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Autore: Sheelen_    15/09/2008    2 recensioni
Premessa: Questa Fiction è nata durante una nottata insomnie a fantasticare sull'esito della saga della Meyer. Pensando e fantasticando ho ideato un mio finale e l'entrata in scena di un nuovo personaggio Violet. Lei sarà la protagonista delle mie vicende. Una nuova Licantropa nel territorio di La Push che avrò molto a che fare con Sam, Jacob e il resto del Clan. Ovviamente lo svolgimento del brano va al di là di ciò che scriverà la Meyer in Breaking Down, è tutto frutto della mia fantasia il seguito.Premetto che questa è la mia prima Fan Fiction: Siate clementi.
Genere: Triste, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jacob Black, Nuovo personaggio, Quileute
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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{SEVENTH Chapter} » The Beginning with HER



Come l’autunno abbandonava ogni sua inibizione aspettando il gelo dell’inverno, anche io mi ero inoltrata in campi pericolosi da cui non avrei più potuto scorgere una via d’uscita. Caldi venti addolcivano quelle sensazioni che mi avevano invaso precocemente.

Rancore, Odio, Amore.

"Tutto è iniziato con lei." Comunicò Jake. Il suo pensiero volò nella mia testa nettamente concentrato a tenere la mia attenzione all’erta. Una ragazza di nome Isabella stava offuscando i suoi pensieri e da lì partirono una seria d’immagini, di flashback che vissi io in prima persona. Jacob stava facendo di tutto per cercare di non farmi pesare troppo quelle forti emozioni che provava nel ricordare, ma io stessa a stento riuscivo a contenere quell’ardore, quella rabbia, quella solitudine che riscontravo nel suo stato d’animo. Scavare nel suo passato stava facendo riaprire ferite che con fatica era riuscito a sopprimere.
In quei pochi minuti la vicenda mi fu più che chiara. Per un amore dannato tra un’umana e un vampiro fra poco sarebbe insorta una battaglia tra Lycan e i Freddi. Un’umana che aveva preso e portato via con sé l’intera esistenza di Jake. Aveva preferito scegliere l’inverno che una calda estate. Un amore destinato ad iniziare con la fine di una vita, quella di Bella Swan. Aveva deciso di morire per amore, per passare l’eternità con il suo vampiro che l’aveva stregata. Questo Jake non poteva sopportarlo, e di conseguenza nemmeno io. L’ ira in lui aumentò.

"Basta" Imploraì Jake di smetterla, di lasciarmi libera dalle sue nostalgie. Quella passione sfrenata nel ricordare i momenti più intimi con lei, quell’improvvisa voglia di fare del male a quell’Edward, quelle emozioni scatenate da un sentimento che non avevo mai provato, mi facevano stare male.
Amore: cos’era per me quella parola? Acque ancora inesplorate.
Di questo Jake ne era ormai consapevole, l'aveva letto nei miei occhi.
Stavolta fui io quella a sparire dal suo sguardo e correre via lontano. Non importava raggiungere una metà ma volevo soltanto allontanarmi un po’ per riequilibrare la mia mente. In lontananza sentì un ringhio soffocato e nella testa un vago: "Scusa.".


Non mi ricordo in che stato rientraì a casa; raggiunsi il letto in silenzio sotto lo sguardo indagatore di Sam che sicuramente era già venuto a conoscenza delle mie curiosità svelate. Dovevo essere preoccupata per l’imminente battaglia che in breve tempo sarebbe insorta, ma ero più che altro preoccupata per la vicenda di Jake: per quello che aveva dovuto passare e che adesso si curava di non dar a vedere quanto ancora dolore provasse. Come poteva un ragazzo provare tutte quelle sensazioni in un solo istante? Era fuori dalla norma o forse lo era soltanto per me, per una ragazza che non aveva mai amato. Non me ne facevo una colpa ma per qualche istante avevo invidiato Jake, avevo invidiato quella profonda ammirazione e quell’immenso bene nei riguardi della ragazza dal colorito poco appariscente e dai capelli rossi. Bella era il suo nome.
Non mi accorsì nemmeno quando la stanchezza vene a bussare alle mie facoltà vitali e mi addormentaì, sprofondando nel cuscino che profumava di germe di grano, l’odore del mio shampoo preferito..


“La colazione è servita” disse una vocina lieve giù in cucina. Aprì gli occhi lentamente e mi lasciaì scappare uno sbadiglio. Avevo dormito bene anche per quella notte.
In fretta mi alzaì dal letto e mi diedi una sistemata. La camera non era in disordine ma cercaì di occupare altro tempo prima di scendere ed affrontare eventuali domande di Sam. Quando mi resi conto che non avevo altro da fare capì che era ora di farmi vedere.
Sentire le voci distinte dei ragazzi mi fece risollevare; come quasi ogni giorno ci avevano raggiunti per salutarci o più che altro gustare le ottime frittelle preparate da Emily.
“Giorno ragazzi”. Il mio tono di voce era stranamente accordato; di solito appena sveglia avevo un timbro ristretto, un tono di voce rauco, ma quel giorno no. I ragazzi mi salutarono chi con un cenno della mano chi con un sorriso; erano tutti troppo impegnati a riempirsi lo stomaco. Sbadigliaì di nuovo raggiungendo Emily che mi stava osservando sorridente.
“Fatto tardi ieri sera?” mi chiese con il suo solito tono angelico.
Annuì ma in realtà non sapevo quanto tardi avessi fatto. “Già.”
“Mangia pure. Ragazzi fatele posto.” Disse invitando con lo sguardo i ragazzi a spostarsi per far posto a me. Non avevo molto appetito, tanto meno volevo rimanere lì e feci segno ai ragazzi di rimanere ai propri posti. Emily rimase un po’ delusa.
“Scusami ma non ho molta fame.” Sorrisi cercando un modo innocente per scusarmi. Soltanto allora mi accorsi che nella stanza mancava Sam.
“Emily dov’è andato mio fratello?” Fratello. Pronunciare quella parola mi mandava in esalazione ancora di più del pensiero di aver una vera famiglia, cosa che fino a poco tempo fa non avrei immaginato essere possibile.
“Aveva delle cose da sbrigare a casa di Billy, ti da il buon giorno..” Detto ciò Emily mi congedò tornando verso il lavello, intenta a ripulire qualche piatto.
La cosa non mi piaceva affatto. E Jacob non era nemmeno lì
“E Jacob dov’è?” Domandaì voltandomi verso i ragazzi. L’unico che si degnò di rispondermi fu Quil dopo aver divorato in un solo boccone una ciambella.
“Sta arrivando.” In quel preciso istante qualcuno bussò la porta. Andaì ad aprire. Come delle parole premonitrici Quil aveva avuto ragione: Jacob era appena arrivato.
“BuonGiorno” La sua voce era così piacevole da udire.
Stavo cominciando a reputarmi fottutamente strana.
Mi sorrise un po’ dispiaciuto forse per l’avvenimento della sera prima.
Io non poteì far a meno che ricambiare il suo sorriso invitandolo ad entrare.
“Che avevo detto?!?!? Altro che poteri speciali” Disse Quil meravigliato di sé stesso mentre Jacob si faceva posto tra lui e Paul. Un altro porzione di muffin fu servito al tavolo.
Mi andaì a sedere sul davanzale della cucina; incrociando le braccia mi misi a contemplare le loro mani che veloci afferravano il cibo che dopo breve trangugiavano.
“Ma quanto diamine mangiate ragazzi?” dissi non tanto meravigliata. I miei occhi si erano ormai abituati alle loro abbuffate.
“Dobbiamo prendere energia” disse Jared con un sorriso goffo in volto.
“ E poi è tutto così squisito.” Aggiunse Seth alzando la testa dalla sua tazza ormai pulita.
Osservandolo mi venne in mente Leah; dovevo andarla a trovare.
“Ehi Seth come sta tua sorella?”
“Meglio.” Disse prima di inveire contro Embry che gli aveva strappato dalle mani i resti di una frittella.
“ Oggi ho intenzione di andarla a trovare, posso? Non vorrei disturbarla.” Dissi in tono confidenziale. La testa di quella ragazza era qualcosa di complesso ma che volevo imparare pian piano a comprendere. Jacob sbuffò ma la mia attenzione fu richiamata da qualcun altro.
“Se vai da lei Violet fammi un piacere; potresti portare una cosa a Sue? Quel pacco laggiù”
Disse indicandomi un piccolo incarto color rosa confetto dalla forma cilindrica. Io annuì.
“Si, ovvio.” Mi avviaì per prenderlo e infilarlo nella borsa, che avevo poggiato nell’attacca panni. Salutaì di nuovo tutti quanti pronta ad andar a far visita a quella svitata ma Jacob si alzò dalla sedia.
“Ti accompagno” Raccolse le sue cose raggiungendomi velocemente sotto gli occhi confusi dei presenti. La sera prima li avevamo lasciati scambiandoci parole non dolci, e adesso Jake faceva il gentile.? Strano, molto strano.
“Jacob non ti preoccupare, sono soltanto quattro passi.” Ma questo non era vero. Leah stava dalla parte opposta del paese ma poco importava. Non mi dispiaceva passeggiare alle prime luci del mattino.
“Non mi piace pregare la gente.!” Mi spinse,portando una mano sulla mia spalla, fuori dalla porta aperta e non poteì più ribattere. Improvvisamente evitavamo di infastidirci a vicenda e sembrava quasi che stessimo cercando di farci delle cortesie. Le circostanze erano contraddittorie.

Raggiunsi la sua auto nel porticato dove si trovavano la mini Audi, vecchio stile, di Jared e la moto di Quil. La macchina di Jacob era una vecchia Golf del 1986, umile e accogliente al suo interno.
“Carina.” Dissi accomodandomi nel posto da passeggero.
“Grazie.” Rispose Jake accendendo l’auto. Un rombo distinto partì prima ancora che capissi che la macchina era stata messa in moto. In 5 secondi ci ritrovammo fuori dal porticato.
“Come mai vuoi andare a trovare Leah?” mi chiese con gli occhi puntati sulla strada, come me.
“Beh perché no? E’ un’amica” Intrecciaì le dita fra loro pensando a come suonava strano quel termine. Distrattamente vidi una smorfia posarsi sul suo volto.
“Amica? Wow. Devi essere una persona molto paziente per esserle amica”
“No. Non lo sono affatto.” Ribeccaì pensando a come mi ero riscaldata con lui per niente la sera prima.
Rise. “In effetti..” Ciò mi fece capire che stavamo pensando la stessa cosa.
Tornaì al discorso precedente, non volevo toccare nessun tasto che lasciasse riferimenti della sera precedente.
“ Non vai d’accordo con lei?” chiesi curiosa.
“Beh diciamo che siamo incompatibili” svoltò in una piccola traversa sulla destra e per poco non gli finì addosso. Mi aveva colto di sorpresa. Rapidamente misi la cintura facendo spuntare un risolino sul suo volto.
"Avvisami quanto vuoi farmi morire” Ironica mi strinsi nelle spalle ridendo anche io.
“No. Non farei mai questo a Sam. Sai, non lo vedevo così felice da tanto tempo; anzi no da quando ha incontrato per la prima volta Emily.”. Un sorriso gli apparve sul volto e di conseguenza mi sentì veramente importante per la prima volta nella mia vita.
“Beh anche per me è tutto diverso adesso.” Quella che stavo vivendo era una nuova vita.
“Immagino, strano pensare che i vostri genitori vi abbiano tenuto nascosto questo.” Replicò poggiando un braccio sul finestrino tutto abbassato. Io annuì, non era discorso che volevo prendere.

“Sei preoccupata?” aggiunse dopo qualche istante di silenzio che mi sembrò durare un’eternità. Il momento che speravo non arrivasse era già giunto, non mi restava altro che affrontarlo.
“A cosa ti riferisci?” Finsi di non aver capito, modo futile per guadagnare tempo.
“Su quello che sei venuta a conoscenza.” Mi schiarì in fretta le idee.
“ Se devo essere sincera no. Cioè…non so. E’ la mia forte indifferenza che mi preoccupa”
La fiducia e la convinzione di sperare che ormai niente di spiacevole potesse più capitarmi.
“Ma lo sai già che Sam in questa storia non ti ci farà mettere le mani, vero?” Iniziò a rallentare la velocità dell’auto e a tratti si dedicava a rivolgermi uno sguardo curioso. Già sapevo che Sam non mi avrebbe fatto correre nessun rischio da bravo fratello maggiore,ma io volevo restare al suo fianco anche in quella situazione. Ormai anche io facevo parte del branco.
“Certo. Ma è anche sicuro che io darò una mano comunque. Il mio compito è questo,no? Annientare chi non rispetta i patti. Questa è la mia natura come la tua e come quella degli altri; tirarmi indietro va contro il mio destino stesso.”
“Parole da guerriero, ma non basteranno per convincerlo.” Jake sapeva come far cadere ogni mia difesa con quelle piccole vene di verità.
“Non mi importa.” Non avevo intenzione di rassegnarmi.
“Testarda. Sei proprio testarda.” Continuò Jake.
“No. Non sono testarda, voglio soltanto prendermi la libertà di fare ciò che mi spetta. E poi Jacob quello che non dovrebbe proprio mettere piede in campo sei tu. Avrai il coraggio di fare quello che dovrai fare davanti la tua ragazza ormai defunta?” Io e le mie maledette parole dette senza alcun peso. Odiavo da morire la mia impulsività. Jacob assunse una postura rigida come il resto dei suoi muscoli mentre io cercavo invano di trovare un punto d’appoggio per scusarmi.
“No. No. Cioè volevo semplicemente dire..”
“Lo so cosa volevi dire e in ogni caso questi non sono affari che ti riguardano. " Disse in tono acido comprensibile, ma non aveva finito qui. Strinse violentemente il cambio delle marcie e accelerò bruscamente mentre le sue labbra si muovevano da sole liberandosi di parole che avevano reso pesante ogni suo pensiero.
"Cosa credi di sapere tu, eh? La ragazza che amo è innamorata del mio nemico. Per lui è disposto a morire, ma per me non è disposta nemmeno a restare in vita, capisci? Rifiuta se stessa per lui.... per quel bastardo morto, perchè è un morto... un cadavere. Non potrà mai darle quello che potrei darle io, mai. Mai..... " Sbattè le mani sul volante con una certa violenza mentre il suo viso si contorceva terribilmente, a costo di non versar alcuna lacrima e non mostrarmi l'ulteriore dolore che provava dentro.
" adesso.. per colpa sua sarei costretta ad ucciderla? No, Violet. No. Da quella battaglia Bella ne uscirà viva e vegeta, gli unici a dover morire saremo io o Edward, lei no." Concluse cercando di calmarsi.
Io ero rimasta impietrita al mio posto ascoltando quelle parole da esterna. In quel momento ero felice di non saper cosa stesse pensando perchè qualsiasi ricordo mi avrebbe fatto sentire ancora più in colpa di quanto già non lo fossi per aver detto quella stupida domanda provocatoria.


“Jake.” Dissi armandomi di coraggio una volta che il rombo dell’auto cessò. Eravamo arrivati a destinazione proseguendo il viaggio in un silenzio irritante.
“Cosa?” Disse lui trovando faticoso perfino degnarmi di una risposta.
“Scusami.” Cercaì di affondare in quella parola tutta la dolcezza e l’amarezza che avevo.
Non avrei mai dovuto osare dir tanto e capivo bene la sua reazione.
Per un momento Jacob sembrò volermi mandare direttamente a quel paese ma lo sguardo che mi rivolse in seguito sembrò presagire qualcos’altro. Sospirò rilassando la sua espressione e il resto dei muscoli e fece un insulso cenno con la testa ma che basto per rassicurarmi.
"Grazie del passaggio." Aggiunsi sempre per la mia morsa allo stomaco.
Meravigliata l'ho sentì aprir bocca di nuovo. " Di niente."
Il suo tono di voce era un pò più tranquillo adesso.
Scesi dalla macchina salutandolo di nuovo con un cennò della mano e lì gli diedi le spalle rivolgendomi verso la casa dei Clearwater.
Sgommò ad ampia velocità allontanandosi da me.
Una profonda sensazione di panico mi invasa, e mi sentì più sconsolata di prima.



   
 
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