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Autore: heliodor    11/08/2014    2 recensioni
Due Regni
Due Re
Due Eredi
Un Solo Destino
Ewan è un giovane principe destinato a diventare, un giorno, sovrano di Avalon. Lyra è solo una pastorella, sognatrice e ribelle. Insieme dovranno affrontare il viaggio più difficile della loro vita per impedire che una sanguinosa guerra distrugga per sempre i loro sogni.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Andrev raggiunge la cima del promontorio e guarda di sotto. Lì il mare e la terra formano un arco che sembra sparire dietro l'orizzonte. Gli occhi del ragazzo vagano fino a incontrare una nave che si avvicina a vele spiegate. In cima all'albero più alto sventola la bandiera con l'unicorno.
Andrev apre la bocca per dire qualcosa, ma poi la richiude.
Dietro quella prima nave ce ne sono altre. E altre ancora più dietro.
Dal basso arriva la voce di Stefan. ― Che cosa si vede da lì?
― Niente di buono ― dice Andrev, gli occhi ridotti a due fessure.
Berthé si struscia sulle sue gambe. Andrev l'allontana con un gesto brusco della mano. La capretta lancia un belato di indignazione e si rifugia tra le braccia di Nadira, che fissa il cavaliere con sguardo ostile.
― Perché siete così cattivo con lei? ― chiede la donna. ― In fondo non vi ha fatto niente di male.
― È sporca ― risponde Andrev senza guardarla. ― E puzza.
― Berthé non puzza ― risponde la donna indignata. ― Forse solo un poco, ma è normale per una capretta. È il suo odore.
Andrev arriccia il naso. ― È disgustoso. Come fate a sopportarlo?
― Siamo pastori ― dice Stefan con tono rassegnato. ― Non date retta a mia moglie. Lei non capisce quanto siano raffinati i nobili. Il vostro naso è più sensibile.
Andrev si volta, apre la bocca per dire qualcosa ma esita e la richiude. Riprende a camminare nella direzione che stava seguendo.
Dietro di lui, Nadira lancia un'occhiataccia a Stefan che si stringe nelle spalle.
***
La grata del cancello è abbassata. Una mezza dozzina di soldati montano di guardia. Sembrano annoiati e distratti, alcuni sbadigliano e non fanno caso alle tre figure che si avvicinano. Un fossato largo cinque metri corre lungo la base delle mura.
― È enorme ― dice Lyra, gli occhi rivolti in alto.
Ewan si morde il labbro. ― È grande almeno il doppio del nostro castello. E guarda quelle torri. Avranno cinquanta feritoie ciascuna.
― A che serve un castello così grande? ― domanda la ragazza stupita.
Ewan scrolla le spalle. ― A difendersi, credo. Re Leonida ha paura che Avalon invada il suo regno.
Valek fa loro cenno di fermarsi poco prima di raggiungere il cancello. Le guardie si accorgono dei tre e si avvicinano, armi alla mano. ― Fate parlare me ― dice l'uomo staccandosi per andare incontro ai soldati. ― Salve ― dice alzando il braccio in segno di saluto.
Le guardie lo osservano diffidenti. ― Chi sei? Che ci fai qui?
― Noi, noi ecco...
― Allora? ― lo incalza il soldato, la picca puntata verso il petto di Valek.
Ewan si fa avanti. ― Sono il figlio di re Philip di Avalon e desidero parlare con il vostro sovrano.
I soldati lo squadrano dalla testa ai piedi. ― Tu saresti un principe? ― Guarda gli altri soldati, che scoppiano a ridere.
― Ewan di Avalon ― risponde il ragazzo con una mano sul petto e il tono orgoglioso. ― E ora portateci dal vostro re. Devo conferire urgentemente con lui e mi sta aspettando.
― Certo ― dice uno dei soldati. Le guardie si fanno da parte come a invitarli a entrare nel castello.
Ewan supera Valek con passo solenne.
― Sei sicuro di quello che fai? ― gli sussurra l'uomo.
― Tu hai un'idea migliore?
Valek fa spallucce.
Lyra corre per affiancare Ewan. ― E adesso che facciamo?
***
I soldati tengono d'occhio Lyra, Ewan e Valek nel cortile del castello. I due ragazzi siedono su una panchina di roccia, mentre il mercenario cammina con le mani intrecciate dietro la schiena.
― Sei nervosa?
Lyra scuote la testa. ― No.
Ewan ridacchia. ― Beata te. Io ho una paura tremenda.
― Andrà tutto bene― dice la ragazza con voce calma. ―   Stai facendo la cosa giusta. Il re lo capirà.
― Lo spero.
Vortiger fa il suo ingresso da una porta nascosta dietro un lungo colonnato. ― E così tu saresti il piccolo principe Ewan ― dice avvicinandosi con passo lento.
Il ragazzo balza in piedi e gli va incontro. ― In persona ― dice piazzandosi davanti al nuovo arrivato. ― E tu sei...
― Lord Vortiger ― risponde inchinandosi. ― Primo Consigliere di re Leonida.
― Onorato di conoscerti. Voglio parlare con re Leonida.
― In questo momento è occupato.
Ewan tenta di superarlo ma Vortiger gli sbarra la strada. ― È questione di pochi minuti.
― Il tempo di un sovrano è prezioso. Sta preparando i piani per la guerra con Avalon.
― Sono qui per questo.
Vortiger gli lancia un'occhiata dubbiosa. ― Chi mi assicura che tu sia chi dici di essere?
Ewan gonfia il petto. ― Come osi mettere in dubbio...
― Lascialo avvicinare ― dice una voce alle loro spalle. Sulla stessa porta da cui è uscito Vortiger si staglia la figura di un uomo.
Vortiger si inchina e si fa da parte.
L'uomo avanza di qualche passo. Una lama di luce gli illumina il viso. Il volto è scavato, la barba bianca con solo qualche traccia di nero, i capelli radi e grigi. Il fisico è imponente ma le spalle curve.
Lyra e Valek sono al fianco di Ewan, che deglutisce a vuoto ma non indietreggia.
L'uomo si avvicina a passo lento, gli occhi chiari puntati sul ragazzo. ― Così tu saresti il figlio di Philip?
Ewan annuisce. ― Lo sono. ― Fa un leggero inchino con la testa.
L'uomo si ferma a un paio di passi di distanza. Ewan fatica ad arrivargli alla spalla. ― Sei proprio uguale a tuo padre ― dice con tono rassegnato. ― Lo stesso sguardo sfrontato, la stessa arroganza di chi pensa che tutto gli sia dovuto per diritto di nascita.
Ewan apre la bocca per rispondere ma la richiude subito dopo.
― Hai coraggio a venire qui da solo ― aggiunge l'uomo. ― Sono re Leonida di Lyonesse e sono davanti a te. Cos'hai da dirmi di così importante, Ewan di Avalon?
Ewan prende fiato. ― Una volta tu e mio padre eravate amici.
Leonida, le mani incrociate dietro la schiena, annuisce solenne. ― È vero. Una volta lo eravamo. Ma è stato molti anni fa.
― Non potete esserlo di nuovo?
― Quello che chiedi è impossibile.
― Per il bene di entrambi i regni.
Leonida gli lancia un'occhiata torva. ― Credi che io non sappia cosa accade fuori da queste mura, ragazzo?
Ewan abbassa gli occhi. ― Non volevo dire questo...
Leonida si volta e guarda il cielo. ― Una volta Lyonesse era prospero. Non è mai stato un regno ricco o potente, ma quello che avevamo era sufficiente per rendere tutti felici. Poi un giorno. ― China la testa come se un peso lo schiacciasse. ― Un giorno tuo padre decise di portarci via tutto. Tutto.
Ewan deglutisce a vuoto. ― Sono sicuro che si può ancora rimediare...
Leonida si gira di scatto, gli occhi socchiusi. ― Il re di Avalon ― dice a voce alta. ― Tuo padre ― aggiunge con tono calmo. ― Ci ha ridotti alla fame. Ha spezzato i nostri commerci con gli altri regni, avvelenato i nostri fiumi, inaridito le terre. Tutto ciò che abbiamo è il ferro che estraiamo dalle miniere. E quello lo utilizzeremo per costruire spade e lance da usare contro di voi ― conclude puntandogli l'indice contro il petto.
― Mio padre non può aver fatto ciò che dici ― risponde Ewan.
Leonida sgrana gli occhi. ― Mi stai dando del bugiardo?
― Non è quello che ho detto. Ciò che intendevo dire è che anche Avalon ha sofferto molto in questi anni e...
Leonida alza la mano per colpirlo. ― Taci.
Lyra si frappone tra i due. ― Ti prego non colpirlo ― esclama la ragazza.
Leonida la fissa con gli occhi spalancati, il respiro pesante e la mano sollevata sopra la spalla. I suoi occhi vagano sul viso della ragazza. ― E tu chi sei? Come osi metterti in mezzo in questioni che non ti riguardano?
Ewan la spinge via. ― Lei non è niente. Lasciala stare.
Valek prende Lyra per le spalle e la allontana.
Leonida la segue con lo sguardo. ― Stavo dimenticando le regole dell'ospitalità ― dice rivolto a Ewan con voce piatta. ― Non posso dirmi lieto di averti nel mio castello, ma hai avuto coraggio a venire qui tutto da solo. È più di quanto abbia fatto tuo padre in tutti questi anni. Vortiger.
― Maestà?
― Fai preparare delle stanze per il principe e i suoi... amici.
Vortiger si inchina. ― Sarà fatto.
― Non abbiamo ancora finito ― dice Ewan impuntandosi.
― Invece sì. ― Leonida fa un cenno alle guardie. I soldati si avvicinano. ― Accompagnateli alle loro stanze.
― Siamo prigionieri?
Leonida si volta di scatto e si allontana. Vortiger lo segue.
― Maestà ― sussurra appena varcata la porta. ― Permettetemi di darvi un consiglio.
Leonida, gli occhi bassi, scuote la testa. ― Non ora.
― Insisto...
― Ho detto che non è il momento ― dice Leonida alzando la voce. ― Vado nelle mie stanze. Non voglio essere disturbato.
Vortiger china la testa. ― Come volete.
***
― Volevo solo aiutarti ― dice Lyra con le lacrime agli occhi.
Ewan sposta lo sguardo dalla porta alla ragazza. ― Lo so. Mi spiace, ma pensavo che ti avrebbe colpito.
― Quell'uomo è crudele.
― Sta buona ― dice Valek guardando le guardie. ― È pur sempre il re e gli devi rispetto.
― Non è il mio re ― risponde la ragazza imbronciata.
― Un re è un re ― replica Valek. ― Imparalo in fretta o finirai male, ragazzina.
― Io non... ― inizia a dire Lyra.
Vortiger riappare, l'espressione accigliata. ― Da questa parte. Vi mostro le vostre stanze.
Vortiger fa un cenno a Lyra. ― Tu puoi andartene, piccola stracciona.
― Bada a come parli ― dice Ewan.
― Voglio rimanere ― risponde lei a testa alta.
Vortiger scrolla le spalle ― Come preferisci.
Valek alza una mano in segno di saluto. ― Io ho fatto il mio dovere e me ne vado. Se non sbaglio c'era una ricompensa, giusto?
Vortiger lo guarda con sospetto. ― Come mai tanta fretta di andarvene? Non gradite l'ospitalità del re?
― Assolutamente no, che dite? Sarei onorato di fermarmi per qualche giorno, ma ho degli impegni urgenti giù al porto e...
― Che genere di impegni? ― lo incalza Vortiger. ― Dovete forse riferire a qualcuno cosa sta succedendo al castello?
Le guardie si stringono attorno a Valek che fa spallucce. ― Ora che ci penso, non sono tanto urgenti come credevo.
Vortiger lo fissa in cagnesco. ― Da questa parte.
***
― Dovevi andartene ― dice Ewan con tono di rimprovero mentre seguono Vortiger attraverso un corridoio di pietra. ― È inutile che tu rimanga qui con me.
― È qui che devo stare invece ― risponde la ragazza.
Ewan sospira rassegnato. ― Come vuoi. Ma poi non venire a lamentarti con me.
Vortiger si ferma dinanzi a una porta. Un valletto la spalanca. All'interno vi è un letto a baldacchino, un armadio e un tavolo con delle sedie. ― È di tuo gradimento?
Ewan si guarda attorno. ― Direi di sì.
Lyra arrossisce. ― Dovremmo stare nella stessa stanza? ― domanda a voce bassa.
Vortiger le scocca un'occhiataccia. ― Certo che no, piccola stracciona. Per te c'è un posto nelle celle della servitù. Lì starai benissimo.
Lyra annuisce, ma il rossore non abbandona le sue guance.
Ewan guarda minaccioso Vortiger. ― Lei è una mia amica. Deve essere trattata bene.
― Non le mancherà nulla.
― Intendo dire che le darai una stanza simile alla mia ― risponde Ewan a muso duro.
― Tu non puoi darmi ordini, ragazzino.
― Io sono un ospite. Hai dimenticato quello che ha detto il tuo re? Devi trattarci con rispetto.
Vortiger lo guarda in cagnesco. ― E sia. La tua amica popolana avrà una camera tutta sua. Contento?
― E devi chiamarla Lyra ― aggiunge Ewan. ― È questo il suo nome.
Il viso della ragazza si illumina.
Vortiger fa cenno alla ragazza di seguirlo. ― Da questa parte... Lyra. Ti affiderò a qualcuno che si occuperà di te. Gwenola!
Una vecchia dal corpo minuto si affaccia sulla porta. ― Comandate, Lord Vortiger.
― Porta la signorina Lyra nell'ala ovest e sistemala in una delle stanze libere.
― Non so se Lady Jolane sarà d'accordo.
― È un ordine ― esclama Vortiger stizzito. ― Lei comprenderà.
Gwenola si inchina. ― Da questa parte cara.
Lyra si volta verso Ewan, che le fa un cenno con la testa.
― Vai ― dice il ragazzo. ― Ti tratteranno bene.
Lyra annuisce e segue la vecchia.
Vortiger rivolge un inchino a Ewan. ― Col tuo permesso, principe. ― Chiude la porta con un tonfo sordo che fa sobbalzare Ewan.
Rimasto solo, il ragazzo emette un profondo sospiro e si lascia andare sul letto.
***
― Tu starai qui ― dice Gwenola guidando Lyra per mano nella stanza.
La ragazza lancia occhiate intimorite al letto a baldacchino a due piazze, alle lenzuola tutte ricami e merletti e ai cuscini di seta. La luce del sole filtra dall'unica finestra coperta da tende color azzurro chiaro. Oltre di esse si intravede un ampio balcone.
Gwenola apre l'armadio con un gesto deciso. All'interno si intravedono vestiti di ogni foggia e colore. ― Ora vediamo di renderti presentabile.
Lyra sgrana gli occhi quando la vecchia tira fuori un abito color rosa con ricami in argento. ― Devo mettermi quello?
Gwenola le lancia un'occhiata di sbieco. ― Devi vestirti in modo consono a una ragazza della tua età. Non puoi andartene in giro conciata in quel modo.
Lyra si guarda la gonna rattoppata e i piedi nudi. ― Cosa c'è che non va?
― Tutto ― risponde secca Gwenola. ― La mia signora si arrabbierebbe moltissimo a vederti vestita così. Ora togliti quegli stracci.
  
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