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Autore: Water_wolf    25/09/2014    10 recensioni
ATTENZIONE: Seguito di "Sangue del Nord" e "Venti del Nord".
Percy Jackson? Scomparso? Alex, Astrid ed Einar non riescono credere alle loro orecchie. Eppure, è proprio Annabeth, arrivata al Campo Nord da Long Island, ad annunciarlo. Chiede aiuto: forse il suo fidanzato è stato portato in Norvegia. Nel frattempo, Gea sta risorgendo e ci sarà bisogno di tutte le forze disponibili per salvare il mondo… e non solo da lei.
«Dimmi, Leo. Cosa faresti tu al posto mio?»(…) «Non lo so» ammisi. «Forse scapperei, o cercherei di sdrammatizzare con qualche battuta idiota. Dopotutto è quello che ho sempre fatto.» «Ma non questa volta, vero?» (…) «No. Forse perché so che questo posto mi avrebbe dato qualcosa di più… una nuova casa, uno scopo. Ma che dico, io non sono adatto a fare questi discorsi tragici» dissi, tornando a sorridere.
Le stelle bruciavano la notte sopra di noi. Nuotavamo nell’inchiostro che, forse, qualcuno avrebbe usato per scrivere la nostra storia. Eravamo giovani ed eravamo folli ed eravamo felici. || C’era qualcosa di magico, nella durezza che assumeva ogni profilo durante la tempesta.
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Gli Dèi, Nuovo personaggio, Piper McLean, Quasi tutti
Note: Cross-over, Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache del Nord'
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Tipiche giornate di merda
 
♣Annabeth♣
 
Respirare mi provocava dolore al petto. Mi sembrava di ingoiare stalattiti ghiacciate a ogni ansito. Rimpiansi la mia America, con il clima caldo di San Francisco e quello più fresco di New York. Mi mancava casa e volevo Percy e faceva un freddo cane e dei non-morti mi stavano inseguendo per uccidermi.
Non piagnucolare, Annabeth. Scappa.
Correvo, ma ero incredibilmente lenta. Sembrava che l’autunno non esistesse in Norvegia, perché c’era già della neve a terra e alcuni rimasugli compattati sulle capocchie dei pini. Sarebbe stato magnifico trasformarmi in lupo e correre per quelle lande desolate, senza il peso della goffaggine del mio corpo umano.
Inciampai.
Alyssa mi aiutò a rimettermi in piedi, sostenendomi per il gomito. Non riuscivo a immettere aria nei polmoni, che ne richiedevano sempre di più. Ma avrei dovuto fermarmi per dargliela e, se l’avessi fatto, sarei morta e allora non avrei respirato più.
Chissà se Percy era vivo.
Non ci pensare. Percy sta bene. Bene bene bene bene ben-
Gli alberi scomparvero attorno a noi. Eravamo giunte in una radura totalmente scoperta, alla mercé dei nemici. Fischiarono delle frecce. Alyssa cadde con un grido, un’impennatura colorata che le spuntava dalla schiena.
Mi riscossi di colpo. Tornai indietro, mettendomi al suo fianco col pugnale in mano. I non-morti continuarono a scoccare frecce, di cui ne tranciai una al volo.
Dalla boscaglia emerse una figura alta e massiccia. Indossava un’armatura in acciaio asgardiano e sotto l’elmo i suoi occhi rilucevano di bagliori argentei.
Puntai il pugnale contro di lui a mo’ di difesa. Il nemico – non era di certo un non-morto – sembrò sorridere, mentre un improvviso calore si irradiava dall’elsa della mia arma. La lasciai cadere con un grido, stringendomi la mano ustionata al petto.
«Ora stai buona, ragazzina. La mia signora ha bisogno di te viva, anche se non ha specificato incolume» sottolineò lo sconosciuto, tamburellando con le dita sulla spada che portava al fianco.
Assottigliai lo sguardo, maledicendolo sottovoce. Non l’avrei sconfitto in condizioni normali, quindi, esclusi colpi di genio dell’ultimo minuto, non avevo chances.
Poi, una figura incappucciata si discostò dalle ombre degli alberi e si affiancò al guerriero. Ci si confondeva così bene che era difficile capire se anche lei fosse solo la proiezione della luce oppure una persona in carne e ossa. Era qualcosa che avevo notato solo stando con Nico, o con Astrid.
Si portò indietro il cappuccio, rivelando il viso fino al naso. Era di sicuro una ragazza e, collegando le altre informazioni…
Merda.
«Ti facevo più scaltra, figlia di Atena» esordì. «Ma trovo ammirevole il coraggio che ti ha spinto a venire qui, nella tana degli antichi nemici dei tuoi Dèi, solo per cercare il tuo grande amore.» Ridacchiò. «Se solo esistesse…»
«Non tutti sono così fortunati da trovarlo» replicai, piccata.
L’accompagnatore guardò la sua signora, come chiedendole se dovesse farmi del male. Lei scosse la testa, ridendo piano.
«Oh, ma io mi ritengo estremamente fortunata» commentò. «Essere scampata alla morte per due volte, sai, non è da tutti.»
Alyssa mi afferrò d’improvviso il braccio, tirandosi su a fatica. Un rivolo di sangue le colò dalla bocca.
«Potrai…» Le mancò il fiato, ma si riprese in fretta. «Potrai salvarti un’atra volta, se ci lasci andare subito.» Fece un’altra pausa. «Ci sono altri nostri amici in giro. Dovevano riunirsi con noi… presto. Saranno sulle nostre tracce.»
La sua risata rimbombò per tutta la natura. «Ti prego, figlia di Loki» disse. «Mentire così spudoratamente, in queste condizioni, non serve a nulla. Neanche se usi la tua lingua ingannatrice. A proposito di lingua…» schiccò le dita, e due non-morti la affiancarono. «Tagliategliela. Così non ci interromperà più con futili tentativi di metterci paura.»
«No!» gridai, cercando di farle da scudo, ma il guerriero mi schiaffeggiò talmente forte da mandarmi a terra.
Osservai fin troppo bene i due non-morti afferrare Alyssa e tenerla ferma, mentre il nuovo cagnolino tutto devoto alla sua signora tirava fuori un coltellaccio da caccia, le apriva la bocca a forza e le tranciava la lingua.
La figlia di Loki vomitò un fiotto di sangue, ma l’energumeno fu veloce a richiudergliela. Alyssa spalancò gli occhi, cercò di sputare, ma inghiottì il proprio sangue, ostruendosi le vie respiratorie. Le tremarono le palpebre, prima che si accasciasse addosso al guerriero priva di vita.
«Allora, Annabeth, credo sia inutile ricordarti di non opporre ulteriore resistenza, se non vuoi diventare muta anche tu, giusto?» fece Kara, ghignando.
Abbassai il capo. «No.»
 
♦Astrid♦
 
Motivi per cui Alex era un fidanzato fantastico:
  1. Era più intelligente della media dei ragazzi;
  2. Non aveva pessimi gusti musicali – e non fingiamo che sia una voce di poco conto;
  3. Essere abbracciate da lui era come entrare dentro un armadio foderato di pellicce;
  4. Sapeva essere il guerriero più forte del Campo Nord e, al tempo stesso, essere così dolce da far venire le carie – e attenuare la mia aria da donnola incazzosa;
  5. Baciava da far paura! (E questo era decisamente importante, ah-ah)
Tutto questo sarebbe bastato a rendermi felice per l’eternità, se non fosse che: 1) Il suo senso del dovere era troppo spiccato, e 2) purtroppo questo gli provocava troppo spesso la tendenza a farsi film mentali.
Collegato il tutto, veniva fuori che oggi Alex non era né in vena di baci né di felicità. Sommato al fatto che Annabeth era quasi sicuramente in pericolo di vita, e che senza quella gentilezza io ero tutt’altro che socievole, era proprio una giornata di merda.
Usciti dall’officina, cercai la sua mano. Ricambiò la stretta, ma non con il solito vigore. Mi misi a creare un discorso per rassicurarlo nella mente, nonostante non fossi portata per questo genere di cose. Dopotutto, ero io quella che pensava sempre il peggio e che non si illudeva con false speranze.
Non riuscendo a trovare le parole giuste, mandai all’Helheim il discorso e smisi di camminare verso i dormitori, facendo fermare anche Alex.
«Senti, Alex» esordii, posizionandomi di fronte a lui. «Lo so cosa stai pensando adesso. Tutta questa storia del Annabeth-è-scomparsa-per-colpa-mia-sarei-dovuto-andare-con-lei ti si legge in faccia.»
«Fosse solo questo…» borbottò, voltando il viso di lato.
«Percy non è scomparso per colpa tua. Quando è successo tu neanche lo sapevi, né potevi immaginarlo. Ed Einar ha solo bisogno di starsene per conto suo per un po’, okay? Nessuno ti incolpa di niente. Nessuno. E sai perché?»
«Perché poi tu li prenderesti a calci nel sedere?» suggerì.
Nascosi un sorriso. Era vero, probabilmente l’avrei fatto. Favoreggiavo la politica del “se ferisci lui, ferisci anche me, e devi pagarla cara”.
«Perché non c’è niente che tu potessi fare, che potessi prevedere. Alcune cose accadono nonostante desideriamo che siano sotto il nostro controllo. Ciò che è importante, però, è agire. E noi lo stiamo facendo. Salperemo ‘sta sera, daremo l’allarme.» Feci una pausa, riportandomi indietro i capelli prima di proseguire. «Annabeth è anche mia amica, e sai che saperla in pericolo mi manda in bestia, ma non dobbiamo cercare sempre un colpevole. Le cose succedono e basta, ed è il modo in cui reagiamo agli effetti che conta.»
Alex trovò la forza di farmi un sorriso. «La mia ragazza è proprio intelligente» sussurrò, allacciando le sue braccia dietro la mia schiena.
«Già» concordai. «Non mi merito un bacio?»
Alex sollevò l’angolo destro della bocca, abbozzando un mezzo ghigno. Quando le sue labbra toccarono le mie, mi sembrò di sfiorare il Valhalla con le dita.
Il figlio di Odino mi riportò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, dove si accostò per sussurrarmi: «Anche due.»
 
 
Come aveva promesso Beckendorf, la Skidbladnir fu pronta a partire la sera stessa. Le altre Orde non si sarebbero mai sognate di venire con noi, quindi all’appello risultavano unicamente i membri di quella del Drago.
Einar aveva di nuovo il suo sorrisetto beffardo stampato sulle labbra; sembrava che la notizia della morte di Alyssa non l’avesse minimamente sfiorato. Nora stava chiacchierando con Helen, che poteva stare all’aria aperta senza problemi, visto che il buio era calato presto e il sole non avrebbe danneggiato la sua pelle delicata.
Ad un tratto, Beckendorf si avvicinò ad Alex e me. Notai con stupore che portava una spada al fianco.
«Ciao» ci salutò. «Alex, io… ehm… vorrei chiederti di poter venire con voi.»
Corrugai la fronte, ma preferii che fosse Alex a rispondergli.
«Charlie, non credo che sia saggio accodarti.» Sembrava che pronunciare quelle parole gli avesse provocato dolore fisico.
«Annabeth e Percy sono miei amici da sempre. So che è pericoloso ritornare a casa, ma io correrei tutti i rischi del mondo per loro» insistette l’altro.
Alex sostenne lo sguardo di Beckendorf per alcuni secondi, poi il semidio scrollò le spalle e sorrise con nostalgia. «Silena sarà felice» disse, e si allontanò.
«Dèi» sbottò Alex, sbuffando sonoramente. «Odio questa situazione.»
«Giornata di merda» chiosai, facendolo ridere e borbottare qualcosa a riguardo della finezza.
Petra, la figlia di Njordr coi capelli blu, e Kimmi, un figlio di Volund con un accenno di barba rossiccia, si sporsero oltre il bordo della Skidbladnir e gridarono a squarciagola: «Allora, siete pronti, marinai? A BOORDOOO!»
Poi scoppiarono a ridere e si diedero il cinque. Einar si avvicinò a noi fischiettando He’s Pirate, dalla soundtrack de Pirati dei Caraibi.
«Quei due sono parecchio su di giri, capo. Sei sicuro che siano in grado di guidare la nave?»
«L’hanno già fatto, no?» replicò Alex.
«E poi, nel caso» aggiunsi, «sai nuotare.»
Einar ghignò. «“Nuotare” rientra nella lista di fatti che mi rendono perfetto, dolcezza.»
Lo guardai storto. «E che mi dici di “correre”?»
Il figlio di Loki colse il sottointeso e scappò via, anche se non mi presi la briga d’inseguirlo. Sapeva quanto mi dessero sui nervi i nomignoli. Non poteva usarli il mio ragazzo, figuriamoci lui.
I nostri rapporti erano migliorati dal nostro piccolo scontro a New York, quando aveva promesso di proteggere Alex e, alla fine, non l’aveva fatto. Ci eravamo perdonati a vicenda, o forse io mi ero rammollita un pochino.
Fummo tra i primi a salire a bordo tramite una scaletta che si appoggiava alla fiancata della Skidbladnir. In totale, eravamo circa una ventina di mezzosangue. In teoria, era una missione col fine di informare i Greci della scomparsa di Annabeth, ma aveva finito per essere un viaggio di visita a nostri amici oltre oceano. E poi, chissà, con la sfortuna che ci perseguitava avremmo potuto avere bisogno di manforte.
I figli di Volund si ritirarono sotto coperta e Petra si posizionò al centro della nave, pronta ad aiutarli comandando il mare. Noi altri eravamo sparpagliati a prua e poppa, chi sporgendosi, chi salutando alcuni compagni rimasti a terra.
La Skidbladnir si mosse con uno scossone tremendo. Schizzi d’acqua salata mi finirono in faccia, mentre ci allontanavamo dalla costa e dal fondale basso. Quando l’andatura si regolarizzò e gli scossoni cessarono, si levarono grida e applausi. Filavamo già a una buona velocità, ed eravamo fortunati a viaggiare col mare calmo.
«Are you excited?» domandai ad Alex, passando all’inglese.
«Of course I am» rispose prontamente. «And I’m excited to do this…» mormorò, sollevandomi il mento e baciandomi in quel modo lento e approfondito che adoravo.
Mentre un gruppetto di figlie di Freyja si produceva in un coro di versetti e commenti del tipo “quanto sono dolci”, per un momento mi dimenticai di tutti i problemi e pensai: New York, we’re coming for you.
 
 
Eravamo partiti da quasi due ore, quando Petra percorse tutta la prua di corsa gridando “fate largo!” in costume da bagno. Si arrampicò sopra la polena a forma di testa di drago con un’agilità invidiabile, si rialzò in piedi e si tuffò in acqua gridando. Io, Alex e chiunque si stesse godendo la stellata ci sporgemmo oltre il parapetto per guardare.
«Donna in mare!» urlò qualcuno, precipitandosi ad avvisare i figli di Volund affinché fermassero la Skidbladnir.
Petra ritornò in superficie in una nuvola di spuma bianca, i capelli blu attaccati alle guance e al collo.
«Oh-miei-Dèi, è ghiacciata!» strillò.
Cominciò a mulinare le braccia per tenersi a galla e scaldarsi un po’.
«Petra!» gridò Alex in un misto di preoccupazione, rabbia e sconcerto. «Perché l’hai fatto?»
«Non ti preoccupare, capitano!» urlò di rimando l’altra. «Ho sempre desiderato farlo!» aggiunse, lanciando uno strillo che assomigliava al grido di un delfino.
«Torna su! Non è sicuro!» ordinò lui.
Petra scosse la testa. «Stai scherzando?» fece lei. «Sono una figlia di Njordr, il mare è la mia seconda casa. E poi è fantastico!»
Si immerse, scomparendo nelle oscurità dell’oceano. Restò sotto per minuti interi, un tempo impossibile da sostenere, a meno che sapessi respirare sott’acqua.
«Forza! Che aspettate?» ci incitò, rompendo di nuovo la superficie con la testa, questa volta più vicino alla fiancata destra della Skidbladnir. «Venite anche voi!»
Alex mi guardò, cercando appoggio; io scrollai le spalle. L’idea suscitava lo stesso fascino di una sbronza: sembrava una di quelle cose assurde che bisognava fare almeno una volta nella propria vita. Anche se buttarmi dalla nave non era molto allettante, considerati i metri che mi separavano dall’acqua.
«Arrivo, Petra!» gridò Kimmi, scavalcando il bordo con un balzo e cadendo in mare come un palo della luce.
Tornò subito su in un gran agitare di braccia. «Per Odino, ma quanto è fredda?» urlò, rabbrividendo vistosamente.
«È cinque gradi sotto lo zero, Kimmi» rispose la figlia di Njordr, sorridendogli come se stesse parlando del tempo.
«Cosa?» esclamò il ragazzo. «Sei pazza! Siamo pazzi!» si corresse. «E questa è una figata!»
Intrigati da quella reazione, due fratelli figli di Thor si liberarono della parte superiore dei vestiti, rivelando il loro fisico scolpito. Le ragazze di Freyja li guardarono con grande interesse, a cui i due risposero con sorrisi smagliati.
«Ravviviamo la festa, fratello!» disse uno.
«Concordo e sottoscrivo, fratello!» annuì fortemente l’altro.
Quindi, corsero e si tuffarono in acqua. Quando tornarono su, incalzarono a gran voce noi altri. Einar si tolse gli scarponi alla bell’e meglio, poi balzò sul bordo e guardò giù. Con un’alzata di spalle, si girò verso le figlie di Freyja.
«Ragazze, ammirate il più bel figlio di Loki alle prese con…» iniziò a declamare con tono solenne, ma Sarah lo spinse giù e completò al posto suo: «… la caduta del secolo!»
Mentre precipitava di schiena, Einar gridò: «Maledetta!» con un’intensità tale da potersi udire anche sotto coperta.
Sarah coprì con la sua risata il duro impatto con l’acqua. Torturare il figlio di Loki era uno dei suoi passatempi preferiti, quasi quanto minacciarlo di castrazione. Né io né Alex riuscimmo a trattenerci dal ridere.
Einar risalì in superficie e sputacchiò l’acqua salata. «Vieni giù, se ne hai il coraggio, essere malefico!» sfidò Sarah.
«Non ci penso minimante, bello!» ribatté l’altra, sorridendo come una deficiente.
«Sappi che mi vendicherò, donna!» ingiunse allora, agitando un pugno in aria.
«Lo raggiungiamo?» domandai ad Alex, sperando che mi dicesse di sì.
«Non posso credere che tu voglia fare il bagno di notte a cinque gradi sotto zero, Astrid» osservò il figlio di Odino.
«Sembra carino» pigolai, assomigliando troppo a una bambina delle elementari. «E non voglio fare quel volo da sola.» Mi strinsi nelle spalle.
Alex sospirò, scuotendo piano il capo. «Va bene. Sarà quantomeno divertente.»
Gli scoccai un bacio sulla guancia. «Lo sai che ti adoro.»
Mi tolsi la felpa e le scarpe, che mi avrebbero attirata sul fondo con il loro peso, e mi issai sul parapetto insieme ad Alex. Ci stringemmo la mano – o meglio, io stritolai la sua non appena mi vennero le vertigini. Strizzai le palpebre per non vedere.
«Al tre?» chiese Alex.
«Okay» risposi prima che avessi il tempo di ricredermi.
«Uno…» iniziò lui.
«…due…» continuai.
«… tre!»
Praticamente venni trascinata giù da Alex, perché non ebbi il coraggio di lanciarmi. Lo stomaco giocò a creare tutti i nodi esistenti assieme all’intestino, mentre cadevo a picco pregando fa’ che succeda presto, per favore.
Mi ricordai all’ultimo di trattenere il fiato. Il mondo si congelò non appena affondai. Scalciai con le gambe per tornare di sopra il più in fretta possibile, accorgendomi di aver perso la mano di Alex. Fu un sollievo immenso mettere la testa fuori dall’acqua. Boccheggiai e cacciai un urlo.
«Miei Dèi, è con-ge-la-ta!» esclamai.
Alex risalì accanto a me in una nuvola di bollicine. «Moriremo assiderati!» gridò.
«Sììì, capitano!» strillò Petra, nuotando verso di lui. «Anche tu partecipi alla festa!»
«Dubitavi dello stile del capo?» le chiese Einar, emergendo all’improvviso al mio fianco.
«Certo che no!» rispose Petra. «Dovete muovervi, se non volete congelare» spiegò, mulinando le braccia.
Dal momento che persino Alex si era buttato, anche il resto della piccola ciurma si tuffò. Non appena Sarah mise la testa fuori dalla superficie, Einar l’assalì, finendo per sfidarla in una gara di nuoto. Io e Alex scoppiammo a ridere quando il figlio di Loki afferrò una gamba dell’avversaria, che strillò e venne attirata giù.
Ma ridere e stare a galla non andavano d’accordo, quindi sprofondammo anche noi, ingoiando l’acqua gelida. Ci sostenemmo a vicenda mettendo le mani sulle spalle dell’uno e dell’altra. Vedevo solo lo scintillio dei suoi occhi e la parte destra del suo volto, pallidamente illuminata dalla Luna. I capelli ricci erano zuppi, e la maglietta si gonfiava davanti al suo petto, sfiorando il mio.
Con le grida, gli strilli e tutti gli schiamazzi dietro di me, Alex che mi guardava dritto negli occhi e mi diceva con lo sguardo che mi amava, mi sentii potente come mai prima d’ora.
Ero invincibile.
Le stelle bruciavano la notte sopra di noi. Nuotavamo nell’inchiostro che, forse, qualcuno avrebbe usato per scrivere la nostra storia.
Eravamo giovani ed eravamo folli ed eravamo felici.
 
► Piper ◄
 
Stavo raggiungendo Leo al Bunker 9, quando una nave vichinga volante atterrò sulla costa del Campo Mezzosangue con un sonoro tunk. Il figlio di Efesto uscì fuori al quel rumore e, notando l’imbarcazione, fischiò.
«Cos’è?» domandò, ammirando gli scudi affissi ai lati.
«Non lo so» risposi, osservando preoccupata la nave. «Spero non altri guai.»
«Be’, non ci resta altro che andare a vedere, Pipes» disse, e sorrise avviandosi.
Quando arrivammo davanti all’imbarcazione, alcuni ragazzi stavano usando una scaletta per scendere, mentre altri erano già a terra e camminavano verso di noi. C’era una ragazza dagli occhi e capelli neri, vestita con jeans strappati e una maglietta di un gruppo rock di cui non avevo mai sentito parlare.
Ma era il suo accompagnatore che catturò la mia attenzione: era alto e muscoloso e dal portamento fiero, da perfetto guerriero imperturbabile. Aveva il viso spigoloso, con la linea della mascella marcata, però era gradevole da guardare, forse per via della chioma riccia che ne smusava gli angoli.
E aveva un occhio solo. Cioè, in realtà erano due, ma solo uno era vero, mentre l’altro era una pietra. Era inquietante e attraente allo stesso tempo.
Lo paragonai istintivamente a Jason, nonostante i due fossero agli antipodi.
«Chi siete?» domandai titubante, quando furono a poca distanza da noi.
«Venite in pace?» aggiunse Leo, squadrando il ragazzo come domandandosi perché fosse così tanto alto.
«Siamo semidei» rispose con calma. Non aveva quasi accento, ma non era di certo un madrelingua. «E sì, veniamo in pace. Il mio nome è Alex Dahl» si presentò. «E il tuo?»
Mi batté forte il cuore. Perché si era rivolto unicamente a me?
«Piper McLean» risposi, cercando di suonare normale.
«Io sono Leo» si accodò il figlio di Efesto, porgendo la mano ad Alex. «E, uhm, se posso chiedere, perché siete qui?»
La ragazza e il ragazzo si scambiarono un’occhiata, poi lui parlò: «Conoscete Annabeth Chase?»
«Sì» risposi. «È nostra amica. Se la state cercando, però, mi dispiace dirvi che non è qui. È partita qualche giorno fa.»
«Lo sappiamo» disse la mora.
Leo sollevò un sopracciglio.
Alex sospirò. «È venuta da noi ed è scomparsa.»

 
koala's corner.
Ri-salve, gente! Siamo felici di non dover aspettare un'altra settimana per pubblicare il nuovo capitolo, perché, anche se non sembra, persino gli autori/koala si eccitano per queste cose.
Soprattutto perché zio Rick ha annunciato la sua saga nordica - Magnus CHASE e gli Dèi di Asgard!
E Loki è il suo dio preferito. Cioè. Io mi aspetto scintille! *----------*
E io riuscirò a fare un crossover anche con quella saga. Ci riuscirò, punto. Sono spicologicamente sottomesso da Magnus Chase.
Passando al capitolo *sigh* L'ultima parte è quella di Piper - mi rifiuto di abbreviare il suo nome in Pip, vi avverto - e non si capisce poi molto di IC e OOC, ma se volete farvi un'idea di quanto io adori la figlia di Afrodite, cercate la mia storia "(h)eartquackes"
La scena del bagno notturno sembra un po' una coglionata, però io mi vedo così, da adolescente, una persona che può passare da riflessioni filosofiche a idee folli in un nulla, ed è per questo che mi piace :3 Tipo, John Green e Cercando Alaska, per intenderci, ecco.

Io non ero molto d'accordo, ma vabbè, lei è pazza.
Da che pulpito...
Come avrete intuito, o forse no, c'è qualcosa tra Piper e Alex... Ipotesi? :P
Noi due abbiamo in serbo alcuni assi a riguardo, e non saranno scontati lo spero tanto, almeno hahah
Per quelli di voi che ci hanno chiesto dell'eroe in armatura, dovranno ancora aspettare per la sua identità svelata. Per il momento, Kara risorge.
Di nuovo. E 'sta volta non si perde in chiacchiere *sorriso crudele*
Al prossimo capitolo, che non abbiamo idea di quando sarà! Grazie per seguirci, un bacio a tutti :* Enjoy!

Soon on DnN: POV Alex/Leo - altre scoperte al CHB.
P.S.: Sapientona ha scritto questa meravigliosa storia Einico (http://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2797787), vi invitiamo a passare, se non l'aveste già fatto! ^^E grazie pure alla sconosciuta che su un'altra pagina fb ha linkato "Sangue del Nord" in riferimento all'annuncio della saga di Magnus Chase and the Gods of Asgard - non sappiamo chi sei, ma ti amiamo ♥
 
  
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