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Autore: vale93    20/10/2014    7 recensioni
«C'era qualcosa di estremamente strano e inquietante nel modo in cui si era comportato Malfoy quel giorno, quasi non fosse stato lui a parlare, ma un ragazzo con le sue sembianze. Rivalutò l'ipotesi di un compagno della serpe imbevuto di polisucco, ma ciò le sembrò ancora più assurdo. Chi mai si sarebbe arrischiato a rubare l'identità al figlio del Mangiamorte più temuto della scuola, e per quale scopo?»
La storia si ambienta durante l'ultimo periodo di apprendistato ad Hogwarts, e non tiene conto degli ultimi avvenimenti riguardanti il viaggio del trio in cerca degli Horcrux nè del fatto che Silente sia stato assassinato. Niente di ciò che avviene nell'ultimo libro ha a che fare con questa fiction, che si propone come uno spaccato sulla vita di due dei più interessanti personaggi della saga, sui quali molti aspetti sono rimasti oscuri.
Sul vero carattere di Draco, sul suo rapporto con gli altri, su quello che può succedere fra due individui ostili nel momento in cui si trovano a interagire in ragione di una scommessa ruota la storia che vi apprestate a leggere, la quale trae il suo titolo dall'omonima canzone di Fabrizio Moro.
Genere: Mistero, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Blaise Zabini, Draco Malfoy, Hermione Granger, Il trio protagonista | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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Capitolo 13
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Il rumore del libro che si schiantava sul pavimento la svegliò di soprassalto, strappandola al sonno.
Aprì gli occhi di scatto, sbattendo le ciglia.
La luce che filtrava nell'aria era tenue, ma qualcosa le disse che non veniva dal sole. Ci mise qualche secondo a capire dove si trovasse, con chi fosse e cosa fosse accaduto.
Draco la fissava immobile addossato alla libreria, con un grosso libro malridotto fra i piedi.
-Che cosa...-
-Ti sei addormentata- disse, calmo. -E anch'io.-
Lei aggrottò la fronte frastornata e si tirò faticosamente a sedere. I suoi occhi vagarono confusi sui cuscini sparsi sul pavimento e sulla stanza nella quale ricordava di essere entrata non molto prima. Poi si accorse della camicia, e della gonna scompostamente tirata su. Si affrettò immediatamente a sistemarla, arrossendo con gli occhi puntati su di lui. Malfoy finse di non rendersene conto e si staccò dallo scaffale in legno.
-Sarà meglio tornare indietro, è notte fonda.-
Il suo sguardo era stranamente diverso, ma non freddo. Sembrava piuttosto nascondere qualcosa.
Spostò istintivamente gli occhi sul pavimento, imbarazzata. Chissà cosa doveva pensare di lei, per essersi addormentata così insieme a un ragazzo. 
-Come è successo?- chiese, fissando le assi del parquet.
-Non ne ho idea- rispose questi osservandola. -Potremmo aver mangiato qualcosa di sbagliato, oppure semplicemente siamo rimasti troppo a lungo. Non è saggio restare troppo tempo dentro alla stanza. Si rischia.. di perdere la concezione del tempo-
Hermione annuì, e alzò impercettibilmente la testa. Lui continuava a fissarla con la stessa strana espressione, tenendo le labbra come a reprimere una sorta di sorriso.
Riabbassò lo sguardo.
-Allora sarà meglio lasciarla- concordò, sentendosi inquieta.
Malfoy non espresse parola, ma mosse i piedi in sua direzione.
Presero le loro cose: il sacchetto di caramelle, un mantello, e le bacchette che nel sonno erano scivolate fuori dalle tasche. Poi abbandonarono la stanza, illuminando il corridoio completamente buio del settimo piano.
Arrivati di fronte al ritratto, entrambi si fermarono, tenendo basse le bacchette. Il quadro della Signora Grassa dormiva sulla sua sedia profondamente, così come tutti gli altri dipinti delle pareti e delle scale.
Hermione girò gli occhi sul ragazzo, che la osservava silenzioso, e per un lungo istante entrambi si scambiarono un tacito sguardo. Malfoy sembrò sul punto di dire qualcosa, o fare qualcosa, ma si trattenne.
-Allora.. buonanotte- disse lei guardandolo in attesa.
Draco la fissò con intensità indecifrabile, senza battere ciglio. Annuì, muovendo lentamente la testa.
-Sì- disse, mostrando un breve sorriso che sembrava rivelare della lieve ironia. -Buonanotte.- Abbassò gli occhi sul pavimento, indugiando, e infine fece un passo indietro, si girò, e la lasciò.

La mattina dopo fu la più fredda e insolita che lei avesse mai vissuto. Hermione era stanca e spossata, dopo la sveglia delle due riprendere sonno non era più stato facile come poche ore prima e in più il cuore sembrava aver preso a pompare più sangue del dovuto. Aveva fatto attenzione a non compiere il minimo rumore, una volta rientrata, eppure Ginny non sembrava affatto immersa nel sonno come credeva. Non aveva parlato, non l'aveva chiamata, ma Hermione era certa, mentre si infilava sotto le coperte, che lei fosse sveglia. E che l'avesse aspettata.
Quella mattina entrambe finsero di non aver nulla da dirsi; Ginny canticchiò vestendosi e preparandosi, Hermione non aprì bocca, per paura che da un momento all'altro la fatidica domanda - dove sei stata? -  avrebbe fatto la sua comparsa.
Durante la colazione sedettero vicine, ma continuarono a ignorarsi. O meglio, Ginny continuò a ignorare lei, servendosi del latte coi cereali e prendendo a masticarlo con cipiglio serioso.
Hermione alzò gli occhi sul suo volto, tesa. Si chiese se ce l'avesse con lei per averla lasciata sola, la sera addietro. Era chiaro che aveva qualcosa che non andava, erano ormai tre giorni che il suo umore sembrava aver subito una botta. Forse avrebbe dovuto insistere a portarla giù, o restare lei su. Ma come spiegare poi l'improvvisa necessità di sparire proprio allo scoccare del coprifuoco, per quasi tre ore? Già aveva usato la scusa del fratello una volta, giustificando così la prima uscita.
Sospirò, riabbassando lo sguardo. Voleva parlarle, ma aveva troppa paura di sentirsi fare domande scomode. Non era abituata a mentire e non era sicura di esserne sufficientemente capace. Che situazione...
In biblioteca Ron le si fece vicino pretendendo spiegazioni di Incantesini, ma lei era troppo indisposta per dargli retta.
Aveva iniziato quella storia decidendo di non dire niente agli amici per non allarmarli, ma adesso, perchè mentiva? Perchè non raccontava a Ginny quello che faceva nel pomeriggio, quello che stava succedendo? Malfoy non aveva fatto nulla di male, lei non aveva fatto nulla di male, perchè sentiva di doversi nascondere?
Lasciò il castello con quell'insieme di patema e confusione ad arrovellarsi confusamente dentro al suo stomaco.
Stava giusto pensando a come prendere in disparte l'amica e confessarle tutto quando qualcosa si mosse fra la boscaglia, a solo un metro di distanza. Si fermò di colpo, allarmata. Le foglie continuarono a frusciare avvicinandosi ed Hermione stava già allungando la mano sulla bacchetta quando un faccione grosso e barbuto fece capolino fra le fratte.
-Hagrid!- esclamò, basita.
Il mezzogigante si liberò a fatica dalle sterpi, reggendosi pesantemente a un robusto bastone di legno.
-Di nuovo qui? Accidenti a queste sterpaglie, acciden.. forza, dammi una mano!-
La giovane si affrettò ad aiutarlo e mentre questi si spazzolava stizzosamente la veste gli chiese cosa facesse con un bastone a carico.
-Questo?- fece l'omone agitando il ramo -E' la ragione per cui da tre settimane non mi muovo dal letto! Non so davvero per chi mi abbia preso.. Fare il lavoro di un elfo, io! Sono un custode, per tutte le cavallette.-
-Che cosa diavolo è successo?-
-Un colpo della strega, e dire che non uso la magia dai tempi del terzo.. ah! Se solo avessi potuto. Avrei trascinato quel dannatissimo aggeggio in un batter d'occhio.-
-Che aggeggio?-
Il gigante borbottò cupamente abbassando la fronte.
-Hagrid?-
-Affari di Silente! Affari della scuola, spostare roba, mettere in ordine.. Non è tutta magia e scintille là dentro, sa'?-
-Perchè non ha chiesto a Gazza di occuparsene?-
Hagrid arrossì vistosamente, gonfiando le guance come due pomodori. -E' quel che mi chiedo anch'io! L'hai detto. Adesso se non ti dispiace...-
-Silente ti ha chiesto di spostare qualcosa nel castello?- insistette incuriosita.
Hagrid prese ad agitarsi e a cambiare ripetutamente mano col bastone. -Sono affari importanti e segretissimi, non poteva chiedere a uno qualunque. Modestamente, io sono l'unico di cui si fidi per questo genere di cose..-
-Che genere di cose?-
-Oh insomma!- sbottò. -Devo andare a prendere della legna, serve per i camini di stasera.-
E detto ciò si allontanò borbottando sul sentiero.

Draco la aspettava seduto a riva, illuminato da un debole chiarore pallido. Hermione restò a spiarlo da lontano, non sicura di voler uscire a farsi vedere. Lui restava immobile, la schiena dritta.
Si chiese se anche lui si sentisse in dovere di giustificare le sue sparizioni con qualcuno. Forse aveva detto al suo migliore amico che si vedeva con lei, ecco perchè Zabini si era fermato a parlarle. Scosse la testa. No, Malfoy non avrebbe mai ammesso una cosa del genere.

Fece un passo avanti, avvicinandosi all'acqua.
Malfoy girò la testa di novanta gradi, alzando gli occhi grigi su di lei.
-Ciao- disse
.
Il suo sguardo aveva la stessa strana espressione del giorno prima, quel misto di mistero e inquietudine che si mischiavano l'un l'altra dietro alle sue iridi.
-Ciao- rispose, con un tono leggermente più tirato del solito.
Malfoy sembrò farci caso, perchè l'intensità del suo sguardo si fece ancora più viva. Si sedette a terra, cercando di fingere scioltezza, e abbandonò come sempre la borsa sopra al prato.
I pochi centimetri che li separavano sembravano decisamente insufficienti, dopo quello che era successo quella notte.
-Noto che ancora ti porti appresso quel libro di fiabe, perchè?-
Hermione sbarrò gli occhi. -Intendi le Leggende?-
-Quel che sono. Non lo leggi, è ormai assodato. Perchè continui a portarlo?-
Girò la testa con incredulità. -Non do mica per scontato che tu ci sia tutti i giorni. Non vengo qui per questo.-
Il tono risultò leggermente evasivo, come se le parole che le erano uscite non fossero state del tutto sincere. Draco lo notò e incrinò un sopracciglio biondo.
-Non ti impedisco mica di leggere, se lo preferisci- fece con velata malizia, e tornò a girare gli occhi verso il lago.
Hermione non rispose, fingendo di osservarsi le scarpe.
Spostò la pupilla su di lei. Aveva gli occhi abbassati e i lunghi ricci castani poggiati sulle spalle, in modo che le si srotolassero sul petto e nascondessero parte delle guance. La gonna a pieghe della divisa era talmente corta che sedendosi si ritirava sfacciatamente fino a metà coscia, scoprendo le gambe bianche. Fissò quella pelle pallida, perfettamente liscia, appena puntellata da pochi minuscoli nei. Erano belle, per appartenere a un tipo così timido e pudico. Non il tipo di gambe che ci si aspetterebbe da una secchiona bisbetica acqua e sapone. Riportò lo sguardo sul suo viso seminascosto.
Sembrava contemporaneamente troppo grande e troppo piccola per lui. Troppo grande per il modo di fare e di pensare, per la maturità che molto spesso dimostrava, e talvolta ostentava, con impeccabile sicurezza. Troppo piccola per essere guardata in modo indecente, un modo che comunque non avrebbe capito.

Tossì, tornando a osservare le acque del lago di fronte.
-Com'è andata a finire?-
Hermione girò gli occhi senza capire.
-La storia con Viktor Krum.-
-Oh..- le sue iridi parvero espandersi per lo stupore, probabilmente non preparata a una domanda del genere.
Dopo un istante di silenzio in cui sembrò recuperare dentro di sè la memoria di qualcosa che ormai aveva da tempo dimenticato, o voluto dimenticare, rispose: -E' andata esattamente come hai detto... finita.-
Malfoy incurvò le sopracciglia e lei abbassò la testa leggermente, assottigliando gli occhi.
-Ha smesso di scrivere. Da un momento all'altro, dopo mesi.-
Il silenzio che seguì fu sottile e vasto come una vallata intera, ma pur insinuandosi nello spazio vuoto che li divideva non sembrò frapporsi a loro, ma avvolgerli entrambi. Non era un silenzio per il quale sentirsi esclusi. Draco lo capì, e continuò.
-Tu non hai chiesto niente?-
Scosse la testa. -Ho letto qualche notizia, ogni tanto. I soliti gossip sui giocatori, sulle loro fidanzate- Fece un sorriso finto, ironico. -Era solo una cotta adolescenziale.-
Malfoy annuì, ma non credette a una sola parola.
Mentre Hemione fissava assorta gli steli d'erba arrampicati sulle sue caviglie, sentì distintamente la punta della bacchetta premergli contro una costola e la sfilò delicatamente dalla tasca. Restò a rigirarsela fra le mani per diversi minuti, pensieroso, e infine alzò lo sguardo sui suoi capelli scuri.
-Ti ho mai detto che da seria sei ancora più noiosa?- chiese.
Lei alzò gli occhi da terra, basita, e prima che potesse accorgersene un'improvvisa nuvola di pizzichi la investì alle spalle, colpendola all'addome.
-Ah!- gridò, esterrefatta. -Cos'è?!-
Malfoy incurvò un labbro, brandendo la bacchetta. -Un attacco di solletico, per toglierti quel muso dalla faccia. Mai sentito parlare?-
Hermione sollevò le mani, infastidita, e cominciò a sfregarsele ossessivamente addosso. Il fastidio era tale da renderla insolitamente goffa, e mentre cercava di assumere un'espressione contrariata il suo viso si piegò in un sorriso involontario, dovuto allo sforzo di trattenere il riso.
-Malfoy! Come ti salta in mente, fermalo.-
Il biondo scosse la testa e continuò a muovere la bacchetta.
-Sei un vigliacco- esclamò tirandosi scompostamente in piedi. -Non puoi usare la magia.. contro chi è disarmato!-
La vide compiere un passo e lanciarglisi contro, nel tentativo di afferrare la bacchetta. Rise di gusto, schivandola, e iniziò a spostare l'arma da tutte le parti per impedirle di toccarla.
-Vigliacco è una parola grossa, non penso che ti perdonerò.-
Hermione allungò le dita a destra e a sinistra, ansimante, e finalmente riuscì a toccare il bastoncino, prima che cambiasse nuovamente direzione. Ci si aggrappò con tutte le sue forze, trionfante. Draco tirò dalla sua parte, lei da quella opposta, e la bacchetta si sarebbe certamente spezzata se solo lei non fosse stata tanto esasperata da ricorrere a mezzi sleali. Con un piede, assestò un calcio al torace del ragazzo, che incassò il colpo impreparato e sbarrò gli occhi indietreggiando. Hermione strinse le dita attorno allo strumento, e nel momento in cui lui, colto di sorpresa, cadeva a terra, glielo strappò di mano.
L'incantesimo cessò istantaneamente di avere effetto, ed Hermione fronteggiò vittoriosa il Serpeverde, puntandogli l'arma alla testa.
-Che razza di regole vi insegnano a Grifondoro? E' sleale!- sbottò Malfoy pulendosi infuriato la camicia.
-Proprio tu parli? Facile fare il furbo quando si colpisce alle spalle, vero? Ma adesso vediamo come te la cavi.-
-Non puoi usarla, risponde a me, lo sai benissimo.-
-Oh certo- rispose Hermione serafica -Non ho intenzione di usare questa, infatti-. E con un sorriso scivolò la mano nella tasca, da cui estrasse soddisfatta la propria.
Stava per alzarla sul suo volto e puntargliela fra gli occhi quando Draco fece l'unica cosa che avrebbe potuto fare da quell'altezza: muovere un piede. Con un calcio, infilò la scarpa fra le gambe della ragazza, e le colpì in modo da spezzarne l'equilibrio. Hermione barcollò e, prima che potesse accorgersene, cadde a terra con un tonfo. La bacchetta volò andando a conficcarsi nel terreno. Si girò, intenzionata a riprenderla, ma si sentì afferrare per le gambe. Draco la tirò indietro e sedette sulle ginocchia strattonandola.

-Non provarci!- tuonò
.
Hermione sbarrò gli occhi allibita, ritrovandoselo di fronte. Malfoy la fissò dall'alto di trenta centimetri scarsi e i suoi si fecero nel giro di pochi secondi sbigottiti. Il sole dietro le sue spalle si accese improvvisamente e la giovane lo sentì picchiare violentemente sulle guance. Avvertì le molecole formicolare lungo le braccia stese, fino al punto in cui lui le stringeva. Deglutì, avvampando.
Draco la fissò incerto, come se non si capacitasse del come fossero finiti in quella situazione. Poi, il suo sguardo si fece lucido e 
si abbassò sulla punta del suo naso, minuscolo, e poco più sotto. Qualcosa dentro alla sua espressione mutò senza rendersene conto.
Il tempo cessò sospendendo il volare degli insetti e il fluire dei loro respiri. Erano immobili, ma dentro di sè entrambi poterono sentire il cuore accartocciarsi come una foglia infiammata.
Hermione fissò le pupille di Malfoy, Draco le sue labbra rosse. Poi, come se niente fosse, sollevò la testa indietro, allontanandosi. La presa attorno alle sue braccia si fece più leggera, diventando quasi una carezza. Attorno a loro non c'era nessuno, ma era come se delle presenze invisibili fossero apparse magicamente alle spalle del ragazzo. Erano le parole che aveva ascoltato in Sala Comune tre giorni prima. Fissò la riccia, immobile sull'erba sottostante. In quel momento fu come se fossero tutti lì, gli occhi aperti puntati su di loro. Non aspettavano altro che lui facesse quella mossa, e osservavano avidi la ragazza sdraiata sull'erba. Era decisamente il momento, di fare quella mossa. Osservò le sue guance bianche, arrossate, e gli occhi grandi spalancati sui suoi.
Senza un motivo, improvvisamente gli venirono in mente le parole pronunciate da lei molto tempo prima, quando avevano appena cominciato a frequentarsi. Aveva detto "Odio sentir parlare male di persone a cui voglio bene." Poi aveva aggiunto: "Si chiama amicizia". Gli fu chiaro, in quel momento, quello che prima non gli era stato evidente.
Abbandonò i polsi di Hermione scivolando delicato con le dita, fissandola negli occhi con espressione indecifrabile. Poi incurvò le labbra in un sorriso, rivolgendole un'occhiata enigmatica ed ironica al tempo stesso.
-Non male- disse. -Ma hai ancora molto da imparare.-
Quindi si alzò e recuperò la bacchetta prima che lei avesse l'opportunità di capire quello che aveva detto, e di riprendersi dalla confusione che l'aveva lasciata a terra.



~


Api. Di nuovo, mille di quegli insetti uscirono da un buco dentro alla sua testa.
Girò la guancia sul cuscino, respirando.
Quelle continuarono a ronzare.
Aprì gli occhi.
La stanza era buia e vuota; suo padre prima di lui aveva avuto diritto all'appartamento in cui si trovava, così come il nonno, e il bisnonno prima ancora. Fissò il soffitto spoglio e completamente pulito, privo di quella muffa nauseante che latente appestava le pareti del resto del dormitorio. Il suo era poco più su, in cima a una scala a parte.
Ascoltò il rumore che facevano i pensieri dentro alla sua scatola cranica, producendo il ronzio di una macchina a motore. Poi scostò le coperte con un braccio, alzandosi a sedere. Il buio era l'unica presenza visibile.
Aveva perso due importanti occasioni, negli ultimi due giorni. Le uniche due occasioni per fare quello che sin dal sabato mattina di Novembre aveva atteso con insostenibile ansia. La prima quella scorsa notte, quando l'aveva lasciata tornare in camera. La seconda la stava perdendo adesso.
Chiuse gli occhi. Una vertigine più forte delle altre lo colpì alla fronte, facendolo barcollare. Perchè l'aveva lasciata andare? Non aveva forse visto dell'imbarazzo, sulle sue guance, in quel momento?
Stava prendendo tempo. A due settimane nemmeno dalla fine. Come se ne avesse bisogno.
Inspirò.
Aveva dato un mese di tempo alla scommessa per giungere a quel momento. Trenta lunghissimi giorni. E ora, li spargeva come granelli di sale lasciandoseli scivolare fra le dita.
Amicizia. Quella parola gli tornò nelle orecchie come un mantra indesiderato. Aveva davvero lasciato che quella scommessa lo avvicinasse fino a quel punto alla mezzosangue? Davvero aveva confuso gli scopi coi mezzi necessari a raggiungerli? Quell'avvicinamento non ci sarebbe dovuto essere. Quelle sensazioni non avrebbero dovuto esserci.
Pensava davvero che ritardare il momento lo avrebbe reso meno brutto? Pensava che lei non lo avrebbe odiato lo stesso?
Richiuse gli occhi.
Lo sai che tornerai ad annoiarti dopo, disse una di quelle api che si era arrampicata fino alla parte interna del suo timpano. Lo sai che ti pentirai di averlo fatto.
Digrignò i denti, schiacciando l'orecchio sul cuscino.
E' per questo che lo sto facendo, le disse. E' per questo che sto aspettando.

La pioggia che batteva umida sulla finestra della torre rigò il vetro con una lacrima, sul riflesso del suo viso chino.
La stanza era deserta, Ginny era sparita con Luna probabilmente per rifugiarsi nel suo dormitorio. L'unica luce accesa veniva dalla candela sulla scrivania, alla quale Hermione sedeva con le spalle curve.
Aveva sonno, ma aveva qualcosa di estremamente più urgente da fare. La penna, una bella penna d'oca affusolata, scorreva incessantemente sulla carta. Accanto a sè una pergamena logora e macchiata di muffa crepitava sotto alla fiamma come una foglia secca; le poche rune inciseci sopra brillavano del loro inchiostro consumato dal tempo.
Scacciò il pensiero del ragazzo che gliel'aveva affidata, costringendosi a concentrarsi. Nel frattempo, una mano bianca arrivò a stringerle lo stomaco, mozzandole il respiro per un secondo.
Spostò gli occhi sul foglio di carta scarabocchiato, trascrivendo le ultime lettere rimaste sulla reliquia consumata. Poi si fermò, fissando quest'ultima con espressione stupita.
L'aveva terminata.








Per le lettrici della vecchia versione: ho riproposto l'episodio del solletico, per voi.
So che le ultime modifiche hanno allontanato di molto la nuova versione dall'originale, le aggiunte sono talmente tante che forse il filo potrebbe sembrarvi completamente differente, o addirittura potreste credere che ho dimenticato la trama della vecchia storia. Non è così.
Ho modificato molte cose, è vero; certe scene mi sembravano infantili e inutili ma una l'ho voluta lasciare, se non uguale, il più possibile simile, ed era questa. Ce ne saranno altre, più o meno fedelmente riprese dal vecchio scritto, soprattutto in questa seconda metà della storia. Non voglio eliminare alcune delle scene che per me sono state importanti nella stesura della prima versione, e che voi avete apprezzato di più, nonostante a distanza di anni mi sembrino ridicole o infantili. E' pur sempre una revisione, quella che sto facendo, e non mi permetterei mai di stravolgere la storia fuori dai limiti.

Piccolo quiz: cosa sono le "api" che Draco sente nella sua testa?

Un bacio a tutte dopo una lunga assenza più o meno giustificata.
 Vale

   
 
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