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Autore: Elsker    23/08/2014    2 recensioni
Vi è mai capitato di innamoravi di una persona che vedete solo per due volta a settimana, ogni settimana?
Una persona che conoscete solo di vista e che per di più è fidanzata.
Una persona il cui aspetto non vi ha mai detto nulla prima che si facesse notare prepotentemente con uno “scontro”.
E cosa fareste se un giorno trovate tale persona, fuori dal luogo dove vi vedete sempre, piangere sola sotto un cielo infuriato?
***
Chiunque, a vederlo, avrebbe detto che era fortunato: aveva un appartamento in buone condizioni posto in una bella zona e una macchina, era il migliore di tutti i corsi che frequentava e viveva da solo. Già, viveva da solo ed era questa la nota dolente: lui avrebbe voluto al suo fianco la sua famiglia, degli amici, ma anni fa si era allontanato da loro proprio per proteggerli.
Desmond amava ed era per questo che non poteva essere amato. Condannato a condurre un'esistenza sola e abbandonata, non poteva avvicinarsi a nessuno senza la paura di fargli del male.
Genere: Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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1. Prologo








Si sviluppa accrescendosi rapidamente con un costante movimento a spirale in senso orario o antiorario e, in questo, rappresenta la coscienza dell’uomo che si espande dai centri vitali dell’interiorità per estendersi a influenzare il mondo esterno.

La natura del glicine di avvilupparsi al sostegno con vigore e di propagarsi a ritmo impressionante e quasi invasivo, […] un monito contro l'amore ossessivo o troppo passionale, di dipendenza esagerata dall’altro.


La Ragazza raffigurata diventa infatuata a tal punto dell'uomo che la guarda attentamente da prendere vita ed uscire fuori dalla tela. Scrive lettere d’amore, ma non ottiene risposta e, danzando sotto un glicine frondoso, con un ramo in mano, esprime i sentimenti profondi che prova per l’amore non corrisposto, accompagnata dalla musica ‘Nagauta’ ('canto a lungo'). Triste e disperata, rientra affranta dentro al dipinto, sotto al glicine, alla fine del balletto.






Capitolo due
Desmond



Quattro anni prima



Mi ha tradito – disse il ragazzo così all'improvviso, che quasi spaventò se stesso, con una voce dura e piatta, senza alcuna emozione.
Regin rimase zitta e, come per dargli segno di proseguire lo sfogo, smise di accarezzargli i capelli e posò la sua mano sulla spalla di lui.
Ha detto che mi amava. Siamo stati insieme per due intensi anni. Siamo stati in vacanza per due settimane assieme come se fossimo la coppia più legata e felice del mondo. E oggi l'ho vista davanti alla biblioteca baciare audacemente un ragazzo. Zitto, mi sono avvicinato a lei mentre nei suoi occhi scorgevo terrore. Lei ha voltato lo sguardo da un'altra parte, cercando di portarsi dietro quel tipo, cercando di scappare da me, dalla sua fedeltà. A quel punto io le ho posato un braccio sulla spalla e quando il ragazzo che era con lei le ha chiesto se ci conoscevamo lei ha detto di no, di non avermi mai visto prima, che forse mi sono sbagliato e mi ha voltato le spalle – la voce del ragazzo era calma, fin troppo calma e piatta, eppure le sue parole scorrevano come un fiume in piena. Non c'erano più i singhiozzi a far tremare il suo corpo: sembrava tranquillo, ma a tradire questa apparenza c'erano le calde lacrime che continuavano a solcare copiose sul suo viso. Regin pensò che probabilmente quella ragazza l'avesse fatto apposta, perché sicuramente conosceva gli orari del castano. – L'avevo messa davanti a una scelta. Le avevo svelato il mio più oscuro segreto e le avevo chiesto di scegliere. Le avevo detto tutto perché mi fidavo di lei, perché pensavo che fosse l'amore della mia vita ed io il suo “Ti resterò accanto, qualunque cosa accada” ha sollevato il mio cuore. Lei poteva scegliere di allontanarsi subito da me, ma mi ha illuso con il suo finto amore per devastarmi, per distruggermi una volta per tutte.
– Ci sono persone... – osò Regin con la voce spezzata – persone che non ti farebbero mai del male.
– Tu non capisci. Tu non puoi capire. Fin dalla prima volta che l'ho vista, me ne sono innamo
rato.
“Oh, posso eccome.”
– Tu non puoi capire, perché sono condannato a vivere senza amore, a vivere per tutta la mia esistenza con la solitudine in una casa fredda e abbandonata a se stessa.
– Come ti chiami? – gli chiese in un sussurro.
– Desmond.
– Desmond, da ora in poi ti riempirò così tanto di amore che ti parrà di venire soffocato sotto il suo peso – disse sincera, cercando di celare, sotto un tono scherzoso, il suo immenso amore.




Desmond e Regin diventarono amici dopo la sera della pioggia blu. Dapprima fu Desmond a cercare costantemente Regin, poiché quest'ultima, timida e insicura, aveva cercato di evitare di stargli accanto perché reputava quel suo attaccamento l'ostentazione inutile del suo amore non ricambiato. Lei provava a stargli lontano anche perché aveva capito che lui non avrebbe neanche mai pensato di poter ricambiare i suoi sentimenti, nonostante si fosse affezionato a lei subito dopo la sua sincera dichiarazione.
Non riusciva a far a meno di lei semplicemente perché lei era la persona migliore che avesse mai conosciuto: era sincera, umile, onesta e spontanea in ogni occasione.
Era quasi passato un anno dal giorno in cui aveva scoperto il tradimento della sua ex-ragazza e lui viveva ancora solo nel suo appartamento poco lontano dalla biblioteca, edificio in cui, ora come ora, trascorreva tutti i momenti che non riusciva a colmare con Regin o con le lezioni dell'università. Gli piaceva l'atmosfera che aleggiava nella biblioteca, un posto calmo ove poter avere tutto lo spazio che si desiderava e la compagnia necessaria per non impazzire, perché esso era un luogo intriso dalla presenza, dal passaggio delle persone così come libri – contenenti pagine e pagine sfiorate dall'amore e dalla curiosità di numerose paia di mani che non si erano mai toccate tra di esse – che esso custodiva. Inoltre, era anche un rifugio caldo e illuminato, confortevole e rilassante.
Desmond alzò lo sguardo dal libro in cui era immerso quando udì vibrare il cellulare. Era la sveglia delle venti e trenta, ovvero l'orario di ritornare a casa, poiché di estate la biblioteca chiudeva alle ventuno. Dopo aver sistemato le cose, si alzò malvolentieri e uscì dalla saletta lentamente. Una volta fuori dalla biblioteca si diresse verso la sua macchina parcheggiata a un paio di isolati di distanza.

Parcheggiata l'auto nel garage, Desmond salì al terzo piano per tornare in quella che era ormai la sua casa da più di cinque anni.
Chiunque, a vederlo, avrebbe detto che era fortunato: aveva un appartamento in buone condizioni posto in una bella zona e una macchina, era il migliore di tutti i corsi che frequentava e viveva da solo. Già, viveva da solo ed era questa la nota dolente: lui avrebbe voluto al suo fianco la sua famiglia, degli amici, ma anni fa si era allontanato da loro proprio per proteggerli.
Desmond amava ed era per questo che non poteva essere amato. Condannato a condurre un'esistenza sola e abbandonata, non poteva avvicinarsi a nessuno senza la paura di fargli del male.
Tirò un lungo sospiro stanco mentre si chiuse la porta alle spalle. Buttò lo zaino sul pavimento e, senza neanche curarsi di accendere la luce, cercò il divano e si sdraiò sopra.
Si sentiva pesante. Terribilmente pesante, perché avvertiva su di sé un insostenibile senso di solitudine. Si rannicchiò contro se stesso come se in quella posa potesse essere meno solo.
E si ritrovò a pensare agli altri ragazzi, a come potevano vivere, a come potevano amare una persona senza alcun problema. E si ritrovò a pensare a un se stesso che, incurante dei proprio sentimenti, usciva a divertirsi. E alla fine pensò a se stesso, quello vero, così maledettamente consapevole della propria situazione e dell'amore che riusciva a provare per una persona che un giorno o l'altro, prima o poi, avrebbe dovuto uccidere. Uccidere in modo lento e consapevole.
Non se n'era reso conto, ma stava già piangendo, stava versando lacrime represse da anni ormai.
Non aveva fiatato, non aveva pianto quando aveva scoperto della sua maledizione, si era limitato a progettare, a scappare, ad allontanarsi da coloro che amava, violentato dall'ingiustizia del destino.
Quando, passandosi una mano sui capelli, si accorse finalmente di avere il viso bagnato, Desmond si asciugò frettolosamente e tremante prese il cellulare.
E prima ancora di rendersene conto, chiamò Regin. Vedendo il suo nome sul display, premette immediatamente il tasto di fine chiamata, consapevole del fatto che la disturbava anche troppo. Regin non era la sua personale infermiera, né una sua schiavetta: aveva una vita propria e lui voleva cercare di sottrarle meno tempo possibile, anche se aveva passato un periodo in cui non riusciva a far a meno di lei, senza la sua compagnia gradevole e amata, senza l'alone di profumo che si portava sempre dietro non poteva proprio stare.
Posò il cellulare sul bracciolo e si alzò a sedere, promettendosi di non chiamarla più.
All'improvviso la luce del lampadario lo accecò per un attimo, costringendolo a chiudere gli occhi.
Oh, scusa: non pensavo fossi a casa! – gli disse Regin piuttosto mortificata e imbarazzata.
Desmond sorrise a ripensare a quando le aveva dato le chiavi di casa per questioni di comodità e lei gli aveva detto “Oh, te ne pentirai!”. Lui le aveva risposto che non poteva saperlo e lei si era limitata a un “Mi conosco bene” e una scrollata di spalle.

Tranquilla tanto prima o poi avrei dovuto accendere la luce, poiché devo ancora cenare – le sfoderò il migliore dei suoi sorrisi, scacciando ogni brutto pensiero.
Non hai ancora cenato?
No e tu?
Neanch'io – rispose Regin, osservando la casa come per imprimersi ogni dettaglio, ma alla fine fu costretta a guardare la parte della stanza ove vi era Desmond. – Come sei disordinato! – esordì senza riuscire a controllarsi – Ti avevo detto appena la settimana scorsa che dovevi mettere assolutamente a posto quel tavolino! E la smetti di buttare a casaccio il tuo zaino? E poi quand'è l'ultima volta che hai pulito il pavimento? – Regin si avvicinò al divano, alzandosi le maniche della felpa pronta a lavorare. – Ora ci penso io.
Desmond alzò gli occhi al cielo, sospirando: si era ricordato il motivo per cui aveva sempre cercato di invitarla il meno possibile a casa sua.
Regin era sempre disponibile se si trattava di dare una mano, ma a volte diventava fin troppo invadente fino al punto di mettersi in testa l'idea di riarredare completamente casa sua.
Desmond si alzò dal divano e si avvicinò a lei che non riusciva a smettere di dire un'infinità di cose che non gli interessavano.
Spense la luce e allungò una mano per afferrarle la vita e portarsela alla spalla come fosse un sacco di patate.
Regin si ammutolì come si aspettava: aveva imparato con il tempo che spiazzarla era l'unico modo per arrestare il suo fiume di parole senza fine.
Ti porto fuori a cena – le disse quasi seccamente. – Devi tornare nella tua città domani, no?
Sì, per questo sono passata a salutarti. Volevo venire direttamente a cercarti in biblioteca, ma non ho potuto mancare agli impegni di amica.
Cos'ha fatto Nives?
Il suo ragazzo l'ha lasciata! – esclamò indignata.
E tu sei rimasta con lei per tenerle compagnia e per consolarla... come l'ha presa?
No, affatto: sono andata con lei a cercare il suo ragazzo e qui – riuscì a malapena a celare un malefico ghigno – c'è stata la parte più bella! – Regin, a questo punto, scoppiò in una fragorosa risata che di buono e genuino non aveva nulla.
Desmond scosse la testa incredulo: Regin a volte riusciva a spiazzarlo totalmente con il suo impensabile sadismo. – Sentiamo, cos'hai fatto? – le chiese, mentre la appoggiava a terra, vicino al garage, sapendo che doveva porre obbligatoriamente quella domanda per la sua felicità.
Regin represse a malincuore un'altra ondata di risate diaboliche e iniziò il suo racconto che durò per tutto il tragitto per arrivare a un take away orientale ed era talmente assorta che lo finì di narrare dopo altri venti minuti buoni.
Sebbene Desmond la ascoltasse distrattamente non riuscì a far a meno di lasciare dei commenti increduli quanto sentì dirsi che alla fine avevano lasciato l'ormai ex-ragazzo di Nives in boxer in mezzo a una strada del centro, lontano da casa sua e senza portafoglio.
Ricordami di non fidanzarmi con una tua amica – scherzò lui, trascinato dalla leggerezza che solo Regin era in grado di portare.
Per risposta ebbe, però, solo un improvviso mutismo.
Perché siamo qui? – Regin parlò solo dopo che lui parcheggiò la macchina vicino a un lago. – Non sai che hanno messo la pioggia?
Perché non me lo hai detto prima? – le chiese sbattendo la testa sul volante.
Perché tu non mi hai detto che volevi venire qui: pensavo che avremmo cenato a casa tua.
Desmond le lanciò uno sguardo terrorizzato immaginandola nella sua cucina con il lavello colmo fino all'orlo di piatti sporchi.
Per adesso il tempo promette bene: approfittiamone! Mangiamo qua! Poi si vedrà! Se andare o meno a casa mia – in realtà non sapeva neanche lui il motivo per cui l'aveva portata lì.
Va bene – Regin annuì con fare convinta, sorridendogli.
Appena si chiuse dietro la portiera della macchina nera, Regin lanciò uno sguardo malinconico al lago blu che risplendeva al massimo della sua magica bellezza.
Davanti a lei vi era un panorama bellissimo, ma sentiva comunque il cuore distrutto incapace di palpitare per tanta meraviglia, perché era stanco, era davvero stanco e provato.

Guarda ho anche un ombrello! – Desmond gliel'ho mostrò entusiasta. – Tieni un attimo che prendo la nostra cena e guarda che fortuna! Ho anche una tovaglia da pic-nic qua! – l'attenzione di Desmond virò dal bagagliaio per volgersi a Regin, la quale si stava dirigendo verso il lago come ipnotizzata, e chiuse la portiera senza proferire parole.
Regin guardava incantata il lago colorato di blu dalle miriade di lampadine accese nella città che come ogni anno dedicava due settimane alla festa dei colori primari. Per l'occasione dividevano le città in tre parti, ogni anno in modo diverso, e in ognuna di essi allestivano potenti lampadine dello stesso colore.
L'anno precedente il lago rifletteva completamente il colore rosso e invece quest'anno il blu.
Regin si fermò di colpo e si inginocchiò accanto al tronco di una quercia, appoggiandosi ad essa.
Toh, guarda: ci sei tu su quest'albero – osservò Desmond, sedendosi accanto a lei, guadagnandosi un'occhiataccia.
Regin risalì a guardare il più alto dei blauregin e pensò che quella pianta avrebbe schiacciato la quercia sotto il suo invadente peso nel caso nessuno intervenisse tempestivamente.
Sai mia nonna amava i blauregin per questo mi ha regalato questo braccialetto – le disse Desmond, mostrandole ciò che un anno e mezzo prima era stato quasi buttato nel pattume da Regin, la quale guardò il braccialetto con occhi vuoti e persi che poi volsero la loro attenzione allo sguardo, sereno come al suo solito, del ragazzo.
Siamo nel posto sbagliato, sai? – gli chiese, celando a malapena un sorriso ironico. Alludeva al fatto che in quel luogo, oltre a loro due, vi erano poche persone ed erano tutte delle coppiette.
Regin era troppo stanca. Se prima lui era troppo lontano, ora era troppo vicino: le bastava allungare un braccio per sentire il calore delle sue pelle a contatto con la propria, ma non poteva in alcun modo sfogare in quel loro contatto il suo più disperato amore, perché lei sapeva che lui era terrorizzato da quel sentimento.
Hai proprio ragione... non so neanche io bene il motivo per cui mi sono trascinato qui, portandomi te dietro.
Regin sapeva che più Desmond guardava gli altri stare assieme, senza alcun timore, più percepiva la solitudine stringergli il cuore.
E, come lo stesso giorno di un anno fa, Regin si avvicinò di più a lui, ma questa volta fu lei a poggiare il capo sulla spalla di Desmond.
Amare una persona da vicino è difficile, sai? Vorresti starle lontano, ma allo stesso tempo desideri starle ancora più vicino... – gli disse con voce spezzata, lasciando che le lacrime represse da mesi sgorgassero copiose. – Da un lato è bellissimo starle accanto, ma dall'altro questo legame ha un che di triste e disperato, perché lui ha bisogno di me non come io vorrei ed io ho bisogno di lui come lui non vorrebbe.
Un lampo illuminò all'improvviso il cielo, facendo sparire per un istante il riflesso blu dell'acqua.
In pochi minuti il temporale annunciato arrivò, scacciando tutti dalla riva di quel lago; tutti eccetto una piccola coppia accoccolata sotto un ombrello che uno dei due aveva prontamente aperto.
Io non posso amare nessuno – sussurrò lui, dopo un tempo che era parso infinito, con una voce dura, come per imporselo ancora una volta.
Invece puoi! Puoi amare qualcuno che ti darebbe l'anima! Tutta l'anima! – sbottò Regin, alzandosi come se volesse scappare: odiava i momenti in cui iniziava a fare il dannato.
Desmond la imitò, lasciando cadere a terra l'ombrello. – Davvero daresti l'anima per me? – le chiese, scavando in quegli occhi in cui pareva esserci una pioggia blu perennemente in un mare di viola e lavanda, in quegli occhi chiari così luminosi e allo stesso tempo cupi, in quegli occhi insicuri ma determinati.
No, non posso e sai perché? Perché è tua dal giorno in cui sono innamorata di te!
Nei tuoi occhi sembra agitarsi sempre una pioggia magica e incantevole, perché in ogni istante le varie sfumature sembrano sempre spostarsi. Io... io... – voleva solo dire che l'amava, ma non ci riuscì. Dentro di sé sapeva di amarla da tempo, ma aveva sempre cercato di reprimere il suo profondo sentimento, perché l'avrebbe solo ferita.
Decise che poteva fare altro invece che farfugliare altre cose senza senso; si avvicinò ancora di più a lei e unì delicatamente le sue labbra a quelle di lei che non bramavano altro ormai da tempo.
Unita in quel bacio tanto intenso quanto inatteso che aveva il sapore della pioggia, a Regin parve che quell'anno e mezzo passato ad amare silenziosamente fosse volato come nulla, mentre il suo cuore, tornato vigoroso, pareva non voler rallentare neanche un po' il ritmo.



Angolino mio:
Desmond significa “mondo”. All'inizio volevo chiamarlo con un nome che avesse il significato “semplice”, considerando che questo aggettivo è parte del suo essere, ma poi ho trovato che mondo fosse più adatto.
Ringrazio tutti quelli che hanno inserito nella storia tra le preferite/seguite. :)
E ringrazio Fantasy25! Sappi che è lecito innamorarsi di lui! U_U

Spero di non avervi deluso!
Saluti,
Elsker.





   
 
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