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Autore: Sara Weasley     05/10/2014    19 recensioni
Un fumo dall’odore dolciastro si diffonde nel vicolo e l’ennesimo boato esplode nell’aria: da qualche parte oltre il terrore, le maledizioni, i rumori assordanti, qualcuno urla e io sento il gelato di Florian risalirmi lentamente lungo la gola. Potrebbe essere chiunque dei miei amici: potrebbe essere Remus, oppure Peter, Frank o Alice… ma io, più di tutto e tutti, spero che non sia Lily. Non può essere Lily.
Imprecando tra i denti, schiaccio ancora un po’ la schiena contro il vecchio muro dietro cui sono nascosto e mi azzardo a fare capolino per cercare di capire cosa Merlino sta succedendo nel putiferio là fuori. La bacchetta nella mia mano freme e asciugo freneticamente un rivoletto di sangue che dalla fronte mi scivola sulle palpebre. Nessun Mangiamorte in vista, potrei…
Sirius lancia un sibilo di avvertimento e riprende a strisciare sotto i cumuli di macerie in cui è quasi intrappolato. "Lo avevo detto" dice tra i denti, con il suo classico tono sarcastico "che i compleanni portano sfiga. Ma tu no, dovevamo per forza fare una festa! E adesso guarda… "
Genere: Comico, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Mangiamorte, Severus Piton | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Da chi lo ha tre volte sfidato. '
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Capitolo 84.

 
 


Tic, tac. Tic, Tac.
Il rumore delle lancette mi sembra quasi assordante. Allungo la testa oltre il cumulo di pergamene che ho davanti, per sbirciare l’orario: Merlino, sono terribilmente in ritardo. Questa volta è sicuro che se ne vanno senza di me.
«Hai qualche problema, Evans?»
«No» borbotto.
«No…?»
«No, signore» 
Le serate di punizione con Rosier si sono ridotte da sette a due, eppure a me sembrano ancora troppe. Anche se so che in realtà questa storia del castigo è tutta una finta per spiarlo al posto di Silente –e per farmi tormentare da lui, detto per inciso- ci sono alcune sere che preferirei davvero darci un taglio, e smetterla di ordinare gli archivi di studenti vecchi anni fa.
L’orologio batte le undici, ed io rimango immobile al mio posto. Di fronte a me, Rosier  batte le dita sulla cattedra, come se sapesse che ho davvero molta fretta e volesse sottolinearlo. Osservo per un microsecondo le sue mani strette nei guanti di pelle nera, e provo il desiderio bruciante di estrarre la bacchetta e darci dentro con le Maledizioni Senza Perdono.
All’improvviso, fuori dall’aula si sente strillare. Non ho neanche il tempo di voltare la testa in quella direzione, che il rumore di un’esplosione fa tremare il banco e capovolge tutte le mie pergamene. Ottimo, due ore di lavoro andate in fumo.
Rosier si alza immediatamente, estraendo la bacchetta con un gesto veloce. Io nella mia testa prego che nella scuola sia entrato un troll di montagna, e che questo lo spiaccichi al muro con la sua mazza chiodata. Non voglio che muoia, certo: un paio di costole rotte andrebbero bene.
Un’altra esplosione. Rosier mi rivolge solo uno sguardo veloce.
«Non uscire da qui» intima, e l’attimo dopo il rumore dei suoi passi nel corridoio viene assorbito dall’ennesimo botto.
Ma che cosa…?
La testa di Remus fa capolino dalla porta. «Pss, Lily» mi chiama, facendomi cenno di sbrigarmi, «forza, vieni!»
«Remus?» esclamo io, dirigendomi immediatamente verso il mio migliore amico. «Ma che cosa sta succedendo?»
 «James e Sirius sfogano la loro noia repressa» sorride lui, «e ci fanno da diversivo.»
«Avrei dovuto immaginarlo» borbotto tra me e me, «che dietro tutto questo macello ci fossero quei due.»
Remus ed io ci guardiamo intorno con circospezione solo una volta, prima di iniziare a scendere giù per il secondo piano. I nostri passi sono veloci; da qualche parte chissà dove, si sente un’altra esplosione.
«Razza di cretini» biascica tra i denti Remus, «quando gli ho detto di distrarre Rosier a qualunque costo, non intendevo dire che dovessero distruggere la scuola.»
«Qualsiasi cosa stiano facendo» dico io, «sono contenta: altrimenti questa volta non mi avrebbe mai lasciato andare. E stasera non posso proprio perdermela.»
Remus mi guarda con un misto di soddisfazione e preoccupazione negli occhi, e non serve che lui parli perché io lo capisca. «Sono in gamba, vedrai» dico, anche se in fondo condivido ogni suo sentimento. «Non andrà male.»
Lui non risponde: finalmente siamo arrivati davanti il portone d’ingresso. Ci guardiamo intorno un’ultima volta, prima di sgusciare fuori  nell’aria gelida di Febbraio. Il cielo è un mosaico di stelle che risplendono sulla Foresta Proibita: ed è proprio in quella direzione che noi stiamo andando.
«Dove sono le ragazze?»
Remus mi indica con un gesto un punto imprecisato tra gli alberi. «Laggiù, con Peter e Frank.»
Non so come faccia ad orientarsi in tutto questo intrico di rami e cespugli, ma è costretto a stringermi per un braccio per evitarmi di sbattere contro qualcosa. Riesco a distinguere le sagome dei miei amici solo quando sono ad un metro di distanza da loro: Emmeline, infagottata in un morbido giacchetto di lana, sta tremando in silenzio; accanto a lei Alice sta usando le braccia di Frank come sciarpa, e la sento chiedere ad un impacciato Peter Minus:«credi che questo golfino mi stia bene? Non vorrei essere vestita in maniera poco professionale!»
Io alzo gli occhi al cielo, e immagino che Mary –la più vicina a me- stia facendo lo stesso.
«Oh» dice lei, quando mi vede. «Finalmente ci siamo tutti!»
«Non tutti» preciso, «quando arrivano  Sirius e James?»
«Siamo qui!» mi sento rispondere. Le figure dei Malandrini sbucano fuori di colpo dal nero della foresta. James sembra un po’ accaldato, gli occhiali che gli ricadono storti sul naso. Si blocca giusto un momento per dare un cinque al suo fratello acquisito. «Questa volta è stato davvero mitico!»
Sirius, accanto a lui, sposta indietro i capelli sudati con un elegantissimo gesto della mano, e a me pare di  riuscire a sentire gli ormoni di Mary ballare la samba. «Siamo stati semplicemente grandi!» abbaia entusiasta.
«Andiamo, prima che qualcuno venga a cercarci» dice saggiamente  Remus, aprendo le braccia a ventaglio.  Vedo Emmeline riflettere sulla possibilità di farsi avanti e prendergli la mano, e so che Remus ci sta anche sperando, ma lei è troppo timida per agire e lui troppo complessato per chiedere, così lascio che siano Mary e Sirius ad afferrare Remus.
Poi è tutto un miscuglio di mani: io mi attacco a Sirius, che per dispetto mi scrolla i capelli addosso; «Ehi!» borbotto, poi James si regge a me e Alice e Frank a Peter ed Emmeline a James, e allora ci siamo tutti, e possiamo andare.
«Andiamo» annuncia Remus. «E, Peter, per carità, questa volta vedi di non Spaccarti.»
Peter Minus risponde qualcosa che non riesco a sentire: le sue parole vengono inghiottite nel Pop della Smaterializzazione, e io avverto la spiacevole sensazione di finire dritta in un gigantesco tubo di scarico. Ma è una cosa che dura solo qualche secondo: il tempo di aprire gli occhi, e le luci morenti di Cadmen Town si riflettono su tutta la via.
Il numero 7 è proprio di fronte a noi, ma le altre non possono ancora vederlo.
«È qui?» sibila Alice, senza nascondere l’aria inorridita. «Si trova in questo posto?»
«Zitta» le intima Sirius, che si è già arrampicato sulle scale. James mi rivolge un sorriso veloce quando i nostri occhi si incrociano, poi mi lascia la mano e fa passare un foglietto tra i nuovi inclusi.
E così so, dalle loro espressioni, che la magia dell’Incanto Fidelius è appena svanita.
Alice emette un gemito. «Merlino, è peggio di prima!»
«Che ti aspettavi, tesoro?» cerca di rincuorarla Frank, «non potevano mica piazzarlo in un quartiere residenziale!»
Mary non sembra pensarla per niente come lei, perché raggiunge Sirius con un paio di lunghi passi da cercatrice. «È troppo figo!»
Emmeline rimane silenziosa e in disparte, ma Remus le regala un sorriso incoraggiante per farla sbloccare. «Dentro sono tutti molto accoglienti.»
Io distolgo lo sguardo dal sorriso di Emmeline: Sirius ha già bussato alla porta, e qualcuno ha appena aperto. L’espressione rugosa di Elphias Doge fa da guardia mentre tutti e nove sfiliamo silenziosi nell’ingresso.
«E così» comincia a dire lui, scrutando Frank e le ragazze da sotto gli occhiali, «voi dovreste essere i nostri nuovi acquisti. Sappiate solo che quello che state per fare è una grande responsabilità e che…»
«Oh, basta così, nonnetto!»
«Dai tregua a queste ragazze!»
È come se un’esplosione di colori si riversasse all’interno della stanza. Gideon e Fabian Prewett, fratelli scatenati, appaiono in cima alle scale: le loro chiome rossicce li fanno apparire spaventosamente simili a due fiammiferi accesi. Dietro di loro, in una marea di capelli così biondi da sembrare bianchi, Dorcas Meadowes sta in piedi con portamento innato: all’inizio, come ogni volta che la vedo, penso che sia una statua; ma poi il suo volto si distende e lei mi fa l’occhiolino, e allora mi ricordo che è una delle streghe migliori che abbia mai conosciuto.
Gideon e Fabian, ignorando bellamente le lamentele di Doge, stanno dando il benvenuto ad Alice. «Sei proprio della famiglia, cugina» dice il più grande dei due.
«Zio Ignatius sarà fiero di te!» continua l’altro.
«Mio padre non lo sa» bercia Alice, che non riesce a nascondere un sorriso, «e guai a voi se vi fate sfuggire qualcosa!»
«Saremo muti come morti!» promettono loro, insieme. «Come sta il caro Will?»
«Bene, senza voi due! E Molly? Billy sta crescendo, eh?»
«Scansafatiche!» qualcuno chiama dall’altra stanza. «Se avete finito con i convenevoli, noi vorremmo iniziare.»
Sirius si piega verso Mary. «È Moody, l’Auror» le sussurra all’orecchio, « lui si che è  un personaggio!»
«Ti ho sentito, Sirius Orion Black! Adesso porta il tuo nobile pedigree qui, se non vuoi che venga a prenderti con un guinzaglio!»
James è costretto a tapparsi la bocca con le mani per non scoppiare a ridere, e Mary ed io ci scambiamo un’occhiata palesemente divertita.
«Ehi, non trattare male il mio figliolo » sta dicendo Charlus Potter, nel momento esatto in cui entriamo in stanza. «È solo un ragazzo!»
«Tu li vizi troppo, Charl» replica severamente Dorea, sistemando una ciocca dei capelli rossi che le è sfuggita dalla pettinatura. «Ecco perché entrambi sono venuti su così!»
«È sempre un piacere sentire le tue paroline soavi, mamma»brontola James , chinandosi per darle un bacio sulla guancia.  «Guardate qui chi ho portato!» esclama indicandomi.
Charlus cerca di alzarsi in piedi per venire ad abbracciarmi, ma la sua sedia rimane bloccata da Hagrid; così si limita semplicemente a fissarmi entusiasta. «Lily cara!» canticchia, «è un piacere vederti! Come stai? La scuola? Lo studio? La gravidanza?»
Alzo gli occhi al cielo. «Signor Potter, non è cambiato niente dall’ultima volta che ci siamo visti. E per  la millesima volta io non sono…»
«Non ti preoccupare» pigola lui, dando a James dei leggeri colpetti sulla spalla. «Siete giovani. Avete tempo per provarci ancora.»
James mi guarda e ammicca maliziosamente. «È esattamente quello che dico anche io.»
«Farò finta di non aver sentito, Potter.» La McGranitt, inaspettatamente, viene in mio soccorso. «Niente fabbricatori di bambini nella mia Casa.»
«Ma io non ho…»
«Basta convenevoli»strepita Moody, il viso così pieno di cicatrici da farlo sembrare carta velina. «Vigilanza costante!»
Silente, seduto all’estremità dell’immenso tavolo squadrato, ci osserva da sotto gli occhiali a mezzaluna. «Oh, Alastor» dice, «non è mai tempo sprecato quello per i convenevoli.»
Mentre noi prendiamo posto, qualcun altro bussa alla porta. Tre colpi e pochi passi dopo, nella stanza entrano gli ultimi due membri mancanti: la bella Marlene Mckinnon e il suo strampalato amico, Dedalus Lux.
«Scusate il ritardo» dice lei, con un sorriso colpevole. «Ci hanno trattenuti.»
Gli occhi azzurri di Silente percorrono in circolo tutti i presenti fino a quando non incontrano Alastor Moody. È solo allora che dice: «Prima di iniziare, benvenuti nel Quartier Generale dell’Ordine della Fenice, ragazzi.»
«Grazie» rispondono in coro Alice, Mary, Emmeline e Frank.
«Ecco, Alastor, adesso che i convenevoli sono finiti la riunione può cominciare.»
E così, anche Mary, Alice ed Emmeline si sono unite all’Ordine. Mentre il signor Potter e Moody ci aggiornano sulle ultime notizie –solo in questa settimana tre famiglie Babbane sterminate, cinque Mezzosangue dispersi e un Auror morto- io non posso smettere di pensare che in parte è colpa mia, se sono state trascinate in mezzo a questa guerra. Ma forse dopotutto non è un male: ultimamente noi nove facciamo sempre tutto insieme; e questi sono tempi oscuri, perciò abbiamo bisogno di sostenerci l’un l’altra ora come non mai. E non solo nel mondo esterno: Hogwarts non è più un posto sicuro, ormai.
Eppure, nonostante so che questa è la cosa giusta, non posso evitare di chiedermi dove ci porteranno le scelte che stiamo facendo adesso; con la coda dell’occhio guardo Alice seduta al mio fianco, poi Frank, Emmeline, Mary, Sirius, Remus e Peter, e poi c’è James, alla mia destra, con lo sguardo fiero e l’aria spensierata nonostante tutto, e mi domando come questo momento influenzerà tutti i nostri anni futuri.
«La riunione è sciolta» sentenza alla fine Silente.
Ultimamente non c’è mai troppo da dire: è come se stessimo giocando una partita di scacchi, noi contro loro, e loro avessero sempre una pedina in più pronta da muovere. Eppure io lo so che, se solo riuscissimo a scoprire il segreto di Voldemort, potremmo ribaltare la scacchiera e muovere scacco matto al re.
Quando il silenzio prende il posto delle brutte notizie, l’atmosfera diventa quasi familiare. Sirius si fionda immediatamente su Dorcas, cercando di ottenere un appuntamento che sa che non avrà mai: James è con loro, il mento posato sulla spalla di Dorcas e i suoi capelli che, persi nei suoi, creano uno strano effetto chiaroscuro. Insieme sembrano così…
«Lily» mi sento chiamare. Remus mi porge un bicchiere di qualcosa di caldo, che io ingoio all’istante. «Tutto okay? Mi sei sembrata un po’ assente.»
«Oh, si» borbotto io, concentrando lo sguardo sul mio migliore amico. Remus ha negli occhi dorati delle pagliuzze che sembrano fatte interamente di buoni sentimenti. «Scusa, ero solo distratta.»
Lui si avvicina a me, guardandomi con circospezione. «Forse non è stata una buona idea, quella di partecipare così in fretta» dice, «dopo quello che è successo alla tua famiglia, sentire queste cose non…»
«Tu ti preoccupi troppo, Rem» lo interrompo bonariamente. «Davvero, lo vedi anche tu. Adesso sto bene, sono tornata ad essere quella di prima.»
Nonostante io non muova un muscolo, Remus proietta nella realtà ogni mio pensiero e si volta a guardare James. «Già» mormora, «anche se non credo affatto che tu sia uguale a prima.»
Prima che possa permettere a me stessa di arrossire, cerco un valido argomento di conversazione. «E tu?» domando, «non ti vedo molto in forma, Rem.»
Lui fa spallucce, fingendo di essere incurante. «La luna piena si avvicina.»
«Giusto» sussurro di rimando, attenta che nessuno possa sentirci. «Vorrà dire che fingerò di essere un Medimago un’altra volta.»
Il volto magro di Remus si distende in un sorriso tenero, mentre mi circonda le spalle con un braccio. «Grazie Lils» dice quasi tra i miei capelli. «Sei la migliore amica del mondo.»
«Lo so» civetto un pochino. Io non sono una di quelle persone che amano particolarmente i contatti fisici, ma percepisco Remus quasi come un’ estensione di me stessa. «Anche se, te le dico da amica, non è me che dovresti abbracciare!»
Remus mi molla di colpo, le sue guance che iniziano a diventare spaventosamente colorate. «Non so di cosa tu stia parlando!»
Con un gesto fugace della testa, indico Emmeline: lei è intenta a parlare con Marlene e Dedalus, e non si accorge di quanto sembra bella incorniciata dai mobili spartani della stanza. Remus, invece, se ne accorge eccome: «si nota così tanto?» biascica imbarazzato.
«Giusto un po’» sorrido io, e mi dispiace troppo dirgli che è evidente come una Mandragola in un campo di bietole. «Se tu ti decidessi a dichiararti, le cose andrebbero meglio.»
Remus mi guarda con gli occhi spiritati. «Dichiararmi?» e si strozza quasi con la sua stessa saliva. «Andiamo, Lily, ma l’hai vista? Lei è bellissima, intelligente e ricca e io sono…» la sua voce si spegne piano, come una candela con uno spiffero. «Io sono io. Non dovrei neanche avvicinarmi a lei.»
«Remus» mi impunto, incrociando le braccia al petto con l’aria decisamente arrabbiata. «Non ricominciare con queste scemenze! Come fai a non capire i sentimenti che ti stanno proprio davanti al naso?  Ti ostini a non accorgerti dell’ovvio. Non vedi che qui c’è una persona a cui piaci?»
Remus mi fissa per un solo istante e poi, inaspettatamente comincia a ridere. Io mi allontano di un passo: okay, è chiaro. Il mio migliore amico è appena impazzito. «Tu!» ansima Remus tra le risate, «tu non puoi proprio fare questo discorso a me!»
James, incuriosito, sbuca tra noi. «Che avete tanto da ridere, voi due?»
«È Remus che sta ridendo» specifico, «forse Lovegood ha ragione, e i Gorgosprizzi gli hanno riempito la testa!»
«Sei davvero senza speranze, Lily» riesce a dire finalmente Remus. «Davvero.»
«Ma di che cosa stai parlando?»
Remus guarda me, poi James, poi di nuovo me. Ma proprio quando apre la bocca per rispondere, la McGranitt ci chiama dall’altra stanza: finalmente è ora di tornare a casa.
 
 
 
La mattina dopo, a colazione, siamo tutti più silenziosi del solito. I bambini del secondo anno continuano a fissare James e Sirius in attesa di vedere qualcosa di divertente, ma questa non è la giornata giusta. Mi dispiace ragazzi, vorrei dire, ma anche i Malandrini soffrono il sonno se dormono solo due ore la notte. A dimostrazione di ciò, Remus deve scuotere Peter prima che questo si addormenti con la testa nel cereali.
Mary sbadiglia sonoramente.  «Adesso capisco perché sembravi reduce da una notte movimentata» mi dice, «non mi reggo quasi in piedi.»
«Non dire così, tu» la rimbecca James,puntandole contro il cucchiaio. «Noi adesso dobbiamo allenarci: e non si dorme sulle scope! Oggi viene a vederci Lily, per la prima volta in sei anni: tutto deve essere perfetto quasi quanto me!»
Frank sembra sul punto di suicidarsi. Sirius, noncurante, si allunga per rubargli un muffin dal piatto.
«Dovrebbero darci dei privilegi speciali o qualcosa del genere» borbotta Alice, mollemente adagiata sul tavolo. «Nessuno ha ancora inventato un incantesimo per restituire ore di sonno?»
Emmeline ridacchia. «Potresti farlo tu!»
E poi, Dearborn Caradoc spunta ad interrompere i nostri dieci minuti di calma assonnata.
«Che ci fa lui qui?» domanda Sirius, senza minimamente preoccuparsi di non farsi sentire.
James interrompe quello che stava facendo –marmellata sulle fette biscottate-  e gli rivolge uno sguardo leggermente infastidito. «Se sei qui per discutere degli orari degli allenamenti, l’ho già detto ad Abbott che noi oggi…»
«No, Potter, non sono venuto per te» taglia corto lui, e i suoi occhi blu si spostano su di me. «Il professor Lumacorno mi ha chiesto di ricordarti che tra cinque minuti abbiamo un incontro di esercitazione con il LumaClub.»
«Oh, Merlino» mugolo, e sono tentata di sbattere la testa contro il tavolo. «Digli che non mi hai trovato, ti prego.»
Caradoc sorride. «Ha detto che lo avresti detto. Mi ha incaricato di accompagnarti fino all’aula personalmente, e di stare in guardia dai tuoi trucchi psicologici.»
Lumacorno: sembra un tricheco, ma in realtà è una vecchia volpe astuta.
«Tu che ci guadagni?»
«Se ti convinco ha promesso che la smetterà di servire quello schifoso gelato al miele di bobotuberi ad ogni singolo incontro.»
Ci rifletto un secondo. «È una buona causa» sospiro. «Va bene, ha vinto! Che Lumacorno sia.»
«Ma Lily» protesta Alice. «Io e te dovevamo vedere gli allenamenti dei ragazzi oggi!»
«E miei» puntualizza Mary.
Io guardo lei, poi Alice, poi James. Lui mi sta fissando con i suoi grandi occhi da cerbiatto indifeso: io gli rivolgo un piccolo sorriso per scusarmi. «Vengo appena riesco a liberarmi di Lumacorno! A dopo!»
 
Caradoc ed io percorriamo i corridoi in religioso silenzio: lui sembra leggermente nervoso, ed io non ho alcun interesse particolare a parlargli. La sola cosa a cui penso è che ho dato buca a James, e forse non avrei dovuto farlo così alla leggera. So quanto ci tiene, e…
«Oh, Dearborn!» esulta Lumacorno. «Sapevo che eri un ragazzo in gamba: sei riuscito a portare la nostra Lily tra noi!»
«Buongiorno professore» lo saluto io, sedendomi nel solo banco libero.
Caradoc si mette accanto a me: i posti oggi sono tutti riservati. Questa è una delle lezioni esclusive che Lumacorno riserva solo ai suoi studenti più bravi, e così siamo davvero in pochi: due Tassorosso dell’ultimo anno, tre Corvonero, io e Anna Spinnet di Grifondoro, e per Serpeverde Regulus Black e –ovviamente- Severus Piton.
È quasi esclusivamente su noi due che Lumacorno concentra la sua attenzione: lui lo sa, e lo sappiamo anche noi. Gli altri sono bravi, certo, ma io e Severus siamo sempre stati di un altro livello. O almeno, così era quando ancora potevo usare il plurale per definirci.
Lumacorno ci ha dato istruzioni dettagliate per un complicato tipo di Pozione Obliviosa e adesso, mentre noi pestiamo gli ingredienti e contiamo i giri da eseguire, passeggia tra i banchi fischiettando allegramente.
Caradoc, alla mia sinistra, per poco non fa finire una bacca di vischio nel mio calderone. «Scusa» borbotta mortificato, «è che proprio non riesco a spremerle.»
Io gli rivolgo un sorriso comprensivo. «Prova a schiacciarle di piatto, vedrai che va meglio.»
Qualche secondo dopo, lui sta già esultando. «Avevi ragione, Evans!»
«Certo che avevo ragione» sorrido. E sì, questo è il mio posto: con le dita macchiate di radici e i capelli scompigliati dal fumo, io mi sento esattamente dove dovrei essere.
«Lumacorno fa bene a dire che sei la migliore» aggiunge.
Una piccola voce nella mia coscienza mi dice che c’è qualcosa per cui dovrei ricordarmi di Dearborn Caradoc,  eppure non riesco proprio a farmela venire in mente.
Caradoc, Caradoc… lo guardo, e vedo che anche lui mi sta guardando. Distoglie gli occhi, imbarazzato. Le sue iridi sono di un blu così intenso da sembrare finto e io mi dico che, Merlino, dovrei proprio ricordarmi di uno così. Pensa Lily, pensa: ex Prefetto Tassorosso, ottima media, Cacciatore della squadra, buon pozionista…
Lumacorno completa il suo giro e si ferma da me per prima. «Splendido, signorina Evans, splendido! Le radici di Valeriana sono perfette… un talento naturale, il tuo!»
Io abbozzo un sorriso di circostanza.  «Oggi è di buon umore, signore.»
«Non ti sfugge proprio niente, eh, Lily?» ridacchia, in brodo di giuggiole. «Mi costringi a svelare il mio segreto!»
Matilde Stewart, studentessa Corvonero e abile pozionista, si sporge verso di lui. «Che segreto?»
Il pancione di Lumacorno si alza e si abbassa in segno di agitazione. «Il giorno di San Valentino terrò una piccola festa intellettuale nelle mie stanze! Il Lumaclub al completo è tenuto a partecipare e, ovviamente, potete invitare qualcuno!»
Le ragazze presenti nella stanza cominciano a mormorare eccitate, dimenticandosi di contare i giri o di mescolare a tempo debito. Io rimango concentrata, aggiungendo quattro gocce del fiume Lete. L’unica persona a rimanere calma, oltre me, è Piton.
Persino Caradoc si muove nervosamente. «Pensi di venirci, Evans?»
«Non so» borbotto, guardandolo di sfuggita. «Io odio queste feste. Ma sai com’è Lumacorno, perciò se non mi presento molto probabilmente manderà di nuovo te a cercarmi.»
Lui abbozza un sorriso, giocando nervosamente con il mestolo. «Beh, sì, oppure potremmo semplificare tutto e andarci insieme.»
Lo guardo. Lui mi guarda. Caradoc mi ha appena chiesto di uscire? E poi, cosa ancora più strana, perché mi sembra una sorta di dejavu?
«Oh!» esclamo di botto, all’improvviso tutto estremamente chiaro. «Mi avevi già invitato una volta, giusto? »
Le labbra di Caradoc si arricciano leggermente. «Speravo te le fossi dimenticata» dice in imbarazzo. «Quella volta mi hai detto di no.»
Faccio spallucce. «Beh, tu me l’hai chiesto proprio di fronte a James. Non è stata una mossa molto intelligente.»
«Già» ridacchia nervosamente lui. «Quindi ci andrai con Potter?»
«Io…» inizio, ma poi le parole si interrompono di botto. Il pensiero non mi aveva mai neppure sfiorato prima, mentre adesso mi si riversa in testa come un’inondazione assassina: invitare James alla festa di San Valentino di Lumacorno.
 Invitare James. Da Lumacorno. Per una festa. A San Valentino.
Merlino, non posso! Sarebbe come chiedergli di venire ad un appuntamento con me! O forse no?
L’ultima volta ho invitato Sirius Black… questa  sarebbe la stessa cosa, giusto?
È James, e adesso siamo amici e le cose tra noi vanno bene: non posso invitarlo! Eppure… so che perfino una cosa tanto noiosa sarebbe divertente, se fossi insieme a lui. Mi basta materializzare nella mia testa l’idea di me e James –con lui che prende in giro gli ospiti, e corregge il ponce mentre io gli intimo di non farlo, e mi invita a ballare pur sapendo che gli dirò di no- e all’improvviso la festa di Lumacorno non mi sembra una così brutta idea.
«Presumo che questo sia un sì» annuisce Caradoc, l’aria rassegnata. Nonostante tutto, tenta di abbozzare un sorriso. «Va bene, non c’è due senza tre, dopotutto, no?»
Io annuisco comprensiva, anche se la mia mentre adesso è già molti metri più in là, completamente persa tra il campo da Quidditch e il cielo tutto intorno.
 
 
 
 
Quando finalmente Lumacorno ci lascia liberi, è pomeriggio inoltrato. Entro in Sala Comune trascinando dietro la stanchezza della notte prima come un’ancora e sognando ardentemente il mio meraviglioso, invitante letto a baldacchino. Come se non bastasse, la mia testa è una centrifuga impazzita di pensieri.
«Ehi, Rossa» mi apostrofa chiaramente la voce di Sirius. «Non essere asociale come le tue amiche, vieni a sederti un po’ qui con noi!»
Non ho neanche bisogno di voltarmi per sapere quello che vedrò: il calcolo è elementare. Dove c’è Sirius, c’è James. Ed io ho appena deciso di chiedere a James di accompagnarmi alla festa di Lumacorno, da amici.
Mi lascio cadere sulla poltrona libera con un sospiro, ben consapevole che tutti e quattro i Malandrini mi stanno fissando. E James mi sta fissando. James, al quale sto per dire una cosa tipo: “io ti invito ma tu non far caso al fatto che la festa sarà la sera di San Valentino, James,  non è colpa mia se Lumacorno è un vero idiota romantico.”
Certo, Lily, davvero un gran bel piano.
«Ehm» mi dice Remus, «sei sicura che sia tutto okay?»
Bene, perfino lui se n’è accorto. Forse la morte dei miei genitori mi ha sul serio bruciato il cervello. Io non sono mai stata così: non sono come quelle ragazzine idiote che si sciolgono in presenza dei Malandrini e che si iscrivono a quegli stupidi Fan Club. Io sono Lily Evans, ed è per questo che la smetterò di farmi stupide paranoie e chiederò a James di accompagnarmi a quella stupida festa.
Lui è seduto proprio di fronte a me, con il fuoco che gli danza sul volto e i capelli scuri come inchiostro. Mi sorride, ed io capisco che in fondo non ha senso preoccuparmi, perchè… è lui, ha rimesso insieme i pezzi di me, capirà.
«Senti, James, stavo…»
«Ehm… S-sirius» gracida Anna Spinnet. Ma da dove è diavolo è sbucata? «Volevo chiederti se…»
Sirius la guarda dal basso, inarcando un sopracciglio. «Sì?»
«Ecco…» si impappina lei, «Lumacorno ha organizzato una festa per San Valentino, ed io… cioè tu… vorresti venire con me?»
Le labbra di Sirius si curvano in un perfetto sorriso da lord inglese, ed io ho paura che il cuore di Anna Spinnet  non regga l’emozione. «Mi dispiace» dice invece lui, con mia grande sorpresa. «Non posso venire. Quella sera ho un altro impegno a cui proprio non posso rinunciare.»
«Oh, okay! Non preoccuparti allora!» riesce a dire la ragazza, prima di scappare su per le scale.
«Sei stato davvero crudele» lo apostrofo io. «Potevi almeno inventare una scusa migliore se proprio non ti piaceva.»
«Veramente mi piaceva» dice sinceramente Sirius, senza scomporsi minimamente. «Era… ben fornita.»
«Sirius!» lo richiama Remus, «non davanti a Lily, almeno.»
«Ma allora perché le hai detto una scusa?»
Lui fa spallucce. «Non era una scusa, è che ho davvero un altro impegno.»
Remus fa un sorriso mortificato. «È colpa mia, del mio Piccolo Problema Peloso» spiega sottovoce. «La luna piena quest’anno cade proprio a San Valentino.»
«Oh» dico io.
Probabilmente dovrei aggiungere qualcosa, ma non ci riesco: rimango zitta a sentire gli ingranaggi del mio cervello che, per la prima volta nella giornata, ruotano seguendo un senso. A questo punto posso risparmiarmi anche solo la fatica di chiederlo a James, così da non far sprofondare Remus nel senso di colpa –di nuovo. 
E in fondo non è poi un grande dramma, no? Era solo una stupida festa, niente di importante.
«Lily» mi chiama James, il suo tono di voce vagamente inquisitorio. «Lumacorno ha invitato anche te, giusto?»
Annuisco.
James si sporge verso di me, per guardarmi meglio. «E tu con chi ci vai?»
All’improvviso, sento gli occhi di Remus puntarsi su di me. Così, prima ancora che lui possa anche solo pensare di aver capito, rispondo la sola cosa che mi viene in mente. «Caradoc. Ci vado con lui.»
James si paralizza, Peter squittisce, Remus sospira.
«Con quell’idiota?» abbaia Sirius, al posto del suo migliore amico.
«Non è idiota» mi sento in dovere di dire, anche se in realtà di difendere l’onore di Caradoc non mi importa poi molto. «Lui è... non so com’è, veramente non lo conosco poi molto.»
James, che sembra uscito dalla sua paralisi momentanea, mi guarda con gli occhi ridotti in due fessure. «E allora si può sapere perché Merlino ci vai?»
«Perché mi ha invitato» rispondo semplicemente.
Il tono di James sale di un ottava. «E tu hai detto di sì?»
«Ho detto di sì» confermo.
«Oh cielo» mormora Peter Minus, nascondendosi dietro i cuscini.
L’attimo dopo, James salta in piedi come se fosse un fuoco d’artificio Filibuster a cui hanno acceso la miccia. «NON CI CREDO» urla, e tutte le teste in Sala Comune si voltano verso di noi. «E questo ti sembra un buon motivo?»
«Andiamo, Potter, è solo una stupida festa!» rispondo a tono, «si può sapere che problema hai?»
Il volto di James si tinge di cinquanta sfumature di rosso. «Il mio problema è lui! Sono anni che io ti chiedo di uscire, e non mi hai mai detto di sì! E adesso arriva questo qui e…»
«Oh, e te lo chiedi anche?» mi alzo in piedi anche io, la mia voce che sovrasta la sua. «Gli ho detto di sì perché lui mi ha invitato in maniera gentile, non mi ha rincorso urlando per ogni singolo corridoio della scuola!»
La rabbia di James, con questo, si trasforma in esasperazione bruciante. «Io non lo faccio più da mesi, ormai. E tu continui a dire no comunque, ogni singola volta!»
«Sì, ma hai fatto così per anni, James! Mi hai dato il tormento per anni! Adesso che pretendi, che tutto possa cambiare da un giorno all’altro?»
«Io da te non pretendo proprio niente» ribatte lui. «Ma andiamo, Lily, uscire con quello Snaso di Caradoc! È ridicolo!»
«Non mi interessa se è ridicolo oppure no, io non devo giustificarmi con te per niente! Io e te siamo amici James, siamo solo amici e neanche da tanto! Non hai nessun diritto di decidere con chi posso uscire!»
James serra la mascella. «Io avrei tutti i diritti, se solo tu ti decidessi a capire che…»
«Cosa?» sbotto, «a capire che cosa?»
James mi fissa intensamente, poi con un gesto di rassegnata rabbia distoglie lo sguardo. Stringe i pugni così forte che, anche da questa distanza, posso vedere le sue nocche diventare sempre più bianche.
«E va bene, gente» dice allora Sirius, alzandosi in piedi anche lui  e indicando tutti i Grifondoro con ampi gesti delle mani. «Non c’è più niente da vedere qui, su, sciò. Certo, se qualcuno di voi ha gradito lo spettacolo può sempre venire qui e fare una donazione per fini assolutamente…»
«Sirius!» lo richiama Remus, ma io neanche lo sento.
Sono qui, al centro della Sala Comune, con tutti gli occhi che mi fissano, senza fiato come se avessi appena fatto una corsa, e la sola cosa su cui riesco a concentrarmi è James. Ma lui neanche mi guarda più: rimane in piedi, la mascella contratta, inchiodato a terra come se fosse impotente; ad un certo punto solleva lo sguardo, con un luccichio di determinazione negli occhi: ed io posso chiaramente vedere le parole nella sua gola premere per uscire, eppure la sua bocca non si apre.
E capisco che per stasera è finita qui. Così giro i tacchi, ruoto su me stessa e me ne vado via.
Con un diavolo per capello, la voglia di Schiantare qualcuno e la vecchia Lily Evans che lotta per riemergere e prendere il sopravvento, attraverso il castello fino ai dormitori Tassorosso.
Al diavolo James Potter, adesso per colpa sua devo trovare Caradoc e rimediare un invito.
 
 
 
«Dovrebbe mettere il mio!»
«No, dovrebbe mettere il mio!»
«Il mio è la scelta migliore!»
Sto riflettendo seriamente sulla possibilità di mettere la testa tra le ante dell’armadio e sbattere in più forte possibile. Tutto, pur di non sentire quelle tre continuare a discutere.
Alice, Mary ed Emmeline stanno in mezzo alla nostra camera da letto che, per l’occasione,  diventata un atelier d’alta moda: sembra che una bomba di vestiti luccicanti e scarpe col tacco sia esplosa proprio qui.
Alice ha tra i capelli una moltitudine di bigodini magici che non fanno altro che disfarsi e ricomporsi da soli. «Deve mettere questo!» sta ripetendo di nuovo, agitando un vestito ti taffetà color pesca come se fosse una bandiera di guerra.
«Ma per favore, quel colore fa a pugni con i suoi capelli» replica Mary, indicandomi la sua alternativa: un vestitino nero che potrebbe tranquillamente essere scambiato per una maglietta, con decorazioni di pizzo lungo i bordi.
«Quello è troppo inadatto» aggiunge Emmeline arricciando il naso, mostrando un lunghissimo abito celeste che luccica di mille piccoli strass. «Questo è perfetto!»
Tre paia di occhi assassini si puntano su di me. E io -in accappatoio e tremante, con i capelli bagnati che mi colano lungo le spalle e l’espressione incredibilmente seccata- mi sono già pentita di aver accettato di andare a questa stupida festa.
«Oh» sbotto, «non metterò nessuno dei tre! Metterò…» afferro la prima cosa che mi capita a tiro, «questo!»
Le mie migliori amiche mi guardano. Quando cominciano a replicare, lancio a tutte loro un’occhiata omicida da “se dite un’altra parola non direte mai più niente in vita vostra”. Loro ci ripensano.
«In effetti non è male.»
«Credo che potrebbe andare bene!»
«Il dorato è proprio un bel colore, no?»
 
Quasi un’ora e molte chiacchiere dopo, finalmente sono pronta. Sono riuscita ad impedire ad Alice di infilarmi quegli assurdi bigodini tra i capelli e adesso mi cadono sciolti lungo le spalle. Il vestito, per qualche strana combinazione, non è affatto male. Per quanto riguarda le scarpe, ho preferito la comodità di un paio di ballerine.
Faccio spallucce davanti lo specchio. In realtà, non è che mi interessi molto stare bene oppure no. Forse perché non sono mai stata il tipo di ragazza a cui importa avere un bell’aspetto, o forse perché –guardo Alice, che sta scegliendo con cura maniacale il rossetto giusto da mettere  nonostante Frank la veda ogni mattina e la ami comunque- non mi interessa proprio niente della festa, né tantomeno di piacere a Dearborn Caradoc.
«Quindi voi che farete?» domando a Mary ed Emmeline.
«I Malandrini sono spariti e Sirius non c’è» dice la prima delle due, decisamente scontenta. «Quindi dovrò accontentarmi di Gus McTass.»
Emmeline, invece, sorride delicatamente. «Sunny Altair mi ha usata come scusa per non uscire con Xeno Lovegood, così passeremo semplicemente una serata tranquilla.»
«Che tristezza» mugola Alice, rimirandosi per la decima volta allo specchio nonostante stia benissimo. «San Valentino è la festa migliore dell’anno, tutti dovrebbero uscire con qualcuno. Come Lily…»
«Già» borbotta Mary. «Peccato che lei esce con la persona sbagliata.»
Prima che il discorso possa ricominciare per l’ennesima volta, decido che è giunto il momento di andare. La Sala Comune Grifondoro, stasera, è più piena del solito: sui divanetti davanti al camino stanno sedute stupide coppiette intende a scambiarsi effusioni mentre le ragazze single o ancora troppo piccole emettono con cadenza regolare sospiri sognanti.
Per fortuna, dei Malandrini neanche l’ombra; guardo l’orologio: la trasformazione di Remus inizierà tra pochi minuti. James, Sirius e Peter  devono già essere diventati Ramoso, Felpato e Codaliscia.
Sono contenta che non siano qui adesso –rifletto uscendo dal buco del ritratto. Dopo l’ultimo litigio in grande stile, io e James non ci siamo più rivolti la parola ed io ho avuto cura di evitarlo ogni volta che mi era possibile.
Ma poi mi impongo di eliminare completamente quello stupido di Potter dai miei pensieri, stasera. Dearborn Caradoc è già qui ad aspettarmi, e la giacca gli sta particolarmente bene: ha scelto una cravatta di un blu decisamente intenso, molto simile al colore dei suoi occhi.
Mi guarda, e la sua bocca forma una piccola O. «Lily Evans» esclama, «santo cielo, sei una favola!»
Inarco un sopracciglio. «Perché questo tono sorpreso?»
«Beh» borbotta lui, leggermente in imbarazzo, «sapevo che eri bella. Ma non immaginavo così tanto.»
Lo guardo, e per un attimo provo l’impulso di Schiantarlo e fuggire nella Foresta Proibita. Invece mi limito semplicemente ad alzare gli occhi al cielo. «Sarà meglio andare.»
Caradoc mi porge il braccio. «Dopo di te.»
 
 
 
 
                                                                                                   ***
 
 
Diventare Animagus è stata una delle cose più difficili che abbia mai fatto: io, Sirius e Peter abbiamo impiegato interi anni per riuscire a trasformarci definitivamente. Eppure adesso, chiudere gli occhi e diventare un cervo mi riesce più facile che respirare: perché quando sono Prongs non devo preoccuparmi di niente. Non ci sono regole, compiti o professori, non c’è la  guerra, non c’è nessun problema. E per una sera al mese almeno la mia mente riesce a non pensare a Lily Evans.
La stessa Lily Evans con cui non parlo da giorni; la stessa Lily Evans che stasera indosserà un vestito e si farà bella per gli occhi di un altro; la stessa Lily Evans che, non importa cosa farò, alla fine non mi amerà mai.
Non pensarci, James –mi dico, lasciando volare il Boccino e afferrandolo un attimo dopo. Stasera non devi pensare a Lily Evans.
 La Stamberga Strillante è illuminata solo dalle nostre bacchette. Remus, in un angolo, respira e inspira dolorosamente: la luna si erge alta nel cielo. Ancora pochi minuti e arriverà al suo massimo, allora la pelle di Remus si squarcerà e lui si trasformerà in un Licantropo. Da quando ho assistito allo spettacolo per la prima volta, mi rendo conto che le cose per lui sono decisamente migliorate: la mutazione è dolorosa, certo, ma Remus ora è perfettamente in grado di pensare lucidamente e parlare.
In altre parole, Remus è Remus fin proprio alla fine.
Sirius e Peter stanno ancora parlando di Anna Spinnet, la ragazza del sesto che ha invitato il mio migliore amico. Lui, in realtà, sta facendo alcuni commenti osceni, riflettendo sulla possibilità di vederla dopo, se la festa non finisce troppo preso.
Peter come al solito è entusiasta di qualsiasi cosa Sirius dica, ma Remus alza gli occhi al cielo.
«Possiamo smetterla?» sbuffa. «Se continui così non riuscirò più a guardare quella ragazza negli occhi.»
Sirius fa un sorriso malizioso: «infatti tu sei l’unico che la guarda negli occhi.»
Remus si allunga per lanciargli un ciottolo che lo colpisce proprio in testa. «Sei pessimo!»
«Io sono d’accordo con Remus» intervengo, «smettiamola di parlare di quella stupida festa.»
I miei amici mi fissano, io riprendo a lanciare e ad afferrare il boccino.
«Ne vuoi parlare?»
«No» dico seccatamente. «Non c’è proprio niente da dire.»
«James, Lily ha un carattere difficile e non…» inizia a spiegarmi Remus, in qualità di suo migliore amico.
Io lo interrompo all’istante. «Ma non lo capisci, Remus?» sbotto, stringendo il boccino tra le mie dita così forte che credo possa rompersi. «Non è Lily il problema. Il problema a quanto pare sono io: Caradoc le ha chiesto di uscire e lei ha detto di sì il giorno stesso!E invece io…» stringo i denti, le parole che non vogliono uscire, «dopo tutto quello che abbiamo passato insieme, il pensiero di uscire con me continua ancora a farle schifo come prima!»
«Oh, James» dice a fatica Remus, il suo petto che si alza e si abbassa freneticamente. «Non è così. Non te ne sei accorto? Prima che la interrompesse la Spinnet, lei stava…» un sussulto, «stava… cercando di…»
Remus si prende la testa tra le mani, incapace di continuare. La luna ormai deve essere arrivata al suo culmine, in alto nel cielo. Così mi alzo in piedi, pronto, e gli altri mi imitano.
Il rumore lancinante di uno squarcio si diffonde nella stanza, e all’improvviso mani e piedi si trasformano in zampe: abbiamo una visione fugace di Moony, prima che questo corra a capofitto giù per le scale alla ricerca di qualche piccola preda con cui sfogare la sua sete di sangue.
«James» dice Sirius, guardandomi nella semi oscurità. «Sei sicuro che non vuoi andare dalla Evans? Qui possiamo pensarci io e Peter.»
I suoi occhi sembrano pozzi senza fondo, ma io riesco a vederne ogni centimetro: se non fosse che Sirius lo riterrebbe un comportamento da checca isterica, probabilmente lo abbraccerei. So quanto deve essergli costato dirlo, ed è proprio per questo che non ci penso nemmeno.
«E lasciare tutto il divertimento a voi?» sorrido, «non se ne parla neanche. Abbiamo giurato di non avere buone intenzioni: i Malandrini prima di tutto, no?»
Sirius annuisce: gli angoli della sua bocca che si piegano in un sorriso sincero –evento più unico che raro. «E va bene» abbaia, già in procinto di trasformarsi. «Vediamo questa volta chi vince!»
 
 
 
 
 
 
 
***
 
«…. Ricerca sui tipi di ingredienti da usare nei filtri magici» sta dicendo uno degli ospiti importanti di Lumacorno. «I risultati che siamo riusciti ad ottenere sono davvero stupefacenti.»
«Ma è magnifico!» esclama il mio professore. «Non è magnifico, ragazzi?»
Io e Piton non ci guardiamo neanche, ma annuiamo entrambi. «Favoloso» borbotto io.
Mi osservo intorno, alla ricerca di una via di fuga. Non che il risultato delle loro sperimentazioni non sia davvero incredibile, è solo che non ne posso più di essere sballottata da Lumacorno tra un intellettuale e l’altro. Come se non bastasse, sempre in compagnia di Piton poi!
«Tieni» mi sussurra Caradoc all’orecchio, porgendomi un bicchiere di qualcosa. «L’ho preso per te.»
Io gli regalo uno sguardo riconoscente. «Spero sia alcolico.»
Lui ridacchia. «Molto alcolico.»
Poi, per l’ennesima volta, vengo trascinata via da Lumacorno. Il pozionista di turno, però, ha un’aria estremamente familiare: nella sua espressione, posso ancora vedere una traccia di compiacimento per quello che fa.
«Damocles Belby, il mio caro famoso ex-alunno!» chioccia Lumacorno. «Ti presento i due studenti che considero tuoi successori. Severus Piton… sì, questa bella giovane donna è la signorina Lily Evans.»
«Noi due ci siamo già conosciuti» mi sorride lui, amichevolmente. «Un paio di mesi fa.»
Aggrotto la fronte, percorrendo all’indietro tutti i visi visti a tutte le feste di Lumacorno fino a quando quella particolare occasione non mi viene in mente: ero con Sirius Black, quella sera, e lui stava litigando con suo fratello Regulus.
 «Oh, il pozionista! Giusto?»
«Esattamente» annuisce Belby.
 Piton, che evidentemente si sente estromesso dal discorso, decide di degnare il mondo della sua attenzione. «Su cosa si basa il suo lavoro?»
«Beh, questa è una domanda difficile» riflette il signor Belby, strofinando una mano sulla sua barba. «Sto conducendo una ricerca approfondita sulla natura della magia nella sua forma più pura.»
«In che senso?» chiede ancora lui, arricciando le sopracciglia.
Wow, dieci parole di seguito! Piton si è proprio impegnato questa volta!
«Questi sono tempi strani, ed è proprio in momenti questo che nascono le domante più intelligenti» sta rispondendo il Pozionista. «Pensateci, ragazzi: sentiamo tanto discutere della purezza di razza, al giorno d’oggi, eppure nessuno è ancora riuscito a capire in base a quale principio la magia sceglie i maghi. Vi siete mai chiesti perché nelle famiglie Purosangue nascono i Magonò, mentre nelle famiglie Babbane nascono grandi maghi?»
Il volto di Lumacorno si congela. «Damocles, discorsi così in un momento come questo. Non dovresti parlare così alla leggera di…»
«Se sono davvero così brillanti, Horace, è bene che i ragazzi sappiano.»
Per la prima volta nella serata, sento una cosa davvero interessante. «Io me lo chiedo ogni giorno della mia vita» rispondo prontamente. «Ogni singolo giorno. Lei ha una risposta?»
Gli occhi di Belby si puntano su di me con curiosità intellettuale. «Ci sto lavorando, signorina Evans. Per il momento le mie ricerche mi hanno condotto ad un punto molto interessante: noi studiosi consideriamo la magia come una parte fissa del nostro patrimonio genetico. E se invece questa parte non fosse affatto fissa? Se la non-magia fosse una specie di malattia?»
Gli ingranaggi del mio cervello cominciano a ruotare impazziti. «Ma ogni malattia ha una cura.»
«Esatto» annuisce prontamente Belby. Adesso, tutta la sua attenzione è concentrata solo su di me. «Se riuscissimo ad elaborare una cura –una pozione, un antidoto- per rendere chi non è magico, magico?»
«Ma» obietto. «Questo non vorrebbe dire avere la possibilità di far diventare i maghi Babbani?»
«Vedo che ha centrato immediatamente il punto, Miss Evans. Sì… questo potrebbe essere una delle controindicazioni della ricerca.»
«Potrebbe essere un’arma, se solo finisse nelle mani sbagliate» dico, e non posso fare a meno di lanciare uno sguardo accusatore su Severus.«Però…»
«Però sarebbe la scoperta magica più importante dell’ultimo secolo, dopo ai Dodici modi di usare il sangue di Drago, ovviamente» sorride. Io rimango a guardarlo senza dire niente: il mio cervello ha dato via ad una serie di connessioni tanto articolate che ho paura che se aprissi la bocca parlerei in un’altra lingua. E Belby deve capirlo, perché mi osserva come da dietro una lente di ingrandimento.  «Sarò lieto di rispondere ad altre domande, se mai ne avrà.»
«Grazie mille.»
Prima di salutare e andarsene, rivolge uno sguardo a Lumacorno. «Hai ragione, Horace. Una giovane donna molto interessante.»
 
 
 
 
«Un brindisi al progresso magico!» urla Lumacorno.
«Un brindisi al progresso magico!» ripetiamo tutti noi, per la millesima volta.
Sono quasi le cinque della mattina, e la vera festa è ormai finita. Gli ospiti che non hanno bevuto un bicchiere di Wisky Incendiario di troppo sono tornati nelle loro case Smaterializzandosi da Hogsmeade, qualche ora fa. Per tutti gli altri, Lumacorno ha dovuto fare una chiamata d’emergenza al Nottetempo.
Così adesso rimaniamo solo noi, i suoi studenti fidati. Lumacorno si è fatto prendere da uno dei suoi soliti momenti di nostalgia, e ci sta mostrando la sua collezione di alunni famosi, ad ognuno dei quali è stata riservata una cornice e un posto tra le sue mensole.
«Un giorno o l’altro» singhiozza Lumacorno, intontito dal troppo Idromele, «qualcuno di voi sarà –hic- tra queste foto. Non tutti, certo –hic-, ma qualcuno ci sarà sicuramente» i suoi occhi si puntano su di me. «E allora racconterò di voi ai miei futuri alunni –hic. Il cerchio si ripete, non trovate?»
Caradoc ed io ci lanciamo un’occhiata esasperata: Lumacorno fa lo stesso discorso ad ogni sua festa; certo, la prima volta poteva essere anche emozionante, ma adesso…
Amos Diggory sta facendo segno di tagliare la corda. Tutti sembrano essere assolutamente d’accordo.
Il Lumaclub non è così male come gli altri possano pensare che sia, e non lo dico solo per le festa, il buon cibo e l’alcol gratis. È che tra noi ragazzi si è creato un buon feeling, anche se siamo tutti di case diverse. Con qualche eccezione, certo: Severus Piton e Regulus Black sono rimasti fermi nello stesso posto per tutta la sera, senza parlare con nessuno al di fuori di loro stessi.
Come se Piton mi leggesse nel pensiero –e forse è davvero così, è sempre stato legilimens migliore di me- mi guarda: io gli lancio un’occhiata di puro odio, poi decido di ignorarlo completamente. Caradoc nel frattempo è andato a prendere la sua giacca, e adesso mi fa segno di uscire.
Io annuisco: sono davvero esausta!
«Cielo» sussurra lui, appena mettiamo piede fuori dal corridoio, «credevo che non la smettesse più di parlare!»
«A chi lo dici! Ad un certo punto ho pensato di Schiantarlo!»
«Davvero?» ride Caradoc, slacciandosi il nodo della cravatta. «Credo che i futuri studenti di Hogwarts ti avrebbero ricordato per anni, se solo lo avessi fatto!»
Io non rispondo, lasciando a me stessa il tempo di riprendere fiato. La serata è stata… piacevole. Non dico bella, ma sicuramente molto piacevole. E so che parte del merito è stata del mio accompagnatore:  è stato gentile, educato e rispettoso.
Niente in lui, stasera, era minimamente imbarazzante o fuori luogo.
L’esatto contrario di James Potter, insomma.
Sbuffo. Lascia stare, Lily, meglio non pensare a quello stupido. Lui sicuramente avrebbe rovinato tutto: non mi avrebbe lasciato in pace un attimo; mi avrebbe perseguitata, importunata e messa in imbarazzo con chiunque. Sarebbe stato inopportuno, insolente e irriverente.
Meglio non pensare a James Potter, Lily.
Quando mi accorgo che siamo in prossimità della torre Grifondoro, riemergo totalmente dai miei pensieri. «Oh, ma non c’era bisogno che mi accompagnassi fino alla Sala Comune» dico, «posso camminare per Hogwarts anche senza perdermi.»
«Ormai siamo arrivati» fa spallucce Caradoc, «e poi mi fa piacere accompagnarti.»
Ci fermiamo davanti al ritratto della Signora Grassa, senza sapere precisamente cosa dire: lei ci guarda in maniera maliziosa, ma per lo meno si astiene dal fare commenti inopportuni.
Sono così accaldata che poggio la schiena nuda contro il freddo muro di granito. Caradoc giocherella con la cravatta, un sorriso tranquillo che gli aleggia sulle labbra.
«Allora, ti sei divertita?» chiede per rompere il silenzio.
«Divertita ad una festa di Lumacorno? Assolutamente no!» lo prendo in giro. «Ma ammetto che come serata non è stata affatto male.»
Caradoc mi guarda esitante. Fa per dire qualcosa, ma poi evidentemente ci ripensa. «Allora buonanotte, Lily Evans.»
«Buonanotte anche a te, Dearborn Caradoc.»
Lui alza gli occhi al cielo, imbarazzato. «Chiamami Dec, ti prego. Non so a cosa pensavano i miei genitori quando hanno deciso di darmi questo nome assurdo.»
«Non è assurdo, è solo…»
Dec fa una smorfia «…orribile.»
Io rido di gusto, rendendomi conto che forse Lumacorno non è il solo ad aver bevuto un paio di bicchierini di troppo. «E va bene, hai ragione, è davvero orribile! Ma da dove l’hanno preso?»
Lui sembra divertito esattamente quanto me. «Non chiedermelo. Deve essere stato un personaggio famoso, qualche conquistatore gaelico o romano e…»
«’Sera» dice freddamente Sirius. «Bella nottata, eh?»
Il sorriso si spegne immediatamente da entrambi i nostri volti quando io e Dec ci troviamo davanti Sirius e James. E quei due, sicuramente, non sono nelle loro condizioni migliori: Sirius si regge un braccio con le mani, mentre un rivolo di sangue gli cola giù lungo la mano; accanto a lui, James ha l’intero davanti della camicia macchiato di scarlatto: se ci faccio caso, mi pare quasi di riuscire a distingue delle impronte di lupo, in tutto quel rosso.
«Merlino!» esclama Dec, spaventato. Ma io ho la sensazione che abbia paura per i motivi sbagliati: concentrato su tutto quel sangue, non riesce a vedere il fuoco che sembra uscire da ogni singolo muscolo di James.  «Ragazzi, state bene? È successo qualcosa? Dovreste andare in…»
«Fatti i fatti tuoi» sputa fuori James. «Che ci fai qui? Questa è la Sala Comune Grifondoro, se non lo avessi notato. I Tassi non sono ammessi.»
Fulmino James con uno sguardo, ma lui si comporta proprio come se io non esistessi. Tutta la sua attenzione adesso è su Caradoc.
Dec infila le mani nelle tasche dei pantaloni, stringendosi nelle spalle. «Me ne stavo giusto andando» dice tranquillamente, rivolgendomi un ultimo sorriso. «Allora buonanotte, Lily.»
«Al diavolo» mormora tra i denti James, voltando le spalle a tutti noi e sparendo nel buco del ritratto.
«Aspetta, Dec» spiego, cercando di accantonare per un minuto la rabbia che provo nei confronti di James, « non c’è bisogno che tu faccia come ti dice quel…»
Ma Sirius mi ha già afferrata come se fossi una bambolina di pezza. «Vieni qui, tu» dice, prendendomi di peso senza il minimo sforzo. «Hai già fatto abbastanza danni per oggi.»
Ho solo un’ultima, fugace visione di Dec Caradoc che mi osserva, prima che il quadro della Signora Grassa si frapponga tra me e lui.
 
 
«James!» esclamo, divincolandomi furiosamente per liberarmi dalla presa ferrea di Sirius Black. «James, la devi smettere di fare così!»
Ma Potter sta già salendo su per le scale, continuando a comportarsi esattamente come se io non esistessi.
«POTTER!» urlo di nuovo, «mi hai sentita?»
«Ti ha sentito l’intera torre, probabilmente» dice Sirius, scrollando la testa. «È notte fonda, sai?»
«Non ho niente da sentire» fa ad un tratto James, voltando leggermente la testa. «Con chi esci non sono affari miei, no?»
«E allora non comportarti come se lo fossero!»
Ma lui non replica. «Buonanotte… Evans» si limita a dire, prima di sparire nel suo dormitorio.
Pesto un piede per terra, consapevole che, se potessi, butterei giù l’intero castello. «Sirius!» invoco allora.
Lui, che ha seguito il suo migliore amico ed è a metà delle scale, si gira a guardarmi dall’alto in basso. «È stata una serata più dura del solito, Lily» spiega, con un tono di voce insolitamente tranquillo. «E James ha dei sentimenti anche lui, anche se alcune volte tutti noi ce ne dimentichiamo. Perciò dagli tregua, okay?»
 Mi blocco su me stessa, incapace di mettere a fuoco per un solo secondo. Inspiegabilmente, mi sento come se qualcuno mi stesse stringendo una mano intorno al cuore per stritolarlo. Non qualcuno: James. È lui quello che complica sempre ogni cosa: quando potevo odiarlo, tutto era facile! Ma lui mi ha insegnato a volergli bene, incasinando ancora una volta tutta la mia vita.
Quindi no, non lo lascerò in pace. Mi rifiuto di lasciarlo in pace.
«Ehi, Lily, ma che cosa…?» borbotta Sirius, quando lo supero su per le scale a passo di marcia. «Lily!» continua a chiamare lui, «questo è il nostro dormitorio! Non intendevo questo tipo di tregua!»
Apro la porta della loro stanza con un diavolo per capello, senza neanche prendermi il disturbo di bussare. Poi me ne pento all’istante: James, che si è appena liberato della camicia, è piegato sul suo baule alla ricerca di qualcosa. E io mi ritrovo a fissare, senza riuscire a farne a meno, ogni singolo centimetro della sua pelle dorata: la curva armoniosa della spina dorsale che nasce dai jeans, la linea retta delle sue spalle ampie e il profilo delle braccia tese verso il basso. Quando il mio cuore perde un battito capisco che sì, ho decisamente bevuto troppo Wisky Incendiario stanotte, e no non dovrei affatto trovarmi qui.
James alza gli occhi, mi vede e si raddrizza all’istante. «Lily» respira.
Oh Merlino,questo è anche peggio. Io e James, agli antipodi della stanza, rimaniamo a fissarci senza niente da dire: l’aria tra noi è così elettrica che ho paura che dicendo qualsiasi cosa potrei accendere la miccia e far saltare tutto quanto.
«Beh» ci canzona allora Sirius, rimasto a ciondolare sulla porta con il suo sorriso malizioso, «forse il caso che io me ne vada.»
«No!» dico, ritrovando il mio tono autoritario e anche il mio cervello. Punto un dito su di lui, per rafforzare il concetto. «Entra, siediti e fammi vedere quel braccio.»
James e Sirius si lanciano uno sguardo complice, comunicando tra loro in una lingua che io  non posso capire: non so che cosa si dicono, ma l’attimo dopo Sirius sta già facendo come gli ho detto. Anche se non parlo, gli sono particolarmente grata: in questo momento per me concentrare tutta la mia attenzione su di lui è molto più facile che parlare –o anche solo guardare- con James.
Sirius si siede per terra con l’eleganza di uno che sta seduto su un trono, e raccoglie ciocche di capelli troppo lunghi con le dita. Io mi appollaio sul baule, così da avere una migliore  visuale. «Accio Kit Ciclo Lunare» dico, e qualche secondo dopo una piccola scatola tintinnante mi atterra sulle gambe.
Sirius inarca un sopracciglio. «Non dovresti chiamarlo così.»
Io lo ignoro, disponendo le mie pozioni e ordinando le bende.
Parte del mio cervello, nel frattempo, è impegnata a non far caso al lato destro del mio corpo, che sembra bruciare per autocombustione. Anche se non posso vederlo, so che gli occhi di James sono puntati su ogni centimetro di me, ed è solo adesso che mi rendo conto che sto ancora indossando il vestito della festa.  
«Allora» mi schiarisco la voce, «come sta Remus?»
È Sirius a rispondere. «Stasera era un po’ agitato» dice semplicemente.
Dopo aver pulito tutto, esamino la sua ferita con perizia medica: più che un taglio, questo è… «un morso?» esclamo. «Sei stato morso!»
«Calmati, calmati» sbuffa Sirius. «Sugli animali non funziona. Mettici solo qualcosa sopra, perché fa un male cane. E credimi, so di che cosa parlo.»
«Se voi stesse più attenti» replico io, «non dovrei rattopparvi come calzini.»
Mormoro una formula sedativa, puntando la bacchetta contro il suo braccio. Per sicurezza, ne dico un’altra. E un’altra. L’ultima. Anche in effetti un'altra non…
Sirius ruota gli occhi e, reggendosi in equilibrio sui talloni, posiziona il viso nell’incavo del mio collo. «Capisco che io sono bellissimo e che è un piacere toccarmi» sussurra, «ma dovresti farti coraggio e andare da James, adesso.»
L’attimo dopo, un cuscino gli piomba addosso. «Ehi!» si lamenta Sirius, «non prendertela con me, adesso.»
James, seduto sul letto con le gambe incrociate e un broncio stampato in faccia, ritorna ad  essere quello di sempre. «Stai prendendo troppa confidenza, adesso» brontola.
Sirius si alza con un sospiro. Completamente incurante della mia presenza, sbottona i jeans sporchi di fango e li toglie con un calcio. James per poco non cade dal letto: «SIRIUS» strilla, in uno dei suoi classici attacchi da primadonna.
«Non è niente che lei non abbia già visto» sbuffa, e io ringrazio il cielo che non usi la stessa scusa per passare dai boxer al nudo integrale. Osservo Sirius in maniera distaccata e capisco perché tutte le ragazze lo adorino: la sua carnagione è di un bianco aristocratico, i suoi occhi sono pezzi di tempesta e sembra che qualcuno abbia attaccato la sua testa su una statua greca. Sirius è talmente bello da sembrare finto: ma allora perché il mio cuore questa volta rimane perfettamente immobile?
«Un’altra sera magari avrei anche proposto una cosa a tre» ghigna Sirius, allungandosi per chiudere le tende del suo baldacchino, «ma adesso sono troppo stanco. Senza contare che Mary non mi perdonerebbe mai per non averla inclusa» continua nel suo classico tono malizioso. «Voi potete fare quello che volete, tanto io non sento niente.»
Sirius sparisce nel suo letto prima che James possa lanciargli un altro cuscino. E così, rimaniamo solo io e lui. Prendo un respiro e mi volto verso James: sembra che sia nel bel mezzo di una lotta con se stesso; non so quale parte vinca, so solo che all’improvviso alza gli occhi e mi guarda: ed io sono di nuovo spaventosamente consapevole di ogni centimetro di pelle lasciata scoperta dal mio vestito.
«Stai bene» dice con una smorfia disgustata. «Caradoc avrà apprezzato.»
«È solo un vestito» borbotto di rimando, azzardandomi a fare qualche passo nella sua direzione. «E, se può consolarti, ho passato la maggior parte del mio tempo con vecchi pozionisti baffuti.»
James si sforza, ma non riesce a trattenere un sorriso. «Sono certo che avranno apprezzato anche loro.»
Ormai sono esattamente davanti a lui. «Fammi vedere cosa devo rattoppare, su.»
Lui cerca di protestare, ma alla fine cede: con espressione rassegnata, si sdraia sul letto. Io mi siedo accanto a lui, bene attenta a non sfiorarlo neanche: tutto il mio autocontrollo, adesso, è impegnato nel tentativo di riuscire a guardarlo senza arrossire. Dov’è finita la vecchia Lily Evans, adesso che ne ho bisogno?
«Non era sangue mio» dice James, interrompendo le mie elucubrazioni mentali. «Credo che Moony abbia ucciso un coniglio, o qualcosa nella Foresta Proibita. »
«Già» annuisco, aprendo la boccetta del Dittamo. «C’è solo un minuscolo taglio sulle costole.»
«Credo che quello sia di Sirius» sorride James, guardando cose che non posso vedere. «Comunque sia, non devi farlo per forza.»
«Cosa?» chiedo. La sua pelle, sotto il mio tocco, è incredibilmente bollente: o forse sono io?
«Questo. Venire in nostro soccorso ogni volta.»
Alzo le spalle. «È la sola cosa che posso fare, no?»
«Si, ma… guardati!» James mi indica con una mano, «sei appena tornata da una festa, con il tuo bel vestito elegante e il trucco e… non devi badare a noi. Noi siamo Malandrini, ce la caviamo da soli.»
«Lo so, che ve la cavate da soli» mormoro. «Ma io voglio davvero essere utile a qualcosa. E so che a Remus fa piacere sapere che state bene.»
«Già» borbotta James, improvvisamente di umore di nuovo tetro. «A Remus fa piacere.»
«Senti, James» inizio, riflettendo bene per cercare le parole che vorrei dire. I miei occhi sono puntati sulle mie mani che, in confronto a lui, sembrano minuscole come quelle di una bambina. «Non possiamo continuare a fare così per ogni singola cosa. Tu la devi smettere di…»
«Lo so» mi interrompe lui, coprendosi il viso con un braccio. «Lo so da solo che le cose non possono rimanere così per sempre. È solo che è incredibilmente difficile, con te.»
«In che senso?»
«Smettiamola di parlarne»taglia corto, con un sospiro. «Raccontami la tua serata invece.»
«James, non credo che…»
«Eddai!» mi implora lui, spalancando gli occhi come Bambi. «Siamo amici, giusto? Puoi raccontarmi che cosa hai fatto.»
«E va bene» acconsento alla fine, tirando sul letto anche le gambe. Con un brivido, poggio la schiena contro i sostegni del baldacchino. «Ho bevuto tanto Wisky Incendiario. Parlato con tante persone. Ho giocato a scacchi contro Amos Diggory e ho vinto io.»
«Ci ha provato?»
«Chi, Diggory?»
«Caradoc» specifica lui. «Ci ha provato?»
«James!Ci risiamo?»
«Non puoi dirmelo e basta?»
«No, non ci ha provato. Non era un appuntamento, era solo perché…» …perché volevo invitare te e tu non c’eri –ma forse questo non è il caso di dirlo. Mi schiarisco la voce, di nuovo. «Comunque qualche volta devi venirci. Le Feste del Lumaclub non sono così male come dicono.»
Il volto di James finalmente si apre in uno dei suoi classici sorrisi, ed io mi sento più tranquilla.  «Se ti vesti di nuovo così, Evans» mi prende in giro, «forse posso pensarci.»
«Non ho mica detto che ti avrei invitato io, Potter» ribatto scherzosamente. «Trovati qualcuna del tuo Fan Club brava in pozioni.»
James si solleva quel tanto che basta per passarsi una mano tra i capelli. «Ma Lumacorno ha occhi solo per te» dice con fare enigmatico. Poi geme: «merda, adesso inizia a fare male!»
«Non dovevi muoverti infatti» bercio nella sua direzione, sollevandomi sulle ginocchia per spalmare di nuovo l’estratto di dittamo. «Sai» dico sovrappensiero, «ho conosciuto una persona davvero interessante.»
James salta di nuovo su. «CHI???»
«Potter! Stai giù!» ripeto per l’ennesima volta, con un sospiro. «Un pozionista bravissimo. Un pozionista vecchio, James» aggiungo in risposta al suo sguardo inquisitorio. «Che, in poche parole, sta studiando una sorta di processo inverso della magia…» spiego, le mie dita che seguono delicatamente la linea del graffio sulla sua pelle dorata, «…per rendere reversibile la natura dei maghi e alterare…»
«Lily?»
È come se nella mia testa riuscissi a sentire il clic di una porta chiusa a doppia mandata che si apre.
La magia reversibile… se si segue questo ragionamento …
Salto giù dal letto: non posso stare seduta un minuto di più. «Mi hai appena fatto venire in mente un’idea geniale!» esclamo. «Devo andare a fare una cosa, a scrivere a Belby!»
«Al pozionista? Ma avevi detto che era vecchio!»
«Ci vediamo domani!»
«Ma Lily» continua James, anche se io sono già per metà sulle scale, «sono le sei di mattina!»
Non importa: le buone idee non possono aspettare. E questa è davvero una buona, buona idea.
 
 
 
***
 
 
 
È solo quando Lily Evans esce dalla stanza, che io mi arrischio a riprendere fiato.
Rimango ad osservare le tende scarlatte del baldacchino per qualche istante, con il respiro regolare di Sirius come unica colonna sonora.  Alcune volte ho quasi paura dell’effetto che Lily mi fa: assurdo che riesca a farmi mettere da parte la rabbia senza dire niente, shoccante come la sua sola presenza basti per ribaltar e completamente il mio umore, spaventoso che le basti uscire dalla stanza per risucchiare indietro anche tutta l’aria.
Sospiro. «Ehi, Sirius. Tanto lo so che sei sveglio.»
La testa del mio migliore amico fa capolino delle tende.
«Hai sentito tutto?»
«Tutto» conferma lui.
Annuisco. «Che ne pensi?»
Sirius ci riflette per qualche secondo. «Penso che sei fregato, James» dice alla fine. «Perché se non glielo dici, lei non lo capirà mai.»
Sì, sono proprio fregato.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 










 
 
 
 
 
Note dell’autrice: scusate per il ritardo!
Avrei dovuto postare ieri ma poi sono andata al Romics (PARADISO, se qualcuna c’è stata può capire il mio entusiasmo) e lo faccio a questo orario strano di domenica mattina perché oggi è la giornata dei musei e quindi era tutto un o adesso o mai più!
Ma ignorate me e passiamo al capitolo: uhm, c’è davvero qualcosa da dire? Leggendo le ultime recensioni (GRAZIE) mi sono resa conto che ci sono persone che leggono e capiscono la trama, la storia in generale e tutti i personaggi anche meglio di quanto faccia io stessa, e questo mi commuove (ovviamente) ma mi fa anche sentire… non so, onorata. Ho già detto onorata più volte anche nello scorso capitolo, giusto? Però è la sola parola che riesco a pescare in grado di descrivere la mia sfera emozionale adesso, perché davvero, non ho modo di descrivere la mia felicità quando vedo che leggete e leggo quello che mi scrivete!
Qualcosa comunque la devo dire: in questo capitolo compaiono alcuni personaggi vecchi e altri nuovi. Iniziando da quelli che fanno parte dell’Ordine: Dorcas, Malocchio, Marlene, Dedalus Lux, Doge, i Signori Potter (qualcuno si ricorda ancora di Clarlus e della povera Dorea??)  e i fratelli Prewett (che sono i fratelli della nostra cara Molly Weasley e che solo recentemente ho scoperto essere gemelli, ma vabbè!) e in più c’è un nuovo personaggio che era comparso molti –mooolti- capitoli precedenti per circa due righe (in sintesi, ha chiesto a Lily di accompagnarlo da Lumacorno e James ha fatto una scenata di gelosia scema) e di cui sicuramente non vi ricordavate: Dearborn Caradoc, che non è mio ma della Rowling (si capisce dal nome, suppongo!) ma di cui non sappiamo praticamente niente, periò… ho già in mente qualcosa per lui (della serie: sfruttiamo tutto quello che posso!). L’ennesimo personaggio non mio ma della Rowling di cui avevo già parlato vagamente tanti capitoli fa è Belby, che Lumacorno nomina nel sesto libro (sono abbastanza sicura, ma non certa) zio di un Belby dei tempi di Harry e famoso per un paio di cose (se vi ricordate cosa allora avete già capito la parte finale del capitolo e l’idea brillante di Lily, suppongo! –se no vi ricordate so già cosa state andando a fare, Malandrine: non lo leggete! Ahah!) C'è anche un personaggio negativo che è mio ma non è mio ed è Rosier -che giuro chenon è qui per sport, avrà un ruolo nella storia prima o poi!
Per il resto, che devo dire? Le ragazze si uniscono all’Ordine e prima o poi apparirà anche la prima volta di Alice e Frank (che suona sempre troppo male!), i ragazzi diventano animali (questa può essere intesa anche letteralmente!) e si intravede un pò del rapporto che immagino per Sirius e Lily. Ma comunque credo che la cosa più shoccante a questo punto sia Lily che vuole invitare James, a San Valentino: …………. (lascio spazio a voi di esprimervi!)
Lily è leggermente diversa, e lo dico anche se so che lo avete notato: è sempre nevrotica, isterica e con un carattere assurdo, ma piano piano, piano piano -spero non troppo piano!- inizia ad aprirsi con James, che è più spontaneo e geloso e innamorato che mai! Le cose tra quei due stanno cambiando, ma io comunque non ho intenzione di farlo troppo velocemente perciò anche se avete aspettato tanto abbiate ancora un po’ di pazienza: nel frattempo, come vedete, tante piccole cose succedono e lei percepisce James Potter in un modo completamente nuovo.
Ad essere sincera, questo capitolo in particolare non mi entusiasma più di tanto perché credo che sarebbe potuto uscire fuori in maniera diversa,  ma ultimamente inizio a considerarla una cosa quasi normale e per questo mi rimetto al vostro giudizio!
E credo di aver finito, anche se ovviamente ho la sensazione di stare dimenticando qualcosa di importante, ma vabbè! La finisco qui, e ringrazio tutte quante voi –chi ha letto, recensito, chi mi ha scritto e chi ha messo la storia tra preferiti/seguiti/ricordati- per i vostri tentativi (assolutamente consapevoli e deliberati, lo so!) di uccidermi quotidianamente con le cose bellissime che mi dite!
Al prossimo capitolo, con affetto e gratitudine,
Sara.
PS: ecco cosa avevo dimenticato! il mio essere assurdamente impedita mi impedisce -appunto- di capire come postare le immagini! Per questo nell'attesa di imparare -dopo quattro anni!- lascio qui il link di un disegno bellissimo che una ragazza (Maria_A, che dirti, ancora grazie di tutto!) ha fatto per me un pò di tempo fa: http://lonlyd.deviantart.com/art/Lily-amp-James-391437091
Io adoro i disegni e adoro le persone che sanno disegnare, perciò sono davvero tanto contenta! -e con questo passo e chiudo!
 PPS. Una domanda giusto per regolarmi: in linea generale, che ne pensate della lunghezza dei capitoli? sarebbe più comodo se fossero più corti?
   
 
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