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Autore: hikarisan    03/09/2014    4 recensioni
“Io ti amo Sanae, ma non è giusto chiederti di stare insieme. Non adesso.”
Tsubasa si dichiara a Sanae dopo essersi battuto con Kanda, ma non tutto va per il verso giusto. Loro due non si mettono insieme. Cosa succederà allora alla manager ed al capitano?
La storia è ambientata ai giorni nostri, dove la tecnologia ha preso il sopravvento.
Genere: Commedia, Generale, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Mamoru Izawa, ora tu mi dici tutto, tutto, tutto!”
 
“Scordatelo manager, sono cose privatissime!”
 
“Cose private? Cambi una fidanzata a settimana e lo sa tutta la scuola!”
 
“Vuoi provare piccola?”
 
“Manco morta!”
 
Izawa riceve in faccia un fazzoletto appallottolato tiratogli dalla manager, mentre tutta la squadra sorride alla scena a cui sta assistendo. Erano andati a cena tutti insieme in un famoso localino al centro di Nankatsu, per festeggiare la vigilia tutti insieme. Erano passati nove mesi dalla partenza del capitano e tutto procedeva a meraviglia per lei: si era liberata di quell’amore che la opprimeva, era addirittura uscita con qualche ragazzo, anche se non li aveva trovati per nulla interessanti, il corso di fotografia andava alla grande ed aveva trovato dei nuovi splendidi amici a Tokyo. Procedeva tutto a gonfie vele.
 
“Pianeta Terra chiama la nostra piccola manager! Sanae, ci sei?”
 
A chiamarla era stato quello che da un po’ era diventato un suo amico intimo, tanto da ospitarlo spesso a casa quando il padre non c’era per lavoro.
 
“Taro Misaki, sono qui, proprio accanto a te.”
 
“Pensavo la tua mente fosse rivolta ad bel maschio muscoloso che vive a Tokyo.”
 
“La vuoi smettere con questa storia? Tra me e Kojiro non c’è nulla.”
 
“Non stavo parlando di Kojiro infatti.”
 
Taro le sorrise conciliante e le fece l’occhiolino, facendole imporporare le guance. Aveva dato un bacio a Wakashimazu l’ultima volta che era andata a Tokyo, ma era colpa dell’alcool, mica l’aveva fatto volutamente! Aveva bevuto un bicchierino di troppo ed il portiere della Toho l’aveva portata fuori al locale per farle prendere un po’ d’aria, quando si erano ritrovati pericolosamente vicini e c’era stato il bacio. Il giorno dopo lei era partita e non c’era stato modo di parlarne. Si era sfogata con Taro e Yukari, ed entrambi avevano riso della situazione, immaginandosi la faccia della manager in quella situazione.
 
“Non so se Kojiro sappia, ma sono in un bel guaio.”
 
“… Naaaaah… Però è meglio parlarne dopo, quando ti riporto a casa.”
 
“Manager, perché sei nei uai con Hiyuga? Cosa ti ha fatto?”
 
Rieccolo Ryo-guai-se-toccano-la-mia-manager-Ishizaki. Ancora non la smetteva di comportarsi come mamma chioccia.
 
“Niente Ryo, solo che gli aveva promesso che sarei andata su il prossimo week-end ma poi mi hanno messo un’uscita con il corso di fotografia a cui non posso rinunciare.”
 
“Permaloso com’è non ti rivolgerà la parola per un mese. Poco male.”
 
“Ryo…”
 
“Pensa a noi poveri maschietti che siamo costretti a lavarci le divise tutti i giorni, sigh, sigh.”
 
“Piagnucola di meno, dovete crescere anche voi!”
 
 
 
La ragazza versò la cioccolata calda nelle tazze e ne passò una al ragazzo seduto al tavolo.
 
“Grazie.”
 
“Prendo panna e mushmellow?”
 
“Magari anche i biscotti.”
 
Sanae aprì lo sportello della credenza e prese tutto l’occorrente per una merenda notturna, posandolo sul tavolo della cucina.
 
“Sono contenta che tu abbia ripreso a fare i pasti regolari, eravamo tutti preoccupati.”
 
“Un po’ papà, un po’ voi… Mi avete aiutato a superare quella fase.”
 
“Tutti pensavano che fossi io ad avere un crollo, i primi tempi Ishizaki mi chiamava due, tre volte al giorno per sapere se mangiavo e dormivo regolarmente… Da te nessuno se lo aspettava, non l’avevamo neanche capito… Fino alle visite mediche.”
 
“… Acqua passata, ora mangio il doppio di prima… Parliamo di te piuttosto, e di Karate Kid.”
 
“Se sa che gli hai dato un soprannome ti uccide.”
 
“Naaaah…. Parlami della situazione piuttosto.”
 
La ragazza fece un sospirò e si sedette di fronte all’amico, prendendo la sua tazza fra le mani e bevendo un sorso della bevanda calda.
 
“Non lo so… Non so cosa abbia significato per Wakashimazu, ma io di certo non me la sento di iniziare qualcosa con lui.”
 
“Prendila con più leggerezza Sanae, è stato solo un bacio. Esistono baci e baci. Ci sono i baci che si danno perché si è attratti fisicamente ed i baci che si danno perché c’è un coinvolgimento sentimentale.  Si può anche baciare e non pensare a niente dopo Sanae, basta che ne siate entrambi consapevoli.”
 
“Spero lo sappia anche lui… Odio non sapere cosa fare.”
 
“Anche questo è colpa della tua testa dura, ti sei fossilizzata così tanto su Tsubasa che ti sei preclusa qualsiasi tipo di esperienza. Direi che è ora di recuperare no?”
 
“… A tal proposito Taro… Io non vorrei metterti in difficoltà con Tsubasa, lui è il tuo migliore amico e…”
 
“E cosa? Il bene che voglio a Tsubasa è pari a quello che proverei per un fratello, ma questo non c’entra nulla con te. Posso essere tranquillamente amico di entrambi, sta tranquilla… Né io parlerò di te a lui, né tu saprai di lui.”
 
“Grazie Taro. Sei un tesoro.”
 
“Quindi mi merito una fetta di dolce?”
 
“Ovviamente.”
 
La ragazza si alzò e prese dal frigo la torta di mele.
 
“… Ti manca Parigi?”
 
“Il mio posto è qui.”
 
“Non ti ho chiesto dov’è il tuo posto ma se ti manca Parigi.”
 
“… Mi manca, è uno dei pochi posti in cui ho vissuto per più di un anno. Parigi era bellissima, aveva tutto quello che ho sempre desiderato. Mi sono sentito a casa dopo tanti anni.”
 
“Azumi…?”
 
“Già… Azumi… Tu pensi che io sia come Tsubasa, che ha paura di non amarla abbastanza… Io invece ho paura del contrario, che lei non mi ami abbastanza… E che mi lasci, come ha fatto mia madre.”
 
“Tu non sei come lui. Hai avuto una vita più complicata, con meno sicurezze. Azumi questo lo sa.”
 
“… Vorrebbe tornare a studiare a Tokyo un giorno… Chissà…”
 
“… Taro, tua madre è a Sendai, ricomincia da lei. Valla a trovare.”
 
“No. Se non mi ha cercato fino ad ora vuol dire che non mi ha mai voluto.”
 
“No Taro, lei ha rispettato la tua decisione di non volerla vedere cinque anni fa.”
 
“Ed i primi undici anni della mia vita? Io non sono un oggetto, non ho una scadenza. Ora ho sedici anni, cosa me ne faccio di una madre?! Ora so badare a me stesso da solo… E lo faccio da quando ho dieci anni.”
 
“Provaci almeno! Che ti costa darle una possibilità?!”
 
“Non ora che ho trovato una stabilità mentale. Non le permetterò di rovinare tutto… Ho papà, e mi basta.”
 
“… Ed hai noi. Ti farò io da mamma fino a quando non ti deciderai ad aprire gli occhi.”
 
“Comincio ad aver paura.”
 
 
 
 
La ragazza sistemò la macchina fotografica nel suo armadietto e chiuse lo sportello con la combinazione, pronta ad andare in classe per le lezioni pomeridiane.
 
“Nakazawa.”
 
Appena si girò si trovò davanti una margherita.
 
“Kanda, grazie… Non dovevi.”
 
“Ma ti pare. Niente rose in quanto ti preferisco solare e semplice come una margherita, piuttosto che vanitosa come una rosa.”
 
“Non so se considerarlo come un complimento od un’offesa.”
 
“Ti consideri una rosa Nakazawa?”
 
“No, io non ho spine.”
 
Sanae prese la margherita e ne ispirò il profumo.
 
“Potremmo andare a Tokyo domenica, c’è una mostra di fotografia che potrebbe interessarti. Uniamo l’utile al dilettevole: tu esci con me, e tu vedi una mostra che ti piace tanto... Prometti che ci penserai?”
 
“… Non ho bisogno di pensarci. Prendiamo il treno delle undici?”
 
Il ragazzo sorrise meravigliato.
 
“Sul serio?”
 
“Sul serio… Ma non montarti la testa.”
 
“Assolutamente no! Ti giuro che non te ne pentirai!”
 
“Vai in classe prima che il tuo essere così appiccicoso mi faccia cambiare idea!”
 
“Volo.”
 
Il ragazzo sparì nel corridoio e la ragazza sorrise, sentendosi per la prima volta libera in vita sua.
 
“Finalmente hai seguito il mio consiglio.”
 
Disse Taro circondandole le spalle con un braccio.
 
“Dì al pugile che dovrà fare il bravo o dovrà vedersela con me.”
 
“Riferirò.”
 
 
 
 
 
*Come va in Brasile?*
 
*Bene, ora sono di casa qui. Roberto è peggio di mamma chioccia.*
 
Misaki sorrise leggendo il messaggio e lasciò perdere per qualche minuto i compiti stendendosi sul letto con il cellulare davanti agli occhi.
 
*Non lo facevo così.*
 
*Ha preso sul serio il ruolo di tutore.*
 
*Hai incontrato qualche brasiliana carina?*
 
*Di brasiliane carine ce ne sono a iosa. Ma sono qui per concentrarmi sul calcio.*
 
*Questo non significa astinenza perenne.*
 
*Io non ne voglio una qualunque. Io volevo lei.*
 
*Apri gli occhi signorino, e guardati intorno. L’hai persa, fattene una ragione.*
 
*Tu ti sei rassegnato?*
 
*Io sto già uscendo con un’altra.*
 
Parte di verità detta a fin di bene. Stava provando a vedersi con qualcuna, anche se la maggior parte finivano liquidate dopo il primo appuntamento. Nessuna di loro leggeva il confronto con lei, almeno per ora. Il primo amore non si scorda facilmente d’altronde; Tsubasa ci avrebbe impiegato un po’ ma poi se ne sarebbe fatto una ragione… Oppure avrebbe fatto una di quelle pazzie ch si fanno solo per amore.
 
 
 
 
  
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