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Autore: Ghost Writer TNCS    04/07/2014    1 recensioni
ATTENZIONE! REVISIONE IN CORSO
Mstislav è il secondo figlio di una famiglia ricchissima, vive in una villa molto lussuosa lontana dalla residenza dei suoi genitori e nel suo garage può vantare sei veicoli dei marchi più famosi, ma non è questo a renderlo speciale. All’improvviso qualcosa si risveglia dentro di lui e da un giorno con l’altro scopre di avere delle abilità innaturali, dei superpoteri che gli permettono di dare vita alla sua immaginazione.
Imparare a controllarli sarà il primo passo, poi però verrà il momento di prendere una decisione: diventare l’eroe prode e valoroso che aiuta gli innocenti o l’antieroe che fa sempre quello che vuole e di cui tutti hanno paura?
Domande? Dai un'occhiata a http://tncs.altervista.org/faq/
Genere: Azione, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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5. Le porte del crimine

Mstislav era in università e stava facendo tutto il possibile per non seguire la lezione di statistica senza farsi notare. Nella sua mente continuava a ronzare un’idea e non riusciva a pensare ad altro: voleva fare qualcosa di eclatante e del tutto inaspettato per guadagnarsi la prima pagina sui giornali locali, ma non aveva idea di cosa fare. Una rapina in banca era qualcosa di troppo banale, doveva inventarsi qualcosa di nuovo che colpisse tutti, però non voleva nemmeno causare troppi danni…

D’un tratto venne colto dall’ispirazione. Ma certo, era geniale! Finalmente aveva trovato qualcosa che stuzzicava la parte più maliziosa della sua mente! Però non era qualcosa che poteva improvvisare su due piedi. Doveva fare pratica e, cosa più importante, doveva risolvere alcuni problemi logistici. In ogni caso era fiducioso: fino a quel momento i suoi poteri non lo avevano mai deluso e confidava di riuscire a risolvere qualsiasi problema.

Per tutta la durata delle lezioni non fece altro che studiare i vari dettagli del suo piano e in questo modo, quando arrivò a casa, aveva già un’idea chiara e definita di cosa doveva imparare a fare per rendere fattibile il suo progetto.

«Oggi è di buon umore.» notò Anastasia mentre mangiavano «Ha intenzione di comprare qualche altro oggetto di arredamento?»

«No, però ho trovato qualcosa che mi farà guadagnare la prima pagina dei giornali.» le spiegò il ragazzo con un sorrisetto.

«Spero che la sua idea non comporti eccessivi danni per la comunità.» commentò la cameriera in tono pacato.

«Non ti preoccupare, non intendo far saltare in aria un palazzo… sarebbe banale. Quello che ho in mente è qualcosa di assolutamente fuori dal comune e coinvolgerà direttamente moltissime persone senza però arrecare particolare danno a nessuno.» Prese una bella forchettata e masticò con gusto. «Fidati, tra qualche giorno tutti quanti parleranno di me.»

Anastasia preferì non imitare il comportamento dell’elfo e mandò giù il boccone prima parlare. «Non lo metto in dubbio.»

Una volta che ebbero finito di mangiare, il ragazzo si ritirò nel suo studio nel blocco centrale per prepararsi al suo nuovo colpo e la cameriera si preoccupò di sparecchiare. Una volta che ebbe rimesso tutto in ordine, anche lei lasciò la cucina e andò nella sua stanza. Prese il libro che era appoggiato sul suo comodino e si sedette sulla poltrona per cominciare la lettura. Era stato lo stesso Mstislav a consigliarle di staccare di tanto in tanto dal lavoro e di riposarsi un po’. “Se no poi mi fai sentire un perditempo che non fa nulla tutto il giorno!” aveva ironizzato.

In effetti l’elfo era abbastanza uno scansafatiche, ma se non altro era sempre di buon umore e non aveva abitudini stravaganti o manie particolari come a volte capitava ai ricchi… Certo, disponeva di poteri assolutamente fuori dal comune e si era messo in testa di usarli per soddisfare il suo bizzarro ego, ma per il resto era una persona normalissima e tutto sommato era piacevole abitare con lui. Si sentiva davvero fortunata di poter lavorare in casa sua.

Lesse con calma tre capitoli, quindi richiuse il libro. La lettura l’aveva ristorata ed era giunto il momento di rimettersi al lavoro.

Uscì dalla sua stanza e andò a prendere l’aspirapolvere, quindi riprese a pulire da dove si era interrotta quella mattina. Stava passando il corridoio al piano terra dell’ala sinistra quando Mstislav le andò incontro. «Hai visto per caso la mia pallina arancione?» le domandò appoggiandosi con una mano allo stipite di una porta «Quella con la faccia cattiva.»

«L’ho trovata questa mattina in un angolo dell’ingresso e ho pensato di metterla nella sua stanza. L’ho appoggiata su uno dei ripiani della libreria.»

L’elfo annuì. «Ok, grazie.» Il suo corpo parve smaterializzarsi con una serie di luccichii gialli e in un attimo scomparve.

Anastasia rimase un attimo immobile a fissare il vuoto, poi il rumore dell’aspirapolvere la riportò alla realtà. Evidentemente Mstislav aveva trovato un nuovo modo per sfruttare i suoi poteri.

Stava passando con cura vicino allo zoccolino quando sentì il rumore di qualcosa che rimbalzava sul pavimento. Si voltò e vide una pallina di gomma arancione che saltellava verso il muro per poi mettersi a rotolare pigramente. Sulla superficie sferica erano disegnati due triangoli neri e una linea a zigzag dello stesso colore in modo da dare l’idea di un volto malefico.

La ragazza spense l’aspirapolvere e poi raccolse la pallina. Era indubbiamente quella che Mstislav stava cercando.

Poco dopo sentì un rumore di passi e l’elfo la raggiunse tutto contento. «Ha funzionato!»

Anastasia gli lanciò la pallina e lui la prese al volo. «Mi congratulo con lei, anche se non ho ben capito cosa abbia funzionato.»

«Sono riuscito a creare dei portali con cui mi posso teletrasportare da un punto ad un altro, e a quanto pare posso usarlo anche per degli oggetti… Bene bene, un passo avanti per il mio prossimo colpo! Adesso devo capire per quanto restano attivi e quanti ne posso fare contemporaneamente…»

Il ragazzo si allontanò parlottando fra sé e la cameriera preferì non disturbarlo. Infondo anche Mstislav aveva le sue manie…


***


Quel fine settimana l’elfo si alzò stranamente presto e Anastasia si stupì di trovarlo in piedi solo un’ora dopo l’alba.

«Le preparo subito la colazione.» disse andando in cucina.

Mstislav la seguì e prese una merendina. In teoria sua madre aveva chiesto alla ragazza di fargli perdere quell’abitudine e di convincerlo che era meglio mangiare qualcosa di più salutare, tuttavia si erano messi d’accordo per mentire spudoratamente nel caso qualcuno si fosse fatto avanti con domande a tal proposito.

«Oggi devo fare un giro.» annunciò l’elfo in tono convinto «Credo che starò fuori tutta la mattina.»

«Capisco. Le preparo il pranzo per la solita ora?»

«Sì, grazie.» Prese un sorso dalla tazza di marafé per svegliarsi meglio e poi finì di mangiare la sua merendina.

«Desidera qualcosa di particolare da mangiare? Tanto devo comunque ordinare la spesa.»

Mstislav ci pensò su sorseggiando la sua bevanda calda. «Mmh… no, vedi tu.»

La ragazza annuì.

Una volta finita la colazione l’elfo andò a vestirsi e poi salutò Anastasia prima di dirigersi verso il parcheggio. Questa volta gli capitò la chiave della fuoriserie, ma preferì cambiare. Gli sarebbe piaciuto farci un giro, tuttavia per quello che aveva in mente era opportuno passare inosservato, e andare in giro con un veicolo particolare come quello non era l’ideale.

Stava decidendo se prendere la decappottabile o la moto quando gli venne in mente una cosa. Tornò di sopra e raggiunse la cucina. Anastasia stava impostando proprio in quel momento la lavastoviglie e solo dopo alcuni istanti si accorse di lui. «Ha bisogno di qualcosa?»

«Mi è venuto in mente che, da quando sei arrivata qui, non sei mai uscita dalla villa, o sbaglio?»

«Non sbaglia.» rispose la cameriera «Il fatto è che non sono una che esce molto, e poi dovevo sbrigare le faccende di casa.»

«Ti andrebbe di venire con me? Non fa bene stare troppo in casa.»

«Ne è sicuro? Temo che non sarei di grande compagnia…»

Il ragazzo scrollò le spalle. «Sempre meglio che andare da solo, no?»

«Capisco. Però come facciamo per il pranzo?»

«Ordineremo qualcosa.» rispose prontamente Mstislav.

«Se per lei va bene, allora non ho nulla da obiettare. Mi vado a cambiare e la raggiungo.»

«Ti aspetto in garage.»

L’elfo tornò di sotto e afferrò le chiavi della decappottabile. Si trattava di un veicolo grigio metallizzato e la bella giornata dopo tre giorni di pioggia sembrava invitarlo ad abbassare il tettuccio di tela.

Inserì la chiave e premette un pulsante, quindi un vano posto subito prima del piccolo bagagliaio si aprì e la capote andò a nascondersi in esso. Non sapeva quanto ci avrebbe messo Anastasia a prepararsi, quindi decise di aspettare a mettere in moto.

Stando alla diffusa opinione generale, le donne erano famose per impiegare cospicue dosi del loro tempo per la semplice azione di indossare un indumento, invece la ragazza comparve dopo appena qualche minuto. Indossava lo stesso vestito di quando era arrivata alla villa e Mstislav si stupì di pensare che si conoscevano da neanche un mese.

«Scusi se l’ho fatta aspettare, ma ho dovuto assicurarmi di chiudere le porte e le finestre.» spiegò la giovane mentre prendeva posto di fianco a lui.

«Non c’è problema, ne ho approfittato per piegare il tettuccio.» rispose Mstislav mentre metteva in moto.

I due si allacciarono le cinture di sicurezza e il ragazzo guidò il veicolo fuori dal garage, dopodiché si immise nel traffico con il cancello che si richiudeva alle loro spalle.

«Dove pensava di andare?» domandò Anastasia. Il vento le muoveva un po’ i ciuffi biondi e la sensazione della brezza frizzante che spirava sulla sua pelle era strana ma piacevole.

«Volevo fare un giro per il centro della città e passare per tutti i posti più importanti. Pensavo al teatro, poi anche la cattedrale, la Colonna Trajita, il palazzo del sindaco e le vie dei negozi più famosi…»

«Non credevo fosse un appassionato di questo genere di itinerari.» ammise la cameriera lasciando trapelare il suo stupore.

«Infatti non lo sono, mi servirà per il mio colpo da prima pagina.»

«Capisco.»

Mstislav si lasciò scappare un sorriso e mise la freccia per svoltare a destra. Il “capisco” era senza dubbio il termine che più rappresentava Anastasia: lei riusciva sempre a cogliere quello che gli passava per la testa e aveva un talento naturale per il suo mestiere. Non poteva desiderare una cameriera migliore.

Dopo una ventina di minuti, raggiunsero il loro primo obiettivo. Si trattava della Colonna Trajita, che come diceva il nome era una colonna eretta molti secoli prima dall’imperatore Trajito per celebrare un’importantissima vittoria sulle popolazioni dell’occidente. L’intera superficie era stata scolpita, e girandovi intorno era possibile seguire gli eventi che avevano preceduto la battaglia, gli scontri tra gli eroi più valorosi e alla fine era stata rappresentata anche la parata trionfale dell’imperatore Trajito, immortalato in una statua di rame che svettava proprio sulla sommità dell’alto monumento.

Mstislav parcheggiò e i due scesero per poterla guardare più da vicino.

Anastasia sembrava davvero affascinata da quell’antica opera d’arte che, nonostante i secoli, conservava ancora tutta la sua solenne grandiosità. Le sembrava incredibile che gli elfi di oltre un millennio prima fossero stati in grado di realizzare una scultura così meravigliosa, e invece la prova della loro perizia e delle loro capacità era proprio sotto i suoi occhi. Era qualcosa di meraviglioso.

«Non credevo ti piacesse l’arte antica.» commentò Mstislav comparendo al suo fianco.

«Ammiro molto le opere che i nostri antenati sono riusciti a realizzare, però, se devo essere sincera, non sono molto esperta…»

«Capisco.»

Lei gli rivolse uno sguardo obliquo che però non spense il suo sorriso. «A proposito, dov’era andato?»

«Dovevo fare una cosa.»

«Capisco.»

Questa volta fu l’elfo a sorridere.

«Immagino avrà molti altri posti da visitare.» fece la ragazza.

«Immagini bene.» confermò l’elfo «Vogliamo raggiungere il prossimo?»

Anastasia sorrise e annuì. «Certamente.»

Risalirono sulla decappottabile per raggiungere un altro punto del centro città, ma ad un tratto Mstislav decise di accostare e parcheggiò.

«Scusa un attimo, faccio una cosa velocissima e torno.» disse scendendo dal veicolo.

Anastasia annuì e lo vide allontanarsi verso un negozio a meno di dieci metri di distanza. Il ragazzo si fermò e si mise ad osservare ciò che era esposto in vetrina. Dalla sua posizione la cameriera non riuscì a vedere di cosa si trattasse e preferì non impicciarsi.

Come annunciato, Mstislav tornò indietro dopo neanche mezzo minuto e risalì in macchina. «Scusa per l’attesa, ora possiamo andare.»

L’elfa annuì e, quando passarono davanti al negozio, lanciò una rapida occhiata alla vetrina. Esponeva diversi cuccioli di mammiferi, pennuti e anche qualche rettile, quindi magari Mstislav voleva sapere se vendeva anche qualche pesce per il suo acquario.

La ragazza si voltò e il suo sguardo venne catturato dall’alta cattedrale che dominava la piazza verso cui si stavano dirigendo. Anche se cercava di non darlo troppo a vedere, era davvero felice che Mstislav le avesse chiesto di fare quel giro con lui e voleva godersi appieno quella mattinata libera.

Non voleva perdersi nemmeno un momento.

   
 
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