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Autore: Chiaretta___    05/10/2014    0 recensioni
Un'edizione dimenticata.
Una terribile realtà.
Una sola regola: o uccidi, o muori.
Riuscirai a restare vivo?
"Per punire i ribelli quest'anno entrerà in vigore una regola provvisoria, in memoria dei cinque anni passati dai Giorni Bui. Molti bambini di Capitol City perirono nella Rivolta, e per ricordarli e ricordare ai distretti che innocenza non è sinonimo di salvezza, per la quinta edizione dei giochi della fame i Tributi estratti saranno compresi in un arco di età tra i dodici e i quattordici anni."
TRIBUTI AL COMPLETO
Genere: Avventura, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Altri tributi, Nuovi Tributi, Tributi di Fanfiction Interattive, Tributi edizioni passate
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Distretto 1

Quella mattina pioveva. Diamanté, l'accompagnatrice del primo distretto, odiava la pioggia. Le avrebbe rovinato tutto lo splendido trucco dorato che si era applicata la mattina. Dorato era anche il succinto abitino di seta che indossava, e dorato era anche l'ombrello che con suo grosso rammarico avrebbe dovuto tenere sul palco per non bagnarsi fino al'osso.
-Che clima da lupi!- sbuffò la donna, fissando contrariata il palco. -Si dice "che tempo da lupi"- la rimproverò la vincitrice della precedente edizione, ora mentore. Diamanté fece un gesto con la mano. -Non ha importanza, ora è il mio turno- e salì sul palco ancheggiando sotto l'enorme ombrello color dell'oro.
-Buongiorno a tutti, Distretto 1! Benvenuti alla Mietitura per i quinti Hunger Games! Possa essere la buona sorte sempre a vostro favore!- disse, trillando. Diamantè distribuì sorrisi molto più velocemente di quanto facesse di solito, smaniosa di tornare all'asciutto. -Prima le signore- esordì con un inchino, piuttosto sbilenco. Poi con una piroetta si portò davanti all'urna, ma scivolò cadendo per terra. Si udì qualche risatina, ma il Distretto cadde nel silenzio quando Diamantè si rialzò aiutata dalla mentore e pescò il primo nome per la Mietitura. -Amethyst Rosemund- lesse, con fare sbirgativo.
La ragazzina non fece nemmeno in tempo a salire sul palco che subito una bambina si fece avanti. -Mi offro volontaria come Tributo!- urlò, con aria soddisfatta e desiderosa.
-Molto bene, cara, sali sul palco- borbottò Diamanté. -Come ti chiami?- chiese, brusca.
La volontaria la fissò con i suoi grandi occhi azzurri e magnetici. -Victoria Lullemy- dichiarò, squadrando il suo distretto alla ricerca dei genitori. Eccolì lì, coperti da un grosso ombrello. Li vide sorridere: erano stati loro a spingerla a partecipare agli Hunger Games, anche se la ragazzina si sarebbe offerta comunque.
Intanto, Diamantè era riuscita ad arrivare sana e salva all'urna dei ragazzi. Allungò la mano nella boccia di vetro e lesse in fretta il nome: -Alexander Sweep-
-Mi offro volontario!- Diamanté alzò gli occhi al cielo, nel vedere un ragazzino biondo salire sul palco. –E tu come ti chiami?- domandò la donna, mettendo una mano sulla spalla del bambino, per poi ritrarla accorgendosi che la camicia era fradicia. –Connor McNarol- annunciò con un sorriso spavaldo dipinto in volto. Poi strinse la mano alla ragazzina. Con un tacito accordo formato da sguardi sancirono la prima alleanza dei giochi. Anche se erano bambini perché dovevano rinunciare a giocare sporco?

Poco dopo, nella stanza delle visite, Victoria Lullemy si stava sistemando langa treccia bionda. I suoi genitori entrono poco dopo. -Non vi deluderò- li rassicurò con un sorriso. Baciò entrambi e li abbracciò stretti.
Una scena simile stava svolgendo nella sala adiacente, dove Connor salutava i suoi famigliari e gli amici.
Nel frattempo, altri Tributi stavano per essere mandati a morire.

Distretto 2

Del Distretto 2 si occupava invece un uomo pancuto, con folti baffi viola e numerosi anelli alle dita grassoccie. Se ne stava sul palco con espressione tronfia, mentre una senza-voce che poteva avere poco più di nove anni gli teneva un ombrello sulla testa, per evitare che il parrucchino (anch'esso viola) si inzuppasse.
-Partiamo dalle giovani donne- disse con un sorrsino malizioso.
In molti fecero una smorfia impaziente. Fra questi c'era il mentore del Distretto 2, un uomo muscoloso e alto, con un pizzetto a treccia. -Muoviti, ciccione- urlò, lanciandogli una lattina di birra, immancabile bevanda alle Mietiture a cui doveva patecipare.
Il signor-viola, conosciuto anche con il nome di Oswald, pescò caso un biglietto massaggiandosi la testa.
-Lamia Mephisto- una ragazzina dai capelli neri, come i suoi occhi, salì sul palco. Nessuno si ffrì volontario. Nessuno che scegliesse di salvare un'Ombra
. Oswald la fissò incredulo. -Scusami, bambina, ma i Tributi al di sotto dei dodici anni non sono amessi.
La ragazzina lo fulminò con lo sguardo. -Io ho dodici anni, ciccione. Sono io Lamia Mephisto.
Oswald passò all'urna maschile tenendo d'cchio sia il mentore che la ragazzina, convinto che fossero della stessa pasta.
-Clyde Lowel- annunciò. Un alto quattordicenne muscoloso e serio si fece strada sino al palco. Nessuno osò offrirsi: Clyde era il figlio di uno degli istruttori del Centro d'Addestramento,e naturalmente era uno degli allievi più promettenti.
-Stringetevi la mano- ordinò Oswal, fuggendo dal palco seguito dalla senza-voce con l'ombrello.
I ragazzi rimasero sotto la pioggia, stringendosi la mano.

Clyde ripensò senza entusiasmo alla visita di suo padre. Naturalmente gli aveva dettodi vincee, rifrescandogli la memoria recitandogli tecniche varie. Quando era stato trascinato via dai Pacificatori stava ancora farneticando su una certa trappola. Nessun sono fiero di te né un ti voglio bene. Per suo padre Clyde era solo un allievo. Ormai ci aveva fatto l'abitudine.
Lamia sfioròcon le dita la cavigliera con i teschi che Pan le aveva regalato. Pan, il suo migliore amico. Quasi un fratello. Lamia si era stupita che non si fosse offerto. Conosceva Clyde per la sua fama: allievi di Luce e Ombra non si frequentavano granché.
Non importava. Alla fine avrebbe ucciso anche lui, e sarebbe uscita vincitrice. Distretto 3

Selene era una ragazza con poco più di vent'anni, ed era veramente dispiaciuta quando condannava dei bambini innocenti alla morte. Ciò però sembrava non toccare la scelta del suo abbigliamento: un vestito color argento, lungo fino ai piedi, e trucco del medesimo colore. Portava degli occhialetti argentati poco vistosi, fatto strano per una capitolina. Ma Selene ammirava il terzo distretto, e le sarebbe piaciuto che finalmente qualcuno appartenente ad esso vincesse, in modo da poterle spiegare come funzionavano gli oggetti tecnologici che si vendevano a Capitol City. Sfortunatamente infatti non tutti i distretti avevano dei mentori, e toccava solo ai Tributi capire cosa fare nell'Arena.
-Selene, tocca a te- disse il sindaco del terzo distretto, facendole cenno di salire sul palco. La ragazza passò le dita fra i lunghi capelli mori e salì sul palco. -Buongiorno, distretto 3! Andiamo subito alle ragazze- disse. Questo era un pregio di quella giovane: velocizzava tutto, facendolo sembrare meno triste e drammatico.
-Natesìa Despheera-
Una bambina dall'aspetto insolito salì sul palco. Aveva lunghi capelli castani e verdi e il vestito che indossava lasciava vedere una fenice tatuata sul suo braccio destro. Ma ciò che colpiva di più erano i chiari occhi azzurri, che saettarono per tutta la piazza.
-Benissimo, ora passiamo ai ragazzi- disse Selene. Natesìa la fissò a lungo, facendo agitare la ragazza. Arrivata alla boccia afferrò al volo il primo biglietto e lesse il nome velocemente, per poi ritirarsi.
-Essel Van Deller
un ragazzino spigoloso, con un grande cappello calato sul viso, salì sul palco. Strinse la mano della ragazza, cercando con lo sguardo il suo amico Feeb.
Selene, nel frattempo, se ne stava seduta ad asciugarsi gli occhi con un fazzoletto. Riusciva solo a pensare "Che schifo"

Più tardi, nel treno, Natesìa Despheera pensava ai suoi genitori, disprezzando la madre anche più del solito, e a suo fratello. Stringeva fra le mani il suo ciondolo a forma di fenice, giocherellandoci e ripensando al primo proprietario di esso. "Van Deller non è un tipo molto loquace" pensò, alzando gli occhi sul ragazzino.
Essel era scioccato. Continuava a ripensare a quella notte, e l'immgini dell'aggressione si alternavano con quelle della donna. "Essel, io sono tua madre". Quella frase continuava a rimbombargli nella mente.
Nel frattempo, altri due ragazzini erano stati condannati a morte.

Distretto 4

I ragazzini in questione si chiamavano Amber Connel e Alan Blaze.
Il mare del quarto distretto ruggiva mentre l'accompagnatrice, una trentenne vestita interamente di blu, urlava cercando di sovrastarlo.
-Amber Connel-
una ragazzina bionda dall'insolita carnagione chiara salì sul palco, arrotolandosi una ciocca dorata tra le dita.
Non era molto spaventata, i suoi genitori l'avevano iscritta all'accademia che aveva aperto durante la seconda edizione dei giochi. L'unica cosa che la tormentava erano le immagini del fratello Jake, avvenuta durante la prima edizione dei giochi della fame.
-Alan Blaze
Un quattordicenne ritenuto da molte bello, salì sul palco rivolgendo ad Amber un'occhiata tagliente. ei gli rispose con altrettanta freddezza. Si strinsero la mano velocemente, senza trattenersi più a lungo del dovuto.
-Prima o poi dovremo parlarci, Amber- le sussurrò il ragazzo.
Lei lo fissò, stringendo le labbra. -Sono Connel, per te- sibilò tra i denti.

Amber abbracciò forte il padre e la madre. -Vedrete, ce la farò. Ve lo prometto- sussurrò loro, stringendoli. Sua madre era molto scossa. -Non piangere- le sussurrò la bambina, asciugandole le lacrime.
-Sei sveglia, addestrata. Puoi sopravvivere, piccola. Ti vogliamo bene- le disse il padre. Le posarono un bacio sulla guancia e vennero trascinati via dai Pacificatori.
Seguirono la sua migliore amica Amanda, che sighiozzava senza ritegno, e Simon. Amber arrossì come lo vide,e si chiese se dovesse dirgli della sua cotta per lui. Alla fine decise di tacere.
-Vi voglio bene!- riuscì ad urlare, quando i Pacificatori andarono a chiamarli.
Alan ricevette molte visite, ma la più gradita fu quella dei suoi genitori. Li abbracciò stretti, e disse loro che sarebbe tornato vivo e che avrebbero avuto la casa più bella del mondo.
A Capitol City si domandarono il motivo di nessun volontario in uno dei distretti che sin dalla seconda edizione si era rivelato favorito.
Distretto 5

Il Distretto Cinque si stava lentamente recando verso la piazza. Il passo lento dei bambini ricordava quello dei condannati a morte. Almeno questo sembrò ad Anastasia, l'accompagnatrice. Non era nuova nel suo lavoro, erano 4 anni che si occupava del quinto distretto egregiamente, ma nessuno l'aveva mai promossa ad un distretto migliore.
-Qesta volta sarà la decisiva!s-i ritrovò a trillare alla ragazza vinitrice dei terzi Hunger Games,una ventenne bassina con lunghi boccoli fulvi. Lei annuì, annoiata, ma a Anastasia sembrò bastare.
-Si va in scena!- urlò e si precipitò sul palco ancheggiando e spingendo il petto in fuori, facendo risaltare pure troppo il seno generoso. Schioccò le labbra grasoccie e dopo cinque minuti di inutili discorsi su quanto fosse felice di essere lì estrasse il nome della sfortunata bambina.
-Losie Palmer
La bambina che salì sul palco dimostrava meno dei suoi dodici anni. Il viso pallido era incorniciato da una cascata di capelli scuri che facevano risaltare il pallore della sua pelle. In tutto quel bianco le labbra dipite di rosso spiccavano come sangue sulla neve. Erano in molti a conoscerla, ma nessuno sapeva il suo vero nome.
-Biancaneve- sussurravano nella piazza. -Sei condannata, puttanella- urlò un uomo dal pubblico, seguito da un mare di risa.
Losie Palmer rimase al suo posto, senza arrossire né piangere. Semplicemente, fissava il vuoto.
Sena farsi domande Anastasi si precipitò ad estrarre il nome del ragazzo.
-Mordred-
un ragazzo un po'gobbo, con i capelli scuri salì sul palco. Nonostante la schiena incurvata sembrava essere molto alto. -Caro, il tuo cognome?- domandò Anastasia. Mordred farfugliò qualcosa, ma Anastasia non lo stava più ascoltando. Disse ai Tributi di stringersi la mano e li condusse via dal palco.

Nessuno andò a trovare i due Tributi del Distretto 5. Mordred si chiuse nel suo silenzio e Losie si era persa nel suo mondo di fantasticherie, ma una vocina continava a sussurrale "E il bambino? Come farai?"
Scacciò la voce conun gesto della mano, proprio come Annabel, capitolina nel Distretto 6, stava facendo con una mosca.


Distretto 6

Annabel stava cercando di scacciare una mosca, un innocuo insettino che sembrava attratto dall'arancione dei suoi vestiti. Mentre un senza-voce tentava di aiutarla, Annabel pescò un biglietto dalla boccia delle ragazze. Alaska Hamilton staccò dal braccio di un delle sue amiche e salì sul palco con esitazione, cercando di ricacciare indietro le lacrime cercò nel pubblico sua madre e il suo fratellastro. I capelli biondo cenere ondeggiavano dietro di lei, mossi dal vento. Il sindaco, suo patrigno, le regalò un'occhiata piena di dolore.
Nel frattempo, Annabel era in piedi accanto alla boccia dei bambini. Alaska incrociò le dita, chiudendo gli occhi.
-Nathaniel Baizel
-NO!- urlò Alaska, e si lanciò verso il fratellastro, cercando di non farlo salire sul palco. Il ragazzo era alto, molto, come la sorellastra, e aveva una zazzera spettinata di capelli castani.
Intervennero all'istane i Pacificatori, che divisero i due. Adesso la ragazza non nascondeva le sue lacrime. Nate la fissava con ipotenza. Possibile che nessuno si offrisse volontario?
Quando Annabel ordinò loro di stringersi la mano, Nate strinse a sè la sorellastra, come a volerla proteggere.

-Prometto di proteggerla a costo della mia vita- aveva detto Nate alla matrigna. E lo avrebbe fatto veramente, perchè il suo era un amore che andava oltre quello fraterno.
E mentre abbracciava Alaska, lasciandola libera di piangere e singhiozzare, nonostante l'orrore imminente non poté fare a meno di essere felice.
   
 
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