Libri > Hunger Games
Segui la storia  |       
Autore: skippingstone    04/10/2014    1 recensioni
"Mi avevano detto che pensare troppo fa male, mi avevano detto che sarebbe passato tutto eppure la testa mi scoppia, gli occhi bruciano e respirare sembra la cosa più difficile da fare. Rifletto sulla mia probabile morte e sorrido, almeno potremmo stare vicino. Posso affermare di aver combattuto per tutti quelli che non sono riusciti a farlo: ho combattuto anche per te.
Se, invece, riuscirò ad uscire da questa Arena, non sarò più lo stesso: tutte le cicatrici si stanno aprendo nell'interno della mia bocca lasciando un retrogusto di sangue e troppe sono nel cuore. Anche se uscissi da questa Arena, non ne uscirei vincitore. Ho già perso tutto.
Tutto tranne una cosa: la voglia di vendetta.
Possa la luce essere, ora, a mio favore!"
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Altri tributi, Presidente Snow, Tributi edizioni passate
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
«Allo stesso tempo amo e non amo, e allo stesso tempo sono pazzo e non lo sono.»
(Anacreonte)
 
*** 
 
35. Allo specchio
 
Allo specchio c’è una bambina di 9 anni che non è più quella di una volta.
Al posto di due gran begli occhi, vi sono occhi lividi, rossi, gonfi; le labbra sono accentuate più del solito perché maltrattate dai denti; le guance rigate da lacrime invisibili.
Nella stanza dei genitori c’è stata una nuova lotta. Ancora una volta sembra che a perdere sia lei invece dei due adulti in guerra. Sì, perde proprio lei. Le urla la fanno tremare, la spaventano.
Davanti allo specchio fa finta di essere felice. A volte, ingenuamente, dice che la vera Lei è quella che è dietro quello specchio. Quella là è felice, gioca con il padre e cucina con la madre. Lei che è da quest’altra parte, quella peggiore, è solo il riflesso di quella ragazza felice.
Il padre esce dalla stanza sbattendo violentemente la porta. Trascina con sé una valigia. Lei spia da uno spiraglio della porta e, quando vede il padre scendere le scale, si precipita da lui.
«No, papà, non te ne andare.»
Afferra la manica del padre e tira per farlo salire su, ma il padre è più forte di lei.
«Lasciami andare!»
«Papà, ti prego…»
La piccola sta per piangere. Non potrà vivere senza il suo punto saldo. Come si può vivere quando la cosa più cara che hai al mondo scompare?
«Non andare via. Se vai via, portami con te.» - è la supplichevole richiesta di una bambina disperata.
Riuscire a dire no a una bambina come lei è impossibile, in questa situazione è ancora più difficile. Il padre, però, si rivela essere più forte della figlia, non solo fisicamente.
«Non posso.»
«Voglio stare con te. Non voglio restare qui!»
«Ma devi.»
«E tu? Tu non devi?»
 
Nello specchio c’è un’adolescente di 12 anni.
Lei si aggiusta i capelli, adagia il seno in due coppe e dà una rifinitura migliore al lucidalabbra che ricopre le labbra rosa.
«Vorresti uscire vestita così?»
«Non faccio niente di male, mamma.»
«Conciata in questo modo, potresti diventare l’amante di un porco trentenne. Gli uomini sono tutti così: non riescono a contenersi davanti a due tette e un faccino come il tuo.»
«Mamma…» – la ragazzina è infastidita da questo discorso che sente ripetere ogni benedetta mattina. Lei si veste così perché è grande.
In realtà, è ancora all’oscuro del mondo che c’è fuori.
«Mamma, non vado a cercare uomini.»
«Lo so. Cosa credi? Non ti ho mica educato per adescare uomini? Non ho cresciuto una mangiauomini.»
Da quando il padre è andato via, la mamma crede che tutte le persone dotate di pene e due testicoli siano traditori e infedeli.
«Non mi auguri buona fortuna?»
«Per cosa?»
«Mamma, oggi c’è l’estrazione dei nomi… per gli Hunger Games.»
«Che peccato che non esista un’edizione per gli adulti: godrei nel vedere uomini morire.»
«Mamma…»
«Cosa c’è? Vorresti dire che non ti piacerebbe vedere tuo padre evirato? Io mi divertirei un sacco.»
«Ma…»
«Hai sempre da ridire tu! Vai a preparare qualcosa per Merziano.» - le ordina la madre contrariata.
«Non è il mio ragazzo.»
«Nemmeno il mio.»
«Beh, quella che ci va a letto sei tu, non io!»
Uno schiaffo, solo uno. Sonoro, forte, che sa essere tangibile.
 
Allo specchio c’è una ragazza di 14 anni che può vivere ancora, per un altro anno. Già, anche questa volta non è stato pescato il suo nome da quell’ampolla.
«Ehi, ragazzina. Com’è andata là fuori?» – Crizio è fermo sulla soglia della porta. Non indossa la maglietta, goccioline d’acqua scivolano sul petto, alla vita un solo asciugamano. Lui la guarda come se fosse un tesoro da trovare e tenere per sé, per sempre.
«Bene, sono ancora qui.» – la ragazza sorride felice, al tempo stesso imbarazzata. È abituata a vedere uomini seminudi, se non nudi del tutto, ma Crizio le fa un certo effetto. Egli entra definitivamente nella stanza, la abbraccia, la stringe fin troppo a sé. La stringe così forte che Level sente l’allegria sotto l’asciugamano.
«Crizio…» - lui è più grande di lei di soli sette anni (ha ventun anni), ma ella lo vede già uomo; per la madre, invece, lui è solo un ragazzino con cui giocare.
«Che c’è?»
«Non dovremmo…» - lei si svincola da quel legame.
«Non c’è niente di sbagliato in un abbraccio.»
«Tu e mia madre…»
«Guarda che sono un gioco per lei e questo non mi vieta di stare con te.»
«Dipende tu cosa intendi per “stare con te”.»
«Io? Non vedi il mio viso? Sono un tipo innocente.» - le dice scherzando.
«Io tutto capisco tranne che sei innocente.» - gli dice sinceramente.
«Ehi, dipende da vari punti di vista! Non c’è niente di male, se tu non vuoi che ci sia.»
Lei non sa come comportarsi in queste situazioni: l’unico esempio che ha di approccio con il sesso maschile è sua madre e lei non è di certo un ottimo modello da seguire. La ragazza cerca di dare ascolto al buon senso e si avvicina allo specchio. Spera che lui esca dalla stanza.
«Non serve che ti fai bella allo specchio, sei bella così. Lo sai, vero?»
«Grazie.» – continua ad essere impacciata. È ancora piccola, non sa come accettare un complimento e cerca, in ogni modo possibile e immaginabile, di evitare lo sguardo di quell’uomo, di non invaghirsi di quel sorriso. Eppure lei spia dallo specchio il riflesso di quel corpo scolpito.
«Lo sai, vero? Sai di essere bella? Perché, se non lo sai, lo devi sapere.»
«Ok.»
«Tu sei la cosa più bella che io abbia mai visto.» - la mano di lui si posa sulla spalla della ragazza.
«Va bene.»
Quella mano scende sinuosamente sulla schiena. Lui crede di essere sensuale, passionale e lei sente che, in realtà, lui lo è davvero… e non le importa che lui sia l’ennesimo uomo di sua madre. Così, da donna vissuta che non è, manda tutto a quel paese, si volta e lo cattura con un bacio. Infila la lingua tra le sue labbra: gli vuole far capire che è lei a comandare, è lei che desidera questo, è lei che glielo permette. Lei è il frutto del peccato e si lascia mordere.
«Dimmi che mi vuoi!» - gli sussurra a fior di labbra.
Lui è eccitato, lo è troppo, e se lo fa scappare. Le dice che la vuole. Lei non lo sa ancora ma questo sarà, sempre, il suo punto debole.
 
Allo specchio, ormai, c’è una donna, una vera donna di 17 anni.
Quello che per lei è un uomo, nel cuore della notte, è tornato a possederla, a farla sua. Lei si è lasciata andare a quel contatto umano che, da tre anni, la riscalda. Quando, chiusi in camera, lui le bacia il seno, lei si sente sicura, protetta, amata. Si sente viva tra le lenzuola e il profumo d’uomo che non sentiva da quando il padre è andato via. Certo, in casa sua sono passati uomini di ogni tipo: mori, biondi, muscolosi, esibizionisti, grassi, alti, romantici, bassi, bellissimi, orrendi, sdentati, alcolizzati, vecchi, timidi, puliti e tutti invaghiti di sua madre. L’unico uomo che si è interessato, da subito, a lei è stato Crizio.
Crizio, per lei, è l’uomo più bello che ci sia. Non desidera altro che lui. Proprio questa notte, dopo essersi truccata con un rossetto rosso accesso e la matita marcata sugli occhi, lui l’ha fatta sentire al di sopra del mondo. Le ha ripetuto che la ama, che lui non se andrà mai. Lei, quando ascolta quelle parole, è la persona più felice del mondo. Il suo cuore, gelido e impenetrabile, si scoglie, si anima, batte intensamente. Lui è il motivo di tutto questo maremoto. Lui l’ha resa donna. Sì, dopo il suo arrivo, quando lei si specchia, vede una donna. Non c’è più la ragazzina che, abituata a vedere uomini entrare e uscire dal letto della madre, deve sopportare i soprusi di quelli che pretendono di essere chiamati “papà”. Non c’è più la bambina che, con occhi pieni di lacrime, ha detto al vero papà di non andare via. Con Crizio è rinata. Lui l’ha resa la bellissima donna di oggi: lei ne è convinta.
Al tempo stesso, però, ha paura di essere sincera con lui. Teme, ogni volta, di perderlo. Soprattutto ora. Ma, fin quando allo specchio non si noterà la pancia che, pian piano, cresce, aspetterà a dirglielo.
 
Lo specchio è di nuovo testimone di tristezza.
Crizio è andato via. Lui non è più qui ad abbracciarla, a baciarle il collo, a sussurrarle parole dolci, ad accarezzarle il seno. No, Crizio non c’è.
«Hai sentito di quel porco?»
«Tale madre, tale figlia.»
«Poche di buono, eh?»
«Poche di buono è un eufemismo.»
«E lui, poi, cosa ci trovava in quella ragazzina? Dai, lei ha diciassette anni e lui ventiquattro.»
«Ma avete sentito l’ultima? La ragazza è incinta.»
«Ma cosa dici mai?»
«Lui, poi, stava sia con la madre sia con la figlia.»
La gente parla, mente e ingigantisce le storie. Loro non sanno la realtà. Era amore, vero amore. Sette anni di differenza erano nulla, se messi a confronto con il loro amore giovane ma maturo, fresco ma intenso. Lui riusciva a essere ciò che lei ancora non poteva essere, lei riusciva a donargli la linfa che sembrava essere sopita. Era uno scambio reciproco. Si completavano come nessuno mai. Questo pensava lei.
«Hai visto? Fa’ come me: il cuore gettalo in una botola perché, se lo dai a qualcuno, sei fottuta.»
«Mamma, lasciami stare.»
«Non chiamarmi mamma, per favore. Mi fai ribrezzo. Sei la puttana del distretto! Peggio di quell’Amanda!»
La figlia guarda il riflesso della madre nello specchio. Lei è seduta, la madre in piedi. È sempre stato così: la madre non si è mai preoccupata di sedersi accanto alla figlia, era troppo occupata a scaldare un letto matrimoniale che di matrimoniale non aveva più nulla.
«Ormai tutti sanno di te e lui. Una volta è stato mio. Cosa penserà la gente?»
«Ti preoccupi di cosa penserà la gente? La gente parla già da tempo, e non di me.»
«Credevi che avremmo festeggiato il tuo fidanzamento con quello? Credevi forse questo? Io non ti voglio in casa mia! Scompari, proprio come tuo padre! Sei solo una mangiauomini!»
«Dove posso andare mai?»
«Va’ da Crizio e vedi se ti prende, come se fossi una cagna. Bau, bau! Vedi se diventa il tuo padrone. D’altronde lo è già stato, no?»
 
Questo piccolo specchio non conosce la storia di questa ragazza. No, non la conosce minimamente.
Alla fine l’ha fatto: ha bussato alla sua porta e si è fatta trovare accovacciata sullo zerbino, proprio come una cagna. Lui l’ha accolta solo perché non se la sentiva di dirle no. Dopo tempo, si è concessa il lusso di una doccia, di profumare, di sentirsi pulita e, al tempo stesso, sporca e vuota fino al midollo. Ha pianto nella vasca, l’ha fatto silenziosamente mentre Crizio litigava con una donna, quella che ha preso il suo posto.
«Mi hai mai amato davvero?» - gli ha chiesto dopo essersi asciugata e aver indossato dei panni da donna non suoi.
«Level…»
«No, rispondimi.» - Level prova a essere forte. Aspetta di sentirsi dire che quella storia, anche solo per un attimo, è stata vera. Ma, se lui non si è fiondato a dire sì, allora è solo fiato sprecato. Tutti gli uomini agiscono così: se, durante una conversazione seria dicono prima il nome della donna che hanno di fronte, si mette male per il cuore di lei.
«Level…»
«So come mi chiamo, non serve che tu ripeta il mio nome.» - alzandosi da quel divano e uscendo dalla porta, dice addio a quella storia. Forse lei non è una creatura destinata a essere amata. L’unica cosa che le riesce meglio è farli scappare tutti.
 
C’è uno specchio sporco nell’edificio in cui lavora.
Qui, seppur difficilmente, Level riesce a guardare i suoi occhi stanchi. Il lavoro la strema, la rende meno ragazza e più fiacca. Non sembra avere 18 anni. Si guarda attorno: le ragazze in piazza sembrano più giovani di lei. Potrebbe dire di avere 20 anni, le crederebbero. Invece no, ha 18 anni ed è in mezzo a queste ragazzine ma, almeno, è l’ultima volta che dovrà sopportare tutto questo. Già, l’ultima Mietitura. Non crede neanche lei a questa cosa. È così strano provare un pizzico di felicità in questa vita. Non è abituata a immaginarsi in un futuro luminoso, ad avere un cuore diverso da quello infranto. Sorride, è fiduciosa nella libertà.
Dovrebbe, però, averlo capito che la sua è una vita fatta di grandi ostacoli.
 
Gli specchi di Capitol City cambiano di colore in base all’umore di chi si specchia. Quando è lei a guardarsi nello specchio, questo diventa di colore porpora.
Level pensa ancora al sangue sulle scarpe, al ragazzo che si è sparato sul palco. Si chiede perché non lo abbia fatto anche lei: che motivo ha per vivere?
Probabilmente un motivo c’è: rendere trasparente il colore di questo specchio e vivere serenamente. Sì, avrà un futuro radioso: non importa come, ma lo avrà. Vuole sbandierare in faccia a tutti che lei, nonostante tutto, ce l’ha fatta a sopravvivere; vuole dimostrare a sua madre che lei, sua figlia, non è la più grande puttana di tutte le donne; vuole dimostrare a Crizio che, dopo la vittoria, arriverà qualcuno che l’amerà davvero e che si prenderà cura di un figlio che non ha più avuto; vuole dimostrare al distretto che “tale madre, tale figlia” un corno; vuole dimostrare a suo padre che lei è migliore di lui: lei combatte, vuole guadagnarsi la felicità che le spetta.
 
***
 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: skippingstone