Indagini
11243 minuti di fitte
lancinanti, bende cambiate e telefonate alla mia ragazza dopo, ero di nuovo
attivo sul lavoro. Per così dire. La Signorina Gici ignorò volutamente la
nostra sfortunata avventura e ricominciò a trattarmi come se non fosse successo
nulla.
Io, invece, tagliai
ogni rapporto con lei, limitandomi a svolgere i miei incarichi. La Signorina
Gici si accorse della mia freddezza, ma non osò controbattere per paura che la
bersagliassi di domande.
Pur avendo scorto un
velo di tristezza nel suo sguardo, non mi lasciai muovere da pietà. Se
inizialmente le sue faccende non mi riguardavano e lei poteva tenermi
all'oscuro per proteggermi (o semplicemente perché non erano affari miei), ora
il suo silenzio lo consideravo un capriccio. Oramai, nei suoi intrighi, ci ero
dentro dalle punte dei capelli al mignolo del piede sinistro.
Ovviamente non avevo
raccontato del mio rapimento a Chantal (e la clausola di riservatezza mi cuciva
la bocca) ma l'avevo messa al corrente della mia agitazione. Chantal mi aveva
rassicurato: neanche a lei piacevano sempre i casi che le affidavano, ma era il
suo lavoro e andava fatto. Allo stesso modo se c'era qualcosa che puzzava alla
Gici Industries... dovevo tapparmi il naso e far finta di nulla.
Io
e Chantal avevamo ricominciato a uscire insieme da quando avevo ottenuto quel
lavoro; era una ragazza splendida e in gamba, che teneva alla propria
reputazione. Frequentare un disoccupato, un perdente, non rientrava nei suoi
standard. Per quello mi aveva piantato quando ero stato licenziato dalla Stòppedo Company. Non si trattava di
soldi (a un procuratore di gran classe come lei non serviva un supporto
finanziario), quanto di dignità. Il fidanzato di Chantal Laforge può essere
solo un vincente. Perdere anche questo incarico significava (oltre a non sapere
come pagarmi da vivere) perdere lei.
Oltretutto era una
questione di orgoglio. Ero sopravvissuto a un rapimento, a un'accoltellata e a
una metropalla che viaggiava! Non ne ero mica uscito vivo per niente, giusto?
Non dovevo sprecare questa chance.
Eppure la mia curiosità
ebbe la meglio. Non avevo mai stabilito un rapporto stretto con i dirigenti
delle succursali, ma ritenni che fosse giunto il momento di porre qualche cauta
domanda. Puntai al Signor Aktus, il direttore pubblicitario: quell'uomo
affascinante era un gran chiacchierone davanti alle telecamere.
L'opportunità di
avvicinarmi a lui mi fu data in occasione della riunione sulla nuova collezione
primavera-estate, in cui Aktus illustrò il suo programma di sponsorizzazione.
Mi mostrai particolarmente entusiasta della sua idea di camminare sul soffitto
a dimostrazione della comodità e leggerezza dei modelli (gli spot della Gici
Industries sono sempre stati un po' assurdi), guadagnandomi la sua
simpatia. Al termine della riunione mi complimentai per il suo completo dorato,
il più normale che avevo mai visto indosso a qualcuno in quell'azienda, salvo
per le maniche a campana. Mi avevano sempre colpito i suoi capelli lisci e lucenti,
di una sfumatura di castano che ricorda il legno di noce; ma mi sembrava
equivoco un simile elogio.
«Lei
ha davvero gusto nel vestire.» dissi con un sorriso quando rimanemmo soli
«Questo tessuto viene dal suo paese?»
«Il
mio accento mi tradisce sempre.» rispose il Signor Aktus, evitando la domanda.
«Viene
forse dalla Gerfonia?» riprovai cordialmente.
«Dalla
Gerfonia… ah ah, forse.»
«Io
non sono mai uscito dalla Stivalia. Dev'essere dura trovarsi in un nuovo
ambiente. Da quanto tempo lavora qui?»
«Ho
affiancato Manlio Gici dalla fondazione della Gici Industries.»
Sorvolai
sull'assurdità di quell'affermazione, visto che dimostrava la mia età.
«E
ha mai notato niente di strano?»
«In
effetti sì, negli ultimi mesi.»
«E
di cosa si tratta?»
«Sarebbe
meglio non parlarne. Se mi sentisse la Signorina Gici...»
«Non
abbia paura.» lo esortai «Non le dirò nulla in proposito.»
«Bé,
si tratta... di lei.»
«“Lei”
chi?»
«Ma
lei, Signor Ragonesi!» e scoppiò in una risata raffinata. Rimisi insieme
i pezzi della mia faccia, andata in frantumi per lo stupore.
«Conosco
la sua situazione.» continuò il Signor Aktus «Avrà creduto facile far parlare
uno come me. Tuttavia il profilo che mostro in pubblico è solo una maschera.
Cerchi di non ficcare troppo il naso: sarebbe un peccato se se ne andasse. Lei
è capace e simpatico: una combinazione rara in uno Uiros.»
Di
nuovo quella parola! Stavo per controbattere, quando il suono di voci concitate
costrinse entrambi a voltarci verso la porta. In sala riunioni entrarono due
figure, scortate dal Signor Bianchi. La donna più magra era intenta a
bisticciare con lui; l’altra, più rotondetta, domandò chi rispondesse al nome
di Santino Ragonesi.
(S)parla con l’autrice
Dia
dhaoibh,
lettori!
Ci avviciniamo
al segreto di Miriam... o forse no? :-p Intanto abbiamo scoperto che Sunny ha
una ragazza.
Siccome i
capitoli sono brevi cercherò di non farvi attendere troppo per il prossimo.
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Cozzate – CreAttiva
Al prossimo capitolo! Slán libh!
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