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Autore: passiflora    18/10/2014    5 recensioni
(In revisione)
Ognuno di noi custodisce dei segreti, ma quelli di qualcuno sono più grandi e pericolosi di altri.
Custodire tali segreti è un atto coraggioso e vanesio, colmo d'orgoglio: riesce a farci sentire potenti, quasi che il nostro valore si misurasse sulla capacità di resistere alla tentazione di rivelare quello che sappiamo; ci fa sentire parte di una oscura élite, ci fa sentire selezionati dal destino per portare con piacere un silenzioso ma fatale fardello. Custodire un segreto è un atto capace di far sentire qualcuno vivo e morto allo stesso tempo, ed è anche capace di corrodere l'animo di un uomo e condurlo alla rovina.
Genere: Angst, Dark, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza
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«Latino, non ci posso credere» borbottó Varga. Erano chiusi nella macchina di Tea, imbottigliati nel traffico ma piuttosto vicino alla loro meta, e questo rendeva Varga particolarmente nervoso. O forse lo rendeva nervoso il fatto che Pool fosse giunto alla soluzione prima di lui, una soluzione che non era poi tanto difficile da raggiungere.
«Abbiamo sottovalutato Thyme» rispose Sage.
«Non c'era ragione per sopravvalutarla» sbuffó il ragazzo.
«Ma tu non ci avevi pensato, al latino. Giusto? Allora forse dovremmo sottovalutare anche te» si intromissione Tea, mentre faceva svoltare l'auto a sinistra, lungo una via poco frequentata costeggiata da fossi e belle case.
Fred ridacchió, ma il ragazzo le ignorò entrambe e si rivolse a Pool. « Come mai hai pensato al latino, Pool? » domandó. Pool si schiarí la voce, come se dovesse iniziare un discorso importante, e disse: « Quell' "rsx" mi ha in qualche modo ricordato le abbreviazioni che si usavano nei testi sacri in latino, nei cartigli che si trovano nei quadri o nei mosaici da parete, oppure nelle incisioni sulle tombe. Cose così. Anche se credo di non aver mai visto questa abbreviazione in particolare, sembra che ci stia portando da qualche parte. O almeno speriamo. »
«Fortuna» commentò Varga. 
«Lettere classiche» lo corresse sua sorella.
In quel momento, Tea arrestò la macchina di fronte al cancello di un piccolo cimitero dall'aria decadente. Edera non potata pendeva dal limite superiore del muro, avviluppando e nascondendo gli spuntoni metallici che in origine lo sovrastavano.
All'interno si potevano scorgere mausolei dalle mura ingrigite dal tempo, ultima traccia rimanente dell'esistenza della famiglia che li aveva costruiti, il cui nome era inciso sull'architrave delle porte insieme ad auguri di riposi pacifici e salvezza eterna.
A terra, un tappeto di foglie secche.
« Ho come l'impressione che sia chiuso » proclamò Sage.
« Trovi? Dovremmo chiamarti Sagace, non Sage » le rispose Fred.
Scesero dall'auto e si avvicinano al cancello. Tea afferrò le sbarre di ferro e le scosse. Quelle cigolarono, ma rimasero ostinatamente chiuse. 
« Sembra che la ricerca termini qui, infranta contro queste sbarre di ferro » commentò Pool, malinconico. Con un gesto elegante sistemò gli occhiali che erano nuovamente scivolati troppo in basso.
Il sole del tardo autunno stava già tramontando, i sulla strada lampioni si erano già accesi e il silenzio era quasi innaturale. Nessuno tranne loro sembrava volersi avventurare lungo quella via dal nome altisonante. In quel momento, ognuno dei ragazzi si sentì un estraneo indesiderato e sopportato con malcelata ostilità. Avrebbero voluto andare via, ma allo stesso modo volevano anche rimanere e soddisfare la bruciante curiosità che li divorava. Percepivano qualcosa di proibito e pericoloso dietro quel cancello e questo bastava a tenere i loro piedi incollati sulla soglia del cimitero e le loro volontà oscillanti.
Dopo un silenzio che parve infinito, interrotto solamente dal soffiare del vento della sera, Fred esclamò: « No, col cavolo che torno indietro. Io voglio sapere ora. »
Poi, ignorando i commenti stupiti degli amici, si inerpicò con agilità sul cancello sfruttando come appoggio gli intrecci di foglie e fiori di ferro che si attorcigliavano intorno alle sbarre. Superò gli spuntoni a forma di giglio che coronavano la sommità del cancello ed infine si lasciò cadere dall'altra parte. Atterrò con agilità piegandosi sulle gambe allenate, si rialzò e si inchinò alla volta del piccolo gruppetto in attesa dalla parte opposta.
« E ora, Tarzan? » domandò Varga, per nulla impressionato dalla prodezza di Fred.
« Fate lo stesso » rispose lei.

Vi furono delle proteste, ma alla fine tutti riuscirono a scavalcare il cancello senza riportare gravi danni. Tea, la cui madre era avvocato, continuava a domandarsi in quanti modi stessero infrangendo la legge, ma nessuno dava retta alle sue turbe. Erano finalmente dentro il cimitero indicato da Thyme e sembrava quasi che tra quelle colonne di marmo e le foglie secche aleggiasse ancora qualcosa di lei, come una tenue traccia di profumo lasciata dietro di sé e mai svanita. Quasi che l'aria immobile del cimitero avesse mantenuto tutto così com'era.
« Ecco la chiesa » disse Fred, che nel frattempo aveva esplorato i ristretti dintorni. Indicò il punto in cui sorgeva la piccola cappella con il tetto sormontato dalla croce. Sull'architrave spoglio erano incise delle parole in stampatello: RESURREXIT SICUT DIXIT.
« Ed ecco a voi la cappella di fronte alla chiesa » continuò la ragazza, indicando dalla parte opposta. Lì, un mausoleo più grande ed elaborato degli altri svettava solitario, staccato dai suoi simili da due file di ossari, libero dallw foglie secche e dalle erbacce che invece infestavano tutte le altre tombe. La struttura del mausoleo, sebbene arricchita da fregi e vezzose colonnine corinzie, era identica a quella della chiesetta finanche nella scritta che incombeva sopra l'entrata. 
«Questa simmetria mi inquieta » mormorò Tea. 
« Non inquieta solo te » rispose Sage. 
Oramai si era fatto buio e il cimitero era privo di illuminazione. I ragazzi ritennero comunque opportuno rimanere e decisero di esplorare entrambe le costruzioni, nel malaugurato caso i cui la frase di Thyme fosse stata " church front chapel" e non viceversa.
   
 
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