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Autore: skippingstone    06/09/2014    1 recensioni
"Mi avevano detto che pensare troppo fa male, mi avevano detto che sarebbe passato tutto eppure la testa mi scoppia, gli occhi bruciano e respirare sembra la cosa più difficile da fare. Rifletto sulla mia probabile morte e sorrido, almeno potremmo stare vicino. Posso affermare di aver combattuto per tutti quelli che non sono riusciti a farlo: ho combattuto anche per te.
Se, invece, riuscirò ad uscire da questa Arena, non sarò più lo stesso: tutte le cicatrici si stanno aprendo nell'interno della mia bocca lasciando un retrogusto di sangue e troppe sono nel cuore. Anche se uscissi da questa Arena, non ne uscirei vincitore. Ho già perso tutto.
Tutto tranne una cosa: la voglia di vendetta.
Possa la luce essere, ora, a mio favore!"
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Altri tributi, Presidente Snow, Tributi edizioni passate
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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26. La legge della natura
 
La strada di casa è più oscura del solito. Mi fa male la guancia, maledettamente.
Mi chiedo cosa ho fatto di male per meritarmi questo. Davvero, cosa ho fatto?
«Mamma, torniamo a Capitol City! Ti prego.» – è questo che ho detto a mia madre, per l’ennesima volta. La risposta, però, è sempre la stessa: «Bisogna restare qui, siamo più utili nel distretto 2 che nella capitale, questo è il nostro posto!»
No, questo non è il mio posto e non devo restare qui. Non ho amici, non ho persone con cui giocare, parlare, ridere. Mio fratello, da quando siamo qui, è un’altra persona. Ha cambiato pettinatura, indossa i vestiti del distretto 2, si diverte con gli altri e non con me. Che cosa ho fatto a lui? Perché non vuole stare un po’ con me?
«Non piangere Snow, non piangere!» – mi dico sottovoce queste parole. Cerco di distrarmi parlando con me stesso. Se mi distraggo, se faccio così, mi concentrerò sulle parole e non sulle lacrime che vogliono scoppiare dagli occhi. Quest’ultime stanno combattendo contro il mio volere. Loro vogliono disperatamente uscire ma io trattengo tutto e, così, le lacrime restano incastrate. Proprio per questo, visto che non riesco a vedere in modo chiaro, cado a terra.
Penso immediatamente che, per oggi, non sia finita qui. Non è bastato picchiarmi, insultarmi, adesso i bulletti del distretto 2 mi fanno anche cadere a terra. Mi alzo e… vorrei difendermi, ma non so farlo. Mio padre insegna a mio fratello come difendersi, non a me. Ma, quando mi guardo attorno, non ci sono i ragazzi del distretto 2, i bulli. Loro non sono qua. A terra c’è solo un ragazzino. È estraneo dal mondo, non sembra neanche essersi accorto di me. Solo dopo un po’ di secondi alza il capo e mi dice, come se niente fosse: «Guarda, sta crescendo una rosa bianca.»
Guardo la sua rosa bianca, lui e… non so, ma la guancia non fa più male.
 
Sorridiamo. Era così evidente la cosa, così palese, così elementare che non avevamo neanche pensato a una cosa del genere.
«Il distretto 13. Nel creare questi Giochi, bisogna darne atto, sono proprio bravi.» - Chimio sembra essere quello più sorpreso.
«Strateghi, sempre con una strategia pronta.» – commenta Søren.
«Ora che noi conosciamo la loro strategia, quale sarà la nostra?» – chiedo. – «Abbiamo capito dove ci troviamo, ma gli altri? Se non lo sanno, abbiamo un vantaggio su di loro. Bisogna sfruttare questa cosa!»
Provo a ricordare ciò che conosco del distretto 13, degli eventi della rivolta, della storia di Panem. Tutto quello che riesco a elaborare, però, non mi è utile. Del distretto 13 so che è stato distrutto da Capitol City, che è stato il primo distretto ad aver iniziato la rivolta e che produceva armi nucleari.
«Chimio…» – lo chiamo con tono implorante. – «…attiva il cervello e pensa: io non trovo vantaggi e nulla.»
«Ehi!» – Søren mi colpisce – «A me non lo dici? Credi che non lo abbia un cervello?»
Scoppio a ridere: «Davvero hai un cervello? Non riesco a crederci.»
L’unica ragazza del gruppo imita una risatina, sta continuando a prendermi in giro.
Se non ci fosse lei, la situazione sarebbe insostenibile.
 
Siamo seduti sulle macerie, ancora davanti al Palazzo della Giustizia del distretto 13.
Chimio, con il mio pugnale, sta scavando terra e polvere cercando di scrivere e rendere chiare le idee, la nostra strategia. Sta facendo come quando, sulla sabbia, si scrive qualcosa. Ha messo nero su bianco già molte cose e ha cura di cancellare il numero 13 ogni qualvolta lo scrive. Fa così perché ha pensato che, se dovessimo scappare, almeno gli altri non possono comprendere ciò che sta scritto nella polvere.
Il mio stomaco, invece, brontola. Ho fame o devo fare cacca. Non so bene cosa succede al mio organismo.
Søren sta lanciando dei sassolini contro le pareti del Palazzo. Si diverte a lanciare i sassi contro le porte scorrevoli che si aprano grazie ai sensori. A volte riusciamo a sentire anche il cane che abbaia contro le porte. Probabilmente lo fa perché aspetta che appari qualcuno, ma non vede nessuno. Noi ci divertiamo immaginando la scena. Che tristezza, però: questa è la nostra unica forma di divertimento al momento.
«Ragazzi…» - Chimio si ferma, smette di scrivere e si alza da terra lentamente. Io e Søren lasciamo stare i sassi, il cane e il mio stomaco. Ci guardiamo attorno perché temiamo che Chimio abbia visto qualcuno ma lui, poi, dice di non preoccuparci.
«Allora perché ci hai chiamato?» – chiedo.
«Forse ho trovato qualcosa.» – dice Chimio con voce bassa. Passano un po’ di secondi.
«Allora?!» – Søren è impaziente, lo sono anch’io.
«Ricordate i video della presentazione degli Hunger Games? Oppure i servizi che mandano sempre in onda? C’è quella donna…» - Chimio schiocca le dita cercando di ricordare la donna di cui parla. - «…ce l’ho sulla punta della lingua…»
«Sì, lei… comunque… va’ avanti!» – Søren batte le mani cercando di spostare l’attenzione di Chimio sulle cose importanti.
«Comunque, nei video il Palazzo della Giustizia è solo cenere. Nei servizi che fanno in diretta, il Palazzo della Giustizia non esiste, è raso al suolo...» – Chimio si gira e, con le mani, ci mostra il palazzo. - «…ma, qua, esiste ancora!»
«Fantastico!» – sorrido. - «Sappiamo che, da un momento o l’altro, questo Palazzo scomparirà. Ora dobbiamo riuscire a creare una strategia con questa conoscenza. Bravo Chimio!»
Da quando siamo insieme a Chimio, non ho mai smesso di congratularmi con lui. Lo faccio perché non mi stanco mai di vedere quella luce nei suoi occhi, quella gratitudine che mostra restando in silenzio. Chimio non ha conosciuto la gentilezza che merita. Lui è come me: non ha mai avuto gli abbracci che ricevevano gli altri, abbracci che lui desiderava silenziosamente. Io provo ad abbracciarlo così.
«Dovremmo convincere i nostri avversari a venire qua dentro?» – chiede Søren.
«Sarebbe tecnicamente impossibile!» – afferma Chimio. – «Oppure dovremmo attirarli e lasciarli là dentro.»
«Il fatto è che, poi, noi dovremmo distruggere il Palazzo della Giustizia. Ma come si fa?»
«Suppongo che gli Strateghi lo distruggeranno.»
«Potremmo entrare e capirci qualcosa.»
«E se scoppia o succede qualsiasi cosa con noi lì dentro? È troppo pericoloso.»
«Giusto!»
«Dobbiamo, inoltre, allontanarci da qua.»
«Già, sennò diventiamo cenere anche noi e io non voglio decisamente diventare cenere.»
«Quindi…» – m’intrometto tra i due. - «…da quel che ho capito, non possiamo sfruttare quest’occasione. La loro strategia resta la loro strategia.»
«Temo di sì!» – dice Søren.
«Ma voi parlate sempre?» – dal nulla appare Steno che, con la mano destra, imita il movimento di una bocca che si apre e si chiude ripetutamente. – «Non vi scoccia?»
«Credo che il chiacchierone sia cervelloide, qui!» – Ermen trova subito il pretesto per insultare Chimio.
«Beh, è arrivata l’ora di zittire tutti, allora!» – eccola qui, Level mantiene la pistola tra le mani.
«Sapete cosa ho imparato?» – Ermen si sta affilando l’unghia del medio sinistro con una piccola lama. – «Di non perderci in chiacchiere. Così si spreca tempo e, per noi, il tempo non torna mai indietro, non va sprecato e non va sottovalutato!»
«Io, invece, amo vedere il tempo che cambia, da bravo pescatore di anime.» – Steno sorride, un sorriso inquietante. Si lecca le labbra e si massaggia il pacco mentre spoglia, con gli occhi, Søren.
Io e Level restiamo a guardarci. Tra noi c’è tensione, tanta. Presumo sia ancora valida la legge che “chi uccide Snow, riceverà aiuto”.
Iniziano le danze! I tre Favoriti sembrano avere già chiaro il quadro: chi dover attaccare, prendere, ammazzare. Ermen si getta su Chimio, Steno agguanta Søren ed io e Level restiamo fermi, in silenzio. Nei suoi occhi c’è qualcosa che non va, come la mano destra che le trema.
Dobbiamo salvarci, è il mio unico pensiero. Come riuscire a farlo? Desidererei tanto che tutto avesse fine. Vorrei che uno di loro smettesse di combattere. Questa, però, è solo un’utopia. Non succederà mai perché sembra che ci sia bisogno di dimostrare che almeno uno di noi ha il diritto di poter vivere. Vorrei, inoltre, sapere come se la stanno passando i miei due alleati. Che sta succedendo a Chimio? E a Søren? In realtà non è lei che mi preoccupa, ma lui. Così, con sangue freddo che non è mio, mi butto nelle danze.
Mi fiondo su Level. Mi abbasso per sfuggire dal mirino della pistola e, con tutto il peso possibile, colpisco il corpo esile di Level. Colpisco la sua pancia con la mia spalla per farla cadere a terra. Perde la pistola, non ha abbastanza forza da poterla trattenere. Sono su di lei. Con la mano premo su una costola, per infliggerle dolore, e cerco di sovrastarla per afferrare quella pistola di merda. Per farle più male, non mi alzo normalmente, no. Per farle più male, la scalo come si fa con una montagna. Le poggio un ginocchio sul seno mentre con la mano mi appendo ai suoi capelli. Mi sento un animale e forse è proprio così che deve essere. Le devo mostrare che sono io il leone, non lei. Non esistono altre leggi qua se non quella della natura: vince il più forte.
Riesco ad afferrare la pistola mentre colpisco il capo di Level con il piede.  La prendo e la stringo: non voglio perderla com’è capitato a lei. Mi alzo subito e mi allontano il più possibile dalla ragazza per andare ad aiutare Chimio. So che, tra Chimio e Søren, è proprio lui quello che ha più bisogno di difese. Lui non ha mai dovuto imparare a difendere sé stesso (fortunatamente o sfortunatamente?) e, dunque, non sa farlo. Ha bisogno di qualcuno, di me. Quando, però, riesco a vedere i miei amici, rimango immobile. Entrambi hanno bisogno di un mio aiuto!
Steno sta strangolando Søren. Sento la sua voce venire meno, il suo corpo che richiede disperatamente ossigeno. Lei cerca di liberarsi da quella presa fatale con le mani ma non ha neanche più la forza di muoverle, tenderle verso l’alto per fare qualcosa.
Ermen sta colpendo Chimio con una pietra ma smette per potergli dire che non ci si comporta così, che i cervelloidi devono essere schiavi, sono schiavi.
«Cosa stai aspettando?» – è la voce di Livius che mi porta alla realtà e tutto succede così velocemente. Sollevo la pistola, chiudo un occhio mentre cerco di prendere la mira e sparo. Il rinculo della pistola è così forte che lascio cadere a terra l’arma.
Il cannone.
  
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