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Autore: Dastrea    29/08/2008    1 recensioni
In una tranquilla Tokyo tre ragazze diverse, una americana, un'amica della natura ed una piccola gothic lolita, sebbene le divergenze tra la prima e l'ultima riusciranno a diventare amiche e a passare un indimenticabile anno scolastico tra amori e piccoli problemi. //Spero di avervi incuriosito, il resto è tutto da scoprire//
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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2. Lezioni di danza

Il giorno seguente a scuola, Heris entrò in classe con la solita aria scocciata, aveva tenuto l’iPod all’orecchio per rilassarsi prima di incontrare i suoi compagni di classe. Si andò a sedere al posto accanto ad Hana che rideva allegramente cercando di far sorridere Tsuki che invece guardava fuori dalla finestra intenta a contemplare le nuvole per trovare chissà quale spiegazione a ciò che vedevano i suoi occhi, Heris si soffermò sullo sguardo annoiato di Tsuki che sembrava non sentire affatto le parole della compagna, aveva quegli occhi castani persi come se non avesse un’anima dentro, pensava che quella ragazza era davvero strana si vestiva in un modo intollerabile per la sua mente e risultava essere glaciale anche con la povera Hana che cercava in tutti i modi di farla sorridere.
“Hana, mi potresti spiegare come funziona l’intervallo per uscire?”
La ragazza interessata si voltò e la guardò un po’ stranita, ma col sorriso sulle labbra le si avvicinò meglio e le spiegò ogni cosa. Heris si rese conto che sebbene le parole dure che le erano state rivolte il giorno passato, lei le aveva dato la speranza di riscattarsi e fare amicizia, forse era per questo che restava attaccata a Tsuki, per la semplice ragione di darle il tempo di abituarsi alla solarità, iniziarono a parlare tranquillamente quando il professore entrò in classe e decisero di rimandare tutto all’intervallo.
Tsuki guardava ciò un po’ ingelosita dal fatto che Hana avesse lasciato lei per parlare con la nuova, soprattutto su ciò che le aveva detto, scosse le spalle e iniziò a seguire la lezione di storia dell’arte, almeno qualcosa che la rilassava e la faceva vagare per mondi lontani.
Nell’ora seguente ebbero Giapponese e come sempre dovettero sorbirsi un’altra lezione sui verbi, era piuttosto scocciante e a prima vista sembrava difficile, ma subito dopo era un gioco da ragazzi. All’ intervallo, Hana ed Heris continuarono il loro discorso mentre Tsuki approfittava della distrazione delle due per salire sul terrazzo della scuola, aprì la porta e si affacciò alla ringhiera, alzò lo sguardo guardando le nuvole, cercò di sporgersi un po’ di più come per prendere un qualcosa di irraggiungibile.
“Potresti cadere così…” una voce dietro di lei la risvegliò facendola voltare, un ragazzo con gli occhiali e la divisa maschile dell’istituto le sorrideva cordialmente, si avvicinò a lei e si appoggiò alla ringhiera.
“Guardavi le nuvole? Trovo che oggi siano molto più bianche del solito, la tua pelle è come la loro, così chiara come se fosse irreale.”
“Cosa vuoi da me?” la foce dura e sprezzante di Tsuki lo stupì, aveva gli occhi freddi contro quelli caldi di lui, non sorrideva, sembrava arrabbiata, non sembrava nemmeno avere espressione, era una statua di marmo.
“Farti sorridere… e credimi… ci riuscirò…” disse staccandosi dalla ringhiera e sussurrandole le ultime parole all’orecchio, facendola rimanere scioccata, Tsuki non perse tempo, si voltò verso di lui rimanendo al suo posto.
“Non sperarci tanto Kaze.” Gli rispose lei, il ragazzo sorrise, bene, almeno conosceva il suo nome ed era una cosa positiva, le piaceva quella ragazza, ma quel velo di tristezza lo faceva star male, come se ce l’avesse con il mondo. Non appena il ragazzo si fu dileguato la campanella suonò e lei si diresse in classe, Heris ed Hana erano già sedute e parlavano allegramente, come se non si fossero mai accorte della sua presenza, la ragazza si intristì e mogia ritornò al suo posto, non le fu rivolta una sola parola, non per cattiveria, ma solo perché erano così prese da non riuscire a fermarsi, Hana pensava che Heris era una brava ragazza, un po’ impulsiva, ma che allo stesso tempo riusciva a riflettere su ciò che diceva, si erano confidate e Hana gli aveva raccontato della sua amicizia con Tsuki e del suo obbiettivo di farla sorridere, non aveva specificato il motivo per cui la ragazza era sempre così, d’altronde erano cose private non stava bene andarle a dire in giro senza il permesso della diretta interessata.

Le tre ore seguenti passarono velocemente, nessuno si accorse che era arrivata già l’ora di andare a casa, Tsuki si dileguò in meno di un minuto, fece un’altra strada come se volesse seminarle, Hana si stupì di non trovarla da nessuna parte pensò che forse suo padre o sua madre erano andata a prenderla così non si preoccupò più di tanto. La ragazza camminava a testa bassa quando sentì la mano di qualcuno poggiarsi su una sua spalla, si voltò di scatto spaventata e vide il ragazzo della mattina.
“Come mai tutta sola? Sai che è pericoloso camminare da queste parti?”
Lei abbassò lo sguardo mentre lui le scostava la mano, sorrise.
“Se ti va ti accompagno a casa.”
Tsuki non rispose si voltò percorrendo la strada, sempre a capo basso si fermò e si voltò verso il ragazzo che contento si avvicinò a lei camminandole al fianco. Quando la ragazza fu arrivata a casa, il ragazzo la salutò con la mano iniziando a correre, evidentemente era tardi per lui, entrò in casa mormorando un “sono a casa” e salendo in camera sua come se trasportasse dei pesi. La stanza di Tsuki aveva un grande armadio di legno simile a quelli dell’ottocento, un letto con la spalliera di ferro e i cuscini e la coperta erano di un violetto scuro, c’erano due orsetti di peluche sopra e null’altro, le mensole contenenti libri e la scrivania in lagno con il portatile chiuso e posato ordinatamente accanto a un libro.
La scrivania aveva piccoli cassetti con quaderni e libri scolastici e non, le mensole erano colme di manga e libri horror, appesa ad una c’era un piccolo spaventapasseri con la testa di zucca, la libreria accanto all’armadio era piena di testi scolastici, vocabolari ed enciclopedie. E su di un ripiano c’era lo sterio con una decina di cd posti ordinatamente al fianco, lo accese lasciando cantare la voce di Gackt in uno sei suoi pezzi migliori. Si cambiò velocemente indossando le calze rosa e il body nero, quel giorno aveva la lezione di danza e doveva prepararsi, si mise il suo solito abito nero con camicia bianca e corpetto, si alzò i capelli in uno chignon, non scompose la frangetta che cadeva morbida sulla fronte. Era ufficialmente pronta, prese la sua sacca nera e controllò che tutto fosse apposto, e quando ne fu sicura scese le scale andando in cucina, sua madre stava cucinando, guardò la figlia baciandole le guance mettendogli tra le mani un sacchetto contenenti delle polpette di riso. Tsuki la ringraziò e uscì di casa incamminandosi verso la scuola di danza sgranocchiando quella deliziosa pietanza che le piaceva tanto. Quando arrivò era presto e come al solito salutata la segretaria andò a cambiarsi negli spogliatoi, si mise degli scaldamuscoli rosa ai polpacci e uno scaldacuore sul body così da non avere freddo durante la lezione, tanto sapeva che avrebbe tolto quest’ultimo per lavorare al meglio con le spalle. Le altre allieve arrivarono correndo pensando di essere in ritardo, non la salutarono nemmeno, con lei avevano instaurato un rapporto chiuso limitandosi al “ciao” e a nient’altro per loro lei non se lo meritava, per ciò che avevano appreso a scuola sul suo conto.

Heris era stata accompagnata a casa da Hana e avevano chiacchierato su ciò che la ragazza avrebbe fatto il pomeriggio, la madre dell’americana l’aveva iscritta a una scuola di danza in cui si studiava hip-hop, così avrebbe potuto fare ciò che le piaceva di più.
“Hana scusami, ma adesso devo assolutamente andare ci vediamo domani mattina!” disse baciando le guance della ragazza, Hana divenne tutta rossa, forse in america si usava così, sorrise e si incamminò verso casa sua.
Heris salì le scale di casa e andò nella sua stanza a preparare tutto quanto, non credeva che una ragazza come Hana poteva essere così simpatica, si trovava bene con lei e per una giapponese certo non era niente male. Optò per un paio di pantaloni larghi e la maglia a maniche a giro come prima lezione, si vestì nel suo solito stile ed andò in cucina, sua madre non era ancora tornata da lavoro così prese un foglietto e scrisse che andava a lezione di hip-hop, si sarebbero di certo viste al ritorno, con sé aveva qualche yen in modo da poter prendere la metropolitana e raggiungere il luogo in poco tempo, soprattutto perché non voleva fare tardi al suo primo giorno, sarebbe stata una vera e propria brutta figura.

Il centro di Tokyo era pieno di gente che camminava avanti e in dietro, chi per le spese chi tornava finalmente a casa dopo una giornata di lavoro e chi era pronto per iniziarne un'altra, uomini d’affari con i loro occhialetti tondi e le valigie in mano, i grandi cartelloni elettronici che mostravano alcune date di concerti o semplici pubblicità, credeva di perdersi a quanto era grande, ma riuscì a trovare l’indirizzo, dovette chiedere informazioni a più di una persona, ma alla fine riuscì nel suo intento. La scuola di danza era grandissima, si entrava percorrendo un corridoio e la cattedra con dietro la segretaria che trafficava con i vari orari e quote di iscrizione. Heris si presentò da lei per sapere se l’orario della lezione era corretto.
“Siete in anticipo signorina, gli spogliatoi sono di là e la sala adesso è occupata dal gruppo di danza classica avanzato.” Disse cordialmente col sorrisetto sulle labbra, sembrava una donna davvero simpatica, le donne giapponesi era così cordiali e dolci e non mostravano mai la parte dura cosa che era compito degli uomini. Quella scuola di danza aveva tre piani, in cui si divideva la classe di danza al primo, al secondo quella delle arti marziali e al terzo la palestra in cui tenevano anche lezioni di yoga.

Heris andò a cambiarsi e decise di farsi un giro per i piani, erano davvero ben attrezzati, c’erano i ragazzi che praticavano il taekwondo, chi il judo e il karate, i ragazzi erano tutti concentrati e colpivano duro, c’erano anche alcune ragazze che non se la cavavano per niente male. Passò dal terzo e vide i ragazzi che facevano i pesi, gli addominali, le flessioni e tantissimi altri esercizi, colpirono la sua attenzione un gruppo di ragazze ammucchiate e sforzandosi riuscì a vedere che accerchiavano un ragazzo dai capelli medio-lunghi neri e gli occhi color pece, era davvero affascinante, ma si riscosse quando vide l’altra affianco a sé con gli occhiali che scuoteva la testa, pensandoci meglio gli aveva intravisti nella classe del quarto di fronte alla loro, ma non aveva chiesto in giro i loro nomi. Guardò l’orologio appeso in ogni corridoio del piano, doveva immediatamente scendere, vide altre ragazze vestite più o meno come lei negli spogliatoi che si esercitavano, la porta della sala era aperta e vide una persona che non si sarebbe mai aspettata di incontrare proprio lì. Era Tsuki.

Era al centro della sala con gli scaldamuscoli rosa e il body nero, le scarpette ai piedi e si esibiva in un adagio mozzafiato, le gambe che si alzavano come tirate da una corda e l’equilibrio perfetto anche sulla mezza punta, un arabesque perfetto con la gamba in linea. Era stupenda, l’espressione malinconica tipica di quegli assoli la faceva sembrava una vera ballerina, rimase a guardarla incantata, come poteva nascondersi in tanta freddezza, quella dolcezza e morbidezza con cui saltava e sviluppava la gamba, ne avrebbe chiesto di più ad Hana l’indomani. La musica si fermò e così anche Tsuki, ricevette un applauso dalle sue compagne e le congratulazioni dell’insegnante, ma lei non cambiava espressione, faceva sorrisi forzati e aveva un’espressione tristissima. Vide dei ragazzi scendere le scale, erano gli stessi che aveva intravisto al piano delle palestre, quello con gli occhiali si avvicinò ad Heris, ma il suo sguardo era indirizzato a Tsuki, la guardava come incantato dalla sua bellezza, il suo amico gli mise una mano sulla spalla e lo trascinò via.

Le ragazze uscirono tutte e gli occhi di Heris incrociarono quelli di Tsuki, lei ritornò dritta per la sua strada mentre l’americana entrava in sala, seguita da altre ragazze, l’insegnante si presentò con lei e iniziarono il riscaldamento, mentre guardava allo specchio vide Tsuki abbigliata di nero, sembrava una bambola di porcellana. Heris trovò il riscaldamento piuttosto semplice e dopo questo iniziarono a provare qualche passo, le altre ragazze se la cavavano bene e lei altrettanto, riceveva i complimenti dall’insegnante e le altre le davano una pacca come per dire “sei forte e ci piaci”. Fece amicizia con loro e sembrava di stare a parlare con delle vere americane, lei non aveva notato che il ragazzo dai capelli neri l’aveva guardata più di una volta mentre seguito dal suo amico se ne andava, era l’inizio delle torture più atroci che la povera Hana avrebbe dovuto sorbire.

“Andiamo Higashi! Non è morto nessuno.. ah ah questa sì che è una battuta per quella!” Shinichi ricevette un’occhiataccia da parte del suo amico con tanto di riflessi negli occhiali, scosse le spalle e si allontanò dal ragazzo moro.
“Ma che ho detto?!” si chiedeva perplesso lui con la faccia del più innocente degli angeli del paradiso, sicuramente se ci fosse stata una ragazza in giro si sarebbe messa pure dalla parte del ragazzo senza guardare nemmeno il povero Higashi che continuava a sospirare.
“Hai detto una cosa che non devi pensare.” Disse tranquillamente il ragazzo voltandosi e facendogli il verso, arrivarono a casa di Shinichi e si trovarono appoggiato al muro Gatsu che guardava la strada, sembrava felice.
“Ma guarda un po’ chi c’è? Come hai fatto ad arrivare prima di noi?”
“Il vento mi ha portato qui Kaze.” Disse sorridendo al ragazzo e come ricambio ricevette una bella stritolata di capelli mentre Shinichi apriva il cancello facendo entrare i suoi amici.
“Allora voi avete capito qualcosa di fisica?”
“Io sì.” Disse fiero di sé Higashi, in fisica e in chimica era un asso quindi un compagno del genere in quel gruppo era tutto di guadagnato anche se il più intellettuale era Gatsu, Ichi pensava solo e soltanto alle ragazze stop quella era la sua materia preferita.
“Bene allora adesso mio caro ci spieghi questa cosa che domani non voglio un brutto voto o i miei mi strozzano… come se potessero.” Disse ironicamente e a bassa voce il più figo della scuola. I due si guardarono e scossero la testa prima di ridere. Il pomeriggio passò così tra i compiti di fisica e matematica e le solite citazioni di Higashi quando si cercava di studiare filosofia che diventata noiosa persino per un tipo sognatore come Gatsu.
“Ehi Higashi! Hai visto quella tipa alle lezioni di hip-hop non era quella che va nella classe di Hana-chan e della tua piccola Tsuki?” sussurrò l’ultimo nome con voce mielosa, più dolce anche dello stesso miele.
“Uno non è la mia ‘piccola Tsuki’ secondo sì e va nella loro classe quarta è amica di Hana-chan e quarto non provare a metterti con lei perché è un osso duro.” Conclusione lunga, ma da far rabbrividire chiunque, ma non Shinichi Sakana che andava in fondo a tutte le tipe di quel genere.
“Bene bene mi sembra abbastanza interessante, la farò cadere ai miei piedi.” Strinse il pugno come se ce l’avesse già in mano.
“Ti pareva che non chiedeva certe cose dopo i compiti.”
“Già… a proposito e Tsuki? Come va con lei?” Gatsu era sempre pronto ad ascoltare i problemi dell’amico nei riguardi di quella ragazza, Hana gli aveva parlato molto di lei e sapeva che oltre a non avere rispetto per la sua vita, era una ragazza molto fredda e distaccata.
“Sa il mio nome e questo mi basta, l’ho incontrata stamattina sulla terrazza fortuna che non si stava buttando giù.” Disse lui sospirando un sollievo.
“Per me quella è pazza!” sempre a conclusioni affrettate correva il nostro Shin.
“Ehh Ichi lei ha bisogno di un ragazzo come Higashi…” sospirò Gatsu poggiando una mano sulla spalla dell’interessato che era immerso nei suoi pensieri, non appena sentì quella frase diede un piccolo schiaffo sulla testa di Gatsu per vietargli di dire altre parole sulla ragazza.
“Bene scusami Shin, ma dobbiamo tornare a casa domani abbiamo ed. fisica alla prima ora e Higashi deve riposare per poter incontrare la sua piccola luna.” Stava per volare un altro schiaffo, ma Gatsu si mise a correre per scamparlo.

  
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