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Autore: PaleMagnolia    11/10/2008    1 recensioni
Il giovane, benestante Keith Finnegan viene ritrovato, morto, nel garage di casa sua. Nè Richard, l'ex fidanzato, nè la sorella Nicole credono che si tratti di suicidio. Richard indaga in sordina, cercando al contempo di non perdere il posto di protagonista nell'opera Le Corsaire, ottenuto in parte grazie al suo talento e in parte alle raccomandazioni di Keith. Le cose si complicano quando Elizabeth, prima ballerina della compagnia, diventa una presenza troppo assidua nella vita di Richard...
Genere: Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Richard si sedette al tavolo della cucina e si mise a sfogliare le pagine dell’elenco in modo febbrile

Richard si sedette al tavolo della cucina e si mise a sfogliare le pagine dell’elenco in modo febbrile.

Grundy, Guard, Guerrant, Guerrero, Guess, Gulley, Gunn, GunningScorse i nomi col dito, finchè non trovò quello che cercava.

Gunson!

Richard sorrise, trionfante, quando il suo dito indicò il numero di telefono di Gunson, John, residente in G. Washington Road 153/B, Manhattan.

Per scrupolo, continuò a scorrere i nomi fino all’ultimo Gunson, per accertarsi che non ci fossero omonimi.

E qui ebbe la prima sorpresa. Perché dopo Gunson, Rodney, Gutowski, Dmitri,e Haaney, Colleen, c’era un Hamilton, Charles, residente a Cross Bay Boulevard, 1202, Queens.

L’unico Hamilton, Charles dell’elenco.

Che coincidenza, pensò Richard.

Entrambi nella stessa pagina.

E che strano, pensò, che Keith conoscesse qualcuno del Queens; e che abitava sulla Cross Bay, fra l’altro.

Per quanto ne sapeva, su Cross Bay c’erano quasi solo alberghi e residences da pochi soldi, abitazioni anonime ed economiche predilette da piccoli spacciatori, operai, impiegati sottopagati. Non certo la fascia sociale in cui Keith era solito cercare degli amici.

Pensò di essersi sbagliato.

Forse i due testimoni di Richard erano di un’altra città, o magari del New Jersey, dove aveva dei parenti; o addirittura del Maryland, dove aveva frequentato l’Accademia Militare di Annapolis, spinto dal padre; uno dei tanti college della sua tortuosa carriera scolastica, da cui era stato cacciato per droga.

Decise di fare comunque un tentativo.

Compose il numero di Charles Hamilton, che rispose al primo squillo, facendo sobbalzare Richard per la sorpresa.

“Chi è?”, chiese una voce maschile, rauca, da vecchio.

In sottofondo, Richard poteva sentire uno speaker commentare una partita di baseball.

“Chi diavolo è, ho chiesto!”, disse, con un tono iroso, ma confuso, da ubriaco.

Richard era certo che una voce come quella non potesse appartenere ad un amico di Keith: a qualcuno di cui lui si fidasse al punto di farlo assistere alla stesura del suo testamento.

Ma aveva chiamato, quindi tanto valeva accertarsene.

“Mr. Hamilton? Sono Richard Williams, un amico di Keith Finnegan…”

Chi?”

Richard chiuse il telefono, guardando davanti a sé, come in trance.

Rimase seduto fissando la parete, il cuore che batteva forte.

Pensò che avrebbe dovuto chiedere spiegazioni a Wilkes, il giorno dopo.

Tentò, per scrupolo, anche l’altro numero.

Un’allegra voce femminile rispose al telefono.

“Chi parla?”, chiese, vivace.

“Signora? Sono Richard Williams, vorrei parlare con mr. Gunsen, se è possibile.”

“Mi spiace, mr.Williams, mio marito non è in casa. Sapesse quante chiamate ricevo, da quando è partito per il Messico! Lei è un suo studente?”

“No, sono… Non importa. Sa dirmi quando torna?”

La donna rise, un riso squillante.

“Oh, santo cielo, no! Non sarà a casa prima di aprile, forse maggio! Sa come sono, questi viaggi di ricerca.

John è partito appena prima di Natale, dicendomi che non sarebbe tornato prima di sei mesi. E io che pensavo di essermi accaparrata un uomo tranquillo, quando ho sposato un insegnante di arte precolombiana; sa, io e John avremmo dovuto andarci insieme in Messico, però all’ultimo momento…”

Ma Richard non l’ascoltava più.

John Gunson era in Messico, il giorno in cui avrebbe dovuto firmare il testamento di Keith.

, pensò, scendendo le scale per restituire l’elenco a mrs. Benteen. Wilkes avrebbe decisamente dovuto dare delle spiegazioni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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