mio sguardo ma non ebbe il coraggio di dirlo.
Fu Jeremy a parlare.
-Ulrich ha lasciato i corsi di musica.
 
La notizia impiegò del tempo ad arrivare al cervello,perché mi rifiutavo di accettarla. Stavano mentendo,di sicuro era uno scherzo.
Seppure di cattivo gusto.
Ma le loro espressioni serie mi confermarono che si trattava della verità.
Provai una sensazione di asfissiamento,come se qualcuno mi avesse asportato i polmoni dal corpo.
-Che?!-deglutii. –No,non può essere vero.
Mi avvicinai al pianoforte,nonostante temetti di aver perso la sensibilità alle gambe,e trovai una nota sul nostro spartito.
“Abbandono le lezioni di musica. Addio.
-U.”
Il mondo mi crollò addosso. Quel messaggio non era indirizzato ai ragazzi o a Jim,ma a me. Altrimenti non l’avrebbe riposto lì,il giorno della prova generale.
Eppure tentai di restare lucida. Perché Ulrich avrebbe dovuto lasciare i corsi un giorno prima dell’esibizione?Non era mai accaduto prima.
Quindi dedussi che ci fosse qualcosa sotto.
Fissai il foglio.
-Perché mai Ulrich dovrebbe firmarsi “U”?-mimai le virgolette.-Non potrebbe esserci lo zampino di Sissi?
Sperai vivamente che fosse così. Insomma non volevo che l’idea che mi ero fatta di Ulrich precipitasse del tutto.
Scossero la testa affranti.
-E come spieghi la sua assenza?-ribatté Aelita gesticolando. –Se n’è andato,dobbiamo accettarlo. Ora andiamo a cercare Jim,almeno ci togliamo il pensiero.
No,non l’avrei fatto per nulla al mondo. Non solo perché era un cantante straordinario,ma perché il corso di musica non sarebbe stato lo stesso senza di lui.
Era stato Ulrich a spingermi a cantare,quindi non avrei permesso che rinunciasse così.
Odd mi guardò,come se avesse avuto un’illuminazione.
-Aspetta.-disse trattenendo Aelita.-Abbiamo ancora un asso nella manica. Yumi,potresti parlarci tu.
Spalancai gli occhi per la sorpresa.
Mi aspettavo che dicesse qualcosa come: Potremmo cantargli Don’t stop believing e vedrete che tornerà subito!
-Non credo che sia una buona idea.-affermai abbassando il capo.
Inoltre,se non aveva dato ascolto ai suoi amici,quali risultati avrei ottenuto io?
-Invece Odd ha ragione!-esclamò convinta Aelita. I due si scambiarono un sorriso complice,e notai che Jeremy distolse lo sguardo. –Non so per quale motivo,ma tu lo capisci meglio di tutti noi. Ti prego,provaci.
Assistere alle suppliche di Aelita era un evento più unico che raro,e,dopo aver visto le loro facce da cucciolo,decisi di accettare.
-E va bene,mi inventerò qualcosa.
L'angoscia, il dolore, hanno un suono:
suonano come un groppo alla gola,
o pioggia e freddo.
 
Più tardi  
Tornare a casa per la pausa pranzo non mi provocò nessuna gioia. Però purtroppo dovetti farlo,perché dovevo prendere il vestito dell’esibizione.
Inoltre avevo bisogno di pensare a cosa dire a Ulrich,e allontanarmi dalla scuola per un po’,mi avrebbe fatto sicuramente bene.
Ero consapevole che avrei incontrato Hiroki. I corsi di chitarra sarebbero iniziati quel pomeriggio,quindi sicuramente avrebbe mangiato uno snack prima di uscire.
Infatti varcai la soglia della cucina e lo trovai seduto al tavolo con un’insalata mista nel piatto.
Non ti hanno mai detto che i carboidrati si bruciano prima?
Ci guardammo di sottecchi,ma nessuno dei due proferì parola. Il muro del silenzio continuava,dunque.
Mi avvicinai al frigorifero sospirando,e presi il mio amatissimo succo d’arancia. Non avevo fame da giorni ormai.
-Ehi Yumi,com’è andata a scuola?-mi chiesi imitando la voce di Hiroki,mentre versavo il contenuto della caraffa nel bicchiere.
-Molto bene,grazie. Tu sei emozionato per il tuo primo giorno da insegnante?-domandai divertita.
Nel frattempo lui fischiettava e guardava fisso il suo piatto,ignorandomi.
Quel gesto fu la goccia che fece traboccare il vaso. Appoggiai violentemente la caraffa sulla penisola,che temetti di averla rotta,e Hiroki sobbalzò.
-Okay,Hiroki,basta. Questo gioco del silenzio è durato anche troppo. Vuoi che ti chieda scusa?!Va bene,mi dispiace!-sbottai esausta. Lui deglutì e incrociò le braccia al petto,lasciando perdere il suo pasto salutare.-Non volevo mentirti,ma ormai è successo. Possiamo passare alla parte in cui ti complimenti con me per la splendida esibizione?
Sorrisi ingenuamente,sperando che cogliesse l’ironia. Tuttavia non accadde. Distolse lo sguardo,rimanendo zitto.
-Oppure potresti arrabbiarti con me,e mettermi in punizione a vita. Così...-suggerii,ma lui mi interruppe.
Sostenne il mio sguardo e affermò una cosa che mi rattristò.
-Il problema non è che tu mi abbia fatto arrabbiare iscrivendoti ai corsi di musica senza dirmelo. Il problema è che tu non ti sia fidata di me. –il sorriso dal mio volto scomparve. Abbassai il capo. –Pensavo che dopo la vicenda di papà fossimo una cosa sola,una famiglia,eppure non ci giurerei più.
Però si stava completamente sbagliando su un aspetto: io mi fidavo di lui. Più di qualsiasi altra persona al mondo. Hiroki c’era sempre stato,in un modo o nell’altro. Era mio fratello,come poteva anche solo pensare che non mi fidassi di lui?
-Ma io te l’avrei detto,prima o poi. Insomma stavo solo aspettando il momento giusto.-risposi con un filo di voce.
Hiroki scese dalla sedia,afferrò il borsone,la chitarra e mi squadrò con un’aria di sufficienza.
-Una volta arrivate le bollette a fine mese,vero?!
Quindi il reale problema era quello. La fiducia e le bugie erano solo una scusa.
Perché gli uomini sono dipendenti dal denaro?
Da una parte lo capivo. Insomma,dopo la fuga di nostro padre,era stato lui a ricoprire il ruolo di capo famiglia. Per questo incassai il colpo e non replicai.
Guardò l’orologio che aveva al polso,e si incamminò verso la porta sul retro.
-Abbiamo finito?Posso andare?-domandò impaziente di lasciare la stanza.
Annuii serrando i pugni.
Potevo sopportare un Hiroki deluso,ma non un Hiroki offeso. Noi Ishiyama perdoniamo ma non dimentichiamo.
Infatti quando uscì,gridai:
-Bene!Questo sì che è un atteggiamento maturo!Chi è infantile adesso?
Sapevo che non mi avrebbe sentita,ma avevo bisogno di dirlo.
Sospirai.
Nonostante tutto volevo trovare un modo per aiutarlo fiscalmente,così corsi in camera mia e accesi il computer.
Ero certa che avrei trovato una clausola nel regolamento del Kadic,insomma doveva esserci.
Dopo un tempo pressoché infinito,ricevetti un messaggio da Odd che mi riportò alla realtà.
Giusto!Mi ero completamente scordata di Ulrich. Dovevo sbrigarmi,altrimenti gli allenamenti di calcio sarebbero finiti.
Proprio quando stavo per chiudere il sito internet,notai una regola che prima mi era sfuggita. Presi nota e sperai che fosse ancora valida. Ne avrei parlato con Jim più tardi.
Adesso avevo altro su cui focalizzarmi.
A noi due,spilungone.

Quel pomeriggio la sala di musica era riservata alle lezioni di chitarra,quindi gli studenti non avrebbero potuto usufruirne come al solito. Ma Hiroki non era uno studente,non più.
Eppure non aveva avuto il tempo di percorrere il viale dei ricordi e farsi travolgere dalla nostalgia,perché non smetteva di pensare alla discussione avuta con Yumi.
Lei era sua sorella,e in cuor suo sapeva che si sarebbe risolto tutto,ma riusciva ancora a sentire un pizzico di delusione.
Perché non si era fidata di lui?
Hiroki prese a strimpellare violentemente la chitarra,anche se il suo intento era quello di accordarla.
Inoltre era nervoso. Temeva che nessuno avrebbe mai partecipato ai suoi corsi,e che quindi non sarebbe riuscito a pagare il mutuo e le tasse.
Tuttavia rimase sorpreso quando scoprì chi si era presentata alla sua porta.
-Beh spero proprio che quella non sia la chitarra che useremo durante la mia lezione.-affermò Laura entrando nella stanza,sospirando.
Indossava una maglietta bordeaux a maniche lunghe con dei ricami in pizzo sul petto,un paio di jeans grigio sfumato a vita alta e le Dr. Martens.
I suoi capelli erano sciolti come l’ultima volta che l’aveva vista,e Hiroki si chiese come risultassero sempre meravigliosi.
-Tu?-domandò sorpreso e timoroso,perdendosi negli occhi verdi di lei.
-Io.-si indicò sorridendo.
Lui restò a bocca aperta per la sorpresa e per la sua bellezza. Non si aspettava di rivederla,ma sperava che succedesse.
Aveva cercato di scacciarla,però era stata un pensiero fisso negli ultimi giorni.
Nonostante fosse convinto che era un sogno,evitò di darsi un pizzicotto per non sembrare un idiota.
Laura si sedette di fronte al suo professore,e pregò che non si accorgesse che le tremavano le gambe. Il cuore le batteva all’impazzata,però tentò di fare dei respiri profondi.
-Ma prima che tu ti faccia strane idee,non sono venuta qui soltanto perché c’era un insegnante carino.-confessò risoluta,anche se si sarebbe voluta mordere la lingua.
Hiroki sorrise spontaneamente. Non era abituato a ricevere complimenti.
-Mi trovi carino?-le chiese titubante cercando il suo sguardo.
Lei abbassò il capo e arrossì. Non lo trovava solo carino,lo trovava bellissimo. Si maledì per essere stata così diretta.
Optò per cambiare argomento.
-Cominciamo la lezione,che ne dici?Sappi che non ho la minima idea di come si suoni una chitarra.
Hiroki accennò una risata e annuì. Avrebbe accolto quella dichiarazione come una sfida. Inoltre volle credere che una parte di Laura fosse lì per lui.
Not really sure how to feel about it
Something in the way you move
Makes me feel like I can't live without you
It takes me all the way
I want you to stay
 
 
Qualche ora dopo
La lezione si stava volgendo al termine,ma Laura tentava ancora di strimpellare l’accordo fa-sol. Hiroki cercò di aiutarla,avvicinandosi a lei.
-Aspetta,stai sbagliando l’impugnatura della chitarra.-le disse posizionandosi alle sue spalle,e Laura sussultò. Appoggiò le mani sulle sue e corresse il movimento.
Infatti il suono uscì meglio.
Laura percepiva il respiro di Hiroki sulla pelle,e si rese conto di non aver mai provato una sensazione altrettanto piacevole. Inoltre amava vedere le loro mani unite.
Sarebbe voluta rimanere così per sempre.
Hiroki poteva affermare lo stesso. L’aroma ai frutti di bosco che emanavano i suoi capelli,era talmente forte e invitante che gli venne l’acquolina in bocca.
-Perfetto.-le sussurrò in un orecchio.
Un brivido percorse la schiena di Laura,la quale dovette deglutire.
It's not much of a life you're living
It's not just something you take, it's given
L’atmosfera fu interrotta dal telefono di Hiroki,che prese a suonare: era un messaggio.
Per un istante quando vide il mittente,maledì sua sorella per il pessimo tempismo.
-Dovresti rispondere.-suggerì Laura,alzandosi improvvisamente e tossendo imbarazzata. Guardò l’orologio che aveva al polso.–D’altronde la lezione è finita,ed io devo proprio scappare.
In seguito si sarebbe dovuta incontrare con Yumi,a casa di quest’ultima,per terminare il compito di storia. Ma se avesse saputo della parentela tra i due,probabilmente non gli avrebbe consigliato di rispondere.
Hiroki non era mai stato un ragazzo coraggioso. Preferiva osservare attentamente una situazione prima di agire.
Quindi perché criticava la sorella?
Tuttavia quella volta non lo fece,bensì scelse di rischiare.
-Hai da fare venerdì sera?
Lei rimase colpita da quella proposta,poiché le sembrava avventata. Eppure le pianse il cuore quando dovette infrangergli il sogno.
Ohhh the reason I hold on
Ohhh cause I need this hole gone
Funny all the broken ones but I’m the only one who needed saving
Cause when you never see the lights it's hard to know which one of us is caving
-Frena,frena.-lo calmò alzando le mani.-Non so come funzioni qui in Francia,ma…io non ti conosco.
In effetti era la verità,per quanto morisse dalla voglia di intraprendere nuove avventure.
Il sorriso dal volto di Hiroki scomparve.
-Beh,ma non sono un estraneo!-controbatté lui offeso.-Mi chiamo Hiroki,ho 20 anni e tu sei bellissima. Che altro c’è?
Laura arrossì a causa del complimento,e,date le insistenze del ragazzo,decise di metterlo alla prova.
-Ohhh io credo che ci sia molto di più.
Infondo lei lo sapeva. L’aveva capito nell’istante in cui si erano scontrati nel corridoio,ma voleva che ci arrivasse anche lui.
-Cosa devo fare?-domandò affranto.
Aveva già intuito che per farlo impazzire bisognava lasciarlo con l’amaro in bocca,per cui si avviò verso la porta e prima di andare disse semplicemente:
-Presentati.
 
Pov Yumi
Ormai si stava facendo buio quando arrivai al campo di calcio. Quel luogo mi provocava tristezza,perché l’ultima volta che c’ero stata,Aelita mi aveva rivelato che Ulrich era innamorato di Sissi.
Nonostante inizialmente non ci credessi,avevo scoperto a mie spese che si trattava della verità. Ma erano successe così tante cose da allora,che riuscivo a guardare Ulrich e Sissi senza scoppiare a piangere.
Diedi un’occhiata in giro,però non lo trovai.
T’immagini se è scappato in Kazakistan?
Misi a tacere le mie idee insensate e mi avvicinai agli spalti,per avere una visuale migliore.
-E quindi tu saresti l’asso nella manica?-domandò una voce alla mia sinistra.
Ulrich.
Lui era seriamente lì di fronte a me, e sorrideva divertito.
Avrei dato qualsiasi cosa per metterlo al suo posto,però dovetti tenere a mente il motivo per cui ero là.
Mi appoggiai al corrimano degli spalti e incrociai le braccia al petto.
-Io mi considererei più un jolly.-risposi sogghignando.
Anche Ulrich accennò un sorriso,e questo mi rese felice,perché finalmente qualcuno coglieva la mia ironia.
Ci fissammo negli occhi per qualche secondo,restando in silenzio. Entrambi conoscevamo la ragione della mia visita,ma il non proferire parola la rendeva meno reale.
Tuttavia Ulrich non la pensava allo stesso modo.
-Senti,se sei qui per farmi la ramanzina,fallo in fretta.-chiese indirettamente,e indicò il campo alle sue spalle.-Penso che abbiano bisogno di me.
Questo mi riportò sulla Terra e tutte le idee che mi ero fatta,cioè che sarebbe stato semplice convincerlo,andarono in fumo.
-Oh mio Dio,Ulrich!Davvero sei caduto così in basso?Cosa ne è stato del ragazzo che voleva affermarsi nel mondo della musica?!-esclamai automaticamente. Mi ero ripromessa di non alzare la voce,ma il signorino faceva uscire il mio lato isterico.
Lui appoggiò le mani sui fianchi.
-Probabilmente non è mai esistito.
Spalancai la bocca e aggrottai le sopracciglia: non avrebbe potuto sparare un’idiozia più grande.
Nonostante fremessi dalla voglia di schiaffeggiarlo,con la speranza di riattivare l’unico neurone che gli era rimasto,preferii mantenere la calma e parlare col cuore.
-Questo non è vero,e lo sappiamo entrambi.-tuttavia non potei fare a meno di puntargli un dito contro.-Chi è stato a supplicarmi di entrare nel gruppo di musica?Te lo sei già dimenticato?
Non rispose,ma almeno avevo catturato la sua attenzione. Infatti,dopo la mia domanda,intravidi il vecchio Ulrich nei suoi occhi.
Sospirai e ripresi il discorso.
-Ascolta,sicuramente le mie parole ti scivoleranno addosso come gli eventi degli ultimi giorni,- e non avevo dubbi su questo - ma i tuoi amici hanno bisogno di te.
Una parte di me sperava vivamente che la carta dell’amico l’avrebbe fatto rinsavire. Invece lui,sfacciato,domandò:
-E tu Yumi?Di cosa hai bisogno?
Quella domanda mi spiazzò.
Dovetti prendermi un minuto per rifletterci sopra: io volevo essere amata,avere una vera famiglia,trovare la mia casa.
Eppure non era questo che Ulrich si aspettava da me,quindi scelsi un’altra risposta.
-Se pensi che io sia qui solo perché voglio prendere un bel voto,ti sbagli.-e,in parte,era vero.-Però per qualche strano motivo loro pensano che riuscirò a convincerti,e non me ne vado finché non succede. Insomma far parte di qualcosa di speciale,rende speciali.
Mi sarei voluta prendere a pugni dopo l’ultima frase. Come potevo mettere in mezzo le serie tv in un momento del genere?
Pregai che non si accorgesse di nulla.
-Non perdere tempo a citare Glee,il mio posto non è lì.-fece una pausa e mi diede il tempo di realizzare che aveva visto il pilot! Una volta risolta questa situazione mi sarei dovuta ricordare di chiedergli per quale coppia tifasse. Se non avesse supportato la Klaine,l’avrei lasciato perdere definitivamente. –Mi dispiace Yumi,ma non verrò.
Rimasi sorpresa,anche se non sapevo esattamente il perché. Oramai dovevo essermi abituata ai colpi bassi di Ulrich.
-Oh non scusarti con me,fallo con i tuoi compagni piuttosto. –affermai tornando sulla difensiva. Dato che non ero stata in grado di convincerlo,tentai almeno di farlo sentire in colpa. -Ormai non sei più in grado di deludermi. Lo hai già fatto troppe volte.
Pronunciare quelle parole fu un duro colpo anche per me. Però era vero,lui mi aveva deluso. E continuava a farlo,non tornando ai corsi di musica.
Ulrich si era ammutolito completamente e dedussi che non voleva aggiungere altro. Infatti iniziò ad indietreggiare,si voltò e corse verso il campo.
Lo seguii con lo sguardo e notai un particolare che prima mi era sfuggito: dall’altro lato del campo,nello spiazzale della scuola,era parcheggiata un grossa auto nera.
I vetri erano oscurati,per cui non potei scorgere chi ci fosse all’interno,però mi restò impresso un particolare. La macchina non possedeva uno stemma vistoso,ma un semplice cognome: Stern.
Non poteva essere una coincidenza,non poteva.
La vigliaccheria ha un suono:
suona come mormorii
tormentati.

Dopo aver lasciato la sala di musica,Laura fece un salto al suo armadietto per prendere il materiale da portare a casa di Yumi.
I corridoi si erano svuotati ore prima,e lei non l’avrebbe trovato accogliente,se avesse saputo a cosa stava andando in contro.
-Ehilà Laura!-la salutò con enfasi una voce femminile,facendola sobbalzare e facendole chiudere di conseguenza l’anta dell’armadietto.-Cosa ci fai qui tutta sola?
Era una ragazza magra,dalla statura media e dai folti capelli neri. La divisa rossa da cheerleader che indossava,metteva in risalto la sua carnagione chiarissima. Ma ciò che colpì Laura furono gli occhi: neri come la pece,e truccati in maniera troppo pesante per una giornata scolastica.
La bionda si rese perfettamente conto che la situazione sembrava una brutta copia di un film horror,ma scelse di affrontare il mostro a testa alta.
-In realtà ero di passaggio,stavo andando…-rispose rimanendo sul vago e stringendosi i libri al petto.
-A casa di Yumi,vero?-finì la frase al suo posto.
Laura sgranò gli occhi sorpresa. Come poteva saperlo?Era certa di non averlo detto ad alta voce.
Assolutamente inquietante.
Sissi sorrise divertita,perché stava ottenendo la reazione sperata.
-Oh,ma tranquilla,non sono una stalker.-la rassicurò portandosi una mano sul cuore e fingendosi dispiaciuta.-Sono Sissi Delmas,la figlia del preside. 
Le porse la mano e Laura la strinse con timore. Non si sentiva a suo agio,e intuì che non aveva tirato in ballo il padre per caso.  
-E come posso esserti utile?-chiese curiosa ritraendo la mano,e mostrando il suo sguardo più coraggioso.
Sissi accennò una risata,ma Laura non capì cosa ci fosse di divertente.
-Mettiamola così: come io posso essere utile a te?-domandò di rigetto la mora.
Laura aggrottò le sopracciglia,senza capire. Non la conosceva neanche,quindi in che modo sarebbe stata in grado di aiutarla?
-Mi spiego meglio.-proseguì convinta lei.-Ho un conto in sospeso con un’allieva,Yumi Ishiyama,e mi farebbe piacere se tu mi aiutassi a risolverlo.
Al solo pronunciare il nome di Yumi,la ragazza italiana rabbrividì. Nell’ultima settimana l’aveva conosciuta,grazie al compito assegnatogli,e le sembrava un tipo apposto.  
Invece le impressioni su Sissi erano pressoché diverse. Sentiva che la sua compagnia non avrebbe portato nulla di buono.
Poi cosa intendeva Crudelia per “conto in sospeso”?
-E se rifiutassi?-la sfidò spudoratamente.
Sissi mimò un colpo di tosse e si avvicinò all’orecchio di Laura,nonostante fosse più alta di lei.
-In quel caso,rivelerò a tutta la scuola il tuo segreto.-sussurrò, come se potesse sentirla davvero qualcuno.
Okay,la moretta era ufficialmente inquietante.
Un brivido percorse tutta la schiena di Laura. Ancora una volta tornò a chiedersi come facesse quella ragazza a conoscere ogni particolare della sua vita,ma preferì non rispondersi.
Era certa di aver fatto un buon lavoro e che nessuno si fosse accorto di nulla. Altrimenti sarebbe stata la fine.
Deglutì.
-Cosa vuoi che faccia?-domandò abbassando la testa.
Non voleva tradire Yumi,però doveva anche pensare a sé stessa.
Se tutta la scuola avesse scoperto il reale motivo per il quale si trovava lì,probabilmente nessuno le avrebbe più rivolto la parola.
Sissi sorrise soddisfatta,conosceva i suoi polli.
-Dovrai spiare ogni suo movimento,voglio sapere tutto: cosa fa,con chi parla,dove va. Intesi?-in realtà il piano di Sissi era molto più complesso,ma non l’avrebbe mai rivelato a una semplice pedina.
Laura annuì a denti stretti e tentò di non mostrare al nemico quanto fosse in disappunto.
-Oh ma non preoccuparti!-la rassicurò,tornando improvvisamente allegra e dandole una pacca sulla spalla. Come se non le avesse appena proposto di infrangere la privacy di una persona,ma un paio di scarpe nuove. –La tua generosità verrà ricompensata!
Detto ciò,Crudelia sparì dal corridoio sghignazzando,quindi Laura apprese che non avrebbe ottenuto nessuna “ricompensa”.
Prima che Sissi se ne andasse,lei non si era accorta di essere rimasta in apnea,per cui tornò a respirare regolarmente.
Si appoggiò agli armadietti e gli diede un forte pugno per la frustrazione. Una persona vera e buona come lei non sarebbe mai riuscita ad andare fino in fondo.
Anche se poi capì perché Sissi l’aveva scelta.
Non sempre l’oscurità s’identifica col male, proprio come la luce non sempre conduce al bene.
 
Pov Yumi
Una volta rientrata a casa assistetti a una scena singolare. Lasciai le chiavi e il cappotto all’ingresso,e vidi Hiroki stravaccato sul divano con una vaschetta di gelato mentre guardava le repliche di Una mamma per amica in tv.
Dovetti ricorrere a tutta la mia forza di volontà per non scoppiare a ridere. Poiché dedussi,che,per ridursi così,non doveva aver avuto una bella giornata.
-Cuore infranto?-domandai sedendomi accanto a lui e rubandogli il cucchiaino ripieno di gelato.
Lui annuì senza distogliere lo sguardo dallo schermo.
-Nel peggiore dei modi,poi. Presentati.-imitò la voce della sua bella impossibile.-Sono stato ufficialmente friendzonato,puoi ridere di me ora.
Incrociò le braccia al petto,ignorando il fatto che mi stessi strafogando con il suo gelato.
Eppure non risi,poiché sapevo come ci si sentisse dopo un rifiuto.
-Ah-ah! Stai cominciando a perdere colpi fratellone!-dovetti ammonirlo io,puntandogli il cucchiaino in faccia.-Si tratta di friendzone quando i suddetti in questione sono amici,tu…hai semplicemente ricevuto un due di picche.
A quel punto sorrisi,e per qualche istante riuscii a rallegrare anche lui.
-Come vuoi!-esclamò alzando le mani in segno di resa.-Il problema è che questa ragazza mi piace davvero,-sospirò stropicciandosi gli occhi-ecco perché sono stato insolente.
Trovavo buffo il fatto che fosse alle prese con questioni di cuore,mi ricordava tanto me. Inoltre,poiché avevamo vissuto in nazioni diverse per la maggior parte della nostra vita,non mi era mai capitato di vederlo così.
Questa ragazza doveva essere un tipo tosto.
-Allora fai ciò che ti ha chiesto: presentati.-suggerii appoggiando un braccio sullo schienale del divano. Mentre con l’altro continuavo a ingurgitare gelato.
Finalmente Hiroki incontrò il mio sguardo e mi lanciò un’occhiataccia.
-E come dovrei farlo secondo te?-sbottò lui esausto incrociando le braccia al petto. Poi si accorse della vaschetta e mi rubò il cucchiaino. –Esiste un modo per presentarsi?
Socchiusi gli occhi.
Mi piacevano le sfide,e rivestire il ruolo di Cupido era sempre stato il mio sogno nel cassetto. Oltre a cantare,ovviamente.
Improvvisamente tutto fu chiaro: Hiroki avrebbe potuto cantare una canzone per esaudire i desideri della sua amata.
-Poi cosa le dico,se nemmeno io lo so?-continuò convinto,dato che non gli stavo rispondendo,poiché ero persa nei miei pensieri.
In seguito mi guardò dritto negli occhi,e comprese la mia idea perché avrò avuto stampato in faccia il sorriso diabolico.
-Oh no,no. E’ una pessima idea.-dissentì lui facendomi alzare gli occhi al cielo per la rabbia.
Perché non apprezzava gli sforzi che stavo facendo?
Mi urtava il sistema nervoso in queste occasioni. Io partorivo idee spettacolari,degne di una serie tv,e lui le scartava come se niente fosse.
Che plebeo.
-Invece è ottima.-ribattei dandogli una spintarella,cercando di mantenere la calma.-Ogni ragazza,anche quella più difficile,ama le serenate.
Ricordai quando Ulrich mi aveva cantato Entre tu y yo per il compito di Jim. Mi ero sentita così felice.
Probabilmente non l’avrei più rivisto quel ragazzo,infatti abbassai leggermente il capo.
Nel frattempo Hiroki stava considerando la possibilità di seguire il mio consiglio: aveva lo sguardo perso nel vuoto,e sorrideva tra sé.
-Sai una cosa,penso proprio che tu abbia ragione.-ammise indicandomi.
Scossi leggermente la testa.
Una fangirl ha sempre ragione!
Avrei voluto rispondere a tono,ma in quel momento qualcuno suonò il campanello,interrompendo il momento hermanita-big brother.
-Questa dovrebbe essere la mia compagna per il compito di storia.-affermai prendendogli la vaschetta di gelato.-Puoi andare ad aprire tu?Così intanto io sistemo il materiale.
Hiroki sbuffò e con mala voglia si diresse verso la porta. Infondo lo capivo: provavo le stesse sensazioni quando mi chiedevano di uscire dopo un finale di stagione.
Tuttavia non immaginava minimamente chi ci avrebbe trovato dietro. Aprì la porta con il muso lungo,il quale venne subito sostituito da un sorriso quando la vide.
-Laura?-domandò esitante. Il mondo era proprio piccolo,pensò.
Anche lei sorrise di conseguenza,nonostante non capisse cosa ci facesse lì il suo insegnante di chitarra.
-Hiroki. - rispose sicura stringendosi i libri al petto. Lui amava il modo in qui pronunciava il suo nome,senza le erre mosce di tutte le ragazze francesi. Dopotutto,lei era italiana.
Io ritornai in scena nei minuti successivi,e mi pentii di aver rovinato un momento così romantico.
-Oh Laura,meno male che sei arrivata!Dobbiamo completare le schede di Power Point. –le comunicai comparendo alle spalle di Hiroki.
Lui si spostò per farla accomodare,senza smettere di sorridere e per questo aggrottai le sopracciglia.
Scrollai le spalle e iniziai a camminare verso le scale,annunciando il programma che avremmo dovuto seguire. Poiché Laura non mi stava rispondendo,mi voltai improvvisamente.
Entrambi si guardavano di sottecchi,quindi la domanda mi venne spontanea.
-Voi due vi conoscete,per caso?-incrociai le braccia e sorrisi maliziosamente.
Infatti loro distolsero lo sguardo,imbarazzati. Ero proprio curiosa di sapere cosa si sarebbero inventati.
-Ehmm…no,cioè si. Insomma….-dissero in stereofonia.
Accennai una risata,e mi guardai i piedi.
-Ci siamo conosciuti in corridoio.-confessò lei,prendendo la parola,poiché Hiroki tentennava.-E adesso frequento le sue lezioni di chitarra.
Annuii soddisfatta. Quindi era lei la ragazza del mistero.
Non l’avrei mai detto.
-Ahhh capisco. Penso che sia una scocciatura averlo come insegnante,insomma come fratello non è un gran che-lo stuzzicai e lui mi rispose con una smorfia. Tuttavia Laura scosse la testa.
-No,no. E’ piuttosto bravo-ammise e deglutì.
Dietro a tutto quel nervosismo c’erano dei dettagli piccanti che non vedevo l’ora di conoscere. Infatti,dopo aver ultimato il lavoro,avrei torturato Hiroki.
Una sorella si deve pur divertire.
-Bene. Laura intanto tu avviati verso la mia stanza,io prendo qualcosa bere e vengo.-in realtà era una scusa,volevo una conferma da parte di Hiroki.
La biondina si incamminò e mio fratello non distolse mai lo sguardo da lei,come incantato.
Una volta che Laura non fu più a portata d’orecchio,esclamai:
-E’ lei?!
Hiroki si portò un dito alle labbra,facendomi cenno di stare zitta.
-Si!-rispose sussurrando,nonostante io fossi convinta che Laura non ci avrebbe sentiti in ogni caso.-Ma tu questo l’avevi già capito,vero?Perché hai dovuto fare quella domanda?
Scrollai le spalle,divertita.
-Curiosità.
Lui mi fulminò con lo sguardo,ma non mi lasciai intimidire. Infatti lo rassicurai,dandogli una pacca sulla spalla.
-Tranquillo,big brother,ci penso io.
Hiroki alzò gli occhi al cielo,e,prima che potesse aggiungere altro,corsi su per le scale.
Com’era bello occuparsi della vita sentimentale altrui,dimenticandosi per un istante la propria.
 
La sera
“Caro diario,
non riesco a dormire. Ho tentato più volte a rigirarmi nel letto,ma niente. Infatti ti scrivo dal salone.
Questa sera il sonno non vuole arrivare.
Si dice che chi non dorme ha tanti pensieri,e probabilmente è così. Nonostante io abbia accantonato il pensiero di Ulrich per qualche ora,le sue parole sono ancora vivide nella mia testa.
Come può una persona cambiare idea tanto repentinamente?
Inoltre sono preoccupata per la giornata di domani. Jim si infurierà quando verrà a saperlo,e sicuramente lo caccerà dai corsi di musica.
Non voglio che accada.
Anche se ciò che mi assilla di più è dirlo a Odd,Aelita e Jeremy. Rimarranno delusi,e non voglio nemmeno questo.”
Qualcuno bussò alla porta,e dovetti interrompere la stesura dei miei pensieri. Chi poteva essere a quell’ora?
Guardai nell’occhiello della porta e rimasi scioccata.
-Ulrich,cosa ci fai qui!?-esclamai aprendola e appoggiandomi a essa.
Lui stava tremando,e aveva un’espressione sconvolta stampata sul volto.
Deglutì.
-Voglio raccontarti tutto.
Prima che potessi replicare,ci trovavamo già seduti sul divano a parlare. Io ero rannicchiata in un angolo,con le gambe al petto,mentre lui stava dal lato opposto,con le mani giunte appoggiate sulle ginocchia.
Almeno aveva smesso di tremare. Ormai dicembre si stava avvicinando,e così anche l’inverno. Ulrich era un pazzo ad uscire senza un giacchetto. Si sarebbe ammalato,ne ero convinta.
Anche se avrei potuto giurare che,in quel momento,non stesse tremando per il tagliente clima parigino.
-Poco dopo la mia nascita,papà cominciò a bere.-esordì lui appoggiandosi allo schienale del divano. Tuttavia non riuscì a guardarmi,infatti fissava un punto nel vuoto. Intuii che non sarebbe stato facile per nessuno dei due ascoltare quella storia. –La sua azienda stava attraversando un periodo di crisi,che si prolungò fino ai miei cinque anni di vita.
Fece un respiro profondo.
Compresi quanto fosse difficile per lui. Perché raccontare il proprio passato è…denudarsi. Ti rende fragile agli occhi altrui.
Anche se dipende dallo sguardo: agli occhi di un amico risulteresti coraggioso. O almeno,io la pensavo così.
-Ricordo ancora quando tornava a casa. Sembrava sempre esausto,ma ogni giorno saliva in camera mia e mi pestava di botte.-dovetti premermi una mano contro la bocca per trattenere il gridolino. Che razza di genitore snaturato era suo padre?-Riteneva me la causa di tutti i suoi mali. Diceva che era stato troppo occupato a scoparsi mia madre,invece di pensare all’azienda.
Per tutta la vita mi ero incolpata per aver fatto separare i miei genitori. Mi ero convinta che non mi avessero mai voluta,e che la storia del canto fosse solo una scusa. Ma la mia realtà era molto diversa,ora.
-Una volta raggiunti i dieci anni,smise di picchiarmi. Dichiarò che ormai ero forte abbastanza.-sul viso di Ulrich non c’era traccia di dolore o risentimento. Che l’avesse perdonato?No,probabilmente l’aveva accettato come parte della sua vita passata.
Lo ammiravo,perché io non ci sarei mai riuscita. Guardavo il futuro,ma senza mai dimenticare il passato.
Accennò un sorriso. Eppure si trattava di un sorriso triste e spento.
Una parte di me pregò che raccontasse un ricordo felice in tutta quella miseria,e infatti fu così.
-Quando finalmente speravo di essere libero,cominciai a scoprire il mondo della musica e mia madre mi regalò la prima chitarra.
Sorrisi.
Mi tornò alla mente la prima volta che la mamma mi aveva regalato un quaderno per scrivere le canzoni: avevo nove anni e una compagna di classe mi batté a una gara di canto,perché mi ero dimenticata le parole. 
Quella sera andai a letto presto,poiché ero triste per aver subito una tale umiliazione. La mamma entrò in camera,mi porse il quaderno e disse: Per la tua memoria.
Wow,quei ricordi sembravano così lontani.
-Scusami…ma lei era ignara di tutta la faccenda?-domandai tornandomi a concentrare sulla situazione di Ulrich. In realtà non avrei voluto dire nulla,per non metterlo a disagio,ma in quel momento non stavo ascoltando la mia coscienza.
Scosse la testa,e accennò una risata. Anche se non riuscivo a cogliere il suo sarcasmo.
-Certo che no.-rispose incrociando le braccia al petto.-Ma se ti trovi davanti un uomo come Walter Stern,l’unica cosa che puoi fare è dartela a gambe.
Feci rilassare le mie gambe indolenzite,e mi avvicinai a lui. Dal suo racconto si intuiva quanto temesse il padre.
-E’ fuggita?-sussurrai aggrottando le sopracciglia.
-Ci ha provato…molte volte.-sottolineò.-Finché non capì che con mio padre non c’era storia. L’avrebbe trovata anche in capo al mondo.
Fin da piccoli ci insegnano che sposarsi e avere figli è una cosa meravigliosa,che è il culmine di una relazione. Invece,quando cresciamo,ci rendiamo conto che la realtà che ci circonda è molto diversa. Per cui il punto è: perché illuderci?Perché gli adulti preferiscono farci aprire gli occhi nei modi più atroci possibili?
-Quindi…semplicemente si arrese?-non appena pronunciai la domanda,ebbi la conferma di aver fatto quella sbagliata.
Finalmente Ulrich sorrise,e lo fece per davvero. Questo mi riscaldò il cuore.
-Oh no,lei non l’ha mai fatto. Ogni giorno mi ricordava quanto fosse bella la vita. Mi ha insegnato a non avere paura,ad affrontarla come viene.
Mi rese felice sapere che c’era almeno una nota positiva in quella vicenda orribile. Nessun bambino dovrebbe passare ciò che ha passato lui.
Tuttavia un sacco di domande mi ronzavano in testa.
-E come sei riuscito ad arrivare al Kadic?
Attorno a lui calò di nuovo quell’atmosfera misteriosa che mi aveva fatto innamorare mesi prima.
-Beh…anche questa è una storia lunga. Probabilmente te la racconterò un altro giorno.-e liquidò la faccenda come  se una Stelena mi avesse appena chiesto di raccontarle la storia travagliata di Damon ed Elena.
Mi ero illusa di poter restare nella stessa stanza insieme a Ulrich,senza che lui mi facesse perdere le staffe. Appunto l’imperfetto era il tempo verbale giusto.
-Ehi,ehi,ehi!-lo ripetei per tre volte,così da attirare la sua attenzione. E ci riuscii: Ulrich si voltò.-Tu non puoi semplicemente venire a casa mia,raccontarmi una vicenda strappalacrime e aspettare che ti perdoni il fatto che non salirai su quel palco domani.
Inevitabilmente gli puntai il dito contro,e lui mi sembrò un po’ spaventato. Dopo aver sentito gli ultimi trascorsi,decisi di ritrarlo.
-Se non gioco quella partita,mi ucciderà.-ammise affranto.
Eppure era stato lui a insegnarmi che siamo noi i padroni del nostro destino. Decisi di restituirgli il favore.
-Ma se non la giochi,guadagnerai qualcosa di più importante: la libertà. –gli presi le mani,e capii di non essere stata l’unica a perdere un battito.-Ulrich,ascoltami,lui non può decidere di venire qui e mettere in discussione la tua esistenza. Non ha più potere su di te,e in cuor tuo lo sai. Questa è casa tua. Qui c’è la tua vera famiglia: Aelita,Odd,Jeremy e…insomma tutti quelli a cui tieni.-avrei voluto aggiungere ed io,ma non ero sicura di potermi considerare parte della sua famiglia. Anche se mi sarebbe piaciuto. –Non permettergli di portartela via.
Ulrich non lasciò andare le mie mani,e intravidi che i suoi occhi erano diventati lucidi. Le mie parole dovevano averlo colpito davvero tanto.
-Come fai ad essere così maledettamente sicura in queste situazioni?
Non avevo una risposta da dura,da rifilargli. Ma non penso che servisse in quel caso. Non con Ulrich.
-Ohh fingo solo di esserlo.-lui fu grato per la mia sincerità,infatti mi sorrise compiaciuto.-Quindi ti dirò questo. Una volta mi hanno detto che la casa è quel luogo che se te ne andassi,ti mancherebbe da morire.- distolsi per un istante lo sguardo. Tuttavia ero brava nel dare dei buoni consigli,senza mai seguirli. –Purtroppo io non ho ancora provato quella sensazione,ma tu sì,per cui non fare sciocchezze. D’accordo?

Il giorno seguente
Aelita passeggiava per i corridoi del Kadic in cerca di pace interiore. I duetti le trasmettevano ansia,nonostante non lo desse a vedere. Lo spettacolo si sarebbe tenuto un’ora e mezza dopo,e lei non era mai stata più preoccupata.
Aveva continui sbalzi d’umore,mangiava tutto ciò che fosse commestibile e temeva che sarebbe svenuta da un momento all’altro.
Adesso si aggirava negli alloggi maschili,sperando di trovare l’unica persona in grado di calmarla: Jeremy.
Lei non avrebbe dovuto cercarlo ancora,dopo quanto le aveva detto nella sala di musica la settimana precedente,ma stavolta non voleva supplicarlo di tornare insieme. Aveva solo bisogno che qualcuno la rassicurasse.
La porta era aperta e Aelita fece capolino,per controllare se fosse effettivamente lì,e lo vide sdraiato sul letto,intento a leggere un fumetto.
Sorrise.
Ricordò quando,prima di mettersi insieme,passavano i pomeriggi a leggere le ultime edizioni dei migliori fumetti giapponesi. Poi un giorno lui l’aveva baciata,ed era cambiato tutto.
Tornò al presente e decise,che andare lì,era stata una pessima idea. Tuttavia,mentre si stava allontanando,Jeremy si accorse della sua presenza.
-Hai perso qualcosa?-domandò aggrottando le sopracciglia,senza mai staccare gli occhi dal fumetto.
Quelle parole la fecero fermare improvvisamente,e la obbligarono a tornare indietro.
-No,in realtà stavo cercando Odd.- fece una smorfia e si mantenne sul vago. Poi si avvicinò al letto di Jeremy,incrociò le braccia al petto,e si guardò intorno. –Ma,chiaramente,non può essere qui.
Se ne stava andando,e sperava che lui la fermasse. In effetti lo fece,ma nel modo sbagliato.
-Lo cerchi per una sveltina prima dello show?-chiese buttando il fumetto sul letto e mettendosi a sedere. Aelita strinse i pugni. –Sai,per darti carica.
Purtroppo dovette incassare il colpo,e ammettere a sé stessa che Jeremy non era più lo stesso. Respirò profondamente,contò fino a dieci e si voltò.
-Credo che tra noi sarebbe finita comunque,Jeremy. Vuoi sapere perché?-ottenne tutta la sua attenzione.-Perché siamo troppo rancorosi. Ma la cosa più triste sai qual è?-il biondino non controbatté,poiché sapeva che Aelita aveva ragione.-Che io sia ancora qui,dopo tutto ciò che è successo,dopo quello che mi hai detto,e speri in un conforto da parte tua prima dello spettacolo. Come hai sempre fatto in questi anni.
L’ultima frase fu un colpo al cuore per Jeremy,perché rivangare il passato non era affatto piacevole. Per un breve istante Aelita riuscì a scorgere il dispiacere nei suoi occhi,ma lui indossò subito quella maschera di rabbia e menefreghismo.
-Non verrò.-ammise in tono piatto.
Aelita non poteva crederci. Non sapeva come relazionarsi a questa sua ultima confessione. Infatti rimase scioccata,spalancò la bocca e parlò senza riflettere.
-Che significa che non vieni?E il compito di Jim?-il suo tono di voce risultò preoccupato,ma lei non riuscì a evitarlo.
Quando tieni a una persona,inevitabilmente tenti di proteggerla.
-Non avevo un partner,perché con l’arrivo di Yumi siamo diventati dispari.-lo disse come se fosse una brutta cosa,e Aelita non poté che rabbrividire. –Per cui non penso che Jim noti la mia assenza.
Lei guardò l’orologio da polso che indossava. Ormai mancava solo un’ora allo spettacolo,e doveva avviarsi verso il teatro.
Quindi espresse ciò che pensava senza tentennamenti.
-Senti,non so se questa ribellione improvvisa sia dovuta a me. Ma,se dovesse essere così,ti prego,non farlo Jeremy.-il suo intento non era più solo quello di convincerlo a venire ed esibirsi,ma era fargli capire che doveva essere sé stesso. –Tu sei una persona buona.-Aelita si indicò.-Sono sempre stata io quella smarrita. Non mandare tutto a rotoli,perché la vita continua.
Accennò un sorriso,per incoraggiarlo,che tuttavia non ricambiò,e uscì dalla stanza. Non era certa che l’avrebbe ascoltata,ma lei aveva bisogno di dirlo.
-Non senza di te.-sussurrò Jeremy.
 L'odio ha un suono:
suona come luride grida...
Al teatro
Pov Yumi
Feci squillare il telefono di Ulrich per l’ennesima volta nell’arco di pochi minuti. Stavo camminando dietro le quinte con il cellulare appoggiato all’orecchio e,a causa del nervosismo,avevo iniziato a mangiarmi le unghie. Anche se non avrei dovuto,poiché mi ero messa lo smalto.
Partì nuovamente la segreteria telefonica,ma preferii non lasciare nessun messaggio perché non l’avrebbe ascoltato comunque.
Ormai deve essere già in campo.
-Non risponde.-affermai infine,sospirando.
Odd era appoggiato a una parete con le braccia conserte,e un’espressione seria. Probabilmente stava ancora riflettendo su quanto gli avevo riferito.
Mi aveva sorpreso il fatto che lui non conoscesse il passato di Ulrich. Era il suo migliore amico,giusto?
-Non viene nemmeno Jeremy, by the way. - ci comunicò Aelita,entrando in scena.
Non appena udì la sua voce,Odd si staccò dal muro e ci raggiunse al centro di quello spiazzo.
Il biondo guardò l’ora sul suo iPhone 5s Silver e poi lo ripose in tasca.
-Bene,è arrivato il momento di pensare a noi.-disse Odd,autoritario.-Se Ulrich non si presenta entro cinque minuti,allora dovrà prendersi tutta la responsabilità delle sue azioni. Non lo copriremo più.
Comprendevo perché stesse usando quel tono: Ulrich,mentendogli,l’aveva ferito nel profondo.
Eppure noi eravamo un gruppo,e avremmo dovuto prendere le decisioni insieme. Tuttavia mi ritrovai ad annuire,poiché avevo perso le speranze.
Mancavano pochi minuti all’inizio dello spettacolo,e lui non si era ancora palesato. Il giorno precedente gli avevo detto che non era più in grado di deludermi,ma ci era riuscito anche quella volta.
Aelita approvò la proposta di Odd,e non aggiunse nient’altro riguardo Jeremy. Probabilmente nemmeno lui doveva essersi comportato nel migliore dei modi.
I tecnici del suono cominciarono a fare le prove,e questo suggeriva agli alunni di prendere posto. Noi,che frequentavamo i corsi di musica,avevamo dei posti riservati in prima fila. Per poter assistere allo spettacolo prima e dopo la nostra esibizione.
Io non mi sarei esibita per prima,per cui mi avviai verso la platea.
-Ragazzi,io vado. Mi raccomando,rompetevi una gamba!-che in gergo teatrale è un augurio. Poi faceva proprio al caso loro,dato che sarebbero stati i primi.
Loro mi sorrisero,ed io lasciai le quinte.

A breve avrebbero annunciato l’inizio dello spettacolo,ma Aelita non la smetteva di camminare avanti e indietro. Non era mai stata così nervosa in vita sua,e non aveva trovato nulla che potesse calmarla.
La Hertz iniziò a fare uno dei suoi soliti discorsi,quindi era questione di secondi,ormai.
-Adesso sono lieta di presentarvi due alunni molto prestigiosi: Odd della Robbia e Aelita Stones!-il pubblico applaudì e la professoressa fece un inchino,uscendo.
Essere alla fine dell’elenco di solito è un privilegio,ma non ai corsi di musica.
-Credo che mi sentirò male!-esclamò Aelita,fermando la sua camminata frenetica,e portandosi una mano alla bocca come se avesse dovuto rimettere.   
A quel punto Odd si avvicinò a lei e l’afferrò per le spalle. Fino a qualche minuto prima era convinto che fosse una delle sue solite sceneggiate,ma quella frase gli aveva confermato il contrario.
-Ehi,ehi. Ascoltami.-sussurrò guardandola negli occhi. Lei,dopo qualche strattone,si arrese.-Andrà tutto bene. Ci sono io con te.
Il respiro di Aelita tornò regolare,e,per la prima volta,qualcuno che non fosse Jeremy,riuscì a calmarla.
Probabilmente quello sarebbe stato il momento migliore per baciarla,ma Odd non lo fece. Sapeva quanto le avrebbe confuso le idee un gesto simile.
-Okay.-riuscì a dire lei,annuendo.
Il ragazzo si allontanò e le porse un microfono.
-Insieme?
Aelita lo afferrò e sorrise.
-Fino alla fine.

Pov Yumi
Il sipario si aprì e il pubblico fece un applauso di incoraggiamento. Loro erano la prima coppia che si esibiva,per cui il nervosismo era palpabile.
In scena era presente anche un pianoforte,di fronte al quale era seduto Odd e che qualcuno doveva aver portato dalla sala di musica. Invece Aelita si trovava seduta sullo strumento,con le gambe accavallate.
Non ricordo di averla mai vista più bella di così: indossava un top bianco di lana,una minigonna scozzese e un paio di sneakers nere. I capelli rosa ricadevano sciolti sulle spalle.
Odd iniziò a suonare il piano,e nel teatro calò un silenzio che venne rotto dalla meravigliosa voce di Aelita. 
Regálame tus besos,
deliciosamente bellos.
desprevenido he caído en el abismo de tu amor.
Aelita teneva lo sguardo fisso sul pubblico,nonostante non riuscisse a vederlo,a causa delle luci.
Apuesta lo que sea,
hay solo una manera,
para sobrevivir yo vivo en tu silencio y tu color.
Quando Odd cominciò a cantare,lei si voltò immediatamente. Come se avesse avuto bisogno di sapere,che anche lui era lì e che non l’avrebbe abbandonata.
No hay nada que podamos hacer,presiento que algo va a suceder,
el fantasma de tu alma acariciando mi piel...
Il nervosismo dal volto di Aelita era scomparso. Ormai si sentiva a proprio agio,e supposi fosse merito di Odd. Al quale lanciava grandi sorrisi,e ovviamente lui ricambiava.
Acércate y no esperes mas,
yo no me alejare jamas,

Amor (amor)......
No puedo sacarte de mi.
Acércate y que en tu mirada.
me abraces sin decirme nada,
Amor (amor).....
Aelita scese dal pianoforte e cominciò a girargli intorno. Poi decise di fermarsi vicino a Odd e gli mise una mano sulla spalla.
Il ritornello era la mia parte preferita,perché se due persone si amano non devono stare lontane. Infatti loro lo stavano dimostrando.
Es imposible no sentir así (x2)
Il pubblico era in delirio. Non la smetteva più di applaudire: l’avevano conquistato.
Integridad perfecta,
minuciosamente bella,
desprevenido he caído en el abismo de tu amor,
Adesso si erano scambiati le parti,e Odd stava cantando intensamente la sua seconda strofa. Nel frattempo Aelita era tornata sul pianoforte.
dibuje en el vació
tu cuerpo junto al mio,
para sobrevivir yo vivo en tu silencio y tu color...
Qui fece un gesto estremo. Aveva appoggiato una mano sul pianoforte per tenersi,e,nello stesso tempo,si spinse in avanti verso Odd per rendere più chiare le intenzioni citate nella canzone.
Lui sicuramente apprezzò.
 No hay nada que podamos hacer,
presiento que algo va a suceder,
el fantasma de tu alma acariciando mi piel....
Aelita arretrò leggermente,sempre mantenendo la stessa posizione. Entrambi buttarono un occhio sulla platea,giusto per mantenere il contatto visivo.
Quando ci si esibiva,era una cosa assai importante da ricordare.
Acércate y no esperes mas,
yo no me alejare jamas,
Amor (amor)......
No puedo sacarte de mi.
Acércate y que en tu mirada,
me abraces sin decirme nada,
Amor (amor).....
Questa volta il ritornello lo interpretarono con più enfasi,forse perché si stava avvicinando la fine del pezzo e volevano chiudere con stile.
Es imposible no sentir así (x2)
Ci fu una parte strumentale di circa venti secondi che mi fece venire la pelle d’oca. Era la chitarra elettrica,già presente nella base musicale.
Aelita e Odd si presero per mano.
Acércate y no esperes mas,
yo no me alejare jamas,
Amor (amor)......
No puedo sacarte de mi.
Acércate y que en tu mirada.
me abraces sin decirme nada,
Amor (amor).....

Es imposible no sentir así
Loro due non avevano mai cantato un duetto insieme,prima d’ora. In tre anni di liceo non era mai successo. Eppure Jim non poteva abbinarli meglio,perché,quando cantavano,sembravano una cosa sola.
Acércate y no esperes mas,
yo no me alejare jamas,
Amor (amor)......

Es imposible no sentir así (x3)
Al termine della canzone Odd alzò le braccia al cielo,come se avesse voluto gridare: Ce l’abbiamo fatta!
Aelita rise e si avvicinò al bordo del pianoforte. Lui si alzò immediatamente e l’aiutò a scendere.
Dalla prima fila potei notare che Aelita si era commossa,e Odd le asciugò una lacrima.
Forza,baciala.
La platea era in trepida attesa. Sarebbe stato un finale perfetto,e di sicuro Jim avrebbe apprezzato,ma non colsero l’attimo e conclusero con un inchino.
Il sipario si chiuse e il pubblicò continuò ad applaudire per cinque minuti buoni.
   Ma amare in silenzio,
ha un accenno di tristezza,
sa di inchiostro nel calamaio,
di avarizia.
 
Il mio turno era arrivato. Ulrich e io ci saremmo dovuti esibire per ultimi,ma di lui ancora non vedevo neanche l’ombra.
Mi trovavo nei camerini,aspettando che qualcuno mi avvisasse di salire sul palco.
Guardai il mio riflesso nello specchio. Ero soddisfatta dell’outfit che avevo creato: indossavo un vestito a fascia che mi arrivava a metà coscia. La parte superiore era ricamata in pizzo rosso,mentre quella inferiore era in cotone e includeva tutte le sfumature del rosso fino ad arrivare al bianco.
Avevo scelto degli accessori non vistosi,come per esempio la collanina a forma di cuore oppure il bracciale e gli anelli d’oro.
A completare il tutto vi era una coroncina di rose rosse e margherite,che avrei indossato tra poco. 
I miei capelli,ai quali avevo applicato un po’ di spuma per renderli ondulati,erano sciolti.
Infine,ai piedi portavo un paio di ballerine bianche.
-Yumi,tocca a te.-mi comunicò uno studente alle mie spalle.
Annuii.
Mi diedi un’ultima sistemata ai capelli,misi la coroncina,afferrai il microfono e mi incamminai verso il palco.
Tuttavia,fino a quel momento,non avevo pensato a cosa fare nel caso in cui Ulrich non fosse venuto. Forse perché speravo che non sarebbe successo.
Allungai il collo,per controllare l’altra uscita,ma non lo vidi nemmeno lì. Per cui decisi che,invece di fare una figuraccia da sola,non mi sarei presentata affatto.
Ritirarsi da un’esibizione non era leale,lo sapevo,però non avevo altra scelta.
Eppure,mentre me ne stavo andando,la musica partì e Ulrich iniziò a cantare.
Puede ser una ilucion
o tal vez tu corazon
te hable a cada instante
Nell’udire la sua voce,mi voltai subito e dovetti sbattere le ciglia più volte perché non credevo ai miei occhi.
Era lì.
Nada pasa porque si
me da miedo hablar de mi
Lo sabes, a cada instante
Lo raggiunsi al centro del palco e gli misi una mano sulla spalla. Lui mi sorrise. Evidentemente non pensava che l’avrei aspettato.
Me veras, suelo caminar
pensando en cada paso
si voy a fallar
Nonostante l’avesse scritta Ulrich,c’era tanto di me in quella canzone. Ancora non mi capacitavo di quanto mi conoscesse. Io avevo cominciato a capire la sua psicologia soltanto il giorno prima.
Te verè, en cada ocacion
porque puedo ver
tu historia en mi cancion
Era indeciso su chi posare lo sguardo,mentre io non avevo dubbi: in quel momento vedevo solo lui.
Para todo, para nada
Por si aciertas, por si fallas
Tienes todo lo que hay que tener
para ser quien quieras
Adesso Ulrich teneva gli occhi fissi sui miei,e il cuore fece una capriola. Fu difficile mantenere la concentrazione.
Contra todo, contra nada
Cuando sobra, cuando falta
Tienes todo lo que hay que tener
para ser quien quieras en verdad
Mi voltai verso il pubblico per un istante,ma la sua voce mi attirava come il richiamo di una sirena e ricominciai a perdermi nei grandi occhi marroni di Ulrich. 
Tu manera de decir
hace facil para mi cantarte
y poder mirarte
Poiché non stava cantando,fu più facile per me guardare il pubblico,sorridere e fingere che andasse tutto bene nonostante avessi il ragazzo che amavo al mio fianco.
Riuscii anche a fare qualche passo.
El poder se encuentra en ti
tienes magia para mi, lo sabes
no estes distante
Ulrich interpretò quella strofa con tanta convinzione che mi fece pensare che non si riferisse solamente alla canzone. Se avesse continuato a guardarmi così,mi sarei sciolta prima della fine del pezzo.
Me veras (te verè), suelo caminar (caminar)
Pensando en cada paso
si voy a fallar (no vas a fallar)
Cominciai a giragli intorno,mentre lui mi faceva i controcanti. Poi mi fermai,gli porsi una mano e lui la strinse.
Una scarica elettrica percorse tutto il mio corpo.
Te verè en cada ocacion
porque puedo ver tu historia
en mi cancion
Avvicinò la bocca al mio orecchio,come se mi stesse confidando un segreto che solo io potevo ascoltare. Mi fece sentire speciale.
Para todo, para nada
Por si aciertas, por si fallas
Tienes todo lo que hay que tener
para ser quien quieras
Ci scambiammo di posto con una piroetta. Spostai il microfono nell’altra mano,mentre lo guardavo con la coda dell’occhio.
Contra todo, contra nada
Cuando sobra, cuando falta
Tienes todo lo que hay que tener
para ser quien quieras
Sentii in lontananza il pubblico che applaudiva,ma era un suono ovattato,perché Ulrich ed io ci trovavamo in un’altra dimensione.
La nostra.
Lo puedo sentir,
que cantar es lo que soy
porque soy lo que soy,
cuando soy, hoy
Mi girai,Ulrich afferrò la mia mano e cominciammo a correre verso l’inizio del palco. Sembravamo due incoscienti,ma almeno eravamo due incoscienti felici.
Puedes escuchar que la musica
es tu voz que canta
y canta todo el tiempo
Purtroppo dovetti lasciare la sua stretta per cambiare la presa sul microfono. Ne avevo una migliore con la mano destra,non potevo farci nulla.
Lui parve notarlo,ma continuò a sorridere.
Para todo, para nada
Tienes todo lo que hay que tener
para ser quien quieras
Gli diedi le spalle,ma ruotai di nuovo il corpo quando toccava a me cantare. Lui buttò la testa all’indietro e alzò un braccio al cielo.
Contra todo, contra nada
Cuando sobra, cuando falta
Tienes todo lo que hay que tener
para ser quien quieras
Eravamo talmente vicini che i nostri microfoni s’incrociavano. In nessuna delle prove avevamo mai avuto tutta quella sintonia,e continuavo a chiedermi da dove fosse uscita.
No dejes escapar tus sueños
intentalo soñar despierto
Tienes lo que hay que tener
para ser quien quieras [x2]
en verdad
Ci prendemmo di nuovo la mano,che sembrò un gesto automatico.
Quando la canzone finì,staccarle fu difficile,ma dovemmo farlo, perché eravamo tornati alla realtà.
Ulrich abbassò il microfono prima di me,sorridendo.
Io ancora stentavo a crederci,a quanto era appena successo. Avevo il fiatone,però non mi ero mai sentita meglio di così.
Solo adesso riuscivo a sentire con chiarezza il boato della folla,e gli applausi provenienti da ogni direzione.
Tuttavia il mio respiro non tornò regolare,perché Ulrich diede un rapido sguardo al pubblico e mi baciò.
Inizialmente rimasi lì impalata,sgranando gli occhi per la sorpresa. Poi risposi al bacio e mi godei il momento.
Le sue labbra erano proprio come le avevo sempre immaginate: morbide e carnose.
Gli misi le mani intorno al collo tentennando,come se avessi avuto paura di scoprire il suo corpo,e lui mi cinse le spalle.
Cominciò ad accarezzarmi la schiena,ed io mi dimenticai di tutto: del compito,di quelle persone che ci stavano guardando,di Sissi.
Quando si allontanò da me,rimasi con l’amaro in bocca,perché ne volevo di più. Fortunatamente il sipario si chiuse in quell’istante,così non avrei dovuto affrontare il pubblico in delirio o gli sguardi soddisfatti di Odd e Aelita.  
Rimasti soli,scoppiammo a ridere: nessuno dei due se lo aspettava.
Ami in silenzio e un giorno
ti trovi muto, pieno di parole
che ti tormentano, fino a
lasciarti senza parole...
e arriva il silenzio.
Poco dopo
La Hertz e Jim si complimentarono con noi per le splendide canzoni,e lanciarono delle occhiate allusive a me e Ulrich. Abbassammo entrambi il capo,imbarazzati.
Lo spettacolo era ufficialmente finito,quindi tutti gli studenti iniziarono a dileguarsi. Aelita mi aveva raccontato che,dopo questi eventi,andavano a festeggiare in un pub.
Eppure io mi sentivo sfinita,e non avevo voglia di bere. Tutto ciò che volevo fare era parlare con Ulrich,il quale riuscì a scapparmi da sotto il naso.
Intravidi che si stava dirigendo verso l’uscita dei camerini,e lo seguii. Tuttavia,mentre stavo per raggiungerlo,capii che discuteva con qualcuno e rimasi al mio posto,in ascolto.
-Che cosa significa questa pagliacciata?!-esclamò una voce adulta in tono burbero. –Sappi che la squadra ha perso la partita per colpa tua. Sei un codardo,Ulrich.
Ulrich era la persona più calma che io avessi mai conosciuto,e si arrabbiava di rado. Ma intuii che per quella persona avrebbe fatto un’eccezione.
-Ah io sarei un codardo,papà?-urlò risentito Ulrich. Quindi era con il padre che stava parlando. Dovetti appoggiarmi al muro per non cadere,la sola voce di quell’uomo mi incuteva terrore. –Tra noi due chi è che non ha mai avuto il coraggio di farsi carico delle sue azioni? Chi?
Touché.
Aveva colpito nel segno,ed io ero così fiera di lui. Mi feci coraggio,e sbirciai attraverso il tendone per vedere il terribile mostro.
In effetti non avevo fatto male a definirlo tale.
Era un uomo alto,magro e dalla carnagione olivastra. I suoi capelli ricci,ormai bianchi,ricadevano disordinati. Aveva un accenno di barba non curata e le rughe d’espressione erano evidenti.
Anche il suo abbigliamento era particolare: indossava un completo beige,sotto ad esso portava un gilet bordeaux e una camicia bianca con il bavero rialzato.
Non riuscivo a vedere i suoi occhi,poiché erano coperti da un paio di occhiali neri in stile John Lennon. Supposi che fosse meglio così,almeno non mi avrebbe pietrificata.
-Abbassa la voce ragazzino!-lo rimproverò dandogli una spinta,ed io sussultai. Temevo che potesse picchiarlo lì,davanti a tutti. –Sono tuo padre,ricordatelo.
A quel punto pensai che Ulrich abbassasse la testa per l’ennesima volta,ma non accadde. Lui socchiuse gli occhi e gli lanciò uno sguardo d’odio che mi provocò un brivido.
-Non osare mai più mettermi le mani addosso,hai capito?-gli sussurrò avvicinandosi. Ulrich stava mettendo fine a un lungo capitolo della sua vita,e lo ammiravo per questo. Probabilmente io non ci sarei mai riuscita. –Sarai anche mio padre,ma non la mia famiglia.-disse facendo una smorfia,disgustato. –Quindi,adesso ti dico cosa faremo: tu tornerai in Germania a occuparti della tua preziosa azienda,ed io resterò qui a cantare. Perché è ciò che sono,e non potrai cambiarlo mai.
Amavo vederlo così autoritario,era una parte di lui che non conoscevo affatto. Inoltre mi fece piacere vedere che stava seguendo il mio consiglio.
Il padre lo squadrò da capo a piedi,e,quando pensavo che non avesse altri argomenti con cui controbattere,tirò fuori il suo asso nella manica.
-Stai buttando via tutto quello che ti ho insegnato per una ragazza qualunque. –si riferiva a me?-Caso mai sono io che dovrei vergognarmi di avere un figlio come te.
Eppure non riuscì a scalfire l’armatura di Ulrich.
-Oh,tu non sai niente.-rispose fiero,sorridendo.
Aveva vinto,con quella battuta aveva fatto scacco matto.
-Sappi,che non finisce qui.-gli comunicò il padre con uno sguardo schifato. Poi si sistemò la giacca e sparì dalla mia vista.
Mi portai una mano alla bocca. Non potevo credere a quanto avevo appena visto.
Oh mio Dio.
Spalancai il tendone e corsi ad abbracciare Ulrich.
-Ce l’hai fatta!-esultai stritolandolo,anche se lui rimase immobile. –Sono così orgogliosa di te!
Lui mi allontanò e la sua espressione seria inizialmente mi preoccupò,mi fece pensare di aver fatto qualcosa di sbagliato,ma poi si trasformò in uno splendido sorriso.
-Ce l’ho fatta!-esclamò euforico e mi restituì l’abbraccio.
Lo strinsi forte a me,e avrei voluto che quel momento durasse in eterno.
Dopo qualche minuto fui costretta a rovinare l’atmosfera,perché mi tornò in mente il motivo per il quale lo stavo cercando.
-Senti,lo so che magari adesso non ti va di parlarne,ma…-ci stavo girando intorno,poiché temevo la sua risposta. Poi mi ricordai il coraggio che aveva avuto lui,nell’affrontare suo padre,e decisi di avere fiducia. –Quel bacio perché cos’era?
Lui spalancò la bocca,e sgranò gli occhi per lo stupore. Sicuramente non si aspettava che fossi così diretta,ma io avevo bisogno di saperlo.
Pendevo dalle sue labbra,e pregai che non rovinasse tutto.
Ulrich sospirò e distolse lo sguardo. Questo era un brutto segno.
Perché era stato in grado di guardarmi durante la canzone e adesso non ci riusciva più?
-Non so perché l’ho fatto.-disse semplicemente.
Incassai il colpo. Ero abituata ai comportamenti ambigui di Ulrich,ma fece ugualmente male.
Perché mi aveva illusa.
Aveva riacceso in me quella scintilla,che avevo deciso di spegnere dopo la nostra discussione della settimana precedente.
Ma non mi sarei mostrata debole. Non gli avrei fatto credere di essere il suo giocattolo personale.
-Bene!-gridai con una voce un po’ troppo acuta. –Quando ti sarai chiarito le idee,fammi un fischio.
Gli diedi una pacca sulla spalla e mi allontanai,lasciando lui con l’amaro in bocca.
 
Nella sala di musica
Il mio prossimo obiettivo era quello di trovare Jim. Durante l’esibizione di Odd e Aelita gli avevo accennato della clausola,e lui mi aveva assicurato che era ancora valida,quindi di raggiungerlo nella sala di musica al termine dello spettacolo.
Lo scontro con Ulrich non mi avrebbe scoraggiata,ora dovevo pensare al futuro. Del resto,me l’ero ripromessa in quel camerino.
Entrai nella stanza sentendomi una specie di star hollywoodiana,dopo l’esibizione. Jim si trovava accanto al pianoforte,e compilava dei moduli.
-Ehi Jim,eccomi. Scusami se ci ho messo tanto,ma ho avuto un imprevisto.-anche se definire Ulrich così non era propriamente corretto. Lo raggiunsi al centro della sala. –Allora,per la mia borsa di studio è tutto apposto?-chiesi come se fosse una domanda retorica.
Lui impallidì e scosse la testa. Iniziò a sistemare nervosamente i moduli che stava compilando un attimo prima.
-Ehm…ci sono stati dei cambiamenti e…mi dispiace,non posso più dartela.-concluse sbrigativo.
Il professore tentò di lasciare l’aula,ma lo bloccai.
-Cos’è cambiato esattamente?-domandai cauta.-La clausola dice espressamente che: se l’ultimo membro di un qualsiasi gruppo ha problemi a pagare i corsi,la scuola può offrigli una borsa di studio. Me l’hai confermato tu stesso!
Non mi sarei fatta prendere in giro un’altra volta. Ne avevo già passate tante in quella giornata,e quei soldi erano di fondamentale importanza.
Jim si guardò intorno,come terrorizzato.
-Oh ma tu hai ragione,Mulan.-confermò una voce alle mie spalle. Sissi. Cosa ci faceva lì?Ormai capivo sempre meno. Crudelia entrò ancheggiando nella sala di musica,mentre si guardava le unghie. Poi mi scrutò con quei suoi occhi da strega. –C’è solo un piccolo problema: sono io l’ultimo membro.
Il silenzio è assenza,
come la luce nell'oscurità,
ci mostra ciò che non c'è.
Ora che sono solo silenzio,
credo di capire perché si ha
tanta paura del silenzio:
per il suono del silenzio.

Angolo dell'autrice.
Buongiorno e buon inizio settimana Shewillbelovers!
La #1B (ossia la seconda parte di stagione) è ufficialmente iniziata con questo capitolo 14 ricco di avvenimenti e di colpi di scena. Non vi siete ancora ripresi dal bacio Ulumi,vero? Ehhh io vi ho capiti furbetti! =P
Purtroppo Ulrich ha il Basty,se sapete come rimuoverlo fatemi uno squillo! LOL
By the way,in questa #1B verranno affrontati temi già accennati nel capitolo,come: il college,le responsabilità,il rapporto genitori-figli,il futuro.
La posta in gioco sarà sempre più alta per i nostri protagonisti,e dovranno fare delle scelte che li cambieranno drasticamente. (ma non vi spaventate,eh :3)
Colgo l'occasione per dedicare il capitolo a due mie compagne di pallavolo,che hanno cominciato questa fan fiction durante il nostro campo a Norcia. (vi farò soffrire, #sorrynotsorry :3)
Un'altra cosa che volevo aggiungere è che è appena passata una ricorrenza importante: il 25/06/14 #Shewillbeloved ha compiuto un anno. Volevo ringraziarvi anche qui per tutto il sostegno e l'affetto.
Se volete vedere il video che ho realizzato in proposito,iscrivetevi al gruppo della storia -->
https://www.facebook.com/groups/410964889039115/
Poi,come al solito,io sono sempre qui:
https://www.facebook.com/ludos.efp
Fatemi sapere cosa pensate del capitolo nelle recensioni,in chat,sul gruppo.
Insomma,teniamoci in contatto. <3
Un bacio,
-Ludos98

 
  
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