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Autore: Ginnever    22/09/2008    2 recensioni
Deglutisco, terrorizzata. Decido di avvicinarmi per scoprire chi cavolo è quello che sta dormendo beatamente nel mio letto…a petto nudo, poi!!!
Respira…Rinoa, respira….
I suoi capelli castani e lunghi cadono morbidi sul cuscino bianco come la neve, le sue mani sono abbandonate sul materasso con i palmi bianchi e alzati.
Quella bocca…quel profilo…
Non c’è bisogno che veda il colore dei suoi occhi, per riconoscerlo.
*Spero che vi piaccia, è la mia prima storia con FFVIII (^^) e mi piacerebbe sapere cosa ne pensate...saluti, Ginnever^^*
Genere: Romantico, Triste, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Irvine Kinneas, Rinoa Heartilly, Squall Leonheart, Zell Dincht
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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*You’ll never be alone again.*

 

 

 

 

L’ amore è più di qualche lacrima. L’amore è più di ogni cosa. Del tradimento. Del rancore. Della rabbia.
L’amore è su ogni cosa, il sentimento più forte che esista.

 

 

 

Sdraiato sul letto di una camera d’albergo, coperto fino al bacino da fresche lenzuola bianche e ripetendosi quelle parole nella mente come ad auto-flagellarsi, Irvine pensava.

Pensava all’amore.
Aveva mai amato lui? O meglio, era mai stato in grado di amare?
E se nemmeno lui sapeva darsi una risposta, allora non c’era speranza.
Perché lui…era solo.
Sì. Irvine Kinneas, era solo.
Tra i giocattoli, tra i banchi di scuola, tra le ragazze, tra quelle lenzuola.

Solo.

Viveva esclusivamente per misurarsi con sé stesso, saziare i suoi vizi, far godere la sua anima impura e ormai, sporca.
Sporca…

Il giovane chiuse gli occhi e le labbra gli tremarono.
Non sarebbe mai più stato in grado di pulirla. Mai più sarebbe stato il puro bambino che tanti anni prima era stato innamorato di Selphie Tilmitt, all’orfanotrofio.
Mai più.
Con uno scatto si alzò a sedere e tirò un pugno rabbioso sul materasso.

Selphie era stata dimenticata. Da tempo, ormai.

Quel posto, in un angolo del suo cuore –se ce l’aveva ancora, un cuore- lasciato vuoto dal suo ricordo, era stato riempito dalla ragazza più bella, più dolce e più sexy che Irvine avesse mai conosciuto.

Rinoa.

Poteva sentire ancora il suo profumo tra quelle lenzuola, il frusciare dei suoi capelli sul cuscino, il ritmo del suo respiro aumentare.
Poteva sentirla tra quelle coperte, come se non se ne fosse mai andata.
Inspirò profondamente, inebriandosi del suo dolce effluvio e gettando la testa all’indietro.

Aveva fatto sesso con lei.

Quella notte, l’aveva avuta.
Ma allora perché….perchè adesso si sentiva così vuoto? Così rotto a metà?
Sarebbe dovuto essere soddisfatto…compiaciuto della notte passata.
Eppure…

“Rinoa? Stai bene?”
“Ti ho chiesto anche se stavi bene prima.”
“Dovresti ringraziarmi.”

Impossibile.
Lui…
No, impossibile.
E allora perché le aveva chiesto se stava bene? Perché!?!

L’ amore è più di qualche lacrima. L’amore è più di ogni cosa. Del tradimento. Del rancore. Della rabbia.
L’amore è su ogni cosa, il sentimento più forte che esista.

Era vero. Senza dubbio, l’amore era il sentimento più forte e distruttivo che esistesse.
Si morse un labbro.
Quindi?
Si era...innamorato di lei?

 

Rinoa….

 

Ecco perché non si sentiva completo, quella mattina. Ecco perché si sentiva così vuoto, così spezzato a metà.
Lui aveva fatto sesso con Rinoa, non l’amore.

 

Si prese la testa tra le mani artigliando i morbidi capelli scuri.
Era diventato debole….debole…
Da quel maledetto giorno in cui aveva ucciso Seifer e tentato di rapire Rinoa, la sua preda da sempre prediletta, si era sentito così vulnerabile…vulnerabile all’amore.

 

Si alzò dal letto e fece in tempo a vestirsi, prima che dei colpi sulla porta lo facessero trasalire e lui alzasse lo sguardo confuso.

 

***

[Mezz’ora prima]

 
“Che cosa?? Ma…ma perché?”
Squall scuote la testa mestamente prima di voltarsi e infilare le mani in tasca nervosamente.
"Perché vuole dargli una lezione. La stessa che vorrei fare io…”
“No!”
“…Ma che non attuerò, perché so che non saresti d’accordo.”
Resto ferma con il braccio a mezz’aria per qualche secondo, prima di sorridere e abbassarlo lentamente.
Squall…
Com’è possibile che tu sia così affettuoso e dolce anche in un momento come questo?
Sei così…così ammirevole.
Dio…quanto ti amo.
“Squall…” Faccio un passo, e lui si volta.

Ci guardiamo per attimi lunghi intere stagioni, poi lui mi guarda serio, prendendomi una mano.
“Andremo. Non lascerò che Irvine gli faccia del male.”
“Oh, Squall…”
“E’ molto provato dalla guerra, non è al massimo della condizione. Non potrebbe mai farcela da solo contro di lui. Lo so bene.”
Le lacrime mi appannano la vista mentre stringo le dita attorno alla sua pelle calda e soffice.
Sì, Squall, sei proprio cambiato.

“Grazie…” Mormoro, sull’orlo delle ennesime lacrime.
E dopo un caldo sorriso, scioglie la stretta delle nostre mani, sussurrandomi: “Andiamo."

 

***

 

Irvine guardò la porta poi la finestra dalla porta opposta.
Poi si voltò di nuovo, posando gli occhi ora sul suo corpo nudo, in piedi, in attesa di un comando.

Ancora, le sue orecchie avvertirono quell’insistente bussare.

Afferrò i vestiti abbandonati a terra dalla notte prima e li indossò in un attimo.
Dopo un lungo respiro, infine, andò alla porta, cercando di riacquistare il suo solito atteggiamento rigido. Posò la mano sulla maniglia e guardò per secondi interminabili il legno davanti a lui.
Sentiva uno strano respiro venire da fuori…     

 

Aggrottò la fronte. Chi poteva essere?
‘Non lui’ Cercò di convincersi, colto da un dubbio. ‘Non lui’.
Abbassò la maniglia e con uno scatto la porta si aprì.

 

 

 

 

Fece in tempo a scorgere due occhi azzurrissimi che lo fissavano in tralice, una chioma bionda tenuta ferma dal gel, e due labbra stringersi, candide e conosciute, prima di venire scaraventato lontano, oltre la soglia, con un dolore lancinante allo zigomo destro.

Sbattè forte la testa sul pavimento e le tempie cominciarono a pulsargli.

Cazzo…

Non ebbe il tempo di pensare altro, rannicchiato per terra e con le mani sul capo, perché un calcio lo colpì in pieno stomaco, facendogli mancare il respiro per parecchi secondi.

Sputò qualcosa di caldo, forse saliva, mentre la testa cominciava a girare e a pulsare insieme, facendogli venir voglia di vomitare.
Ma quel dolore non cessò, ripetendosi invece più, più e più volte.

La testa vorticava, la nausea aumentava, vomitava sangue. Mentre con le mani e con le gambe cercava di proteggersi più che poteva dai calci che quel qualcuno gli scagliava senza pietà.

Ma poi, ad un tratto, proprio quando –ne fu certo- avrebbe potuto perdere i sensi, i colpi cessarono.
Il pulsare alla testa continuava come quello in tutto il resto del corpo, ma presto ci si abituò.

Sì, ci si abituò, perché colui che l’aveva aggredito così, entrando in casa sua di sorpresa senza dire nemmeno una parola, respirava a fatica tenendosi la gola in piedi davanti a lui -o a quello che ne era rimasto, di lui.

Irvine, una palpebra abbassata, l’altra affaticata, lo guardò dal basso, mentre il sangue continuava a scorrere sul suo viso donandogli un piacevole calore.
Vide Zell appoggiarsi a un mobile e riprendersi lentamente.
Stava male. Molto male.

Perfetto.
Irvine ghignò.
La sua anima sporca non avrebbe avuto nulla da temere. Le riflessioni di poco prima erano state solo una parentesi nella sua misera vita.

Una piccola parentesi in tutta una vita.

Sarebbe rimasta sporca, mai più avrebbe provato a pulirla, mai più l’avrebbe fatta ritornare un’anima.
Si alzò a fatica, riuscendo però a mantenere un insolito equilibrio, continuando a fissare la figura piegata del biondo, ancora le mani sulla gola.
Ebbe un improvviso giramento di testa, ma riuscì comunque a non cadere.
Si appoggiò al letto poco distante e riprese quel fiato che Zell gli aveva mozzato.

Chiuse gli occhi e dopo aver inspirato profondamente… li riaprì.
Il celeste candido delle sue iridi scintillò di una luce strana, di una vendetta, di un attacco…
Facendo pressione sul materasso sotto di lui, si mise in piedi, lo sguardo fisso sulle coperte.
Poi ghignò…pericolosamente.

Dopo aver dato un’ultima occhiata a Zell che, tenendosi la gola, non accennava a riprendersi, Irvine afferrò il materasso di fronte a lui e facendo più forza che potè, lo alzò.
Tremava leggermente, le braccia erano piene di graffi, ma riuscì comunque a tenerlo sollevato.
I suoi occhi azzurri si posarono per un attimo su qualcosa di scintillante sotto il materasso, prima che ghignasse e si abbassasse per prenderlo.

 

***

 

“E’ questo l’hotel?”
Guardo in alto e i miei occhi si posano su una scritta scintillante che recita: ‘Hotel in Dollet’.
Annuisco decisa..
“Sì.”
“Andiamo.”
Chiudo le dita nella mano di Squall e insieme a lui entro in quel maledetto hotel sporco di tradimento.

La hall è uguale alla sera precedente, solo un po’ meno affollata.
Vi sono dei divanetti disposti a ferro di cavallo sulla destra e la reception sulla sinistra.
Ma dopo solo un passo, mi blocco: riconosco un cameriere della sera prima che mi fissa con insistenza, prima che si allontani con un vassoio in mano senza dedicarmi altre attenzioni.

La mano di Squall stringe la mia e subito mi volto.
“Ehi… tutto ok?” Mi dice con dolcezza, capendo il mio problema.
Lo guardo un attimo godendo  del calore dei suoi occhi su di me, poi abbozzo un sorriso e mi sciolgo. Ero diventata tutta rigida.
“Sì.” Dico,a annuendo debolmente. “Scusa…”
Abbasso lo sguardo.
Oddio, che sensazione terribile.
Mi sembra di essere di nuovo tra quei vassoi pieni di bicchieri colmi di alcolici, mi sembra di sentire ancora voci indistinte che mi giudicano, che ridono, che mi gridano contro…vedo gente che mi spintona, mi fa male…
E infine –il cuore fa un balzo dalla sorpresa-…mi sembra di vedere lui. O meglio, i suoi occhi.
Sono spuntati dal buio, tra tutti quei corpi senza nome, porgendomi una mano grande.

Irvine.

Una fitta forte allo stomaco, alla testa, alle mani.
Ritorno alla realtà, e, come se cadessi da un burrone,  realizzo che quello che ho davanti, non è Irvine.
“Rinoa…” Alzo gli occhi sui suoi. Lo vedo a fatica con le lacrime agli occhi. “Non devi preoccuparti. Adesso, ci sono io.”

Sì, Squall. Ora, ci sei tu.
E la tua voce.

Non ammaliante. Ma dolce.

Annuisco e, la mano stretta nella sua, raggiungiamo all’ascensore.

 

 

***



L’avrebbe davvero fatto? Avrebbe davvero ucciso un suo vecchio amico di avventure per scappare? Per salvare la sua vita?
Per salvare….cosa aveva detto?
Lui non aveva una vita.
Aveva un’esistenza. Un’esistenza priva di scopi e felicità, solo cattiveria e vendetta. E lussuria.
Un crampo allo stomaco, un dolore lancinante all’altezza del petto.

E, nonostante tutto…era riuscito ad innamorarsi

Con rabbia strinse di più il fucile che teneva in mano, puntato al petto del suo vecchio amico biondo, del suo vecchio amico Zell.
Avrebbe davvero spezzato una vita per salvare la sua schifosa esistenza??
Davvero, sarebbe stato capace di farlo?

Le dita gli tremarono per un attimo a contatto con il grilletto.

“Devo farlo per mia madre… per mia madre!”

Zell aveva sempre amato sua madre….

“Edea, ti proteggerò io, non devi aver paura.”

Zell aveva sempre La Madre

Una rabbia mista a dolore e a sofferenza gli fecero pulsare le ferite riportate dopo lo scontro di poco prima con Zell.

Perché Zell…amava davvero.
Zell…era in grado farlo.
Zell, ne era capace.
Fece una leggere pressione sul grilletto.
Lui no.

 

***

 

“E’ la 155!”
“Ok… dai, andiamo!”
Io e Squall stiamo correndo per un lungo corridoio dalla moquette rossa alla ricerca della stanza di Irvine, dove sicuramente si trova anche Zell.

ZellStarai bene?

Non devo pensarci, non devo… Squall ha ragione, devo mantenermi più calma possibile e pensare solo ad arrivare da lui il prima possibile.
Svoltiamo l’ennesimo angolo.
“Dovrebbe essere…Oh!”

Ci fermiamo entrambi all’inizio del corridoio, fissando con sorpresa mista a curiosità la figura esile che sta correndo dalla parte opposta alla nostra.
Si ferma anche lei e ci guarda stupita, portandosi una mano alla bocca.
Restiamo così per almeno cinque secondi.

“Squall! Rinoa!” Esclama.
Squall stringe la mia mano e mi precede camminando verso di lei.
“Selphie…come mai sei qui?” Le chiede lui una volta raggiunta.
“Mi ha preoccupato il modo in cui Zell è uscito di casa e allora l’ho seguito. Voi?”

Sposta lo sguardo da uno all’altro, agitata -la vedo indugiare un secondo di più su di me, ma non dire niente-.
“Zell ci ha chiamato dicendo che sarebbe venuto qui.”
Selphie annuisce mestamente, poi chiude gli occhi.
“Ho paura per quello che possa accadergli.”

Le sue parole le si spezzano in gola, troncate dalla paura e dai ricordi dell’ultima guerra, scaldandomi il cuore.
La guardo con preoccupazione mista a tenerezza.
Selphie era sempre stata forte. Sempre. Fin dal primo giorno in cui ci siamo  conosciute, lei era quella più determinata, più
energica.
Questo rendeva forti anche noi, sempre, accanto a lei.
Come durante l’ultima guerra, nella quale avevamo combattuto fianco a fianco contro il male, lei ci aveva conferito coraggio, forza e unione.

 

Ma, si sa, quando una persona è troppo forte, prima o poi rischia di rompersi.
Quello che accadde proprio a lei, Selphie.
Da quando è finita la guerra e Zell vive con lei, lei si è molto attaccata a lui, e di conseguenza alla sua malattia, che i medici dicono incurabile.
La paura di perderlo, di vederlo morire sotto i suoi occhi, l’ha divorata, indebolendola e facendola diventare tanto, tanto fragile.

Il solo pensiero di non averlo più accanto a sé, la distrugge.

“Selphie…” Le prendo una mano, lasciando per poco quella di Squall, e lei mi guarda stupita, nonostante veda i suoi occhi brillare di una luce strana, simile alla gratitudine.

“Vedrai che andrà tutto bene. Ora dobbiamo solo raggiungerlo e assicurarci che stia bene… Non gli accadrà nulla.”

I suoi begli occhi celesti si riempiono di lacrime alle mie parole: vedo tutto il suo dolore riflesso in quegli specchi trasparenti, e la gola inizia a bruciarmi dalla commozione… ma poi, tristemente, annuisce.

“Sì…andiamo.”

 

***


Irvine strinse i denti. La fitta al cuore faceva male….tanto che, ne era sicuro, avrebbe potuto ucciderlo.

Per questo doveva farlo…doveva premere il grilletto.
Doveva uccidere. Lui.

Indietreggiò di un passo, il fucile stretto in mano.
Si fermò a fissare le sue iridi color del mare in quelle di Zell, sofferenti e impotenti -ma non impaurite.
Irvine doveva farlo.

Doveva…

Ma poi, come se avesse ricevuto l’ennesimo pugno, all’improvviso, spalancò gli occhi.
Avevano bussato alla porta.

Un silenzio irreale e quasi di terrore cadde nella stanza. Attesa.
Il suono si ripetè, accompagnato poi da delle voci che Irvine non riconobbe.

Doveva farlo…

Un ultimo grido da dietro la porta e questa si spalancò.

Irvine si voltò di scatto verso quest’ultima, morendo quasi di infarto nel vedere chi apparve.

 

 

***

 

 

 

Rimango senza fiato per un secondo.

No…un’ora.

No… un anno.

 

Senza capire. Senza connettere quelle che vedo. Senza dare un senso alle figure che sto guardando. Senza comprendere.

Spiazzata.

Completamente.

 

Mentre i miei occhi ruotano da Zell attaccato alla poltrona, una malo alla gola, Irvine in piedi di fronte a lui e… un fucile.

Con la punta a sfiorare la testa di Irvine.

 

 

 

***

 

 Avrebbe preferito che lo vedesse fare una fine migliore.
Avrebbe preferito essere lui migliore.
Avrebbe preferito amarla davvero.
Avrebbe preferito non approfittarsi di lei.
Avrebbe preferito non uccidere mai, nemmeno sé stesso.

E invece, con il fucile puntato alla testa, Irvine voleva suicidarsi.
E la rabbia? E la vendetta? E l’anima impura?

Irvine sorrise.
Forse sarebbe stata la volta buona
.
Addio Rinoa.
Non sono sicuro di amarti… ma…
“Perdonami.”

Fu un sussurro, quasi impercettibile, ma qualcuno poco lontano da lui, lo sentì.

 

***

 

“Perdonami.”

Sento mancarmi il respiro, le gambe cedermi, le forze abbandonarmi.
Una sequenza di immagini mi riempie la mente, l’urlo di Selphie rimbomba nelle orecchie, la mano di Squall che stringe la mia mi brucia la pelle.
E poi... accade.

BOM.

Le gambe tremano e mi accascio a terra, in ginocchio, le mani sul volto.
La mia non è tristezza.
Ma consapevolezza. Consapevolezza di sapere e di non aver fatto niente per salvarlo.
Solo andare a letto con lui.

“Zell!”
“Me ne occupo io!”

E’ stato il mio ultimo regalo, quindi?
Fare sesso con lui ubriaca?

“Oh mio Dio…”
“Tu prendi Rinoa! Prendila, Selphie!”

No.
Perché lui mi ha chiesto di perdonarlo.
E io…

“Rinoa…Rinoa ti prego alzati!”
Selphie…
Mi alza a fatica e insieme usciamo da quella stanza maledetta, seguite a ruota da Zell sorretto da Squall.

… un giorno, forse, lo perdonerò.

 

***

 

 Il profumo dell’erba fresca mi riempie le narici, inebriandomi del suo dolce effluvio.
Accarezzo il manto fatto di piccoli steli verdi e guardo davanti a me.

Un ragazzo alto e moro sta raccogliendo i fiori per me vicino a una quercia.
Quel ragazzo, è mio.
Sorrido.

Lentamente, alzo gli occhi al cielo.

Piccoli spruzzi di nuvole colorano un cielo blu della prima primavera.
Un cielo blu… come i tuoi occhi che ormai non ci sono più.
Sorrido amaramente ripensando a quella maledetta mattina di qualche mese fa, nella tua camera d’albergo.
E rivivendo quei momenti, le tue parole mi rimbombano di nuovo in testa, come una tortura.

 

Riascoltandole, adesso lo capisco.
Capisco ciò che devo fare.

Perdonare.
E ti perdono, Irvine Kinneas.
Io ti perdono.
E, forse, non sarai mai più solo.

-Fine-

 

_Note dell’autrice_:
Fine! Spero vi sia piaciuta… non ero molto sicura di essere riuscita a rendere perfettamente le circostanze come avrei voluto ma… beh, spero comunque che vi sia piaciuto nella sua drammaticità.
Ringrazio coloro che hanno letto e recensito con piacere e chi ha semplicemente letto senza commentare. E’ comunque un piacere, scrivere ^__^
E ora… i ringraziamenti.

 

_Selhin_: *_* Oh, grazie, sei gentilissima! *me arrossisce* Ti ringrazio anche per averla messa nei preferiti ^^. Dopo queste poche prime parole di ringraziamento…ti è piaciuto il capitolo? O meglio, la fine? E’ stato un po’ difficile scriverlo per me, e soprattutto i punti di vista di Irvine, un personaggio complicato e introspettivo.
Spero che ti sia piaciuto e che leggerai anche altro di mio! ^^ Ti mando un grande bacio, Ginnever *_*

 

_Rinoagirl89_: Ciao! xD si, ora è tutto a posto! Comunque grazie, spero che anche questo ti sia piaciuto ^^ Sì, Selphie fuma…non so da dove mi sia uscita sta cosa, ma quando ho scritto che si sedeva sul divano, me la immaginavo che fumava ^^ Spero comunque non sia stato un problema! xD Cmq si, spero presto di avere il tempo per leggere altre cose di te, ora anche con la scuola sono un po’ incasinata.
Ti ringrazio per aver recensito e averla messa trai preferiti^^
Un bacio, Ginnever.

   
 
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