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Autore: passiflora    16/10/2014    3 recensioni
(In revisione)
Ognuno di noi custodisce dei segreti, ma quelli di qualcuno sono più grandi e pericolosi di altri.
Custodire tali segreti è un atto coraggioso e vanesio, colmo d'orgoglio: riesce a farci sentire potenti, quasi che il nostro valore si misurasse sulla capacità di resistere alla tentazione di rivelare quello che sappiamo; ci fa sentire parte di una oscura élite, ci fa sentire selezionati dal destino per portare con piacere un silenzioso ma fatale fardello. Custodire un segreto è un atto capace di far sentire qualcuno vivo e morto allo stesso tempo, ed è anche capace di corrodere l'animo di un uomo e condurlo alla rovina.
Genere: Angst, Dark, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza
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Dopo quella rivelazione i ragazzi passarono le rimanenti ore pomeridiane a percorrere mentalmente tutte le aree del circondario di loro conoscenza alla ricerca di un luogo che corrispondesse alle caratteristiche giuste. Tutti e cinque abitavano in una piccola cittadina di periferia, sviluppatasi attorno al nucleo, una volta pulsante, di un convento di frati con chiesa annessa. Intorno alla città per chilometri si stendeva solo la campagna disseminata di piccoli centri urbani, ognuno dotato del proprio piccolo luogo di culto e, probabilmente, del proprio piccolo cimitero.
Esclusero la possibilità che Thyme si fosse spinta in una delle città di maggior dimensione e rilevanza storica, distanti ognuna più di un’ora di autobus da casa sua. No, paradossalmente Thyme era stata una tipa piuttosto casalinga. Conosceva il fiorente e oscuro sottobosco di quella piccola realtà periferica e tanto le bastava, era il suo regno.
« Di cimiteri ne abbiamo almeno quattro, qui nei dintorni » osservò Pool, riportando al loro posto gli occhiali che gli erano scivolati fino alla punta del naso. « C’è il nostro, quello di Belmonte, quello sulla collina a Boccalaura e Santi Spiriti, a venti minuti di macchina, costruito cinque anni fa in aperta campagna, accanto alla strada. »
L’approfondita conoscenza cimiteriale di Pool stupì in ugual modo tutti i presenti che, tuttavia, non gli fecero domande in proposito.
« Thyme è stata trovata nel nostro cimitero » mormorò Tea. « Secondo me non dovremmo cercare molto lontano. »
« Ma nel nostro cimitero la chiesa è fuori dal perimetro. E di fronte non c’è nessuna cappella » esclamò Fred.
« Negli altri siete mai entrati? » domandò nuovamente Pool e il suo sguardo si posò involontariamente su Varga, che scrutava assorto lo schermo del computer. Le folte sopracciglia nere quasi si congiungevano, gettando un’ombra sui suoi occhi chiari. Pool distolse immediatamente lo sguardo.
« No » borbottò Varga, estraendo dalla bocca l’estremità della penna. « Ma possiamo farlo ora. »
Voltò il portatile tenendolo sulle ginocchia e mostrò ai compagni l’immagine presa dal satellite di un piccolo cimitero.
« Cimitero di Belmonte » proclamò. « Al numero civico tredici di Via Giovanni Battista. Direi che non è il nostro uomo. »
« Google Maps » ridacchio Sage. « Non è proprio uno strumento da buon detective. »
« Credi che Sherlock si sarebbe fatto degli scrupoli ad usare Google Maps? » rispose Varga, sorridendole.
« Ne dubito. Ma lui forse non ne avrebbe avuto bisogno. »
 
Tramite l’onnisciente satellite, i cinque spiarono tutto il circondario, zoomando e allontanandosi, come fossero spifferi freddi che si insinuavano tra le lapidi per poi fuggire lontano.
Dopo aver esaminato ognuno dei siti precedentemente individuati da Pool, scoprirono con sconforto che nessuno di essi corrispondeva a ciò che cercavano.
La delusione scottò i loro cuori, ma per orgoglio nessuno lo volle dare a vedere. Stavano quasi per iniziare a sdrammatizzare -segno evidente che la situazione aveva insita in sé una vena drammatica- quando Sage saltò sulla poltrona urlando : « Cazzo! ».
« Sì, cara? » esclamò Fred, sgranando gli occhi. « Si trattava di un lapsus freudiano o ti è venuto in mente qualcosa? »
« Ma certo che mi è venuto in mente qualcosa! » rispose Sage, ignorando la battuta dell’amica. Fece passare lo sguardo su tutti i presenti, studiando la pausa con consumata abilità, dopo di che spiegò: « Abbiamo pensato soltanto ai cimiteri in funzione, ma esistono anche quelli privati e quelli in disuso. E se fosse uno di quelli? »
Nel frattempo, Pool aveva preso il computer e stava digitando qualcosa. Le dita lunghe e magre, da pianista, scrivevano e riscrivevano una frase che veniva puntualmente cancellata.
« Che ne pensi, Pool? Ti ho fatto venire in mente qualcosa? » domandò Sage.
Pool le fece cenno di tacere. Tea, seduta sulla poltrona accanto a quella del ragazzo, si sporse a guardare. « Via della Resurrezione » lesse.
Varga alzò la testa di colpo. « Rsx... resurrexit? » esclamò.
« Non esistono né Via dei Risorti, né Via del Risorto e nemmeno Via Risorgimento, o qualcosa del genere. L’unica è questa: Via della Resurrezione » disse Pool, poi sospirò e voltò il portatile verso i ragazzi. Sullo schermo, il puntino rosso contrassegnato con la lettera A puntava dritto quello che sembrava un piccolo cimitero invaso dall’erba e dalle foglie secche. Non vi erano tombe a terra, ma lungo tutto il perimetro interno erano addossati ossari e mausolei. Sul lato corto, a Ovest, c’era una piccola chiesetta, distinguibile dai mausolei solo per la croce che capeggiava sul tetto. Dalla parte opposta, a ovest, un mausoleo più grande degli altri.
« Numero civico? » domandò Tea.
« Cinquantacinque » rispose Pool.
« Andiamoci » esclamò Fred, autoritaria. « Ora. »
 
   
 
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