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Autore: Root    07/09/2014    7 recensioni
Cinquecentosessantadue giorni, pensava Percy mentre correva. Più di un anno e mezzo, durante il quale non aveva sentito una parola da lui, neanche un messaggio Iride, neanche una misera cartolina dagli Inferi o un piccione viaggiatore, assolutamente nulla, solo le parole di Hazel che gli dicevano che non doveva preoccuparsi, che Nico era ancora vivo e che, di tanto in tanto, si teneva in contatto con lei. Percy si fidava di Hazel, si fidava davvero tanto di lei, abbastanza da affidargli la sua stessa vita ma, arrivati a quel punto, aveva bisogno di qualcosa di più delle sue parole, aveva bisogno di una conferma visiva, di appurare con i suoi occhi che, sì, Nico esisteva ancora, non era stato solo una sorta di allucinazione collettiva.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Annabeth Chase, Jason Grace, Nico di Angelo, Percy Jackson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ed ecco anche l'ultimo capitolo! Spero vi piaccia! <333



Percy aveva deciso che convivere con i suoi sentimenti per Nico era difficile, ma fattibile. L'impulso di correre da lui ed abbracciarlo lo aveva assillato anche prima, anche se ora ad esso si aggiungeva il desiderio, altrettanto prepotente di stringerlo tra le braccia e baciarlo fino a che entrambi non fossero rimasti senza aria nei polmoni.
L'unico momento in cui Percy riusciva a mettere queste emozioni da parte era mentre si allenavano, quando non c'era spazio per nulla che non fossero loro due che attaccavano e difendevano, i loro movimenti fluidi e le loro spade che si scontravano l'una contro l'altra.
Percy aveva segregato nell'angolino più remoto della sua mente l'idea che Nico non sarebbe rimasto al Campo Mezzosangue per sempre. Ogni volta che il pensiero che il figlio di Ade potesse decidere di andarsene da un momento all'altro tornava prepotentemente a fargli visita, Percy si affrettava a cacciarlo nuovamente via, rifiutandosi di considerarlo possibile, e si convinceva che la cosa migliore era ignorarlo. Il più delle volte ci riusciva, crogiolandosi nel suo convincimento. Ma quando una sera a cena, Nico arrivò nel padiglione e, anziché dirigersi verso il suo tavolo, andò dritto a quello di Poseidone, Percy fu certo che il momento era arrivato. Nico prese posto difronte a lui, lo guardò per un istante e sospirò.
-Domani vado via- disse, senza mezzi termini.
Percy sapeva che stava per arrivare, lo aveva capito nel momento in cui aveva visto Nico nel padiglione, ma non era riuscito a prepararsi e quelle tre parole lo colpirono più forte di quanto si fosse aspettato.
-Avevo promesso che ti avrei avvertito.
-Cosa? Nico... perché?
Nico abbassò lo sguardo sul piatto. Percy avrebbe potuto giurare che la maggior parte dei semidei avevano gli occhi puntati su di loro.
-Sono al campo da quasi due settimane, credo solo che sia arrivato il momento di andarmene.
-Sì, m-ma perché? Nico questo posto può essere la tua casa se lo vuoi, nessuno ti costringe ad andare via!- Percy sentì qualcosa che assomigliava terribilmente a panico, prendere forma dentro di lui.
-No, Percy, non può essere la mia casa- sbottò Nico, poi si alzò di scatto e iniziò ad allontanarsi prima che Percy avesse il tempo di dire altro.
Percy ebbe un attimo di esitazione. Doveva seguirlo? A Nico avrebbe fatto piacere se lo avesse seguito? Incontrò gli occhi di Annabeth che lo guardava dal tavolo di Atena.”Corri, Testa d'alghe”, sembrava che gli stesse dicendo.
Percy si allontanò correndo dal padiglione, in direzione della casa di Ade, dove sicuramente Nico era andato a rifugiarsi. Ebbe paura che se ne fosse già andato, scivolato via nelle ombre per andare chissà dove. Si chiese se sarebbe stato via per altri cinquecentosessantadue giorni e corse ancora più veloce.
Si fermò davanti alla porta nera della casa di Ade, esitò e gli ci vollero una manciata di secondi per alzare la mano e decidersi a bussare.
-Nico?- quando non arrivò risposta, bussò più forte. -So che sei lì dentro, Nico, apri!
Stavolta la porta si aprì, rivelando la figura di Nico che si fece da parte per farlo entrare, chiudendo poi la porta dietro di lui. Dentro era quasi completamente buio.
-Per fortuna sei ancora qui- mormorò Percy, più a se stesso che altro.
-Ti ho detto che sarei andato via domani- anche se non poteva vederlo chiaramente, Percy poteva immaginare la sua espressione corrucciata, con un sopracciglio sollevato.
-Nico, non puoi andartene.
Percy voleva allungare una mano e attirarlo a sé, ma si trattenne. Se avesse ceduto alla tentazione avrebbe sicuramente finito per fare qualcosa di decisamente stupido e di cui, senza dubbio, poi si sarebbe pentito.
-Sì che posso. Ne abbiamo già parlato, Percy.
-D'accordo, sì, puoi andartene. Ma, per favore, non farlo.
Erano rimasti in piedi, davanti alla porta di una stanza affondata nell'oscurità. Percy riusciva a vedere la figura di Nico modellata dalle ombre, come se fossero fatte della stessa materia.
-Perché non dovrei?
La sua voce mostrava irritazione e qualcos'altro cui Percy non fu in grado di dare un nome. Che cosa doveva rispondere? Percy era ancora convinto che confessargli i suoi sentimenti non sarebbe stata la mossa migliore. Cosa doveva dire? Perché Nico avrebbe dovuto dargli ascolto e non andarsene? Improvvisamente, Percy si sentì incredibilmente egoista. Se Nico voleva lasciare il campo, andare da qualunque altra parte, lui non aveva alcun diritto di impedirglielo. Sospirò. Riuscì a distinguere la sagoma del letto a un paio di passi da lui e cercando di non andare a sbattere da nessuna parte, si diresse verso di esso. Si sedette e si prese la testa tra le mani.
-Hai ragione, scusa. Però mi mancherai.
Il materasso si piegò sotto il peso di Nico, che era andato a sedersi accanto a lui. Erano abbastanza vicini che se si fossero voltati l'uno verso l'altro nello stesso momento, Percy avrebbe potuto sentire il suo respiro sul suo viso. Nico non disse nulla.
-Dove andrai?
-Devo andare al Campo Giove, per far visita ad Hazel, è un po' che non la vedo. Mi ha fatto promettere che sarei andato a trovarla- Percy poteva sentirlo sorridere chiaramente, nonostante cercasse di simulare una nota di fastidio per una sorella che si comportava, talvolta, più come una madre. Il figlio di Poseidone si lasciò andare ad una sottile risatina, al pensiero.
-Ti vuole proprio bene.
-Lo so.
-E poi, dove andrai?
Percy non era certo di voler sentire la risposta. Una parte di lui sperava che Nico gli rispondesse che sarebbe tornato al Campo Mezzosangue, sperava di aver frainteso l'intera situazione, anche se avrebbe fatto la figura dell'idiota. Ovviamente non era così.
-Poi non lo so. Negli Inferi, credo, laggiù c'è sempre bisogno di aiuto. O magari andrò semplicemente in giro, non lo so- rispose Nico.
Percy pensò di chiedergli di farsi sentire, di non sparire completamente, di tenersi in contatto almeno con lui perché se era sul punto di impazzire quando lo aveva fatto l'ultima volta, di certo lo avrebbe fatto adesso; avrebbe anche voluto dirgli che il motivo principale per cui non voleva che se ne andasse era che lo amava. Avrebbe voluto dirgli tante cose ma Percy non era mai stato bravo con le parole, non in casi come quello.
Il silenzio sceso tra di loro sembrava impossibile da rompere. Rimasero entrambi fermi, seduti l'uno accanto all'altro. Percy stava lottando contro se stesso per impedirsi di mettere un braccio attorno alle spalle di Nico e attirarlo a sé.
Poi forse fu perché l'oscurità che li circondava non gli permetteva di vederlo chiaramente ed era un po' come se stesse parlando con se stesso, o forse perché, dopo tanto tempo, aveva racimolato il coraggio necessario per confessare ciò che per anni gli aveva tenuto nascosto, fatto sta che Nico iniziò a parlare, a voce bassa, quasi sussurrando, come se avesse paura di rompere completamente il silenzio.
-Con te deve essere sempre tutto così complicato, sin da quando ci siamo conosciuti. Io ti guardo e mi sembri così irraggiungibile, fuori dalla mia portata, ma poi tu mi tendi la mano e io non posso non prenderla, non posso. Dici che siamo amici, e all'inizio ero contento anche solo di poter esserti amico, ma non ce la faccio più, Percy, io voglio essere qualcosa in più per te- Nico trasse un profondo respiro. -Sono innamorato di te.
Percy avrebbe dovuto dire qualcosa immediatamente, avrebbe davvero dovuto farlo, ma dopo aver sentito quanto Nico aveva da dire, il suo cervello si bloccò completamente per qualche istante, l'unico pensiero coerente in quel momento erano quelle ultime quattro parole, “sono innamorato di te”, che si ripetevano ancora e ancora nella sua testa, e gli ci volle un po' per comprendere veramente cosa significassero.
-Immagino che ora vorrai che me ne vada- la voce di Nico lo riscosse e, prima che potesse alzarsi dal letto e andarsene, Percy cedette finalmente al desiderio di stringerlo tra le braccia. Nico cercò di divincolarsi, ma Percy lo abbracciò finché non si arrese. Non si rilassò tra le sue braccia come quella sera sulla spiaggia, ma almeno non stava più cercando di scappare.
-No, certo che no. Per gli dei, Nico, dimmi che non era per questo che volevi andartene.
-An-anche per questo- la voce di Nico era così bassa che, anche così vicini, Percy la sentì a stento e, per un attimo, pensò che forse l'aveva immaginata.
-Allora non hai più bisogno di farlo- disse, -Ti amo, Nico- gli sussurrò all'orecchio e non riuscì a a capire come avesse fatto a trattenersi tutto quel tempo perché avrebbe voluto ripeterlo all'infinito.
Il figlio di Ade si allontanò da lui per poterlo guardare negli occhi, nonostante fossero al buio.
-Cosa?- L'incredulità di Nico permeava la sua voce. Percy gli mise una mano sulla guancia e congiunse la propria fronte la sua.
-Mi dispiace, Nico. Non volevo farti soffrire, e invece l'ho fatto lo stesso, scusa.
-Non capisco- Percy sentiva il suo respiro tremante contro le proprie labbra.
-Sono innamorato di te- ripeté il più grande. Avrebbe davvero voluto poterlo vedere per bene, ma poteva facilmente immaginare i suoi occhi neri sgranati e il viso rosso per l'imbarazzo e per l'emozione. Si rese conto che lui stesso era arrossito, e sorrise. -Sul serio, Nico- disse, perché aveva la sensazione che Nico non gli credesse. Avrebbe voluto dirgli ciò che provava per lui con più di due semplici parole che sembravano troppo povere per racchiudere la portata dei suoi sentimenti. Era stato così facile quando ne aveva parlato con Annabeth e ora, invece, davanti a Nico, Percy si ritrovò completamente a corto di parole.
-E voglio davvero, davvero stare con te, se lo vuoi anche tu- proseguì, ma poi si interruppe, insicuro e indeciso,-Ma ho paura di farti soffrire, cosa che, a quanto pare, ho già fatto.
-Sei innamorato di me...- Nico sembrava immerso in una sorta di trance, ancora incredulo sopo aver sentito la dichiarazione di Percy. Il figlio di Poseidone pensò che al mondo non poteva esistere nulla di più adorabile di Nico. Poi il più piccolo si riscosse, mettendo una certa distanza tra di loro.
-Che significa che hai paura di farmi soffrire?
-Esattamente questo. Che ho paura che se stessimo insieme finirei per farti soffrire, anche se è l'ultima cosa che voglio, come ho fatto in passato con Annabeth o con Rachel o con Calipso- rispose lui sottovoce, mordicchiandosi il labbro inferiore.

Nico non rispose immediatamente, mettendo ordine tra i proprio pensieri, forse cercando di capire se Percy stesse parlando sul serio o meno.
-Sei un idiota- disse alla fine ma, nonostante queste parole, Percy poteva sentirlo sorridere contro la sua mano, ancora poggiata sul suo viso.
-Me lo dicono spesso. Ma-
Nico lo interruppe premendogli una mano sulla bocca, ritraendola poi subito dopo, quando si fu assicurato che Percy non aveva intenzione di continuare a dire sciocchezze.
-Avevo proprio ragione quando ho detto che hai la sindrome dell'eroe. Tu e la tua mania di voler sempre proteggere tutti- sospirò,-E' vero, potresti farmi soffrire, così come io potrei far soffrire te. Ma sappi che ho sofferto in silenzio a causa tua per molto tempo, e sono sopravvissuto. Quindi non sottovalutarmi e non ti permettere di dire che sarebbe meglio se non stessimo insieme solo perché sei preoccupato per me.
Percy poteva avvertire chiaramente il fastidio nella sua voce. Sentirlo parlare con tanta foga lo fece sentire decisamente meglio e decisamente stupido, il che era una cosa che ormai gli capitava tanto frequentemente che non ci fece neanche caso.
-Io voglio stare con te, Percy- disse poi, e ora non sembrava più tanto sicuro di sé, come se si aspettasse che Percy si rimangiasse quanto detto prima.
Questa semplice dichiarazione fu sufficiente ad eliminare quasi ogni dubbio dalla mente di Percy.
-E io con te, Nico- Percy sentiva il suo cuore battere tanto rumorosamente che si chiese se anche Nico riuscisse a sentirlo.
Il figlio di Ade prese la mano di Percy con la propria, intrecciando i loro mignoli. Anche attraverso quel minimo contatto, Percy poteva sentire il suo calore.
-Facciamo una promessa. Promettiamo che se mai uno dei due dovesse far soffrire l'altro, in un modo o nell'altro, rimetteremo le cose a posto.
Percy sorrise, mentre stringeva più forte il mignolo dell'altro.
-Nella buona e nella cattiva sorte? In salute e in malattia?- si avvicinò congiungendo di nuovo la sua fronte con quella di Nico. -Lo voglio.
Nico rise, le labbra a un centimetro dalle sue.
-Idiota- sussurrò, ma poi, in un sospiro, anche lui disse -Lo voglio.
A quel punto, finalmente, Percy lo baciò. Nico era chiaramente inesperto, ma non importava perché anche Percy non fu in grado di dare il meglio di sé, non riuscendo a smettere di sorridere. Lo strinse sempre di più a sé, assaporando le sue labbra con le proprie. Quando si separarono, le loro dita erano ancora intrecciate.
Percy si stese sul letto, trascinandolo giù con sé. Portò un braccio a circondargli la vita, e affondò il viso nei suoi capelli corvini. Nico aveva un buon profumo, pensò Percy. Poteva sentire il suo respiro contro il suo collo che lo solleticava, ma non voleva muoversi. Restarono così avvinghiati l'uno all'altro, in silenzio, scambiandosi baci di tanto in tanto.
Erano ancora in quella stessa posizione quando Percy si svegliò il mattino dopo -o, almeno, pensò che fosse giorno, la stanza era ancora buia come la sera prima. Cercò di mettere a fuoco la figura di Nico, e pensò che avrebbe davvero potuto abituarsi a svegliarsi ogni giorno tenendolo tra e braccia.
-'Giorno- disse Nico.
-'Giorno- rispose Percy, e si chinò a baciarlo ed era incredibilmente contento di poterlo fare senza remore.
-Ma non c'è una luce in questa stanza?
-C'è un interruttore da quelle parti- Nico aveva la voce ancora impastata dal sonno. Percy non voleva alzarsi, ma c'era un'altra cosa che voleva molto di più e quella era poter finalmente vedere Nico come si deve. Si alzò e con una certa fatica -rischiò di inciampare solo un paio di volte, e Nico rise di lui in entrambi i casi- riuscì finalmente a raggiungere il traguardo e accendere la luce e dovette sbattere le palpebre diverse volte per potersi abituare. Nico era seduto sul letto e Percy avrebbe potuto giurare di non aver mai visto nulla di più bello e adorabile in tutta la sua vita. I capelli scombinati e gli occhi assonnati, la maglia nera con un teschio sopra, evidentemente troppo grande per lui, gli ricadeva leggermente su una spalla. Percy lo abbracciò di nuovo e Nico si sporse in avanti per poggiare le proprie labbra sulle sue.
-Devo comunque andare al Campo Giove, oggi. L'ho promesso a Hazel.
Percy si rese conto con un certo disappunto, che a breve sarebbero dovuti uscire da quella stanza e si lasciò andare ad un sospiro di rassegnazione al pensiero. Ma, se non altro, sapeva che Nico sarebbe tornato da lui.
-Puoi venire con me, se ti va.
Percy lo baciò di nuovo, perdendosi nel sapore delle labbra di Nico.
-Certo che voglio- gli disse quando si separarono,-E poi mi manca Hazel è un pezzo che non la vedo.
-Anche lei sarà felice di vederti- rispose Nico, e Percy sorrise, notando il rossore delle sue guance.
Percy si chiese come avrebbe reagito la figlia di Plutone alla notizia della relazione tra lui e Nico, se avrebbe dovuto aspettarsi qualche minaccia nel caso avesse mai fatto del male a suo fratello. Forse sì.
-Allora forza, andiamoci a preparare. Partiamo dopo colazione.
Percy lo baciò ancora e ancora prima di chiudersi finalmente alle spalle la porta della casa di Ade e dirigersi verso quella di Poseidone.
A colazione, Percy ignorò l'occhiata che Chirone gli rivolse e restò seduto al tavolo di Ade, e fu più il tempo che passò a guardare Nico e a sentirsi stupidamente felice perché se avesse voluto avrebbe potuto semplicemente chinarsi a baciarlo, che quello che passò effettivamente a mangiare. Probabilmente gli si leggeva in faccia tutto quello che era successo, considerati gli sguardi curiosi che venivano lanciati nella loro direzione, o forse era a causa dello spettacolo che lui e Nico avevano offerto agli occhi di tutti la sera prima a cena.
Percy vide Annabeth che guardava nella loro direzione con un bel sorriso dipinto sulle labbra e Jason, seduto al tavolo di Zeus che sembrava sul punto di piangere dalla felicità perché finalmente il suo ruolo di Cupido era finito.
-Posso sperare che voi due vi siete dichiarati e siete finalmente felici l'uno con l'altro?- li salutò Jason più tardi, quando li raggiunse con Piper e Annabeth mentre si allontanavano dal padiglione mano nella mano.
-Siamo molto felici, grazie. Vero Nico?- Nico si limitò ad alzare gli occhi al cielo, ma sorrideva.
-Siamo felici per voi- disse Annabeth sorridendo e Piper annuì convinta,-Siete una splendida coppia!- Era in momenti come quelli che Percy si rendeva davvero conto che Piper era una figlia di Afrodite.
-Grazie- disse Percy mentre Nico mantenne lo sguardo basso e non disse nulla, chiaramente in imbarazzo.
Percy li avvertì che lui e Nico sarebbero andati al Campo Giove per qualche giorno e chiese a Jason di occuparsi dell'allenamento dei giovani semidei, poi si separarono.
Quando si trovarono di nuovo nella casa di Ade pronti a partire viaggiando nelle ombre, Percy strinse la mano di Nico e lo attirò a sé, gli circondò la vita con le braccia, poggiò la fronte sulla sua spalla, e inspirò forte, godendo della presenza di Nico così vicino a lui. Si chiese come doveva essere per Nico, dopo essere stato innamorato segretamente di lui per anni e anni, come doveva sentirsi ora che i suoi sentimenti erano finalmente ricambiati. Glielo avrebbe chiesto, ma non ora. Dopotutto, avevano tempo.
-Percy? Dobbiamo andare.
-Tra due minuti. Lasciati abbracciare per altri due minuti.
Percy era sicuro che Nico fosse arrossito e poteva facilmente figurarsi nella mente la sua espressione, sorpresa e imbarazzata.
-Puoi farlo anche dopo.
-Lo so- si limitò a rispondere Percy, ma non si mosse, stringendo ancora di più le braccia attorno all'esile corpo di Nico.
Sentì Nico sospirare rassegnato e seppe con certezza di aver vinto.
-Solo due minuti- mormorò il figlio di Ade contro i suoi capelli, ricambiando l'abbraccio.
-Promesso.
E due minuti erano sufficienti per adesso perché tanto, Nico aveva ragione, ci sarebbero state infinite altre occasioni.

 

fine

 

Note: Magari vi aspettavate un po' di dramma in più, ma no XD Non ce la faccio a far soffrire questi due più di quanto non sia necessario. Ho amato scrivere questo capitolo, perché è fluff e io amo il fluff, io vivo per il fluff **Comunque grazie mille a chi mi ha seguito fin qui, e alla prossima <3  

  
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