Fanfic su attori > Tom Hiddleston
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Autore: Eynieth    07/08/2014    0 recensioni
Il testo di una canzone, la vita di due persone... tutto si può intrecciare in una singola notte. In una singola strofa che descrive la storia di Kate.
[Canzone: "The A Team - Ed Sheeran ]
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Mi sveglio sapendo di non essere più a quella che ho sempre chiamato casa. E mi sveglio sapendo che accanto a me c'è qualcuno, ma non ricordo chi. Sento il tepore accogliente del letto e mi rigiro tra le coperte, ma non c'è più nessuno. Eppure ero convinta di non essere da sola. Con chi ho dormito? Poi ricordo. Tom. Tom e il sogno. Riuscirò mai a controllarmi? Oppure la scatola continuerà ad aprirsi? Spero di no. Magari dovrei andare in terapia. Appena mi troverò un lavoro giusto e guadagnerò un po' di soldi, ne comincerò una, magari potrà aiutarmi. Ma mentre sono presa da tutti i miei pensieri, sento due voci di uomo. Due? Non ricordo di essere andata a dormire con due uomini. Quindi c'è un uomo di troppo. Chi sarà mai? La voce non l'ho mai sentita. Forse dovrei aprire gli occhi e vedere chi è. Magari è tutto solo un sogno e Tom non esiste. Magari mi sono portata qualche cliente a casa e mi sono sognata tutto. Se è così me ne andrò. Devo andare, non posso continuare così. Quando apro gli occhi, però, mi ritrovo nella suite. Non era un sogno. Sospiro sollevata. Sento che Tom lancia qualcosa sotto al letto e mi appunto mentalmente di andare a vedere cosa. Poi mi guardo in giro e vedo un uomo sulla trentina, biondo, occhi azzurri, alto e pallido, niente di che, ma a quanto pare lui mi trova interessante perchè continua a guardarmi minuziosamente. Mi sento una formica al microscopio, però non abbasso lo sguardo. Non ho niente di cui vergognarmi. Non ho fatto niente. O meglio, ho fatto molte cose, ma non ho nessun motivo per vergognarmene. Non sono state mie scelte e sono state dettate solo dallo spirito di sopravvivenza.

Scopro che l'uomo misterioso si chiama George ed è l'agente di Tom. Ecco scoperto il perchè dell'attenta analisi. Chissà cosa pensa che sia. Magari una specie di “Pretty Woman” mancata, oppure una sottospecie di vedova nera. Forse anche lei al posto di George, l'avrebbe guardata allo stesso modo. E infatti, poco dopo chiede a Tom se ha bisogno di contanti. Lui non coglie subito, ma io sì. Abbasso lo sguardo imbarazzata e gioco con l'orlo della maglietta. Alla fine si riduce tutto a questo. Al sesso e hai soldi. Sarebbe così assurdo pensare che quell'attore, quell'uomo, volesse solo aiutarmi? Così.. fuori di testa? E perchè? Perchè non lo ha mai fatto nessuno? Forse. Ma se io non ho mai incontrato nessuno così, non è detto che non esistano persone del genere. Sarebbe così assurdo che proprio io, Kate, abbia trovato una persona così? O sono destinata a essere sempre e solo usata? Forse, se esiste un dio, ha voluto solo questo per me. Non trovare mai la pace e donare piacere agli altri senza mai riceverne. Forse è così. Sarebbe così facile, limpido, forse anche giusto. Sì, sarebbe giusto. Intanto anche Tom ha capito l'allusione e spinge fuori George inferocito. Io ne approfitto per prendere quello che aveva messo sotto il letto e scopro che sono delle riviste di gossip. Sono diverse. Su una c'è Tom che sale su una macchina della polizia e accanto un titolo a caratteri cubitali: “Tom Hiddleston arrestato!” su un un'altra ancora ci siamo noi due fermi davanti all'hotel, io con il mio vestito corto e nero, il trucco sbavato e i capelli al vento. “La nuova compagnia di Tom arriva dai quartieri poveri di New York!” e altri titoli così. Alcune riviste avevano specificato anche la sua “professione” e si chiedevano cosa fosse successo alla più grande stella nascente del cinema. Scossi la testa e presi i miei vestiti dalla sedia. Sto rovinando completamente l'immagine della persona che ha provato a salvarmi. Non posso farglielo. Chissà quanto ci ha impiegato ad arrivare al punto dove è adesso, e chissà cosa gli riserva ancora il destino. Migliore stella nascente. Già, doveva essere proprio bravo. Mi piacerebbe vedere come recita. Magari la prima cosa che faccio con i soldi che guadagnerò sarà affittare un dvd con Tom Hiddleston. Chissà che film ha girato. Mi piacerebbe saperlo. Lo scoprirò. Magari guarderò su Wikipedia, insomma, mi inventerò qualcosa, ma adesso devo andare via il prima possibile. Forse un po' mi mancherà. Penso con gli occhi appena lucidi. Insomma, è la prima persona che è stata rispettosa e gentile e dolce nei miei confronti, la prima persona che mi ha aiutato. Ma non voglio rovinargli la vita. Non se lo merita.

Appena Tom entra mi toglie i vestiti dalle mani e cerca di convincermi a rimanere. Cosa che non farò. Anche se ho passato poco tempo con lui, Tom mi ha aiutato profondamente. Probabilmente senza di lui sarei ancora al lampione ad aspettare qualcuno. Quindi, per salvarlo devo andarmene. Gli indico anche le riviste per convincerlo. Devo andarmene, non c'è altro modo.

E non ho nient'altro da offrire a Tom se non il mio corpo. Forse se lo merita ed è tutto quello che posso dargli, anche se forse non gli interesserà. La stella nascente del cinema avrà attrici e modelle che gli muoiono ai piedi, come potrebbe volere una prostituta che nel Bronx viene considerata di serie A? Come potrebbe? O forse sono io che ne ho bisogno? Sono io che mi sono abituata così tanto a svendere il mio corpo, a donarlo ad altri, che mi sembra quasi innaturale non farlo? Oppure sono io che, prima di andare via, desidero avere un ricordo più personale e profondo di Tom?

Lui rimane un attimo in silenzio, quasi ferito. Poi dice delle cose... che per me sono bellissime e devo mordermi il labbro per non scoppiare a piangere. Tom mi posa una mano sulla schiena e mi spinge verso di s, e tutto quello che riesco a pensare, tutto quello che mi viene in mente, è che la sua mano è morbidissima e calda e sembra sciogliermi dal freddo che mi circonda. Non riesco a fare a meno di pensare che quello sia il suo posto. Mi chiede se è quello che voglio e mi dice di dirglielo con una voce talmente dolce, ma rabbiosa e dura allo stesso tempo, e io mi perdo in quelle parole. Cado in ginocchio e scoppio a piangere. No, no, no, no! Non è quello che voglio! Assolutamente no. Ma sì. Da lui lo vorrei, forse. Con lui sarebbe diverso, forse. Ma non è giusto neanche così. Chissà cosa sta pensando Tom, chissà se gli farebbe piacere o gli farebbe schifo. Chissà. Intanto mi avvolge in una coperta calda. Mi chiede di restare e di farmi aiutare. Come posso dirgli di no? So che è la risposta sbagliata, so di essere egoista, so che la risposta giusta sarebbe no. Ma non riesco a dirlo. Gli chiedo scusa per quello che ho detto prima. Però “no” non lo dico. E chi tace acconsente. E io sto acconsentendo a rovinargli la vita e la reputazione e tutto quello che si è costruito faticosamente. Mi dice di vestirmi e esce. Io indosso di nuovo la maglietta e mi siedo sul letto. Quando torna ha due tazze di cioccolata in mano e si siede sul letto. È un po' buffo vedere mentre cerca di non rovesciare ne i biscotti ne le tazze. Me ne passa una e si sdraia sul letto. Io comincio a berne a piccoli sorsi. Era da tanto che non bevevo la cioccolata. Non me la ricordavo così buona. Vorrei impiegarci di meno, ma in un batter d'occhio la tazza diventa vuota, così l'appoggio sul comodino e mi sdraio dalla parte opposta del letto.

So che devo dirlo. Ma non farlo! Stai firmando la condanna a morte della sua reputazione! Non dirlo, non dirlo, non dirlo! -Sì...- sussurro infine. Tom si alza a sedere e mi chiede di ripetere. Io lo ridico con un morso in gola. Sì. Sì, ti sto rovinando. Sì, sono egoista. Sì, sei dolce, gentile e premuroso. Sì, mi dispiace. Sì, resto. Tom sorrise e mi accarezza la guancia e mi ringrazia. Oh, no, Tom Hiddleston, sono io che ti devo ringraziare. Tu mi hai salvato. Tu mi hai difeso. Tu mi hai aiutato. Io non ho fatto proprio niente, io ti sto rovinando la vita.

Mi chiedo come faccia a sorprendermi con le parole ogni volta che apre bocca. Come può un mio sorriso, un sorriso che non vale niente da una persona che non vale niente, ricambiarlo per tutto quello che mi sta facendo? Come può accontentarsi di un brutto, falso, imbarazzato sorriso? Ma un sorriso posso farlo, un sorriso glielo posso donare con tutto il cuore. E lo faccio, o almeno cerco di farlo. Non so quanto bene sia uscito, io non sono un'attrice, non so fingere, ma lui sembra contento, e questo mi riempie il cuore di felicità. Sono riuscita a farlo felice, almeno un po'.

Tom dice che prima di tutto dobbiamo passare da casa e mi viene il magone solo a pensarci. Casa. La abbandonerò per sempre. Mai più Meredith, mai più notti alla luce del lampione. Mi sto lasciando tutto alle spalle. Non tornerò mai più indietro. Questa è la fine di tutto. E l'inizio di qualcos'altro. Chissà cosa potrei fare. Magari potrei andare a scuola. Chissà come sarebbe. Chissà come sarei. Cambierò? O sarò sempre la stessa? Quante domande. Ma è meglio fare una cosa alla volta. Prima di tutto devo chiudere questo capitolo. E per chiuderlo devo andare a casa e scrivere la parola “fine” a tutto quello che era prima. Tutto quello che è il passato. D'ora in avanti sarà tutto diverso. O almeno, cercherò di renderlo diverso. Non voglio mai più ricadere in questo baratro. Perchè, una volta sono stata fortunata, ho incontrato Tom, ma non voglio tentare troppo la fortuna e vedere se ci sarà qualcun altro ad aiutarmi. Prendo i vestiti ed esco a vestirmi. Quando rientro, Tom è fermo che guarda l'armadio. Mi chiedo quale grande mistero nasconda. Mi avvicino a lui e gli poso una mano sulla spalla. Lui sobbalza un attimo ma poi mi sorride. Prende il cellulare e chiama un taxi. Aspettiamo un po' nella suite e poi scendiamo. Appena usciamo dall'hotel i flash ci abbagliano, una decina di persone si buttano su di noi e centinaia di domande ci piovono addosso. Ma fortunatamente il taxi ci aspetta e riusciamo a salire. Dico l'indirizzo all'autista e partiamo. Poco dopo arriviamo. Chiudo gli occhi e prendo un grosso respiro, mi gonfio i polmoni prima di entrare, prima di immergermi in quello che d'ora in poi sarà classificato come “passato”. Tutto questo non ci sarà più, tutto questo non mi riguarderà mai più. Prendo coraggio ed esco dal taxi. Mi catapulto in camera mia, prima che il coraggio e la sicurezza si dissolvano e non rimanga altro che confusione. Rimango ferma per un po' davanti alla porta e la consapevolezza di star abbandonando tutto mi travolge. Non entrerò mai più in quella stanza. Non vedrò mai più Meredith. Mai. Più. E non posso che essere felice, mi tolgo un peso dal cuore. Entro nella stanza sorridendo. Nuova vita, nuovo inizio. Decido di portare solo qualche vestito, qualche paio di scarpe e i trucchi. Chiamo Tom per farmi aiutare e lui mi suggerisce di indossare il vestito che mi ha preso. Io arrossisco ma lo indosso comunque. Mi sento diversa, nuova. Ed è un bene. E mi va bene così. Richiamo Tom e gli do alcune cose, poi, prima di uscire per sempre dalla camera, prendo un pezzo di carta e scrivo “fine” a lettere grandi e lo appendo sulla porta. Addio Meredith. Addio passato. Addio.

Scendo le scale sorridendo e faccio per chiudere la porta. Ma poi cambio idea. Torno indietro, vado al salvadanaio in ingresso e prendo tutti i soldi che mi sono duramente guadagnata. Non si sa mai che possano tornarmi utili.

Salgo sul taxi sorridendo a Tom. Devo tutto a lui e non so come ricambiare. Ma in questo momento non voglio pensarci, in questo momento non è importante. Ho tutta una nuova vita per pensarci, tutte le notti e prima o poi troverò qualcosa. Spero prima che poi, ma ci riuscirò, adesso ho tutto il tempo che voglio.

Tom dice all'autista un indirizzo e mezz'ora dopo siamo imbottigliati nel traffico di New York. Dopo quarantacinque minuti buoni, finalmente ne usciamo,il taxi accosta, ci fa scendere e Tom paga. E mi dispiace tantissimo. Faccio pagare sempre tutto a lui. Non sono tantissimi, ma un po' di soldi li ho anche io. Decido che lo porterò fuori a cena. Magari non sarà un ristorante a cinque stelle, ma cercherò qualcosa di vicino a quello a cui è abituato. Posso farcela. Intanto Tom mi sorrise felice e mi trascina per la strada.

-Se vedi qualcosa che ti piace dimmelo!- dice sorridendomi. Io mi guardo attorno spaesata. Santi numi! Dolce&Gabbana, Coco Chanel, Cavalli, Valentino, Gucci, Boss, Bulgari, Prada, Vuitton, Versace, Moschino! Io questi nomi li ho sempre e solo letti sulle riviste patinate! In più, con i soldi che ho in mano, non potrei comprarmi neanche il tacco di una scarpa! Tiro un attimo la manica di Tom e lui si ferma. -Tom... davvero, grazie, so che devo rifarmi il guardaroba, ma... possiamo andare anche al supermercato, non mi va di farti spendere un capitale per un vestito, davvero.-

-Sai quanto guadagno Kate?- scuoto la testa. -Ecco, fai bene a non saperlo. E sono da solo. E i soldi sono miei quindi li spendo come voglio.-

Incrocio le braccia al petto. -Come vuoi, hai ragione. Però, visto che i soldi sono tuoi, comprami tu i vestiti che ti piacciono.- Tom mi guarda un attimo. -Io di solito non scelgo neanche i miei vestiti, a momenti...- dice passandosi una mano tra i capelli.

Sorrido intenerita. -Bene, allora è il momento di cominciare. La prima volta sei andato bene.- dico facendogli l'occhiolino. Lui sorrise, mi prende per mano e mi trascina in un negozio, mi spinge tra le file e file di vestiti, prendo un cartellino e lo rimetto subito giù. Meglio non vedere quanto potrebbe spendere. È una cifra esorbitante. Vedo che Tom confabula con la commessa e cerco di sentire, ma parlano troppo a voce bassa. Poi comincia a girare e a prendere vestiti quasi a caso. Almeno, penso a caso. Poi si ferma, chiede qualcosa alla ragazza, che lo ascolta con occhi adoranti, e ricomincia. Vedo che tutte le altre donne che ci sono si sono fermate a guardare Tom, per poi passare a me e fare avanti e indietro come se stessero seguendo una partita di tennis. Di certo hanno riconosciuto la “stella nascente del cinema”, probabilmente si chiedono se io sono la prostituta. Cerco di fregarmene e passo una mano tra i vestiti. Quando Tom torna ha le braccia cariche di vestiti e me li passa tutti, e mi mette sopra anche le scarpe e gli accessori. Io lo guardo sgranando gli occhi, anche se non so se mi vede sotto tutta quella montagna di roba. Ma è forse impazzito? E io tutta quella roba quando dovrei metterla? Avanti, non scherziamo! Un vestito di quelli potrebbe durarmi anni e anni, non me ne servono.. cinquanta! -Tom...! Ma quante cose hai preso? Devo provarle tutte?-

-Ah-ah, mi hai lasciato carta bianca. Quindi, adesso, ti adatti. Il camerino è di là.- dice indicando da qualche parte che non riesco a vedere. Probabilmente lo capisce e mi accompagna. Così mi ritrovo in questo camerino enorme con un mucchio di vestiti. Li appoggio cautamente per terra e ne prendo uno a caso. È blu elettrico, ha lo scollo a cuore e si lega dietro al collo, ricorda molto gli scolli anni venti, o giù di lì. La gonna, invece, scende larga. Provo tutto senza guardarmi allo specchio. Però cerco di leggere il prezzo, che però è coperto da un bigliettino. Ecco svelato di cosa Tom parlava alla commessa. Guardo anche gli altri vestiti. Niente, tutti i prezzi sono coperti. Sospiro. Non ci posso fare niente. Esco esitante dal camerino. Tom è seduto su una poltroncina e si guarda attorno, ma appena vede la porta del mio camerino aprirsi, gira la testa di scatto e mi guarda. E sorride soddisfatto. -Sei bellissima!- esclama trionfante. -Dai... gira...- dice alzandosi e facendomi girare. La gonna si gonfia appena e Tom ride facendomi girare più velocemente. E rido anche io e mi sento leggera. Chiudo gli occhi e mi sembra di sognare. -Dai, prova anche queste scarpe!- dice passandomi delle decolete alte su cui barcollo un po'. Poi la commessa gli porta anche una collana corta fatta da grosse maglie e Tom mi mette anche quella. -Sei meravigliosa...- sussurra sorridendo come un bambino. Io abbasso lo sguardo imbarazzata. Nessuno me lo aveva mai detto in quel modo, con quel tono di voce, con quella dolcezza, con quel sentimento. Con quella verità. E non mi guardo allo specchio, ma mi sento la ragazza più bella del mondo. Tom si schiarisce la voce. -Dai, fammi vedere il prossimo.- dice sorridendo.

Entro in camerino, mi tolgo tutto e lo do alla commessa che è entrata. Chiudo gli occhi e pesco un altro vestito. È un semplicissimo tubino nero, corto, molto aderente, con poco scollo. Esco sporgendo appena la testa e lui ride. -Dai...! Esci!-

Esco tintinnante. Tom mi porta delle scarpe a punta, non troppo alte, nere e color pelle, e mi aiuta a metterle. -Si dice che un tubino non può mai mancare nell'armadio di una donna...- dice facendomi fare un giro. -E ti sta benissimo. Dai, dai, il prossimo!- rido e rientro.

Non so quanti abiti, gonne, maglie, pantaloni, scarpe, cappotti, giacche provo, ma sono tantissime. Tom è molto giusto. Quando qualcosa non mi sta bene, me lo dice, e penso che sia una cosa molto giusta. Obiettiva. Dopo che ho provato l'ultimo vestito mi rivesto e quando esco dal camerino ha già pagato tutto, e penso che vada benissimo così. Non voglio sapere quanto ha speso per quel mucchio di roba. Certo, mi sono divertita tantissimo a provarli e vedere Tom ridere e fare lo stupido, dolcemente, ma.. ha comprato quasi tutto e mi dispiace avergli fatto spendere così tanto. Quando arrivo alla cassa mi sorridere. -Portiamo tutto in albergo?- chiede prendendomi la mano. Annuisco e sorrido. Mi troverò un lavoro e gli prenderò qualcosa di bello anche io. È una promessa che mi faccio, glielo devo. Usciamo dal negozio e fermiamo un taxi, l'autista ci aiuta a far entrare tutte le buste in macchina e poi partiamo.

-Tom.. voglio portarti fuori a cena. Ti va?- lui si gira meravigliato, ma dura solo per pochi istanti, poi sorride e annuisce. -Certo che voglio! Così puoi mettere uno dei vestiti che abbiamo comprato!-esclama felice.

Torniamo in hotel felici e non ci curiamo neanche dei paparazzi che, a quanto pare, hanno trasferito la loro casa lì, visto che sono sempre appostati davanti all'ingresso. Quando arriviamo nella suite Tom mi aiuta a sistemare i miei vestiti e poi va in cucina. Ma lo fermo prima che possa fare un passo in più e lo spingo sul letto. -Cucino io oggi!- dico ridendo. Tom ride ma rimane sdraiato sul letto.

Non sono bravissima a cucinare, o meglio, non so cucinare molto, ma voglio provarci. E la riserva di Tom non mi aiuta comunque molto. Ha pochissimo. Altro che vestiti, dovremmo andare a fare la spesa! Scuoto appena la testa e metto su l'acqua per la pasta. Ho deciso che farò la pasta al forno, me l'ha insegnata Meredith, è il suo piatto preferito e io voglio dargli un altro ricordo. Non più il piatto preferito di Meredith, ma il piatto del nuovo inizio grazia a Tom. E poi non è difficile da fare. Intanto che la pasta cuoce preparo la tavola per bene. Metto sulla penisola le tovagliette blu, le posate e i tovaglioli bianchi. Ci sono anche i calici di quello che deve essere cristallo, ma non voglio esagerare, quindi metto in tavola dei semplici bicchieri. Poi mi dedico a preparare la pasta al forno. Alla fine non so come è uscita, ma quando chiamo Tom e si siede a tavola sembra abbastanza contento, quindi vuol dire che non deve essere uscita così male. E ne sono molto contenta. Poi, siccome io ho cucinato, dice che lui deve fare la cucina, ma lo aiuto comunque. Non è di certo un pranzo che lo riparerà di tutto quello che sta facendo a me.

Quando abbiamo finito di sistemare tutto , ci sediamo sul divano e guardiamo un po' di televisione e in un batter d'occhio si fa pomeriggio,. È incredibile come passano le ore quando sto con Tom. Sembra tutto più facile, più vero. Vorrei che il tempo si fermasse. Non ho mai desiderato tanto in vita mia. Vorrei rimanere per sempre su questo divano, vicina a lui, vicino alle sua parole che mi sciolgono il cuore, vicino alla sua protezione. Vicino alla stella del cinema che per me è solo Tom.

   
 
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