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Autore: Matih Bobek    21/09/2014    5 recensioni
Brevi ma intensi spaccati di vita familiare ambientati nei giorni nostri. Simpatici, allegri e solari, questi piccoli racconti vertono su una voce narrante, il giovane figlio, nato e cresciuto nella periferia romana, e la protagonista indiscussa della casa, nonché della storia, la madre: personaggio stereotipato, a tratti assurdo, tanto da sembrare quasi... un alieno.
le storie affrontano, di volta in volta, momenti tipici della quotidianità familiare, prendendosi beffa, in modo ironico e sottile, dell'idea maschilista della donna casalinga.
Lo stile utilizzato è fresco, colloquiale, giovanile e numerosi sono i riferimenti alla cultura popolare, comunemente nota, al fine di rendere più partecipe il lettore.
All'interno del singolo episodio, i cambi di narrazione sono frequenti, pur mantenendo fissa la focalizzazione interna: ogni storia è costruita su uno schema fisso, che vede una breve premessa della situazione, in cui la voce narrante è direttamente coinvolta nel racconto, poi una dettagliata narrazione, da vicino, guidata da una seconda persona, per facilitare la personificazione, e infine il dialogo, in cui il narratore spesso interviene come voce fuori campo.
Spero che vi piacciano, o perlomeno che vi lascino un sorriso, e che lascerete consigli e opinioni, per me utili al fine di perfezionare stile, trama o personaggi.
Genere: Comico, Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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Forse mia madre è un alieno. Anzi, quasi sicuramente. Altrimenti non si spiegherebbero alcuni atteggiamenti. Ad esempio, è convinta di avere sempre ragione. E purtroppo i fatti parlano chiaro: ha sempre ragione, ma non perchè dotata, come pensa lei, di un intuito anomalo, sarebbe fin troppo bello, almeno si ricorderebbe tutto quello che le viene detto nell’arco di tre fottutissimi minuti, ma semplicemente perché il destino, il fato, la tyche, Dio, Vishnu, Pippo Baudo o chi per voi, se la fa sotto non appena se la ritrova di fronte. Comprensibile, mi stupirei del contrario. Quindi, in realtà, lei non intuisce gli eventi, lei STABILISCE gli eventi: se vi trovate, che ne so io, in piena Antartide tra foche, pinguini imperatori e ricercatori scientifici e mia madre dice che ad una tot ora il cielo si squarcerà e da esso cadrà una pioggia di fuoco tale da sciogliere l’intero polo sud, potete stare sicuri che poco dopo vi ritroverete in bikini a sorseggiare pepsi cola su un cubetto di ghiaccio. Purtroppo però, nessuno le dà retta. Nemmeno io, forse perché, stupidamente, mi illudo che, non dandole retta, anche l’universo farà altrettanto (sì lo so, mi piace illudermi). Così, quando torno da lei col capo chino, gli occhi abbassati, lo sguardo da cucciolo maltrattato e le dico, anzi, le sussurro in modo pressoché impercettibile “avevi ragione tu”, mi aspetto quattro parole, solo quattro: TE LO AVEVO DETTO. Molto più che una semplice frase fatta, per mia madre è una sacrosanta, sempreverde, incrollabile verità, un po’ come “non ci sono più le mezze stagioni” per gli anziani, oppure “mangia ché ti vedo deperito” delle nonne. Solitamente la sentenza viene ripetuta con una frequenza di cinque/sei volte per diem, nel caso dovessimo disgraziatamente dimenticarcelo, e viene utilizzata a mo’ di passpartout, una sorta di “risposta sempre valida”. 
”Mamma, mi è caduto il cellulare dalla tasca e si è rotto lo schermo.”
 “TE LO AVEVO DETTO!”
 “Mamma, sono andato al mare, non ho messo la protezione sulle spalle e mi sono bruciato.” 
”TE LO AVEVO DETTO!” 
”Mamma, ho dimenticato la giacca a casa di *nome a scelta*.” 
”TE LO AVEVO DETTO” (manco un’anticchia di trasporto emotivo, ormai è una riflesso automatico).
 Be’, forse mia madre porta semplicemente sfiga. Soluzione più che plausibile. Ma ci sono comunque situazioni che non riesco a spiegarmi:
 “Mamma, si è aperta una falla in Matrix!” magari ce la freghi, uno pensa.
 “TE LO AVEVO DETTO.” 
” … Ma hai capito cosa ti ho detto?” 
”Sì, ora non disturbarmi, ho un ospite.
 Scusa Morpheus, il caffè con quanto zucchero?” 
E tu rimani lì, con la faccia da idiota, non capendo assolutamente un dannato nulla di cosa sta accadendo, manco ti fossi iniettato sambuca nelle vene.
   
 
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