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Autore: EmmaStarr    13/09/2014    8 recensioni
[AU!Hunger Games | Kidd/Law | Angst, Sentimentale]
* * *
– Ehi, Trafalgar. – fece Kidd, fissandolo dritto negli occhi. – Non farti strane idee. La prossima volta che ci vedremo ti ucciderò.
Law non si scompose, e ghignò: – Staremo a vedere.

* * *
Due ragazzi, due Tributi, due nemici in lotta per lo stesso obiettivo: la sopravvivenza. Chi riuscirà a superare le prove dell'Arena? Chi morirà nel tentativo?
* * *
Law frugò nei suoi occhi alla ricerca della minima traccia di debolezza o di incertezza, ma non ne trovò. Sorrise. – Si dà il caso che sia anche il mio obiettivo. Far fuori i Favoriti, intendo. [...] Date le circostanze, che ne diresti di formare un'alleanza?
* * *
Loro sono diversi dagli altri, sono forti. Hanno qualche possibilità di farcela. Ma l'ombra di un passato troppo recente incombe su uno di loro, rischiando di distruggere ogni cosa.
* * *
– Non mi hai mai battuto, Law! Non sei mai stato capace di sfiorarmi nemmeno con un dito!
* * *
Ma tra i due le cose non fanno che evolversi, e ben presto, nascerà qualcos'altro.
* * *
– Baciami.
* * *
Ventiquattro concorrenti. Un solo vincitore.
* * *
– Non ho paura.
* * *
–Romantico.

* * *
Che gli Hunger Games abbiano inizio.
Genere: Angst, Guerra, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Donquijote Doflamingo, Eustass Kidd, Trafalgar Law | Coppie: Eustass Kidd/Trafalgar Law
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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II - Il paracadute



Camminavano in silenzio da parecchio tempo, quando Law ritenne abbastanza sicuro fermarsi: erano usciti dal settore 11, in fondo. E aveva come l'impressione che Kidd non lo avrebbe seguito un istante di più senza esplodere. – Ok, così va bene. – affermò, appoggiandosi ad una roccia e fissando Kidd negli occhi.

Quello ricambiò lo sguardo, provocando in Law una strana reazione che decise di ignorare. – Quindi... – esordì, estraendo il coltello e iniziando a giocherellarci. Era abitudine, niente di più. – Che ne è stato del tuo alleato, Killer? – chiese, anche se temeva di sapere già la risposta. Poteva sbagliarsi, certo, ma l'espressione ombrosa di Kidd fugò immediatamente ogni dubbio.

– È morto. – disse, spiccio. – Subito dopo che... Sai, ieri notte, quando ci siamo separati, ci ha raggiunti Vergo. – Law inarcò il sopracciglio, e Kidd dovette sentirsi in dovere di spiegare. – Senti, era notte, era tutto confuso, si sentivano gli ululati del coso che stavi combattendo tu e non sapevo se eri vivo o se te la stavi cavando male... non che mi importasse, eh. Insomma, non volevo dovermi preoccupare anche di quella cosa. Comunque Vergo ci ha attaccati da dietro, e Killer... Si è messo in mezzo, l'idiota.

Law intuì che per Kidd doveva essere difficile parlarne, come per lui sarebbe stato impossibile dire qualcosa a proposito di Penguin, in fondo.

– Quindi, cerchi vendetta contro Vergo. – disse, cambiando discorso.

Kidd ridacchiò, sarcastico. – Vendetta? – assottigliò lo sguardo. – Io farò fuori i Favoriti uno a uno, fosse l'ultima cosa che faccio.

Law frugò nei suoi occhi alla ricerca della minima traccia di debolezza o di incertezza, ma non ne trovò. Sorrise. – Si dà il caso che sia anche il mio obiettivo. Far fuori i Favoriti, intendo. Il mio alleato... Insomma, cerco vendetta. Come te. – disse, cambiando velocemente discorso. – Date le circostanze, che ne diresti di formare un'alleanza?

E dopo aver sganciato la bomba, Law rimase buono buono a leggere sul viso di Kidd tutte le emozioni che vi passavano attraverso.

Rifiuto. Erano la peggiore assortita che si fosse mai vista, Kidd lo detestava e il sentimento era reciproco. Confusione. Che senso avrebbe mai avuto fondare un'alleanza su un rapporto così fragile? Scetticismo. Non avrebbe mai funzionato, era impossibile. Curiosità. Come sarebbe andata a finire? Sete di vendetta. C'erano più possibilità di riuscire, in due. Interesse. Era una sfida tra di loro: chi avrebbe ceduto per primo? Eccitazione. Voleva farlo.

– D'accordo, Trafalgar, io ci sto. Ma vedi di non farmi brutti scherzi o te ne pentirai, dammi retta. – sentenziò Kidd, porgendogli la mano. Law la strinse senza esitazione con tutta la forza che aveva, e Kidd fece altrettanto. Rimasero a fissarsi negli occhi per un tempo interminabile, finché entrambi non mollarono la presa -se c'erano ossa lussate, era meglio cercare di rimetterle in asse prima che passasse troppo tempo.

Law non seppe dire con certezza quando era iniziato, ma ad un certo punto si ritrovò a ridacchiare in contemporanea con Kidd. E non c'era verso di smettere, eh! Era da quando era entrato nell'Arena che non rideva. Eppure era bastato giocare a chi stringe la mano più forte, come succedeva nei fumetti che leggeva da bambino, per ridurlo alla stregua di una dodicenne di Capitol City, a ridere per niente e non sapere come fermarsi.

Era tutta colpa di Eustass Kidd.

 

* * *

 

Era tutta colpa di Trafalgar Law.

Kidd lo sapeva, non era normale. Non era saggio. Non era sicuro. Però l'aveva fatto, aveva accettato di allearsi con lui. Ma dove stava con la testa? Perché l'aveva fatto?

Camminarono un altro po', finché non raggiunsero il fiume. – Possiamo accamparci da queste parti, che ne dici? – propose Law.

Kidd grugnì. – Perché devi essere tu a decidere? – sbottò, anche se, effettivamente, il posto non era male. Era una questione di principio, già.

Law sollevò un sopracciglio. – C'è qualcosa che non... oh. – si portò una mano alla pancia, vagamente imbarazzato da un rumore non proprio educato.

Kidd rise. – Che c'è, il grande Trafalgar Law non riesce a procurarsi il pranzo?

– Che c'è, il grande Eustass Kidd si preoccupa per me? – ribatté Law, malizioso. – E comunque, cosa faccio o come mangio è un problema mio.

Ancora con quella storia del preoccuparsi per lui. Kidd sbuffò, accennando un sorriso. – Stamattina ho seccato un coniglio. Ce n'è ancora, se vuoi.

Il rosso interpretò la mancanza di rifiuto come un assenso, e si sedette su una roccia, aprendo lo zaino. – Tieni, strozzatici. – gli augurò, tanto per non perdere lo smalto. Effettivamente, quel gesto aveva sorpreso lui per primo: che gli importava se Law moriva di fame? Ora siamo alleati. Mi serve. Si ripeté mentre mangiavano in silenzio.

– Non era male. – commentò Law quando ebbero finito. – Certo, avresti potuto spellarlo meglio.

Kidd inarcò un sopracciglio. – Tu sicuramente sei un esperto su come spellare gli animali.

Insomma, non è che nel Distretto 3 si svolgessero regolarmente seminari sull'uccisione e relativa cottura degli animali selvatici. Kidd era stato un po' un autodidatta in questo, quindi la frecciatina di Law gli diede particolarmente fastidio.

Quello si limitò a sussurrare qualcosa che poteva suonare come “non solo quelli”, ma Kidd decise di ignorarlo. – Quindi alla fine abbiamo deciso per questo posto? – chiese Law alla fine. – Perché si potrebbe iniziare a preparare il falò.

Kidd masticò i suoi insulti, alzandosi di malavoglia dalla roccia su cui si era seduto. – Sì, che è meglio.

Era una novità di quell'edizione, in realtà. Di norma accendere fuochi negli Hunger Games era un po' come lanciare un razzo segnalatore diretto a tutti gli altri Tributi: eccomi, sono qui! Venite pure ad uccidermi! Invece laggiù era necessario: era l'unico modo per tenere lontani gli Ibridi. Una scoperta che la maggior parte di loro aveva pagato molto cara. In questo modo, ovviamente, ciascuno degli altri Tributi poteva vedere il fuoco e sapere dove si trovavano gli avversari. Ma c'era sempre la possibilità di una trappola, quindi era più sicuro avvicinarsi al luogo in cui si era visto un fuoco solo dopo che si era spento, così da poter cogliere l'avversario nel sonno o, in caso di fuga, appropriarsi delle braci ancora calde per accendere un altro fuoco, cucinare qualcosa o tenere a bada gli animali feroci. Era così che aveva agito Law fino a quel momento.

Per ultimare tutti i preparativi non ci volle più di un'ora, e ci avrebbero messo di meno se Law non si fosse messo in testa di usare solo un certo tipo di legna. – Questa dura di più. – Quella fa solo fumo, molla lì. – Ma che fai? Prendi quest'altro, piuttosto, farà il doppio delle fiamme e la metà del fumo.

Kidd dal canto suo non se ne stava certo zitto e buono: si ribellava, si lamentava e prendeva apposta la legna che Law gli aveva sconsigliato. Una volta capito il trucco, ovviamente, il ragazzo iniziò a fare il doppiogioco e a consigliargli la legna che in realtà non andava bene. E quando Kidd se ne accorse...

Andò a finire che, innumerevoli battibecchi e infiniti insulti dopo, raccolsero una discreta quantità di legname e tornarono al luogo prescelto. – Ecco fatto. – sospirò Law, saltando su un ramo basso e rimanendo appollaiato lì.

Kidd grugnì un assenso, sdraiandosi contro un albero.

Rimasero in silenzio per un po', tanto che Kidd credeva che Law stesse dormendo là appeso a quel ramo. Invece... – Già che siamo qui perché non mi dici qualcosa su di te, Eustass-ya? – propose, e anche se Kidd aveva gli occhi chiusi riusciva a figurarsi alla perfezione il sorriso di sufficienza appena abbozzato sul volto del ragazzo.

– Che cazzo ti importa? – si lamentò, socchiudendo le palpebre.

Law si strinse nelle spalle. – Così, per passare il tempo. Al tramonto manca ancora un bel po'. – fece notare. – E sinceramente, è un po' che non parlo con qualcuno. Va bene un argomento qualsiasi... non lo so, hai qualcuno che ti aspetta, al Distretto 3?

Kidd si ritrovò a rispondere prima ancora di pensarci su. – Un paio di amici, Heat e Wiress. Avevano... hanno la mia stessa età. – si corresse subito. Perché aveva parlato al passato? Loro stavano ancora bene, no? Eppure...

– È tutto così distante, vero? – soffiò Law, quasi a se stesso.

Kidd raddrizzò la testa. – Eh?

– No, niente, lascia stare. – sorrise Law. Ma era un sorriso amaro, quello.

Kidd annuì piano, quasi meccanicamente, leggermente turbato. – E tu... anche tu hai amici, a casa?

Law parve riscuotersi dai suoi pensieri. – Ah, sì... si chiamano Bepo e Shachi. Hanno un anno meno di me... Chissà come se la cavano. Toccava sempre a me tirarli fuori dai guai.

Kidd sbuffò. – Se è per questo, anche a me toccava darmi un gran daffare per quei due idioti.

Sospirarono quasi in simultanea, e la cosa sembrò sconvolgerli più di tutto il resto.

– È stata una gran fregatura. Proprio quest'anno... – decise Law alla fine, abbandonandosi contro il tronco dell'albero e mettendosi a cavalcioni sul ramo a gambe larghe. Kidd distolse lo sguardo.

– Che stai dicendo? – chiese invece.

– La Mietitura. Una Mietitura dopo questa e avevo finito. Insomma, facevo diciassette anni tra due settimane. Invece mi hanno fregato, tutto qua. – spiegò Law, come se fosse stato ovvio. Ma Kidd aveva come il sospetto che gli stesse nascondendo qualcosa... – Vale anche per te, no?

Kidd scosse la testa. – Io ho sedici anni. – rivelò, funereo.

Law trattenne un sorriso. – Ma a voi del 3 insegnano a combattere per gli Hunger Games, no? Nel 12 le cose sono un tantino diverse.

– No, non è vero. A malapena ci insegnano a leggere e scrivere, figuriamoci ad usare un coltello! È tutta abilità naturale, questa. – ghignò Kidd, e se Law fosse stata una qualunque altra persona sarebbe senza dubbio crollato a terra, atterrito da quella sua espressione terrificante.

Si limitò ad annuire. – Oh, io ho avuto un certo tipo di istruzione, invece. Diciamo che quando mi hanno insegnato la vivisezione forse non si aspettavano che la sfruttassi in questo modo, però... le basi c'erano.

– È questo che hai mostrato agli Strateghi? Tu che apri una rana? – chiese Kidd, sarcastico.

Law sorrise, sadico. – Più o meno.

E Kidd preferì non indagare.

– In ogni caso, da quando una certa persona mi ha fregato tutti gli arnesi, non mi posso più divertire quando ammazzo gli altri Tributi. Il pubblico sarà davvero scontento. – commentò Law, allusivo.

Kidd inarcò un sopracciglio. – Ecco, parliamone. In quello zaino c'erano tre bisturi, ago e filo, due forbici e altri mille arnesi da dottore. Da dove cazzo sono usciti? Non sembra il genere di cosa che si trova alla Cornucopia.

Law sembrò pensarci su un attimo prima di rispondere. – Beh, alcune cose erano davvero nella Cornucopia. Potrei... averli convinti a metterceli, sai. Avranno pensato che sarebbe stato divertente.

Kidd assottigliò lo sguardo. – Alcune cose... e le altre? Non è possibile che... – lo accusò.

– Sponsor. – rispose tranquillo il ragazzo, interrompendolo. – Il terzo giorno.

Kidd rimase un attimo senza niente da dire. – Ah. – commentò alquanto banalmente alla fine.

– Che c'è? Non mi ritieni abbastanza bello per ricevere fiumi di sponsor? Ho preso dieci, sai? – ridacchiò Law, rimettendosi seduto a gambe unite e dondolandole avanti e indietro.

Kidd borbottò un “deficiente”, raddrizzando la schiena. – Io pure. – ribatté con aria di sfida.

Il “regalato” di Law non sfuggì alle orecchie attente di Kidd, ma sfortunatamente non c'erano pigne a portata di mano. Finse di alzarsi con uno scatto, e godette intimamente nel vedere Law sobbalzare di riflesso.

Sponsor, quindi. Kidd cacciò in fondo alla sua testa quella vocetta fastidiosa che gli diceva che lui mai, nemmeno quando Killer era sul punto di morire, aveva ricevuto uno straccio di sponsor. E invece quel Law ne poteva avere quanti gli pareva, giusto per soddisfare il suo spirito sadico...

– Allora?

– Eh? – chiese subito Kidd, spaesato.

Law sbuffò, divertito. – Certo che sei tardo... ti ho chiesto di riavere i miei arnesi.

Kidd sapeva che mentirgli dicendo di non averli più sarebbe stato inutile, quindi si limitò a sospirare. – Sono nel mio zaino.

Law fece per saltare giù dal ramo, allegro, quando un tintinnante suono assai noto lo fece immobilizzare. Possibile che fosse...

– Oh, che bravi. – commentò Law, deliziato. Con un agile salto si arrampicò su un ramo più in alto per recuperare un piccolo paracadute argentato.

Kidd sentì salire l'eccitazione. Uno sponsor! Perché proprio adesso? Di che cosa avevano bisogno? Possibile che fosse un'arma?

Law lo affiancò in un balzo, reggendo fra le mani il piccolo oggetto d'argento. – Vediamo un po' cos'abbiamo qui. – mormorò, aprendolo con un colpo deciso.

Kidd studiò a lungo la scatoletta che si trovava all'interno del paracadute. Inutilmente. – Che cazzo è? – chiese, scocciato.

Law lo prese in mano con circospezione e se lo rigirò tra le mani. – Uno spray. – decise alla fine.

Kidd lo fissò come se fosse matto. – Uno spray?

Law annuì, agitandolo. – Sì, proprio una bomboletta spray. Che è, ci mandano un deodorante perché non ci laviamo abbastanza?

Kidd, per dirla nella maniera più schietta possibile, si stava incazzando. – E che me ne faccio di uno spray, si può sapere?

– Per ora teniamolo. – decise Law. – Chissà quanto sarà costato, al tuo Mentore o al mio. Ci dev'essere un motivo.

Kidd stava per rispondere che, motivo o no, lui di uno spray non sapeva proprio che farsene, grazie tante, e che a suo parere dovevano solo bruciarlo, quando il secco suono di tre cannoni e un boato terrificante li fece congelare. – Sta crollando un settore.– commentò freddo Law, per poi saltare agilmente sulla cima dell'albero su cui si trovava. Kidd lo seguì con altrettanta scioltezza (gli alberi ce li avevano anche loro del Distretto 3, grazie tante), finché non raggiunsero un ramo abbastanza alto per avere una visuale soddisfacente.

Lo spicchio di Arena opposto al loro fumava ancora di macerie e desolazione, ma non era il solo. – Chi è morto? – sbottò Kidd. Ancora faceva fatica a capire di quali settori si parlava. Se era quello di Vergo...

– I due Tributi del 6. – rispose Law, distaccato. – Insieme. Fino a stamattina erano ancora vivi entrambi... E anche quella del 4. Non era molto furba, li avrà uccisi entrambi nel loro territorio. È crollato anche il quarto settore perché il suo compagno l'avevate ucciso voi, sbaglio? – sospirò, facendosi scivolare giù e ritornando velocemente a terra, senza nemmeno aspettare la risposta.

Kidd lo raggiunse in un istante, e rimasero a fissarsi negli occhi per qualche istante. – E adesso? – chiese semplicemente il rosso.

– Adesso, caro Eustass-ya, possiamo dedicarci al vero motivo per cui quest'alleanza sta in piedi. – rispose Law senza scomporsi. – Troviamo un modo per... eliminare la concorrenza.

Sui loro volti si aprì lo stesso identico ghigno.

Sarebbe stata una lunga chiacchierata, quella.

 

* * *
 

– Sia chiaro, io ucciderò Vergo.

– Tutto tuo, basta che lasci a me Doflamingo.

– Però devono soffrire.

Ovvio. Saranno gli ultimi a morire. Prima dobbiamo fare fuori le altre, così si sentiranno sempre più come dei topi in trappola.

– È quello che si meritano.

– Vedrai, quando avrò finito con i loro corpi sarà impossibile distinguere un estremità dall'altra.

– Stai bluffando.

– Vuoi scommettere?

– Aspetta di vedere come li concerò io: altro che distinguere un'estremità dall'altra, non crederai nemmeno che sia mai stato un essere umano!

Andavano avanti così da almeno un paio d'ore, senza stancarsi di immaginare metodi di tortura sempre diversi e raccapriccianti. Ormai era calata la notte, e il fuoco che avevano preparato scoppiettava allegramente. Kidd e Law se ne stavano sdraiati ai lati opposti del falò, le loro teste separate solo dalle fiamme. L'Inno di Capitol City aveva annunciato quello che già sapevano, ossia che i Tributi del 6 e la ragazza del 4 erano passati a miglior vita. Rimanevano solo loro, i restanti Favoriti e Baggy, ma quello era una minaccia così insignificante che nemmeno la prendevano in considerazione.

– Magari questo spray può servirci a qualcosa... – commentò Law, rigirandoselo tra le mani.

– Magari puoi tirarlo in un occhio ai tuoi nemici, perché non ci provi? – ribatté Kidd, sprezzante.

Law decise di ignorarlo, iniziando a lanciarlo in aria e a riprenderlo al volo. – Scusa, se non servisse a niente, perché mandarcelo? Uno sponsor non arriva per caso.

Kidd alzò le spalle. – Ma a che cosa potrà mai servire una cazzata del genere! Guarda, giusto perché l'ho visto arrivare dall'alto ed era giorno, altrimenti non avrei mai creduto seriamente al fatto che ce l'avessero mandato i nostri Mentori. Avrei pensato subito ad uno scherzo, o...

Law si alzò di scatto, folgorato. – O una trappola. – terminò, gli occhi brillanti. – Ce l'hai ancora la mongolfiera?

Kidd si mise a sedere, grattandosi la testa. – Sì, ma per... oh. – e sul suo viso si andò a disegnare lo stesso identico ghigno di Law.

– Eustass-ya, tu sei un genio. – proclamò Law, un baluginio euforico negli occhi. – Se riusciamo a rimettere insieme la mongolfiera vuota, e a farla cadere vicino al loro accampamento...

– Dev'essere notte, così non si accorgeranno che è caduta da un albero.– si intromise Kidd.

– Giusto. – concesse l'altro. – Aspetteremo il turno di notte di una delle ragazze. Il nostro più grande vantaggio è che sono tanti. Se uccidiamo la compagna di Vergo nel suo settore mentre Vergo è ancora in vita, questo non crolla. Possiamo farlo nel loro territorio.

Kidd armeggiò un po' col contenitore per chiuderlo. – Ci vorrebbe un cacciavite...

– Va bene questo? – domandò Law passandogli un bisturi. Kidd lo fissò scettico, poi sospirò. – Me lo farò andar bene. – glielo strappò di mano e prese a lavorarci su. In pochi istanti la mongolfiera pareva non essere mai stata toccata.

– Meraviglioso. – affermò Law, lanciandola in alto. Questa tintinnò per pochi secondi, prima di atterrare nuovamente tra le sue mani. – È geniale.

Kidd grugnì. – Vedi di non romperla. Allora, concentriamoci sui dettagli. Come facciamo?

Law si grattò la testa. – Cerchiamo di non essere avventati. Domani possiamo andare in ricognizione: è importante decidere da dove farla partire, se stanno in una radura o che cosa. Poi... dobbiamo fare in modo che la mongolfiera si sposti un poco lontano, abbastanza perché la nostra vittima non abbia altra scelta se non correrle dietro.

– Perché? Non possiamo ammazzarla là? – si indispettì Kidd.

Law sospirò, divertito. – Certo che sei lento... – ignorò l'insulto del compagno e proseguì. – Non la uccideremo nelle immediate vicinanze per lo stesso motivo per cui non irromperemo nel loro accampamento facendo roteare una clava. Non possiamo affrontarli tutti e quattro contemporaneamente, dobbiamo evitare di coinvolgere Vergo e Doflamingo. Se riusciamo a far allontanare la vittima a sufficienza, tanto da poterla colpire ma non uccidere, i suoi compagni non si accorgeranno della sua morte finché non sparerà il cannone. E allora saremo abbastanza distanti.

Per quanto Kidd si sforzasse, non riuscì a trovare una singola osservazione da fare. Quindi si limitò a grugnire un assenso.

Law lo osservò brontolare qualcosa e aggiungere un ciocco di legno al falò, soffermandosi a lungo sulla sua figura alta e massiccia. Da quanto tempo non si sentiva in quel modo? Avevano un piano, uno serio, questa volta. Con il finto sponsor potevano uccidere le ragazze, e per quanto riguardava Vergo ci avrebbe pensato Kidd. Lui poteva concentrarsi su Doflamingo senza nessuno ad intralciargli la strada.

Non è che stesse usando Kidd per arrivare al suo scopo -o meglio, lo stava facendo, ma anche Kidd stava usando lui. Eppure stava provando qualcosa di strano, in quel preciso istante.

L'ultima volta che si era sentito in quel modo risaliva al giorno in cui, con Bepo e Shachi, aveva derubato la pasticceria del Distretto 12 e aveva fatto indigestione di dolci. Quel senso di ebbrezza, soddisfazione... sapeva che era sbagliato e pericoloso, ma godeva nel farlo, e l'avrebbe rifatto ancora, se solo se ne fosse presentata l'occasione. Ora si sentiva un po' nello stesso modo, con Eustass Kidd al suo fianco. Sì, perché a furia di parlare e di mettere a punto il loro diabolico piano, si erano ritrovati sdraiati fianco a fianco.

– Il primo turno di guardia lo fai tu, sono stato chiaro? – borbottò Kidd, voltandosi dall'altra parte.

– Come al solito, Eustass-ya. – replicò Law, serafico. Era la terza notte che passava a guardarlo dormire, in fondo.

 

* * *

Avere Law come alleato era una pacchia, nel senso che Kidd aveva dormito sodo tutta la notte senza mai interrompersi, svegliandosi quando il sole era ormai alto nel cielo. Si stiracchiò, guardandosi intorno e venendo colto da un vago senso di inquietudine: dove si era cacciato quell'idiota, adesso?

Balzò in piedi e si guardò freneticamente intorno, finché non individuò quello che per ragioni occulte era il suo alleato immerso fino alla vita nell'acqua del fiume.

– Che c'è, paura di puzzare? – lo prese in giro, sprezzante.

– Finché si può... – commentò Law, noncurante. – Non mi dirai che ti stavi preoccupando per me, vero? – ridacchiò all'occhiataccia di Kidd e proseguì. – Ero già stato qui con Penguin qualche giorno fa, e fino a ieri mattina questo posto era pieno di piranha. – glielo comunicò così, senza nessuna sfumatura nel tono di voce che mostrasse paura o inquietudine.

Kidd prese un respiro profondo. – Qua c'erano piranha.

– Esatto.

– Ma oggi non ci sono.

– Neanche ieri sera, ho controllato prima di proporre di fermarci.– si affrettò ad assicurargli Law. – È per questo che ieri mi sono ritrovato nel settore di Baggy: cercavo un posto dove lavarmi. Poi sei arrivato tu a fare confusione...

Kidd prese un respiro profondo, sbuffando. Ha fatto il turno di guardia. Non puoi picchiarlo. Niente da fare: ripetersi le cose nella testa, al contrario di quello che diceva Killer, non era affatto utile. Una stretta all'altezza dello stomaco accompagnò il pensiero del suo ex-alleato, e si chiese confusamente se era la stessa sensazione che provava Law da quasi quattro giorni, quando l'aveva visto per la prima volta in mezzo a quelle sabbie mobili.

– Come fai? – gli chiese d'impulso.

Law si voltò, confuso. – Eh?

– Il tuo alleato è morto. Deve averlo fatto fuori Doflamingo. Eppure parli di lui come se niente fosse, è... – già si pentiva di aver parlato, mentre un sorrisetto faceva capolino sul volto del suo alleato.

– Devo intendere che tu invece soffri tremendamente la mancanza di Killer-ya? – domandò, provocatorio.

Nessuna debolezza. C'erano poche regole, nell'Arena, ma quella era la più importante. – Chi, io? – sbuffò, cercando di darsi un tono. Quando mai aveva pensato di parlarne con lui...

Ma Law lo stupì. Invece di rigirare il coltello nella piaga si limitò a sospirare, voltando la testa dall'altra parte. – È ovvio che mi manca. Il mio alleato, intendo. Era un idiota di prima classe, rompipalle e rumoroso, non sapeva reggere un'arma che fosse una e continuava a fare casino in ogni situazione. Però... era allegro, capisci? E anche buono, di quel genere di bontà che ti fa cadere le braccia. E mi sopportava meglio di come fai tu. – il sorriso che gli salì alle labbra era freddo e sprezzante. – Non guardarmi così, eh! – Kidd, davanti a lui, lo fissava incredulo. – Te lo sto dicendo perché anche tu ricordi. L'unica cosa che si può fare per loro è ricordare. Non lamentarsi, non piangere, non rimproverarsi. La gente muore, non c'è niente di strano: è giusto così, siamo agli Hunger Games. Non dirmi che sei uno di quei deficienti sentimentali che passano la vita a rimpiangere ciò che è fatto e ad annegare il dolore nelle canzoni drammatiche strafogandosi di cioccolata. – concluse, lanciandogli un lungo sguardo indagatore.

Kidd era seriamente sconvolto. Quello era il Trafalgar Law che aveva conosciuto lui? Seriamente? – Mai mangiato cioccolata in vita mia. – disse con un certo orgoglio. – E comunque no, certo che no. Per chi mi hai preso? – Eppure in qualche modo già si sentiva meglio: poteva ricordare Killer, in fin dei conti. E se voleva vincere, quel ragazzo sarebbe dovuto morire comunque, quindi non aveva senso essere tristi.

– Sarà... – commentò Law, sul vago. – Di' un po', tu, ma da quant'è che non ti dai una lavata?

Kidd intuì le reali intenzioni dell'altro un istante troppo tardi. Prima che riuscisse a balzare al riparo, si ritrovò già completamente fradicio.

Mentre si toglieva la maglietta e si tuffava di peso nel lago per investirlo con quanta più acqua possibile, si chiese confusamente se quello non fosse per caso un metodo poco ortodosso per troncare il discorso di prima ed impedire a Law di pensare a Penguin e a lui di pensare a Killer.

Poi decise che non era importante, non quanto fargliela pagare molto cara per aver osato inzupparlo.

 

* * *

 

– Allora, quanto manca?

– E cosa ne so? Vedi per caso un cartello con su scritto “settore Uno”? Non sarebbe un po' banale?

– Io amo la banalità, è così rilassante...

– Beh, purtroppo gli Strateghi non la pensano come te, Eustass-ya. Quindi continua a camminare e basta.

Erano un marcia da circa mezz'ora, e probabilmente si trovavano già nel settore Uno, perché avevano trovato le tracce del ultimo falò dei Favoriti (risaliva alla sera precedente, non più tardi), ma da lì in avanti niente. – Possibile che se ne siano andati in un altro settore? – domandò Kidd. – Intendo dire, magari stanotte hanno dormito qui, e ora hanno spostato tutta la loro roba da un'altra parte...

– Beh, in fondo ne hanno a disposizione due. Saranno nel settore di Vergo e di quella... Miss Double Finger? – replicò Law alzando le spalle. – È probabile che cambino settore ogni sera, per depistare noi. L'accampamento che abbiamo appena passato sembrava piuttosto abbandonato.

Kidd sbuffò. – Stiamo camminando da ore. Dev'essere passata l'ora di pranzo.

– Intendi dire che ti va di andare a caccia? – sorrise Law, fermandosi.

Kidd sbuffò. – A me deve andare? E tu nel frattempo cosa intendi fare, metterti a dormire? – Avrebbe anche avuto senso, considerato che non lo faceva da un po'.

– Potremmo tornare un po' indietro, così da accendere il fuoco sui resti del loro vecchio falò. – ragionò Law senza dar segno di averlo ascoltato. – Su, vai, che aspetti? – ghignò, facendo per allontanarsi.

– Ehi, un momento! – lo fermò Kidd, indignato. – Perché io devo cacciare e tu no?

Law inarcò un sopracciglio. – Non ho detto che io non caccerò. Solo, ti sembra effettivamente il caso di farlo insieme?

No, a Kidd non sembrava effettivamente il caso. – Va bene, come vuoi. – borbottò. – Ci troviamo al falò che abbiamo visto prima tra un'ora?

Law ghignò. – D'accordo, come ti pare. A dopo! – lo salutò, e si incamminò nella foresta.

 

* * *

 

Kidd era decisamente soddisfatto. Sì, insomma, aveva fatto una buona caccia, no? Persino quel dottore da strapazzo avrebbe dovuto ammetterlo. Sapeva che quel tipo di conigli era commestibile, ed era riuscito a fare fuori anche un paio di scoiattoli.

Tornò al punto in cui avevano visto il vecchio accampamento del Favoriti senza troppe difficoltà, ma di Trafalgar Law nessuna traccia. Sospirò, scocciato: doveva sempre fare tardi, vero? Eppure un'ora era passata da un pezzo, ne era certo.

Rimanere lì fermo in mezzo alla radura era pericoloso: si trovava pur sempre in un settore del nemico, era una preda facile. Ma insomma, come faceva a mangiare se non accendeva un fuoco? Non è che gli andasse di mangiare un coniglio crudo.

– Oh, al diavolo. – sbottò, sedendosi a terra. Scuoiò il coniglio e accese il fuoco: che venissero, se lo volevano fare fuori. Lui non aveva paura, figuriamoci! E quando Law sarebbe arrivato... oh, lo avrebbe menato ben bene, per aver osato fare così tardi. Insomma, non è che lui fosse lì ai suoi comodi, dopotutto.

Il coniglio fu pronto prima che Law facesse la sua comparsa. Kidd ne mangiò metà, iniziando a sentirsi un po' inquieto. Ma quanto tempo era passato? E se quell'idiota di un medico si fosse fatto catturare dai Favoriti? Eppure non aveva sentito nessun cannone, no, meglio non essere catastrofici prima del tempo. Cosa dicevano sempre Heat e Wire? Respira.

Dovevano essere quasi le cinque del pomeriggio, e Kidd decise che ne aveva abbastanza di starsene lì: non era mai stato un tipo paziente. Poteva farsi un giro, no? Magari Law si era solo addormentato. Ma se poi veniva al punto di ritrovo e non lo trovava? Sospirò, passandosi una mano sulla fronte. Quanti casini gli faceva passare quello stronzo... Oh, basta, non ne poteva più di stare fermo a non fare niente! Lo sguardo gli cadde su un pino proprio lì davanti: sogghignando, posò al centro dell'accampamento due pigne che puntavano verso est, e si allontanò in quella direzione. E se non capiva un'allusione del genere, allora Law era solo un deficiente.

Iniziò a camminare a vuoto, facendo attenzione ad ogni rumore sospetto che sentiva: non dimenticava di trovarsi in territorio nemico, dopotutto.

Più passava il tempo, però, più si preoccupava. In fondo, cosa sapeva lui di Trafalgar Law? E se fosse stato in combutta con i Favoriti sin dal principio? Di una persona del genere, come poteva fidarsi?

Oh, tutta quella situazione era assurda! Si erano dati appuntamento entro un'ora e ne erano passate almeno quattro, se non di più. A quel punto, perché Kidd continuava a cercarlo? Poteva essere stato catturato, o passato dalla parte dei Favoriti, o...

Si immobilizzò, trattenendo il fiato: oltre quel cespuglio c'era di sicuro qualcuno. Attese un istante per essere sicuro di non esserselo sognato poi sibilò: – Trafalgar, brutto stronzo, sei tu?

Se non rispondeva, avrebbe attaccato. Subito.

– Sì, sono qui. – rispose una voce ovattata. Era lui, senza dubbio.

Kidd mascherò quello che pareva essere sollievo con una dura maschera di disprezzo e risentimento. – Ma lo sai che ore sono? E cosa stai facendo, qui? Vaffanculo, mi hai fatto aspettare un'eternità! – “Mi hai fatto preoccupare”, però, non gliel'avrebbe detto.

Law uscì allo scoperto, il solito ghigno strafottente dipinto in faccia. Ma c'era qualcosa di diverso, quella volta, come se si stesse sforzando davvero tanto di nascondere qualcosa di tragico. Sembrava anche messo male, come se fosse caduto da qualche parte: parte dei vestiti era strappata, e c'erano graffi sulle mani e sulla faccia. Ma la cosa peggiore era lo sguardo, davvero. Kidd immaginò che avesse a che fare con Penguin e finse di non accorgersene.

Quello su cui non poteva passare oltre, invece, era il ritardo del ragazzo. – Ma insomma, dico! Quando si dice “un'ora” si intende “un'ora”! Per quel che ne sapevo potevi essere stato catturato, o essere passato al lato oscuro, o...

– Ti sei preoccupato per me, Eustass-ya? – chiese semplicemente Law.

Ancora. Quanto cazzo ci avrebbe messo prima di capire che non si sarebbe mai preoccupato per un deficiente del genere? Era solo... si era solo innervosito, ecco. – Ma figurati. – replicò, infastidito.

Law ghignò, e c'era qualcosa di più vero, ora, in questo ghigno. Qualcosa di più naturale. – Beh, diciamo che ho avuto una specie di contrattempo. – sospirò, con un tono che chiudeva la questione. – Ho mangiato qualcosa per conto mio.

Kidd non ne era molto convinto, ma erano forse fatti suoi?

– Bene. – disse, sollevando un sopracciglio. – Quindi ti aspetti che io mi accontenti così, senza sapere dove sei stato per queste, saranno state quattro ore, e...

– Andiamo, non possono essere state più di due, e poi...

– Non interrompermi, bastardo! Per quanto ne so potresti esserti messo d'accordo con i Favoriti per la mia testa, e allora...

– Se ti avessi voluto morto ti avrei accoltellato nel sonno! Non pensi che...

Ma si interruppe bruscamente, appiattendosi subito a terra. – E adesso cosa... – gridò l'altro, adirato, ma tacque subito dopo: anche lui li aveva sentiti. Si nascosero entrambi sulla cima di un albero, e fecero appena in tempo. Subito dopo, infatti, apparvero quattro figure rumorose e sghignazzanti. E non ci voleva un genio per capire di chi si trattasse.

– Possibile che non li abbiamo ancora trovati? – chiese Miss Valentine, sbuffando.

– Sicura di aver cercato bene, mia cara? – domandò Doflamingo, mellifluo.

Law si irrigidì, ma non disse niente. – Andiamocene. – ordinò Kidd.

Vergo alzò la testa di scatto. – Avete sentito?

Law gli lanciò una gomitata e rimase immobile ad ascoltare.

– Vergo, ti immagini le cose! Abbiamo girato tutto il settore Tre, poi anche l'Undici. E lui continuava a dire “Senti, sono qua! Oh, ascolta, questo è di sicuro uno di loro!” E invece niente. O quei tipi non si trovavano lì, o si sanno nascondere molto bene, dammi retta. – sbuffò la ragazza del 2, una che tutti si ostinavano a chiamare Miss Double Finger, incrociando le braccia. – Non ridete, è stato faticoso! – si lamentò. – E il pubblico vuole il sangue, capite? Il sangue. È stata una giornata noiosa. – concluse, sedendosi a terra con aria capricciosa.

– Su, cara, non fare così. – sorrise Doflamingo. – Noiosa, adesso... Non penso che il pubblico possa propriamente lamentarsi. – ridacchiò prima di passarle un braccio attorno alle spalle. – Ti prometto che entro domani li faremo fuori tutti e due, contenta? Dai, che siamo quasi tornati all'accampamento.

Kidd e Law trattennero il fiato. Quindi non facevano avanti e indietro dal settore uno al settore due, come avevano immaginato. I Favoriti avevano un accampamento fisso, quello in cui Kidd aveva mangiato: non si erano incontrati solo perché Doflamingo e gli altri avevano intrapreso una campagna alla ricerca di Kidd e Baggy... Sì, avevano citato solo i settori Tre e Undici. E Law, allora?

Anche lui non faceva parte dei Favoriti, giusto? Kidd stava per chiedere -esigere- spiegazioni, quando Miss Valentine parlò. – Certo, così rimarremo soltanto noi e il carissimo Law, l'amore segreto del nostro Doflamingo!

Law sbarrò gli occhi. – Ok, andiamo. – affermò, tirando Kidd per un braccio.

– Ma sei pazzo? Ci faremmo scoprire! – soffiò l'altro, confuso.

– Non importa, andiamocene! – ribatté il ragazzo con lo stesso tono, ma quando Vergo corrucciò le sopracciglia tacquero all'istante. Law pareva sul punto di vomitare.

Doflamingo rise. – Miss Valentine, tesoro, sei sempre così divertente... – commentò, affilando il suo coltello. Era appoggiato all'albero su cui erano arrampicati Kidd e Law. – Amore segreto, addirittura... Suo padre veniva spesso al Distretto 1 per lavoro. Ci conosciamo sin da quando eravamo bambini, tutto qua.

Miss Valentine esplose in una risata scarna. – Certo, tutto qua! Me lo ricordo, io. Lui scappava e tu lo rincorrevi. Avevate un anno di differenza, ma sembravano cinque! – rise al ricordo, mentre Law stringeva con forza il ramo a cui erano aggrappati.

– Mi faceva pena, tenerezza, insomma, chiamala come vuoi. Mi interessava. – si difese Doflamingo, sorridendo. – Era... come dire...

– Una cavia? – suggerì Miss Double Finger, sghignazzando.

Scoppiarono tutti a ridere, per motivi a Kidd sconosciuti.

– Sicuro! – gridò Doflamingo, che quasi lacrimava dalle risate. – Un'ottima cavia, a onor del vero! No, siamo seri. Ero giovane, volevo fare nuove esperienze... – aggiunse subito, facendo smettere tutti gli altri di ridere. – Quanti anni avremo avuto? Quattordici?

– Lui tredici e tu quasi quattordici. – lo corresse Miss Valentine, maliziosa. – È stato quell'inverno delle polmoniti, giusto?

– Hai ragione, hai ragione. Mi ero ammalato anch'io, certo. Suo padre era venuto da noi, e siccome io ero in isolamento hanno mandato Law a farmi compagnia. Nella mia stanza. Da soli. Ah, quanti ricordi... – ghignò il ragazzo.

Vergo sbuffò, trattenendo un sorriso. – Cos'hai fatto a quel bambino, Doflamingo?

– Lo dici come se gli avessi fatto chissà quale torto! – sbuffò quello, arricciando il labbro in maniera infantile. – Guarda che stavamo insieme già da almeno quattro anni! Insomma, ci stava. – Scoppiarono tutti a ridere. – Dovevate sentirlo! – gridava Doflamingo in preda alle risate. – Ancora, Dofly, ancora! Di più, spingi, spingi! È un vizio che non ha mai perso, lo sapete? Anche la settimana scorsa, all'addestramento...

– Dai, è vietato ferire altre persone prima dell'Arena! – finse di rimproverarlo Miss Valentine.

– Ma se ti ho detto che ci stava!

– Lasciami dubitare... Scommetto che ora si è messo con quel rosso del 3. Era da quelle parti quando Vergo ha fatto fuori il biondo del 5, no? Scommetto che ora si sono alleati. Scommetto che passano tutto il tempo insieme. Scommetto che l'hanno già fatto! Sei geloso, vero? – ridacchiò Miss Double Finger, allusiva.

– Chi, Eustass?

– Sì, è vero, era lì. Li ha pure aiutati a scappare, secondo me.

– Allora, Dofly, sei geloso?

Il ragazzo si sistemò gli occhiali da sole, ghignando. – Non scherzate. Io conosco il mio ragazzo, e figuriamoci se si allea con qualcuno! Non è il tipo, credetemi: lui lavora da solo. L'ho incontrato giusto poco fa, sapete? – Kidd trattenne il fiato. – Abbiamo avuto... un incontro interessante, diciamo così. – e giù a ridere. – E non prendetemi in giro, ve l'ho detto mille volte, piace anche a lui! Stiamo insieme da più di metà delle nostre vite, chiaro? Dicevo, posso stare tranquillo: me l'ha assicurato lui stesso, che lavora da solo. Non cercherà mai un'alleanza, perché non sarà mai in grado di mettere la sua vita nelle mani di qualcun altro. È fatto così. – si leccò le labbra, e a Kidd veniva da vomitare. – Su, muoviamoci, che ho fame. Guardate un po' voi se mi tocca raccontarvi la storia della mia vita...

Si allontanarono, ridendo e spingendosi, e Kidd non aveva il coraggio di voltarsi a guardare il suo alleato. Possibile che quello che aveva sentito fosse vero? Trafalgar gli sembrava tutto tranne che un tipo del genere. Ma allora...

Voltò la testa, deciso ad una spiegazione esauriente, ma per poco non cadde dall'albero dalla sorpresa: di Trafalgar Law, il suo alleato, non c'era più nessuna traccia.

 

* * *

 

I suoi arnesi. Alcune erbe curative e un paio di piante commestibili. Una borraccia mezza vuota. Il famoso Spray che Kidd avrebbe voluto buttare via.

Questo era tutto ciò che il suo zaino conteneva. Law l'aveva svuotato e controllato per bene per assicurarsi di non avere nient'altro, ma dovette rassegnarsi al fatto che tutto il resto – le coperte, la torcia, le borracce piene d'acqua, la carne avanzata e soprattutto il paracadute – era rimasto nello zaino di Kidd. Per le coperte e il resto non era un grande problema, se la sarebbe cavata: aveva ancora i suoi due coltelli nascosti nei vestiti, poteva cacciare. Ma come faceva per il paracadute? Non poteva essere sicuro che Kidd attuasse il loro vecchio piano, dopotutto. Ma d'altro canto era ovvio che non poteva più farsi vedere dal suo ex-alleato, non dopo quello che aveva sentito!

Si trovava in cima ad un albero del settore Tre. D'accordo, la cosa poteva sembrare priva di senso, dal momento che non voleva più avere rapporti con Kidd, ma doveva recuperare il paracadute, andiamo! Non è che avesse avuto intenzione di seguirlo. Non dall'inizio, almeno.

Dopo essersi accorto della sua sparizione, Kidd lo aveva cercato. Lo aveva cercato con quel suo cipiglio a metà tra l'offeso a morte e il preoccupato, continuando a borbottare insulti così coloriti che un paio di volte Law rischiò quasi di farsi scoprire ridendo troppo forte. Ogni cinque minuti sembrava sul punto di lasciar perdere e andare via, poi borbottava un altro insulto e continuava a cercarlo. Law lo spiava dall'alto degli alberi, seguendolo a debita distanza. Era rimasto là dietro finché Kidd non si era arreso ed era andato verso il suo settore, sbagliando pure strada un buon numero di volte. Seguirlo in quel modo era strano, gli dava una sensazione di sbagliato, ma... ma non poteva certo tornare da lui, no?

L'aveva detto anche Doflamingo, prima. Che non era fatto per avere un alleato.

Pure lui, poi: incontrarlo così mentre cacciava era stato uno shock; e chi se l'aspettava? Aveva provato a evitarlo, poi a combattere. Ma Doflamingo... Oh, beh, non che non ci fosse abituato. E non che non fosse stato piacevole. Insomma, fare sesso con lui era una cosa che non amava fare, ma ormai aveva iniziato a vederla con filosofia: era il giocattolo preferito del grande Donquijote Doflamingo, non c'era niente da fare. C'era di peggio, no? In qualche modo, il destino di quel ragazzo viziato e capriccioso era legato al suo, lo aveva sempre saputo. Si era quasi rassegnato ad un futuro con lui, fatto di fughe, di capricci, di sospiri, regali, abbracci, momenti di piacere e momenti col naso tuffato nei libri per cercare di dimenticare, ma poi... Poi Doflamingo aveva detto di volersi offrire volontario agli Hunger Games.

Da vincitore potrò darti qualunque cosa, Law, qualunque cosa vorrai! – gli aveva detto.

L'idea che Law volesse una vita senza di lui non l'aveva nemmeno sfiorato.

Ma l'ironia del Destino aveva voluto che anche lui fosse stato pescato alla Mietitura, e da allora, beh, Law ne aveva fatto una questione personale. Era una faccenda tra loro due e nessun altro. Sarebbe riuscito ad ucciderlo? Oppure sarebbe stato Doflamingo a porre fine ai suoi giorni? Il suo piano era di vedersela loro due da soli, e al diavolo il resto. Ovviamente, poi, il suo piano era andato a quel paese quando aveva incontrato Penguin. E poi quel demente di Eustass Kidd. Kidd... Insomma, basta. Non doveva pensare a lui, non adesso che non erano più alleati. Aspettava che si addormentasse, gli rubava il paracadute e non lo uccideva perché, andiamo, farlo in quel settore equivaleva al suicidio; poi si dirigeva verso l'accampamento dei Favoriti e proseguiva col piano. Semplicemente questo.

Per passare il tempo, rovesciò sul ramo su cui si trovava tutti gli oggetti contenuti nel suo zaino. I suoi arnesi, uno in fila all'altro. La borraccia. Era ancora mezza piena, ma il giorno dopo avrebbe dovuto trovare un corso d'acqua. Quelle foglie dal sapore disgustoso... ne masticò un paio, giusto per placare momentaneamente i morsi della fame: il pesce che aveva pescato prima di incontrare Doflamingo, quella mattina, non lo aveva saziato per niente. E poi lo spray. Se lo rigirò tra le mani, studiandolo con attenzione. Non c'era scritto niente, era un semplice cilindro argentato. A cosa poteva servire? Lo agitò: niente di strano. Cautamente decise di spruzzarne un po' per aria, e annusò. Non era velenoso per gli uomini, lui ne sapeva qualcosa. Se ne spruzzò una quantità abbondante sul polso destro, poi la portò al naso. L'odore non era niente di che. Forse un po' forte. Non era neanche cloroformio, però.

Il sole era calato da un pezzo, e il fuoco di Kidd continuava a scoppiettare sotto di lui: il ragazzo se ne stava appoggiato ad un albero, corrucciato. Chissà a cosa stava pensando... Law scosse la testa. Non doveva più pensarci.

Rimase lì per quella che parve un'eternità, aspettando che Kidd finalmente cedesse al sonno. Aveva gli occhi chiusi da un tempo sufficientemente lungo, quando all'improvviso un rumore lo fece scattare. Animali feroci? Perché non se ne stavano alla larga dal fuoco?

Anche Kidd balzò in piedi, afferrando immediatamente la spada. – Cosa volete, bastardi? – ringhiò.

Law abbassò lo sguardo: se non si fosse trattato di lui, del grande Chirurgo della Morte, sarebbe rimasto completamente atterrito.

Uno sciame (si diceva sciame?) di formiche dalle dimensioni di una palla da bowling aveva invaso lo spiazzo in cui si trovava Kidd. Alcune stavano già risalendo il tronco del suo albero. Ma quante erano?

Masticando un'imprecazione, Law scivolò di gran carriera giù dal tronco, facendosi strada tra le formiche con i piedi. Doveva allontanarsi, e subito! Ne osservò di sfuggita un paio da vicino, e i suoi timori divennero realtà: all'estremità del corpo avevano una grande tagliola, che sembrava fatta apposta per strappare interi lembi di pelle.

Ibridi.

 
















Angolo autrice:
Ehm. Come si dice in questi casi... capitolo di rivelazioni?
Insomma, l'avrete capito che questa storia non è basata tanto sulle riflessioni e le introspezioni quanto sui colpi di scena, ahimè. Dunque, l'alleanza si è formata e ha già addirittura un grande piano d'attacco. Fin qui tutto bene. Poi, però... il disastro.
Ora, vorrei che fosse ben chiaro questo: Doflamingo non è un pazzo stupratore assassino o cose simili. Assolutamente. Law ci sta, in qualche modo, perché -come ha fatto notare Doflamingo- è da quando erano praticamente dei bambini che stavano insieme.  Solo che, col tempo, le cose sono degenerate -ma di questo, non temete, si parlerà ampiamente in seguito. Ora, il fatto è che Doflamingo è capriccioso e possessivo. E considera Law di sua proprietà. Questo atteggiamento alla lunga stanca, e ferisce anche, ma Law... non si è mai propriamente allontanato da Doflamingo, ecco. Quindi non vedete il nostro fenicottero come il Sommo Colpevole della storia, perché lui ci crede, ne è convinto, che anche a Law piaccia. Perché d'accordo nessuno ce lo vede a dire "ok, se oggi non vuoi fare sesso me ne andrò a letto con tranquillità rispettando i tuoi desideri", ma d'altra parte non è neanche così malvagio da usarlo e basta, contro ogni sua briciola di volontà. Non il Doflamingo che sta emergendo dal manga.
Tutto qua, per cercare di spiegare al meglio questo assurdo colpo di scena (tenendo presente che quando ho scritto questa roba eravamo circa al momento in cui *SPOILER* Doflamingo spara tre volte a Law e boh, non è che mi sentissi propriamente magnanima nei suoi confronti, ma gli davo comunque il beneficio del dubbio).
Cosa succederà adesso? Kidd e Law scamperanno agli Ibridi che gli si sono parati davanti? Ritroveranno la sintonia di prima? La loro storia farà un ulteriore passo avanti? E lo spray, si scoprirà a cosa serviva? Doflamingo e gli altri verranno finalmente eliminati?
Ci sentiamo sabato prossimo con il capitolo numero tre! (scusate se non vi ho avvertiti prima: salvo imprevisti, aggiornerò ogni sabato, più o meno in mattinata/primo pomeriggio!)
Un bacione, vostra
Emma ^^
  
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