Grazie per aver letto e recensito! Ecco a voi il terzo capitolo, che
vede protagonisti Teddy&Victoire. Buona lettura e
fatemi sapere se vi è piaciuto! (E’ un po’ più lungo degli altri…)
Kisses, Sara
Five Ways To Say “I love you”
Teddy&Victoire
Sul tavolo della biblioteca, vicino ad un libro di pozioni aperto su
una pagina a caso, e ad un calamaio con tanto di piuma che gocciolava
inchiostro su una pergamena bianca, un ragazzo dai folti capelli più neri del
buio sonnecchiava beatamente.
-Insomma, è così difficile da capire? IN BIBLIOTECA SI STUDIA!-
L’urlo aquilino di una donna sui quarant’anni, che aveva ormai dimenticato
il tempo in cui lei stessa spettegolava ignorando i libri tra quelle pareti, interruppe
il breve ristoro (scomodo) che Teddy si stava
concedendo.
-Stando a quanto ne so io, in biblioteca non si dovrebbe neanche urlare…-
Replicò a bassa voce, ma non abbastanza bassa perché la
donna non lo sentisse.
Sembrò infuriarsi parecchio, e il giovane credette
che probabilmente avrebbe gettato all’aria tutti i suoi libri per poi
scagliarlo in giardino attraverso una finestra, ma invece mosse Padma Patil, la bibliotecaria di Hogwarts da ben dieci anni ormai, mosse le labbra piano, quasi
in un sussurro, e poi disse –Signor Lupin! Questa è
l’ultima volta che usa la biblioteca come dormitorio! Se le servirà un libro,
in futuro, dovrà presentarsi con una richiesta firmata da un professore, altrimenti
non metterà più piede qui dentro!-
La cosa non lo colpì poi molto: erano settimane che una
minaccia del genere aleggiava nell’aria, e la Signora Patil
non era tipo da minacciare qualcuno a vuoto. Scocciato, senza replicare né
guardare la donna, raccolse i suoi libri, le pergamene e le piume, le infilò alla rinfusa
nella tracolla, e si precipitò fuori dalla stanza.
Non che non avesse tempo per dormire, di notte. Ma ultimamente gli
capitava spesso di rimanere sveglio a fissare il soffitto, con un solo pensiero
a vorticargli nel cervello, che mandava via anche il più piccolo sprazzo di
sonno. I suoi compagni di stanza lo prendevano in giro, soprattutto il suo
migliore amico, William Baston, che lo aveva
soprannominato “L’innamorato insonne”.
Il problema, infatti, era una ragazza. E che ragazza! Victorie Weasley era sicuramente una delle studentesse più
corteggiate di tutta la scuola. Frequentava il quinto anno e per, sua fortuna,
anche lei era una grifondoro. Ne era profondamente
innamorato. Ma non era questo a tormentarlo.
Uscendo dalla biblioteca, si scontrò con un gruppo di ragazze
festanti, tutte capeggiate da lei. I capelli biondi, quasi argentei che, Teddy sapeva, erano della stessa insolita sfumatura di
quelli di sua madre, le ricadevano morbidi sulle spalle, a incorniciare un viso
dai lineamenti perfetti e a risaltare i suoi occhi blu profondi e calamitanti.
Camminava come se non toccasse realmente il pavimento di pietra, ma lo
sfiorasse appena, volando quasi. O almeno così la pensava il
ragazzo.
Passandogli accanto, non potè fare a meno di
rimanere inebriato dal profumo che lei emanava e dalla dolcezza delle sue
fattezze. Lei si fermò a salutarlo, o almeno era ciò che voleva far
credere alle sue amiche, per infilargli tra le mani un po’ tremanti un
bigliettino leggermente stropicciato. Stringendolo nel pungo, Teddy si allontanò, non prima di aver indirizzato un
ultimo adorante sguardo verso di lei.
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“Ti aspetto tra due ore nel passaggio segreto
della strega orba. Baci, Victoire”
Diceva quella calligrafia curata in ogni minimo dettaglio, proprio
come chi l’aveva scritta. Se annusava bene il biglietto poteva ancora sentirci
dentro il suo odore. Naturalmente, l’aveva fatto lontano da William.
-Allora, Ted, ti va di fare due tiri? Il campo è libero e farei bene
ad allenarmi per la partita.-
Disse il suo amico, attraversando il ritratto della Signora Grassa per
poi sedersi esattamente accanto a lui.
-Ehm… Veramente avrei da fare-
Non potè nascondere il suo imbarazzo, come
al solito, perché i capelli si schiarirono improvvisamente.
-Uh… C’entra qualcosa una certa biondina? Non
sapevo che la preferissi al Quidditch!-
Per William il Quidditch veniva prima di
qualsiasi altra cosa. Era capitano della squadra e, essendo entrambi all’ultimo
anno a scuola, aveva già ricevuto proposte per ingaggi da parte di alcune delle
squadre più prestigiose di tutta l’Inghilterra. Merito anche della fama di suo
padre come portiere, pensava Teddy.
Comunque, non rispose alla frecciatina del ragazzo. Si limitò ad alzarsi,
mentre i capelli tornavano pian piano al loro solito castano scuro, identici,
anche se lui non lo sapeva, a quelli di suo padre.
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Quando arrivò, il passaggio segreto era vuoto. Aveva cercato di
darsi un’aria un tantino disinteressata, come se essere lì gli procurasse
fastidio, invece di una gioia enorme. Si appoggiò ad una parete,
immerso nei suoi pensieri, riflettendo ancora una volta su quanto fosse stupido
quello che stava facendo. Ad interromperlo fu prima un lieve rumore, e poi la
ragazza che lo abbracciò freneticamente. Piangeva.
-Oh, Teddy, temevo che non venissi!- Gli
sussurrò piano all’orecchio. Lui, di rimando, la strinse più forte.
Poi si separarono, e lei si sedette a terra. Lui fece lo stesso.
-Cos’è successo, stavolta?-
Lei non aveva smesso di piangere, ma lo faceva in silenzio.
Nell’oscurità del passaggio segreto, dove l’unica luce erano delle piccolissime
finestre poste molto in alto, assomigliava quasi ad una figura eterea. Prese
coraggio, e parlò.
-Non ce la faccio più, Teddy. Oggi ho preso
un altro brutto voto in pozioni, eppure mi ero tanto impegnata! E Roxane mi odia, perché crede che voglia rubargli William!-
Per un attimo tacque, pensando a cosa dire. Poi iniziò a consolarla.
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Si. Era il confidente di Victoire. Quello
che la confortava, ascoltava i suoi problemi e cercava di consigliarla per il
meglio. Un po’ come un fratello. Certo, un fratello perdutamente innamorato di
lei.
Tutto era cominciato l’anno prima, quando per caso, una sera, si erano
trovati soli nella sala comune, e, siccome lei piangeva, lui aveva iniziato a consolarla
e incoraggiarla. Da allora, ogni volta che aveva bisogno di sfogarsi, la
ragazza gli inviava in qualche modo l’ora e il luogo del loro incontro, sempre
e inevitabilmente di nascosto. Non che Victoire si
vergognasse di lui, anzi. Tutti a scuola sapevano che loro due si incontravano
frequentemente durante le vacanze, che Teddy
trascorreva in gran parte a casa del suo padrino Harry e di sua moglie Ginny, zia di Victoire. No, si
vedevano di nascosto perché la ragazza aveva bisogno di mantenere la sua
facciata da persona perfetta: bellissima, popolare, inarrivabile e felice.
All’inizio i loro incontri si erano svolti in sala comune, ma una sera degli
studenti del primo anno erano scesi proprio mentre lei stava piangendo, e da
allora si vedevano solo in luoghi deserti.
-Non preoccuparti. Posso aiutarti io con pozioni, me la cavo
abbastanza. Potrei darti ripetizioni quando gli altri sono all’allenamento, oppure… quando preferisci. Per quanto riguarda Roxane, invece, credo che dovresti parlarle. Sai, sono
convinto che Will sia realmente interessato a lei, solo che è troppo preso dal Quidditch adesso.-
Lei smise di piangere, e si avvicinò al ragazzo. Teddy
era sicuro che poteva sentire distintamente il suo cuore battere più forte, e
ancora una volta l’imbarazzo si manifestò nel colore dei suoi capelli. Lei
però non se ne accorse, ma semplicemente chinò la testa, in una
palese manifestazione di tristezza.
-A volte mi sembra… Che tu sia l’unico a
capirmi davvero. L’unico che mi conosce per quello che sono.-
Intontito da queste parole, e pieno d’imbarazzo, Teddy
cercò la mano di Victoire, che era in preda ad un
dolore perfettamente percepibile, e gliela strinse forte.
-Le persone… loro mi giudicano
continuamente. Alle mie amiche non importa niente di me. Vogliono solo i miei
vestiti, e farsi vedere a parlarmi… Ah, e qualche
volta te.-
Piacevolmente sorpreso dall’ultima affermazione, Teddy
raggiunse il massimo imbarazzo quando lei si appoggiò piano sulla sua
spalla.
-…Me?-
Lei sorrise mestamente. –Si, certo. Almeno
tre quarti delle mie amiche ti amano perdutamente. Credo che sia a causa di
questo tuo aspetto da bravo ragazzo. E poi i tuoi capelli.-
Lui si allontanò quasi di scatto, stupefatto.
-che hanno i miei capelli?-
Sorridendo, stavolta divertita, lei glieli accarezzò piano. –Vedi? Sono immensamente morbidi. Ed è una cosa che si
percepisce, anche senza bisogno di toccarli. Poi anche i tuoi occhi. Specie
quando sono grigi.-
Lui tornò nella precedente posizione, e le mise un braccio
attorno alla spalla.
-Non devi pensare a queste cose. Tu hai molte persone che ti
apprezzano per quello che sei. Diamine, sei una Weasley!
La tua famiglia potrebbe costituire un esercito! E ognuno di loro conosce la
vera Victorie. E quelle ragazze, se si comportano in questo modo…
Non sono realmente tue amiche.-
Lei ricominciò a piangere. Anche senza vederla, la sentiva tremare
tra le sue braccia. Poi si riscosse, e, scostandosi, lo guardò negli occhi.
-A scuola mi sento sola. Per fortuna ci sei tu, Ted, che mi vuoi
bene.-
In seguito, ripensando a quell’attimo, non capì mai come aveva
percepito che era il momento giusto, e non doveva farselo scappare.
Semplicemente, le aveva preso le mani.
-Ti sbagli.-
Sul viso della ragazza si erano alternati un palese stupore, subito
sostituito da un dolore vivo.
-Io non ti voglio bene. Vedi, Vic, io… io ti amo.-
Il dolore fu spazzato via come da una brezza leggera, e sul volto di
quella creatura celestiale si aprì un sorriso magnifico. I suoi
occhi gli parlavano, rispondevano alle sue parole. Sguardi carichi di
sentimento ed emozione si rincorrevano per giocare a prendersi e poi perdersi
nella profondità di quei colori così strabilianti. Azzurro e grigio,
grigio e azzurro.
-E’ da tempo che mi chiedevo se fosse così. Perché anch’io
ti amo, Ted-.
Tutto il coraggio del degno Grifondoro che
era si manifestò quando le scosto i capelli dal volto, le accarezzò le guance ancora
umide di pianto e poi la baciò piano, più dolcemente possibile, finchè entrambi non furono travolti dalla passione che
provavano.
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-Certo figliolo. Lo scaffale sulle nuove cure magiche, dici? No, hai
ragione, non è molto frequentato. Aspettami pure qui.-
Padma Patil si mosse
velocemente tra gli scaffali, per dirigersi verso l’angolo più remoto della
biblioteca. Quel reparto era assolutamente deserto, di solito, e nessuno degli
studenti sapeva che si poteva arrivare lì attraverso un passaggio segreto. O
almeno, così credeva lei.
Oltrepassato un grosso scaffale, infatti, si ritrovò di fronte ad una
specie di vicolo cieco di libri. Solo che non era sola. Due ragazzi si stavano
baciando, appoggiati allo scaffale. Avanzando, li riconobbe.
-SIGNOR LUPIN! DEVO CERCARLE SU UN DIZIONARIO IL SIGNIFICATO DELLA
PAROLA BIBLIOTECA?-
The end