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Autore: Nana_Hale    03/09/2014    4 recensioni
Supernatural AU: The Nanny. Dean Winchester, dopo essere stato licenziato, capita per caso alla porta del miliardario Castiel e si ritrova catapultato a dover fare da tata ai suoi 3 figli adottivi: Garth, Charlie e Kevin. Aiutato dal fedele maggiordomo Sam e contrastato da Crowley, socio di Castiel, Dean se la dovrà vedere con le più terribili tra le creature mostruose: 3 adolescenti. E intanto, qualcosa fra lui e Castiel nasce piano piano...
Genere: Comico, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Castiel, Charlie Bradbury, Crowley, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Il miliardario e la nuova Tata
 
"Tu mi stai licenziando?!?"
La voce del giovanotto dai capelli biondo cenere, fasciato da un paio di skinny jeans neri e una bella camicia rossa, riecheggiò per tutto il negozio di abbigliamento di Flushing nel Queens e per qualche istante sembrò quasi che i vetri vibrassero, pronti per frantumarsi.
"Oh, no, mio caro! Me ne vado io!!!"
Si diresse verso l'uscio, gettando le sue grida verso il corpulento signore dietro al bancone delle vendite, e uscì sbattendosi la porta alle spalle. 
Calò un silenzio pacifico e rilassante per diversi istanti, fino a quando la testa piena di capelli ben pettinati e tagliati corti dell'uomo non sbucò di nuovo dalla porta.
"No, mi hai licenziato tu. Se no mi perdo anche la liquidazione!"
Concluse, risbattendo l'uscio rumorosamente e abbandonando per sempre il suo posto di lavoro nel Queens, inconsapevole del fatto che quella decisione avrebbe cambiato per sempre la sua vita.


"Saaaaaaaam! Fai stare zitti i ragazzi!"
Castiel Sheffield era seduto alla sedia del suo ufficio, nella sua enorme casa a Manhattan; nonostante i suoi 3 figli adottivi si trovassero dalla parte opposta dell'abitazione, riusciva comunque sentire i loro schiamazzi rumorosi e inarrestabili.
Il maggiordomo di famiglia, Sam, arrivò nello studio immediatamente dopo essere stato chiamato, vestito di tutto punto come si addiceva ad un perfetto maggiordomo.
"Mi voleva, signore?"
"Dio, mi serve un'altra tata al più presto. L'ultima Garth l'ha terrorizzata vestendosi da licantropo!"
Castiel si premette le dita sulle tempie, massaggiandosi la testa con forza e sbuffando pesantemente.
"Oh, andiamo, Castiel..."
Sul divanetto di fronte alla scrivania stava seduto Crowley, il socio in affari di Castiel, che non appena si accorse dello spiraglio di opportunità, si alzò per andare alle spalle del suo collega e mettergli le mani addosso, facendogli una specie di massaggio.
"Prova a rilassarti. Stasera abbiamo una festa importante, non devi avere i nervi così tesi! E poi i tuoi figli non ci saranno!"
Nuovamente una serie di urla e rumori molesti di ragazzi si fece sentire e Castiel scattò in piedi battendo un pugno sul tavolo, mandando per terra il vaso che ci stava appoggiato.
"SAM! Per favore, fa qualcosa! E getta fuori questa spazzatura!!!
Sam, che stava sistemando un quadro appeso alla parete, si voltò immediatamente verso Crowley e guardandolo puntò con il dito la portafinestra che dava fuori sul giardino.
"Ha sentito il signore?! Se ne vada!"
In quel preciso istante, prima che Crowley potesse gettare qualche oggetto contundente addosso al maggiordomo per la sua battuta pungente, il campanello d'ingresso trillò e Sam si congedò velocemente per andare ad aprire la porta alla persona che avrebbe portato, se era possibile, ancora più scompiglio in quella casa.


Dean scese dal taxi con la sua tracolla piena di volantini e carte riguardanti i molti prodotti che aveva ancora da vendere per conto del negozio di abbigliamento. Ne aveva avanzati parecchi in casa e dato che poteva tenersi il ricavato delle vendite tanto valeva provare a guadagnare qualcosa alla vecchia maniera: andando porta a porta.
Pagò il tassista e si diresse verso il primo portone che attirò i suoi occhi; quel quartiere era molto altolocato e abitato da decine e decine di ricchi borghesi che non si sarebbero fatti problemi a spendere qualche soldo per delle attrezzature da palestra che poi, molto probabilmente, non avrebbero nemmeno mai usato.
Si fermò davanti alla porta e si diede una controllata del riflesso dello spioncino: Vestiti? Ok. Capelli? Ok. Denti? Mh. Con un rapido gesto si passò il dito indice sulla fila superiore dei denti per pulirli. Era un gesto istintivo che la sua amica Lalla faceva molto spesso per pulirsi il rossetto e che lui aveva acquisito passando tanto tempo con lei a lavorare al negozio.
Quando si sentì soddisfatto, prese un profondo respiro e suonò il campanello.
In pochi istanti, la porta si aprì, e Dean stava quasi per cominciare la sua tiritera di vendita, quando sulla soglia apparve un ragazzone alto quasi 2 metri, vestito con un elegante completo scuro che sorrise garbatamente.
"Lei deve essere qui per il colloquio da tata. Prego si accomodi."
"Tata? Eh? Chi? Oh, d'accordo."
Senza fare nessuna domanda e ancora un po' scioccato dall'aspetto così 'modello di Abercrombie' del maggiordomo, entrò senza pensarci nella casa, rimanendo abbagliato dalla maestosità che si trovò ad osservare.
"Wow. Questa si che è classe."
"Può attendere qui mentre vado a chiamare il signor Sheffield, così darà a lui le sue referenze."

Il giovane maggiordomo sorpassò Dean, indicandogli una sedia vicino al tavolino decorativo dell'atrio, e si diresse dall'altra parte della stanza verso una doppia porta e vi sparì attraverso.
Dean non si mosse per diversi secondi, continuando ad ammirare l'enorme sala in cui si trovava fino a quando una scintilla lo fece riprendere.
"Referenze!"
Si tolse immediatamente la borsa dalla spalla e afferrò uno dei volantini dall'interno poggiandolo sul tavolino, per poi continuare a frugare nella tracolla.
"Penna, penna, penna..."
Lentamente, furtivamente, una figura si avvicinò pian piano alle sue spalle respirando affannosamente, quasi ansimando. Era oramai a meno di un metro da Dean quando fece un balzo in avanti e gli si piazzò proprio alle spalle ringhiando e gridando in modo animalesco.
L'uomo non fece una piega; si voltò lentamente, continuando a frugare nella borsa mentre i suoi occhi si trovavano davanti ad un peloso costume nero da uomo lupo, con tanto di maschera e sangue finto sulla bocca.
"Che, hai una penna?"
Domandò Dean richiudendo la sua tracolla e mettendosi le mani sui fianchi, scrutando la figura impellicciata.
"Aspetta, aspetta..."
Strinse gli occhi e si avvicinò al muso della bestia con la mano; intinse un dito nel sangue finto e, dopo averlo osservato per un attimo, lo annusò confermando la sua ipotesi che si trattasse di ketchup, e fece spallucce.
"Sì, può andare."
Si voltò e iniziò a scrivere col dito sul foglio poggiato al tavolino.
Proprio in quel momento, Castiel Sheffield entrò nella stanza, seguito da Crowley e Sam, e si diresse a passo svelto verso l'uomo che ancora scriveva intingendo di tanto in tanto il dito nella bocca del muso del licantropo alle sue spalle che oramai si era rassegnato e stava immobile senza protestare.
"Complimenti! Non si è lasciato spaventare!"
Esclamò Castiel tendendo la mano verso Dean che, finito di scrivere, si girò immediatamente per afferrarla.
"Oh, questo non è niente! Mio zio Bobby in costume da bagno, quello è spaventoso, mi creda."
"Castiel Sheffield."
"Dean Winchester."

I due uomini si scrutarono per qualche istante studiando le loro incredibili differenze di stile e portamento. Castiel portava un completo blu scuro ed una cravatta celeste in tinta con i suoi bellissimi occhi, mentre Dean indossava gli stessi abiti del momento in cui era stato licenziato: stretti pantaloni scuri e camicia rosso porpora che contrastava e metteva in risaldo i suoi luminosi occhi verdi.
Si sorrisero educatamente e si lasciarono le mani.
"Le sue referenze?"
Chiese Castiel indicando il foglio pasticciato abbandonato sul tavolino.
"Oh, sì! Prego!"
Dean lo afferrò e lo porse al miliardario che lo afferrò con curiosità e divertimento.
"Sangue?"
"Ketchup."
"Originale!"

Si scambiarono qualche battuta sotto gli occhi attenti di Crowley, Sam e del lupo mannaro poi Castiel rimase in silenzio, a leggere con attenzione.
"Mister maglietta bagnata nel '98? Non sapevo ci fosse la sezione maschile!"
Chiese alla fine visibilmente sorpreso alzando lo sguardo.
"Nemmeno i giudici lo sapevano, fino a quando non mi hanno visto uscire dalla piscina."
Rispose Dean dando un colpetto sulla spalla del maggiordomo che ridacchiò a bocca chiusa.
"Vedo che non ha nessuna esperienza come tata ma... è l'unico che non si sia fatto impressionare da Garth quindi..."
Non concluse la frase, ma si limitò a fare un cenno del capo a Sam che senza proferire parole si diresse su per le scale accanto all'ingresso a passo svelto.
Nel giro di mezzo minuto ricomparve preceduto da due ragazzi, un maschio e una femmina, che zompettarono giù per i gradini e si fermarono accanto al licantropo.
"Ha già conosciuto Garth, il più grande."
Il lupo finalmente si tolse la testa pelosa di dosso, rivelando il suo viso. Era un ragazzo magro in volto, molto alto, sui 19 anni e aveva un'espressione simpatica e vivace.
"Lei è Charlie."
Castiel indicò la bella ragazza accanto a Garth: sui 15 anni, lunghi capelli rossi raccolti in una coda alta, grossi occhiali da nerd e il viso piegato in una smorfia di noia e irritazione e disagio. Non voleva essere lì. Assolutamente no.
"Che splendida ragazza..."
Disse Dean sorridendo dolcemente.
"Scommetto che è piena di ragazzi."
Esclamò rivolgendosi a Castiel ma subito Garth lo corresse.
"Non ha nessun ragazzo. Lei preferisce le ragazze. Ma non ha nemmeno quelle!"
Ridacchiò appena prima che uno sguardo fulminante di sua sorella lo trafiggesse facendolo zittire all'istante.
"Oh, beh, fa lo stesso! Vedrai che te ne troveremo una meravigliosa."
Dean le regalò un occhiolino di complicità e per un istante gli parve di scorgere l'ombra di un sorrisetto sull'angolo della bocca della ragazza.
Soddisfatto, si chinò verso Castiel abbassando la voce.
"Una o l'altro, cercano tutti qualcuno con le stesse tre cose: abilità nel guardaroba, abilità in cucina e abilità in camera da let-emh... cioè, voglio dire, nel rifare i letti..."
Accorgendosi troppo tardi di parlare proprio con il padre della giovane interessata, Dean si allontanò di nuovo facendo piccoli e imbarazzati colpetti di tosse.
"E lui è Kevin..."
Continuò Castiel senza dare troppo peso a ciò che era appena successo.
Il più piccolo della nidiata, sui 12 anni, fece un passo avanti e Dean subito gli prestò molta attenzione, pensando che volesse presentarsi da solo.
"Sento un vuoto incolmabile nel profondo della mia anima."
Disse il ragazzino con convinzione e parole degne di uno psicologo di mezza età. 
Dean non si lasciò minimamente toccare dalla cosa, a differenza di ciò che tutti i presenti temevano, e si abbassò con il busto per parlare al ragazzino poggiandogli una mano sulla spalla.
"Per quello ho la soluzione. Torta e una soap opera spagnola. Vai sul sicuro."
Rimasero tutti stupiti; Castiel sollevò le sopracciglia, incredulo, Sam sorrise divertito e Crowley capì subito che provava ben poca simpatia per quel giovanotto pericolosamente vicino alla sua preda: Castiel.
"Ora potete andare, ragazzi."
Li congedò il padre, e questi saltellarono via di corsa, regalando un ultimo sguardo all'uomo appena arrivato, e sparendo sù per le scale da dove erano venuti
Rimasti soli tra adulti, Castiel si rivolse a Dean infilandosi le mani in tasca.
"Che ne dice di un periodo di prova?"
Chiese cordialmente e subito un largo sorriso si fece spazio sul viso del giovanotto.
"Accetto!"
"Ottimo! Sam le spiegherà tutto!"

Rispose facendo cenno al maggiordomo di isitruire Dean su la farsi. Appena prima che potesse iniziare a parlare, Crowley lo intercettò prendendo per primo la parola.
"Castiel! Ricordati della cena di stasera. Verranno qui tutte le persone più importanti, quelle che contano!"
"Oh, e allora perchè lei è invitato?"

La battuta di Sam spezzò il discorso dell'uomo che lo incenerì subito con gli occhi mentre Dean tentava in ogni modo di trattenersi dal ridere.
"Non ci hanno presentati. Crowley, socio i affari del signor Sheffield."
"Piacere."

Dean gli strinse la mano continuando a stringere le labbra per non ridergli proprio in faccia.
"Ora Sam le mostrerà la sua camera, Signor Winchester."
"Per favore, mi chiami Dea-Cosa?! La tata viene a stare qui?!"

Dean sgranò gli occhi sorpreso e sull'orlo di un'esplosione di gioia.
"Certo."
Castiel rispose allontanandosi dalla stanza insieme a Crowley per tornare nell'ufficio, lasciandolo solo con il maggiordomo.
"Caspita. Non vi fate mancare niente qui."
Sam sorrise capendo subito che sarebbero andati molto d'accordo loro due.
"Si troverà bene qui."
"Dammi del tu, Sam."
"Va bene, Dean."

Si strinsero la mano anche loro per la prima volta, nonostante Sam fosse la primissima persona che aveva incontrato entrando in quella casa.
"Allora, cos'è questa festa di cui parlavano?"
"E' una cena con la quale il signor Sheffield e il signor Crowley vogliono incontrare alcuni importanti investitori."
"Oh, ma allora è una cena importante! Dobbiamo prepararci!"

Dean si accese come una lampadina e si allontanò da Sam salendo le scale di corsa, facendo i gradini a due a due.
"Ragazzi! Usciamo! Vi porto a fare shopping!!!"


"Tu non hai idea di quanto lavoro avrò da fare con questi ragazzi, Lalla."
Dean, appoggiato al bancone del negozio in cui lavorava fino a quella mattina, osservava i due ragazzi vagare tra i vestiti e provare e riprovare abiti diversi mentre la giovane Charlie stava seduta su una poltroncina a sfogliare annoiata una rivista. Il suo capo non c'era e così aveva deciso di andare lì e comprare tutto quello che voleva usando lo sconto dipendenti che ancora non gli era stato tolto.
Dietro al bancone, alla cassa, Chevy Impala detta Lalla, collega e migliore amica di Dean da tantissimi anni, ascoltava il suo racconto di come si era ritrovato a fare da tata a quei 3 giovani.
Era una donna sui 40, alta, snella, dalla pelle scura, con lunghi capelli ricci e neri e due profondi occhi castani; vestiva sempre con succinti abiti scuri di pelle o jeans strappati.
"Lei, la ragazza lì, è chiusa a riccio. Mentre gli altri hanno fin troppa personalità." 
Osservarono Garth indossare una giacca marrone con frange in stile cowboy mentre Kevin si provava un frac più grande di almeno 3 taglie, con le code così lunghe da toccare quasi per terra facendolo sembrare un pinguino.
"Beh, tu sei bravo. te la caverai. E poi, puoi insegnargli un po' di trucchi per rimorchiare!"
Dean si voltò accigliato verso di lei.
"Baby! No! Non spetta a me insegnargli i trucchi io sono solo la tat-hey, no, un momento, io sono la tata spetta proprio a me! Ragazzi, venite qui!"
Li chiamò a raccolta e subito i due maschi si precipitarono come erano vestiti mentre la giovane lentamente si alzò e si trascinò vicina.
"Garth, Kevin, scegliete un vestito, scuro, niente frange e lasciate stare i gessati o sembrerete usciti da Il Padrino."
Li mandò a briglia sciolta per il negozio e si voltò a fissare Charlie, concentrandosi solo su di lei.
"Io non mi cambio."
Disse immediatamente lei sentendosi osservata.
"Non voglio che ti cambi, per me tu sei una stupenda nerd così come sei, ma è perchè io ho un dono."
Rispose Dean passandole oltre e facendo finta di non prestare attenzione.
"Che dono?"
Chiese immediatamente lei, incuriosita, abboccando all'amo.
"Io vedo cosa c'è sotto i vestiti."
Esclamò l'uomo poggiandosi le mani sui fianchi, tutto soddisfatto.
Charlie sollevò un sopracciglio.
"Potrei denunciarti per questo."
"Voglio dire che vedo oltre la tua facciata e so che non sei asociale e grigia come appari. Sono sicuro che c'è un vulcano dentro di te."

Si avvicinò a lei andandole alle spalle e spingendola verso la finestra fino a quando non riuscì a vedere il loro riflesso nel vetro.
Con un rapido movimento le sciolse la coda di cavallo e le spostò i capelli davanti alle spalle; le spostò gli occhiali, sollevandoglieli sopra la testa come fossero un cerchietto e poi, con un rapido gesto della mano, indicò un luogo fuori dalla vetrina, dall'altra parte della strada.
"Non vuoi che lo vedano anche gli altri questo vulcano?" 
Charlie, rimasta fino a quel momento in balia delle abili mani di Dean, finalmente si riprese e scrutò oltre il vetro, verso il negozio che l'uomo stava indicando. Appena lesse l'insegna il suo sguardo si illuminò e stupita ma felice si voltò verso Dean mostrandogli il primo splendido sorriso di mille altri che lui sarebbe riuscito a strapparle entrando nella sua vita.


La sala di casa Sheffield era colma di invitati: tutta gente di alto rango, piena di soldi e una gran puzza sotto il naso. Giovani camerieri e cameriere passavano tra la gente con vassoi colmi di stuzzichini e calici di champagne.
Castiel, sempre scortato dall'immancabile Crowley, stava  proprio per parlare con uno dei più ricchi impresari presenti quella sera quando Sam comparve al suo fianco intercettandolo e elegantemente gli fece sapere che Dean lo mandava a chiamare perchè si trovasse davanti alle scale del corridoio.
Castiel non fece obiezioni ne si lamentò per la richiesta, al contrario di Crowley che lo inseguì per tutta la strada lagnandosi rumorosamente.
"Se ne sta andando! E se non concludiamo subito questo accordo col signor Kripke niente potrà salvare il film! Sarò costretto a offrire me stesso!"
"Ma lo fermerà questa minaccia?"

Lo colpì Sam con una frecciatina immancabile appena prima che tutti e tre arrivassero davanti alla scalinata.
Sulla cima delle scale subito apparvero Garth e Kevin, stretti nei loro eleganti completi, uno blu, l'altro grigio, e scesero le scale quasi di corsa.
Castiel li guardò sorpreso.
"Chi è mai riuscito a farvi vestire come persone civili?"
Chiese sarcastico, dando una pacca sulla spalla ad entrambi.
"E' stato Dean."
Una voce femminile comparve dall'alto delle scale e Cas subito alzò lo sguardo, rimanendo abbagliato.
Charlie, una Charlie che nessuno aveva mai visto, fasciata da un bellissimo vestito bianco, stranamente simile a quello di Galadriel nel film Lo Hobbit, con tanto di sottile corona d'argento a tenerle indietro i capelli dal viso.
"Mio Dio..."
Si lasciò sfuggire Castiel nel vederla scendere le scale.
"Sei magnifica, Charlie."
Le prese la mano per farle scendere l'ultimo gradino e le diede un bacio sulla guancia.
"La tata vorrebbe parlarle, signore."
Disse Sam accostandosi all'orecchio di Castiel che subito si voltò.
"Certo! Dov'è?"
"Sono quassù!"

La voce profonda di Dean fece girare tutti i presenti che si bloccarono, come pietrificati.
Castiel si accorse di aver smesso di respirare solo quando Dean fece il primo gradino per scendere, mentre rimaneva con gli occhi dentro ai suoi e un sorriso affascinante sulle labbra. Portava un meraviglioso completo rosso borgogna con scarpe nere come il fazzoletto ricamato che gli usciva dal taschino. Aveva la barba leggermente sfatta, i capelli erano pettinati in modo impeccabile, ancor meglio di qualche ora prima, quando si erano conosciuti, e la camicia, sempre nera, con i primi due bottoni slacciati, lo rendeva sexy in un modo che poteva essere definito illegale.
"Scusate il ritardo, ci stavamo preparando per la festa."
Disse Dean arrivato alla fine delle scale, proprio davanti a Castiel.
"Festa? Ma voi non eravate invita-"
"Non doveva andare a rovinare la vita a qualche impresario?"

Sam interruppe Crowley prendendolo per le spalle e portandolo nella sala del ricevimento di peso.
"Possiamo restare alla festa?"
Chiese Kevin a Castiel posizionandosi di fianco a Dean.
"Possiamo, papà?"
Insistette Charlie prendendogli la mano.
"Dai, possiamo, papà?"
Disse Dean divertito, mentre piegava la bocca facendo il labbro triste.
"E va bene, restate! Ma niente scherzi, d'accordo?"
"Yeeeeeee!!!"



La festa continuò senza intoppi e pian piano tutti gli invitati si congedarono e tornarono alle loro case lasciando sostanziosi contributi a Castiel e Crowley.
Quest'ultimo se ne andò dal party quasi completamente ubriaco, tanto che Sam dovette trascinarlo fuori dalla porta sul retro, scaraventarlo su un Taxi, e farlo partire. Ovviamente dopo aver dato al tassista l'indirizzo sbagliato.
Tutto si calmò nella casa: Kevin e Garth si erano addormentati sui divani e solo Castiel e Dean erano rimasti a parlare davanti alle scale dell'ingresso.
"La devo proprio ringraziare, Dean, per aver fatto questo ai miei figli. Non li vedevo così allegri da parecchio tempo."
"Signor Sheffield, è il mio lavoro!"

Rispose Dean facendo l'occhiolino.
"A proposito, dov'è finita Charlie?"
"Non lo so, non la vedo da un po' in effetti."

Si guardarono intorno per qualche secondo poi, l'attenzione di Castiel venne attirata da qualcosa di bianco, visibile attraverso il vetro, che si muoveva fuori dalla porta d'ingresso.
"Oh, eccola, è qui fuori."
Fece un paio di passi e aprì la porta trovandosi di fronte una scena che non si sarebbe mai aspettato di vedere: Charlie era abbracciata a una delle cameriere, e la stava baciando.
"Charlie!"
Gridò Castiel colto alla sprovvista.
"Papà?!"
Ripose la ragazza staccandosi dall'altra che subito diventò paonazza e si ritrasse.
"Cosa stai facendo???"
"Mi...mi dispiace. signor Sheffield, me ne vado subito."

La giovane cameriera scappò via, imbarazzata come non mai e Charlie tentò di fermarla, ma inutilmente.
"Tu vieni dentro, signorina!"
Castiel la fece rientrare e chiuse la porta con violenza.
"Come hai potuto??"
Disse con rabbia la giovane dai capelli rossi.
"Cosa? Che? Cos'è successo?"
Dean si avvicinò a lei molto incuriosito dato che non era riuscito a vedere cosa accadeva fuori dalla porta.
"Stava palpeggiandosi con una ragazza qui fuori!"
"Ci siamo solo baciate!"
"Ti ha baciata?!"

Dean afferrò il braccio di Charlie sorridendo di gioia.
"Si..."
"Evvai così, sorella!!!"
"La volete smettere!!!"

Urlò Castiel mettendosi fra di loro, fronteggiando Dean.
"E' solo una bambina!"
"Guardi che non è più una bambina oramai."
"Ho 16 anni compiuti!"
"Esatto, e quando io avevo 16 anni-"

In quel preciso istante, Castiel fulminò Dean con lo sguardo.
"No, questo è meglio che non lo dico..."
Concluse Dean abbassando il volume della voce fino a farla scomparire.
"Charlie, vai in camera tua."
La ragazza desiderava ardentemente protestare di nuovo ma conosceva suo padre ed era troppo triste per continuare a combattere, quindi scappò via in camera sua.
Dean superò Castiel per inseguire la giovane, ma subito venne fermato dalla voce del padrone di casa.
"E' tutta colpa sua."
"E io che ho fatto, scusi???"

Castiel fece un passo verso di lui.
"E' solo una ragazzina, non è una donna!"
"Sua figlia è cresciuta e non smetterà di farlo. Lei mi ha assunto per aiutarla o sbaglio?!"

Dean rispose a testa alta, sostenendo lo sguardo a avvicinandosi a sua volta.
"Lei non è adatto a farlo."
"Oh, e invece lei lo è?? Bel padre, ha fatto piangere sua figlia invece di fare festa ad un bacio che le leva un po' di complessi!"
"Grazie per l'opinione data dalla sua grandissima esperienza!!!"
"E' quello che penso!"

Dean si piantò i pugni sui fianchi sbuffando come un drago e per un istante cadde il silenzio mentre i due uomini si rendevano conto di essere arrivati a pochi centimetri l'uno dal naso dell'altro.
"E' licenziato."
Disse Castiel voltandosi e allontanandosi da lui.
"COSA?! Oh, no, caro! Me ne vado io!!!"
Dean si voltò a sua volta picchiando piedi e uscendo dalla porta, per poi rimettervi la testa dentro una manciata di secondi dopo ripetendo per la seconda volta in un giorno la stessa frase.
"No! E' lei che mi licenzia! Se no mi perdo anche la liquidazione!"


Castiel era rimasto seduto nel suo ufficio per più di un'ora dalla fine della festa e dal licenziamento quando Sam entrò, nella mano un piatto con sopra del cibo.
"Non ha mangiato niente stasera, quindi le ho portato qualcosa."
Poggiò il piatto sul tavolo insieme ad un tovagliolo e fece per uscire di nuovo quando il miliardario iniziò a parlare.
"Ho avuto una reazione eccessiva, vero, Sam?"
"Come Al Capone a San Valentino, direi..."

Provò a scherzare Sam, riuscendo a far nascere un piccolo sorriso sul viso di Castiel.
"Considero Charlie come la mia bambina e mi fa paura l'idea di perderla."
Tagliò un pezzo di quello che aveva nel piatto con la forchetta e se lo mise in bocca fermandosi a contemplare il sapore che aveva.
"E' buono. Cos'è?"
"La tata l'ha comprata oggi pomeriggio. Apple Pie."
"La tata..."

Sospirò Castiel pensieroso.
"Sì, signore. Quello che ci voleva in questa casa, no?"
"Sam..."

Il miliardario lo guardò per un attimo negli occhi.
"Tu non ti riferisci alla torta, vero?"
"Eh, no, signore... direi di no."



Dean era steso sul divano di casa a guardare la sua Soap Opera spagnola alla TV, con indosso jeans e T-shirt nera, quando zio Bobby comparve dalla cucina con in mano dei tramezzini stracolmi di qualsiasi cosa si possa mettere in un tramezzino.
"Vuoi un tramezzino, Dean?"
"Oh, no, Bobby. Il cibo non mi leverà l'amaro in bocca questa volta."
"Ah, stronzate! Un po' di porcherie ti aiutano a campare!"

Dean sorrise sollevando la schiena e portandosi a sedere mentre con la mano si allungava in direzione dei tramezzini.
"E va bene..."
In quell'istante il campanello dell'appartamento suonò facendo sobbalzare entrambi; Dean si ficcò il panino in bocca tutto per intero e si alzò di scatto.
"APkjRO IOjdsw!"
Bofonchiò andando verso la porta, quasi strozzandosi col cibo.
Guardò dallo spioncino e un'imprecazione gli sfuggì dalle labbra; finì di inghiottire il tramezzino e aprì.
Sulla porta stava Castiel, ancora vestito con lo smoking della festa e in mano una piccola valigia scura.
"Signor Sheffield!"
"Mi... mi dispiace disturbarla a quest'ora, Dean ma, ecco, ho riportato le sue cose che erano rimaste da noi."
"Un signore come lei non disturba mai! Bobby Singer, zio di Dean."

Bobby afferrò avidamente la mano di Castiel stringendola con forza e scuotendola con affetto, lasciando l'uomo un po' intontito.
"Castiel Sheffield, molto lieto..."
"Si accomodi! Vuole un tramezzino?"
"Ehm…"
"Bobby, lascialo in pace! E facci parlare da soli!"

Intervenne prontamente Dean spedendo Bobby nell'altra stanza, vedendo Castiel visibilmente imbarazzato e sconcertato dalla situazione.
Rimasero in silenzio per almeno 5 minuti seduti sul divano, guardandosi intorno casualmente e sorridendosi impacciatamente quando i loro sguardi si incrociavano.
"E Charlie?"
Chiese infine Dean non reggendo più il silenzio.
"Charlie si rifiuta di parlare con me, ma Garth mi ha detto che sta bene."
Rispose Castiel e subito dopo cadde di nuovo il silenzio più totale, fino a quando il miliardario non si decise a parlare.
"Mi dispiace che la cosa non abbia funzionato."
"No, è che noi due vediamo le cose in modo troppo diverso. Lei pensi, stasera al posto suo, uno come me, non me lo sarei fatto scappare via."
Dean piantò i suoi occhi luminosi in quelli di Castiel sollevando un sopracciglio.
"Già, ma non sta al posto mio! E forse... e dico forse, le nostre diversità non sono un male. Forse potrebbero essere un bene. Quindi... ehm…"
"E avanti lo dica!"
"C-che dovrei dire?"

Dean si alzò in piedi poggiandosi le mani sui fianchi.
"Oh , su! Lo dica che si metterebbe in ginocchio qui e ora per riavermi!"
Castiel scattò in piedi come una molla aggrottando incredulo le sopracciglia e spalancando la bocca pronto ad alzare la voce appena prima che Dean gli afferrasse il viso fra le mani e gli stampasse un bacio a schiocco in fronte.
"MA... COSA?!"
"Accetto le sue scuse! Bobby, le valige! Torno a fare la tata!"

____________________________________________________________________________________________________________________
Buonsalve a tutti!!!
Ecco qui il primo capito di questa Fanfiction a tempo perso che sono stata costretta a scrivere sotto minacce dopo aver creato QUESTE IMMAGINI 
Prometto che arriveranno altri capitoli appena avrò il tempo e l'ispirazione a mio favore!!!
Byebye!
-Nana

 
 
  
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