Serie TV > Merlin
Segui la storia  |       
Autore: AsfodeloSpirito17662    08/09/2014    5 recensioni
Merlin lo aveva aspettato. Giorni, anni, secoli, completamente da solo. Aveva visto morire tutti coloro a cui aveva voluto bene e non aveva potuto fare niente per evitarlo.
Era rimasto completamente alla mercé di se stesso. Unico custode del suo segreto, unico custode della propria identità, della propria unicità.
Merlin lo aveva aspettato ed alla fine, dopo più di mille anni - Cristo, mille anni! - era impazzito. Aveva dato di matto.
Iniziò a buttarsi quasi consapevolmente, contro i tronchi degli alberi.
Il dolore era giusto. Doveva essere punito. Aveva bisogno, del dolore.
Merlin si era perso, stava radendo al suolo Albion, aveva ucciso delle persone.
Ed era tutta colpa sua.
Genere: Angst, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro Personaggio, Drago, Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

SECONDO CAPITOLO

2. Frequenze radio


Londra, Richmond Park, 17 luglio 2020

Mattina


Il ronzio della radio che Charles stava cercando di far funzionare da circa un'ora, aveva costretto Hester ad alzarsi e fare la spola tra il fondo della caverna ed il punto in cui si erano accampati per la notte. Nessuno dei due era riuscito a chiudere occhio e non avevano spiccicato parola sino a quando, prendendo anche la sua coperta, Hester non aveva fatto rotolare fuori dalle pieghe una piccola radiolina; era già arrivata l'aurora quando Charles l'aveva raccolta e si era appoggiato contro la parete rocciosa, scorrendo febbrilmente i canali per bere ogni notizia mal trasmessa che riusciva a carpire.

Quando le era stato proposto di creare una sorta di falò, Hester aveva stroncato la scarsa geniale idea sul nascere, poiché l'acuta vista delle bestie alate avrebbe potuto individuarli da una considerevole distanza; tuttavia, per cucinare la sbobba contenuta nei barattoli che la governante aveva recuperato dal fondo della grotta, erano giunti ad un compromesso: il fuoco sarebbe stato utilizzato soltanto nella piena luce del giorno.

Hester, seduta davanti qualche ciocco di legno reso scuro dalle fiammelle, stava lasciando ribollire alcuni fagioli all'interno di un piccolo tegame; lanciò di soppiatto un'occhiatina verso Charles, chiedendosi con apprensione quando sarebbe cominciato l'inevitabile interrogatorio.

L'odore del muschio attaccato alle pareti della caverna, riusciva a mascherare un po' quello di bruciato che, ad ondate irregolari ed a seconda di come tirava il vento, giungeva dalla città. Alla luce di quella giornata cupa, il cui grigiume era anche alimentato dalla cappa di fumo che per giorni ancora avrebbe dominato i cieli di Londra, il devasto pareva ancora più terribile: i draghi erano scomparsi ore prima, diretti forse verso ovest, ed i loro ruggiti erano stati sostituiti dall'assordante fragore di interi edifici che, carbonizzati fino alle fondamenta, avevano finito per crollare come castelli di sabbia.

"Informiamo i fzzfzz non lasciate le strad-fzzfzz ripeto, non lasciate le fzzfzz".

Charles scrollò la radio, avvertendo il forte impulso di gettarla contro la parete e se non l'aveva già fatto, era perché quell'apparecchio rappresentava l'unico mezzo di informazione di cui disponessero.

Inspirando profondamente nel tentativo di calmarsi, inumidì le labbra secche e riprovò a far girare la rotella dei canali.

"Ogni passaggio è bloccato, l'attacco di ieri ha distr-fzzfzz la statale non è più agibi-fzzfzz imposs-fzzfzz -sciare Londra fzzfzz".

Chiuse gli occhi ed appoggiò la testa contro la parete, dandola vinta per qualche minuto alle frequenze instabili ed alla stanchezza. Le sue dita continuarono a far saltare la radio da un canale all'altro, ma chiuse totalmente le orecchie a quel ronzio insopportabile: per un po' avrebbe lasciato riposare la sua scarsa pazienza. Hester si era alzata in piedi e scrollata la lunga gonna marrone dalla polvere, con un'andatura un po' dondolante, gli si era avvicinata; durante la fuga della sera prima, nella fretta di mettere le vite di entrambi al sicuro, aveva preso una brutta storta e dopo che l'adrenalina era calata aveva iniziato ad accusare un considerevole dolore. La donna si fermò in prossimità dell'ingresso della grotta ed esaminò i numerosi rivoli di fumo che dalla città salivano ad alimentare le nubi scure nel cielo.

"A che cosa pensi?" le chiese Charles, che aveva socchiuso gli occhi udendo i suoi goffi movimenti.

Lei voltò la testa e lo guardò in silenzio, ma non rispose. La radio si ammutolì del tutto qualche breve istante, prima di ripartire dal ronzio. Charles attese ancora un po', continuando a cercare la frequenza giusta e poi tornò alla carica.

"Hester, posso sapere adesso che cosa sta succedendo?"

Neanche a dirlo, l'interpellata titubò ancora un poco sull'ingresso della grotta e poi se ne tornò vicina al falò, a mescolare quel pugno di fagioli che avrebbero mangiato per tappare un poco lo stomaco. Charles la seguì con gli occhi e l'ostinato silenzio della sua governante lo portò a serrare i denti con stizza. Restò seduto contro la parete della caverna, credendo che alzarsi in piedi non sarebbe stata una mossa saggia; si sentiva scombussolato da emozioni molto forti, ma simili tra loro: le più riconoscibili erano rabbia e paura.

"Hester" provò di nuovo, sorprendendosi per come il suo tono di voce risultò controllato. "Ti ho fatto una domanda. Perché sembri saperne qualcosa?"

Hester tolse il tegame dal fuocherello e dal sacco che aveva recuperato la sera prima dal fondo della caverna, tirò fuori due scodelle di plastica; con l'odore di cibo che stuzzicava il suo naso ed il suo palato, Charles si rese improvvisamente conto di essere molto affamato. Il suo stomaco borbottò indecentemente, come risvegliato da un sonno molto profondo. Inghiottì tutto l'eccesso di saliva che aveva nella bocca e si impose di non mollare ancora la presa.

"Come facevi a sapere che c'erano queste cose, qui nella grotta?" mosse il mento verso i fagioli che Hester stava versando nelle ciotole. "Ce le hai messe tu?"

Francamente iniziava a pensare che alzarsi in piedi potesse essere un'idea non così malvagia; l'altra non lo calcolava nemmeno per sbaglio e pretendeva di non udire nemmeno la sua voce. Determinata come un mulo, girava i fagioli dentro le scodelle per freddarli almeno un po', come aveva fatto abitualmente per Charles quando lui era ancora un bambino troppo pigro e viziato per freddare le cose semplicemente soffiandoci sopra.

"Perché siamo qui? Perché hai nascosto queste cose in questa caverna?"

Hester si tese versò di lui e gli porse la sua razione fumante di cibo. Lui non si mosse, cercando con i suoi gli occhi della donna.

"Perché non vuoi dirmi che succede?"

A quel punto Hester, esasperata da tutte quelle domande che comunque si era già aspettata, sbatté la ciotola di cibo ai suoi pedi e si ritirò infastidita.

"Che razza di domande sono?" esordì, burbera come era nella sua natura essere. "Non li ha visti i draghi? Ecco che succede!"

Ignorando del tutto l'odore allettante che saliva fino al suo naso, Charles si staccò dalla parete e si tese verso di lei: "E tu che ne sai?" domandò, nell'esatto istante in cui le sue dita trovarono miracolosamente una frequenza funzionante.

Entrambi si zittirono di colpo e l'attenzione fu tutta per lo speaker:

"A chiunque sia in grado di ascoltarci in questo momento fzzfzz -bandonate le case! Ripeto, abbandonate le vostre case! Non cercate di fug-fzzfzz-re se non a piedi, non usate le vostre macchine, non dirig-fzzfzz-vi verso gli aeroporti, tutti i voli sono stati cancellati! Ripeto, né treni né aerei sono più disp-fzzfzz-bili! Le forze dell'ordine invitano a mantenere la cal-fzzfzz e ci informano che in zona Wimbled-fzzfzz dei centri di accoglienza e di primo soccorso sono stati allest-fzzfzz per tutti coloro che fzzfzz-itano di cure. Ripeto, ci sono cent-fzzfzz zona Wimbledon. Mantenete le distanze da tutti gli edifici, per questioni di sicure-fzzfzz i pochi rimasti in piedi potrebbero crollare da un fzzfzz-mento all'altro. Che Dio ci assis-fzzfzz".


*


Inghilterra, 17 luglio 2020

Pomeriggio


Erano anni che nessuno si avvicinava a quella casa. La gente del posto aveva iniziato ad evitarla quando, di punto in bianco, un vecchio burbero e maleducato vi si era trasferito. All'inizio in molti avevano tentato di farlo sentire il benvenuto, di coinvolgerlo nella comunità, ma ogni sforzo che era stato compiuto per lui era finito inesorabilmente per andare sprecato. Il vecchio Fitz -così era stato soprannominato, poiché nessuno conosceva davvero il suo nome-, non voleva essere avvicinato, era chiaro. Verso i bambini agitava il suo bastone, verso gli adulti imprecava con sentimento. Dopo un considerevole periodo di insistenza quindi, un bel giorno, il vecchio Fitz era stato lasciato definitivamente in pace.

La sua casa si trovava nella periferia ovest della cittadina e da circa una settimana, sembrava essere tornata disabitata.

Becky, la dodicenne figlia del sindaco, giurava che così non era: passando per di lì la mattina, diretta alla fermata dell'autobus che l'avrebbe condotta al campo estivo, aveva visto un paio di volte un bambino all'interno di una delle stanze al pian terreno, nascosto dietro i vetri della finestra. Derek il pescatore, invece, tornando una sera tardi dalle acque del lago vicino, aveva detto di aver visto una luce accesa ai piani superiori.

"È normale" aveva esordito una sera al pub. "Il vecchio Fitz non riesce a reggere in piedi nemmeno se stesso, figurarsi tenere a bada le erbacce! Ve lo dico io, un giorno di questi gli crollerà addosso la baracca e non se ne accorgerà nemmeno".

Non era che alcuni di loro non provassero apprensione per quel povero signore tutto solo, ignaro del pericolo che stava correndo; ogni volta che a qualcuno veniva lo sghiribizzo di andarlo a disturbare per controllare che tutto fosse a posto però, immancabilmente il ricordo del brutto e rinomato caratteraccio del vecchio Fitz invogliava a far tornare qualunque anima pia sui propri passi ed a mantenere quindi le distanze.

Era davvero bizzarro il modo in cui la vegetazione del cortile aveva preso possesso della casa. Una cosa del genere Derek non l'aveva mai vista, neanche quando, per vent'anni, non vi aveva abitato nessuno. I cespugli e l'erba dovevano aver raggiunto almeno l'altezza di un metro, tanto che sfioravano oramai i davanzali delle finestre. Lungo le mura di pietra si arrampicavano rami e radici, disegnando una ragnatela così fitta ed intricata da rassomigliare ad una mappatura delle vene del corpo umano. Nonostante fosse luglio ed il tempo più che buono, gli alberi erano spogli e rinsecchiti, come se qualcosa avesse succhiato loro tutta la linfa, la vitalità e l'energia; incastrate tra i fili d'erba ed i rami dei cespugli c'erano foglie grandi ed ingiallite, morte da nemmeno una settimana. Altri rami, lunghi come liane, avvolgevano il ferro della cancellata che spuntava sopra le mura di cinta, sbarrando il passaggio a qualsiasi curioso: sembrava che la casa volesse tenere lontani gli scocciatori, rispecchiando perfettamente il terribile caratteraccio del vecchio Fitz.

Anche quel pomeriggio Becky, tornando dal campo estivo, rallentò il passo e si issò sulle punte dei piedi; allungò il collo con il nasino puntato per aria e sbirciò oltre la barriera di rami e foglioline che cercavano di impedirle di ficcanasare. Per un po' non vide niente, il che la deluse: avere delle novità sul vecchio Fitz era sempre stato un buon modo per attirare l'attenzione. Fu quasi sul punto di rinunciare quando, in una delle finestre del piano inferiore, intravide un baluginio dorato; Becky si fermò di colpo e tentò di alzarsi ancora di più sulle punte delle scarpe. Afferrò con le mani le sbarre della cancellata e spinse quasi la faccia tra i rami spessi che le stavano di fronte; restò lì immobile ad attendere istanti che le parvero infiniti, quando eccolo di nuovo! Becky socchiuse le palpebre e si concentrò, ma ciò che vide la spaventò a morte. Con un grido acuto lasciò all'improvviso le sbarre di ferro, come l'avessero ustionata ed incespicando sui piedi iniziò a correre, allontanandosi il più in fretta possibile da quella casa.

Aveva visto di nuovo lo stesso bambino, ma sulla faccia della terra non esisteva nessuno, nessuno, che avesse gli occhi dorati.

Il vecchio Fitz aveva forse un alieno in casa?


*


Londra, Richmond Park, 17 luglio 2020

Sera


Dopo quell'incredibile colpo di fortuna, Charles aveva passato l'intero pomeriggio a percorrere il perimetro della grotta con la radio tra le mani, nel tentativo di trovare un punto che gli permettesse di captare le frequenze nel miglior modo possibile. Tutto quello che aveva sentito, nel mentre, l'aveva totalmente allontanato dalla discussione intrapresa con Hester poche ore prima e la donna ne aveva approfittato per riposare un po'.

"Non si allontani Charles, se non vuole finire nei guai" aveva detto, prima di coricarsi sulla sua coperta e chiudere gli occhi stanchi ed arrossati. Charles aveva annuito distrattamente e si era avvicinato all'entrata della grotta, alzando le braccia per aria -il cervello gli diceva che forse, puntando la radio verso l'alto, il segnale sarebbe miracolosamente giunto a lui per vie divine-. Trascorse delle ore composte da frasi inframmezzate e singhiozzi incomprensibili, il ragazzo aveva ben pensato di spegnere almeno per un po' la radio, per evitare di sprecarne le batterie: sarebbe stato imbarazzato dal descrivere tutte le posizioni assurde che aveva assunto nel tentativo di fungere da canale per le frequenze, ma comunque era stato tutto inutile. Tornò verso l'interno della caverna e ripose la radio vicino al sacco del cibo in scatola; come se il solo vederlo gli avesse causato uno squarcio nelle viscere, il suo stomaco iniziò di nuovo a brontolare, reclamando la sua seconda razione giornaliera.

Con un sospiro appena percettibile si voltò verso Hester che, sdraiata a terra, gli dava le spalle; cercando di fare meno rumore possibile le si avvicinò per dare un'occhiata: il suo volto era disteso e privo di linee, il respiro profondo e regolare. Preferì non disturbarla, considerate le ultime tumultuose ore che avevano vissuto e tirò su le maniche della maglia con tutte le buone intenzioni del mondo: avrebbe pensato lui alla cena!

Rovistò all'interno del sacco marrone per un po', constatando la maggiore quantità di legumi che avesse mai visto in vita sua. Non avendo quindi molta scelta, prese un barattolo di lenticchie e lo svuotò all'interno del tegame che Hester aveva usato per scaldare i fagioli; Charles storse il naso un po' schifato, ma se era vero che la necessità faceva la virtù...

Quando trovò i fiammiferi tra le pieghe della sua coperta, per poco non gli venne un colpo: la mano di Hester si era chiusa attorno al suo polso con una morsa davvero ferrea e gli aveva impedito di muoversi ancora. Il ragazzo si voltò verso di lei, gli occhi azzurri spalancati come due fanali nel buio della caverna: non l'aveva sentita muoversi così velocemente e si stupì del fatto che apparisse perfettamente sveglia.

"Cosa sta facendo?" lo interrogò duramente.

"Volevo scaldare la cena".

"È forse impazzito?!"

Hester gli strappò dalle mani i fiammiferi, tenendoli stretti ed al sicuro tra le sue.

"Non si ricorda già più di cosa abbiamo parlato stamattina? Niente fuochi, la sera!"

"Ma i draghi non ci sono più! È dall'alba che non li vediamo!" replicò a quel punto Charles, decisamente indispettito dall'atteggiamento della sua governante. Lo stava trattando come un bambino.

"E se dovessero tornare all'improvviso?" tornò ad attaccare la donna.

"Che cosa faremmo se ci vedessero? Questa grotta è sicura, ma può diventare la nostra rovina! Saremmo intrappolati qui dentro e quella creatura la farebbe diventare un grande, grandissimo forno crematorio!"

Il ragazzo aprì la bocca per rispondere, ma nessun suono ne uscì fuori. Hester aveva ragione, ma dalla sera precedente era capitato un po' troppo spesso che ne avesse. Inspirando bruscamente, Charles si protese verso di lei e piantò gli occhi nei suoi con una luce autoritaria.

"Ho sentito dire alla radio che le armi militari si disintegrano nell'aria ancora prima di riuscire a sfiorare quelle bestie" sibilò, rincorrendo sul suo volto qualsiasi ombra, qualsiasi piega che potesse fargli intuire quanto in realtà ne sapesse la sua governante; "Ma tu questo già lo sai, non è vero?"

Hester strinse le labbra come una linea sottile e lasciò il suo polso.

"Mi sembra ovvio che sia così" replicò piuttosto seccamente, "Solo un Signore dei Draghi può uccidere un drago".








NOTE DELL'AUTORE: è già lunedì D: che ansia tremenda. Vabbè, comunque (come promesso), ecco qui il secondo capitolo. Ci tengo a specificare che i capitoli non hanno una lunghezza specifica, ma solo quella giusta (cioè quando io ritengo sia necessario interrompermi per motivi di suspance lol). Ringrazio coloro che hanno recensito il primo capitolo, quelli che hanno solo letto in silenzio e quelli che hanno aggiunto la storia alle seguite. Vi dico già da ora che qui, ogni cosa accade a suo tempo: forse l'inizio potrà sembrarvi un po' lento, ma a parte qualche rara eccezione, quasi tutte le mie storie iniziano così. Vi auguro di trovare il coraggio per arrivare fino alla fine!

Mimiwitch è la mia beta, la sponsorizzo un sacco e la amo tantissimo!


Ci vediamo lunedì!


Asfo


   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Merlin / Vai alla pagina dell'autore: AsfodeloSpirito17662