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Autore: The Mad Tinhatter    06/09/2008    0 recensioni
Una ragazza, Alicia, il cui destino è segnato dal passato, e da uno strano ritrovamento...
Genere: Romantico, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Cap. 7: Saviour

Il mattino dopo Kristen si svegliò presto. Uscì dalla camera, intenzionata a partire subito, ma poi pensò che non poteva abbandonare Isolde, Lisa e Mish senza nemmeno salutarli. Così cominciò a girare per le stanze. C’era poca scelta: di sicuro le altre due porte del pianerottolo dovevano essere le camere. Aprì la prima, e vide un grande letto. Sul letto dormivano Lisa e Mish. Il bambino era teneramente abbracciato alla madre.

Non appena Kristen si avvicinò loro, Lisa aprì gli occhi, lentamente.

- Ciao, Lisa – mormorò Kristen, cercando di non svegliare Mish.

La donna si alzò lentamente seduta sul letto, e abbracciò la ragazza.

- Ciao, Kristen. Fai… fai attenzione, ad Urù’baen.

- Non ti preoccupare. Prima o poi tornerò.

Le due sciolsero l’abbraccio, e Kristen si avvicinò a Mish. Il bambino dormiva placidamente. Kristen si chinò su di lui, e gli baciò la fronte.

Poi uscì dalla stanza.

Si diresse verso la camera di Isolde, che di sicuro era quella accanto.

La ragazza giaceva sul letto, gli occhi aperti. Non appena Kristen entrò, il volto di Isolde si mosse verso di lei.

- Ciao, Kristen – disse Isolde, alzandosi.

Kristen le andò incontro, e la abbracciò.

- Ciao, amica mia – disse Kristen – ci rivedremo presto, non preoccuparti….

Rimasero abbracciate per qualche minuto, poi Kristen sciolse l’abbraccio, e con un ultimo – Ciao – varcò la porta.

Scese le scale, poi uscì. L’aria frizzante del primo mattino le sferzava il volto, mentre slegava Zoccolodiferro, lo montava e usciva dal cancello.

Attraversò tutta la città a cavallo; le strade erano deserte, come se Gil’ead fosse stata una città fantasma.

La situazione non cambiò quando uscì dalla città. Fortunatamente si poteva scorgere un boschetto a qualche metro da lì: attraversarlo sarebbe stato un ottimo rimedio alla noia.

Kristen sorrise, pensando che per entrare nel bosco probabilmente non avrebbe dovuto galoppare per più di un’ora. Ma si sbagliava. Era mezzogiorno quando arrivò ai margini della piccola foresta.

Kristen vi si addentrò senza indugiare, pensando così di sfuggire anche al sole battente.

L’ombra la investì: solo pochi raggi solari riuscivano a penetrare lo spesso strato di foglie. Sembrava quasi notte. E, come Kristen potè constatare, il bosco non era poi tanto piccolo.

Fortuna che ad animarlo c’era il rumore di una leggera brezza che accarezzava le foglie, e il vociare degli animali che avevano scelto il bosco come loro dimora. Kristen sorrise. Per quanto cupo, quel bosco le dava un’incredibile sensazione di libertà.

Improvvisamente, però, il silenzio cadde sul bosco. Gli animali non vociavano più.

Zoccolodiferro cominciò a scalpitare e a nitrire incontrollabilmente. Kristen tentò inutilmente di calmarlo.

Poi, la ragazza avvertì un altro rumore tra le foglie: rumore di passi, e clangore di armature. E non poteva fare niente per nascondersi.

Tirò fuori il pugnale, sperando in un nemico facile da abbattere.

Speranza inutile: un Urgali spuntò tra le fronde degli alberi. Era armato di arco. Non solo. Altri Urgali stavano spuntando, e la stavano accerchiando.

Kristen si sentì perduta. Cosa avrebbe potuto fare?

Vide uno degli Urgali che incoccava una freccia. La stava per lanciare verso di lei.

Kristen fu spinta da una sorta di implacabile disperazione: confusa e spaesata, lanciò il pugnale, dritto verso il cuore dell’Urgali, con la massima forza che le fosse possibile.

Lo colpì. L’Urgali cadde a terra.

Non appena l’essere prese contatto col terreno, però, una freccia colpì Kristen al braccio. La ragazza cadde dal cavallo. Vide un’altra persona a cavallo che si avvicinava, poi perse i sensi.

*

Kristen aprì gli occhi. Era stesa a terra, adagiata su un mantello. Provò ad alzarsi in piedi, inutilmente. Tutto il corpo le doleva, a partire da quel braccio che le avevano colpito, che ora era fasciato.

- Piano, ragazza, piano – disse una voce, che veniva da lì accanto.

Kristen udì dei passi, poi sentì qualcuno che le toccava il braccio. Voltò la testa per vedere chi fosse. Quella persona era un giovane più o meno della sua stessa età, dai capelli neri e dagli occhi di ghiaccio. Nonostante il dolore e un certo shock, Kristen potè notare che era molto bello. Questo, però, non la spingeva a dargli subito fiducia.

- C-chi sei? – domandò lei, un po’ spaventata.

- Mi chiamo Murtagh – disse il ragazzo – e tu? Posso sapere il tuo nome?

- K-kristen – disse lei, cercando di alzarsi.

- Piano, Kristen, piano. Resta un po’ sdraiata, tranquilla. Non puoi muoverti, ora.

- C-cosa mi è successo?

- Hai ucciso un Urgali col tuo pugnale, poi sei stata colpita, e hai perso i sensi. Fortuna che c’ero io, altrimenti non so che fine facevi.

Kristen sorrise.

- Grazie… - disse.

- E di che? – le disse Murtagh – Pura fortuna. Ero solo al posto giusto nel momento giusto….

- Grazie comunque….

- Ora però riposa. Poi, magari, potremmo scambiare quattro parole, va bene?

- Va… va bene.

Kristen chiuse gli occhi, ma non riuscì ad addormentarsi. Il dolore era quasi passato, ma non era certo quello a tenerla sveglia.

Aveva avuto molta fortuna. In altre condizioni non sarebbe mai sopravvissuta. Certo, con solo un pugnale….

Avrebbe dovuto imparare a utilizzare una spada, o un arco. Avrebbe chiesto a Murtagh, magari le avrebbe insegnato qualcosa. Certo, e poi? Dove la trovava una spada?

Dopo un po’ Murtagh tornò accanto a lei.

- Prova a rialzarti – disse il ragazzo – ora non dovrebbe più farti male.

Kristen provò a rialzarsi. Sentì soltanto una leggera tensione al braccio ferito e un leggero tremore alle gambe una volta in piedi, ma per il resto stava bene. Si tenne ad un albero, per riprendere stabilità.

- Prova a camminare, ora – continuò Murtagh.

Kristen si staccò dall’albero, ma ancora le gambe le tremavano un pochetto; una radice scoperta incontrò i suoi piedi, e lei barcollò. Murtagh, prontamente, la afferrò, e la sostenne.

Kristen girò lo sguardo, rivolgendolo per un secondo al volto del giovane.

Fu un attimo.

Quegli occhi di ghiaccio penetrarono nei suoi occhi nocciola… qualcosa, come un raggio di sole, entrò dentro di lei, ed esplose nel suo cuore. Non aveva mai provato nulla di simile… sentì le guance scaldarsi, il cuore battere….

- Beh, se camminare ti fa quest’effetto, allora è meglio che tu ti sieda – disse Murtagh.

- Perché? Che effetto mi ha fatto?

- Sei tutta rossa – rispose lui, sorridendo.

- Oh, non è nulla… ce la faccio, non preoccuparti – disse la ragazza, alzandosi definitivamente in piedi, e camminando senza più incertezze.

- Bene. Tra poco si farà buio, perciò credo sia opportuno fermarci. Almeno potremmo chiacchierare con più calma e conoscerci meglio….

Già, pensò Kristen. Conoscerlo meglio. Perché forse avrebbe capito cosa le era successo, cos’avevano quegli occhi di tanto… tanto… oh, non sapeva nemmeno come definirli.

Murtagh accese un piccolo fuoco, e mise a cuocere un pezzo di carne.

- Su, siediti qua davanti – disse il ragazzo.

Kristen gli obbedì, e si sedette anche lei davanti al fuoco.

- E così, dove pensavi di dirigerti, prima che ti attaccassero? – domandò improvvisamente Murtagh.

- A Urù’baen. È la città dove abita tutta la mia famiglia.

- Un ritorno a casa, insomma….

- Si.

- Sei tra i ribelli?

- Scusa?

- La tua famiglia, intendo.

- Si. Mio padre lavora per i Varden, e mia sorella si prepara a seguire le sue orme….

- E tu?

- Io? Sono scappata da lì, per mantenermi al sicuro. Non potevo vivere bene, pensando di poter morire da un momento all’altro.

- E come mai ora stai facendo ritorno?

- Il paesino dove abitavo è stato attaccato mentre ero fuori. Quando sono tornata, nessuno era rimasto vivo. Così ho deciso di raggiungere Urù’baen. La mia famiglia è ora l’unico punto di riferimento che ho.

- Capisco….

- E tu? La tua famiglia, i tuoi affetti… dove sono?

- Io? Io non ho una famiglia. Mio padre, morto. E mia madre non so dove sia. Mi ha abbandonato ad una nutrice quando avevo solo tre anni. Di lei, ricordo solo il nome. Penso che ormai, visti gli anni che sono passati, il ricordo sbiadito del suo volto non serva più a nulla. E dire che la mia nutrice mi diceva sempre che era una gran donna.

- E come si chiamava?

- Mia madre? Selena.

- Però, una gran donna. Ma ti ha abbandonato….

- La mia nutrice mi ha detto che ha avuto delle buone ragioni per farlo. Ma quando le ho chiesto quali fossero, silenzio.

- E tuo padre?

- Questo… questo… non posso raccontartelo. Non ora. È troppo… troppo… personale….

- Oh… scusami.

- Non preoccuparti. La tua era una domanda legittima. Avevi tutto il diritto di farlo.

- Va bene. Piuttosto… qual è la tua destinazione?

- Rà’zac.

- Li stai cercando?

- Si. Ma diciamo pure che sono anche loro a cercare me….

- Sei… sei in pericolo, allora?

- Non ora… non ti devi preoccupare per questo. Non credo che abbiano intenzione di colpirmi proprio in questo momento….

Lei sorrise. – No, speriamo di no….

La carne era pronta. Murtagh ne porse un pezzo alla ragazza, che la divorò. Del resto, non mangiava nulla dalla cena del giorno prima.

Ripensò a tutto quello che le era successo in solo un paio di giorni… aveva visto un sacco di gente morire, aveva rischiato lei stessa la vita, ed era fuggita dalla monotonia del paese. E in più aveva incontrato anche questo Murtagh. Il suo salvatore.

- Posso farti una domanda? – fece la ragazza.

- Fai pure – rispose Murtagh.

- Il mio pugnale… l’hai recuperato?

- Si, eccolo.

Il ragazzo tirò fuori dalla tasca del mantello il pugnale di Kristen, e glielo porse.

- Grazie….

- Era tuo, cosa potevo fare? E comunque, ti consiglio di cambiare arma.

- Si, certo, lo stavo pensando anch’io… ma dove la trovo un’altra arma?

- Sei fortunata, Kristen. Io ho sempre la sana abitudine di portarmi dietro sia una spada che un arco… scegli solo quale dei due vuoi.

Kristen riflesse un attimo. Alla fine optò per l’arco.

- Bene. Allora ti insegnerò come si usa. E questa sarà la tua arma.

Il ragazzo frugò tra la sue cose, che erano lì accanto, e ne tirò fuori un bell’arco. Lo porse alla ragazza, che lo prese con mani tremanti.

Era un’arma bellissima, di pregiata fattura. Kristen provò ad impugnarlo, come per tirare, ma Murtagh la bloccò.

- Non oggi, Kristen. Con quel braccio non concluderai nulla – disse.

- Oh… va bene – rispose lei, posando l’arco.

- E ora, forse ci conviene dormire.

- Si, hai ragione….

La ragazza si spostò un po’ più lontana dal fuoco, che le sembrava troppo caldo, quindi si coricò per terra, e chiuse gli occhi.

- Oh, Kristen… non puoi dormire così! – disse il ragazzo, togliendosi il mantello e coprendo Kristen.

- Credi che abbia freddo? Non preoccuparti.

- Guarda che non mi costa nulla… dormirò io scoperto.

- Ma non….

- Zitta e dormi.

La ragazza sbuffò, poi chiuse di nuovo gli occhi, e si addormentò.

Anche Murtagh si era coricato, ma non riusciva a dormire.

E non era per il freddo. Era fin troppo abituato a dormire accanto a un semplice fuoco, sulla nuda terra.

Non poteva fare a meno di fissarla, la ragazza che aveva salvato. La vedeva, gli occhi placidamente chiusi, i capelli castani, venati di rosso, che ricadevano sulla sua guancia, e quel suo sorriso tranquillo… era uno scorcio di pace nel suo mondo, scosso da sofferenze, e fughe, e battaglie.

Ma era anche determinata la tipa. Imparare a usare l’arco non era certo una cosa da niente. Era, forse, più difficile dell’imparare a maneggiare una spada. Ma lei aveva scelto quell’arma.

E poi, fu costretto a dire a sé stesso, era anche carina, molto carina….

Sorrise. Quello era uno dei pochi sorrisi che aveva fatto, da quando era partito. Il suo viaggio non era stato fatto di attimi felici, o tranquilli. A parte forse quello.

*

Il mattino dopo Murtagh si svegliò che il sole non era ancora del tutto sorto. Ormai era diventata un’abitudine, per lui. Kristen, invece, dormiva ancora.

Murtagh la guardò. Era ancora più placida della sera prima. Povera ragazza, quante ne aveva passate… la strage nel suo paese, il viaggio, l’attacco… e tutto da sola. Forse con lui si sarebbe sentita al sicuro, chissà. Ma, Rà’zac o no, di una cosa era sicuro: non l’avrebbe lasciata continuare da sola, sarebbe stato quasi come commettere un omicidio. Un altro attacco così, e non avrebbe resistito.

Kristen aprì lentamente gli occhi. Si accorse che il ragazzo la stava guardando.

- Ehi – disse, assonnata – non credo che in me ci sia tutta questa cosa da guardare….

- C’è molto più di quanto credi, Kristen.

- Ah, davvero? – disse lei, ridendo – Allora aspetta che impari ad usare l’arco, e vedrai….

- Bene. In tal caso, credo che non ti insegnerò ad usarlo. Non voglio farmi male con le mie stesse mani!

- Guarda che scherzavo!

- E tu guarda che l’avevo capito….

- Siamo pari, allora….

- Bene. E ora, muoviamoci.

Kristen prese l’arco, e cercò le frecce.

- No, Kristen. Non puoi usarlo ora. Tra qualche giorno, quando il braccio sarà guarito. Ma ora, andiamo – disse Murtagh.

Kristen rimise l’arco nella custodia, poi montò a cavallo. Lei e Murtagh partirono assieme, e cominciarono, a cavalcare alla stessa velocità. Così poterono stare vicini, e chiacchierare tranquillamente.

- Come mai abiti ad Urù’baen? – domandò Murtagh.

- La mia famiglia è lì da generazioni, da prima che Galbatorix salisse al potere. E dopo che questo è accaduto, ci è stato impossibile andare a vivere da qualche altra parte – rispose la ragazza.

- Come mai questo?

- Non lo sai? Galbatorix, quando è salito al potere, ha evocato una magia che vieta a chiunque fosse nato ad Urù’baen in seguito, o chiunque ci vivesse al momento in cui la magia è stata evocata, di abbandonare la città per sempre. In pratica, io e la mia famiglia siamo costretti, prima o poi, a tornare laggiù.

Murtagh rimase un attimo pensieroso. Anche lui, come quella ragazza, era nato ad Urù’baen. Ed era scappato, per evitare gli influssi maligni di quel posto, che avrebbero potuto corromperlo. Era forse costretto a ritornarci? La sua anima, la sua coscienza, erano ancora minacciate?

- E nessuno ha mai fatto qualcosa per ribellarsi? – domandò il ragazzo.

- E come ci si può ribellare ad una magia? Molte persone sono scappate dalla città, e sono anche riuscite a vivere per molti anni lontano da questa. Ma quando stavano cominciando a pensare che forse avevano sconfitto la maledizione, quando meno se lo aspettavano… ecco che il destino li ha riportati laggiù. Un esempio potrei essere io. Sono fuggita alla ricerca di sicurezza… e non avendola trovata, sono costretta a tornare da dove ero partita.

- Non ti preoccupare. Non correrai pericoli. Ti accompagnerò io laggiù.

- Grazie, Murtagh. Ma credo che tu non debba… sai, tra un paio di giorni, quando il mio braccio sarà guarito, riuscirò anche a cavarmela da sola….

- No, Kristen. E se ti accadesse un altro incidente come quello di ieri? Non potrei mai perdonare a me stesso di averti lasciata da sola, ad andare incontro alla morte.

- Se proprio insisti….

Kristen sorrise.

E Murtagh non dimenticò mai quel sorriso.

Lo rivide quella notte, nei suoi sogni. Cosa gli stava accadendo? Lui era sempre così freddo, distaccato… ora, invece, aveva incontrato Kristen. E aveva sentito subito un legame crearsi tra di loro. Forse perché, in fondo, erano molto simili. Forse perché, in fondo, erano la stessa anima….

Quella notte, Kristen dormì ben poco. Ricordava ancora quegli occhi di ghiaccio, così forti e penetranti. Ogni volta che li scrutava, erano come un getto d’acqua fresca quando si ha caldo. E sentiva che, in fondo, quegli occhi avevano aperto i suoi. Qualcosa era cambiato, in lei. Vedeva ciò che la circondava sotto una luce diversa. Vedeva affacciarsi accanto a lei un altro mondo. Il mondo di Murtagh. Le pareva un mondo tanto oscuro, tanto pieno di misteri e di zone d’ombra, tanto pieno di ignoto. Ma, al contempo, pareva tanto simile al suo….

Le restava soltanto una cosa da fare, una decisione da prendere.

Fare come era suo solito, e restare fredda e distaccata, o buttarsi a capofitto in quel nuovo mondo, e cercare di scoprire tutte le sue meraviglie?

In cuor suo, aveva già deciso cosa fare.

*

Il giorno dopo si svegliarono entrambi molto presto. Non parlarono molto tra di loro. C’era qualcosa che li faceva tacere, ma al contempo qualcosa li univa. Come se fossero stati capaci di capirsi senza pronunciare una sola parola. Sorridevano, entrambi. Ma il loro era un sorriso strano. Era come se capissero qualcosa. Come se capissero che qualcosa era cambiato dal giorno prima. O che, forse, era stato sempre così.

Il silenzio venne rotto soltanto di sera, davanti al fuoco acceso.

- Quando potrò cominciare, con l’arco? – domandò Kristen.

- Domani, massimo dopodomani. La tua ferita non era profonda, ed è quasi guarita. E poi, devi imparare prima di arrivare ad Urù’baen. Dopodichè, purtroppo, non potrò restare con te. Dovrò seguire la mia strada….

- Non puoi entrare ad Urù’baen? Eppure, se stai cercando Rà’zac, lì dovresti trovarne.

- Non è come credi. Sai, ho sentito delle voci in giro, che penso proprio siano vere.

- Che voci?

- Ho sentito che a Galbatorix siano state rubate due delle tre uova di drago che possedeva. Con queste voleva creare un piccolo esercito di Cavalieri. Pensa che aveva chiesto a me di essere uno di loro. Ma io rifiutai.

- Conoscevi Galbatorix?

Murtagh si rese conto improvvisamente del peso della notizia che si era lasciato sfuggire. Pensò se dovesse raccontarle tutta la verità. Alla fine decise di si.

- Si, lo conoscevo. Per via di mio padre, sai. Era uno dei Rinnegati. Il capo, più precisamente. Morzan. Essendo suo figlio, sono sempre stato a contatto con Galbatorix. Non ho mai approvato le sue scelte, ma, non so come e perché, il suo ambiente mi sembrava… come dire… sicuro. Ma non quando, proponendomi di diventare Cavaliere, ho capito le sue vere intenzioni. Voleva fare di me uno strumento di morte….

- Ma, scusa… le uova non possono schiudersi a comando, che io sappia.

- Galbatorix usa la magia nera. Pochi conoscono i suoi segreti, e Galbatorix è tra questi. Evidentemente c’è un incantesimo capace di far schiudere le uova a comando. Comunque, quando Galbatorix mi espose il suo piano, io rifiutai, e riuscii a scappare in un tempo utile affinché non mi beccassero subito. Ora capisci perché i Rà’zac non possono trovarsi ad Urù’baen. La metà di loro è alla ricerca delle uova, e l’altra metà mi sta dando la caccia….

- Ora… capisco. Quindi immagino che comunque l’idea di entrare ad Urù’baen non ti attiri affatto.

- Già. Ma comunque, come tu hai detto, sarò comunque costretto a tornarci, alla fine.

- Quindi, alla fine, i nostri destini si incroceranno di nuovo?

- Si, credo proprio di si….

- Speriamo.

Il ragazzo guardò la ragazza. Era uno sguardo molto intenso, quasi come se volesse frugarle nel cuore. Lei si sentì avvampare, e distolse lo sguardo.

- Vado… vado a dormire – disse la ragazza, e si preparò un giaciglio per dormire. Murtagh invece rimase ancora un po’ in piedi, a guardarla mentre dormiva. Era uno spettacolo magnifico, forse la cosa più bella che i suoi occhi avessero visto in quei giorni. Un’isola d’amore in quei giorni d’odio.

Si, era proprio fatta per lui, come un angelo caduto dal cielo per salvarlo dal buio. E lui doveva raccogliere quest’ultima occasione….

   
 
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