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Autore: Kary91    05/07/2014    7 recensioni
{Posy Hawthorne|Mini Long di 5 Capitoli}
Questi sono i ricordi che conservo di quel periodo; non sono certa che ogni cosa sia andata esattamente come l’ho memorizzata. In fondo, all’epoca, avevo solo cinque anni. Questo è semplicemente il modo in cui ho scelto di ricordare ogni cosa. Osservai incantata la pila di casse di legno e chiusi gli occhi, immaginandola dipinta blu. Sorrisi; una torre color del cielo era impossibile da buttare giù: il cielo non crollava mai.
Ed io, nemmeno.
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gale Hawthorne, Posy Hawthorne, Primrose Everdeen, Rory Hawthorne, Vick Hawthorne
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Figli del Giacimento - The Hawthorne Family.'
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Capitolo 2|Falling Apart;

 

Quello di Lilo in bilico sulla mia nuova torre blu cielo è l’ultimo ricordo allegro che conservo del Distretto 12 in cui facciano comparsa tutti i miei fratelli. Il giorno successivo venne annunciata la settantacinquesima edizione degli Hunger Games e il sorriso di Gale, già raro di per sé, si perse del tutto; assieme al suo scomparve anche quello di Prim. All’epoca ero convinta che finire in televisione fosse bello. Non sapevo in cosa consistessero gli Hunger Games, ma una volta avevo guardato un pezzo della parata ed ero rimasta affascinata dall’atmosfera festosa, dai costumi dei partecipanti e dai capelli colorati di molti membri del pubblico, che ricordavano quelli di Lilo. Non vidi molto altro; anche se talvolta cercavo di sbirciare, mi era stato proibito di guardare la trasmissione. Una sera, tuttavia, sgusciai fuori dal letto per raggiungere Gale, che stava seguendo i Giochi dal televisore in cucina. Mi arrampicai sulle sue ginocchia, ma lui sembrò accorgersi a stento del mio arrivo. Non stava piangendo – Gale non piangeva mai – ma c’era tanta tristezza nei suoi occhi e per un attimo mi domandai se non soffrisse anche lui di mal di pancia. Notai anche della rabbia nel suo sguardo, sottolineata dal modo in cui serrava i pugni. Feci appena in tempo a riconoscere Katniss, incorniciata dai bordini neri dello schermo, che Gale spense il televisore.

“Non riesci a dormire?” mi chiese infine. Scossi la testa, stringendomi Lilo al petto. Tornai ad osservare mio fratello con attenzione; se vedere Katniss in televisione rendeva lui e Prim così tristi, pensai, gli Hunger Games non dovevano essere affatto belli. Perciò presi una decisione.

 “Nel Regno di Posy non si va mai in televisione” dichiarai, in tono di voce solenne. “Nemmeno Catnip ci va”  aggiunsi, sperando di farlo sorridere.

Gale mi guardò a lungo, facendo oscillare sovrappensiero una delle mie trecce. Infine, il sorriso in cui tanto avevo sperato arrivò: era lieve e svanì quasi subito, ma ne rimasi ugualmente soddisfatta.

 “Andiamo a dormire, scimmietta” mormorò infine lui, passandosi una mano fra i capelli spettinati. Mi ero guadagnata quel soprannome tentando di scalare la torre del Regno di Posy. La strigliata di mia madre, quel giorno, mi impressionò a tal punto che non ci provai più, ma il nomignolo rimase. “Sto crollando dal sonno e probabilmente anche tu.”

 “No che non ho sonno!” obiettai, sorridendogli furbetta. “Io non crollo mai!”

 “Vorrà dire che sarà l’orco qui presente a farti crollare a suon di solletico” mi minacciò lui, punzecchiandomi il fianco con l’indice. Cercai di sfuggirgli, ridacchiando divertita. Non giocavamo assieme dal giorno in cui i miei fratelli mi avevano mostrato la torre e quel breve attimo di spensieratezza mi rese felice. Quando la sua espressione tornò a incupirsi lo abbracciai forte e affondai il volto nella sua maglietta. C’erano tante cose che avrei voluto dirgli, ma erano troppo grandi, ed io mi sentivo talmente piccola, quella sera, così accoccolata fra le sue braccia, che mi sembrava impossibile riuscire a tirarle fuori tutte. Mi sarebbe piaciuto dirgli che non volevo più vederlo con gli occhi arrabbiati o tristi, perché nel Regno di Posy si mangiavano i sorrisi e i suoi erano quelli che mi riempivano la pancia più di tutti. Ma incominciavo ad avere sonno e così mi limitai a stringermi più forte a lui, come immaginavo si dovesse fare con i papà. Volevo che capisse quanto gli volessi bene e che ero felice: lo ero davvero. Anche se là fuori c’erano i draghi e le notti stavano incominciando a farsi sempre più fredde.

Quella fu l’ultima sera in cui mi addormentai convinta che nulla avrebbe mai potuto farmi del male, finché mi trovavo nel mio castello incantato. Ancora non sapevo che, nel giro di qualche ora, del Regno di Posy non sarebbe rimasto altro che poche assi di legno bruciate e una montagna di cenere. Perché quella notte la distesa blu scuro che torreggiava sulle nostre teste e che tanto ammiravo da bambina si ruppe, sgretolandosi di fronte ai miei occhi.

Perché quella notte il cielo crollò.

*

Ricordo poco dei bombardamenti e forse è meglio così. Ma ancora oggi, ad anni di distanza, non ho dimenticato l’odore acre del fumo e il rumore assordante delle esplosioni, né le urla dei feriti ammassati ai margini del bosco. Ricordo Vick che piangeva in silenzio, stringendomi forte a sé, mentre io affondavo il volto nella sua maglietta, per nascondermi da quello che avevo visto e dalla paura che ancora avevo. Intanto il cielo continuava a cadere, facendo a pezzi le case e i negozi. Crollava su Lilo, che mi era scivolata di mano mentre Gale mi prendeva in braccio per portarmi fuori. Crollava sulla mia torre e sull’intero Regno di Posy, producendo nuvoloni di fumo, come avrebbe fatto un drago infuriato. Crollava sugli abitanti del Distretto 12, quelli che non erano riusciti a mettersi in salvo. E crollava su di me, sgretolando tutto ciò in cui avevo creduto fino a quel momento. Quella sera compresi che non c’era niente che non potesse andare a pezzi. I poteri speciali che avevo da sempre attribuito al cielo andarono in frantumi e, con quelli, anche i miei svanirono: smisi di essere una fata dai capelli rosa e i reali della casata degli Hawthorne tornarono a essere ai miei occhi solo i membri di una famiglia come tante. Nemmeno guardare le stelle mi incantava più; quando venimmo trasferiti al Distretto 13 fu quasi un sollievo, per me, scoprire che si trovava sottoterra. Certo, anche i soffitti potevano crollare. Ma questo, almeno, l’avevo sempre saputo.

 

Nota dell’autrice.

Ed eccoci qui arrivati al secondo e penultimo capitolo, nonché il più breve. C’è un motivo se questa parte è venuta fuori così corta, ma lo spiegherò poi nelle note del prossimo aggiornamento. La scena Gale/Posy l’ho inserita perché ci tenevo a dare a Posy un ultimo momento di sicurezza e serenità prima dell’arrivo delle bombe, in maniera da accentuare ulteriormente il cambiamento. Ho sempre immaginato che anche Posy chiamasse Katniss “Catnip” come il fratello, per quello la chiama così. Il prossimo capitolo sarà ambientato diversi mesi dopo la rivolta e partirà dal ritorno di Hazelle, Rory, Vick e Posy al Distretto 12. Dopo di quello ci sarà solo più l’epilogo! Grazie infinite alle persone che hanno recensito lo scorso capitolo! Corro a rispondervi!


Un abbraccio e a presto!

Laura

   
 
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