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Autore: skippingstone    24/09/2014    1 recensioni
"Mi avevano detto che pensare troppo fa male, mi avevano detto che sarebbe passato tutto eppure la testa mi scoppia, gli occhi bruciano e respirare sembra la cosa più difficile da fare. Rifletto sulla mia probabile morte e sorrido, almeno potremmo stare vicino. Posso affermare di aver combattuto per tutti quelli che non sono riusciti a farlo: ho combattuto anche per te.
Se, invece, riuscirò ad uscire da questa Arena, non sarò più lo stesso: tutte le cicatrici si stanno aprendo nell'interno della mia bocca lasciando un retrogusto di sangue e troppe sono nel cuore. Anche se uscissi da questa Arena, non ne uscirei vincitore. Ho già perso tutto.
Tutto tranne una cosa: la voglia di vendetta.
Possa la luce essere, ora, a mio favore!"
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Altri tributi, Presidente Snow, Tributi edizioni passate
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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31. Attenti
 
Sono passate delle ore, è sera.
Søren mi è stata accanto tutto il tempo. Mi sento meglio, anche se ancora un po’ stordito. Ora, però, non devo addormentarmi! Non devo farlo perché non voglio lasciare Søren in compagnia di questi due tributi di cui non possiamo fidarci minimamente. Sono degli sconosciuti e, se non ci si può fidare dei conoscenti, figuriamoci di loro.
Lo stomaco non brontola più, quella minestra mi avrà fatto del bene.
«Søren, riposa tu.»
«Non ti lascio sveglio e mezzo rincoglionito con loro due vigili e attenti.»
Parliamo a bassa voce mentre i due stanno provando ad accendere un fuoco.
«Non credete sia pericoloso?» – chiedo ai ragazzi quando capisco il loro intento.
«Perché dovrebbe esserlo?»
«C’è ancora un tributo là fuori che vuole ucciderci.» - rispondo.
Loro ridono.
«E non pensi che ci avrebbe già ammazzato, se voleva?»
Inarco le sopracciglia e tento di capire cosa passa nella mente di questi due strani ragazzi: perché Level avrebbe dovuto attaccarci se noi siamo, ora, quattro?
«Quattro contro uno? Non c’è molta probabilità di vittoria per l’uno.» – Søren ha pensato e detto quel che pensavo anch’io.
«Lei ha una pistola.» – risponde il ragazzo del distretto 12.
«E una mano ferita.» – rispondo di getto.
«Oh, interessante.» – il ragazzo del distretto 11, al sentire questa notizia, riprende a strofinare il ramoscello di legno contro i piccoli rametti che sono a terra.
«Proprio perché siamo quattro contro uno, lei non verrà. Siamo forti, non ci attaccherà.» – riprende il ragazzo del distretto 12. Non ha senso quello che ha detto, per niente. Anzi, ha ripetuto i nostri pensieri per avvalere la propria tesi.
A prima vista, capisco che il leader tra i due è proprio il ragazzo del distretto 12 mentre il ragazzo del distretto 11 è colui che obbedisce e che, però, pensa. Credo siano anche loro una squadra, come me e Søren.
Il fuoco prende vita.
«Ci sono riuscito!» – dice il ragazzo del distretto 11 al suo alleato.
«Avevi qualche dubbio?» – risponde l’altro.
Sono una squadra eccome e c’è qualcosa tra questi due ragazzi che mi spinge a volerne entrare a far parte.
«Abbiamo mangiato, bevuto… ora dovremmo dormire.»
«Concordo con te, Andro.»
«Non volete dormire voi?» – il ragazzo del distretto 11, Andro, domanda a noi altri due.
«No…»
«Oh… allora, ne approfittiamo noi?» – chiede gentilmente il ragazzo del distretto 12, Potas.
«Ok!» – rispondo deciso. I due si adagiano sul terreno, il loro cuscino sono le mani. Io e Søren, lontani da loro, ci sediamo a terra.
«Perché si fidano di noi?» – tutta questa situazione mi sembra surreale.
«Non lo so.»
«Cosa sappiamo di loro?» – tutte le informazioni su di loro potrebbero aiutarci a capire con chi abbiamo a che fare.
«Il ragazzo del distretto 11 si chiama Androceo, quello del distretto 12 è Potas.»
«Mi ricordo di loro durante gli Addestramenti.»
«Androceo è bravissimo con il cibo e tutto ciò che riguarda la natura.»
«Perché mi ricordano Chimio e Falloppio?» – sì, i due ragazzi mi ricordano i nostri amici morti. Questa è la cosa che più mi fa riflettere.
 
Io e Søren ci siamo interrogati molto su quei due ragazzi che hanno dormito come ghiri. Abbiamo provato a dare una spiegazione ai loro comportamenti ma, ahimè, non abbiamo trovato nulla di convincente. La cosa più semplice sarebbe chiedere a loro come mai sono voluti restare con noi.
«Sapete di cosa ho davvero bisogno ora?» – dice Potas, il ragazzo del distretto 12.
«Cosa?» – dice Søren.
Stiamo camminando per le macerie, è notte inoltrata ormai. Saranno le tre.
«So che non si dice davanti a una ragazza ma, ehi, è roba naturale.»
A me viene già da ridere perché credo di aver capito a cosa si riferisca Potas.
«Non preoccuparti per me, non mi scandalizzo facilmente!» – Søren gli fa l’occhiolino.
«Bene, perché ho proprio bisogno di fare cacca! Una cacca di quelle grandi, una di quelle con cui sporchi tutto il water e ti spremi finch…»
«Ok, ho detto che non mi scandalizzavo facilmente ma immaginare un water tutto sporco della tua merda non è una cosa facile da digerire.»
«Forse perché la cacca non è da digerire.» – aggiungo io prendendo in giro Søren.
«Søren, tirami il dito.» – Potas allunga il dito verso di Søren.
«Oh no, ti consiglio di non farlo!» – risponde prontamente Androceo.
«Dai, Andro. Non faccio nulla di male!»
Androceo, o Andro come lo chiama Potas, pone le mani davanti gli occhi e, poi, si tappa il naso. Søren fa come gli ha detto Potas ed egli scorreggia.
«Oh cavolo, ma da quando non scorreggi?» – sventolando le mani cerco di allontanare l’odore pestilenziale che proviene dal culo di Potas ma, poi, ci rido su. È divertentissimo!
«Io ho fatto cacca la prima sera.» – ammetto.
«Cosa? La prima sera in cui tutti stavamo per morire… tu hai fatto cacca?» – mi chiede sconvolto Andro.
«Ehi, quando la natura chiama…»
«Ti capisco, io l’ho fatta nella miniera, una volta.» – con molta nonchalance, Potas ci rivela questo segreto.
«Io non l’ho mai fatta all’aria aperta come se fossi un animaletto.» – commenta Søren.
«Ehi, ma io l’ho fatta in un bagno!» – credono che l’abbia fatta per strada, nell’Arena?
«Dove?» – Andro è curioso di scoprire dove ho depositato le mie feci.
«In una delle case dell’Arena.»
«Chissà cosa sia quest’Arena!» – dice Andro sospirando.
Io e Søren ci guardiamo con fare complice ma, al tempo stesso, indeciso. Diciamo ai due ragazzi che l’Arena è il distretto 13 o restiamo semplicemente in silenzio?
«Io un’idea ce l’ho.» – esordisce Potas.
«Non uscirtene con quella cosa…» - sussurra Andros, anche se lo sentiamo tutti.
«Perché? Qual è la tua idea?» – chiede Søren.
«Beh, Andro dice che non è così ma, a me, piace credere che l’Arena sia un posto lontano da Panem. Nella realtà, però, intendo.»
«Tu credi ci sia un altro posto che non sia Panem?» – Søren lo guarda incredulo e Andro sembra essere perplesso tanto quanto la ragazza.
«Io credo ci sia dell’altro oltre questo pezzo di terra che noi chiamiamo Panem e che, dopo la morte, non sia finita qui.»
Mi sembra di ascoltare Livius che credeva esistesse qualcosa oltre Panem, Capitol City e gli Hunger Games: non a caso abbiamo deciso che la luna sia il nostro mondo.
«Penso che tutto nascondi un senso…» – continua Potas. – «…e che, dunque, non bisogna arrendersi e fermarci. Lassù…» – indica il cielo. – «c’è qualcuno, qualcosa più grande di noi.»
Questo è un discorso che potrebbe sicuramente colpire Søren. È la prima persona qua dentro che, credo, veda il mondo rosa e fiori come lei.
«Dimmi di più.» – ok, l’attenzione di Søren è stata catturata: l’ho decisamente persa. Io non ho intenzione di restare a sentire questi discorsi filosofici e pieni di speranza, amore e fratellanza. No, dopo la morte non c’è niente. Davvero niente. Se ci fosse qualcosa, allora dove sono Livius, mio fratello, Loto, Chimio, Falloppio, i tributi e tutta la gente morta?
«E tu, Androceo, cosa credi?» – chiedo interessato di conoscere il parere dell’altro ragazzo.
«Io non so cosa credere. Insomma, non mi ha mai sfiorato il pensiero che ci fosse qualcuno a guardarci, a vegliarci.»
«Anche perché, se ci fosse, sarebbe un cattivo vegliatore visto che siamo qui dentro, costretti ad ammazzarci.» - rispondo sinceramente.
Androceo mi rivolge un piccolo sorriso, sembra essere d’accordo con me. Potas, invece, fa finta di non aver sentito quello che ho detto.
 
La luna sta andando in riposo e, lentamente, cede il suo posto al sole.
Oggi è stata una giornata particolarmente calma… se non conto il paracadute, i miei due svenimenti e l’arrivo di Potas e Andro.
Ok, ho detto una stronzata! Nell’Arena non esistono né giorni calmi né la calma in sé.
«Ragazzi!» – Andro è felicissimo. - «C’è un laghetto, dell’acqua!»
Comprendo a pieno la sua felicità. Anche io ho bisogno di un bagno, di lavarmi, di sentirmi pulito. Ho bisogno di levarmi di dosso questa sporcizia fatta di polvere, sangue, detriti.
«Ma…» - Potas cerca di farci ragionare. - «…se ci fosse qualcosa lì dentro? Se l’acqua fosse avvelenata e…»
Potas non ha torto. Bisogna stare attenti. Ripenso alla storia di Victor e alla sua edizione: il quindicesimo piano, quello più bello e rilassante della nave, era la trappola mortale dell’Arena. Se anche questo lago lo fosse?
All’improvviso uno sparo. Un altro ancora. Cade a terra il corpo di Potas.
Qualcuno ci sta spiando, questo è sicuro. So anche chi è. Siamo rimasti in cinque, anzi quattro, e l’unica ad avere una pistola nell’Arena è proprio Level.
  
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