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Autore: Kirara_Kiwisa    30/08/2014    3 recensioni
Volume 2. Seguito di: "Victoria's Memories. Il Regno dei Demoni".
Victoria e Nolan si allontanano prendendo due strade diverse, la protagonista vorrebbe dimenticarlo ma il marchio che il demone le ha imposto le impedisce di essere realmente libera. Pur essendo legata a lui, tenta almeno di affezionarsi sentimentalmente ad una nuova persona. Ma l'amore non può durare quando appartieni al prossimo Re dei Demoni...
"Mi rivoltai verso la persona che mi aveva afferrata, verso Elehandro. Gli saltai addosso, iniziando a combattere e a rotolarmi sotto la pioggia con un vampiro che presentava un buco nel petto.
Nonostante le ferite, alle fine fu lui che riuscì ad atterrarmi. Mi bloccò a terra, sedendosi sopra di me stringendomi forte i polsi [...] Il sangue che perdeva dal petto mi gocciolava addosso, macchiandomi. Qualche goccia mi cadde sulle labbra. Lo assaggiai, anche se non necessitavo di possederlo. Il suo sangue mi stava già crescendo dentro. "
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Victoria's Memories'
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Elehandro mi chiamava, in modo disperato e straziato. Stavo per morire fra le sue mani, di nuovo.
Ignorai la sua voce, non mi interessava.
Una rabbia furente divampava in me. Si era trasformata in furia quando Alastor comparve di fianco ad Abrahel.
Era tornato. Quel maledetto era tornato, forse senza mai essersene andato veramente.
Aveva atteso il momento giusto per trarre in salvo il suo Principe, senza rischiare la pelle.
Lo odiai. Li odiai entrambi, più del solito se mai fosse stato possibile.
- Victoria-
Continuava a ripetere Hyner.
- Oh, stai zitto-
Sbottai, tentando di tirarmi su. Protesi una mano verso il corpo mal ridotto del fratellastro di Nolan, provando, supplicando al controllo del sangue di funzionare. Non funzionò. Qualcosa non andava da quando ero tornata in vita e capii che fosse proprio quello il problema. I miei poteri funzionavano molto meglio da morta.
- Accidenti-
Bofonchiai a denti stretti. Non era stato il marchio rosso a rendermi più forte, il potere derivava da un corpo vuoto, privo di vita ma solo di magia.
Se pur messo male, almeno quanto me, Abrahel non perse comunque la facoltà di schernirmi.
- Visto che non ne sei capace-
Affermò, sostenuto e tratto in salvo dal suo servitore.
- Sarà per un’altra volta-
Strinsi i pugni. Sarei morta volentieri per ottenere la sola soddisfazione di ucciderlo. Per vendicarmi della sua presenza sulla nave, di aver portato con sé Hella. Avrei dato l’anima per quella che mi era stata sottratta, per il ragazzo che avevo incontrato sulla soglia del Cancelli. Lui aveva dovuto oltrepassarla per forza. Non fui accontentata, Abrahel fuggì dalla Gold Sea lasciandomi con la sete per la sua vita.
- Prima o poi lo ucciderò-
Promisi.
- Non ucciderai proprio nessuno-
Ammise Barbas, catturando la mia attenzione.
- Perché stai morendo-
Me ne ero dimenticata. Fissai il mio corpo, il sangue e il volto di El.
Effettivamente tutto faceva presagire che sarei morta, eppure non mi sentivo tanto male.
Cercai di capire il perché e scorsi la luce del marchio affievolire repentinamente. Non ero più in pericolo.
- Oh no-
Sbottai.
- Che succede?-
Domandò Elehandro.
- Lo sta facendo di nuovo. Sta assorbendo il mio dolore. Sta curando le mie ferite a suo scapito-
- Chi? Chi lo sta facendo?-
- Nolan-
Pronunciai.
 
Era tornata la calma sulla nave.
Il nemico era fuggito, lasciando solamente cadaveri di entrambe le parti da gettare in mare.
La luce dell’alba svelò la vera entità dell’attacco subito la notte precedente. La nave era stata molto danneggiata, tanto quanto gli animi dell’equipaggio.
Eravamo rimasti in pochi, ancora una volta.
Il sangue dei pirati di Hyner aveva impregnato l’intero ponte e l’infermeria ghermiva di feriti. Elehandro, anch’egli ferito, venne condotto nelle sue stanze per riposare.
Era stata una lunga notte, lunghissima per me. Il tempo passato nell’oltretomba assieme a Nolan aveva reso quei pochi istanti sulla Gold, interminabili.
In poche ore, avevo perso moltissimo. Tutto era cambiato, i miei obiettivi, i miei desideri. Nuove vendette, nuovi nemici. Sembrava che non potessi mai fermarmi.
Sospirai, fissando il mare all’orizzonte con ancora indosso abiti stracciati e sporchi di sangue.
Si era fatta mattina e si intravedeva la regione meridionale del Regno dei Demoni. L’avremmo costeggiata tutta, lentamente, prima di giungere al porto designato per la mia restituzione. Non mancava molto.
Mi posi una mano sul ventre, integro. Ero guarita completamente, mi sentivo appieno delle mie forze. Come se quella notte non fosse mai accaduta.
Per il mio corpo, non ero mai stata sventrata a morte dalla Dea Hella.
Ripensai agli Inferi, ai Cancelli, al mezzo diavolo che avevo trovato oltre essi.
Ero pronta. Ero pronta a tornare da lui. Niente mi teneva più sulla Gold.
- Victoria!-
Urlò qualcuno dal ponte. Abbassai lo sguardo, osservandolo.
Hunter, stremato, mi fissava mentre io sedevo comodamente sulla vedetta. Non poteva riposarsi, al contrario degli altri. Non poteva mai addormentarsi per il bene dell’equipaggio ed iniziavo a scorgere una certa stanchezza nei suoi occhi, mantenuti giovani dall’incantesimo. Hunter stava invecchiando.
Scesi da lui, raggiungendolo sul ponte ancora sporco di sangue.
- Cosa stavi facendo lassù?-
Domandò.
Scrollai le spalle, facendo quasi cadere a terra la maglia stracciata.
- Niente di importante-
Affermai, tentando di tenerla sulle spalle.
- Sceglievo solamente la strada da prendere-
Mi fissò curioso, interrogandosi forse per cosa avrei combattuto. Se per restare o per andarmene.
- Il Capitano ha chiesto di te-
Riportò.
- Certo che l’ha fatto-
Sussurrai, sorridendo.
- Ma io non ho niente da dirgli-
Ammisi, sedendomi sulla balaustra della nave. Provavo una certa stanchezza nell’anima.
- Non ancora almeno. E’ bene che prima di ascoltarmi, si riposi-
Lo stregone si sedette accanto a me, entrambi osservammo i lenti lavori di pulizia del ponte. I mozzi sopravvissuti, forse quelli che per paura si erano nascosti, stavano spazzando via al meglio la morte dalla nave. Non era facile.
- Te ne andrai?-
Chiese Hunter.
Sospirai, voltandomi verso di lui. Lo fissai negli occhi marroni, quegli occhi che non volevo dimenticare.
- Questi erano i patti-
Ricordai.
- Altri pochi giorni in mare e poi sarei tornata da lui-
- Se non sbaglio avevi cambiato idea-
Ribatté il ragazzo.
- Noi possiamo proteggerti, noi…-
Lo interruppi, con un bacio sulla fronte.
Lo lasciai sul ponte, alla luce del nuovo mattino.
 
All’interno della mia cabina, dopo una doccia, provai a dormire avvolta dalla dolcezza delle coperte. Fu impossibile, non appena chiudevo gli occhi vedevo troppe immagini. Immagini che mi straziavano l’anima. Il volto di quel giovane, l’anima di quel ragazzo mai nato. Abrahel, che mi scagliava contro Hella e quest’ultima che mi portava via la vita dal corpo. Il mio spirito, fra le fiamme dell’Inferno. Quel calore, quel dolore. Gli occhi d’oro di Nolan.
Aprii i miei, osservando il marchio scarlatto. Capii che non sarebbe più tornato del suo colore naturale, dovevo tenerlo così. Mi accontentai, essendo felice che comunque ci fosse. Mi informava che Nolan era vivo.  
Non avevo la minima idea di quel che fosse successo. Nonostante le sue parole, la Dea degli Inferi non era ricomparsa. Qualcosa era andato storto, oppure eccessivamente bene. Impossibile che l’avessero sconfitta, mi avevano fatto notare che ucciderla non fosse proprio fattibile. Nolan non era morto, altrimenti io non sarei tornata in vita e lui non avrebbe curato le mie ferite tramite il marchio. L’incantesimo di giunzione era attivo, dunque lui esisteva ancora…da qualche parte.
Sospirai. Lo avrei rivisto a Elbert, il porto più importante del sud del suo regno. Lo avrei seguito, come promesso e avrei assolto il mio debito. Mi aveva salvato la vita, lo ammettevo ed io pertanto dovevo ricambiare. Gli avrei teso la mano, sperando che la cogliesse. Lo avrei salvato dalla trappola in cui era caduto. Una ragazza di cui non conoscevo nemmeno il nome.
- Victoria!-
Udii, seguito da due colpi alla porta.
- Entra Barbas è aperto-
L’uomo non se lo fece ripetere, avanzò domandando se fosse vero ciò che si vociferava.
- Non lo so-
Ammisi, con il volto nascosto dal cuscino.
- Cosa si vocifera?-
- Che te ne vai. Che ti sei arresa al Principe-
Scostai le coperte, fissando malamente gli occhi del demone.
- Io non mi sono arresa-
Sbottai.
- Sono di parola. Ho terminato le faccende per cui avevo chiesto più tempo. Lucyndra è morta, la nave è salva…-
- Bambina-
Si avvicinò il vecchio, sussurrando.
- Io so che tu volevi restare. Non andartene solo perché…-
Si interruppe, gettando uno sguardo al mio ventre.
- Puoi rimanere comunque, anche senza…-
Mi alzai in piedi di scatto, allontanandomi da lui, dalle sue mani sempre più vicine al mio addome.
- Non ho nessun motivo per restare-
Avvisai, raggiungendo la porta in tenuta da notte.
- Me ne andrò, non perché sono costretta. Semplicemente perché lo voglio-
- E il Capitano?-
Chiese l’uomo, bloccandomi sulla soglia della stanza.
- Lui ti ama-
Provai una fitta allo stomaco.
- Anche lui ha perso molto durante questo viaggio. Una sorella, la sua famiglia. Da quando sei salita a bordo tutta la sua vita è stata sconvolta-
Ricordò il capo polveriere, stavo per ribattere quando lui continuò.
- E non credo che se ne penta-
Affermò.
- Ne sono certo. Non si è mai pentito, nemmeno un attimo di averti accolto sulla Gold. Tu hai cambiato tutto. La sua nave, il suo equipaggio, i suoi sentimenti…ha rischiato la morte varie volte per te-
- Barbas, cosa vuoi dirmi?-
Domandai, esasperata.
- Non andartene-
Supplicò.
- O almeno, non mostrargli che te ne vai senza prima aver combattuto assieme contro il mondo. Gli spezzeresti il cuore-
Sorrisi, involontariamente. Posi la fronte sullo stipite dalla porta. Combattere assieme contro il mondo. Lo avevo già promesso ad un altro.
- Tu lo ami?-
Chiese il demone. Alzai lo sguardo verso il suo, fissandolo dolcemente.
- No Barbas, non lo amo più-
 
Non riuscivo a rimanere da sola. In vestaglia, nonostante fosse pieno giorno, tentai di trovare un luogo tranquillo. Anche con l’equipaggio decimato, c’era sempre qualcuno a fissarmi.
Avevano visto il peggio di me la scorsa notte.
Tutti avevano assistito a cosa fossi veramente capace, lucidamente.
Nelle scorse settimane mi ero cibata delle anime dei pirati della Gold ma non mi vergognavo per quello. Avevo ucciso il nuovo medico, Alan e tentato di cavare il cuore al Capitano.
Pensavano che fossi impazzita, che fossi un mostro, anche El lo credeva. Tuttavia ero stata perdonata non appena il segreto sulla mia improvvisa malvagità venne svelato. Ciò che non approvarono, fu il mio modo di agire una volta tornata in me. Avevo torturato Abrahel davanti a tutti ed io, in quello, non ci vedevo niente di male. Il ricordo degli occhi di Hunter e di Hyner che mi fissavano mentre possedevo il sangue del Principe, faceva male. Ogni volta, io ero sempre la cattiva della situazione. Lo avevo capito dai loro sguardi quando, invece di finire il demone, avevo iniziato a corrodere gli organi di Abrahel per puro divertimento.
Sbuffai.
Qualcosa mi aveva condotta davanti alle stanze di Elehandro.
Era ferito, doveva riposare. Se fossi entrata in quel momento…
- Victoria-
La voce del vampiro oltre la porta mi fece sobbalzare.
Mi aveva percepito, dimenticavo che potessero farlo.
- So che sei tu!-
Proseguì l’uomo. Sospirai, così forte da farmi male al petto. Appoggiai la fronte alla porta, per l’ennesima volta durante quella giornata. Odiavo gli addii.
- Cosa fai? Non entri?-
Domandò il demone, per qualche motivo non si stava alzando per aprire la porta.
Forse non poteva, meglio.
- El-
Pronunciai, appoggiata alla dura porta di mogano che ci separava.
- Voglio che tu lo sappia da me, prima che dall’equipaggio-
Ci fu silenzio dentro la cabina.
- Me ne sto andando Elehandro-
Sbottai.
- Quando faremo porto, non ho intenzione di combattere. Lo seguirò, senza lottare-
Non vi fu risposta. Rimasi in attesa, pazientemente.
- Se lo stai facendo…-
Iniziò dicendo il vampiro.
- Perché credi che non siamo in grado di affrontarlo, ti sbagli. Noi possiamo ancora…-
- Basta-
Interruppi duramente.
- Non lo faccio per voi. Non lo faccio per te. Lo sto facendo per me-
Avvertii.
- Lui non è un mostro, come non lo sono io-
- Vic, entra ti prego-
Supplicò il comandante oltre la porta.
- No-
Affermai, certa di non voler rivedere i suoi occhi.
- Tu meriti di meglio El-
Ammisi.
- E anch’io, anch’io merito di meglio. Merito qualcuno che non mi creda malvagia, che quando mi comporto come tale non rimanga inorridito da me. Io non posso cambiare. Non devo cambiare. Ho bisogno di un mio pari El-
Cadde nuovamente il silenzio.
- Lui lo è?-
Chiese semplicemente, dopo poco.
- Sì-
Affermai con sicurezza.
- Lo sta diventando-
 
Tornata in camera, iniziai a preparare un piccolo bagaglio. Mi ero affezionata ad alcuni abiti e desideravo portarli con me, certa che a nessuno sarebbe dispiaciuto.
Erano passati mesi da quando mi ero imbarcata sulla Gold, eppure a me sembravano anni.
Ripensai a tutto quello che era successo e mi domandai se, tornando indietro, sarei stata disposta a ripetere l’esperienza. Se, quel giorno nel Regno delle Fate, mi avessero avvertito che mi sarei innamorata e che poi avrei perso tutto di nuovo non so cosa avrei fatto. Forse avrei evitato.
La prima persona che avevo incontrato sulla nave, Thos, era morto ed io non l’avevo salvato. Lucyndra era morta ma non per causa mia, purtroppo.
Il cuore del Capitano aveva ripreso a battere dopo secoli giusto perché io lo spezzassi.
Insieme, io ed El, avevamo creato una nuova vita che poi era stata divorata davanti ai miei occhi.
No, probabilmente non avrei ripetuto l’esperienza.
Non volevo più pensarci. Gettai gli abiti insanguinati della scorsa notte, fuori bordo.
Aprendo l’oblò, gettai tutto violentemente in mare. Non volevo mai più ricordare.
Respirai profondamente, tentando di pensare positivo. Qualcosa di buono lo avevo fatto sulla nave, Hunter si era liberato dalla maledizione di Lucyndra grazie a me. L’intero equipaggio si era infine liberato di Lucyndra, un po’ anche per merito mio. Hyner aveva aperto gli occhi su ciò che stava accadendo intorno a lui e di questo ero lieta. Morgan poteva riposare in pace. Già, Morgan.
Andai a trovarla, mi sembrava dovuto.
Oltrepassai per l’ultima volta la soglia della grande biblioteca abbandonata della Gold, osservandola in tutto il suo splendore.
Lei era lì, bellissima e radiosa accanto ai suoi preziosi libri.
Mi sorrise, posando gli occhiali sul tavolo rotondo al centro della sala. Sapeva già tutto, non c’era bisogno di dirle niente. Era trasparente.
- Speravo che ti fermassi a salutare-
Ammise la donna.
- Volevo ringraziarti-
Almeno lei, pensai.
- Da quanto lo sa?-
Domandai.
- Come ha capito di essere morta?-
- I ricordi sono riaffiorati-
Spiegò la bibliotecaria.
- Quando ho visto lo spirito di Lucyndra-
Rimasi sorpresa. Mi sedetti, per ascoltare meglio.
- Credevo che i vampiri non possedessero spiriti-
- Anche loro sono provvisti di energia, se pur di un tipo diverso rispetto a quella di un vivente-
Espose, sedendosi di fianco a me. Illuminata dalla luce del tramonto, i suoi capelli divenivano quasi rossi.
- Quell’energia non è tanto diversa da un’anima, alla fine. E pure i vampiri, finiscono all’Inferno-
- Lu è all’Inferno?-
Chiesi.
- No-
Eruppe la donna.
- Si trova sul fondo della nave, vicino alla chiglia-
Sbattei forte le palpebre, fissando lo spirito della prima moglie di Elehandro.
- Le donne che ha ucciso in questi anni…-
Iniziò.
- L’hanno catturata. Non la lasceranno andare molto presto-
- Non è il caso di liberarle?-
Domandai.
- Pensavo di andare lì dove Lu nascose i loro corpi o al limite mandare El a…-
Morgan mi interruppe.
- Hanno già trovato la loro luce, nelle tenebre della vendetta-
Rivelò.
- Non necessitano di essere liberate-
Sorrise, anche lei sembrava aver trovato la sua luce. La consapevolezza che giustizia era stata fatta.
- Non farti carico di loro, non preoccuparti-
Proseguì.
- Sono in pace adesso. Se tu le liberassi, perderebbero tutto il divertimento-
Sorrisi. Mi piaceva Morgan, era più simile a me di quanto credessi. In fondo, aveva sposato un demone.
- Non va anche lei lì con loro?-
- Nah-
Rispose la donna.
- Non sono pronta a lasciare la biblioteca. Ma tu non devi preoccuparti nemmeno di questo-
- Credevo di dovermi occupare di tutto, prima di andarmene-
- Ci penserà El con il tempo, a me e alle ragazze giù sulla chiglia. Prima o poi seppellirà i nostri corpi-
- E come? Lui non sa niente…-
- Sta arrivando, sarò io a dirglielo-
Mi volsi di scatto. Le porte erano chiuse, sbarrate. Qualcuno oltre esse stava rimuovendo i sigilli per entrare. Sobbalzai dalla sedia, alzandomi circondata improvvisamente dalle tenebre. Non vedevo niente, il buio nascondeva ogni cosa ma lentamente intravidi le ombre. I libri, gli scaffali, i tappeti, i mobili e il resto erano spariti. Solamente polvere, oscurità e morte all’interno della biblioteca. Questo trovò Hyner, quando aprì le porte dopo centinaia di anni.
- Vic-
Sbottò il vampiro, sorpreso di trovarmi lì dentro.
- Cosa…come sei entrata?-
La luce delle lanterne in corridoio illuminarono i segreti della stanza, mostrando lo scheletro di Morgan adagiato su di una poltrona. Lei era rimasta lì, in attesa, per anni. Mi scansai, non potendone sopportare la vista. El, accecato dal dolore, aveva sigillato la moglie lì dove era stata uccisa, quasi per preservarla. 
- Tu piuttosto, cosa ci fai qui?-
Replicai.
- Non sei mai entrato qui, mai. Ed ora entri proprio quando…quando ci sono io dentro!-
L’uomo tacque. Continuando a fissare me e poi le porte, che avevo facilmente superato senza sciogliere i suoi incantesimi di protezione.
- E’ tutto il viaggio che entro ed esco liberamente da questo posto-
Ricordai.
- Non fare il sorpreso-
Incrociai le braccia, innervosita da quel confronto obbligato. Mi ero ripromessa di non guardarlo più in volto.
- Io, sentivo di dover venire-
Spiegò.
- Sentivo che fosse il momento-
Osservai il suo corpo, fasciato. Le ferite sembravano serie, si reggeva a stento in piedi. Era debilitato, aveva bisogno di sangue e forse questa condizione lo avvicinava particolarmente alla morte. Per questo aveva udito il richiamo di Morgan.
- Sta con lei-
Lo invitai.
- Può sentirti e con il tempo magari, anche tu sentirai lei-
Lo lasciai oltrepassandolo velocemente senza voltarmi indietro, senza fermarmi al suo richiamo.
Mi diressi a corsa in cabina, alleggerita da ogni peso. La Gold Sea non aveva più bisogno di me.
 
Tentai di non incontrare nessuno per tutta la notte. Avevo estorto al timoniere che avremmo fatto porto alle prime luci dell’alba. Dovevo solo sopravvivere alla mia cerchia di amici per poche ore.
- Ti prego-
Continuava a ripetere Hunter.
Mi aveva beccato in cambusa.
- Non andartene-
- Hunter…-
Brontolai.
- Smettila-
Mi rimase appiccicato per gran parte del tempo, fino a che non scoppiai.
- Perché?!-
Domandai.
- Dimmi il motivo per cui mi vuoi a bordo-
Urlai, prendendolo alla sprovvista. Mi fissò stranito, sulla prua del ponte della Gold. Il cielo da blu scuro si stava tingendo repentinamente di chiaro. 
- Hai visto cosa ho fatto ad Abrahel-
Ricordai.
- Sai di cosa sono capace e non ti è piaciuto per niente-
Gridai esasperata, portandomi le mani ai capelli.
- L’ho vista nei tuoi occhi. Era lì-
Ripresi, con uno strano magone allo stomaco.
- Cosa? Cosa hai visto?-
- La paura-
Affermai.
- E’ un sentimento che ho visto spesso nelle persone e lo riconosco quando lo incontro. Dimmi perché insisti a volermi a bordo se hai tanta paura di me!-
Hunter sospirò.
- E’ vero-
Ammise.
- Tutti abbiamo avuto paura. Molta più paura di quando sembravi impazzita-
- Perché in realtà ero lucida-
Constatai.
- Esatto-
Annuì lo stregone.
- Abbiamo avuto paura perché eri in te e sembravi terribilmente a tuo agio-
- Perché io sono a mio agio…-
- Fammi finire-
Pregò il ragazzo.
Lo esaudii, sedendomi su di una cassa lasciata sul ponte.
- Non ho capito cosa stavi facendo ma si trattava di una tortura. Stavi torturando a distanza il Principe, solo con lo sguardo e non eri intenzionata a smettere. Ti divertivi e tutti siamo rimasti agghiacciati…-
- Va bene ho capito, arriva al punto-
Scongiurai.
- Abbiamo visto molti lati di te in questo viaggio-
Spiegò, sedendosi sulla balaustra della nave al mio fianco.
- Non era la prima volta che ci facevi paura, che ci sembravi molto più simile all’erede al trono che a noi…-
- Appunto!-
- Fammi finire-
Tacqui nuovamente.
- Anche lo sguardo del prossimo Re uccide, ti infuoca l’anima divorandoti e non lasciando niente di te stesso. Credo che il tuo sia molto simile, quando i tuoi occhi si contornano di rosso-
Lo aveva notato.
- Ma ho visto anche la tua bontà, la tua lealtà. Io non voglio che te ne vada, perché sei mia amica-
Ammise, fissandomi dritto negli occhi.
- Ed ho la sensazione che lontano da lui, tu riesca a migliorare. Con noi, la tua oscurità si affievolisce e mostri il meglio di te-
Mi alzai, non riuscendo più ad ascoltare.
- Avvolte…-
Continuò lo stregone, inseguendomi.
- La soluzione non è stare accanto a chi ci è simile!-
Tentai di seminarlo ma con un balzo mi comparve davanti.
- Devi ascoltarmi-
Insistette.
- Hunter, stai dicendo che lui peggiora il mio carattere?-
- Sto dicendo che voi due insieme siete come dinamite, pronta ad esplodere-
Sospirai. Come dargli torto. Non era il primo che lo faceva notare.
- Hunter tu pensi di potermi migliorare, giusto?-
Il mozzo annuì.
- E’ proprio questo il problema, fin da quando sono nata. Tutti vogliono cambiarmi, aiutarmi, salvarmi e se questo non risultasse possibile…uccidermi-
- Noi non…-
Gli posi un dito sulle labbra.
- Forse hai ragione e due persone con…diciamo problemi comportamentali legati all’utilizzo della violenza…non dovrebbero stare vicini ma, almeno per lui, io non sono strana-
Soprattutto da quando, avevo scoperto, era solito torturare gente negli Inferi.
- Morirai-
Sbottò lo stregone.
- Accanto a lui, alla fine morirai-
- E’ una predizione?-
Domandai sorridendo.
- Non credevo ne fossi capace-
- E’ una sensazione Vic-
Ammise.
- Solo una sensazione. Non credo ti aspetti niente di buono seguendolo-
Lo abbracciai. Lo tenni stretto, forte, controllando il calore del mio corpo. Lo abbracciai ringraziandolo, perché si preoccupava davvero per me.
- Devo andare-
Gli sussurrai all’orecchio.
- Ha bisogno di me. Non è capace di badare a se stesso-
- E’ per quello che ha detto il Principe?-
Chiese il ragazzo.
- Per quella specie di trappola…la fidanzata-
Annuii, distanziandomi da lui per guardarlo negli occhi.
- Si farà uccidere. E se si farà uccidere, non potrà aiutarmi a vendicarmi di Abrahel-
- Stai parlando di…-
Fece il gesto della pancia. Rabbrividii allontanandomi da lui, non volendo nemmeno pensare a ciò che avevo perso.
- Il Porto!-
Urlò la vedetta.
Alzammo lo sguardo verso l’orizzonte. Alle prime luci dell’alba, come promesso, avevamo raggiunto Elbert. Finalmente la notte era trascorsa.
- Ehi tu-
Fermai un mozzo.
- Vai a prendere la valigia nella mia cabina. E fai presto-
Andò correndo.
Lasciai Hunter dietro di me, avvicinandomi alla balaustra della nave.
Il Regno dei Demoni, eravamo arrivati. La voce della vedetta si propagò per tutto il vascello, alla fine anche il Capitano comparve sul ponte. Un braccio fasciato, spalla e busto bendati. Il tutto semi coperto da una giacca solamente appoggiata sulle spalle. Distolsi lo sguardo, osservando il porto sempre più vicino. Il sole stava sorgendo ma non era ancora abbastanza alto da scacciare un vampiro dalla coperta, avrebbe assistito alla mia discesa.
Man mano che approcciavamo il molo, notavo come non vi fosse nessuno della guardia reale ad aspettarci. Non era deserto, nonostante fosse così presto. C’erano già altre navi in porto, nessuna però sfoggiava una bandiera pirata. Presto attirammo tutta l’attenzione su di noi. Qualcuno correva sulla banchina, urlavano, avvertivano dell’arrivo di un galeone di pirati. Non eravamo attesi.
- Dovevamo usare la nebbia-
Constatò il timoniere.
- No-
Rispose il comandante, giungendogli di fianco sul pozzetto.
- Non possiamo nasconderci. Gettate l’ancora, abbiamo un appuntamento-
Rivolse lo sguardo a me.
Sussultai, incrociandolo per sbaglio. Mi volsi immediatamente verso il porto, tentando di proteggermi da esso.
Sulla banchina vidi degli uomini che si radunavano, alcuni avevano delle spade al fianco. Dei fioretti. Solo allora mi ricordai del fioretto di Morgan.
- Ecco i suoi effetti-
Sbottò il mozzo che avevo incaricato, porgendomi il bagaglio.
- Il fioretto-
Proferii.
- Come?-
- Corri a prendere il mio fioretto. Trovalo. Non scendo senza quello-
Sparì sottocoperta e sperai che lo trovasse. Non ricordavo più dovevo lo avevo messo. Erano successe tante cose.
- Non è niente di buono-
Borbottò Barbas. Solo allora notai di averlo vicino.
- Cosa?-
- La capitaneria di porto. Non è niente di buono-
Tornai a fissare il molo. Riuscivo ad intravederle, divise della guardia portuaria del Regno. Solitamente non andavano molto d’accordo con i pirati.
- Noi dobbiamo attraccare-
Replicai.
- Ha detto che ci sarebbe stato, quando saremmo arrivati-
- Non lo vedo-
Sbottò Hunter, anche lui mi affiancava.
- Forse non viene-
Sospirai, erano tutti contro di me.
Nonostante fossero avversi, la pesante nave d’oro più ricercata al mondo, la gloriosa Gold Sea capitanata dal un centenario vampiro, il pirata Elehandro Hyner, attraccò ad Elbert.
Ad accoglierci fu un uomo coi baffi, con i più alti gradi della marina dei demoni appuntati sulla giacca.
- Che onore-
Dichiarò, quando la nave calò il ponte per scendere sulla banchina.
- Prego Capitano, scendete per primo. Non abbiamo abbastanza celle per tutti-
Avvisò il demone, circondato da altri soldati che, velocemente, stavano giungendo da tutta Elbert.
- Però immagino che voi fuorilegge vi adattiate bene alle condizioni anguste-
Non capii la battuta.
- Non siamo più pirati-
Replicò il vampiro, vicino al timone.
- Siamo stati designati Corsari, abbiamo il permesso di attraccare da Sua Maestà-
L’ammiraglio della cittadina portuaria ghignò, fissando divertito i suoi sottoposti. Poi allargò le spalle, tornando a rivolgersi ad Hyner.
- Di questo non abbiamo avuto comunicazione-
Ammise.
- Per noi voi siete sempre un pirata ricercato dalla Corona con una grossa taglia sulla testa, condannato a morte in numerosi occasioni. La vostra nave è un reperto storico del Regno che voi avete rubato. Per non parlare del vostro equipaggio, composto da mercenari e assassini ugualmente ricercati. Pertanto…-
Il demone estrasse la spada.
- Accetto la vostra resa, pacificamente visto che vi state costituendo-
Pacificamente, tuttavia puntava l’arma contro di noi.
- Ora restituite la perduta Gold Sea e scendete, Elehandro Hyner-
- Lui non deve scendere-
Interruppi, facendomi avanti.
- Nessuno di loro è obbligato a scendere. Solamente io, mi stanno accompagnando-
Presi alla sprovvista i soldati della marina, mi fissarono enigmatici mentre stringevo il mio bagaglio. Per un attimo l’ammiraglio tacque, poi chiese chi fossi. Io non volli rispondere.
- Ciò che ha detto il Capitano Hyner è vero-
Proseguii, ignorandolo.
- Sono stati nominati tutti corsari della corona demoniaca, hanno il diritto di attraccare e il dovere di scortarmi a terra. Nessuno di loro scenderà se non vorranno, ripartiranno da uomini liberi non appena me ne sarò andata…che avverrà una volta riottenuto il mio fioretto-
Mi volsi verso la sottocoperta. Il mozzo tardava.
- Devo presumere che anche voi siate una criminale ricercata-
Annuii. Non ero ancora una criminale per i demoni, almeno per quelli assoggettati a Nolan. Però ero abbastanza ricercata nel suo regno, o almeno a lungo lo ero stata.
Comunque ero una criminale per il resto del mondo. Insomma mi sentii di annuire alle sue parole.
- Siete dunque la prima a volervi costituire-
Sbuffai, questo non capiva.
- Possibile che non siete stato avvertito?-
Domandai.
- Siamo attesi in questo porto ed io personalmente devo essere accompagnata alla capitale-
- E da chi siete attesi? Chi mai attenderebbe dei pirati?-
- Da Nol…dal prossimo Re dei Demoni-
Mi corressi.
- Il Principe Lancaster-
Scoppiò la risata generale. Odiavo quando succedeva.
- Ecco il suo fioretto-
Eruppe il mozzo, finalmente aveva trovato la mia arma. L’afferrai, gettando una rapida occhiata ad El. La portavo con me, mi era stata affidata. Non parve avere niente in contrario, così fui pronta a scendere.
Quando i soldati della marina notarono che stavo scendendo, con un fioretto in mano, smisero di ridere. Impugnarono tutti la propria arma, puntandomela contro.
- Ferma-
Gridarono.
- Getta l’arma-
- L’ho appena ritrovata-
Ribattei.
- Non ci penso neanche-
- Gettala subito. Sei in arresto-
Proseguì l’ammiraglio dai baffi bianchi. Roteai gli occhi. Ero stanca. Osservai il cielo, ancora la luce del mattino non ci aveva raggiunto del tutto nel golfo della costa meridionale. Le ombre celavano la mia natura, non indossavo il sigillo e i miei poteri erano liberi. Possedevo il sangue di Abrahel, assorbito proprio di recente. Il tratto genetico di un demone, forse potevo farcela.
Mi concentrai sull’uomo davanti a me, tentando.
- Muori-
Sussurrai.
Il corpo dell’ammiraglio fremette, si pose una mano sul petto. I suoi occhi rotearono, il volto si contorse in un’espressione di terrore. Funzionò.
Incredibile. Il suo cuore cessò di battere davanti tutti i presenti, perse la spada dalle mani e si riversò a terra cadavere. Mi ero liberata dalla sua presenza. Purtroppo ora, il resto della capitaneria mi voleva morta. Anche l’equipaggio alle mie spalle insorse, vedendo le armi dei soldati puntate verso di me. Stava per scoppiare un putiferio, una battaglia sul molo, Hyner mi aveva quasi raggiunta quando udimmo la sua voce.
- Ecco la mia ragazza!-
Quelle parole divamparono, sembrarono riempire l’intera costa. Tutti si fermarono. I militari della marina, i corsari del vampiro. Tutti lo fissarono, mentre Nolan compariva con la guardia reale.
- Scusa il ritardo. Ho parcheggiato la carrozza un po’ lontano-
Mandò qualcuno a prendere la valigia. Fissai il facchino dai capelli biondi. Il fioretto non glielo lasciai, me lo posi al fianco.
- Non sono la tua ragazza-
Puntualizzai.
- E’ solo un modo di dire. Ora, chi di voi presenti è il Vice Ammiraglio?-
Domandò rivolto ai militari.
Un ragazzo, un giovane demone col berretto alzò la mano abbassando la spada.
- Complimenti!-
Eruppe Nolan.
- Oggi sei diventato Ammiraglio Capo!-
Il resto dei soldati, sbalorditi ma anche intimoriti, riposero le armi. Si inchinarono al loro Principe, lasciandolo passare. I pirati d’altro canto, ancora non abbassavano la guardia.
- Davvero non avevate ricevuto comunicazione?-
Interpellò il mezzo diavolo.
I membri della marina demoniaca si fissarono fra loro. Nessuno rispose. Nolan si volse verso i suoi uomini, chiedendo spiegazioni. Qualcuno all’interno della guardia reale, affermò con certezza di averla inviata.
- Poco male-
Sbottò il Principe dei Demoni, scavalcando il corpo dell’ex Ammiraglio della costa sud.
Mi raggiunse, posizionandosi innanzi a me. Mi fissò, vestito elegante ma in maniera assolutamente normale. Senza tanti fronzoli, come invece era solito vestire Abrahel.
Non sembrava il prossimo Re dei Demoni.
- Come stai?-
Chiese, diventando improvvisamente serio. Si fermò, scrutandomi intensamente nonostante fossimo circondati da persone. Ci prendemmo un momento solo per noi, davanti a tutti.
- In che senso?-
Se intendeva moralmente, da schifo.
- Dico fisicamente. Mi sembra di ricordare che l’ultima volta che ci siamo visti negli Inferi…-
Indicò l’addome.
- Come ti senti?-
- Bene-
Risposi, scrollando le spalle.
- Mi hai curata-
- Già, è vero-
Ricordò il ragazzo, grattandosi la testa.
- Ti ha fatto male?-
Domandai.
- Non molto-
Sbottò d’istinto.
- Forse leggermente-
Si corresse.
- O forse abbastanza. Non lo ricordo più-
Confidò.
- Sono rimasto all’Inferno per un bel po’. Ho avuto abbastanza tempo per rimettermi. Qui sono passate solamente poche ore-
Cadde il silenzio.
- Hai fatto tardi per questo?-
- Sono appena tornato, sì. Mi hanno avvertito che stavi arrivando-
Raccontò.
- Sei in anticipo a proposito. Dovevo mancarti-
Sobbalzai, arrossendo. Sentivo gli occhi neri di Elehandro attraversarmi come spilli. Non potevo voltarmi a fissarli, avrei finito per piangere.
- Sono successe tante cose-
Dissi solamente, abbassando lo sguardo. Nolan sorvolò sul mio improvviso imbarazzo.
- Come è andata con Abrahel?-
Chiese, non sapendo che quella domanda non era certo più facile.
- Intendi…dopo che mi hai lasciato da sola ad affrontarlo?-
- Sì, esatto. Chi ha vinto alla fine?-
Mi presi un attimo per rispondere.
- Non l’ho ucciso. Se è questo che vuoi sapere-
- Lo so-
Ammise, sussurrando divertito.
- E’ la prima cosa che ho chiesto, quando sono tornato-
- Però ho preso il suo sangue-
- Favoloso-
Gridò, realmente entusiasta mentre l’intero porto ci osservava a bocca aperta.
- Abbiamo una carta vincente allora-
Certo, peccato che non ero molto brava in quella pratica a condizioni normali. A proposito, mi misi l’anello.
- Andiamo?-
Propose Nolan. Annuii, seguendolo. I militari ci aprirono un varco, mi volsi per un attimo verso Hunter. Fissai i suoi occhi nocciola, per l’ultima volta. Salutai Barbas, mi sarebbe mancato. Non cercai la figura di El, sapevo che fosse a pochi passi da me. Percepii che ci stava seguendo sulla terra ferma, lentamente, proprio come noi procedevamo verso la carrozza.
- Hai detto…”abbiamo” una carta vincente?-
Domandai.
- Sì, ho detto che “abbiamo”…-
- Non è la “mia” carta vincente se mai?-
Nolan si bloccò e, come lui, anche la guardia reale. Mi fissò seriamente.
- Siamo io e te contro tutti, no?-
Lo squadrai sorpresa, poi sorrisi annuendo.
- Assieme, contro il mondo-
Ripetei.
- Dunque, “abbiamo” un nuovo vantaggio-
Precisò Nolan, leggermente stranito dalla mia domanda. Proseguimmo verso la carrozza.
- Come è andata con Hella?-
- Non molto bene-
Rispose.
A proposito di domande scomode.
- Chi ha vinto?-
- Intendi…dopo che te ne sei andata?-
- Sì. Cosa è successo?-
- Non è morta, se te lo chiedi-
- Peccato-
Sospirai.
- Rimedierò-
Il mezzo demone si bloccò ancora.
- Cosa ti ha fatto?-
Chiese molto seriamente. Io divenni paonazza.
- Mi sembra di ricordare…quando ci siamo affrontati, c’era un odio dentro di te per quella Dea…qualcosa che non avevo ancora mai visto. Cosa ti ha fatto esattamente?-
Iniziai a tremare, mi salii la nausea.
- Mi ha uccisa-
Risposi.
- Mi ha uccisa e non l’ha fatto in un modo delicato-
Nolan mi squadrò, non del tutto convinto.
- Solo questo?-
Io sorrisi, nervosamente.
- Ti sembra poco?-
- A dire il vero sì-
- Sua Maestà-
Interruppe Elehandro.
- Grazie Capitano Hyner-
Sbottò il mezzo diavolo, concedendo al vampiro il permesso di avanzare oltre le guardie.
- Apprezzo il lavoro svolto. I vostri servigi non sono più richiesti. Potete riprendere il largo con la vostra nave. Buona giornata-
Gli volse le spalle, senza dargli modo di aggiungere niente. Soffrii in quel momento, la guardia reale ci separò ed io non feci nulla per evitarlo. Non cercai un secondo sguardo, non volli dargli nessun’ultima parola. Anche al suo richiamo, al mio nome urlato nel porto, non risposi. Nemmeno alla sua supplica, lanciata quando ormai la luce del sole stava raggiungendo il suo corpo. Si sarebbe ferito, si sarebbe bruciato, eppure non scappava. Mi chiamava davanti a tutti, incurante della presenza di Nolan, pregandomi di aspettare. Strinsi i pugni, con i brividi lungo la schiena. Avanzai senza indugiare, trovando chissà dove la forza per farlo. Dovevo rintracciare Abrahel, trovare Hella. Dovevo vendicarci, se non seguivo Nolan non ci sarei mai riuscita.
Elehandro non capiva, solitamente non rimanevo a piangere impotente per l’affronto subito.
Mi era stato insegnato ad uccidere, quando qualcuno mi toglieva qualcosa di importante.
Lo avevo imparato da mia sorella.
Raggiunsi la carrozza con il mezzo demone, entrambi ci salimmo e aspettammo che il cocchiere partisse alla volta della capitale. Nell’attesa, gli sferrai uno schiaffo.
Nolan lo incassò, silenziosamente. Si massaggiò la guancia, sgranchendosi la mascella.
- Ti ringrazio…-
Bofonchiò.
- Per non averlo fatto davanti ai sudditi-
- Figurati-
Sbottai, asciugandomi le lacrime senza che lui lo notasse.
- So che ti imbarazzi-
Nolan sorrise.
- Solo per curiosità, questo era…?-
- Per avermi riportata in vita un attimo prima di uccidere Abrahel-
Il ragazzo dagli occhi d’oro sogghignò, tornando a fissarmi.
- Lo stavi uccidendo?-
- Già-
Risposi, radiosa.
- Era mio. Avevo il suo cuore in pugno-
Raccontai, colma di gioia.
- Stavo per frantumarlo quando tu…bang!-
Urlai, sbattendogli le mani davanti al naso.
- Mi hai riportata in vita ed io ho perso il controllo-
Parve dispiaciuto, tanto quanto me.
- Ancora un attimo e…mmm, dovrei darti un secondo schiaffo-
Sorrise.
- Credevo che fossi arrabbiata per averti lasciata sola con lui. Scusa se non mi sono presentato-
Scrollai le spalle.
- Avermi impedito di ucciderlo…questa è stata la tua colpa più grande-
- Cosa è successo quella notte?-
Chiese seriamente. Sussultai, un po’ per la domanda un po’ perché la carrozza partì.
- Perché è tanto importante uccidere mio fratello? Questo odio è nuovo. Ed Hella...cosa…?-
- Basta-
Supplicai.
- Non voglio parlarne-
Nolan tacque, solo per un attimo.
- Come mai è finita con il vampiro?-
Deglutii e quasi mi strozzai. Mi stava torturando, ne ero sicura.
- Come mai…è finita?-
Ripetei ebete la domanda, non sapendo cosa rispondere.
- Sì, perché è finita? Sono abbastanza sicuro che, l’ultima volta che ti ho visto, tenevi a lui di più…molto di più di quanto tu non abbia dimostrato un attimo fa-
Mi sentivo andare a fuoco. Era la sua vendetta personale, quel viaggio in carrozza era la sua vendetta per essermi innamorata.
- Ti sbagli-
Proferii.
- Avanti. L’ho visto-
Affermò sghignazzando.
- Tutto il porto l’ha visto. Tu lo hai lasciato ma lui non sembra aver lasciato te-
- Non voglio parlarne-
- La strada per la capitale è lunga-
Avvisò il demone.
- Se non vuoi parlare di niente, moriremo di noia-
Abbassai lo sguardo. Bloccati per ore da soli in una minuscola carrozza, certo che l’aveva fatto apposta. Voleva mettermi a disagio.
- Come è andato il viaggio?-
Domandò improvvisamente il demone.
- Dopo che ci siamo incontrati, quella volta…quando non hai voluto seguirmi e hai chiesto più tempo…-
- Mi ricordo-
Lo interruppi.
- Ecco-
Sbottò.
- Come è andata da quel momento?-
Tacqui. Un dolore al petto mi strozzava, ad ogni domanda credevo di esplodere.
- Non molto bene-
Riuscii solamente a dire, stringendo i pugni e facendomi forza per non piangere.
- Hai terminato le faccende di cui parlavi?-
- Sì, ho sistemato tutto-
Risposi, tristemente.
- Non mi sembri felice. E’ successo qualcosa…-
- Nolan-
Pronunciai seriamente.
- Non voglio mai più parlare di questi mesi trascorsi in mare-
Spiegai.
- Non nomineremo mai più la Gold Sea, il Capitano Hyner o il suo equipaggio. Non mi chiederai più cosa sia successo in questi ultimi giorni. Faremo finta che non sia successo niente o io ti ucciderò. Te lo giuro-
Cadde il silenzio per un attimo.
- Ti ha tradita?-
Mi nascosi il volto fra le mani, disperata.
- E’ così non è vero? Aveva una strana faccia quel vampiro. Strani capelli-
- Ma questo cosa c’entra?!-
Gridai.
- Secondo me ti ha tradito, lo hai scoperto con un’altra e lo hai lasciato. Vero?-
- Come è possibile che tu non sappia niente?!-
Sbottai, esasperata.
- Sapevi quando saremmo arrivati in porto, a che ora. Conoscevi la città portuaria scelta dal Capitano. Ci sei stato, come promesso-
Feci notare.
- Ovvio che hai dato ordine di monitorarci. Possibile davvero che tu non sappia cosa mi è successo?-
Iniziai a piangere. Fu più forte di me.
- Oppure è solamente un gioco perverso per farmi soffrire?-
Quel sorrisetto beffardo gli sparì dal volto. Sospirò, cercando nelle tasche qualcosa. Tirò fuori un fazzoletto, che mi porse. Lo accettai.
- Mi avevi chiesto tempo-
Ricordò.
- Ed io te l’ho dato. Con il tempo ti ho dato anche un po’ di discrezione. No, non ho ordinato a nessuno di controllarti. Non ho idea di cosa ti sia successo-
Sembrava terribilmente sincero.
- Non sapevo cosa ti stava accadendo. Quando ti ho visto all’Inferno…-
Si interruppe, stringendo i pugni. Si prese un momento, per respirare, per riflettere. Involontariamente, era diventato rosso.
- Credi che, se ti stessi osservando…-
Iniziò dicendo, con una vena furiosa nella sua voce.
- Avrei permesso che tu finissi lì?-
Sobbalzai, osservando i suoi occhi d’oro così seri.
- Pensi che io sia così crudele da lasciare che tu vedessi l’Inferno?-
- Certo che no-
Risposi di colpo, senza pensarci.
- Tu non sei crudele-
- Sei un angelo, maledizione!-
Affermò Nolan, offendendomi leggermente.
- Non sono un angelo-
- Oh sì che lo sei. Ed è nella tua natura, provare un terrore innato nell’Inferno. E’ nel tuo tratto genetico, morire di paura non appena varcata la soglia degli Inferi. So che è così! E’ la mia migliore tecnica contro gli angeli-
Sbottò.
- Credi che avrei lasciato davvero…-
- No-
Lo interruppi.
- Hai ragione, perdonami-
Scosse il capo.
- E’ colpa mia-
Ammise, sospirando.
- Forse dovevo controllarti-
Cadde il silenzio, una quiete imbarazzante.
- Sì, avrei proprio dovuto tenerti d’occhio-
Continuò dopo poco, borbottando fra sé e sé. Tacqui, fissando le strade di Elbert. Stavamo per lasciarci la cittadina portuaria alle spalle. Tentai di immaginare cosa sarebbe successo se gli avessi permesso di proteggermi. Forse ci sarebbe stato un epilogo diverso, oppure ben peggiore. Chissà.
- Allora il vampiro, ti ha tradita?-
Sospirai. Sì, sarebbe stato proprio un lungo viaggio.
 
FINE SECONDO VOLUME

Nota dell'autrice:

Ringrazio tutti i lettori per la pazienza dimostrata. Scusate il ritardo. Il secondo libro di Victoria's Memories è concluso. Spero seguirete il terzo così come avete il seguito il primo e il secondo.
Il primo capitolo del terzo volume comparirà molto presto su EFP.
Controllate i nuovi arrivi nella categoria Angeli e Demoni!
 
  
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