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Autore: Beautiful Lie    14/10/2014    4 recensioni
(Dicembre, 1975)
«James, secondo me devi lasciar perdere. Non puoi costringerla ad uscire con te.»
Quarantadue, si disse Sirius. Aveva sentito quella frase già quarantadue volte dall’inizio del mese. Meditare il suicidio era una delle poche soluzioni rimaste. Quello, o mangiare tutte le frittelle di Moony. Decise che la seconda al momento sarebbe stata più efficace.

[Wolfstar] Di quando James prese la grande decisione di versare un filtro d’amore nel calice di Lily, la pozione venne bevuta da un Serpeverde con una prorompente appendice nasale, e Remus sapeva che sarebbe andata a finire così.
Genere: Comico, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Peter Minus, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Sirius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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5. We magnetize my moral compass

«Quella cosa là in fondo somiglia all'appendice nasale di Mocciosus. Quindi, o mi sto confondendo con il pomello di una porta, oppure li abbiamo trovati. James ha la faccia strana.»

James-con-la-faccia-strana trascinò Severus verso di loro. «Abbiamo bisogno di un bezoar,» disse indicandolo con un dito come se tutto avesse un senso. E poi, giusto per sicurezza, «Funziona con un bezoar, vero?» Peter al suo fianco strinse il foglio spiegazzato ancora più forte, la realizzazione che pian piano si faceva strada sul volto di tutti.

«Lily, è un piacere vederti,» salutò Remus con un sospiro. Lily, ancora perfettamente in sé.

Tempo fa Moony decise che per nulla mondo avrebbe detto le tre parole che nessuno vorrebbe mai sentirsi dire una volta combinato un disastro. Ma sono lì, sulla punta della lingua, e tentano di sgusciare fuori contro la sua volontà come serpenti. Le sue labbra stanno prendendo la forma giusta, sente già il suono bloccato in gola. “Ve l'avevo detto,” è scritto a caratteri cubitali sulla lavagna della sua mente; la mano strategicamente posizionata davanti al viso, casomai dovesse essere visibile anche dall’esterno.

«A voi due invece cosa è successo? Siete scomparsi all'improvviso. Traditori, non riesco a credere che mentre Snape cercava di impiastricciarmi la faccia con la sua saliva voi non eravate con me.»

«Per goderci lo spettacolo?» borbottò Sirius, ancora piegato in due dalle risate. E poi, vagamente imbarazzato. «Moony aveva—

«Un problema. Sicuramente meno grave del tuo. Tutto risolto.» Remus sentì la mano di Sirius scaldargli la spalla. James gli lanciò un'occhiataccia. «Comunque,» continuò schiarendosi la voce. «Un bezoar funziona come antidoto contro molti veleni, perciò credo che anche nel caso di Snape vada più che bene. Peter ha avuto una bella trovata.»

«Allora andiamo a cercarlo nel laboratorio di Pozioni. Quella roba credo sia abbastanza rara. Si trova dentro le pecore, giusto? Cristo, Potter. Questo disastro è l’ennesima dimostrazione del perché non voglio uscire con te.» Lily parlava con voce forte, la coda di cavallo ormai disfatta e la fronte corrugata. James pensò che era bellissima, che non avrebbe mai trovato le parole giuste per dirglielo.

«Senti,» ricominciò lei dopo qualche minuto di silenzio. «Mi assicuri di non avere davvero picchiato Severus?» Lei e James camminavano ai lati di Snape, mentre Peter trotterellava a qualche metro di distanza.

James dovette mettercela tutta per non fermarsi all'improvviso e lasciar scivolare a terra il peso morto che stava trasportando. «Non farei mai una cosa del genere, sono un idiota e l'idea della pozione è la prova materiale che l'unico motivo per cui mi hanno affibbiato un cervello era di non far impolverare la testa, ma ti assicuro che non ho ridotto io Snape così.»

«Lo sapevo, sai?»

«Che non ho picchiato Snape?»

«No, che sei un idiota,» rispose lei con un sorriso. Ed era proprio quel sorriso a tradirla, la prova che dopotutto anche Lily come tutti loro aveva bisogno di avventure per sentirsi viva.

Lei si girò verso Peter, e James colse l’occasione per studiare il volto di Snape senza essere visto. Era strano trovarselo così vicino al suo viso, senza la solita distanza e l'odio per la maggior parte immotivato che solitamente li divideva. Gli occhi scuri lo guardavano con aria amorevole, l’area violacea a sinistra del naso che ancora non accennava a sgonfiarsi.

«Cucciolotto, ti piace guardarmi?» chiese lui con tono affettato. James aveva la nausea. Doveva trovare quel bezoar il più presto possibile.

***

James tirò un sospiro di sollievo.

Remus aveva acconsentito a cercare degli incantesimi appropriati che li avrebbero aiutati a minimizzare il rischio che Snape scoprisse troppo sulla Stamberga, mentre Peter l’aveva nascosto da qualche parte. Trascinato, più che altro.

«In qualche modo finisce sempre così,» borbottò, più a sé stesso che a Sirius.

«Non abbiamo mai rubato bezoar.» Ci pensò un attimo e poi rettificò, «Almeno non da sobri.»

James aveva lo sguardo altrove, in cerca della porta giusta. «Sai cosa intendo.»

«Purtroppo lo so. Te lo dico una volta per tutte in veste di migliore amico più bello e intelligente. Lasciala perdere, bisogna accettare la sconfitta. E poi è violenta, Prongs.»

«È difficile da spiegare, ma non posso rinunciare a Lily. Non posso, sento che siamo destinati a stare insieme, che c’è qualcosa fra di noi che cambierà le cose. O forse non c’è ancora, ed è quello il problema.»

«Stronzate,» disse Sirius con una scrollata di spalle.

«Non credere che non mi renda conto di aver combinato un casino. Che non mi renda conto di aver esagerato, una volta di troppo.» James strinse i pugni, le nocche bianche. Non era quello che Sirius voleva sentirsi dire, ma lo disse lo stesso.

C’era una grande differenza fra loro, e James sapeva che ciò che innervosiva Padfoot non era affatto doversi assumersi le proprie responsabilità, visto che lui stesso ne era incapace. Sirius agiva d’istinto, non temeva le conseguenze perché non ci pensava nemmeno. Il problema era che James, ancora una volta, aveva dimostrato di tenere a Lily Evans un po’ troppo – di essere fedele. E Sirius la fedeltà la voleva tutta per sé.

Entrambi continuarono a camminare evitando gli studenti che uscivano dal laboratorio, i volti stravolti e i vestiti bruciacchiati. James richiuse la porta alle sue spalle, il lucchetto che scattava ad accompagnare i suoi pensieri. Non si erano nemmeno accorti di essere già arrivati.

«Quando sarai innamorato anche tu forse capirai che non sto tradendo nessuno.»

Sirius rise, perché non dire nulla era la cosa più facile. Dopo qualche secondo aggiunse, «Lo apri tu o lo apro io?»

James tirò fuori la bacchetta e cominciò a tentare una serie di incantesimi per far saltare la serratura della dispensa. Non era chiusa bene, probabilmente perché qualcuno degli studenti appena usciti non vi aveva prestato attenzione, perciò non impiegarono più di un quarto d’ora. L’armadietto delle scorte sapeva un po’ di legno marcio e un po’ di frutti di bosco; gli alambicchi erano ordinati per colore e forma, e una targhetta di ottone sotto di ognuno ne elencava gli ingredienti. Sopra le fiale giacevano i libri che Sirius e James prendevano in prestito ogni volta che il loro rimaneva sul fondo del baule. Era strano vederli in quel contesto, mentre infrangevano una regola dopo l’altra.

«Guarda quella cosa bitorzoluta. Sembra una cacca, ma sono quasi sicuro sia il nostro uomo. Prongs, mi dispiace dirtelo, ma non toccherò nulla che si trovasse precedentemente all’interno di ruminanti.»

«Devo portarlo fino alla Stamberga?» chiese James inorridito.

«Devi ficcarlo in bocca a Piton, che credo sia una prova ben più dura.»

James gli lanciò uno sguardo poco convinto, e poi duplicò il bezoar. Lasciò la copia al suo posto e nascose l’altra fra la camicia e i pantaloni, cercando di non pensare a pezzi di pecora che entravano in contatto con la sua pelle. Riaprì la serratura e poi uscirono non appena il corridoio fu libero.

«Me lo diresti, vero?» sbottò James, una volta arrivati al passaggio per la Stamberga.

«Non sono esattamente il tipo che si trattiene—

«È proprio per questo che è strano.»

«Credo che il bezoar stia avendo strani effetti su di te, Prongs. Forse posso portarlo io. Non voglio essere circondato da pazzi ancora per molto.»

James scacciò i pensieri molesti con una scollata di spalle. «Colpa tua,» affermò, tendendo l’oggetto deforme come fosse una cosa morta, uno sguardo subdolo stampato in viso.

***

Lily aspettava appoggiata ad una colonna, libri stretti al petto e labbra contratte. Quando i due ragazzi si furono avvicinati abbastanza, spiegò loro gli ultimi avvenimenti.

«Eccovi, finalmente. Remus ha trovato qualcosa di interessante. Non sono incantesimi al nostro livello ma, mi dispiace ammetterlo, James riuscirà ad eseguirli comunque. Potremo immobilizzarlo e riportarlo dagli altri Serpeverde senza problemi.»

«Gli hai appena fatto un complimento?» chiese Sirius, lanciando un’occhiata ambivalente a Lily.

«Era un commento oggettivo. Ora, posso scambiare due parole con lui? Poi vi lascio andare, ne ho avuto abbastanza di voi Malandrini e grazie tante.»

Sirius si passò una mano fra i capelli, lanciò un’occhiata confusa ad un altrettanto confuso James e poi si fece indietro, improvvisamente interessato alla serie di armature arrugginite che li circondavano. Lily aspetto che Sirius fosse abbastanza lontano e poi cominciò quello che doveva essere un discorso già preparato.

«Voglio, voglio essere onesta con te. Tu non mi piaci, e non lo dico per essere tallonata da un Grifondoro voglioso e dai suoi amici all’infinito. Lo dico perché sei un egoista e, al contrario di te, Snape non lo è. So che da qualche parte nella tua testa puoi trovare gli strumenti giusti per capirlo. Sto cercando di dirti che puoi cambiare, Potter. Puoi cambiare, ma per farlo devi renderti conto di quello che sei adesso.» Fede un bel respiro e poi continuò, «Finita questa storia portate Severus in infermeria e poi cerca di scoprire chi l’ha conciato così, per favore. Sarò buona e non dirò nulla a chi di dovere.»

Lily fece due passi all’indietro e sorrise. Senza aggiungere altro si voltò verso i dormitori femminili, i libri ancora nella stessa posizione di quando l’avevano incontrata. James non aveva parole, non aveva nemmeno pensieri. Sentì solo qualcosa dentro di lui andare in pezzi. E un rancore nei confronti di Lily che pian piano si faceva strada nel suo corpo paralizzato. Rancore, o voglia di smentirla. Ancora non ne era sicuro.

***

«Grazie al cielo siete arrivati. Cominciavo a credere che sarei dovuto rimanere qui per il resto della mia vita, mentre Snape tenta di aggredire chiunque pronunci il nome di James.» All’improvviso un urlo estatico ricordò loro perché si trovassero lì invece che a Trasfigurazione con i Tassorosso. «Per l’appunto.»

Remus aveva i capelli spettinati e una macchia di cioccolato sul mento, l’unica prova che testimoniasse quanto ne avesse effettivamente mangiato quel pomeriggio – insieme ai brufoli che gli sarebbero spuntati nei giorni successivi.

«Ha tentato di—

«Peter è in catalessi da quanto Severus gli è caduto addosso e ha deciso che la sua pancia era troppo comoda per spostarsi. Insomma, avete questo bezoar, o no?»

«E quindi, Wormtail, come ti senti ad avere tutta questa intimità con un ragazzo?» chiese Sirius facendogli l’occhiolino e tirandogli una pacca sulla spalla. Peter tentò di nascondersi sotto terra, l’espressione da topo che tradiva i suoi istinti.

«Dovresti saperlo,» borbottò Remus senza pensarci, un po’ troppo ad alta voce. Sirius si bloccò all’improvviso e James rimase in silenzio un secondo in più del necessario e poi Remus si rese conto di ciò che aveva detto e deglutì per evitare di strozzarsi. «Insomma, viviamo in un dormitorio maschile, dovremmo saperlo tutti. Tutto ciò non ha senso. James, Lily è andata via prima che entrassimo nella Stamberga. Ha detto che voleva dimenticarsi di questa storia, e della tua faccia, il primo possibile.»

«Sì, l’ho incontrata. E mi ha più o meno ripetuto che mi odierà per il resto della vita. Sistemiamo questa cosa e andiamo a mangiare, vi prego.»

Remus porse la mano, pronto ad infilare in un modo o nell’altro le interiora di pecora nella gola di Snape. Chiuse gli occhi cercando di non fare caso a quello che faceva, ma dovette riaprirli non appena si rese conto della schiuma e della saliva che gli stavano, in tutta sincerità, insozzando il suo maglione preferito.

Dopo qualche secondo Snape smise di sbavare, ebbe uno spasmo e poi non si mosse più. Sirius e James protesero la testa a debita distanza, in cerca di segnali.

 «Potter,» gracchiò poi una voce inconfondibile ancora roca per lo sforzo. Melliflua, somigliava in modo terrificante al sibilo di un serpente. «Scommetto che è tutta colpa tua. Ah, quello è Black?»

«Prongs. Prongs, fa’ quello che devi fare, maledizione.»

James borbottò un incantesimo sottovoce e seguì i movimenti lenti di Severus Snape che, senza preavviso, scivolo incosciente per la seconda volta. Il tonfo del suo corpo sul legno li fece sobbalzare appena.

«Dite che è perché la capra fa schifo, oppure ce l’abbiamo fatta?» mormorò Remus.

«Moony, per favore. È morto, l’abbiamo ucciso.»

«Si muove?»

«Toccalo con la bacchetta, Peter.»

«Non— Non voglio avvicinarmi troppo. Credo sia pericoloso.»

«Hai portato il Mantello? Ecco, nascondetelo sotto, così.»

«Voglio dormire per mille anni.»

 


6. Epilogo: No alarms and no surprises

“Find a thread to pull and we can watch it unravel
But this is just the start / We'll find out who we are.”

 

C’era qualcosa di disarmante nella quotidianità del castello; si nascondeva nei piccoli gesti, quelli ripetuti e ormai spontanei a cui non si pensa nemmeno. Per Remus il segreto stava nella consapevolezza di un futuro imminente, ma ancora lontano. Stava nel poterci riflettere solo qualche minuto, su quella consapevolezza. Sul divano, senza preoccupazioni, come se non fosse davvero importante.

«Vedo del fumo,» lo interruppe Sirius. «Un penny per i tuoi pensieri?»

«Credo sia la pergamena di James, in realtà.»

Sirius gli tirò una pacca leggera sulla spalla. Anche lui, come Remus, stava aspettando di vedere James che fissava il foglio con sguardo vacuo da diverse ore afferrare la piuma e cominciare a scrivere il suo tema. Ormai era diventata una questione di principio.

«Credi che ci senta?» chiese Sirius grattandosi il naso. Ma James non accennava a muoversi.

«Ne dubito, io gliel’avevo detto che non sarebbe riuscito a finire quella ricerca in un pomeriggio.»

E poi, ancora più sottovoce, «Credi che ci veda?»

Remus sorrise. «Sirius, ne abbiamo parlato.»

E ne avevano parlato, davvero. Per qualche secondo, durante una lezione di Storia della Magia in cui tutti i presenti eccetto loro sembravano essere assorti in un peculiare torpore. Sirius aveva detto, “Dovremmo? Sai, gli altri—” E Remus aveva risposto, “Assolutamente no.” E poi erano rimasti immobili per un po’, continuando quella conversazione con gli occhi.

Remus tentò di aprire la bocca per chiarire il suo punto di vista, ma James sollevò la testa di scatto. Ebbe un momento di lucidità in cui si guardò attorno confuso, per poi decidere di spostare piuma e calamaio a lato e abbandonarsi a una vera dormita. Sorrideva leggermente, le sopracciglia aggrottate.

Sirius, che all’improvviso sembrò dimenticarsi di tutto il resto, si alzò di scatto come in preda ad un’epifania, prese la bacchetta dalla tasca posteriore dei pantaloni e cominciò a scarabocchiargli la faccia. Peter trattenne il fiato per non ridere, il suo volto tinto di una strana sfumatura di rosso.

Remus invece scosse la testa rassegnato ed esalò un sospiro, allungando i piedi per occupare anche il posto che fino a qualche minuto fa Sirius aveva scaldato. Era quasi ora di cena e James ci avrebbe impiegato ore a togliersi quella roba.

«Si vendicherà, non è vero?» chiese Peter.

«Purtroppo è proprio questo il punto.»

«Oh, insomma,» cominciò Sirius. «Non credo ci sia bisogno di elencare tutti i disastri in cui siamo finiti per colpa di questo Malandrino, a cominciare da Severus Snape che ci trotterella alle calcagna. Impiastricciargli la faccia non la considero nemmeno una punizione adeguata.»

Remus chiuse il libro. Aveva cominciato a rileggere la stessa frase senza capire, segno che ormai sarebbe dovuto fuggire in biblioteca, o rinunciare. «Padfoot, guarda che l’idea dell’Amortentia è venuta a te.»

«No,» rispose lui. Ci ripensò un attimo e dopo aver lanciato un’occhiata a Peter – che, mani avanti, aveva deciso di tenersi fuori dal conflitto – aggiunse, «Va bene, forse sì.»

«Puoi dirlo, che tu gliel’avevi detto. Si vede che muori dalla voglia.»

Sirius si allontanò in punta di piedi da James e riprese il suo posto sul divano, senza preoccuparsi di spostare Remus. «Moony me l’aveva detto, ma la verità è che non gli dispiace per niente.»

«Lo sai che se mi dispiacesse non sarei qui,» rispose. E Remus per ovvi motivi non poteva vedersi in faccia, altrimenti avrebbe notato il brillio di sempre, quello che a fine giornata riaccendeva i loro entusiasmi; quello che non brillava mai come Padfoot, ma lui non era mica una stella. Quello che, dopotutto, era il collante fra lui e Sirius.

Sirius, che forse sapeva anche più di quanto non si rendesse conto, che cercava un contatto persino adesso, perché lui aveva bisogno di calore – sempre e comunque. Aveva bisogno di sentire Remus e avere la certezza che fosse ancora lì, sorriso stanco e vestiti sgualciti inclusi.

Prima o poi forse avrebbero affrontato il discorso, avrebbero parlato del futuro e dei cambiamenti – in loro, e negli altri – che li avrebbero pian piano resi più disillusi, più esperti. Prima o poi, perché adesso non erano ancora pronti.

Ma loro, dopotutto, avevano davvero tutto il tempo del mondo.


 


N/A Ed eccoci arrivati alla fine – con una settimana di ritardo ma tralasciamo. Questa è stata la prima long che ho scritto e anche se non è poi tanto long perché il font gigante inganna, inevitabilmente mi ci sono affezionata. Mi sono affezionata ai Malandrini e al loro modo di prendere con leggerezza le cose; loro, che sono praticamente il carpe diem fatto persona. Remus e Sirius non si sono proprio chiariti, così come James non si capisce bene cosa abbia per la testa e se Lily voglia staccargliela o meno. È stata una scelta voluta, perché come finiscono questi quattro lo sappiamo tutti, ma rimane sempre un po' di what if che ognuno può interpretare come meglio crede. Okay, adoro i finali aperti. Non mi ricordo se l'ho già detto da qualche parte o no, ma questa fanfiction è stata influenzata alla grande da una bellissima cosa chiamata The Shoebox Project. Se non sapete cos'è, beati voi: passerete le prossime settimane a leggerla in preda a una crisi mistica. Detto questo, ringrazio tutti coloro che hanno letto/preferito/seguito Succo di Zucca, in particolare chi ha lasciato una traccia. Mi avete fatto davvero sorridere. (: Alla prossima!

P.S: La canzone dell’epilogo è Thread, dei Now Now.

  
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