Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-Gi-Oh! ZEXAL
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Autore: magixludo    13/07/2014    3 recensioni
"Le conosci le regole, draghi e fenici non legano... "
Sto per annuire, come al solito, quando l'immagine di un ragazzo biondo dagli occhi - e il cuore - di ghiaccio compare nella mia mente, e decido che d'ora in poi le cose cambieranno. Sogghigno: "Le regole sono fatte per essere infrante.."

Angela Hungets, un’adorabile ragazzina, nonché grande otaku, si ritrova misteriosamente ad Heartland City, il ché è fantastico visto che è una grande fan della serie Zexal, peccato solo che abbia già visto gli episodi e sappia come le cose andranno a finire, e non lo può tollerare.
Finita in una realtà parallela di cui cerca di cambiare il futuro, porterà uno stravolgimento temporale dopo l’altro e dovrà chiedersi se, per salvare una vita, valga davvero la pena rovinare tutte le altre…
Senza contare che nulla è come sembra, chiunque può nascondere oscuri segreti, anche le dolci ed adorabili ragazzine provenienti da mondi paralleli...
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Kaito Tenjo/Kite Tenjo, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4: Conto alla rovescia


Sono quasi le sette quando mi ritrovo ai cancelli di Heartland City. Perché sono qui? Non lo so neanche io.
Droite è in piedi davanti alla porta e mi scruta con occhio critico; non penso mi possa riconoscere, mi ha vista solo di sfuggita e di spalle, però una puntina di dubbio rimane sempre.
Non dice niente, aspetta che sia io a fare la prima mossa; sospiro e con un rapido gesto tolgo la mano dalla tasca della giacca e l’allungo davanti a me a palmo aperto. È palesemente sorpresa dalla velocità del momimento – che ormai mi viene naturale, visto che estrarre la pistola con rapidità è alla base di quello che faccio –, ma lo sarebbe ancora di più se sapesse quanto tempo ho impiegato a completare l’oggetto adagiato nel mio palmo. Quattro ore o poco meno per vederlo scintillare ai raggi di un tramonto del suo stesso colore scarlatto.
«Potresti leccarlo?» dice scettica, restando ad una certa distanza.
Per un attimo rimango perplessa, poi mi ricordo che proprio quella stessa mattina lei e Gauche hanno avuto dei problemi con Flip e con Yuma per quella faccenda dei cuori truccati.
Sbrigata la “formalità”, Droite tira fuori il suo D-pad e cerca il mio nome nella lista degli iscritti al torneo per segnare che ho completato il cuore e posso passare alla fase successiva.
«Come hai detto che ti chiami?» domanda, con un occhio guarda lo schermo, con l’altro me.
In realtà non l’ho detto, ma non mi sembra sia il caso di precisarlo. Sto per dirle il mio nome quando un pensiero improvviso mi fulmina: io su quella lista non ci sono! Porto l’altra mano all’altra tasca dove custodisco la Chiave e, sentendo una scossa di elettricità che mi attraversa dalla punta delle dita di quella mano alle altre, rispondo: «Angela, cerchi bene...» non ritengo necessario fornire anche il cognome.
Da’ un’altra ricontrollata al monitor poi annuisce e digita qualcosa sulla tavoletta, finisce e torna a rivolgere la sua attenzione a me, mi scruta con attenzione e sta per aprire di nuovo bocca quando sullo schermo appare il volto di un isterico Gauche che quasi sbraita, come se non volesse farsi sentire solo dalla sua collega ma dall’intera città, mentre dice: «Droite, lascia perdere qualsiasi cosa tu stia facendo e torna alla torre, ora!» e senza darle tempo di replicare chiude la comunicazione. Noto, non senza una punta di soddisfazione, che è leggermente impallidita.
Faccio per andarmene, ormai avrà altro a cui pensare più importante di me, ma lei mi ferma dicendo: «Aspetta, per caso, noi ci siamo già incontrate da qualche parte?»
Gelo sul posto, i miei peggiori sospetti erano fondati. Poi, con una facilità impressionante, dico l’ennesima bugia della giornata: «Ovviamente. Alla cerimonia di apertura del Carnevale, no?»
Droite sembra ancora scettica, ma lo schermo del suo D-pad inizia a lampeggiare, avvisandola di un’altra chiamata in arrivo, ora deve proprio andare, quindi si limita ad annuire: «Ovviamente.»
Si dirige verso i cancelli – e anche io ormai me ne sto andando –, digita il codice d’apertura – ormai deve aver perso l’interesse verso di me –, e mentre aspetta che il meccanismo entri in funzione si volta e mi dice: «Ci vediamo alle qualifiche, Angela.»
E stavolta se ne va davvero, sparendo oltre i cancelli che si richiudono alle sue spalle.
Gelo di nuovo sul posto. Ormai è ufficiale, quella donna mette i brividi; mi chiedo come facciano Gauche e Kite a sopportarla, e quasi li compatisco, poi mi rendo conto che il primo dei due è più solare ed allegro della sua partner e forse è in grado di scioglierla, mentre il secondo… beh, il secondo è molto più glaciale, quindi non penso risenta troppo del calo di temperatura.
E con questi molto “intellettuali” pensieri in testa riprendo a camminare per le strade della città.

Passeggio per l’ultima volta per le strade di Heartland City, a breve – giusto un paio d’ore – lascerò la quiete di questa tranquilla cittadina per tornare nel caos della metropoli da cui provengo e sono certa che questa calma mi mancherà.
Un urlo. Squarcia la quiete notturna. Voci concitate che si susseguono. Automobilisti impazziti che strombazzano a più non posso.
Mi sa che ho parlato troppo presto.
Incuriosita mi immetto nella strada principale per vedere cos’è che ha provocato tutto quel rumore, la folla di curiosi ed i giornalisti con i cameraman mi fanno subito capire dove devo guardare ed a cosa devo rivolgere la mia attenzione: in mezzo alla strada, riverso su di un lato, c’è un gigantesco camion di non so quante tonnellate. Potrebbe sembrare un semplice incidente, ma il gigantesco buco al centro perfettamente circolate fa scattare un campanello d’allarme nella mia testa, che però non mi riesco a spiegare.
Mi infilo in una via laterale e cerco di riflettere con calma, sono sicura che da qualche parte, nell’episodio che ho visto, ci sia la soluzione a quello che è successo. Mi spremo le meningi e passando in rassegna tutto quello che è successo quel giorno, fino ad arrivare alla chiamata frettolosa di Gauche a Droite, ed allora, miracolosamente, una lampadina si accende nella mia mente ed illumina le tenebre che l’avvolgono: oggi è il secondo giorno del Carnevale Mondiale di Duelli, quello durante il quale Flip ha cercato d’ingannare per passare le selezioni, quello in cui Yuma ha duellato contro Gauche e Droite mentre Astral combatteva contro Numero 96, ma soprattutto... oggi è il giorno della fuga di Hart!

Non so che fare, l’istinto di conservazione mi dice di andarmene a casa seduta stante, il buon senso mi dice di rintracciare Kite e dirgli che so che suo fratello è con Yuma e che sta bene. Solo che questa scelta porterebbe con sé tante domande e non pochi problemi, molto meglio andare via, sì, è sicuramente la scelta più giusta e saggia, tanto Hart se la caverà anche senza di me...
«Kite! Dove sei?» per mia sfortuna non sono mai in grado di fare la cosa giusta, e per questo sto correndo per le strade alla ricerca di quel dannatissimo cacciatore di numeri. Idea non molto geniale visto che dopo pochi minuti mi ritrovo ansimante e col fiatone e sono costretta a fermarmi.
No, vagare in giro senza una meta non è per niente una buona idea.
Non so che fare né dove andare a recuperare Kite, quando la Chiave nella mia tasca comincia a vibrare, la estraggo e quella si solleva dal mio palmo girando su sé stessa, come l’ago di una bussola, per poi fermarsi ed indicare una direzione ben precisa. Capisco immediatamente dove mi vuole portare e tenendola per il laccio della collana la lascio fluttuare davanti a me affinché mi indichi la direzione giusta.
Alla fine mi porta ai piedi di un palazzo abbastanza alto e, come se la situazione non fosse già abbastanza complicata di suo, l’“ago della bussola” punta verso l’alto.
Alzo lo sguardo e vedo la figura di qualcuno in piedi sul tetto del palazzo, è molto in alto ed i suoi contorni non sono ben definiti, ma scommetto che è Kite, l’unico tra le mie “conoscenze” di questa città abbastanza incosciente da fare una cosa del genere.
“Idiota!” mi viene da pensare ma immagino che quando hai un paio di ali meccaniche attaccato alla schiena e la capacità di strappare l’anima alle persone automaticamente nella tua testa scatti qualche assurdo meccanismo che porti a considerare e ritenere di essere il dio del mondo e quindi in grado di stare sopra un palazzo di venti e passa piani senza rischiare di cadere, o qualcosa del genere, insomma. E io che ero anche venuta ad aiutarlo perché ero in pensiero... quasi quasi me ne vado... però ormai sono qua è quindi tanto vale...
Sto per entrare nel palazzo quando mi rendo conto che non posso semplicemente entrare e prendere l’ascensore per l’ultimo piano, nella più probabile delle ipotesi mi considererebbero un’aspirante suicida. Sento un formicolio sulla schiena, specialmente all’altezza delle scapole, però non credo sia una grande idea, genererebbe solo altre domande, ma se proprio non c’è altra soluzione...

Kite guarda la città che si estende sotto i suoi piedi, buia e silenziosa, l’ha sorvolata tutta in volo un paio di volte e adesso Orbital è stanco e lui è frustato perché non sa più dove cercare... forse ho fatto bene a non andarmene...
«Kite!» si volta sentendo il suo nome – ritengo sia un brutto segno, la preoccupazione per il fratellino deve avergli prosciugato parecchie forze e i suoi riflessi devono essere parecchio calati per non essersi accorto prima della mia presenza – e rimane basito vedendomi ansimante vicino al cornicione del palazzo. Eh, no, mio caro signor. Dio del mondo, non sei l’unico in grado di stare in piedi sul bordo di un palazzo di venti e passa piani.
«Che ci fai tu qui? Come ci sei arrivata tu qui
Domande plausibili che mi aspettavo a cui però non risponderò perché non c’è più molto tempo se lo voglio aiutare e tornare a casa in tempo. Quindi, senza dargli il tempo di sprecare altro tempo domandando altro, lo precedo: «Non ora!» poi prendo un bel respiro e sputo fuori quel che dovevo dire senza quasi dargli il tempo di capire: «Kite, so dov’è tuo fratello! So dov’è Hart!»
Fatto, è stato facile, no? Ora che ho finito posso anche andare, no?
Kite si prende qualche istante per collegare e trovare un senso a tutte le parole che ho sputato fuori ed io riprendo fiato.
Ed è proprio in quegli istanti che mi rendo conto di aver commesso l’errore più grande della mia vita, anzi tre.
Lui non mi ha mai detto di avere un fratello, non mi ha mai detto il nome di suo fratello, ma soprattutto non mi ha mai detto il suo, di nome.
Gelo sul posto aspettando che anche Kite noti i miei errori e decida di strapparmi l’anima.
Poi nei suoi occhi sgorgo una scintilla; se n’è accorto.
Giuro che la prossima volta seguo l’istinto di conservazione e non il buon senso, ma dal luccichio che vedo negli occhi di Kite forse dovrei iniziare a dubitare che per me ci sarà una prossima volta.


Angolo autrice:

E così si conclude anche quest’altro capitolo, la situazione per la nostra protagonista si sta complicando... ma non preoccupatevi troppo non permetterò che le venga strappata l’anima sin dai primi capitoli.
Kite: Ah, no? (ritira la mano fotonica)
Assolutamente no, Kite, altrimenti addio storia!
In ogni caso, volevo solo scusarmi con voi lettori se il codice HTML fa così schifo, ma sono fuori città, in vacanza, ed ho dovuto scrivere tutto dal cellulare ed ho dovuto digitare io stessa tutti i codici, però appena mi sarà possibile prometto che cercherò di sistemare. (EDIT AL MOMENTO DI POSTARE: ho scoperto che l’HTML era inservibile anche da cellulare, vabbe per questa volta è andata, perdonatemi!)
Vi avviso inoltre che non aggiornerò nessuna delle mie storie almeno fino a settembre perché, questa volta è stato un capitolo breve e digitare tutto non è stato poi così difficile, ma con capitoli più lunghi potrebbero sorgere dei problemi.
Kite: In realtà sta lavorando ad una One-Shot estiva, sempre su questo fandom, e quindi vorrebbe dedicarsi a quella per riuscire a pubblicarla in tempo, prima dell’inverno... e non mi guardare in quel modo, considerando il ruolo che vuoi farmi ricoprire in quell’assurda fiction considerala la mia piccola vendetta personale...
Kite, le tue precisazioni – anche se corrette – sono inopportune, quindi ignoriamolo ed andiamo avanti.
Stessa discorso va fatto per risposte ad mp e recensioni (che spero di ricevere anche per questo capirlo), posso leggere ma per mie risposte dovrete aspettare fino alla fine dell’estate perché non mi piace molto scrivere dal cellulare, però leggo tutto e prometto che risponderò anche a quelle dei capitoli precedenti.
Ora vi lascio ma prima vi auguro buone vacanze. Spero possiate riposarvi e tornare in forma per settembre, quando ricomincerà il solito tran-tran quotidiano.
Ci vediamo al prossimo capitolo,
Ludo
  
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