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Autore: Sariel    03/09/2008    4 recensioni
Mi chiamo Madeleine Leclerc e sono un vampiro. Sono un vampiro da ormai quasi 300 anni. [...] Esaudirò qualunque vostro desiderio. Ma siete pronti a perdere la vostra anima?
[SOSPESA A TEMPO INDETERMINATO]
Genere: Dark, Sovrannaturale, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Nota al capitolo: sì, sono in ritardo e lo so benissimo. E’ passato più di un mese dall’ultimo aggiornamento e mi scuso. Ringrazio le 44 persone che hanno messo la storia tra i preferiti ma soprattutto _Natsuki_ che lascia un commento ad ogni capitolo e lisettaH, che ha lasciato un commento che mi ha colpito particolarmente. Grazie davvero.
Vorrei ricordare - non ricordo se l’ho già detto- che ho aperto un mio archivio di fan fiction, potete vederlo a questo indirizzo. http://queenoftheslytherins.forumfree.net/
Potete trovare anche le schede dei personaggi di questa fiction.[per il momento solo Madeleine e Victor]
Rating di questo capitolo: rosso.
Come sempre buona lettura,
Sara
 
 
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CAPITOLO DECIMO
Espoir.
 
L
e fiamme danzavano vivaci nel camino, illuminando in modo sinistro la stanza. Victor era di fronte a me, sprofondato in un’elegante poltrona di velluto accanto al fuoco. La luce proveniva dalla sua sinistra, illuminandogli la pelle marmorea del viso, e animava con una sfumatura spaventosa i suoi occhi color rubino. Rimasi immobile mentre mi studiava con il suo sguardo. Allungò un braccio verso la sua destra e prese un bicchiere di cristallo, pieno di un liquido rosso.
Si concentrò per un momento sul contenuto del bicchiere, facendolo oscillare, poi tornò a fissarmi, alzando un sopracciglio.
Respirai profondamente e mi avvicinai di qualche passo.  
Il tempo era passato. Avevo cercato di allungare i tempi ma era stato tutto inutile. Ero riuscita a guadagnare quasi due settimane, due settimane inutili, passate nella camera messa a mia disposizione a cercare una soluzione per quella situazione.
Dentro di me la speranza che lui sarebbe apparso in quella casa per portarmi via si era affievolita ogni giorno, ogni ora, ogni minuto che passava. Resisteva ancora, in qualche modo, ma era debole.
Non sarebbe venuto a cercarmi. Nessuno mi avrebbe portato via da Monaco. Potevo contare solo su me stessa.
Anche se avrei dovuto arrendermi.
Anche se questo significava dover cedere alle richieste di Victor.
Dischiusi le labbra per parlare.
«Lo so già, non c’è bisogno che tu lo dica.» mi anticipò, lanciandomi un’occhiata annoiata.
Strinsi i denti, mentre sentivo l’irritazione crescere. Stavo perdendo il mio tempo.
«Bene.» sussurrai, voltandomi per andarmene.
Lo sentii alzarsi con un fruscio e in un attimo fu dietro di me. La sua mano mi afferrò per il gomito.
«Cosa ti ha fatto cambiare idea?» mi domandò, facendomi voltare per guardarlo.
Lo fulminai, senza parlare. Cercai di non pensare a nulla, per non permettergli di entrare nella mia testa e frugare a suo piacere tra i miei pensieri. Ma non bastò.
La consapevolezza di essere rimasta sola mi tradì e non riuscii a cacciare quel pensiero, lo stesso che aveva accompagnato la mia solitudine in quelle due settimane.
Lui lo lesse ma non parlò. In quel momento non provò a ferirmi, commentando in modo pungente il mio sconforto.
«Nessuno verrà a cercarmi.» ammisi infine, distogliendo lo sguardo da lui.
«E quindi?» chiese, senza lasciarmi il braccio, aumentando anzi la presa che aveva su di me.
«Quindi…» iniziai, ma mi bloccai. Mi schiarii la voce. «Quindi hai vinto, sono tua
Un sorriso gli increspò le labbra.
«Ti credevo più tenace.» disse, ironico.
«Hai ciò che vuoi adesso.» replicai, fissando finalmente i suoi due rubini. «Lasciami andare nella mia stanza.»
«Hai detto che sei mia.» sottolineò l’ultima parola in modo quasi sinistro.
«Sì, l’ho detto. Puoi avere il mio corpo, ma non la mia anima.»
«Tu non hai un’anima.» constatò, alzando un sopracciglio.
Annuii piano. «Lo so. L’ho donata all’unico vampiro a cui appartengo veramente.»
Vidi i suoi occhi scarlatti dilatarsi e la sua bocca socchiudersi. Il suo sguardo divenne duro, impenetrabile. Uno sguardo di puro odio.
La sua mano libera si strinse attorno al mio collo, facendomi mancare il respiro. Mi trascinò fino alla parete della porta. Gemetti piano non appena la mia schiena si scontrò contro il muro.
Si avvicinò pericolosamente a me e parlò non appena le sua labbra furono a pochi centimetri dalle mie.
«Tu ora appartieni a me.» alitò, minaccioso. «E non puoi farne a meno.»
Socchiusi le labbra per parlare ma lui fu più veloce.
La sua bocca si appoggiò di fretta sulla mia, come per bloccare ogni mio tentativo di replicare. Le sue labbra carnose si muovevano con decisione sulle mie, quasi con forza. Emisi un gemito di protesta e appoggiai le mani sulle sue spalle, nel tentativo di allontanarlo da me.
Con un lieve morso bloccò ogni mia protesta. Un rivolo di sangue scese dalla mia bocca fino al mento, ma lui catturò subito quelle poche gocce di sangue, interrompendo il bacio per qualche momento.
Sentivo le labbra bruciare, tanto da fare quasi male. Lo fulminai con lo sguardo e provai ancora ad allontanarlo da me, invano.
Con una mano bloccò le mie sopra la mia testa. Continuò a baciarmi, dal collo sino alla spalla scoperta, lasciando dietro di sé una sensazione di bruciore.
Non riuscivo a muovermi. Mi sentivo completamente sola e disarmata.
Indifesa. Completamente abbandonata a lui.
«Lasciami.» intimai, mentre la sua mano saliva lungo la mia gamba, sotto la gonna del vestito elegante.
«Lasciami.» ripetei, in un sussurro quasi impercettibile, non appena il corsetto venne strappato con violenza.
I suoi baci si spostarono sul mio seno, per poi risalire di nuovo al collo. Mi lanciò uno sguardo che mi pietrificò. I suoi occhi color rubino erano da animati da una luce che mi fece tremare.
Non era eccitazione. Non era desiderio. Era pura follia.
Mi prese il mento con il pollice e mi alzò la testa, girandola leggermente di lato.
Scese sul mio collo e si soffermò. La sua mano mi tenne ferma la testa, mentre i suoi denti laceravano la mia pelle.
Mi morsi il labbro inferiore, nel tentativo di reprimere l’urlo di dolore.
In quell’istante tutto divenne meno chiaro. La vista si annebbiò e cominciò a girarmi la testa.
Lo sentii ancora muoversi. Mi alzò leggermente, tenendomi appoggiata la muro.
«No.» dalla mia gola uscì un leggero suono roco.
La gonna seguì il corsetto a terra, in mille pezzi. Affondò in me senza preavviso, quasi con forza.
Provai di nuovo ad allontanarlo da me, ma non trovai le forze.
«No.» la mia protesta si spense in un sussurro mentre lui, spingendo dentro di me, spegneva la debole speranza che avevo tenuto in vita in quelle settimane.
 
×××
 
Rimasi rannicchiata a terra per ore, senza parlare e senza muovermi, ma lui non uscì dalla stanza.
Restò sulla sua poltrona, con lo sguardo ancora folle fisso su di me.
Non ebbi il coraggio di guardarlo. Strinsi a me i vestiti che mi aveva strappato, nel tentativo di coprire il mio corpo, anche se aveva visto tutto.
Il morso al collo bruciava ancora, ma non mi lamentai del dolore.
«Mio signore.» una voce femminile mi ridestò da quello stato di apatia. «Come mai avete scelto lei?» chiese, con disprezzo.
Victor non rispose. Alzai piano lo sguardo e trovai di fronte la schiena della vampira che parlava.
Il fuoco, ancora acceso nel caminetto, si rifletteva nei suoi capelli castani. Sedeva sul bracciolo della poltrona, e aveva le gambe appoggiate a quelle di Victor, che la teneva per la vita con un braccio.
Nonostante quel tocco, che sicuramente lei aveva inteso come segno di interesse da parte del vampiro, lo sguardo di Victor era fisso su di me.
Qualcuno bussò alla porta.
«Mio signore.» la voce di un uomo- lo stesso che mi aveva condotto da Victor quando arrivai- si rivolse a lui con tono servile. «Il vampiro ci è sfuggito.»
Sgranai gli occhi.
«Bene.» replicò semplicemente Victor. «Puoi andare.»
Con un fruscio l’uomo sparì.
La risatina della donna riempì la stanza. Sentii il suo sguardo su di me.
«Troppo tardi.» sussurrò Victor, e questa volta osai incontrare il suo sguardo. Sulle sue labbra apparve un ghigno. «Troppo tardi
  
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