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Autore: Bolide Everdeen    11/10/2014    3 recensioni
Rose Weasley vive nel Mondo Magico ai giorni nostri.
Iris Mellark vive a Panem, secoli dopo Rose.
Apparentemente, queste due ragazze non avranno mai l'occasione di incontrarsi.
Ma c'è qualcosa più potente del tempo, più potente dello spazio.
Cosa?
Il destino.
E quando il destino tesse una trama, non si potrà mai modificare: si avvererà, anche attraverso delle lettere.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bimba Mellark, Bimbo Mellark, Katniss Everdeen, Nuovo personaggio, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 16

Seicento anni e mezzo fa

Rose

2677

«Rose, va tutto bene?»

È la voce di Iris, l'unica cosa che risuona nel nulla totale di queste macerie.

Il mio periodo di permanenza all'ospedale è stato di cinque giorni, per gli ultimi accertamenti. Mi è dispiaciuto, perché non aspettavo altro di uscire, per scoprire se c'era ancora qualcosa qui, nel mio luogo di nascita.

Sarei voluta partire subito, appena tornata a casa di Iris. Ma, se c'è una cosa che ho capito passando questo periodo nel futuro, è che lei è estremamente protettiva. Anche troppo.. Perciò, aveva paura a portarmi subito, senza contare che sono stata l'unica persona a usare il teletrasporto e sono ancora intera.

Quindi, ho aspettato. Fino ad arrivare fino ad oggi.

Pensavo fosse una cosa da nulla, non avevo paura, ero sicura di venire qui e di trovare la Tana intatta, teste rosse che ancora resistevano e si divertivano sul prato. Ma, quando Iris ha digitato sulla macchina del tempo la data di oggi e le coordinate della Tana, ho iniziato ad avere i primi dubbi. E se non ci fosse più nulla?

E così è. Davanti a noi, solo polvere marrone, insensata polvere marrone; terra, con pochi sprazzi di colore.

Come ha fatto a ridursi così?

«Sì... penso di sì.» Solo dopo una pausa di chissà quanto tempo, apro la bocca e rispondo. Ma sto mentendo. È come se fossi... vuota. Se una parte di me si fosse disintegrata, vedendo che non ce l'abbiamo fatta, e non so neanche il perché.

No. La mia mente lo rifiuta, crede che siano scappati, abbiano trovato un posto sicuro.

Ma mi chiedo perché: l'aria qui è perfettamente respirabile, e penso che con un po' di fatica e l'aiuto della magia, sarebbe possibile ricostruire la Tana.

E poi, chi combatterebbe per un cumulo di macerie, se non il legittimo proprietario?

Basta. Scaccio le idee dalla mia testa, e cerco di convincermi che i miei discendenti sono vivi, al sicuro da...

Al sicuro da cosa?

Nonostante cerchi l'ottimismo negli angoli più remoti del cervello, non lo trovo.

E tutto si condensa in piccole gocce che scappano dai miei occhi.

«Rose? Dai, Rose, non piangere...» cerca di convincermi Iris. Annuisco, ci provo, ma loro non accennano a fermarsi.

«Ehi. Non vuol dire nulla. Probabilmente condividono il tuo stesso sangue, quindi non possono che essere dei duri, come te. Sono sicuri che siano ancora vivi.»

Iris, con una mano sulla mia spalla, non sembra abituata a trovarsi in queste situazioni, ha una voce quasi imbarazzata. E questo mi fa apprezzare ancora di più il suo sforzo.

Annuisco, ancora una volta. Provo a credere alle sue parole, ad inghiottire tutto quanto. «Ne se sicura?»

«Non penso che lo direi, altrimenti» replica lei.

Non sta mentendo, lo sento.«Grazie» sussurro.

«Non c'è di che. Esprimevo solo la mia sincera opinione» continua lei, alzando le spallucce. E la mia idea che sia la prima volta che consoli una persona persiste, come testimoniano le sue guance arrossite.

Poi, arriva uno strano impulso, che mi spinge a sedermi sulla terra nuda, rischiando di sporcare tutto il retro dei pantaloni di quel marrone secco che una volta era l'erba. Con calma, stirando le gambe su una piccola discesa che si trova lì.

«Che fai?» domanda Iris.

Automaticamente, sorrido. «Quando hai inviato la prima lettera, io ero qui. In pratica... è il luogo in cui ci siamo conosciute. Seicento anni e mezzo fa.»

Fa quasi ridere, come frase. Suona ridicola, ma è reale.

Un timido sorriso spunta anche sulla sua faccia.«Già, è vero. Seicento anni e mezzo fa.»

«È passato un bel po' di tempo» continuo io.

Qui, spesso, giocavo con i verdi, sottili fili dell'erba facendo i compiti delle vacanze.

È un movimento che mi viene naturale riprodurre, ma non c'è niente.

Non importa. So che sono il sicuro, perché hanno il mio stesso sangue.

Il sangue di “una dura”.

 

Iris

2677

L'aria qui, dove dovrebbe sorgere la Tana., soffia piano, culla il caldo che però resta e mi vibra per tutte le ossa. Rose mi ha raccontato che qui, anche in estate, la pioggia era piuttosto frequente*. Probabilmente è un cambio dovuto agli anni di cambiamento, quelli passati da quando lei passava qui le vacanze.

Rose è ancora seduta, sta guardando la terra, passando la mano sopra che capire se è reale oppure no. La lascio nel suo limbo, dovrà capire da sola ciò che è successo, io non c'entro nulla. Non sento che posso giudicare, ma solo consolarla.

Per me, possono essere sopravvissuti come no. Ma una parte della mia mente sente che propende per la prima opzione, e che quanto detto prima a Rose è vero.

La mia razionalità è sicura solo che lei sia una dura. Se lo stesso vale per i suoi eredi, non so, e probabilmente è un dubbio che non potrò mai risolvere.

«Mi piace, questo posto. Anche così» lacera il silenzio la mia amica.

Non condivido le sue opinioni, con tutto questo calore addosso e nulla intorno. Mi sento... persa. Ma ho dato a Guinnes l'ordine di prenderci dopo un'ora, e, secondo i miei calcoli, sono appena passati dieci minuti; per un totale di altri cinquanta minuti da passare qua.

È stata una manovra rischiosa, anche perché non sapevamo cosa potessimo trovare. Ma era impossibile trattenere Rose dalla curiosità di conoscere i nuovi Weasley. Ho provato a farla ragionare, a rimandare, ma siamo venute lo stesso qui. A nostro rischio e pericolo.

Ma siamo ancora vive, con cinquanta minuti da scontare in una terra desolata, prima che lei riparta.

«Allora, cosa stavi facendo quando è arrivata la lettera?» cerco di ravvivare la conversazione.

E ci riesco. Ascolto Rose mentre parla di quel momento, per poi sviare sui compiti, su suo cugino Fred, su quanto sia sgradevole Scorpius, la sua famiglia numerosa, per poi passarmi la parola, sentirmi raccontare di Klewen, di Guinnes, della macchina del tempo, degli Hunger Games.

«Tu ne avresti paura?» mi chiede, interrompendomi nel racconto, Rose, riguardo ai giochi.

Ne avrei paura?

«Penso di sì» rispondo, senza rifletterci troppo, per poi aggiungere:«In realtà, non saprei. Non ho mai vissuto in una situazione del genere, ma sono troppo poco coraggiosa per resistere al terrore di una cosa del genere. Dopotutto, tutti ne avevano paura.»

Restiamo in silenzio per un po'. A questo punto sarebbe normale che io le rimandassi la sua stessa questione, ma non m'interessa. Credo che la paura sia un'emozione privata, non è semplice ammettere di averla.

In realtà, è lei a continuare, senza che io le chieda nulla.«Io ne avrei. E anche abbastanza. Ma non solo per la situazione degli Hunger Games, ma per tutto. Non poter uscire dal distretto. Essere costretta a rimanere lì, senza potere fare niente senza infrangere la legge. Rimarrebbe solo il rischiare.»

Rischiare. Esprimo la mia opinione: «Io non so se rischierei. Solo se intorno ci fossero delle persone a cui vorrei veramente bene, che morire senza fare nulla sarebbe impossibile.»

«Io non credo che ci penserei due volte. Tanto sarei io, e non avrei nulla da perdere» ribatte lei.

«Già» lascio in sospeso la conversazione. I secondi di silenzio si dissolvono solo quando guardo l'orologio, e scopro che «Mancano cinque minuti a quando Guinnes ci riporterà a casa. Dobbiamo sbrigarci.»

«Ok.» Rose si prepara, dando un'occhiata intorno alla desolazione.

«Ehi, non penso che dovrai ricordare molto. Vedrai questo posto fra poco» le ricordo, cercando di smorzare la situazione.

Lei mi guarda, aggiungendo:«Seicento anni e mezzo fa.»

Sorrido, un'altra volta.

«Seicento anni e mezzo fa.»

 

È stato così. Tanto intensa, quanto impossibile.

Probabilmente, impossibile non si può dire, considerando che è successo. E perché, quando è il destino a pianificare le sue anche (e spesso) strane trame, la parola “impossibile” sparisce dal vocabolario.

Ci sta che abbia lasciato la storia un po' in sospeso, quindi ecco un breve riassunto di come è finita: Rose è (forse, considerando in che anno si trova, è meglio usare l'imperfetto) alla Tana, per passare la fine dell'estate, inviando i suoi resoconti delle giornate a Iris, che le divora con curiosità e poi fa altrettanto.

Insomma, seicento anni e mezzo non riescono ancora a separarle.

Ed io? Be', io passo ancora le giornate a punzecchiare Iris, ma dopotutto sono curiosa anche di sapere cosa succede a Rose. Poi, chissà, ci sta che un giorno io e la mia migliore amica potremmo andare nel 2021 a trovarla. Anche se siamo solo due “babbane”, non credo che ci accoglierebbero con tanto calore.

E ovviamente, Rose ha omesso totalmente la parte in cui è venuta qui per qualche settimana beccandosi anche una coltellata nel fianco. Ma sono problemi suoi.

Be', mi sa che arrivato il momento di salutarvi. Vado a cenare da Iris, ringraziando che è ancora viva.

Ovviamente, è tutto merito mio. Sono troppo forte, ragazzi.

Spero di non avermi annoiato. Ma sono sicura di non averlo fatto.

Sono Guinnes Keids Tate, come potrei?

 

*Luoghi comuni sulla Gran Bretagna. Se sono veri o no, so una semplice. Ma intanto lo scrivo.

 

Spazio autrice

Ragazzi... ce l'ho fatta!

Signore e signori, Bolide Everdeen vi ha presentato “Lettere dal destino”, terza storia che è riuscita miracolosamente a portare alla fine e, sinceramente, la migliore. Considerando che la prima è un ammasso di cavolate incoerenti, la seconda l'ho scritta su Selena Gomez (!) quando ero sua fan...

Probabilmente, la prossima long che finirò, nello spazio autrice potrete leggere “Considerando l'indecenza di “Lettere dal destino”, questa non è poi tanto male”.

Che dire? Non ho riletto ancora il capitolo, ma penso che sia venuto piuttosto bene. E l'idea di rendere Guinnes la narratrice della parte finale (e anche del primo capitolo, non si riconosce molto) mi è venuta adesso, mentre scrivevo, approfittando del fatto che fosse solo per citare nel capitolo. E poi, dovevo chiudere in bellezza.

Probabilmente, qualcuno mi odierà per questa rivelazione. Ma va bene lo stesso.

Quiiindi... ho un po' di storie in programma, fra cui un paio di originali, una o due su HG, un'interattiva, un crossover, una su Divergent e forse anche un'altra su Ed Sheeran. Ma il problema è che nessuna è ben sviluppata, quindi non so cosa farò.

Probabilmente, scriverò un po' di one shots e poi vedremo.

Naturalmente, ringrazio che segue, ricorda, preferisce o recensisce, o l'ha fatto. Grazie mille.

OK. Iris, Rose, Guinnes & il resto vi saluta.

E anche io, ovviamente.

Spero che la storia vi sia piaciuta,

Bolide

 
  
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