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Autore: Swish_    29/07/2014    5 recensioni
Il protagonista in questa storia non è un assassino. Non è un mostro. Non è un quaderno né un Dio sovrannaturale annoiato. Il protagonista in questa storia è una lei, una ragazza normale e semplice che si ritroverà ad un faccia a faccia con la mente più geniale, cinica e calcolatrice dell'intero mondo.
Un caso investigativo avrà proprio lei come punto focale e a farle capire quanto quella situazione sia pericolosa per lei quanto per il resto del mondo, non sarà un'amica, un parente, o un ragazzo bello ricco e famoso. A farle fare la pazzia più grande della sua vita, a farla cambiare, a farla addirittura innamorare sarà un piccolo genio cresciuto nella solitudine di un ruolo ambito e irraggiungibile. Un ragazzo nelle cui mani sono passati i casi più difficili e irrisolvibili dell'intero globo, tra cui anche l'impossibile caso del Death Note, il quaderno della morte.
Ebbene sì, quel ragazzo sarà proprio L.
Lo stesso L che è riuscito a sopravvivere a Light. Lo stesso che è restato a guardare cosa poi gli sarebbe accaduto.
Come avrà fatto a sopravvivere?
E soprattutto come si comporterà di fronte ai nuovi problemi del caso, tra cui l'amore?
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Mello, Near
Note: AU, Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Vidi Mello allontanarsi a passo svelto, con le mani sprofondate nelle tasche dei pantaloni scuri, senza voltarsi.
Oltrepassò le alte finestre ad arco verso quello che sembrava un giardinetto. 
Avevo forse detto qualcosa, fatto qualcosa, per farlo reagire così? Non capivo... ma sarebbe stato comunque il caso di inseguirlo? In fondo cosa gli avevo offerto fino ad allora? Sofferenza, e soltanto problemi. Anche se forse lui c'era abituato, ai problemi. Tutta la sua vita sarà stata sicuramente un enorme problema, e qualcuno in più forse non faceva tanta differenza.
No, non potevo giustificarmi così e far finta di niente.

Inspirai a fondo e lo raggiunsi. Appena oltrepassato l'arco a finestra lo ritrovai sotto l'ombra di un piccolo e sottile ciliegio, appena germogliato. Mi dava le spalle, e con una mano poggiata sul tronco scuro teneva lo sguardo perso nel vuoto.
- Mello? -
Sapevo bene di non averlo colto di sorpresa; avrà sentito il suono dei miei passi sin dal salotto, eppure preferì far finta di niente ed ignorarmi.
Dopo aver aspettato per qualche istante la sua risposta senza successo capii che forse non era il momento adatto per insistere.
- Okay... - sospirai.
- … Allora io me ne vad... -
- Ho sentito tutto. - mi interruppe lui, proprio mentre stavo per girare i tacchi e tornarmene.
Quelle tre parole mi raggelarono, dentro e fuori. Mi bloccai a metà, con gli occhi spalancati.
“No...” 
Lo vidi muoversi verso di me, fino a raggiungermi al mio fianco. Non alzò una mano, non una carezza, non un gesto, nemmeno di quelli minimi.
Calai lo sguardo verso il verde prato dall'aria impeccabile sotto i nostri piedi.
- Mi dispiace... Ma non credevo che ancora non ti fosse chiaro quanto forti possano essere diventati i nostri sensi. - mi disse con un sussurro.
... Ma che imbecille!” mi urlai mentalmente.
- Mello... Io... - proprio non riuscivo a guardarlo di nuovo negli occhi, e lui se ne accorse subito.
- ...Lascia stare! - esplose improvvisamente.
- Non voglio sentire niente! - mi interruppe ancora.
- Così ti piace di più il fascino del trasandato? Beh bastava dirlo sin da subito! - continuò, alzando il tono di voce e agitando le braccia in aria.
- Ma, Mel... -
- E lui poi... - continuò lui, ignorandomi completamente e scuotendo la testa con le braccia ora incrociate in petto.
- … ma come si può essere così... così... Ahh! - tornò ad agitare una mano in aria, voltandomi le spalle.
Vedevo i suoi lunghi capelli scuotersi, mentre che muoveva ancora la testa in segno di dissenso:
- Come ci si può comportare in un modo simile!? E' gay... E' gay! -
- Mello, posso sapere a cosa ti stai riferendo? - gli chiesi con aria scettica e allo stesso tempo confusa.
Dopo qualche istante di esitazione si voltò di nuovo verso di me, guardandomi dritto negli occhi in un modo dannatamente intenso:
- Ti sei offerta a lui. - sibilò, gravando il suo tono.
Ora sembrava più stanco, rassegnato.
Finalmente capii con chiarezza a cosa si riferiva: l'episodio accaduto qualche ora prima, nella sua stanza, con Ryuzaki... mezzo nudo.
Inarcai un sopracciglio:
- Io non... mi “offro”! - esplosi allora io, di mia risposta.
- ...E poi son cose che, detto molto francamente Mello, non ti riguardano! Se permetti! - 
- Così io sono solo quello che recita la parte dello zimbello in tutto questo, non è vero? Quello che patisce per un amore non corrisposto, right? Quello che hai semplicemente USATO, fino a questo momento. No? - continuò lui, accentuando una certa nota di sarcasmo nelle sue ultime parole.
- …ma ti sbagli, darling! Non puoi semplicemente usarmi per i tuoi scopi e i tuoi comodi, comprandomi con qualche carezza o qualche sbattimento di ciglia ogni tanto! - la rabbia gli fece accentuare anche l'accento, che ora capivo bene che era inglese, e non americano.
Lo guardai stranita:
- Mello, ma ti ascolti quando parli!? Sembri... una ragazzina di dodic'anni! - esclamai ormai del tutto fuori controllo.
Quella frase lo colpì nel profondo. Lo vidi spalancare la bocca, mentre che il cielo si incupiva e le prima gocce di pioggia scivolavano giù verso di noi, inumidendoci il viso.
- Okay, scusami... Io... - cercai di recuperare, pentendomi subito delle parole che avevo sputato fuori senza pensarci.
- ...Mi dispiace. - conclusi semplicemente, non sapendo cos'altro dire.
Lo vidi esibire un'espressione che gli avevo già visto in volto... sul tetto del quartier generale. Era quella di un ragazzo. L'unica che avesse mai davvero dimostrato l'età che aveva in realtà; da quando l'avevo visto per la prima volta era sempre parso più grande del suo aspetto, tranne che in quel momento.
Il dolore, la sofferenza, e la solitudine di una vita intera si rovesciarono nel riflesso di quegli occhi azzurri, che mi fissavano con rabbia e tristezza.

La pioggia aveva cominciato a cadere in modo più deciso, bagnandoci completamente, ma a nessuno dei due sembrava importargliene. Vidi i suoi capelli attaccarsi alla pelle del viso, coprendo a ciocche persino gli occhi per quanto erano cresciuti, addirittura toccavano le spalle, e in più li vidi scurire, trasformandosi nel giro di pochi istanti da un rosso rame ad un castano rossiccio.
Passarono così dei minuti forse, dove restammo a fissarci ad un passo l'uno dall'altro.
Quando stavo quasi per rinunciarci e tornarmene in casa, fu lui a sorprendermi.
Senza dir nulla avanzò quel passo che ci separava con decisione, mi afferrò il viso con entrambe le mani e in un lampo posò le labbra sulle mie.
Aveva deciso, così, che era giunto il momento di baciarci. Era un gesto completamente frutto dell'istinto, ovviamente, ma rimaneva paradossalmente preso con coscienza. Sentiva di volerlo fare, e con sicurezza aveva deciso di farlo.
Quando finalmente accadde, quasi mi parve di sognare. Soprattutto perché successe tutto in un modo così inaspettato e veloce che non capii niente. Per i primi momenti difatti restai immobile, come di pietra, scioccata. 
Baciare Mello, come mi aspettavo, non era affatto come baciare Ryuzaki. Se con il secondo dovevo stare attenta a non lasciarmi troppo andare, a moderarmi, con la paura che mi potesse spingere via da un momento all'altro, con Mello invece... era tutta un'altra storia. Con lui ormai era sempre tutta un'altra storia. Con lui ero io quella che doveva lasciarsi più andare, seppur non ci riuscissi, mentre invece lui aveva tutto il diritto di temere che potessi rifiutarlo io, da un momento all'altro. 
Capii così che Mello era l'esasperazione del mio istinto. Manifestava tutto quello che io ero capace di fare o di provare potenziandolo a dieci volte tanto. Così era stato per l'operazione, così era stato per l'appartamento, così per la fuga... e così ancora una volta, in quel giardino, baciandomi sotto la pioggia.
Le sue labbra erano più morbide di quelle di Ryuzaki, le sue mani più calde nonostante la pioggia, e il suo corpo più audace. 
Mi tirò a sé e mi strinse forte, e appena schiusi le labbra non esitò a carezzarmele con la sua lingua. Sentivo i nostri corpi entrare sempre più in contatto, grazie anche ai nostri abiti che con l'acqua della pioggia aderivano sempre di più ai nostri corpi. La sua t-shirt aveva preso perfettamente la forma dei pettorali... 
Ma non era lo stesso.
L'immagine di me sotto la pelle nuda del busto di Ryuzaki lampeggiò come una luce a intermittenza nella mia testa.
Senza rendermene conto indietreggiai, liberandomi dalle sue braccia.
Tornai a guardarlo dritto negli occhi, a distanza di sicurezza.
Entrambi ci ritrovammo ad ansimare senza nemmeno essercene resi conto, e dallo sguardo di Mello capivo la sua sorpresa. Solo che non sapevo se quella sorpresa fosse causata dalla mia risposta al bacio, o dalla mia reazione di poco dopo.
Restammo quindi a fissarci così, come prima del bacio, solo che ora eravamo entrambi  completamente inzuppati da capo a piedi. Anch'io sentivo la massa dei miei capelli folti e lunghi aderirmi alle guance e lungo la schiena... e i vestiti li sentivo come se fossero diventati di plastica sottile.
Tutto il mondo attorno a noi si era incupito, lasciando tonalità scure con appena qualche sfarzo di colore date da qualcosa qua e là; un palazzo in lontananza, una margherita appena cresciuta dietro Mello... e poi c'erano i suoi occhi. Divenuti blu cobalto con qualche accenno di dorato. 
In quegli istanti di silenzio mi sforzai di capire perché avessi risposto a quel bacio... ma ancora di più perché l'avessi fermato. Insomma non riuscivo a capirci più nulla!
Sapevo solo che qualcosa mi bloccava con Mello. Qualcosa... o meglio qualcuno.
La risposta mi arrivò come un colpo in pieno viso: allontanarmi da Ryuzaki non funzionava. Cercare di non pensare a lui era inutile, se non impossibile, e anche se non l'avessi mai più rivisto capii che il suo ricordo mi avrebbe accompagnata per sempre, nel cuore. Magari un giorno sarei riuscita a conviverci, a superarlo... ma in quel momento era ancora troppo presto. 
Ecco cosa mi bloccava nel donarmi a Mello.
- Forse hai ragione... - gli dissi.
- ...ho seriamente pensato di approfittarmi del tuo debole per me. Stamattina. - continuai con tono deciso e allo stesso tempo pieno di rammarico, mentre che lo vedevo rimanere immobile, continuando a sua volta a fissarmi, come una statua illeggibile.
- Eri l'unica via di salvezza, Mello. L'unico punto di riferimento. - continuai.
- … Qualche giorno fa, le prime volte che ci siamo  visti, mi hai detto che le cose tra me e te non avrebbero mai potuto funzionare. Perché io e te siamo dannatamente simili. Non so se darti ragione, ma sappi che... - le parole stentavano ad uscire, ma una parte di me, quella irrazionale, ormai stava prendendo  il controllo. Dovevo dare voce ai miei sentimenti una volta per tutte. In fondo, sapevo con certezza che Mello mi avrebbe ascoltata.
- ...I love you. - gli dissi in inglese.
Quelle parole parvero sorprenderlo, ma non si scompose.
Dopo appena qualche secondo di silenzio, anche lui parlò:
- In inglese non c'è differenza. - mi disse, atono.
- Ed è per questo che l'ho usato. Io... -
... credo di amarti, Mello. Ma non quanto Ryuzaki.” quelle parole erano troppo da dire. Cercai di trovare il coraggio, ma non ci riuscii.
Lo vidi scuotere la testa, con un sospiro:
- Ho capito. - si limitò a dire, con tono grave.
- Ho capito benissimo... - mosse i suoi passi e mi oltrepassò, dirigendosi verso l'interno del salone alle mie spalle.
Mi voltai per seguirlo con gli occhi:
- Mello! - 
Si voltò appena, tornando a colpirmi col suo sguardo penetrante.
- Ti prego, tu sei... molto più di quello che pensi, per me. Scusami se ho pensato di approfittarmene, ma credimi, non sono mai stata brava in queste cose. - 
Lo vidi distogliere lo sguardo, tornando a guardare davanti a sé, ma ancora non si mosse:
- Forse sono diventato uno stupido... - disse quasi tra sé.
- … ma ti perdono. In fondo sono anch'io un detective, e so capire quando qualcuno mente. Ho capito perfettamente cosa vuoi dire. Finché ci sarà Ryuzaki sarò l'eterno secondo. - esitò giusto qualche istante prima di continuare.
- Bene, me ne farò una ragione. - e detto ciò, continuò i suoi passi fino a rientrare nella villetta, sparendo su per le scale diretto al piano di sopra.


Con un sospiro voltai di nuovo lo sguardo davanti a me. La pioggia ormai era diventata scrosciante e insistente. Se fossi stata umana avrei già starnutito un paio di volte e avrei avuto brividi a non finire... ero sempre stata molto freddolosa. Invece gli Spector non soffrivano le temperature, per cui me ne restai semplicemente dov'ero, cercando di rimuginare su quanto accaduto. E più ci pensavo più mi sarei presa a schiaffi... non c'era niente da fare, mi sentivo una gatta morta. Avevo sempre odiato l'idea di avere due ragazzi nella mia vita contemporaneamente, ero sempre stata contraria a queste cose... Che gli altri due ne fossero a conoscenza o meno, per me era comunque sbagliato. 
eppure, dopo appena qualche ora da quando ero con Ryuzaki su un letto quasi entrambi nudi, ora ero lì, in quel giardinetto, a baciarmi con Mello. Odiavo profondamente quella situazione.
Mentre che rimuginavo su questo e su quello, rendendomi conto di stare complicando ancor di più la situazione, di per sé già tragicamente complessa, osservai passivamente il naturale paesaggio che mi circondava. 
C'era qualcosa nel suo aspetto che mi ricordava l'Inghilterra, forse la pioggia ne creava anche la giusta atmosfera. Oltre l'albero di ciliegio, dove poco prima Mello si era fermato, c'erano cespugli e arbusti di tantissimi fiori diversi. Dalle rose alle peonie, dalle margherite alle primule, e l'intero giardinetto era delimitato da un muro di mattoni alto più o meno quanto me, scurito anch'esso dalla pioggia. Intorno ad esso girava anche un piccolo sentiero di pietra, sul quale stavo camminando.
Non mi andava di rientrare, nonostante il tempo. Non volevo sentirmi estranea un'altra volta, in un posto che non avevo mai visto prima. Per non parlare di Sarah... chi avrebbe sopportato la sua esuberanza in una situazione del genere? Per quello feci appello alla speranza: seppur vivace, rimaneva sempre una persona lunatica... magari si sarebbe chiusa in se stessa da sola, senza che nessuno le dicesse niente. Le capitava spesso, anche a casa nostra.
Mentre che passeggiavo sovrappensiero sotto la pioggia, un bocciolo attirò la mia attenzione. Era un girasole, appena più basso di me di qualche centimetro, che ancora non era sbocciato. Era il mio fiore preferito da sempre...
Lo accarezzai con timidezza, ripensando a tutta la mia vita precedente... a quanto avevo sofferto la mia adolescenza, sentendomi anch'io come Mello sempre più grande di quanto non fossi, ai miei primi amori, al mio primo bacio, alla mia prima volta...
Mi invase un forte senso di malinconia, lo sentivo colmare ogni mio vuoto, appesantendomi. Sentii i miei occhi pungere, e capii che tra le gocce di pioggia che stavano ancora scrosciando sul mio viso si stavano fondendo anche quelle salate dei miei occhi.
Ricordai con tristezza tutto il dolore, tutti i sacrifici, le sofferenze sin dall'infanzia... Tutte le volte che chiudevo gli occhi, mi tappavo le orecchie e mi dicevo: arriverà anche il mio momento.
Arriverà anche per me il momento in cui mi sentirò bene. 
La prima volta accadde all'età di cinque anni. Già, sin da bambina non avevo mai chiesto molto. Solo una casa tranquilla. E invece più gli anni passavano e più mi rendevo conto che desiderarla non serviva a niente. Vivere con i miei genitori divenne sempre più difficile, fino a quando non decisi di andar via.
Sì, dopo quattordici anni, in treno da sola verso Roma, con la testa poggiata sul vetro del finestrino, chiusi di nuovo gli occhi e mi dissi ancora: arriverà il mio momento. Il momento in cui potrò sentirmi viva, libera.
E ora potevo farlo. Potevo davvero, senza legami, senza catene, con un potere invidiabile... e allora perché ero ancora ferma appena dopo il punto di partenza? L'esasperazione non riusciva a contenersi, né io lo volevo, in fondo.
Mentre che la mia mano scivolava lungo una metà del bocciolo, accadde qualcosa di totalmente inaspettato. Il bocciolo... prese vita. E lentamente, il fiore sbocciò. Così, sotto la pioggia, appena dopo il tocco della mia mano.
Non avevo mai visto nulla del genere, né credevo potesse essere possibile. Di fatti non poteva esserlo, non in una situazione normale... ero stata io. 
Ricordai una lontana lezione di biologia, dove il professore spiegò con disinteresse una certa reazione... della natura, a livello molecolare. Microscopiche scariche, della quantità giusta, potevano mutare l'aspetto di piante o fiori.
Schiusi le labbra con stupore, incredula.
In silenzio raddrizzai la schiena e mi diressi alla ricerca di altri boccioli... ne trovai alcuni di rosa. Mi calai alla loro altezza e toccai quello centrale, mentre che il tonfo di un tuono echeggiava nell'aria. La pioggia continuava insistente e non mostrava segno di voler smettere, il cielo era diventato completamente grigio e il rumore dell'acqua arrivò ad essere così forte da potermi impedire di sentire altri rumori della strada tipici di New York... se non fossi stata uno Spector.
Appena sfiorai il bocciolo, accadde la stessa cosa... a tutta la pianta. Tutti i fiori di quell'arbusto sbocciarono simultaneamente.
Ormai certa di quello che stava succedendo, mi rialzai con il sorriso sulle labbra: era uno spettacolo bellissimo. Mi fissai attorno... e con il passare del mio sguardo anche il paesaggio mutava. Le piante mi rispondevano.
“Incredibile...” 
A seconda di dove mi voltavo le piante seguivano il mio sguardo, i boccioli ora sbocciavano anche solo grazie ad un minimo gesto della mia mano, seppure fosse troppo lontano all'apparenza.
Mentre che rialzavo la mano per un'ennesima volta però, accadde qualcos'altro.
Un piccolo lampo di luce fuoriuscì dal palmo della mia mano e sembrò risalire verso l'alto, arrampicandosi lungo le gocce di pioggia che scendevano nel verso opposto.
Stavolta sobbalzai dalla sorpresa, ma cercai allo stesso tempo di controllarmi... Stavo conoscendo il mio corpo, dovevo concentrarmi e non andare nel panico.
Provai a rifare lo stesso gesto con più decisione, voltando il palmo della mia mano verso l'alto, e dopo qualche istante... Di nuovo una linea sottile bluastra e grigia si dimenò nell'aria, ma non si fermò come la prima volta. Quella salì fin sopra le nubi scure, scomparendo oltre i suoi aloni... e in risposta, sentii un altro tuono. Di scatto mi girai e lo vidi cadere poco più avanti, impetuoso come un vero e proprio fulmine. Quella vista mi scioccò: avevo sempre avuto paura dei tuoni e dei fulmini, sin da piccola... se la me stessa di qualche mese fa mi avrebbe vista adesso, sarebbe morta dalla paura.
Subito dopo quel fulmine la mia “connessione” finì, e la linea si interruppe fino a scomparire dopo pochi secondi. Riflettei un momento su quanto era appena accaduto, fissandomi la mano con occhi sgranati. Delle vere e proprie scosse percorrevano il palmo della mia mano... le vedevo, ma non facevano male per niente. Anzi, la sensazione che mi dava era quasi piacevole. Mi sentii più carica, più forte, invincibile... Come se il cielo mi avesse donato una forza che prima non avevo. Sorrisi con più convinzione, cominciando ad intuire qualcosa, e ci riprovai... e di nuovo, accadde. 

Una linea distorta arrivò dalla mia mano sin sopra le nubi, e un altro fulmine ricadde poco lontano. Senza nemmeno rendermene conto concentrai le mie attenzioni su di esso sin dalla sua prima manifestazione... e senza sapere il perché gli ordinai di fermarsi.
La cosa ancora più impressionante del fatto che non sapessi come potesse venirmi in mente di voler fermare un fulmine, fu che quest'ultimo... scomparve davvero. E istantaneamente sentii scorrermi nelle vene ancora più energia, più forza, attraverso la mano che tenevo a palmo aperto, e che emanava quella linea di energia... Come se fosse una via di comunicazione tra me e le nuvole. 
Dopo qualche istante di esitazione capii: assorbivo elettricità. Ne assorbivo e ne... emanavo. L'entusiasmo di quella nuova scoperta mi lasciò senza fiato. Erano degli spettacoli stupefacenti, e più li sperimentavo più mi sentivo invincibile. 
Da quel momento in poi fu come se qualcuno mi avesse annebbiato la vista. Presa totalmente da un attacco di euforia, fuori controllo, corsi alla velocità della luce. Saltai oltre il muro di mattoni e ancora... correvo, correvo. Non vedevo nemmeno realmente dove stavo andando, semplicemente... seguivo quello che stavo sentendo, ovvero un'enorme presenza di energia, molto più grande di quella che percepivo dentro di me.
Dopo pochi istanti mi ritrovai sulle rive dell' East River... eccola, la mia fonte di energia.
L'acqua. 
In fin dei conti tutti sapevano che l'acqua era un ottimo conduttore di energia elettrica... e quella ne emanava a quantità spaventose. La pioggia continuava a cadere e nei dintorni non si scorgevano molte persone... ma non mi importava nemmeno più quello.
Seguendo ormai alla cieca il mio istinto, che aveva dominato completamente la ragione, mi accovacciai a terra e lentamente posizionai le mie mani verso l'acqua.
Ciò che accadde dopo fu qualcosa di... indescrivibile.
Una schiera di fulmini, lampi, tuoni si riversarono sulle acque del fiume, lungo tutto il suo percorso, e tramite quest'ultime arrivarono a me... ai palmi delle mie mani. L'energia che ne scaturì fu spaventosa, ma non mi agitai per niente. Chiusi gli occhi e mi lasciai andare, non temendo più nessuno. Mi sentivo onnipotente.
Quando li riaprii sentii i miei capelli come a mezz'aria, e solo dopo qualche istante capii che si stavano muovendo come se fossero in acqua, seguendo le onde del fiume. 
Si... eccolo giunto il mio momento. Il momento che aspettavo dalla nascita. Il momento che avevo agognato per una vita intera... Era lì, lo stavo vivendo. 
Mi sentivo forte, potente, invincibile, libera... viva.
Fu molto simile a quella volta al Central Park, la sera precedente, quando senza rendermene conto emanai fuoco. Era più o meno la stessa cosa, avevo completamente perso il controllo razionale di me stessa... ma una buona parte della vecchia Sofia non se ne disperava: se era quello il costo da pagare per sentirsi liberi, sarei stata capace di accettarlo col sorriso sulle labbra.

- SOFIA! - sentii improvvisamente urlarmi alle spalle, con furia.
Quell'urlo pieno di rabbia misto a preoccupazione fu come uno schiaffo in viso: ridestò la mia ragione e la fece tornare al suo posto di comando. 
Mi rialzai di scatto e mi voltai verso l'origine di quel suono, anche se sapevo già di chi si stesse trattando.
- Mello! - risposi con tono scioccato.
E infatti era lui, a qualche metro di distanza da me, senza maglia e con pantaloni diversi: ora erano dei jeans chiari. Non aveva nemmeno le scarpe.
- Sofia, guardati! - urlò ancora lui, ponendomi contro un indice accusatorio. 
Seguii la direzione del suo dito e feci come mi aveva detto... e la vista mi mandò (finalmente) nel panico, come avrebbe fatto sin dall'inizio se avessi mantenuto il controllo razionale di me stessa.
Dalle mie mani si originavano ancora delle vere e proprie scosse, che si riversavano in modo discontinuo attorno a me, arrampicandosi sulle gocce d'acqua ad una velocità incomprensibile. Emanavo una certa sfumatura bluastra, attorno a tutto il mio corpo, e i miei lunghi capelli fluttuavano ancora a mezz'aria.
Solo dopo essermene resa conto anche quello finì. Lentamente, secondo dopo secondo... si indebolì fino a scomparire del tutto, facendomi tornare come prima... normale.
Se così potevo ancora reputarmi.
Effettivamente al momento avevo serie difficoltà.
La faccia di Mello non prometteva nulla di buono. Sembrava furioso e allo stesso tempo...
spaventato, avrei osato dire. Non potevo dirlo con certezza, comunque.
A passo lento si avvicinò verso di me, fino a raggiungermi. 
Lo vedevo esitante, forse era tentato nel prendermi un braccio ma non lo fece. Non mi toccò.
- Le cose si stanno facendo più complesse di quanto mi aspettassi. - mormorò cupo.
- Muoviti, torniamo in casa e raggiungiamo Sarah. - disse poi, voltandomi le spalle.
- Mello, cos... cos'è successo? -
Restò immobile, porgendomi la schiena senza voltarsi:
- Lo sai meglio di me. - rispose gelidamente. 
Dopodiché mi fece segno di seguirlo... ed io lo feci.
Non mi prese per mano, né mi toccò in nessun altro modo per tutto il tragitto, tenendosi anzi a debita distanza. 
Mi accompagnò fino alla porta della mia camera:
- Cambiati e asciugati in fretta, quando hai finito vieni in camera mia. E' l'ultima a destra. - senza aspettare alcuna risposta fece segno di allontanarsi, ma d'istinto lo fermai afferrandogli un polso.
- Ahhhh! - esclamò lui subito dopo, cadendo sulle ginocchia con una smorfia di dolore in volto spaventosa.
Vedendo la sua reazione mi staccai subito, scioccata:
- Oh mio Dio, scusami... -
Lo vidi aspettare qualche secondo prima di rialzarsi e riprendersi, ma nel complesso fortunatamente riuscì a farlo in fretta. Per qualche secondo vidi sul polso che avevo appena afferrato la forma della mia mano, rossa, ma anche quella dopo qualche secondo scomparve.
- Non toccarmi, per favore. - mi disse infine, con qualche difficoltà.
- Mello... - 
Finalmente lo vidi rialzare lo sguardo verso di me, dritto negli occhi.
- Mello, com'è che eri lì? Mi hai seguita? -
- Sì. - rispose subito lui, mantenendosi distante. 
- ...E comunque sarei riuscito a rintracciarti anche se non l'avessi fatto, dato lo spettacolo che hai messo in scena davanti tutta New York! - disse poi acidamente.
- E perché... - indicai i suoi jeans, ormai anche quelli zuppi d'acqua.
- Mi stavo cambiando con dei panni asciutti, quando ho visto quello che stavi facendo. A stento ho avuto il tempo di indossare questi, prima di scendere per seguirti. Ma in fondo dovevo aspettarmelo... -
- Come? Aspettartelo? - chiesi, confusa.
- ...Cosa dovevi aspettarti? Sai qualcosa che io non so? - 
Lo vidi scuotere la testa, riabbassando lo sguardo.
- Ne parliamo dopo in camera mia... -
- No, noi ne parliamo adesso! - insistetti, cominciando a mostrarmi arrabbiata anch'io.
In verità quella frase mi uscì dalla bocca con un tono terribile, minaccioso come mai prima di allora.
Anche Mello se ne accorse, e non ne sembrò contento.
- Dimmi subito cosa sai. - gli dissi, furibonda.
- Prima di andarmene... Mentre che tu dormivi in camera tua, ieri notte, Near mi ha convocato. - cominciò lui, freddamente.
- Cosa ti ha detto? - 
- Ha comunicato a me e a L una nuova... scoperta. - mi rispose, abbassando lo sguardo.
- Continua. - gli dissi, cominciando a preoccuparmi.
- Ti hanno fatto un prelievo appena arrivata al quartier generale, dopo il tuo svenimento. Ci sono degli aghi che L ha fatto ideare apposta, capaci di prelevarci del sangue, anche se in piccole quantità. E dalle  tue analisi... hanno visto che qualcosa è cambiato. Te ne fecero anche la prima volta che arrivasti. E' difficile da spiegare così su due piedi, ma... dopo le iniezioni di Bustri, il sangue di uno Spector è come diviso in due metà. In una rimane il sangue umano, del tutto comune a tutto il resto del mondo, e nell'altra... le iniezioni. Non sto qui a spiegarti il preciso meccanismo, ma detto con parole molto semplici è così. La tua parte sanguigna, quella “umana”, sta reagendo... ed è una cosa che già sapevamo. Solo che non credevamo potesse accadere così presto. -
- Che significa... che sta reagendo? -
- Cambia le modalità con cui provvede al nutrimento di sostanze del tuo corpo. Serve a quello il sangue, lo sai no? -
- Lo so benissimo, va' avanti. -
- Se cambiano le sostanze con cui il tuo corpo si nutre, cambia anche quest'ultimo, no? Noi Spector non abbiamo fame, sete, sonno o qualsiasi altro bisogno perché la metà del sangue normale occupata dalle iniezioni provvede a sintetizzare le sostanze nutritive ricavandole dall'ossigeno, e questo grazie a delle nuove proprietà dategli dal Tuconial... -
- Mello, va' al dunque. -
Lo vidi esitare, prima di continuare con un sospiro ansioso:
- Sofia, stai impazzendo. -
Lo guardai scioccata, arretrando di un passo.
- C... Cosa? -
- Siamo tutti destinati ad impazzire... Tutti gli Spector lo sono. Anch'io. La media di sopravvivenza non è molto lunga, ma nemmeno così corta come sta succedendo a te. -
- Ma... ma tu sei uno Spector da qualche anno! - 
- Io uso a mia volta delle iniezioni periodicamente, che mi permettono di regolare l'influenza del Tuconial sul mio sangue. -
- E perché... non avete fatto lo stesso per me? -
- Hai visto anche tu Sofia, che il tuo Tuconial non è lo stesso che è stato dato a me. Il tuo è completamente diverso e ancora L non ha capito di cosa è composto, di conseguenza... non c'è ancora un siero capace di salvarti. -
- No, non puoi dirmi una cosa del genere... -
- Sofia ti prego... - mi interruppe lui, con tono supplichevole e ansioso al tempo stesso.
- Non allarmarti. C'è una soluzione. Ti fidi di me? -
Lo guardai dritto negli occhi:
- Sei l'unica persona fidata che mi rimane. - gli dissi con sincerità.
- E allora adesso cambiati e raggiungimi in camera mia. - mi disse, finalmente cambiando tono. Ora sembrava più calmo. 
Ma qualcosa mi diceva che stava fingendo. Anche lui era preoccupato, lo avvertivo, anche se non sapevo ancora come.
Lo vidi allontanarsi in fondo al corridoio, fino alla sua porta. Poi si girò verso di me, e vedendomi ancora lì, ne approfittò per aggiungere:
- Prima di raggiungermi, va' da Sarah. Ma non dirle niente di quello ti ho appena detto o di quello che è appena successo. Tranquillizzala un po'... anzi, tranquillizzati prima tu. - e con ciò, mi sorrise debolmente con aria bonaria ed entrò nella stanza, chiudendosi la porta alle spalle.


ANGOLO AUTRICE
Okaaay, anche quest'altro è fatto! Immagino la maggior parte di voi stiate nel periodo migliore delle vostre vacanze, indaffarati a farvi la tintarella... (io no. Ahah.) e quant'altro, ma c'è una novità!
C'ho riflettuto, e alla fine mi son detta: perché no?
Avrei in mente di fare una sottospecie di "riedizione" della fanfic una volta finita, curandola di più esteticamente e correggendo ulteriormente la grammatica e periodi vari che nella fretta mi saranno sfuggiti... (ho riletto i primi capitoli e ci sono degli orrori vergognosi! xDD) 
E allora, per la parte estetica... vi piacerebbe darmi una mano? Sarebbe il massimo! E' una cosa che vorrei costruire insieme a voi! x)
Tipo avevo pensato ad inserire dei disegni che riprendessero qualche scena della fanfic... Ho visto che alcune di voi sono brave a disegnare, non faccio nomi (inizia per S e finisce con 9!) ... intelligenti pauca! xDD
No okay seriamente, queste sarebbero le mie intenzioni... Se vi va di partecipare, non fatevi problemi. Chi ha già recensito avrà ben capito che sono una persona normalissima e abbastanza alla mano, quindi non fatevi nessuno scrupolo! xD
Ovviamente se davvero qualcuno sarà interessato e vorrà contribuire (cosa che ahimè dubito), metterò nome e cognome o anche il nickname del sito per riconoscervi il merito.
Vorrei fare qualche fan art anch'io... ma non so disegnare *ehms*.
Quindi insomma, se qualcuno ha voglia, io sono qui! ^-^
In ogni caso, se nessuno si farà avanti, vedrò di farne una ri-edizione lo stesso... Curandola da sola per quanto riesco xD Solo che mi sembrava carino condividere il lavoro con voi, che seguite la storia con così tanto interesse... Come ho già detto, questa fanfic è nostra, di tutte noi! *D* (se c'è qualche maschietto in anonimato mi perdoni!)
Bene, detta questa "buona nuova", andiamo al capitolo! Le cose si fanno interessanti? A mio parere si! *D*
Non so quando riuscirò a pubblicare di nuovo, perché, vi confesso, sto avendo problemi difficili da ignorare, e quindi... devo arrangiare!
Ma insomma la fine non è tanto lontana! In compenso gli ultimi due capitoli sono più lunghetti del solito... spero mi sopportiate xD
Bene, se avete delle dritte, fatevi sentire! In ogni caso aspetto notizie di tutte le vecchie lettrici che in precedenza hanno già lasciato un pensiero... e se c'è qualcuno nuovo, sei il benvenuto! Insomma, vi piace come la storia prende piega? Ho bisogno di convincermene! xD
Okay ora basta con i soliti *blablabla*, vi rimando ai vostri lettini da spiaggia! 
L'angolo autrice è finito. Andate in pace! <3

P.S.
Lo so, oggi sono iperattiva. Come ho già detto... sopportatemi, se potete.



 
   
 
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