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Autore: passiflora    30/10/2014    2 recensioni
(In revisione)
Ognuno di noi custodisce dei segreti, ma quelli di qualcuno sono più grandi e pericolosi di altri.
Custodire tali segreti è un atto coraggioso e vanesio, colmo d'orgoglio: riesce a farci sentire potenti, quasi che il nostro valore si misurasse sulla capacità di resistere alla tentazione di rivelare quello che sappiamo; ci fa sentire parte di una oscura élite, ci fa sentire selezionati dal destino per portare con piacere un silenzioso ma fatale fardello. Custodire un segreto è un atto capace di far sentire qualcuno vivo e morto allo stesso tempo, ed è anche capace di corrodere l'animo di un uomo e condurlo alla rovina.
Genere: Angst, Dark, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza
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Sabato pomeriggio arrivò lentamente, come il giorno di Natale quando si è bambini e non si vede l’ora di scartare i regali tanto attesi. Alle due del pomeriggio Pool, Tea, Fred e Varga si palesarono davanti al cancello del piccolo cimitero, puntuali come non lo erano mai stati prima, e rimasero ad aspettare l’arrivo dei due fratelli, tutti e quattro imbarazzati dal proprio personale eccesso di zelo. Certo, potevano giustificare tutta quell’attenzione dicendo a sé stessi che si trattava quasi di una "questione di lavoro", ma sapevano bene che non era così, non totalmente.

Passarono quindici lunghi minuti e l’assenza di Sage, Iago e Georgiana passò dall’essere giustificabile a risultare sospettosa e poco corretta.

« Ci fanno aspettare, » ridacchiò Tea, « me lo aspettavo da Sage, ma speravo che almeno quei due fossero persone puntuali. »

« Bisogna dire che nemmeno noi siamo mai stati molto puntuali » disse Pool. « Siamo il bue che dice cornuto all’asino. »

In quel momento, lo sferragliare di una vecchia bicicletta segnalò loro l’arrivo imminente di Sage. Nessuno l’aveva più sentita dall’ultima volta in cui si erano incontrati e allo stesso modo nessuno aveva preso accordi con lei riguardo ai mezzi di trasporto per quel giorno. Inoltre, la casa di Sage si trovava piuttosto lontana dal luogo in cui sorgeva il cimitero e l’attraversata in bicicletta doveva averle impiegato parecchio tempo; quindi perché non si era fatta viva?

« Scusatemi, » mormorò lei, sfinita dalla corsa, « pensavo di partire molto prima, ma ho avuto un contrattempo. »

« Respira e riprenditi. Miss e mister Mistero non sono ancora arrivati » borbottò Fred.

« Invece ci siamo, » disse improvvisamente una voce femminile alle loro spalle, « e questo soprannome mi piace molto. »

 

I due fratelli erano fermi alle spalle del gruppo, apparentemente comparsi dal nulla e senza produrre alcun rumore.

Georgiana fu la prima a farsi avanti, con le mani affondate nelle tasche del cappotto e un sorrisetto furbo dipinto in volto. Era graziosa; non molto alta, dal fisico esile e i tratti del volto morbidi, quasi infantili. Aveva gli occhi grandi, verdi, e la pelle rosea. Le guance arrossate le davano una tale aria da bambola che era difficile attribuirle un’età precisa.

Suo fratello Iago non presentava minori difficoltà. Portava i capelli biondi bene acconciati in una scriminatura di lato che gli conferiva un’aria d’altri tempi e un accenno di barba gli cresceva sul mento. Gli occhiali dalla montatura scura enfatizzavano la serietà del suo sguardo e serio e composto era anche il suo atteggiamento. Era alto, aveva le spalle larghe e un fisico asciutto e sembrava muoversi con calma misurata e solennità. Attribuirgli un’età era quasi impossibile, perché i tratti del suo volto non erano ancora quelli di un uomo, ma qualunque altra cosa suggeriva esattamente il contrario.

Il ragazzo seguì sua sorella da vicino, quasi fosse legato a lei tramite un invisibile guinzaglio.

« Eccoci. Vi prego di perdonare il nostro ritardo. Avevamo un impegno che ci ha trattenuti più a lungo del previsto » disse la ragazza. Poi si rivolse al fratello: « Apri il cancello » gli disse sorridendo e Varga, guardandola, considerò esatta la definizione che aveva usato per descrivere a Fred quei due sconosciuti: erano davvero luminosi, ma di una luce strana, insolita. Il motivo di tale considerazione, però, non lo aveva ancora capito e si ripromise di lavorarci a fondo, fintanto che non avesse decifrato le proprie sensazioni.

Iago si fece avanti in silenzio ed estrasse una chiave dalla tasca del cappotto a doppiopetto che indossava. Pochi attimi dopo il cancello era aperto e il ragazzo faceva loro segno di seguirlo.

 

Entrare da ospiti nel luogo in cui si erano intrufolati clandestinamente riuscì a mettere i ragazzi in imbarazzo, ma più ancora vi riuscì lo sguardo dei due fratelli, che li scortavano in silenzio, osservandoli mentre camminavano ai lati del gruppo, come delle guardie che trascinassero dei prigionieri al patibolo.

« Allora, » esclamò Georgiana mentre Iago si occupava di aprire la grata metallica che bloccava l’accesso alla tomba, « potete dirci qualcosa in più sulla vostra amica? Perché vi ha indirizzati proprio qui? E com’è morta, se posso chiedere? »

Fornire tanti dettagli su Thyme non era una scelta saggia, considerò Varga, tuttavia approfondire la vicenda sembrava un atto dovuto: i ragazzi stavano aprendo per il diletto di un manipolo di sconosciuti la tomba dei loro genitori. E poi, potevano conoscere Thyme e sapere qualcosa di lei che li avrebbe aiutati a chiarire le circostanze della sua morte. O addirittura, ma questa era al momento un’ipotesi poco attendibile, potevano essere parte del segreto che la ragazza voleva nascondere.

« La nostra amica si chiamava... Crisa, ma tutti la chiamavano Thyme. È stata ritrovata morta, con la gola tagliata, seduta su una tomba nel cimitero principale, quello dietro la chiesa del convento, » spiegò il ragazzo, osservando la reazione di Georgiana, la quale sgranò gli occhi e si portò una mano alla bocca per l’orrore. « La storia è finita su tutti i giornali » concluse lui.

« Oh, sì, ne ho letto! » esclamò la ragazza, il cui viso corrucciato per la pena aveva acquisito un'irresistibile tocco di tenerezza. « Che fine terribile! »

« Thyme aveva scritto l’indirizzo di questo cimitero su un quaderno ed per questo che siamo venuti fin qui » spiegò Fred, assumendo lo stesso atteggiamento sospettoso del fratello. « Quindi deve pure voler dire qualcosa. Avete mai visto o conosciuto la nostra amica? »

Iago aveva aperto la grata di metallo e attendeva appoggiato sulla soglia che i ragazzi entrassero.

« No, » rispose, precedendo la sorella, « ma i vicini ci hanno riferito che una ragazza bionda si è introdotta in questo cimitero almeno un paio di volte. Abbiamo cercato di coglierla sul fatto o rintracciarla, ma non ci siamo mai riusciti. Era svelta, a differenza vostra. Immagino sia di lei che parliamo. »

Tutti e cinque non poterono fare a meno di pensare che quelle parole corrispondevano alla pura realtà. Thyme non era affatto interessata allo studio, sebbene fosse una ragazza sveglia e brillante, ma eccelleva nello sport. Per anni era stata una ginnasta a livello agonistico, correva, nuotava e si prendeva cura del proprio corpo con la stessa paradossale perizia che riservava alla cancellazione delle prove riguardanti le proprie dannose e illegali abitudini.

« Sì, è lei » confermò Fred e improvvisamente l’atmosfera si fece cupa. Era confermato, i fratelli sapevano di Thyme... e ora?

 

Sage fu la prima ad avvicinarsi all’entrata del mausoleo, ma Iago la fermò appoggiandole una mano sulla spalla.

« Un momento, » disse, « avete detto che la vostra amica ha lasciato soltanto l’indicazione di un indirizzo. Dentro questo cimitero ci sono altre diciotto mausolei, quindi perché siete così certi che abbia indicato proprio il nostro? »

La voce del ragazzo era bassa e profonda, modulata in un’inflessione che riusciva a rendere le sue parole affascinanti ed inquietanti allo stesso tempo, qualunque cosa dicesse. Tea si ritrovò ad ascoltare Iago senza soffermarsi sulle sue parole, ma solo sul suono della voce così ipnotica. Resasi conto del proprio comportamento, cercò subito di rimediare facendosi parte attiva della conversazione: « Nel suo appunto c’era una indicazione specifica riguardante questa tomba. »

Iago lanciò uno sguardo verso sua sorella, che glie lo restituì facendosi seria per una frazione di secondo. Dopo di che, fu lei a prendere la parola. « Forse non lo sapete o non lo ricordate, ma i nostri genitori sono Ida e Ettore Aleksandros, i due imprenditori che sono stati uccisi... brutalmente alcuni anni fa, » disse, « mitomani si sono introdotti qui, cacciatori di tombe, curiosi, giornalisti e da ultima la vostra amica. Apparteneva forse ad una di queste categorie? Aveva un motivo per entrare qui? Aveva forse... scoperto qualcosa sui nostri genitori? »

« Non hanno mai trovato il colpevole, » aggiunse Iago, « né l’omicidio è stato mai rivendicato. »

« Questo lo sappiamo » rispose Pool, trovando per la prima volta la forza di rivolgersi al ragazzo. « Mi ricordo bene di quel caso. Ma Thyme non era una giornalista, né tanto meno una curiosa o una mitomane. Aveva tutt’altro genere di interessi... »

« Ed è per questo che anche noi siamo qui » terminò Fred, a cui non piaceva indugiare e che si stava spazientendo. « Per capirci qualcosa. »

« Allora prego, » disse Georgiana, « fatevi avanti e lasciate un po’ della felicità che portate. »

Quella citazione, lungi dall’essere percepita come una battuta, contribuì a raggelare il sangue dei ragazzi.

 

L’interno del mausoleo era piuttosto ampio e ingombro di piante secche, foglie, ragnatele, candele, fotografie, bigliettini, statuette votive e quant’altro si possa solitamente trovare all’interno di una qualsiasi altra tomba, ma in quantità molto maggiore. I sarcofagi posati a terra erano sei, mentre nei muri trovavano posto degli ossari e delle nicchie dentro cui erano posate grosse urne cinerarie. Quattro sarcofagi più piccoli erano deposti sopra dei supporti, a due metri di altezza e i due fratelli spiegarono ai ragazzi che dentro tre di quelli c’erano i corpi di altrettanti fratelli minori del loro nonno, morti in tenera età a causa di una grave malattia che se li era portati via nel giro di una settimana, mentre l’ultimo conteneva il terzo fratello del loro padre, morto a soli sei anni per un disgraziato incidente.

A terra erano posizionatii sarcofagi di Ida e Ettore, quelli di Xenia e Leone, i genitori di Ettore, ed infine due sepolcri vuoti, destinati ai due giovani eredi.

Sebbene l’interno del mausoleo fosse inquietante e affascinante, un’ambientazione degna di un racconto gotico, risultava anche tristemente privo di qualsiasi caratteristica sospetta. Le tombe erano decorate da bassorilievi raffiguranti festoni, fiori e piante e le frasi incise indicavano soltanto i nomi dei defunti e la data in cui si erano spenti; gli unici oggetti particolari erano i vecchi disegni di Iago e Georgiana, accumulati per anni sopra le tombe dei loro genitori, e alcuni oggetti di uso comune che i fratelli dissero di aver depositato lì come regalo e ricordo di alcuni momenti particolarmente felici seguiti alla morte dei due coniugi. La penna simboleggiava la partecipazione (e vittoria) di Iago ad un concorso letterario, la spilla a forma di chiave di violino era il concerto da solista di Georgiana e via dicendo.

Sui sarcofagi contenenti i corpi di Ida e Ettore era incisa la parola "beloved" che i ragazzi erano riusciti a scorgere durante la loro visita clandestina. Sotto la scritta erano state applicate due targhette sulle quali era stato scritto "mother" e "father".

 

« Perché in inglese? » domandò Tea, rivolgendosi a nessuno in particolare.

« Perché i nostri genitori si sono incontrati durante un periodo di studio in Inghilterra. Amavano l’inglese e... amavano anche gli autori inglesi » rispose Georgiana, sottolineando le proprie parole con una risata cristallina.

Fu in quel momento, mentre Varga era chino a raccogliere un vecchio disegno di bambino caduto a terra, che vide un foglio accartocciato. Senza pensarci, forse immedesimandosi in uno dei detective di cui lui stesso scriveva, lo raccolse e se lo infilò in tasca.

« Guardate! » esclamò in quel momento Sage. « Quella non era di Thyme? »

I ragazzi si assieparono immediatamente attorno a lei, compresi Iago e Georgiana, ed insieme scrutarono l’angolo buio verso il quale la ragazza puntava il dito.

            In effetti qualcosa c’era; un oggetto che non apparteneva certo alla categoria dei doni votivi: ai piedi del sarcofago contenente i resti mortali di Leone Aleksandros, c’era niente di meno che una delle rosee, decorate e luccicanti unghie finte di Thyme.

   

   
 
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