Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: giascali    25/08/2014    4 recensioni
Angela: vive in Texas, più precisamente in un riformatorio.
Satoshi: cresciuto in Giappone, dove è oggetto di desiderio delle coetanee, ha una madre "diversa".
Luz: brasiliana, ha una cotta per Alex. Progetta già il suo matrimonio con lui.
Micheal: la sua casa è l'Australia, ama fare a botte e tendono a giudicarlo un ragazzo difficile.
Serena: normale ragazza italiana che venera la musica.
Questi cinque ragazzi non hanno niente in comune, a parte il fatto che hanno sedici anni, che sono stati tutti adottati e che sono capaci di dominare i sei Elementi...
* dalla storia *
-Allora? Mi credi? – sembra ansia quella che ha nella voce.
Derek mi guarda leggermente in ansia.
Sembra strano per uno come lui. Ancora non parla. Devo capire bene la situazione. Ci siamo riseduti sulla panchina su cui ero quando l’ho visto stamattina. Derek si passa una mano tra i suoi capelli neri e poi sulla faccia pallida. La cosa è leggermente ironica, visto che non è lui la persona a cui hanno raccontato la storia che, se vera, sarebbe quella della sua vita prima di essere adottato.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Shade.
 
Un mese dopo…
 
Sinceramente non so se sarei venuto, se Elias non mi avesse praticamente costretto ad assistere all’incoronazione di Ilio e nostra cugina Iris. Mi fa strano pensare che adesso saranno loro, i sovrani delle sei Discendenze di Alias.
Dopotutto nostro padre, non c’è più.
È passato esattamente un mese dalla sua morte e la gente sembra aver già dimenticato quei sedici anni bui in cui nessun Discendente della Luce era al sicuro, in cui tutte le provviste erano sotto il controllo di nostro padre, così come le sei Discendenze.
 E quindi, in teoria, dovrebbero aver anche dimenticato che io, in teoria, avrei dovuto condannarli minimo ad altrettanti anni di sofferenze. Invece ora alcuni si limitano a guardarmi con diffidenza, ma solo per la mia parentela con Rendak, ed altri mi sorridono perfino.
Rispondo a tutti e due nello stesso modo: ignorandoli.
I primi sono solo degli ipocriti, che si dimostrano gentili qual tanto che basta, siccome, alla fine, assieme a mio fratello Elias ho aiutato anche io a liberare Alias, ma che credono che, molto probabilmente, prenderò il posto di mio padre, un giorno.
I secondi mi mettono a disagio.
Non capisco propriamente perché mi sorridano.
Una volta l’ho chiesto ad Elias ma lui si è limitato a ridere.
Lancio uno sguardo alla folla davanti a me.
Ci saranno più di un migliaio di persone, che parlano, ridono, si divertono eccetera. Sembrano un mare colorato di rosso, giallo, blu, verde, grigio e nero. Tra una persone e l’altra lo spazio è veramente poco.
Tranne che per noi, io ed Elias.
È come se fossimo in un’isola in mezzo a questo oceano.
Mi piace la definizione.
So di essere sempre stato diverso dagli altri della mia età e non mi dispiace questa cosa, anche se è logico, siccome non ho mai avuto veramente qualcosa con cui confrontare la mia vita.
Neppure con quella di mia cugina, in fondo, visto che fin da quando era piccolissima già era stato deciso che avrebbe ucciso mio padre.
Che strano decidere per un neonato.
Non ne ho mai visto nessuno dal vivo, ma una volta ho trovato dei miei ricordi di quando avevo poco più di due mesi. Mi ha fatto uno strano effetto pensare che quell’essere così piccolo ero io. Sembrava un’altra persona. Non potevo essere io quello.
Era così piccolo, indifeso, inconsapevole di ciò che avevano progettato per lui, a differenza della sua versione che lo stava guardando, tredici anni più vecchia.
Lancio un’occhiata a mio fratello, senza che lui se ne accorga. Mi supera di una ventina di centimetri circa e sono veramente pochi i nostri lineamenti in comune, eppure è già successo che, alla Città della Sorgente, ci abbiano riconosciuto subito come fratelli, quei fratelli.
Tutte le volte, Elias si è limitato a replicare che adesso l’era di Rendak è finita, fortunatamente.
Io, invece, ho sempre taciuto.
So perfettamente che il legame tra Elias e nostro padre è totalmente diverso da quello che io ho avuto con lui e non me ne può importare di meno, se mio fratello cerca di dimenticarlo.
Io non posso.
Dopotutto è pur sempre stato mio padre. È stata la mia ancora, in un certo senso.
E credo che mi abbia voluto bene, a modo suo. Non so se sia stato lo stesso per Elias.
È per questo che continuo a riferirmi a lui come “mio padre”, facendo storcere parecchie volte il naso a Elias ed Ilio, quando mangiamo insieme nel suo palazzo, così diverso da quello tetro in cui sono cresciuto.
Non posso dimenticarlo così facilmente, Rendak mi ha reso quello che sono, non posso rinnegarlo anche se molto probabilmente le uniche persone che non mi temeranno saranno Elias e i cinque salvatori di Alias, come tutta la gente che oggi è venuta a vederli ha iniziato a chiamarli.
Io e mio fratello veniamo chiamati semplicemente “i figli di Rendak”.
A causa di questo, ho realizzato che Rendak non è stato un semplice Discendente del Buio, no, io credo che lui sia anche qualcosa di indimenticabile, un segno indelebile. Una volta che ti segna, è impossibile che tu possa cancellare la sua impronta.
Il fatto che io sia riconosciuto solo come suo figlio, e non con il mio nome, ne è un esempio.
Con un sospiro seccato, mi appoggio alla colonna dietro di me. Incrocio le braccia al petto e lancio un’occhiata truce al palco poco distante da noi. Qui sopra, ci sono Iris, Kori, Eracl, Tia, Eiran ed Ilio.
Elias mi guarda divertito. – Ti stai annoiando? –
Alzo un sopraciglio, assumendo un’espressione che, come mi ha raccontato Ilio, è tremendamente simile a quella della mia defunta zia Talia. – Tu che dici? –
Ridacchia. – In effetti ti ho costretto io a venire… - ammette.
Faccio spallucce ed evito il suo sguardo, riportandolo sulla folla. Scorgo una ragazza che vi passa attraverso, fermandosi ogni tre secondi per sistemare la marea di collanine che porta in mano o darne una ad un Discendente o un Custode.
Quando incontro i suoi occhi dorati, distolgo lo sguardo. – Il primo passo è ammetterlo. – borbotto in direzione di Elias.
-Ed il secondo? – mi stuzzica con un sorriso.
-È… -
-Volete un ciondolo? – mi interrompe la ragazza di prima, quella che stava distribuendo collanine a destra e a manca.
Rimango in silenzio, guardando l’oggetto in questione. È semplice, sono solo sei perline colorate con i colori delle sei Discendenze e la cordicella bianca , probabilmente simboleggia i Custodi, non ha nulla di speciale.
Poi studio la ragazza. Credo abbia la mia stessa età, non saprei dirlo, non ho avuto modo per affinare la mia “tecnica” nel distinguere l’età di qualcuno guardandone solo il volto, anche perché, neanche quando guardo il mio, non saprei dire quanti anni io dimostri.
È una Discendente della Luce. Molto probabilmente si è trasferita qui da poco, siccome fino ad un mese fa avrebbe rischiato la vita, se avesse sfoggiato in strada i suoi abiti dorati o i riccioli quasi dello stesso colore.
Umh. Strano. I suoi capelli non sono chiari come gli altri componenti della sua Discendenza. Anzi, sembrano di qualche tono più scuro, come se li avesse tinti più volte. Le arrivano alle spalle e paiono indomabili. Il suo volto è pallido e ovale, cosparso da tantissime lentiggini. I lineamenti sono dolci e le labbra rosee, i suoi occhi grandi e contornati da folte ciglia di qualche sfumatura più scura dei capelli, come le sopraciglia dritte.
È alta quanto me, forse persino di più, ma credo solo di pochi centimetri, probabilmente uno o due.
Mi stacco dalla colonna, tentando di rendere giustizia ai miei 158 centimetri di statura. Il fatto che io sia più basso della media, come ho potuto notare in questi ultimi giorni, mi mette a disagio.
Indossa abiti puliti, nuovi. Li ha comprato di recente, ovviamente. Negli ultimi anni non poteva andarsene in giro sfoderando l’appartenenza alla Discendenza della Luce.
Non appena nota che la sto guardando, la ragazza arrossisce un poco.
Elias invece non se ne accorge e sfodera un sorriso amichevole. – Certo. – e prende una delle collane che gli porge la Discendente che poi si volta verso di me per dirmi: - E tu? –
Alzo un sopraciglio e borbotto un “è uguale”, prima di incrociare di nuovo le braccia al petto.
Mio fratello si limita a ridacchiare, scuotendo la testa. – Grazie… -
-Delia della Luce. – si presenta lei con un sorriso.
-Io sono Elias della Terra. – le stringe la mano.
-Be’, allora ciao, Elias della Terra. – dice per poi andarsene.
Quando non è più a portata d’orecchio, mio fratello si volta verso di me. – Carina, eh? – la sua voce ha un tono strano, quasi malizioso. Ci metto qualche secondo per capire cosa intenda e ne passano altrettanti in cui annaspo, cercando qualcosa da dire per fargli capire che quello che sta insinuando è semplicemente ridicolo. Insomma, mio fratello crede che io trovi attraente una Discendente della Luce?! Pft.
Alla fine, realizzo che, se cercassi di negare, potrei fornirgli delle scuse per continuare quest’idiozia, così rimango indifferente. O almeno ci provo. – Se lo credi tu. – borbotto dopo aver fatto spallucce.
- Certo, Ilio è tutta un’ altra storia… - continua, guardandomi di soppiatto.
Alzo gli occhi al cielo, mentre lo ignoro e vago con lo sguardo sulla folla. Solo in un secondo momento mi accorgo che, qualcosa, dentro di me, spera di trovarla. Ugh. – Se preferisci il genere. – replico dopo un po’ che l’ho scorsa. Mi mordo l’interno della guancia destra, quando mi rendo conto che avrei dovuto presentarmi. Ma poi scaccio il pensiero con un gesto della mano. Stupide convezioni sociali.
-E il tuo quale sarebbe, sentiamo? -  ride lui, facendomi, per mia disgrazia, arrossire non poco.
Non gli rispondo e continuo a guardare la Discendente della Luce, Delia. La vedo sorridere e dare quelle collanine a chiunque si dimostri interessato, ovvero più o meno tutti meno che io.
Evviva la distinzione dalla massa.
Credo che Elias stia continuando a parlarmi ma, sinceramente, non ne sono troppo sicuro, siccome sono impegnato a cercare di ignorarlo, non smettendo di guardare Delia.
Più che altro perché mi incuriosisce.
Sicuramente per tutta la sua vita si è nascosta dai seguaci di mio padre, dai suoi alleati, ha visto negarsi la possibilità di essere sé stessa e sorride.
È possibile non provare rancore dopo aver subito tali ingiustizie?
Io lo nutro, eppure, tecnicamente, sono il carnefice, non la vittima.
Per due volte, Delia si volta verso la mia direzione, e altrettante io sto attento a non farmi scoprire a fissarla. Sarebbe a dir poco imbarazzante.
La terza volta che si volta di nuovo, si aggiusta i capelli, muovendo il braccio con le collane con così tanta foga che gliene cadono alcune senza che se ne accorga.
-Le sono cadute. – constato, quando noto che nessuno si prende il gran “fastidio” di restituirgliele.
-Cosa? – domanda Elias con sorpresa. Probabilmente non si aspettava che avrei parlato, troppo preso a stuzzicarmi, approfittandosi del fatto che lo ignorassi e dunque non avrei risposto violentemente. Cosa che è quasi accaduta, una volta, quando avevo sette anni e lui mi prendeva in giro.
-Le sono cadute le collane. – ripeto, con tono seccato.
Mio fratello ci mette un po’ di tempo, troppo, per capire cosa io intenda, dopo di ché le sua labbra hanno un lieve movimento verso l’alto, appena percettibile ma che mi irrita tantissimo.
-Qualcuno dovrebbe portargliele. – mormora con un sorriso furbo.
Incrocio le braccia al petto. – Già. –
-Ma nessuno se n’è accorto tranne te. –
-E te. – aggiungo subito.
Annuisce. – Già. –
Innalzo un sopraciglio, voltandomi verso di lui e perdendo così il mio contatto visivo con Delia.
Ora non cerca più di nascondere il suo sorriso. – Hai bisogno di un messaggio scritto per farti capire che a me va bene se vai? –
-Cosa? – spero vivamente che non abbia notato la sorpresa nella mia voce.
-Hai capito benissimo. –
-Invece no. Dove dovrei andare, scusa? –
Fa uno sbuffo, poi guarda me, Delia e di nuovo me. Alza un sopraciglio e mi fa un gesto con le mani come per dirmi “devo aggiungere altro?”.
Io mi limito a seguire Delia con lo sguardo per un minuto buono per poi riportare la mia attenzione su Elias, scrutandolo per cercare di capire cosa stia pensando. Fa un gesto affermativo ed io mi stacco dalla colonna.
I passi mi sembrano malfermi, è strano. Sono sempre stato abituato a camminare come se tutta Alias fosse mia, ai miei piedi, il ché è vero, in un certo senso. Ma ora…
Per tutte le Lune, non devo fare nulla di che, vado, prendo quelle stupide collane, cerco di non fare la figura dell’idiota e torno da mio fratello. Veloce e semplice.
Raccolgo i ciondoli e la raggiungo, scoccando occhiatacce a tutti quelli a cui devo dare spallate per impedire di finire soffocato. Mai come in questo momento ho odiato di più la mia bassezza.
Mai.
Quando le arrivo alle spalle, vengo colto all’improvviso da una strana agitazione.
Insomma, per cosa dovrei esserlo?
Elias non è nervoso quando parla con le ragazze, non lo è mai stato con Ilio. Perché io dovrei esserlo con questa sconosciuta?
Mi do mentalmente dello stupido e le picchietto la spalla. Si gira e quando mi vede spalanca gli occhi dorati per la sorpresa.
Mi stupisco non poco nel pensare che mi piacciono. Sembrano pieni di meraviglia.
-Cosa ci fai qui? – domanda.
Le mostro le collane e, se possibile, lei apre gli occhi ancor di più. Sembrano enormi, ora.
Li prende e per sbaglio sfiora la mia mano, provocandomi un sussulto. – Grazie… -
Vuole sapere il mio nome… merda. Anche se non ha associato la mia faccia con quella del figlio di Rendak, non appena le dirò il mio nome, capirà chi sono. Ma di cosa dovrei preoccuparmi? Delia della Luce è una sconosciuta. La sua reazione, sicuramente catalogabile nella classe delle persone che non si fidano di me, non mi scalfirà. Sarà solo un’altra goccia nell’oceano. Impercettibile.
-Shade del Buio. – rispondo con tono serio, alzando lievemente il mento, in attesa che sul suo volto lentigginoso compaia un’espressione sospettosa o qualcosa del genere.
-Come il figlio di Rendak? – chiede lei genuinamente, sorprendendomi non poco.
-Io sono il figlio di Rendak. – la correggo, desideroso di avere l’ennesima conferma che le eccezioni sono solo un’utopia.
-Oh. – fa lei.
“Oh”? Incontro il suo sguardo, a dir poco sbigottito. Non ho captato tracce di avversione, solo sorpresa. Delia mi fa un sorriso. – Grazie per le collane, Shade del Buio. – le guarda un attimo, per poi posare gli occhi su tutta la gente. – Ho ancora un po’ da fare. Avrei bisogno d’aiuto. Se ti annoi, puoi sempre raccontarmi come insieme a quei cinque, - indica Iris, Ilio, Kori, Tia ed Eracl sul palco. – e tuo fratello hai salvato Alias. –
Fa per andarsene, lasciandomi in mezzo a tutta questa gente. Probabilmente ho perfino la mascella che sfiora il pavimento.
Non che ci sia molta distanza.
Per. Tutte. Le. Lune. Cosa. Diamine. È. Appena. Successo?
Ci metto qualche secondo, prima di decidere di seguirla, con la sensazione che qualcosa sta cambiando in me, che forse mi porterà a qualcosa di buono. Magari mi cancellerà questo segno indelebile che mi ha lasciato Rendak, mio padre. Per quanto possa essere possibile cancellare un segno indelebile. Eppure potrebbe essere sempre possibile. No?
Potrebbe addirittura essere un nuovo inizio, penso raggiungendola.

Note dell'autrice:
Allora, ho appena deciso di pubblicare questo capitolo. La mia prima intenzione era di metterlo assieme a quello di Ilio ma, siccome il suo è ancora in fase di revisione/scrittura (diamine non avevo mai scritto il capitolo finale di una storia: in un certo senso non lo auguro a nessuno), ho pensato che fosse giusto aggiornare, siccome è da quasi un mese che non mi faccio sentire e i sensi di colpa mi stanno facendo un agguato ogni volta che vedo il mio profilo. Perciò... ecco a voi Shade.
All'inizio non volevo neanche scrivere un suo punto di vista, avevo intenzione di descrivere il suo incontro con Delia da parte di Ilio ma poi ho pensato che non avrei mai potuto far capire come si sentisse in quel momento e come affrontasse la sparizione del padre.
Mi è piaciuto non poco entrare nella sua piccola testa bacata e credo che sia venuto fuori un capitolo niente male, o quanto meno a me piace, poi fatemelo sapere, ci tengo a leggere le vostre opinioni.
Mi piacerebbe sapere anche che cosa ne pensate di Delia *^* anche se il suo personaggio non è approfondito per niente... cosa che farò nel seguito che ho intenzione di scrivere: mi stanno venendo delle idee... devo assolutamente metterle giù e non appena avrò scritto anche l'epilogo lo inizierò.
Beh, credo di aver detto/scritto tutto, spero che non me ne vogliate troppo per questo periodo di silenzio *^*
p.s. Pubblicherò il capitolo seguente non appena lo avrò finito. Quindi potrebbe essere questione di pochi giorni.

 
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: giascali