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Autore: Ale78    28/08/2014    5 recensioni
La mia storia racconta ciò che immagino sia potuto accadere dopo che Daryl raggiunge la strada sterrata alla ricerca di Beth e vede una macchina poco illuminata che si allontana. Ricordo le grida strazianti del personaggio mentre chiama il suo nome. consapevole che non potrà raggiungerla e probabilmente non la vedrà più. Da qui ci ho ricamato un po' sopra... staremo a vedere.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daryl Dixon
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Capitolo 3- La prima impressione

Capitolo 3 – La prima impressione

 

-         Beth-

 

Carol arrivò all’infermeria non appena seppe che Deryl si era svegliato ma, contrariamente a quanto mi sarei aspettata, lui fu piuttosto restio a lasciarmi andare.

-Bene, Bene, bene. Ti sei svegliato allora! Stavolta mi hai fatto davvero preoccupare. Come stai, Daryl?

Carol si avvicinò e lo abbracciò, senza il minimo imbarazzo. Daryl era stranamente freddo e prudente con lei, forse sapeva qualcosa che io non conoscevo, come ad esempio, come mai Carol si fosse allontanata dalla prigione senza una spiegazione. Rich forse ne aveva parlato con lui, ma erano tutte supposizioni. Magari glielo avrei chiesto più tardi. Era stranamente tranquillizzante, per me, sapere che ne avrei potuto parlare con lui in seguito.  Sempre che fosse stato disposto a farlo, naturalmente, si trattava sempre di Daryl.

 Dopo un primo momento imbarazzante, Daryl  parve riaversi ritrovare il dono della parola.

-Carol! Come stai?

-Molto bene ora. Saperti qui e non là fuori, è un sollievo per parecchie persone in questa stanza! – gli rispose lei, scompigliandogli i capelli.  Era un gesto confidenziale che denotava una certa intimità fra i due. Daryl non si sarebbe fatto trattare come un bambino da chiunque.

La dottoressa Morton parve voler parlare, ma si trattenne, non la ringraziai mai per quel gesto cortese.

 -Dov’è la mia balestra?

-Ora ti riconosco. – disse Carol scuotendo il capo. - E’ al sicuro.

Daryl tentò di dire qualcosa, ma lei lo anticipò. – Qui vigono delle regole che ora ti saranno spiegate in breve, come ad esempio che non puoi girare armato dove ti pare. E poi con quel braccio al collo, come puoi pensare di poterla impugnare? Ci vogliono due mani da quello che ricordo per usare una balestra, o mi sbaglio?

-Non io. Lei. – rispose lui rivolgendosi a me, che non avevo ancora ritrovato la voce.

-Beth, Tesoro. - la Dottoressa Morton mi prese da parte -Ora che il tuo amico è sveglio, meglio che tu vada a riposarti. Non appena avrò finito di medicare Daryl lo farò accompagnare alla depandance . Ci sono due stanze da letto, giusto?

Annui.

Daryl e Carol intanto si stavano squadrando.Lei aveva un’aria divertita, mentre dallo sguardo di lui traspariva irritazione e prudenza.  Avrei pagato per assistere a quel diverbio, ma non avevo voce in capitolo, tanto più che nemmeno Daryl aveva detto una parola perché io restassi.

-Ciao Daryl!

Lui mi fece un cenno quasi impercettibile con la testa.
Inforcai, quindi, la porta. Ancora una volta mi ero sentita trattare come una bambina. Non lo sopportavo, soprattutto da lui.
Corsi verso il fiume e la mia nuova casa, trattenendo le lacrime,  lasciandomi l’infermeria alle spalle.

-         Daryl_-

La donna medicina aveva fatto allontanare Beth con una scusa qualunque. Mi infastidiva che la trattassero come una bambina, ma vista la piega della conversazione, non volevo nemmeno che restasse lì ad ascoltare.

- Lei? Daryl, da quando in qua ti fidi di qualcuno a tal punto da affidargli la tua balestra? O meglio la tua vita? – chiese una Carol allibita  dal mio comportamento.
Era uno scontro fra Titani, lo sapevo. Carol era la sola  che mi avrebbe potuto tenere testa, ma mantenni la calma. Di certo non sarebbe stata lei a farmi ammettere qualcosa, qualunque cosa fosse, che non avrei ammesso neanche con me stesso.
 – Sa usarla e ha abbastanza sangue freddo da non perdere la calma.

-     -  -  Ah si?

-         -Si! C’è altro che vuoi sapere, mamma?  – Le risposi in modo strafottente, ma il tono della conversazione stava prendendo una strada che non mi sarei sentito di affrontare. Non in quel momento, e sempre che lo avessi mai voluto fare. Una conversazione con una mandria di zombi mi sarebbe andata più a genio. Ed era tutto dire.

Ci studiammo per un momento, poi la a dottoressa ci interruppe e chiese a Carol di andare a procurarmi dei vestiti dato che, al momento, ero provvisto soltanto di un lenzuolo.

 
-Mi sento intontito. Confuso. – le riferii quando restammo da soli.

-E’ normale. Abbiamo potuto somministrarti solo dei liquidi e dei complessi vitaminici, in questi giorni. Dovrai mettere qualcosa sotto i denti, consiglierei frutta e un brodino di pollo leggero.

-Vuole che attacchi uno zombie a mani nude?

La dottoressa rise. - Capisco che il tuo cervello ti dica diversamente, ma il tuo stomaco non lo reggerebbe. Preferisci dormire qui stanotte? O vuoi che ti faccia accompagnare alla casetta?

-Casetta? Mi andrebbe bene anche un’amaca fra due alberi.- dissi sincero - comunque, se potessi alzarmi e uscire da qui ne sarei felice. Penso di averci passato anche troppo tempo, se mi capisce.

La donna mi squadrò- E magari  in compagnia di qualcun altro?!
-       -  -
Come ad esempio? – decisi di stare al gioco, anche se lo detestavo- Con Carol ho già dormito qualche volta, ma mi odia, dice che parlo nel sonno..
- Forse, e dico forse, avresti preferito passare un po’ di tempo con Beth, dopo tutta la fatica che hai fatto per cercarla.

La guardai male. Fosse stata un uomo, glielo avrei fatto rimangiare.. insieme ai denti. Ma era una stramaledetta donna, Cazzo.

 – Cosa vorrebbe insinuare, Dottoressa? – chiesi cauto.

 -Nulla! Nulla! Immagino solo che sia difficile per entrambi dormire a distanza – da qui alla capanna vicino al fiume- dopo tutti questi giorni passati vicini.

 Non capii subito l’allusione che aveva fatto, poi notai la branda abbandonata in un angolo. – Beth, ha dormito qui, stanotte?

-Stanotte? Vuoi dire per tutto il tempo che sei rimasto qua dentro. Mi ha assistito dal primo momento che hai passato svenuto. Ti lasciava solo per mangiare e per prendere aria. Due ore al giorno, e Carol ha dovuto faticare anche per ottenere di sostituirla per quel poco tempo. Ma io sono vecchia, certe cose non le capisco più, quindi non prendertela per le parole di una povera donna anziana e indifesa...

 Altro che povera vecchia, questa era più pericolosa del Governatore, ma in un altro modo, Stramaledetta Vacca...

-Pulisciti la bocca con il sapone, Giovanotto!

-Come diavolo faceva a sapere…- la mia affermazione fu sottolineata da un leggero schiaffo su una mano.

La Morton non era una donna da sottovalutare e lo capii immediatamente dalla ramanzina che mi presi.

-Non credere che non sappia leggere le persone, Daryl Dixon, conosco fin troppo bene gli uomini come te, e i segni che porti sulla schiena ne sono una prova.  Ora, tu puoi fingere di essere distaccato finchè vuoi, ma non con me. Quindi riga dritto! E non è un consiglio, è un ordine.

 Mi squadrò severa, tanto che mi venne quasi naturale, abbassare gli occhi pentito e  risponderle in quel modo.
– Mi scusi, Signora. Ho capito.

Mi ricordava molto una suora che avevo conosciuto da bambino, riusciva a metterci in riga solo con un’occhiata. Era passata un’eternità.
- Bravo ragazzo!- mi sorrise sincera, dandomi una pacca sulla spalla, quella  buona.

Carol tornò con dei pantaloni puliti della mia taglia, una camicia a maniche lunghe e, miracolosamente, il mio vecchio giacchino jeans, ormai rammendato in ogni parte, quasi mi commossi per l’emozione.

 

-Grazie. Ora, però, levatevi di torno. Vorrei vestirmi in pace.

Carol rise e anche la dottoressa pareva piuttosto divertita.

-Prima di tutto, Giovanotto, vorrei vedere come ti reggerai in piedi con la caviglia in quelle condizioni e poi ormai, non hai più tanti segreti per noi, lo sai?

Le guardai senza capire.

Carol allora spiegò- Sai com’è, quando sei arrivato abbiamo dovuto controllare se eri stato morso…e ti abbiamo spogliato, c’era anche Beth.
Ora mi sentivo davvero in difficoltà. Non solo si stavano divertendo alle mie spalle, a causa del mio momento di difficoltà, ma me lo stavano anche facendo pesare.-

-       Sei arrossito, Daryl?- chiese una Carol sempre più divertita.
-Ok! Levatevi dalle palle entrambe prima che perda la pazienza.- dissi deciso, riprendendo il controllo sulla situazione ormai fuori ratio.
Le due donne risero ancora di più, ma Carol, che mi conosceva abbastanza da sapere che lo scherzo era durato fin troppo, convinse la Morton a seguirla.

 Sentii bussare alla porta poco dopo. –Tutto bene? Posso entrare?

-Resteresti fuori?

Carol entrò e mi sorrise porgendomi una stampella. – Te la senti di alzarti e di muoverti da qui o vuoi aspettare qualche giorno? Nel caso la seconda opzione è una sedia a rotelle.
La guardai male e capì al volo che non mi sarei fatto trattare da invalido.

-Quali sono le regole  cui avete accennato distrattamente, per tutto il giorno? – dissi mentre Carol indicava la direzione da seguire per l’alloggio.

Carol sospirò- Non ti piaceranno. Qui c’è una specie di consiglio ristretto che detta regole abbastanza precise.

-Spara.

- E’ un gruppo molto unito, c’è un consiglio simile a quello che avevamo alla prigione. Tutto ciò che viene usato deve essere ripagato o rimpiazzato, chi ha delle competenze specifiche le mette disposizione della comunità, gli altri lavorano dove vengono assegnati.

Nessuno può andarsene di qui se non ripaga il debito con la comunità.

-Stai scherzando? Quindi al momento sono bloccato? Che bella stronzata

- Daryl! Modera il linguaggio. No, non scherzo e sì, credo che dovrai renderti utile qua dentro per qualche tempo, ma lo hai sempre fatto, quindi, non c’è differenza. C’è di positivo che molti, i più,  anche dopo, decidono di restare. Qui si assapora il piacere della tranquillità. E poi Beth sarebbe al sicuro.

Lasciai cadere il discorso volutamente.

-Siamo a Terminus?

-No. Non so perché, ma qui non vogliono avere niente a che fare con Terminus.

- Ti sei domandata il perché?

-Daryl! Ti prego…Goditi un po’ di pace, ne hai bisogno come chiunque altro, ok?

Diedi finalmente un’occhiata alla casa. 

- Immagino che l’abbia scelto tu, per me, questo posto?

La casa sorgeva dietro una piccola macchia di alberi decidui, le altre case si intravedevano appena ed aveva anche un piccolo giardino. Dietro di esse scorreva un fiume abbastanza  ampio da fungere da confine naturale per gli zombi.

Lei assentì.- Isolato al punto giusto, spero solo che anche Beth lo apprezzi quanto te, non vorrei si sentisse troppo isolata!

-Cosa c’entra Beth?- le domandai – Davo per scontato che stesse da te!

-Davi per scontato?E perché mai Daryl ?!

- Voglio dire io sono un uomo e lei…

- E’ una giovane donna, per cui tu sei l’unico punto di riferimento.

Mi stavo arrampicando sugli specchi.-  Non puoi pensare che viva qui con me?! Voglio dire cosa penserà la gente..

Carol mi guardò divertita – E tu credi davvero che di questi tempi qualcuno andrebbe a pensare? Non ci credo. Non ti facevo così moralista. E poi ci sei tu, no? Se qualche  malanimo  dovesse fare delle congetture spiacevoli su Beth..

-        - Dovrebbero solo provarci  gli farei ingoiare tutti i denti e si troverebbe a penzolare fuori da recinto durante il passaggio di una mandria.- lo dissi senza pensare alle conclusioni che avrebbe tratto Carol, ma me ne pentii, subito, infatti mi fissò in modo strano.

-         - Che ho detto di male?

-        -  Niente. Assolutamente niente. Notte Daryl!

Rimasi lì come un coglione a fissare Carol che si allontanava nel buio.

 - Entrai in casa. Le luci all’interno erano soffuse, ma con le candele non potevo aspettarmi niente di diverso, e la cena era sul tavolo. Beth aveva tentato di aspettarmi alzata, ma alla fine era crollata sul divano accanto alla finestra.
Mai, neanche nei miei sogni più belli, avrei potuto immaginare un futuro più perfetto.  Cercai una coperta e gliela posai sulle spalle.  Doveva essere esausta dopo tutto quello che aveva fatto per me, in quelle settimane. Merle mi avrebbe detto che avevo perso le palle riguardo a Beth, non pensavo lucidamente quando lei era coinvolta.

Cosa mi stava succedendo?

Presi un pezzo di pane e mi accomodai a terra accanto alla sua poltrona. Mangiai qualche boccone, poi l’antidolorifico e il calmante, iniziarono a fare il loro effetto. Non avrei dovuto cedere al sonno, ma ero accanto a lei e confidavo che se fosse entrato qualcuno, me ne sarei accorto. Morfeo mi accolse fra le sue braccia, e non mi svegliai che al mattino.

 

   
 
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