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Autore: MM_White    30/09/2014    4 recensioni
Il Liceo non è poi tanto diverso dagli Hunger Games!
"- Io non sapevo neanche che ti fossi candidata a reginetta. Non lo sapevo e all'improvviso alzo lo sguardo e ti vedo sugli schermi dei corridoi. Si sono fermati tutti, lo sai? Si sono fermati tutti per guardare te. Per guardarti mentre volteggiavi e sorridevi. E mi sei sembrata meravigliosa. Non ti avevo mai visto indossare un abito.
Arrossisco, abbassando lo sguardo per l'imbarazzo.
- Ero stupefatto, non credevo ti avrei mai vista su quegli schermi. E sorridevo, sorridevo con una mano sulla bocca per non farmi vedere dai compagni. Sorridevo perchè ero fiero della mia Katniss.
Mia. Ha usato il termine mia. Il mondo ha cominciato a rigirarmi attorno proprio ora che si era fermato.
- E poi intervistano Peeta. [...] É un bravo ragazzo, davvero. Potrei quasi stimarlo se non fosse per il fatto che si è dichiarato a te, e in quel modo tra l'altro!
- Ma non era una vera dichiaraz...
- Volevo invitarti al ballo! - Urla allora Gale. - Volevo invitarti al ballo, Katniss.
Stringo le mani in due pugni. Due pugni serrati così forte che sento le unghie ferirmi la carne."
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Faccia di Volpe, Gale Hawthorne, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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- Muovi quelle gambe, Hawthorne, muovi quelle gambe! - Grida il professor Abernathy.
- Coach! - Urla un ragazzo, - Marvel ha avuto uno strappo muscolare!
- Arrivo! - Annuncia il professore correndo verso un gruppo di alunni intenti ad eseguire gli esercizi di stretching. Prima di raggiungerli, si rivolge ai ragazzi in casacca rossa: - E voi finite il riscaldamento. Fra cinque minuti si disputa l'amichevole!

 

 

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Capitolo 9
 

Lei non lo sa ancora.

 


Quasi alla fine del primo tempo, Finch arriva porgendomi un bicchiere di carta.
- Cos'è? - Chiedo.
- Veleno. - Risponde roteando gli occhi. - Su bevi, scema!
Afferro il bicchiere, scoprendo con piacere che emana calore. Caffè. Ringrazio timidamente e lascio che il liquido scuro mi riscaldi le viscere.
Da quando mi ero seduta sugli spalti per vedere la partita, avevo quasi dimenticato quanto facesse freddo. Eravamo nel pieno della primavera ma le forti raffiche di vento e le brevi piogge degli ultimi giorni, avevano raffreddato notevolmente l'aria.
Dal campo arrivano gli urli di incitamento e le grida del coach. Si disputa l'amichevole fra gli alunni del terzo anno e gli alunni del quarto. Tra questi, ci sono anche Peeta Mellark e Gale Hawthorne. Il più altro fra i due indossa una casacca rossa, l'altro una gialla. Uno deve segnare ad una porta, l'altro in quella contraria. Avversari. Nel gioco, ma anche in amore. L'unico elemento che li accomuna, infatti, è l'essersi entrambi dichiarati alla stessa ragazza.
- Manca poco... - Sussurra Finch sedendosi accanto a me. - Sei pronta?
Chiede, lo sguardo assorto. É la stessa domanda, ogni giorno. Ma ogni volta che la pronuncia la data del ballo è davvero sempre più vicina. Sei pronta? Un interrogativo dettato più dall'abitudine che dall'affetto o dall'apprensione nei miei confronti. Risuona come un'invocazione, una preghiera, un rito da eseguire tutti i giorni per distendere i nervi e rilassarsi un pò. E man mano che il tempo passa, risulta evidente come la domanda la rivolga più a se stessa, che a me.
Sei pronta? Sei pronta, Finch?
Mi limito ad annuire e bevo un altro sorso di caffè.
- Sei qui per Gale, non è vero?
- Mi ha... - Guardo nel bicchiere che mantengo con entrambe le mani. - Mi ha invitata lui.
Finch muove leggermente il capo, senza distogliere gli occhi dalla partita.
- State insieme? - Dice appoggiandosi sulle ginocchia con i gomiti.
- Ah, noi... N-no, no, no!
Si volta verso di me. Sul volto un'espressione accigliata.
- Perfetto. - Dice ritornando a guardare i ragazzi in campo, con fare apatico. - Sarebbe una catastrofe per la nomina.
I candidati a re e reginetta, ogni anno, sono sempre stati delle coppie. Non importa di che tipo di coppia si stia parlando: ufficiale, di fatto, gay, con figli... L'essenziale è che formino una coppia. Quindi, se durante questo periodo in cui mi sono candidata con Peeta, io e Gale dovessimo fidanzarci, saranno in pochi a sostenerci ancora. Finzione è l'unico termine che mi viene in mente per descrivere in maniera appropriata questa assurda situazione. Mi sento ingabbiata, intrappolata. A questo punto ho paura perfino dei miei stessi sentimenti. Finch dice che è solo fino alla sera del ballo. Manca poco, riprendendo le sue parole. Ma quanto passano lentamente i giorni, quando ne attendi uno in particolare!
- Ehi, guarda! - Esclama la ragazza ridestandosi all'improvviso.
Allungo il collo in cerca di qualcosa da vedere. In campo i ragazzi corrono dietro un pallone. Tutto normale quindi, non mi sembra che ci sia qualcosa degno di attenzione.
- No, cosa c'entra la partita! - Mi canzona Finch, spontandomi il mento con una mano. - Il coach!
Punto gli occhi sul professor Abernathy. Sembra stia discutendo animatamente con la docente di educazione fisica, la professoressa Mason. Guardo Finch con aria interrogativa.
- Non lo sai? - Chiede con un sorriso malizioso.
- Sapere... Cosa?
- Del prof. Abernathy e della professoressa Mason.
Sollevo un soppraciglio. - Non mi dire che stanno insieme!?
Finche annuisce divertita e torna a guardare i docenti.
- A vederli così non sembrerebbe. - Dico. - Litigano sempre!
- Per questo è stato difficile, per me, scoprirlo...
- Senti, Finch... - Mi gratto una guancia, pensierosa. - Ma come diavolo fai a sapere sempre tutto?
La vedo fare spallucce, come se la risposta che sta per darmi fosse ovvia. - Te l'ho già detto. Sono solo brava con le ricerche.
Da bordo campo, ogni tanto il vento trascina stralci della loro animata conversazione. Li ascolto involontariamente finchè delle urla non attirano la mia attenzione. Una rissa. Al centro del campo. Casacche rosse che si scaraventano su delle casacche gialle. Casacche gialle che tirano cazzotti a destra e a manca. E poi mi accorgo di loro: Gale e Peeta che litigano violentemente senza risparmiarsi pugni e calci. Nessuno cerca di dividerli perchè sono tutti intenti a fare a botte.
- Ehi! - Grido in direzione dei docenti che non sembrano essersi accorti di nulla. - Coach! Coach!
La prima a notare la rissa è la professoressa Mason, che informa il coach tutta allarmata. Abernathy corre verso il centro del campo. Sembrano essere tutti impazziti mentre io, impotente, posso solo osservare l'orribile scena da dietro la rete che separa gli spalti dal manto verde del campo. Gale è alto e in forma, ma Peeta, molto più muscoloso di lui, sembra avere la meglio.
- Fermi! Fermi! - Strillo tra le lacrime.
Sento Finch tirarmi da un braccio.
- Vieni! Da quella parte si può passare!
Corro dietro Faccia di Volpe, gli occhi lucidi e il cuore carico di dolore. Abbasso la testa per oltrepassare la falla nella rete, poggiando le scarpe sull'erba sintetica. I piedi si muovono freneticamente, mentre i miei pensieri convergono attorno ad un'unica persona.
- Gale! - Urlo – Gale!
Quando lo raggiungo, Peeta indietreggia sorpreso. Dice qualcosa ma io non lo sento perchè sono seduta vicino a Gale. Lo abbraccio, pronunciando in silenzio il suo nome. Sorreggo la sua testa fra le mani, lo cullo. Lo amo.
- Katnip. - Sussurra lui ricambiando l'abbraccio.


- Qualche livido qua e là e un paio di punti vicino all'occhio sinistro. - Annuncia l'infermiera non appena varco la porta della medicheria. - Gli ho consigliato di riposare.
Annuisco sforzandomi di sorridere. Entrare in questa stanza, e in qualsiasi ospedale o infermeria in generale, mi causa sempre troppa tensione. Un'ansia profonda e inspiegabile che mi accompagna dall'infanzia. Raramente, infatti, ho visitato mia madre infermiera durante i suoi turni di lavoro.
- Devo raggiungere la medicheria del secondo piano. - Dice sistemandosi la targhetta sul camice. - Posso affidarlo a te?
- Sì.
- Perfetto, sono più che sicura di lasciarlo in buone mani.
Afferma la donna facendomi cenno col capo ad una tendina bianca posta alle sue spalle e prima di uscire, ricambia con un sorriso così candido e dolce da farmi arrossire.
Ormai sola, in questa stanza che mi fa letteralmente rabbrividire, mi dirigo verso la tenda. Quando la scosto sento che potrei scoppiare a piangere.
C'è Gale che riposa su un letto. I contorni del suo viso sono illuminati da una flebile luce. Intorno è tutto bianco. La tendina che ho richiuso silenziosamente dietro di me, le lenzuola, il cuscino, i piedi del letto e il muro su cui poggia la testata. Mi sembra di essere su un piano differente alla realtà, di guardare qualcosa di surreale. Anche l'aria che respiro sembra diversa.
- Gale... - Sussurro accasciandomi sullo sgabello e prendendogli una mano.
Gli accarezzo la mano, poi il braccio e infine il collo. Le mie dita ripercorrono i contorni del suo viso e lascio che si posino su una sua guancia. Osservo con apprensione il filo nero che gli esce dalla pelle, vicino al soppraciglio. Le parti violacee dove si sono formati i lividi. Le palpebre chiuse e le labbra dischiuse. Sembra una principessa delle favole e come accade nelle favole, lo bacio.
Sento il calore che emanano le sue labbra morbide. Questo non è finzione come la mia presunta relazione con Peeta. Questo è reale. Perchè Gale è mio ed io sono sua. E qualsiasi altra cosa è impensabile.
- Sei fredda, Katnip. - Lo sento sussurrare. Sulle labbra un sorriso. - Ma grazie al bacio mi sono riscaldato di nuovo.
Arrossisco, mentre la sua mano grande e calda afferra la mia con poca forza.
- Come ti senti?
- Meglio, adesso.
- E allora mi sai dire cosa diavolo combini, Gale? - Mi osserva, divertito. La mia momentanea e inaspettata dolcezza è svanita del tutto, sostituita dalla più consueta insensibilità, che devo ammettere mi si addice meglio. - Sei all'ultimo anno! E se non dovessi diplomarti?
- Per così poco...
- Con il nuovo preside non c'è da scherzare!
- Hai ragione. - Sussurra voltando lo sguardo verso la finestra aperta.
- Che c'è? Hai freddo?
Chiedo alzandomi, con l'intenzione di andare verso la finestra e chiuderla. Ma Gale mi ferma afferrandomi un braccio.
- Durante la partita ho detto a Peeta che tu sei mia. - Dice guardandomi intensamente negli occhi. Irrigidisco involontariamente i muscoli.
- E allora?
- Dopo la sua risposta non avevo più il controllo di me stesso. Gli ho sferrato un pungo. É così che ha avuto inizio la rissa.
- Quale... - Socchiudo gli occhi. - Quale risposta?
- «Ti sbagli Gale. Katniss è sempre stata mia, anche se lei non lo sa ancora.»


Appena entrato in Pizzeria, Gale viene letteralmente assalito dalle urla di Marcus.
- Che c'è? - Chiede Gale con aria innocente. - Devo solo consegnare delle pizze!
- Scherzi? - Ribatte spazientito Marcus. - Ai clienti verrà un colpo, quando apriranno la porta e si ritroveranno te davanti!
- Si tratta solo di qualche graffio...
- Sembra che ti abbiano cacciato dal set di un film dell'orrore, Gale!
- Embè? Fra poco è Halloween, siamo in tema!
- Ma se ad Halloween mancano quasi cinque mesi!
- Daiii Marcuuus! - Implora il ragazzo afferrando un braccio del titolare. - Lo sai che ho bisogno di lavorare...
- Allontanati da me che fai impressione! - Grida l'uomo scacciandolo. - E poi non mi interessa! Ci rivediamo quando non sembrerai più un parente prossimo di Frankenstein!
Gale solleva lo sguardo e si rivolge a me, con un sospiro.
- Ti mancherò, Katnip?
- Ogni volta che Marcus mi costringerà a lavorare al posto tuo!
- Stronza! - Dice sorridendomi. - Ci vediamo a scuola.
- A domani.
Lo seguo con lo sguardo mentre esce dal locale, trattenendo il respiro. É la prima volta che lo vedo fuori dalla medicheria. Cosa devo aspettarmi, adesso? Come devo comportarmi, cosa devo dire, cosa devo pensare... Cosa devo provare?
Sono assorta nei miei pensieri, quando Marcus mi ridesta svolazzandomi davanti agli occhi uno straccio.
- Vuoi lavorare o hai dimenticato dove ti trovi? - Dice con aria seccata. - Lava per terra e poi passa dalla panetteria...
- Dalla panetteria?
- Sì, Gale non c'è, ricordi? - Ribatte Marcus sbuffando. - Vicino al banco ti ho lasciato la lista. Vedi di non dimenticare niente, bella addormentata!


Rileggo velocemente la lista, aprendo l'ingresso della panetteria.
- Buonaser... - Sussurro. Le parole smorzate dalla sorpresa.
Dietro il bancone, in piedi e con un grembiule sporco di farina, Peeta mi guarda. Stupito forse quanto me, ricambia debolmente il saluto.
- Di cosa hai bisogno? - Chiede con fare gentile.
Io non riesco a parlare. Con imbarazzo, gli porgo la lista scritta da Marcus.
- Ah, - Dice Peeta grattandosi il mento. - Queste sono le cose che di solito compra il ragazzo delle consegne. Quindi lavorate insieme?
Ho un sussulto. Ma non ne comprendo chiaramente il motivo. Mi guarda per qualche secondo. Nel negozio ci siamo solo noi due e il mio mutismo rende tutto ancora più imbarazzante.
- Va bene, vado a prendere ciò che ti serve...
- Peeta... - Riesco finalmente a dire. Ma non credo di riuscire a continuare.
- Mi dispiace, Katniss. - Dice allora Peeta con impeto. - Mi dispiace per quello che ho fatto a Gale, ma soprattutto mi dispiace per te.
- Cosa intendi...
- Non sapevo che stavate insieme.
- Io... No! - La sua schiettezza è disarmante. - Non stiamo insieme...
Ma perchè tutti credono che io e Gale siamo fidanzati? E soprattutto: perchè me lo chiedono sempre con questo tono incurante?
- Ma la mia entrata in scena ha rovinato tutto, non è così? - Quella di Peeta è una voce suadente e il suo sguardo è a dir poco penetrante. Quando è davanti a te, senti cadere ogni difesa. Un sorriso timido compare sul suo volto. - Lascia perdere. Farò le mie scuse a Gale, anche se si sbaglia.
Sento un nodo in gola, ricordando ciò che mi aveva riferito Gale.
«Ti sbagli Gale.» Gli aveva detto Peeta.
Mi chiedo ancora una volta perchè voglia vincere la candidatura a re del ballo. Non è certo il tipo che ha bisogno di una corona di plastica per sentirsi soddisfatto. Ciò che più di tutto mi sconcerta è il fatto che voglia partecipare con me. Lo osservo, in piedi davanti a me. Non è alto quanto Gale ma ha un fisico prestante e un viso stupendo. Ha modi aggraziati che rispecchiano il suo essere buono e gentile e per andare al ballo potrebbe scegliere una ragazza altrettanto bella fra decine di pretendenti. Ma so che sta fingendo. Sta recitando e lo sta facendo alla grande. Le sue parole sono studiate, le sue azioni programmate chissà quanto tempo in anticipo. E allora mi chiedo quale sia il suo scopo, mi chiedo dove vuole arrivare. Anche se credo che una rissa non giovi di certo alla sua popolarità nè tantomeno alla sua condotta.
«Katniss è sempre stata mia, anche se lei non lo sa ancora.»
- Sono ventisette esatti. - Dice risalendo una scala e porgendomi una busta. Tra le sue mani sembrava leggera, ma non appena l'afferro mi sento inaspettatamente tirare verso il pavimento.
- Oh, che stupido! Hai ragione! - Si scusa riprendendola. - Te la porto io, se vuoi...
- Grazie, ma ce la faccio da sola! - Dico indispettita. Afferro la busta, questa volta consapevole del suo peso, e porgo a Peeta un biglietto da cinquanta.
Attendo mentre recupera il resto, chiedendomi perchè ci mette tanto.
- Ecco qui, - Annuncia dopo qualche minuto, porgendomi una bustina di carta. Lo guardo con aria interrogativa.
- Buon lavoro. - Mi augura.
- Anche a te.


Cammino sul marciapiede, il sole che tramonta. Sta per iniziare un altro turno di lavoro come cassiera al Capitol Pizza. Mi manca un pò Gale, ma nel cuore sto assaporando una dolce novità, un sentimento caldo e delicato. Come la focaccina che ho ritrovato nella bustina del resto, accuratamente avvolta in un fazzoletto.
E sul fazzoletto, con una grafia sicura ed aggraziata, si può leggere:


Qual' è  il  tuo  colore  preferito,  Katniss ?

 

- Verde... - Dico in un sussurro che si perde nel vento.

 





 

Rieccomi quaaa!
Ho lasciato un pezzo del mio cuore nella città dell'amore e un giorno spero di tornare a riprendermelo!
Che dirvi, credo che Parigi abbia influenzato molto la stesura di questo capitolo
e sono certa che influenzerà anche le mie storie successive
(durante i viaggi in metro la mia mente ideava questa o quell'altra storia, sperando di riuscire a metterle per iscritto, un giorno).
Spero che il capitolo 9 sia stato di vostro gradimento e mi scuso per la lunga attesa, seppure l'abbia preannunciata.
Che dite, ne è valsa comunque la pena?
Un ringraziamento a chi continua a seguirmi e ai nuovi lettori!
Un abbraccio e un bacio,
emmEmme ^o^

 
   
 
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