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Autore: Chrystal_93    08/10/2014    4 recensioni
[partecipa alla Rumbelle Week]
#7 cap: Quella notte si appisolò per pochi minuti alla ruota del suo filatoio e ritornò con la mente a ciò che aveva visto. Ma stavolta non notava i due insieme, le braccia di Gaston attorno alla ragazza. Vedeva il sorriso tirato della ragazza, gli occhi pieni di tristezza e rassegnazione e quel gesto, quel bellissimo gesto. Belle si era girata, si era girata per non farsi baciare. Si era girata, e per un attimo gli era sembrato, per quanto impossibile fosse, che stesse guardando lui.
1.Doccia - RumplestilstkinxBelle. GoldxBelle
2.Alcohol- RumplestiltskinxBelle. GoldxBelle. GoldxLacey
3.Voce - RumplestiltskinxBelle. GoldxBelle
4.Bambini/figli - RumplestiltskinxBelle. GoldxBelle (presenza di Henry, Grace, Alexandra).
5.Lenzuola - RumplestiltskinxBelle. GoldxBelle
6.Modi impliciti di dire ti amo - RumplestiltskinxBelle. GoldxBelle. GoldxLacey
7.Gelosia - RumplestiltskinxBelle. GoldxBelle (presente). GoldxLacey. GoldxBelle (futuro).
Genere: Angst, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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7 ways to love 
Rumbelle Week

 
Autore: Chrystal_93
Titolo: Una bella giornata
Prompt: Bambini/figli
Rating: Verde. 
Pairing: RumplestiltskinxBelle, GoldxBelle
Note: partecipa alla Rumbelle Week



Una bella giornata


 

Mondo delle favole

“Prendi la mantella, dearie, oggi verrai con me.”

Belle aveva ancora in mano una scopa per pulire il pavimento del salone, quando si fermò a fissare Rumplestiltskin.

“Volete che venga con voi?”

Lui agitò la mano, fece apparire il mantello verde acqua e lo gettò alla ragazza.

“Ho degli affari urgenti, sbrigati a vestirti.”

Poi si incamminò oltre il portone, seguito da Belle che armeggiava, saltellando, col mantello.

Quando salì in carrozza, sentì il vento sferzare i tessuti degli indumenti e fu grata a Rumple per averle donato quel caldo mantello.

“Dove siamo diretti?” chiese lei, guardando la vegetazione.

“Al villaggio, non dista molto da qua.”

Belle sorrise, immaginando decine di bancarelle da vedere. Stava sempre chiusa al caste e, sebbene ora avesse una biblioteca zeppa di libri a farle compagnia, le mancava uscire di tanto in tanto.

La cosa che più la entusiasmava era il poter uscire senza scorta, come una persona qualsiasi. Quand'era principessa, nonostante tutte le comodità, persino una passeggiata nel cortile del castello richiedeva tre guardie.

Persa nei suoi pensieri, la ragazza non si accorse che la vegetazione ora era meno fitta e che alcune case si stavano ergendo alla vista.

La carrozza si fermò nel centro del villaggio.

Il folletto scese, noncurante degli sguardi e dei sussurri degli abitanti, e porse la mano a Belle per aiutarla a scendere.

“Bene, tu fai pure un giro qua intorno, io me la sbrigherò in un'ora.”

Belle annuì, con le gambe già in movimenti.

“Belle!” la richiamò lui. “Non ti allontanare da qui. Non perdere mai di vista la carrozza. Oppure partirò senza di te.”

La ragazza, ora più seria, aspettò che il folletto le desse le spalle prima di inoltrarsi nella vita del villaggio.

Si avvicinò ad alcune bancarelle sbilenche, dal legno marcio, piene di verdura, farina, frumento, paglia e oggetti artigianali.

Osservava tutto con estrema curiosità e con gli occhi azzurri spalancati come quella di una bambina.

La luce cominciava a scarseggiare e il freddo si faceva sempre più pungente.

Erano sono le quattro di pomeriggio ma, essendo autunno inoltrato, non c'era da stupirsi se il sole era già in procinto di calare.

Belle continuò la sua avventura tra i prodotti in vendita e la vita tranquilla del villaggio, senza accorgersi né delle tenebre che avanzavano né di essersi allontanata di molto dalla piazza dove c'era la carrozza.

Quando arrivò all'ultimo negozietto artigianale si accorse di essersi spinta troppo in là. Le strade cominciava a dividersi in viuzze strette e oscure. Un brivido le corse lungo la schiena dal momento che in giro non sembrava esserci nessuno e lo squallore del posto rendeva il tutto più sinistro.

Belle si strinse le mantello guardandosi intorno. Doveva assolutamente tornare indietro.

Fece un passo ma vide uscire da un locale degli uomini poco raccomandibili e, probabilmente, ubriachi.

Si voltò, sperando di non essere vista, ma, dalle parole oscene degli uomini, capì che l'avevano notata.

Avanzò nella periferia del villaggio, sentendo i passi seguirla. Camminò più veloce ed era quasi pronta a correre quando una voce la fece fermare.

“Belle!”

La ragazza si voltò; gli uomini erano scomparsi e l'unico ad avanzare verso di lei era Rumplestiltskin.

“Rumple!” disse lei, mettendosi una mano sul cuore che, da quando aveva visto quegli uomini, aveva continuato a batterle furiosamente in petto.

Gli andò incontro e, senza pensarci due volte, l'abbracciò.

Lui s'irriggidì, ma lasciò che la ragazza lo stringesse. Quando lei si staccò, la guardò ghignante. “Volevi scappare, dearie?”

Belle guardò alle spalle del folletto. “In un certo senso si. Credevo che alcuni uomini mi stessero seguendo.”

Rumple serrò le labbra. Eccome se quegli uomini la stavano seguendo, e, per di più, senza le migliori intenzioni. Alla fine però era bastato solo agitare la mano per renderli innocui, completamente innocui.

“Non ti avevo detto di rimanere nelle vicinanze della carrozza?”

Belle si morse il labbro, con l'aria di un bambino sorpreso a rubare la marmellata.

“Ecco, ho visto tutte quelle bancarelle ed era la prima volta che...e così...”

Lui scosse il capo, spazientito.

“D'accordo dearie, ora però torniamo al castello, si sta facendo buio.”

Si girarono e cominciarono a camminare, l'uno vicino all'altra, ma fecero solo alcuni passi prima di fermarsi di nuovo, a causa di un rumore alle loro spalle.

“Avete sentito?”

“Sarà stato un gatto.” disse avanzando.

“No!” disse lei, fermandolo per un braccio.

“Belle...” fece lui ma Belle lo strattonò indietro, costringendolo a seguirla.

Svoltarono in una stradina stretta e di fronte a loro videro che, a urlare, non era stato un gatto.

Una bambina giaceva a terra, dolorante.

Belle si precipitò verso di lei.

“Tutto bene?” la bambina alzò la faccia, tutta sporca. Si alzò piano, grazie alla presa della ragazza, ma non riuscì a mettersi in piedi.

“Rumple, venite, è incastrata.”

La bambina infatti aveva un piede incastrato sotto un cumulo di immondizia che aveva fatto cadere.

Rumple si avvicinò e, prontamente, liberò la bambina.

Belle l'aiutò a tenersi in piedi, ma si vedeva che la caviglia le doleva incredibilmente.

“Che ci facevi lassù?” chiese Belle, preoccupata.

La bambina però non rispose. Si divincolò ma inciampò subito. Seduta a terra, si rannicchiò, tenendo le manine strette alla caviglia.

Belle si riavvicinò, ma si bloccò subito quando vide che la paura negli occhi della piccola.

Rumple le toccò un braccio e, superandola, si inginocchiò a pochi passi dalla ragazzina.

“Come ti chiami?” ma non ricevette alcuna risposta.

“Facciamo un patto.” Belle aprì la bocca, indignata. Un patto con una bambina ferita? “Se tu ci dici come ti chiami e cosa stavi facendo arrampicata lassù, io ti prometto che non ti faremo del male. Anzi, ti guarirò la caviglia.”

La bambina lo guardò, diffidente.

“Dearie, io mantengo sempre la parola data.”

Belle le sorrise, reggendogli il gioco. “Puoi fidarti.” disse, in un sussurro.

La bambina rimase ancora un po' a fissarli, poi annuì e tolse le mani dal piedino.

“Ora stai ferma.” disse il folletto passando sopra la caviglia con la mano.

In un attimo la bambina smise di sentire dolore. “Ti puoi alzare, se vuoi.” disse.

La bambina premette le manine sul terreno e riuscì a mettersi in piedi.

Belle sorrise, trionfante. “L'hai guarita!”

“Ne dubitavi, forse?” disse lui, tirandosi in piedi.

La bambina fece un passo avanti, riuscendo ad appoggiare tranquillamente il piede prima ferito.

“Tutto bene?” chiese Belle.

La bambina annuì. “Allora, io ho mantenuto la mia parola, ora tocca a te. Come ti chiami?”

“Diana, signore.” rispose con la voce tremante.

“E che cosa ci facevi lassù, Diana?”

La bambina guardò in basso e si torse le mani. “Lo so che non era giusto, non volevo rubare. Non denunciatemi, vi prego.”

Belle si inginocchiò, prendendola per le spalle. “Puoi fidarti di noi.”

Diana si morse il labbro e alzò lo sguardo verso il suo salvatore. Rumple sorrise, sinceramente.

“Volevo solo prendere un po' di cibo per me e per i miei fratelli.”

“I tuoi fratelli?” chiese Belle, strofinando un dito sulla guancia sporca della bambina.

“Non abbiamo niente da mangiare da giorni e l'uomo per cui lavoro non mi ha pagato. Devo badare a loro.”

Rumple si avvicinò, chinandosi a sua volta.

“Dove abiti?”

“Non posso dirlo agli estranei, signore.”

Rumple sorrise. “Allora rimediamo. Io sono Rumplestiltskin e lei è Belle. Anche se dalla sbadataggine con cui inciampa non sembra, è una principessa.”

La piccola spalancò gli occhi. “Una principessa?”

Belle arrossì, sia per la reazione della bambina che per il commento del folletto.

Diana la squadrò e, quand'ebbe finito, fece per andarsene. “E' tardi, devo andare.”

Rumple alzò una mano con fare imperioso. “Non con questo buio, dearie. Facciamo un altro patto. Se lasci che ti accompagnamo, non diremo diremo niente al proprietario di questa casa.”

Belle lo guardò con rimprovero.

“Rumple!”

Lui però non la badò. “Che ne dici?” disse alzando un sopracciglio.

La bambina, messa alle strette, annuì.

Li scortò lungo viuzze sempre più strette finché non arrivarono di fronte a una piccola porta semi scardinata. Dall'interno si poteva facilmente scorgere una piccola luce che illuminava l'unica stanza di cui la casetta era composta.

La bimba aprì la porta e, voltandosi, disse. “Sono arrivata.”

Belle si sporse e, non appena vide altri due bambini rannicchiati sotto una coperta logora in un angolo, entrò senza chiedere il permesso.

Si avvicinò a loro, scorgendo nei loro occhi lo stesso sguardo spaventato della sorella.

“Ma siete magrissimi.” disse, in un sussurro inorridito, accarezzandoli dolcemente.

Poi si voltò verso Rumplestiltskin, col volto scuro. “Rumple, stanno tremando di freddo.”

Lui entrò in casa. “Dove sono i vostri genitori?”

La bimba guardò in basso. “Mia madre è morta di parto, dopo che Steven è nato. E mio padre viaggia per cercare lavoro. Qui al villaggio non c'era niente per lui.”

“Così sei tu che ti prendi cura di loro?” chiese lui, guardandosi in giro. Le pareti erano spoglie e sporche, corrose dall'umidità.

Diana annuì. “Si, ma non sempre mi pagano. Dicono che sono solo una ragazzina e che non capisco.”

Rumple serrò di nuovo di denti.

“Innanzitutto, accendiamo il camino.”

“Ma noi non abbiamo legna.” disse lei, tirando su col naso.

“Va' fuori e prendimi un rametto.”

La bimba obbedì e, non appena tornò, lo mise nella cenere del camino.

Rumple si avvicinò, pensieroso. “Direi che può bastare.” Agitò la mano e fece apparire un caldo e confortante fuoco che illuminò tutta la stanza.

Poi, con un altro movimento, fece apparire sul tavolo un vero e proprio banchetto, completo di dolci. I bambini, come Belle, lo osservarono con gli occhi sbarrati.

“Allora, che aspettate? Pensavo aveste fame.” I due bambini si precipitarono verso il cibo.

La bambina dondolò. “Davvero possiamo?”

“Ma certo, dearie!” esclamò lui, con una vocina acuta.

Mentre i bambini mangiavano a volontà, lui fece un cenno a Belle di avvicinarsi.

“Prendi la coperta” disse soltanto. Poi fece apparire tre giacigli con pesanti e soffici coperte.

Diana fu l'unica ad accorgersene e, mettendo giù un panino, lo guardò. “Grazie. Cosa devo darvi in cambio?”

Rumple ghignò. “Devi fare soltanto una cosa. Darmi questa coperta e non lavorare più per quell'uomo.”

Lei annuì. Il folletto allora si avviò verso la porta di casa, seguito da Belle, uscendo.

Quando furono fuori, Rumple, con la magia, fece apparire la carrozza. Si girò, tendendo la mano verso Belle, che era ancora ferma sulla soglia.

“Principessa!” disse la bambina, uscendo di corsa dalla casa.

Belle si voltò e si chinò, sorridente. “Ora starete al caldo.” disse, dandole una carezza.

“Grazie. Siete fortunata ad aver trovato un principe così buono. I vostri bambini sono fortunati.”

Bella aprì la bocca, sorpresa.

Prima di poterla correggere, Diana si alzò sulle punte e, dandole un bacio, trotterellò di nuovo verso casa.

“Belle? Forza, andiamo.”

Belle si rimise in piedi e, sorridendo, si voltò per salire in carrozza.

“Che cosa ti ha detto?” chiese, una volta partiti.

Belle arrossì ancora e sperò che l'oscurità celasse tutto ciò a Rumple.

“Niente. Ci ringraziava.”

Rumple la guardò in maniera strana per un attimo, poi, sorridendo, si riappoggiò allo schienale.

Dopo un po' fu Belle a spezzare il silenzio.

“Siete stato molto buono. Sapevo che c'era del buono in voi.” Rumple continuò a guardare fuori, tacendo.

“Non sapevo che vi piacessero i bambini, e che foste così dolce con loro.” ma lui ancora non le rispose.

Lui continuò a rimanere in silenzio e Belle decise di cambiare direzione col discorso.

“Che cosa ve ne fate della coperta?”.

Lui la guardò e poi accarezzò la coperta.

“L'accordo, non ti ricordi, dearie? I patti vanno mantenuti.”

Belle sbuffò, rinunciando a stuzzicarlo ancora.

Quella sera Belle andò a dormire con un sorriso, mentre Rumple rimaneva nella sala a filare. Non appena albeggiò, lui agitò la mano e scomparve, con un ghigno sulla faccia.

Belle non lo seppe mai, poiché al suo risveglio il folletto era seduto al lungo tavolto in attesa della colazione, ma quella mattina Rumple usò la coperta per ritrovare i tre bambini. Arrivato lì passò al villaggio dove si fece dare tutti i soldi che la bambina doveva ricevere, poi, entrando a casa dei bambini, entrò. Erano ancora addormentati nei loro lettini, con un sorriso sulle labbra.

Agitò una mano e la stanza, prima spoglia e umida, si trasformò. Toccò la porta e la rimise in sesto.

Quando ebbe finito tornò al castello, sorridendo al pensiero della piccola Diana che scopriva la trasformazione, oltre al sacco -ottenuto dalla coperta logora- di denaro che non finiva mai e ai nuovi vestiti.

Da quel momento non avrebbero più sofferto.

“Buongiorno, Rumple.” lo salutò Belle, portandogli il vassoio con il tè.

Lui annuì, prendendo una tazzina.

Lei guardò fuori e sorrise vedendo il sole fare capolino.

“E' proprio una bella giornata.” disse, sedendosi al suo posto.

Rumple sorrise di nascosto e mormorò. “Hai ragione, Belle. È proprio una bella giornata.”

 

 

Storybrooke

“Belle!” Gold stava praticamente strillando, correndo dietro alle moglie e cercando di fermarla, nonostante lei non lo curasse nemmeno di un'attenzione. Anzi, si chinava a terra e lanciava la palla ai bambini.

“Non potresti sederti?”

Belle sbuffò. “Rumple, sono incinta, non invalida.”

Gold alzò gli occhi al cielo. “Ti prego, tesoro, non sono tranquillo. Potresti cadere e... potreste farvi male. E poi fa freddo. Perchè ti è venuta un'idea del genere proprio ora?”

Gold l'aveva raggiunta e con una mano la teneva dietro la schiena, mentre l'altra era stretta sul suo braccio.

Belle era eccitata dal giorno in cui Emma, Regina e Jefferson le avevano dato il permesso di tenere i bambini per mezza giornata. Cosa ancora più strana era riuscita a convincere anche Ashley a ceder loro la piccola Alexandra. Certo, la bionda non aveva voluto fino all'ultimo visto che tanto tempo prima Gold era stato molto vicino a portarle via la bambina, ma si era lasciata convincere da Sean a un raro pomeriggio da soli.

“Perchè stiamo per diventare genitori e volevo solo fare pratica.”

Gold sorrise. La strinse forte a sé e le diede un bacio sulla guancia.

Lei si voltò, pronta a ricambiare il bacio quando la voce di Grace la fermò: “La palla!”

Una palla gialla era rotolata fino a loro. Belle avanzò un poco ma Gold subito la fermò.

“No, faccio io.” disse lui, senza ammettere repliche.

“E come faresti con quella?” chiese lei, osservando la gamba claudicante di suo marito.

“Sono o non sono il Signore Oscuro? Pensi che un calcio al pallone possa essermi fatale?”

Belle sorrise e, alzando le mani, si diresse a sedersi su una panchina lì vicino.

Gold, anche se con un certo dolore, riuscì ad assestare un ottimo calcio.

“Wow.” dissero i bambini stupiti.

Per la mezz'ora successiva Gold, Henry e Paige si passarono la palla*, mentre Alexandra si era seduta vicina a Belle, agitando le manine sulle pagine di un libro per bambini che la donna si era messa a leggere.

Erano immerse nella lettura quando si ritrovarono i tre di fronte. Belle alzò gli occhi azzurri, perplessa.

“Belle, sta per piovere, è meglio se li riportiamo a casa.” Passò il bastone a Henry e aiutò la moglie ad alzarsi in piedi.

Si incamminarono verso casa di Grace ma non trovarono nessuno. Nemmeno a casa di Alexandra c'era qualcuno. La bimba mormorò un “mamma” disperato e si mise a piangere.

Belle si chinò verso di lei, tentando invano di calmarla.

La bimba strillava e chiamava la mamma sempre più forte. Grace aveva fatto due passi indietro ed Henry si era tappato le orecchie con le mani.

“Oh no, ti prego piccolina, la mamma torna presto vedrai...”

La piccola però non si calmò.

Gold allora si chinò e la guardò negli occhi. La bimba per un attimo fu sorpresa e smise di urlare.

Le avvicinò una mano e, da dietro l'orecchio, fece apparire una barretta di cioccolato.

Gliela porse e la bambina la afferrò subito, scartandola. “Va meglio, dearie?” disse.

La bimba annuì e morse il cioccolato.

Belle era rimasta esterrefatta.

“E ora che facciamo?” chiese Henry.

Belle si voltò di nuovo verso il marito. “Già, Rumple, dovremmo portarli a casa da noi. Non possiamo lasciarli soli e non possiamo stare fuori ancora per molto.” disse guardando il cielo pieno di nuvoloni scuri.

Tutti erano sulle spine; Gold, nonostante fosse molto cambiato grazie a Belle, non aveva mai invitato nessuno a casa propria. Di solito lo faceva Belle.

Anche la piccola Alexandra, dal basso, lo stava fissando.

Lui strinse il bastone, gonfiò il petto e, sorridendo, disse: “Allora tutti casa.”

Prese per mano la bambina e lasciò che sua moglie si appoggiasse all'altro braccio.

 

Arrivati a casa Gold, i tre bambini si piazzarono di fronte al televisore.

Belle intanto era andata in cucina per preparare della cioccolata calda.

“Vuoi una mano, amore?” chiese lui, cingendole i fianchi da dietro e accarezzandole il pancione.

“No, vedrai che stavolta mi riusciranno bene.”

Era da tempo che provava a fare della cioccolata calda ma nessuna volta le era mai uscito un risultato decente. Il marito ingollava sempre tutto senza fiatare ma Belle, sapendolo, la assaggiava e si deprimeva sempre di più.

“Vai di là.” ordinò.

Gold si sedette tra Grace e Alexandra, non volendo mettersi in mezzo alla ragazza e al nipote.

La piccola smise di guardare la televisione e cominciò a fissarlo con gli occhi e la bocca spalancati.

Lui le sorrise e si concentrò sul programma.

Belle arrivò con un vassoio traballante e lo poggiò sul tavolino, prima che il marito potesse alzarsi per toglierglielo dalle mani.

“Ecco” disse, sistemando le tazze grandi e colorate.

I bambini ci si tuffarono golosi, scoprendo presto lo strano sapore della cioccolata di Belle.

“Com'è? Mi ci sono impegnata tanto.” disse lei, sbattendo gli occhi piena di speranza.

Henry deglutì rumorosamente, Grace fissò la tazza e Alexandra fece una smorfia.

Gold portò alle labbra la bevanda della moglie. Come pensava, non era per nulla buona e per nulla somigliante al sapore della cioccolata. Ne bevve due sorsi, sorridendo.

“Si... è.... sì.” bofonchiò Henry, imitando Grace e rimettendo la tazza sul tavolino.

Belle aggrottò la fronte.

Gold vide che stava per capire e intervenne prontamente: “Belle, forse i bambini vorrebbero della panna e dei biscotti.”

Belle tornò a illuminarsi.

“Certo! Come ho potuto non pensarci? Torno subito.” disse, trotterellando veloce in cucina.

Tutti e tre lo osservarono stupiti mentre lui continuava tranquillamente a bere quella strana bevanda.

“Sapete” disse lui, poggiando la tazza sulle ginocchia. “A volte, il libro più bello è quello con la copertina più polverosa. Io proverei a dargli una seconda possibilità.” disse, indicando con gli occhi la cioccolata.

I tre guardarono riluttanti le tazze. Dare una seconda possibilità a una cosa del genere? Avrebbe funzionato solo se si fossero strappati dalla lingua le papille gustative.

Belle arrivò con la panna e la mise nella tazza dei tre ragazzini.

Grace fu la prima a riprovarci ed Henry la guardò come si guarda un gladiatore che sta per entrare nell'arena piena di leoni liberi, inferoci e affamati.

Con suo grande stupore Grace esclamò: “Ma è deliziosa!”

La ragazzina diede una gomitata ad Henry, obbligandolo a bere. Lui obbedì e rimase basito. Non sembrava la stessa brodaglia di prima, quella era la cioccolata calda più buona che avesse mai assaggiata. Persino migliore di quella di Biancaneve.

Alexandra, che aveva osservato la scene silenziosamente, aggrottò la fronte e, senza indugi, assaggiò la bevanda. Quando riemerse dalla tazza aveva tutto il naso sporco di panna, gli occhi sognanti e le labbra marroni.

Anche Belle l'assaggiò e quasi urlò di gioia, sentendo che per la prima volta la cioccolata le era riuscita benissimo.

Passarono il resto della serata piacevolmente finché i vari genitori non vennero a prendere i rispettivi figli.

I primi ad arrivare furono Ashley, un po' diffidente e Sean, con in volto un sorriso ebete. La bambina saltò in braccio alla madre e, dopo averli salutati per manina, continuò a controllare dietro le proprie orecchie e quelle dei genitori.

Quando anche Henry e Grace se ne andarono, Gold finì di lavare i piatti e, una volta finito, raggiunse la moglie che era già sotto le coperte.

Si distese vicino a lei, le diede un bacio sulle labbra e diede un bacio e una carezza al pancione.

Belle rise; il marito faceva quel gesto ogni volta che andavano a dormire, che si alzavano e che tornava a casa, eppure la faceva sempre sorridere, come se fosse la prima volta.

“Buonanotte, amore mio. Vi amo.” disse.

Lei si strinse ancora di più a lui e, dopo alcuni minuti di silenzio, gli disse: “Grazie.”

Gold aprì gli occhi. “E di cosa?”

“Per la bellissima giornata.”

“Non ti sei stancata troppo, vero?”

Belle scosse la testa sorridendo. “No, amore, sto benissimo. Stiamo benissimo.”

Gold sorrise. “Bene” e si riaccoccolò tra i capelli della moglie.

“Rumple?” fece, poco dopo, la donna.

“Si, amore mio? Vuoi che ti porti qualcosa?” chiese lui, alzandosi un po'.

“No, non ho voglie questa sera. Volevo...”

“Qualsiasi cosa, Belle, e corro a prenderla. In qualunque stato o mondo sia.”

Belle rise. “Volevo ringraziarti.”

“Lo hai già fatto.” sussurrò lui, posandole un bacio sulle testa.

“Volevo ringraziarti per come ti sei comportato. Sei stato splendido coi ragazzi. Se non fosse stato per te, Alexandra sarebbe stata inconsolabile.”

Gold sorrise. “L'ho solo corrotta”

“Li hai corrotti anche quando hai aggiustato la cioccolata con la magia?”

Gold spalancò gli occhi. “Cosa?”

Belle alzò gli occhi al cielo. “Pensi che non me ne sia accorta? La loro faccia iniziale... e poi la cioccolata era troppo buona perchè fosse farina del mio sacco.”

Gold rimase in silenzio. “Scusami, Belle.”

Lei allora gli diede un colpetto sul petto. “Ma che dici, Rumple. Hai fatto benissimo. Dalle loro facce doveva essere terribile. Dovresti farla sempre tu, la cioccolata. O il nostro bambino finirà per odiarmi.”

Gold ricominciò a respirare.

Lei si alzò un poco e riuscì a baciarlo. “Ti amo.” disse, strofinando il naso contro il suo.

“Ti amo anche io, Belle.”

La moglie sprofondò ben presto nel sonno. Lui le accarezzò il pancione e mormorò sotto voce.

“E amo la tua cioccolata. Solo perchè la fai tu.” Gold sorrise, pensando che la sua era l'unica cioccolata che non aveva corretto, nonostante il sapore. E anche in futuro non l'avrebbe mai corretta con la magia, per quanto pessima potesse essere.

 

*Omaggio al ruolo di allenatore di calcio, interpretato da Robert Carlyle, nel film “Jimmy Grimble”

 



Note dell'Autrice
Che prompt questo! Quando l'ho visto ero entusiasta e, piano piano che mi avvicinavo a scriverlo, ho cominciato ad avere una certa paura. Cadere nel banale -spero seriamente di non averlo fatto- era un grande rischio e, per semplice potesse sembrare, volevo davvero farlo bene questo prompt. Ho già su "Vita da genitori" di Belle e Gold e non volevo farne un doppione, così ho deciso di catturare un momento precedente alla nascita di Rose (ho chiamato così la loro bimba), in cui Belle cerca in tutti i modi di allenarsi per il suo futuro ruolo di madre.
Come al solito, anche per questo prompt, ho voluto dare spazio al mondo delle favole, sempre per i gusti dei lettori e per il mio piacere di scrivere di loro. Rumple forse sembrerà un po' OOC ma ho voluto correre il rischio e tener conto che lui adora i bambini e che non li lascerebbe mai nei guai, di fronte alle ingiustizie che lui stesso ha subito. Quindi, se davvero è OOC, non vogliatemene, l'ho fatto in buona fede.

Ah! Quasi dimenticavo. Ho lasciato delle piccole citazioni delle puntate, ma non ho messo le note. Come al solito, la mia pigrizia ha il sopravvento. Devo scusarmi anche di questo. L'unica che ho messo è quella sul riferimento a un ruolo interpretato da Roberto Carlyle in un film che ho adorato da piccola e che adoro tutt'ora. Mi è molto piaciuto il contest sui ruoli di Robert e non ho potuto parteciparvi, per mia ignoranza sulla sua filmografia. Così, per ringraziare chi l'ha ideato e chi vi ha partecipato, ho voluto inserire questo piccolo - forse un po' insulso- particolare.
Ora, prima di passare ai ringraziamenti, voglio augurarvi una buona lettura, anche se probabilmente è tardi, se siete arrivati a questo punto.
Un grazie a padme83, Lady Clopette (anche per aver recensito il secondo capitolo), Ariki e Stria93 per aver recensito il capitolo precedente.  I vostri commenti mi fanno sempre sorridere e mi risollevano ogni volta. Grazie di cuore, davvero.
Un grazie, infine, a tutti i lettori silenziosi. Spero che anche questo prompt vi sia piaciuto.
  
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