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Autore: Kary91    18/08/2014    10 recensioni
[Post-Mockingjay|Accenni Gale/Johanna]
Cronache di due baby-sitters (mica tanto) provetti.
“Ecco, vai a fare il tuo nido su qualche moccioso della tua età” la interruppe Johanna, posandole le mani sulle spalle per indirizzarla verso gli altri bambini. “Sciò, Hawthorne è già prenotato.”
Haley storse la bocca in una smorfia presuntuosa.
“Sei solo gelosa perché a me chiama principessa e a te no!” osservò infine, mettendosi le mani sui fianchi.
Johanna la fulminò con lo sguardo, sfruttando l’espressione che, di norma, esibiva per intimidire e tenere alla larga i piccoli della famiglia Hawthorne. Haley, tuttavia, non sembrò scomporsi.
“Te la do io la principessa” commentò seccata la donna.
Genere: Fluff, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bimba Mellark, Bimbo Mellark, Gale Hawthorne, Johanna Mason, Rory Hawthorne
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Figli del Giacimento - The Hawthorne Family.'
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S.O.S. tata Hawthorne

Cronache di due baby sitters (mica tanto) provetti.

rrrrrr3

 

 

“E adesso che diavolo le ho detto di sbagliato?” commentò fra sé Joel, raggiungendo il divano e lasciandosi cadere fra le due bambine.

“Lele!” lo salutò un’entusiasta Leah, indicandolo con l’indice: chiamava il cugino così da sempre, nonostante quell’appellativo avesse più a che spartire con il suo nome, che non con quello di Joel. Il ragazzo ricambiò il sorriso e le fece una carezza sulla testa. Sawyer appoggiò la volpe di peluche sulle ginocchia del fratello e continuò a fingere di medicarla con il cotone.

“Ultimamente sembra che abbia ogni giorno il ciclo, visto quant’è sclerotica” proseguì poi il giovane, rivolgendosi a Johanna. “L’attimo prima chiacchieriamo tranquilli e quello dopo incomincia a gridarmi contro come una matta senza motivo.”

La donna, che aveva tenuto d’occhio i due adolescenti per l’intera durata del battibecco, inarcò un sopracciglio in direzione della porta da cui era appena uscita Haley.

Tu non c'entri” borbottò infine, voltandosi verso il ragazzo. “È  lei che ha qualche rotella fuori posto: come sua madre…" aggiunse, picchiettandosi un dito sulla tempia.

 

Joel scosse il capo e sorrise debolmente, prima di spostare la sua attenzione verso le due bambine.

“State medicando Soldier?[1]” chiese poi, tirando le zampette della volpe pupazzo. Soldier era stato il primo giocattolo di Joel e ci era sempre stato particolarmente affezionato, ma nell’ultimo periodo Sawyer sembrava averlo adottato come suo peluche preferito e il ragazzo l’aveva ceduto volentieri alla sorellina.

La bambina annuì energicamente, continuando passare il cotone sul peluche con espressione concentrata.

“Sì, ha tutti dei tagli sulla schiena come papà[2]!” commentò con espressione triste, accarezzando l’animale di stoffa. “Gli fanno molto male, ma adesso lo stiamo facendo guarire” concluse, mentre il fratello le scostava con delicatezza la frangetta castana dagli occhi: era decisamente troppo lunga, ma nessuno era ancora riuscito a convincere la piccola ad accorciarla. Sawyer detestava tagliarla e protestava a gran voce ogni volta che i genitori la portavano dal parrucchiere.

“Ecco fatto!” annunciò infine la ragazzina, sollevando il peluche e mostrandolo a Leah, che aprì un po’ goffamente la manina per accarezzargli il muso. “L’abbiamo guarito, mamma!” aggiunse allegramente, sventolando il pupazzo in direzione di Johanna. “Ci porti un altro animale malato?”

“Ce n’è uno con vostro padre in cucina che è da abbattere” borbottò la donna, raccogliendo un peluche a caso dalla cesta dei giochi e consegnandolo alla figlia. “È quello che fa i versi da dinosauro.”

“Quasi quasi alla partita dei gemelli ci vado con Soldier e Akir[3]” annunciò in quel momento Joel, afferrando la sorellina per i fianchi e sistemandosela sulla ginocchia.

La bambina annuì, prima di appoggiare il capo contro il petto del fratello.

“Dovrebbe esserci anche Sebastian[4], questo week-end” lo informò Gale, rientrando in soggiorno con David al seguito. “Lui e Annie hanno telefonato ieri per dircelo.”

“Così tu e Sebastian mi aiutate a picchiare tutti quelli che dicono che ho un nome da maschio[5]!” esclamò Sawyer, mostrando i pugni al fratello maggiore. Joel sorrise.

“Li prendiamo tutti a calci!” le diede man forte, facendole il solletico. “Jo ci aiuta” aggiunse, voltandosi per intercettare lo sguardo della donna, che gli rivolse un sorrisetto beffardo.

“Come no? Potrei incominciare facendo pratica con te” commentò, chinandosi per dare uno schiaffetto sulla nuca al ragazzo.

“Ehi!” si lamentò Joel, ritraendosi di scatto. Johanna si sporse sul sofà e attirò l’adolescente a sé per strofinargli con forza un pugno sui capelli. “Ehi, questo è sleale! Papà, aiutami!”

“Smidollato…” commentò la donna con un ghigno, facendo l’occhiolino a Sawyer.

Gale appoggiò i gomiti allo schienale del divano e sorrise, scuotendo poi il capo con espressione rassegnata. Leah si aggrappò alla sua manica  per aiutarsi a mettersi in piedi sui cuscini e gli indicò incuriosita la zuffa fra Johanna e il cugino; Gale annuì.


“Che famiglia, eh?” commentò poi  rivolto alla nipotina, prima di allungare le mani all’indietro per placcare David, che aveva incominciato a tendere agguati alle sue gambe, balzandoci sopra come un animaletto.

Rawr!” esclamò il ragazzino, digrignando i denti e fingendo di colpire l’uomo con le dita piegate ad artiglio. Si accorse poi della presenza di Haley, che era appena rientrata in soggiorno, e scattò in piedi per saltellarle incontro, prima di stritolarla in un abbraccio. La ragazza gli scompigliò i capelli, lasciandosi finalmente andare ad un sorriso.

“Hai fatto arrabbiare Haymitch, oggi?” chiese, sapendo bene che il fratellino adorava sentirsi porgere quella domanda. David accompagnava spesso i genitori a trovare l’ex-mentore del Distretto 12 e capitava spesso che combinasse qualche marachella ai danni del vecchio Abernathy.

Il bimbo annuì energicamente, sorridendo orgoglioso.

“Ho fatto bere il tavolo!” spiegò poi, giocherellando con le mani della sorella. La ragazza aggrottò le sopracciglia.

“In che senso?”

David non le rispose: la sua attenzione era ormai completamente assorbita dai braccialetti colorati che Haley portava al polso e aveva incominciato a tirarli, dimenticandosi della conversazione che stava avendo con la maggiore dei fratelli Mellark.

“Gli ha allagato la cucina…” venne in loro aiuto Gale, abbozzando un sorrisetto divertito. “…E quando vostra madre gli ha chiesto perché l’avesse fatto, lui ha risposto che la stanza aveva sete.”

Haley e Joel scoppiarono a ridere.

“Tu hai preso lezioni di inventiva da June Hawthorne, ammettilo!” osservò poi la ragazza, chinandosi per essere all’altezza del fratellino. Lo strinse a sé per fargli il solletico, e David riprese a divincolarsi, lottando con furia. “Sei il mio piccolo mito, però!” aggiunse Haley, riuscendo a tenerlo fermo il tempo sufficiente per dargli un bacio sulla testa.

“E tu sei un allosauro!” replicò David, sgusciando via dalla sua presa e fiondandosi sul divano fra Joel e Leah. Infastidita dalla troppa vicinanza con quel ragazzino così iperattivo, Johanna si scostò e attraversò la stanza, esordendo in una smorfia seccata.

Haley tornò a incrociare le braccia sul petto.

“Un che? Spero per te che sia un dinosauro carino!” replicò, ignorando lo sguardo insistente del migliore amico, che stava cercando di incrociare il suo sin da quando la ragazza aveva fatto ingresso nella stanza.

“È un dinosauro carnivoro!” esclamò David, appoggiandosi allo schienale del divano. “Vuol dire che mangia la carne e anche gli altri dinosauri!”

“Allora posso mangiare te!” rispose Haley, avvicinandosi al divano con le mani sollevate a mo’ di artigli. “E magari anche Akir e Leah: sembrano proprio due bocconcini succulenti!” aggiunse, punzecchiando con l’indice la pancia delle due bambine, che si rannicchiarono su se stesse, ridendo.

“No, io sono il T-Rex! Non mi mangia nessuno!” la contraddisse David, arricciando poi il naso e digrignando i denti in un’espressione minacciosa. “Puoi mangiare lui!”  aggiunse poi, buttandosi su Joel, che lo afferrò per i fianchi e se lo sistemò sulle ginocchia di fianco a Sawyer.

“Buona idea…” commentò Haley, indirizzando un’occhiataccia al migliore amico.

Il ragazzo sospirò.

“Ma perché?” chiese solo, lasciando ciondolare la testa all’indietro, sullo schienale del sofà.

“Perché sei un emerito cretino” replicò schiettamente la ragazza, tornando a dirigersi verso la porta. Joel fece scendere i due bambini dalle sue ginocchia e si alzò per seguire la ragazza.

“Questo lo sapevo già, hai incominciato a darmi dello stupido quando avevo tipo otto anni…” borbottò, sparendo in corridoio dietro a Haley.

Una volta usciti di scena i due adolescenti, la situazione in soggiorno tornò a farsi tranquilla, fatta eccezione per gli schiamazzi di Evan e dei gemelli, provenienti dal cortile, e dai saltuari “Rawr” di David, che aveva deciso di unirsi a Leah e a Sawyer con il gioco del veterinario.

Gale attraversò il salotto e raggiunse  Johanna che stava facendo del suo meglio per tenersi a debita distanza da bambini e da fonti di rumore troppo forti.

“I tuoi sei o sette anni sono passati…” osservò la donna, tornando a mettersi a braccia conserte. “…E questa casa continua a essere invasa dai mostriciattoli nani. Più sento i loro versi spacca-timpani e più mi viene voglia di prenderti a pugni.”

“Tu vuoi prendermi a pugni praticamente sempre” replicò il fidanzato, “L’unica cosa che  preferisci al prendermi a pugni è portarmi a letto.”

“Hai dimenticato il prenderti a schiaffi…” lo corresse Johanna, accennando un sorrisetto beffardo. “…Vedere l’espressione che fai quando ti becchi un bel cinque in faccia è quasi più appagante che portarti a letto.”

Gale sospirò e si mise a sua volta a braccia conserte.

“E comunque a me sembra che i bambini oggi si stiano comportando abbastanza bene” osservò poi, dando uno sguardo fuori dalla finestra per controllare i tre nipoti maschi. “Non hanno rotto niente, non si sono azzuffati e non ci sono stati piagnistei, né litigi troppo animati. Nessuno ha cercato di farsi prendere in braccio da te e non hai nemmeno dovuto fingere di bere bevande immaginarie, per cui…”

Meno di cinque minuti più tardi l’uomo fu costretto a ricredersi.

Un grido improvviso spinse lui e Johanna a voltarsi giusto in tempo per vedere la figlia spingere David giù dal divano. Il bambino capitombolò a terra prima che Gale potesse raggiungerli in tempo per impedirlo.

Sawyer!” sbottò l’uomo, indirizzandole un’occhiata di rimprovero.

“Mi ha morso!” si lamentò la bambina, mostrando l’indice al padre e guardando male il compagno di giochi. David si alzò lentamente a sedere, massaggiandosi il punto della schiena in cui aveva battuto. Si guardò attorno con aria sconsolata e incominciò a piangere, più per lo spavento che non per il dolore dovuto alla caduta.

Sul volto di Johanna fece capolino un’espressione compiaciuta.

“La prossima volta spingilo più forte” commentò con un ghigno, rivolta alla figlia. Gale la ammonì con lo sguardo, ma la donna rimase impassibile.

“Che hai da fare quella faccia? Magari così impara a tenere a posto quei denti” commentò poi, stringendosi nelle spalle.

Gale prese in braccio David e cercò di calmarlo, ma il bambino sembrava inconsolabile: continuò a piangere, stropicciandosi gli occhi con le mani.

Shh, non è niente” cercò di rassicurarlo il padrino, appoggiando il mento sui suoi capelli. “Adesso passa.”

Esaminò poi la mano della figlia, che fortunatamente sembrava solo un po’ arrossata.

“Ci soffi sopra?” chiese la bambina, appoggiando la fronte contro la sua spalla. Il padre eseguì, allentando di poco il nervosismo che aveva fatto capolino nel suo sguardo.

“Che cosa è successo?” chiese infine, mentre David tirava su con il naso, affondando il volto nella sua maglietta. Leah prese uno dei suoi batuffoli di cotone e lo premette sulla schiena del compagno di giochi, dandosi da fare per ‘guarirlo’ come aveva fatto poco prima con la volpe di peluche.

Sawyer sospirò.

“Allora…” incominciò, mettendosi le mani sui fianchi. “…Davey voleva giocare ai dinosauri – lui vuole sempre giocare ai dinosauri! – ma gli ho detto di no, perché io e Leah stavamo giocando all’ospedale degli animali. Ma lui ha fatto finta lo stesso di essere un T-Rex e mi ha morso! ”

“Non ho contato” mormorò a quel punto il bambino, stropicciandosi un occhio con il pugno. Gale aggrottò la fronte.

“Non hai contato?”

“Fino a quattro” specificò David, sollevando quattro dita e mostrandogliele. Solo in quel momento l’uomo capì a cosa si riferisse:  ogni tanto Gale gli ricordava di contare fino a quattro prima di fare qualcosa che avrebbe potuto metterlo nei guai[6].

“Non importa” lo rassicurò infine l’uomo, arruffandogli i capelli. “Ma questa cosa del mordere non mi piace per niente, Davey. Non va bene e penso proprio che tu lo sappia.”

Il bambino annuì e balzò a terra, seppur tenendo il capo chino, manifestando il suo senso di colpa: per i suoi standard era rimasto immobile fin troppo a lungo. Sawyer ne approfittò per prendere il suo posto sulle ginocchia del papà.

“Mi è passato il male al dito!” annunciò allegramente, agganciandosi al suo collo con le braccia. Gale lo esaminò ancora una volta, per controllare che non fosse rimasto il segno dei denti sulla pelle.

“David ha sbagliato…” osservò poi, facendo oscillare uno dei codini della bambina. “Ma anche tu ti sei comportata male, quando l’hai spinto. Non voglio più vederti dare spintoni simili. Chiaro?”

La bambina aggrottò le sopracciglia.

“Ma la mamma dice sempre che se qualcuno mi fa male, io devo fargliene ancora di più!” rispose, voltandosi verso di Johanna. La donna le fece l’occhiolino.

“La mamma scherza…” replicò in fretta Gale, posandole un bacio sulla fronte. “…Ti prende in giro. Dai, fate la pace, adesso.” concluse, depositando la bambina a terra. David smise di trafficare con i blocchi delle costruzioni e corse incontro a Sawyer per stringerla energicamente a sé, come aveva fatto prima con la sorella. Lo slancio fu tale che i due bambini quasi non caddero a terra.

“Scusa!” esclamò David, senza lasciar andare la compagna di giochi. “Sei ancora mia amica?”

Sawyer rise e cercò di divincolarsi.

“Sì, ma adesso lasciami, mi stai strozzando!” commentò, spingendolo via con poche cerimonie. David le rivolse un sorriso luminoso e si passò una mano sulla guancia ancora umida di pianto, prima di tornare al suo gioco preferito: saltare sul divano fingendosi un velociraptor, sotto lo sguardo astioso di Johanna.

“Alla prossima capriola che fa, giuro che lo sbatto fuori…” sibilò la donna, tornando ad incrociare le braccia sul petto.  “…e non mi interessa se fa il matto perché non ci sta con la testa o se è per via di quel cazzo di ABC…”

“ADHD[7]…” la corresse Gale, indirizzandole un’occhiata impensierita. “…E sua madre dovrebbe venire a prenderlo a momenti” la rassicurò poi, afferrando il telecomando e accendendo il televisore, nella speranza di sfruttarlo per cercare di tenere a bada l’irrequietezza del ragazzino. Trovò un programma per bambini che catturò subito l’attenzione di Sawyer e Leah, ma che non sortì lo stesso effetto su di David, cui interesse era ancora completamente assorbito dal suo gioco scalmanato.

“Se domani faccio il bravo la mamma mi dà un gettone, sai?” annunciò il bambino, quando Gale prese posto sul divano di fianco a lui. “Con cinque gettoni posso comprare un nuovo velociraptor di quelli piccoli così” spiegò, mettendosi in ginocchio sulle sue gambe e mostrandogli la misura avvicinando i palmi delle mani. “Ma oggi non ho vinto nessun gettone” aggiunse poi, lasciandosi cadere di scatto e appoggiando il capo contro il petto di Gale.

“E come mai?”

David si strinse nelle spalle.

“Oggi sono stato un po’ bravo e un po’ cattivo” spiegò poi riprendendo  ad agitare le ginocchia e tornando a rivolgere lo sguardo al televisore. “Ma più cattivo.”

Gale sorrise appena, prima di chinarsi in avanti per sfiorargli il capo con le labbra.

“Tu non sei mai cattivo” mormorò poi, appoggiando il mento sui suoi capelli. “Ogni tanto fai le cose senza pensarci e combini qualche pasticcio, ma questo non significa essere cattivi.”

David annuì, rigirandosi fra le mani il suo dinosauro.

“Sei ancora il mio amico?” chiese poi, arrampicandosi sullo schienale del divano per mettersi a cavalcioni. Incominciò a colpirlo con i talloni, sfregandosi poi una guancia con la manica della felpa. “Anche se faccio i pasticci?”

Gale lo osservò giocare per un po’, ignorando le occhiatacce di Johanna rivolte ai piedini irrequieti del bambino e alla loro vittima: lo schienale sempre più mal ridotto del sofà.

“Io sarò sempre il tuo amico” lo rassicurò infine.

“Promesso?” chiese conferma David, rivolgendogli un sorriso luminoso.

“Promesso.”

Il bambino diede un ultimo colpetto al divano con il piede e si arrampicò sullo schienale, mantenendosi a stento in bilico. Prima ancora che Gale potesse rendersene conto, David gli era già balzato sul collo, aggrappandosi alla sua schiena con forza.

“Ehi!” lo rimproverò giocosamente, sostenendolo per le gambe. “Mi devi avvertire quando fai lo spericolato, lo sai!”

“Uno…” incominciò a contare il bambino, coprendogli gli occhi con le mani “…Due, tre…”

Gale non riuscì a trattenere un sorriso.

“Devi contare fino a quattro prima di fare qualcosa, Davey. Non dopo.”

“Quattro!” annunciò con entusiasmo il bambino, chinando la testa in avanti per intercettare lo sguardo del padrino.  “Combatti, brontosauro!”

Dieci minuti più tardi la situazione era tornata a farsi tranquilla. Sawyer e Leah stavano guardando la televisione sedute una di fianco all’altra sul tappeto e perfino David si era convinto ad imitarle, pur continuando a correre per la stanza di tanto in tanto, per raccattare questo o quel giocattolo. Lo strimpellare di una chitarra, proveniente dalla camera di Joel, accompagnava la voce di Haley, cui canto raggiungeva a stento il soggiorno, per via della porta chiusa. Nel sentirli suonare e cantare assieme, Johanna immaginò che avessero trovato il modo di accantonare i loro screzi. La donna frugò il soggiorno con lo sguardo, prima di indirizzare un’occhiata seccata all’orologio appeso alla parete: ancora venti minuti e la sua casa si sarebbe finalmente svuotata degli schiamazzi infantili provenienti dal cortile, così come delle musichette petulanti ripetute di continuo nei cartoni animati che stavano guardando i tre bambini più piccoli. Si azzardò a prendere posto sul divano, seppur mantenendosi a debita distanza da David e dai suoi piedini irrequieti, che non accennavano a star fermi nemmeno mentre l’attenzione del ragazzino era focalizzata sul televisore. Appoggiò le gambe su quelle di Gale e si rilassò sui cuscini, intrecciando le dita dietro la nuca. Aveva appena inarcato un sopracciglio, pronta ad esordire con qualche commento critico nei confronti del programma televisivo che i bambini stavano seguendo, quando un improvviso rumore di vetri infranti la fece sobbalzare.  Le esclamazioni dei ragazzini in cortile si interruppero di scatto; Gale intercettò l’espressione furibonda di Johanna ed emise un lungo sospiro, prima di alzarsi in piedi con una lentezza quasi innaturale. L’espressione collerica dell’uomo tradiva l’apparente calma con cui raggiunse la finestra per guardare fuori e capire a cosa fosse dovuto il frastuono. Trovò Adam, Noel ed Evan appostati sotto una seconda finestra, quella della cucina, intenti a scambiarsi espressioni colpevoli: un buco frastagliato più grosso di un pallone da calcio troneggiava nella parte inferiore della lastra di vetro. Altri frammenti, grandi come i piedi dei ragazzini, erano disseminati sul terreno a circondare le loro scarpe da ginnastica. Noel si accorse di essere osservato e diede di gomito al gemello, attirando l’attenzione di Evan. Quando il minore dei tre bambini notò l’espressione colma di rabbia dello zio arretrò d’istinto, intimorito dal pensiero di averla combinata grossa. Il silenzio insolito di Gale non faceva altro che metterli ulteriormente in soggezione.

 “Vado a prendere una scopa…” mormorò a quel punto Adam, affrettando il passo per non essere più costretto a sostenere lo sguardo furibondo dello zio. Gli altri due bambini gli andarono dietro, spaventati al pensiero della sfuriata che li attendeva una volta che sarebbero entrati in casa: non vennero smentiti. La sgridata che ricevettero fece passare loro la voglia di giocare a pallone nei dintorni di casa Hawthorne per un bel pezzo.

Dieci minuti più tardi, dopo aver ripulito dai vetri il cortile, Gale tornò in soggiorno con la stessa espressione nervosa di poco prima, mitigata da un’improvvisa punta di stanchezza.

“Papà, lo sai che fai un po’ paura quando fai quella faccia e non urli, ma si vede che sei tanto arrabbiato?” commentò Sawyer, arrampicandosi sul divano di fianco alla madre.

“Sì, sembri proprio un T-Rex!” le diede man forte David, sorridendo ammirato, come se gli avesse appena fatto il complimento più bello del mondo.

“Però io non ho paura di te” si sentì in dovere di specificare la ragazzina, mettendosi in piedi sul divano per essere all’altezza del padre. “Solo gli altri ce l’hanno!”

Gale fece scorrere lo sguardo da un bambino all’altro, prima di arrendersi a un sospiro irritato.

“L’idea di chiuderne qualcuno in cantina in comincia a non sembrarmi poi così malvagia…” ammise, ricambiando l’abbraccio della figlioletta e voltandosi con espressione stanca in direzione della fidanzata.  “…Anche se non abbiamo una cantina.”

“C’è pur sempre il capanno degli attrezzi” osservò Johanna, prima di rivolgergli un’occhiata eloquente. “Da domani i tuoi fratelli cambiano baby-sitter” dichiarò infine, tornando a stravaccarsi sul divano. “E lo stesso vale per i Mellark.”

Gale sbuffò  e si passò una mano fra i capelli, prima di sedersi di fianco alla donna: quella frase Johanna gliela ripeteva di continuo e, qualche volta, sfinito dalle sue lamentele e dalle marachelle dei nipotini, aveva concluso per acconsentire, trovandosi d’accordo con lei. Tuttavia, il giorno successivo casa loro tornava sempre a essere invasa da giocattoli che volavano in tutte le direzioni e piccole pesti urlanti. E, seppur sorprendendosi ad annuire, Gale Hawthorne fu costretto ad arrendersi all’idea che l’indomani non avrebbe fatto eccezione.

 

 

Nota dell’autrice.

Prima di tutto lascio un piccolo ed imbarazzoso angoletto pubblicitario: ho aperto una piccola pagina facebook dedicata alle mie storie su Hunger Games, dove poter inserire informazioni sui vari personaggi, gli aggiornamenti, anticipazioni e via dicendo. Se vi fa di venire a trovarmi e magari mettere un mi piace, mi trovate QUI ! ** (però fate attenzione ai dinosauri e alle piogge di cucchiaini-pettine lungo il cammino, mentre mi raggiungete u_ù)

Ed eccoci finalmente arrivati all’epilogo di questa piccola, folle maratona di bambinetti un po’ troppo vivaci e baby sitters stremati. Questa terza parte è decisamente più piatta e meno “densa di avvenimenti” rispetto alle due precedenti, un po’ perché qui i bimbi sono pochini e un po’ perché ci tenevo molto ad approfondire David, Sawyer e le dinamiche che li legano al resto della famiglia Hawthorne perché questa è la loro prima comparsa ufficiale e c’erano un po’ di cose da dire per inquadrarli. Cosa aggiungere? Ho scritto un sacco di cose inutili nelle noticine a piè di pagina, ma mi piace creare “ponti” fra le varie one-shots in maniera che non manchino tesserine del puzzle al lettore durante la lettura, visto che faccio spesso affidamento a cose menzionate in altre storie o cose non ancora pubblicate. In questo capitolo abbiamo visto un po’ di più Johanna nei panni di mamma, che non è esattamente la  figura materna per eccellenza xD Ed è, tra l’altro, un po’ di parte quando si tratta dei suoi due figli (sì, ormai includo anche Joel). Gale, d’altro canto, è davvero molto legato al suo figlioccio e qui si nota ancora di più. C’è un motivo, ma spero di riuscire a parlarne più avanti, anche se in un certo senso già ho detto tutto disseminando cosine qua e là xD Vero è anche che l’80 % di chi segue questa storia sa già tutto su David XD Ma preferisco comunque non soffermarmi su quest’aspetto della sua storia, perché mi piacerebbe scriverci di nuovo su in futuro. Penso di aver detto tutto! Grazie per essere passati a conoscere (quasi) tutti i pargoletti della Next Generation <3 Ne manca ancora qualcuno che non è ancora nato (i fratellini minori di Leah), ma prima o poi sento che faranno comparsa anche loro! Il prima possibile passerò a rispondere alle recensioni!

Un abbraccione e a presto!

 

Laura



[1] Da piccolo Joel aveva chiamato il suo pupazzo “Soldier, perché gli piaceva allinearlo sul pavimento assieme ad altri pupazzi e incominciare a spartire ordini al suo gruppo di soldati giocattolo, fingendosi il comandante di un piccolo esercito.

 

[2] Sawyer fa riferimento alle cicatrici sulla schiena di Gale: i segni della fustigazione.

[3] Akir è il secondo nome di Sawyer e in famiglia la bimba viene spesso chiamata così.

[4] Finnick Sebastian (Sebastian) è il figlio di Annie Cresta e Finnick Odair. Essendo il figlioccio di Johanna frequenta spesso la famiglia di Gale ed è molto legato ai due “pargoletti” (Joel e Sawyer).

 

[5] Sia Sawyer che Akir sono nomi maschili. Sawyer è stato scelto perché era il nome del fratello minore di Johanna, a cui la donna era molto legata. Il femminile di Akir esiste e sarebbe “Akira”, ma è stato scelto “Akir” perché è un nome da quattro lettere e rispetta quindi la tradizione degli Hawthorne secondo la quale (secondo il mio head-canon personale) tutti i discendenti portano un nome da quattro lettere.

[6] Piccola strategia introdotta per cercare di domare l’impulsività di David che Gale ha “preso in prestito” da suo padre Joel sr. che era affetto a sua volta da ADHD. Nel primo capitolo della raccolta “Tutto ciò che ho”, infatti, un mr. Hawthorne adolescente dice a Hazelle:  Quando ero piccolo mio padre mi ricordava sempre di contare fino a quattro prima di dire o fare qualcosa che avrebbe potuto mettermi nei guai. La gente, di solito, conta fino a cinque, ma per me erano già troppi: mi distraevo prima. Così abbiamo scalato a quattro secondi.”

[7] David soffre di ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività), e questo comporta difficoltà di attenzione e concentrazione, impulsività e iperattività.

   
 
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