Anime & Manga > Inazuma Eleven
Segui la storia  |       
Autore: KuromiAkira    06/11/2014    2 recensioni
[HiroMido - What if. Presenza di OC.]
Una buona azione apre le porte ad un incubo.
Il lato oscuro della Luna veglia su un mondo privato del suo sole. E ora qualcuno ha deciso di riprendersi la luce... a qualsiasi costo!
Genere: Angst, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Jordan/Ryuuji, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Xavier/Hiroto
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
- Ne sei certo? - domandò qualcuno, con una voce calma e ferma immersa nel buio della stanza.
La camera in cui si trovava era talmente grande che le luci, piccole sfere gialle poste ad ogni parete in gruppi di tre, non riuscivano ad illuminare del tutto le tre figure dentro di essa.
A parlare era stato Mirai, un giovane dai capelli grigio chiaro, corti e ben pettinati, e dallo sguardo intelligente e gentile che ispirava fiducia.
La lunga tunica nera che indossava, e che gli copriva l'intero corpo ad eccezione del viso e del collo, si confondeva col muro scuro a cui era poggiato.
Rimase immobile e composto mentre osservava il ragazzo con i capelli bianchi che sostava davanti alla finestra, all'altro lato della stanza. L'amico ricambiò l'occhiata uno con sguardo indifferente, poi si voltò verso la finestra per scrutare il paesaggio oscurato dalla notte.
In realtà, sembrava essere prima mattina: tutto era avvolto in un placido blu chiaro che rendeva appena visibile la fitta vegetazione che circondava l'edificio, le cui mura erano nere quasi come per confondersi col buio del cielo.
Non c'erano altre abitazioni nei paraggi; quello era un luogo isolato, e si sarebbe dovuto camminare per parecchi chilometri per lasciarsi alle spalle il bosco e imbattersi nelle case.
Quel panorama non suscitò alcuna gioia in Sai, che assottigliò gli occhi quasi con risentimento.
- Sì, ne sono assolutamente certo - fu poi la sua risposta.
- Aspetta, fammi capire - proferì improvvisamente Sanae con voce energica e acuta, e dal rumore dei passi, il ragazzo comprese che lei aveva iniziato a camminare nervosamente avanti-indietro per tutta la lunghezza della stanza. Non gli fu difficile immaginarsela con le braccia conserte e il volto contratto in una smorfia di disappunto. - Sparisci senza dire una parola, ritorni più morto che vivo, e ora affermi pure di essere andato nel mondo della luce e aver incontrato Laan Kahyan? - domandò irritata, bloccandosi proprio davanti agli amici.
Il ragazzo dai capelli bianchi rimase qualche istante in riflessione, poi finalmente si voltò e scrutò lo sguardo severo della sua amica, una fanciulla minuta ma sicura di sé. I capelli rosa pallido erano legati in due code ai lati della testa e pettinati a boccolo. I grossi fiocchi neri le donavano un'aria infantile che strideva con la malizia nel suo sguardo e nel suo modo di vestire adulto e provocante: indossava infatti un top con le maniche corte che lasciava scoperto il ventre e una gonna stretta e decisamente molto corta. I tacchi delle scarpe aperte le donavano parecchi centimetri in più.
La fonte era scoperta e, in mezzo ad essa, brillava una piccola gemma rossa a forma romboidale.
Era abituato ad essere fissato dai suoi grandi occhi scuri, la cui determinazione sembrava brillare nonostante la penombra, per cui non si sentì affatto turbato e si limitò a sorridere.
- Esatto, proprio come avevo previsto. Non mi aspettavo certo di incontrarla così presto ma, evidentemente, Ella mi ha guidato - dichiarò con sicurezza. - Ma che si trovasse in quel luogo l'ho detto fin dall'inizio, e, anche se ancora non mi credete, presto sarete costretti a darmi ragione, poiché la porterò qui - esalò con solennità, socchiudendo con soddisfazione gli occhi.
- Non posso credere che esista sul serio - sbottò la ragazza. - Ma, aldilà di questo, qualunque cosa tu stia facendo, è troppo pericoloso! - affermò, facendo un passo avanti e avvicinando le mani strette a pugno al petto. - L'ultima volta eri così debole che hai rischiato la vita! -
- Questo è accaduto solo perché sono stato costretto ad utilizzare i miei poteri - ammise Sai, ripensando con amarezza a quello che era successo. - Quello in cui sono stato è un mondo strano, dove anche la luce, per quanto intensa, è corrotta e maligna. Ma non mi tirerò indietro. Ho una missione da portare a termine, Sanae - le ricordò.
A quelle parole la ragazza sbuffò rumorosamente e distolse lo sguardo quasi con disgusto. - Lascia che ti ripeta per l'ennesima volta quello che penso di questa tua fantomatica missione: è un'idiozia! -
Sai ridacchiò, con evidente atteggiamento di sufficienza. - So benissimo qual è la tua opinione al riguardo. Probabilmente tu non hai mai visto le sacre figure che la raffigurano, ma ti assicuro che la somiglianza è notevole, e io ho studiato talmente a lungo i dipinti e le statue da non potermi permettere di sbagliare. -
Sanae si irrigidì. Non riusciva a credere che il suo amico stesse mentendo su un argomento del genere; ma per lei, che non aveva mai creduto in nulla che riguardasse Laan Kahyan e la sua esistenza, non era facile ammetterlo e preferì rimanere in silenzio. L'amico sorrise vittorioso.
- In ogni caso, anche Sanae ha ragione - intervenne Mirai, facendo un solo passo in avanti. - Tu hai davvero rischiato di morire, l'ultima volta - gli ricordò con voce incerta. - Qui hai potuto riprendere le forze, ma che succederebbe se rimanessi senza energie in quel luogo? E, sopratutto, vorrei che riflettessi bene su ciò che vuoi fare e sulle conseguenze che le tue azioni comporterebbero. Se ti stessi sbagliando, ti saresti esposto per nulla - si raccomandò, pur mantenendo un tono di rispetto.
Al contrario di Sanae, Mirai sembrava credere alle parole dell'amico, tuttavia non poteva evitare di preoccuparsi, poiché non conosceva abbastanza le intenzioni di Sai e, allo stesso tempo, poteva intuire il peso che avrebbero avuto su tutti loro.
- Che sia così o meno, Mirai, mi rimetterò al giudizio di Laan Kahyan. Ella mi sta guidando, Ella mi ha scelto e quell'incontro non è altro che un segno - proferì in tono grave Sai, tornando a guardare il cielo puntellato di flebili stelle, in mezzo alle quali sovrastava un grosso astro molto simile alla Luna, ma molto più grande e meno illuminato, che dava l'impressione di starli osservando come per vegliare su tutti loro.
Provò ad immaginarla di una colorazione più chiara.
"Presto gli astri del cielo brilleranno, benedicendoci con quella luce che questo mondo non vede da secoli" pensò, e suonava molto come una promessa.

- Se non parti subito, arriverai in ritardo. -
A quell'avvertimento, Kiyama abbassò la testa, facendo una smorfia di preoccupazione.
In quel momento si trovava accanto al letto di Midorikawa e il suo migliore amico, ancora convalescente, era steso e si stava riposando.
Le ferite di Hiroto non erano nulla di serio, e anche le gambe di Midorikawa stavano guarendo in fretta.
Il rossore era sparito in pochi giorni e ora si vedevano solo delle leggere striature leggermente più rosse. Anche il bruciore era svanito, sebbene a volte Ryuuji provasse ancora un leggero dolore muovendosi.
Per questo il ragazzo dai capelli verdi si trovava ora steso a letto, stando bene attendo a non strofinare gli arti sul materasso per non farsi male, e stava ora cercando di convincere il suo migliore amico ad andare tranquillamente all'incontro per le selezioni della Inazuma Japan senza preoccuparsi di nulla.
Tra poche ore ci sarebbe stato l'incontro degli aspiranti rappresentati della nazionale giapponese e, dato che la città di Inazuma distava parecchio dal luogo in cui sorgeva l'orfanotrofio, Hiroto ci avrebbe messo almeno un paio d'ore in treno per arrivarvi; ma l'ex-capitano della Genesis non aveva alcuna voglia di andarci, troppo preoccupato per l'amico.
Era passata quasi una settimana dall'incontro -o era meglio dire 'scontro'- con quello strano tipo e da allora non erano più accaduti fatti strani.
Hiroto e Midorikawa avevano raccontato a tutti quello che era successo e per giorni avevano discusso sull'identità di quel ragazzo. Nessun essere umano avrebbe potuto fare una cosa del genere con le ombre e, considerando che l'anno prima, a Liocott, lui e la Inazuma avevano affrontato angeli e demoni, non gli era difficile credere che quel tipo potesse essere un demone -o, chissà, magari un vero alieno- né gli altri, dopo averlo visto sparire dentro l'ombra, potevano dubitarne.
Da quel momento erano tutti rimasti all'erta, e Midorikawa, principale bersaglio del ragazzo, non era mai stato lasciato solo, ma quel ragazzo aveva dichiarato che sarebbe tornato, e lui non riusciva ad evitare di preoccuparsi.
- Hiroto - lo chiamò quindi l'ex-capitano della Gemini Storm, in tono severo. - Non starai mica pensando di rinunciare, vero? -
Il ragazzo dai capelli rossi lasciò che il silenzio rispondesse per lui.
Non si fidava ad andare alle selezioni.
Certo, sarebbe tornato quella sera ma, nel caso fosse nuovamente scelto come membro della squadra, si sarebbe dovuto assentare per parecchio tempo, e temeva che, prima o poi, quel ragazzo sarebbe tornato davvero.
- Hiroto, guardami! - intimò allora Ryuuji, prendendoli il volto con entrambe le mani e costringendo a sollevare lo sguardo.
- Va tutto bene. Ormai è passata una settimana, chiunque fosse quel tizio avrà capito di aver sbagliato persona. E poi, nel caso, ci sono anche gli altri, no? Non mi avete lasciato un attimo solo, in questi giorni! -
- Ma hai visto quello che ha fatto! Potrebbe attaccare tutti e portarti via! -
Midorikawa sospirò e abbassò gli arti, tornando ad appoggiare la schiena sui cuscini. - Rimanere qui non cambierebbe le cose. -
- Lo so, ma mi sentirei male se scoprissi che quel tipo è tornato. Preferisco fronteggiarlo con voi, anche se la mia presenza non cambierà nulla. -
L'ex-capitano della Gemini Storm rimase in riflessione qualche istante. Comprendeva il ragionamento dell'amico, ma gli sembrava comunque strano che quel ragazzo decidesse di tornare dopo una settimana.
Certamente la presenza di Hiroto avrebbe cambiato le cose.
- Se non accadesse nulla, avrai rinunciato ad una cosa così importante per niente - decise infine di dirgli.
- Tra te e il torneo, il più importante sei tu - asserì con sicurezza Kiyama.
Ryuuji sentì chiaramente l'imbarazzo colorargli le gote, ma non poté evitare di sorridergli, felice di ciò che aveva sentito.
- Grazie. Ma voglio che tu vada, dico sul serio. -
Qualcuno bussò alla porta e, senza attendere risposta, Reina entrò nella stanza.
- Ehi. Tutto ok? - domandò, sorridendo.
Ormai Midorikawa era abituato al via-vai di gente nella stanza che condivideva con altri orfani. Gli era stato consigliato di non muoversi molto, e i suoi fratelli e sorelle lo tenevano sotto stretta sorveglianza per evitare incidenti.
La cosa stava diventando un po' seccante, tuttavia il ragazzo le sorrise e le fece cenno di avvicinarsi.
- Per niente! Hiroto non vuole andare alle selezioni della Inazuma Japan - si lamentò Ryuuji.
- Eh? E perché? - chiese allora lei stupita, accostandosi al fratello adottivo.
- Perché dice che quel tizio potrebbe tornare - rispose Midorikawa, senza dare il tempo all'amico di replicare.
Yagami si sedette sul bordo del letto di Ryuuji.
- Dubito tornerà proprio oggi che non ci sei. Senza contare che, da quel che ci avete detto, quello è sensibile alla luce e stiamo tenendo questa stanza costantemente illuminata. Ci pensiamo noi a proteggerlo, quindi non farti scrupoli, d'accordo? -
Hiroto, ancora indeciso, lanciò un'ultima occhiata a Midorikawa che, sorridendogli, annuì con un cenno della testa.
Sospirò.
- Va bene. Forse avete ragione - si arrese, alzandosi.
- Sì che abbiamo ragione. E vedi di concentrarti, va bene? Se vieni scartato, ti picchierò! - lo minacciò scherzosamente Ryuuji.
- Chi ti dice che supererà le selezioni? Potrebbero esserci giocatori più bravi di lui, in Giappone - commentò Yagami in tono provocatorio, incrociando le braccia a petto e voltandosi verso Midorikawa.
Hiroto trattenne un sospiro. Lui e Reina si volevano bene, ma la ragazza ancora non sopportava l'idea che Hiroto la superasse nel calcio, per cui fu certo che lei non ci sarebbe stata poi troppo male nel caso lui non passasse le selezioni.
- Sono sicuro che ce la farà - asserì senza alcuna esitazione il ragazzo dai capelli verdi. - La sua abilità non è nemmeno paragonabile a quella dell'anno scorso. -
Kiyama si lasciò andare ad una risatina, riconoscente per quelle parole e lasciò la stanza per prepararsi.

Osservava il paesaggio oltre il finestrino del treno cambiare velocemente e non riuscì ad evitare di ripensare all'anno precedente, quando aveva preso il treno insieme a Midorikawa per andare alla Raimon.
Ricordava l'entusiasmo di Ryuuji, ricordava che si era detto ancora incredulo per quella opportunità. Era intimamente nervoso al pensiero di incontrare i ragazzi della Raimon, persone a cui aveva fatto del male, a cui aveva distrutto la scuola, anche se cercava di non darlo a vedere, nascondendosi dietro una maschera di superficialità.
Distolse lo sguardo, osservando l'interno del vagone, provando ad immaginarsi l'amico accanto. Sospirò.
"Spero davvero non accada più nulla. Non è venuto lui da noi, ma siamo stati io e Midorikawa a trovarlo e portarlo al Sun Garden, e non credo abbia fatto finta di stare male. Quindi mi sembra strano che voglia qualcosa da Midorikawa. Forse è stato davvero uno scambio di persona, ma sarebbe una coincidenza strana" rifletté, tornando a guardare fuori. "E l'esperienza mi ha insegnato che in certi casi non esistono casualità."
Non era ancora riuscito a sottrarsi da quei pensieri, quando varcò il cancello della scuola. Non aveva avuto difficoltà a trovare la strada, poiché l'aveva già percorsa parecchie volte, per cui si diresse senza esitazioni alla palestra, dove erano ormai tutti presenti.
Facendo scorrere lo sguardo nella stanza, riconobbe quasi tutti i suoi ex-compagni di squadra e anche persone che avevano partecipato alle selezioni senza essere accettati, come Shadow e uno di quei tre fratelli della Kidokawa Seishuu di cui non ricordava il nome.
Il suo sguardo si fermò per un attimo su Endou e Gouenji, che stavano parlando con due ragazzi che non aveva mai visto: uno aveva i capelli biondi, molto lunghi. Lì per lì, a Kiyama ricordò vagamente Terumi Afuro, con la differenza che aveva i capelli mossi e la frangia che gli ricopriva l'occhio destro. Da quella posizione, non riusciva a vedere bene il secondo aspirante membro della Inazuma Japan, che era abbastanza robusto e aveva i capelli castani e corti, ma con le orecchie semi coperte da grosse basette che gli arrivavano fino alla mascella.
Il capitano della Raimon sembrava parlar loro con molta facilità, e si chiese per non li conoscesse già. Ma, conoscendo Endou, poteva anche star cercando di fare amicizia in quel momento.
Non si stupì di trovare tutti lì. Lui era partito tardi, ed era logico essere l'ultimo ad arrivare a destinazione.
Gli bastò fare un paio di passi per essere notato da Toramaru
- Hiroto-san! - lo chiamò, avvicinandosi a lui con un sorriso.
Nel sentire il nome dell'amico, anche Endou si voltò e lo raggiunse immediatamente.
- Hiroto! Lo sapevo che ci saresti stato anche tu! Ne stavamo parlando prima - gli disse, sorridendogli.
- Mi scuso del ritardo - mormorò lui.
Il capitano della Raimon si piegò in avanti, in modo da affacciarsi fuori dalla palestra, e si guardò attorno con aria interrogativa.
Intuendone il motivo, il volto di Kiyama si rattristò appena.
- Sono venuto da solo - li informò.
- Oh - esclamò dispiaciuto Mamoru, tornando dritto. - Peccato. Ero certo che vi avrei visti entrambi. -
- Già... - commentò sottovoce Hiroto. - Non mi aspettavo certo che tutti i membri della Inazuma Japan rimanessero invariati, ma avrei davvero voluto che ci riunissimo almeno alle selezioni - confessò, evidentemente deluso.
- Non sarebbe stato possibile in ogni caso - intervenne Kidou, avvicinandosi pacatamente come al suo solito. - Tsunami e Hijitaka sono ormai alle superiori, per cui non possono più partecipare al torneo. -
- Ci sono un po' di facce nuove, quest’anno - disse Endou, ritrovando la sua allegria. - Non vedo l'ora di misurarmi con loro e di sapere chi parteciperà! -
Hiroto rise, contagiato dall'entusiasmo del capitano della Raimon, tuttavia non riuscì a rimanere concentrato a lungo, nemmeno quando si mise a parlare con gli altri.
In pochi minuti, Hibiki e Kudou fecero il loro ingresso, seguiti dalle manager, e come l'anno precedente annunciarono la partita di selezione dividendo i presenti in due squadre.
I capitani furono ancora una volta Endou e Kidou, e questa volta lui fu incluso nel gruppo B, quello di Yuuto.
Fu tutto quello che capì, troppo impegnato a pensare a chi era rimasto al Sun Garden.
Sapere che per quel giorno non ci sarebbe stato altro lo rassicurò, e non riuscì a trattenere un sospiro.
Non se ne accorse, ma in quel momento Kazemaru, che si trovava proprio accanto a Hiroto, si voltò a osservarlo.

- Hiroto! Ti va di fare due tiri? - lo chiamò Mamoru, correndo verso di lui per poterlo raggiungere.
Kiyama, che si stava dirigendo velocemente verso l'uscita, si fermò e si voltò appena, osservando l'amico raggiungerlo insieme agli altri.
- Mi spiace, credo passerò. Preferisco tornare subito a casa - spiegò, con un po' di dispiacere. In altre circostanze sarebbe stato felice di poter allenarsi con i suoi amici, ma in quel momento proprio non riusciva a togliersi dalla testa il pensiero di dover fare ritorno al Sun Garden il prima possibile.
Endou sembrò sul punto di insistere, quasi non accettasse l'idea che qualcuno potesse rifiutare quella proposta, ma ebbe la maturità di stare zitto, benché fosse palesemente deluso.
- È successo qualcosa? - domandò improvvisamente Ichirouta, attirandosi gli sguardi di tutti.
Capendo di dover dare spiegazioni, si mise la mano destra sul fianco o continuò ad osservare l'ex-capitano della Genesis. - Ti ho visto pensieroso, oggi. Anzi, direi piuttosto 'preoccupato'. -
Hiroto lo fissò con meraviglia, ma infine sorrise rassegnato.
- Era così evidente? - domandò retorico, ammettendo implicitamente che l'amico aveva ragione.
In quel momento comprese subito di dover raccontare ciò che lo impensieriva, e ragionò sul modo migliore di esporre la bizzarra vicenda.
Non si preoccupò di quanto assurdo potesse suonare alle orecchie di chi non aveva assistito alla scena: era certo che i suoi compagni gli avrebbero creduto, senza contare che anche loro, come Inazuma Japan, avevano assistito a un paio di avvenimenti strani a Liocott.
Così, seduto sulle panchine nel giardino della scuola, Hiroto spiegò per filo e per segno ciò che era successo giorni prima.
- Hai detto che manovrava le ombre? - domandò Fubuki, pensieroso.
- Ci stai prendendo in giro? - domandò il ragazzo dalle basette imponenti, Suzaku Natsuhiko, facendo una smorfia di diffidenza. Lui e l'altro ragazzo con cui aveva visto Endou parlare, Hakunu Kaoru, avevano dapprima accettato di fare una partitella con gli altri, anche per legare con persone che avevano già avuto occasione di fare amicizia, avevano poi deciso di seguire il gruppo e ascoltato il racconto di Kiyama, comprensibilmente interdetti.
- So che è difficile crederlo - intervenne allora Gouenji, voltandosi a guardarli. - Ma non sarebbe la prima volta che esseri non umani appaiono sulla Terra - cercò di difendere l'amico.
Come aveva infatti previsto Hiroto, infatti, per Endou e gli altri non fu difficile credergli sulla parola ed esibivano ora espressioni ugualmente preoccupate tanto quando lui.
- Ehi, ho un'idea! Perché non andiamo a trovare Midorikawa e facciamo la partita lì? - propose improvvisamente Endou.
- Perché non mi stupisce che tu abbia fatto una proposta del genere? - lo prese in giro Kazemaru, che tuttavia concordava appieno l'idea.
L'iniziativa ottenne grandi consensi, almeno da chi conosceva l'ex-numero 13 della Inazuma Japan.
- Non abita lontano? - si intromise infatti Suzaku. - Non ne varrà la pena, dato che da domani ci alleneremo insieme. Io passo - decise, sbuffando e voltandosi dall'altra parte. Dal tono di voce, probabilmente non credeva ad una sola parola di quello che aveva detto Kiyama.
- Non è detto - lo fermò Fubuko, sorridendoli. - Non saranno stati selezionati, ma gli orfani del Sun Garden sono molto bravi nel calcio. In effetti, mi piacerebbe poter giocare contro tutti loro, questa volta da semplici rivali - affermò, con voce assorta, quasi stesse parlando tra sé.
Inutile dire che Endou guardò il giocatore di Hokkaido con pura adorazione.
- È un'ottima idea! - esclamò. Poi si voltò verso Kiyama. - Hiroto, tu credi sia possibile? In questo modo ci accerteremo della situazione, rivedremo Midorikawa e giocheremo con gli altri, che sarà un buon allenamento. -
Kiyama non rispose subito, mostrandosi stranamente esitante. Poi, però, ridacchiò.
- Credo che gli altri saranno fin troppo felici di aver l'occasione di prendersi una rivincita, sai? - lo avvertì.
Ogni tanto al Sun Garden capitava di parlare della Raimon, e delle partite che avevano giocato quando facevano parte della Aliea.
A quei tempi loro non si godevano il calcio, senza contare che la situazione era complicata, ma furono proprio Endou e i suoi amici ad insegnare loro il vero significato di quello sport.
Per questo, spesso, si chiedevano come sarebbe stata una partita pacifica.
Giocando tra loro avevano riscoperto il piacere di giocare, ma erano in tanti ad essere competitivi, e quelle ai tempi della Aliea erano pur sempre delle sconfitte.
- Vi ringrazio - disse infine, alzandosi dalla panchina. - Non so perché, ma questo mi rassicura - confessò. - Ci vuole un po' per arrivare, spero che nessuno di voi abbia impegni questo pomeriggio - li avvertì poi, sorridendo.

Grazie alla decisione presa dai suoi compagni di squadra -temporanei o meno non aveva importanza- il viaggio di ritorno fu più piacevole.
Hiroto avvertì Hitomiko della visita, ma chiese di tacere la cosa a Midorikawa per fargli una sorpresa.
Questo implicava anche tenere la bocca chiusa con tutti gli altri orfani poiché, proprio come aveva detto una volta Midorikawa, in orfanotrofio le voci giravano velocemente.
Con loro c'erano anche Kaoru e Suzaku. Il primo non aveva ancora commentato il racconto di Kiyama, ma aveva semplicemente chiesto se c'erano ragazze carine al Sun Garden e se erano single. Era una domanda che aveva porto anche alle manager, per cui dava l'impressione di essere un dongiovanni. Il secondo sembrava essere stato convinto dalla prospettiva di un mini torneo con più di cinquanta altri ragazzi bravi nel calcio, ma ribadì la sua perplessità verso il racconto di Kiyama.
Quando arrivarono era primo pomeriggio.
Il sole batteva implacabile e a Hiroto ricordò una partita delle selezioni asiatiche dell'anno precedente, tuttavia fu certo che questo non sarebbe comunque stato un problema per nessuno di loro.
Gli orfani erano impegnati nelle pulizie, quando gli aspiranti membri della Inazuma Japan fecero il suo ingresso all'orfanotrofio.
Un gruppo era uscito per fare la spesa, ma Midorikawa stava aiutando alcuni fratelli a lavare i vetri e, quando Endou e gli altri fecero capolino nel corridoio, il ragazzo quasi cadde dalla scala dallo stupore.
Furono immediatamente circondati dal gruppetto di orfani e, ben presto, l'entusiasmo e lo sconcerto attirarono anche gli altri inquilini in quel momento impegnati altrove, chi a pulire le stanze chi a studiare nelle rispettive camere.
Per i membri che avevano fatto parte della Raimon durante il periodo della Aliea fu davvero strano rivedere le persone che, un tempo, erano sembrate loro ostili e pericolose.
Era irreale vederli così spensierati e allegri, ora erano semplicemente dei normalissimi adolescenti alle prese con i problemi quotidiani, ma indubbiamente faceva loro piacere sapere che erano riusciti a rimettere in sesto le loro vite, senza più alcun risentimento verso il mondo intero.
Chi invece era del tutto estraneo ai fatti accaduti in passato non poté che stupirsi dell'entusiasmo con cui furono accolti gli altri, ma Kaoru, alla vista delle ragazze, si illuminò e partì subito in quarta provando ad attaccare bottone con An e Ai, fin quando le occhiatacce di altri orfani particolarmente protettivi non lo fecero desistere.
Endou attirò poi l'attenzione annunciando l'intenzione di organizzare un mini-torneo prima del giorno della partita di selezione, ma Midorikawa si avvicinò a Hiroto e lo prese in disparte, visibilmente preoccupato.
- Dimmi la verità, - esalò subito, con sguardo di rimprovero, - hai detto loro quello che è successo, vero? -
Kiyama gli sorrise. - Sono diventato prevedibile - scherzò pacatamente, volgendo lo sguardo verso i loro amici. - Mi dispiace, ma non sono riuscito a nascondere la mia preoccupazione, e loro hanno capito subito che c'era qualcosa che non andava - spiegò.
Dopo qualche istante di silenzio, tornò a guardare l'amico. - Si sono preoccupati subito - concluse, palesando il proprio sollievo nel tono di voce.
A Ryuuji non rimase altro che sospirare e tornare con gli altri.
Parlarono un po' di quel ragazzo misterioso e Midorikawa ripeté più volte che, a quel punto, si era certamente accorto dell'errore che aveva commesso ed era sicuro che non sarebbe più tornato.
L'ex-capitano della Gemini Storm era convinto di questo, perciò non voleva più menzionare l'argomento, così Endou portò il discorso su un eventuale partita di allenamento contro di loro.
- Volete sfidarci? Che stiamo aspettiamo? - esclamò in quel momento Kurando, ben felice di poter confrontarsi ancora una volta con Endou e i suoi amici.
L'entusiasmo fu immediatamente placato da Hitomiko, che fece la sua improvvisa comparsa dietro di loro con la sua solita aria intimidatoria familiare anche a Endou.
- Voi non uscirete di qui fino a quando non avrete finito le pulizie - ordinò perentoria, senza lasciarsi irretire dallo stato d'animo dei suoi fratelli adottivi.
Di fronte alla premura dei suoi ospiti era stata comprensiva, ma non avrebbe permesso ai suoi fratelli minori di sottrarsi ai loro doveri: come ripeteva spesso, chi non contribuiva ai lavori di casa avrebbe saltato la cena!
Mamoru si offrì immediatamente di aiutarli, naturalmente seguito dai suoi amici, e si mise davvero di impegno per finire in fretta tutti i lavori che c'erano da fare, in modo da liberare gli altri e poter finalmente giocare a calcio.
I suoi compagni di scuola alla Raimon, che lo conoscevano bene, lo osservarono sorpresi, non ricordando di aver mai visto il capitano tanto entusiasta nel fare le pulizie come quel giorno.
Ben presto l'orfanotrofio fu lindo e pulito, e Hitomiko ampiamente soddisfatta del risultato, per cui non ci furono più impedimenti e il corposo gruppo fu libero di andare al campo da calcio e mettersi d'accordo, tuttalpiù che altri orfani erano nel frattempo tornati a casa e coinvolti immediatamente nell'improvvisato mini-torneo, non prima che Kaoru vedesse Fumiko e le dichiarasse amore eterno. Rischiò la vita per mano di Reina e Kiyoshi e presto comprese che forse gli conveniva darsi una calmata.
Nemuro chiese ai suoi fratelli se avrebbero sfidato il gruppo di Endou dividendosi esattamente nelle stesse squadre della Aliea, ma la proposta fu subito bocciata da Yuki.
Dividersi in cinque squadre significava non avere riserve, senza contare che in quel momento non erano presenti tutti e cinquantacinque gli orfani del Sun Garden: Nagumo e Suzuno erano tornati in Corea, a presumibilmente avrebbero sfidato la Inazuma Japan durante il torneo come membri della Fire Dragon, inoltre in molti diedero per scontata la presenza di Hiroto e Midorikawa tra le fila di Endou, sempre se Ryuuji se la sentiva di giocare nonostante il dolore seppur leggero alle gambe, cosa che il ragazzo dai capelli verdi dichiarò subito di voler fare.
Ma Hiroto, con gran stupore di tutti dichiarò di voler giocare nella stessa squadra dei fratelli, mentre Midorikawa non aveva nemmeno preso in considerazione l'idea di essere incluso nel gruppo della aspirante Inazuma Japan.
Siccome sarebbe stato impossibile far giocare tutti gli orfani durante una sola partita, e dato che quattro partite in un solo giorno sarebbero state troppe per Endou e gli altri, decisero di giocare due partite quel giorno, e le altre due il giorno successivo.
La prima partita vedeva la squadra di Endou, nominata comunque Inazuma Japan, contro il Sun Garden A composta da Kurando come portiere, Kakoru Satori, Morino Rumi, Hagakure Koutarou, Gokukawa Kantarou e Hanesaki Gouta come difensori, Midorikawa, Mutou Satoshi, Nitou Honoka, Tsumujino Touji, e Akutsu Kiyoshi come centrocampisti, e Hiroto e Miura come attaccanti.
Davanti alla porta, Mamoru si sistemò meglio i guanti e non riuscì ad impedirsi di osservare con attenzione coloro che in quel momento erano con lui in campo.
Gran parte dei membri delle due squadre si erano conosciuti e scontrati come rivali e lui stesso, rivedendo quei visi, non poté evitare di rievocare vecchi ricordi del periodo dell'invasione della Aliea.
Trovarsi lì faceva uno strano effetto, ma nei volti dei ragazzi non c'era più traccia di ostilità, ma solo un genuino entusiasmo.
Gli orfani del Sun Garden non vedevano l'ora di confrontarsi con le persone che li avevano sconfitti ormai più di un anno prima; il loro orgoglio li spingeva a desiderare di poter vincere per avere una sorta di rivalsa e gli aspiranti rappresentanti del Giappone vedevano nelle partite contro di loro un ottimo allenamento.
Shuuji fischiò il calcio d’inizio e chi stava assistendo alla partita osservò con grande attenzione tutte le azioni in campo. Persino Hitomiko si prese il disturbo di dare un'occhiata, intimamente incuriosita dalla prospettiva di quelle partite di allenamento.
Benché ormai avesse smesso anche di allenare i suoi fratelli adottivi, come aveva fatto ad esempio con Saginuma e Midorikawa ai tempi del Footbal Frontier Internation e anche con Hiroto dopo il suo ritorno da Liocott, era comunque consapevole delle potenzialità e della forza dei ragazzi che ancora allevava all'orfanotrofio, ed era ansiosa di vedere come avrebbero giocato le due fazioni.
Era chiaro a tutti che il livello della squadra che avevano conosciuto come Raimon fosse aumentato enormemente, tuttavia la partita fu avvincente e per nulla scontata.
Il primo goal fu segnato da Hiroto, cosa che non diede poi troppa soddisfazione ai suoi fratelli e compagni di squadra, che lo vedevano ancora come un muro insormontabile, il più forte tra loro.
Da quel momento, non volendo sfigurare in confronto all'ex-capitano della Genesis, parecchi membri del Sun Garden A provarono ad attaccare senza sosta. Ma Endou dimostrò di essere ancora un ottimo portiere.
Nel primo tempo la Inazuma segnò due punti, uno di Gouenji e l'altro di Kaoru, che ci teneva a mettersi in mostra davanti alle belle ragazze dell'orfanotrofio e ammiccò alla povera Fumiko, che si limitò distogliere lo sguardo seccata.
Nessuno riuscì più a segnare fino al secondo tempo, quando Miura riuscì a mandare in porta la palla, anche grazie ad un precisissimo passaggio di Midorikawa, che con Hiromu aveva un'intesa più che perfetta.
La partita rimase in parità fino agli ultimi minuti, quando l'accoppiata vincente Gouenji-Toramaru diede prova della sua efficacia e li portò in vantaggio.
Poi Shuuji fischiò la fine della partita.
Molti degli orfani del Sun Garden si sentirono delusi, avendo voluto per una volta vincere contro la squadra che ancora vedevano come 'la Raimon', ma era innegabile che si fossero divertiti e, senza risentimento, iniziarono a fare complimenti agli avversari, complimenti che vennero ricambiati con uguale intensità.
Midorikawa, dopo aver bevuto avidamente l'acqua della borraccia, si buttò a terra seduto, ansimando.
Quando giocava contro Endou e gli altri alla fine si sentiva sempre più stanco del solito, perché con avversari del loro calibro la concentrazione era sempre al massimo e il desiderio di giocare alla loro altezza era forte, tuttavia si sentiva anche sempre più felice. Benché fosse una persona competitiva, quel risultato non lo disturbava.
Fino a quel momento l'adrenalina e il divertimento non gli avevano permesso di sentire il dolore agli arti inferiori ma, rilassandosi improvvisamente dopo il fischio finale, iniziò a sentirle ancora bruciare.
- Ah, che male alle gambe - non riuscì ad impedirsi di dire, osservandosi gli arti arrossati con una leggera smorfia di dolore. Le striature rosate sembravano leggermente più scure di prima.
- Stai bene? - gli domandò Hiroto, avvicinandosi a lui dopo averlo sentito lamentarsi, preoccupato per le sue condizioni.
Midorikawa, prima dell'inizio della partita, aveva assicurato agli altri più volte sulle condizioni delle sue gambe, dichiarando di essere certo di poter giocare una partita intera, ma era impossibile per lui evitare di crucciarsi.
- Sì, sì - si affrettò a rassicurarlo Ryuuji, sorridendogli. - Nulla di grave, tranquillo. Brucia un po', ma è sopportabile. -
Kiyama attese di essersi seduto accanto a lui, prima di ribattere: - Non vorrei che ti fossi sforzato troppo. Non eri costretto a giocare subito. -
- Sarebbe stato crudele impedirmi di giocare con voi dopo aver portato Endou-kun e gli altri qui apposta - lo rimproverò bonariamente il centrocampista, ridendo leggermente. - E poi, a dire la verità, adesso mi sento davvero meglio - confessò, con sollievo nella voce.
Alzò gli occhi al cielo. - Ora che ho potuto confrontarmi con gli altri, posso rinunciare al torneo a cuor leggero - mormorò. Tornò a guardare l'amico. - Alla fine, la cosa più importante per me è riuscire a giocare ancora con tutti voi, e questa partita mi ha fatto capire che non partecipare a un torneo non ci impedirà mai di giocare tra noi. Grazie, Hiroto. -
Il ragazzo dai capelli rossi ricambiò il sorriso. - Credo di capire cosa intendi. Ma non sono l'unico che devi ringraziare. Anzi, a dire il vero provo la stessa tua gratitudine nei confronti di Endou-kun e gli altri. Come dire, renderli partecipi di ciò che è successo mi ha tranquillizzato - confessò, in qualche modo in imbarazzo.
- Forse perché loro sono in grado di risolvere ogni problema. Noi lo sappiamo per esperienza - disse Ryuuji, facendo scorrere lo sguardo sui loro amici, che stavano in quel momento chiacchierando con i loro fratelli adottivi. - Non importa quale sia la difficoltà, loro ci hanno insegnato ad affrontare tutto e a contare sui compagni - sussurrò malinconico, col tono di chi voleva ricordare quelle parole a se stesso.
L'unica cosa che rimpiangeva del non partecipare al Football Frontier International era di non poter stare più tempo con persone come loro. Era certo che, se avesse potuto giocare al torneo, si sarebbe goduto quei momenti al massimo, invece di essere ossessionato dall'essere all'altezza come l'anno precedente.
Rimase in silenzio ad osservarli qualche secondo poi, quasi per evitare di farsi prendere dallo sconforto, si rialzò pieno di entusiasmo.
- Bene, io gioco anche la prossima partita! - dichiarò a voce alta, attirando l'attenzione di tutti.
- Cosa? Perché? - gli disse Honba, voltandosi verso di lui con la fronte corrucciata.
- Perché sono venuti a trovare me - si giustificò con noncuranza Ryuuji. - Però questa volta gioco con loro, se non è un problema - propose, guardando verso gli aspiranti rappresentanti del Giappone per cercare approvazione.
Nessuno ebbe obiezioni e attesero che gli altri si mettessero d'accordo su chi avrebbe giocato la seconda partita.
Nemuro fu scelto come portiere, ma proprio in quel momento Saginuma passò per il campo tornando a casa e, informato del mini-torneo, insistette e quasi costrinse il piccolo portiere dai capelli verdi a cedergli il posto, pur tenendolo in squadra come secondo portiere, poiché l'ex-capitano della Epsilon non escludeva di poter andare in attacco o in centrocampo a un certo punto della partita.
Il suo sguardo deciso bastava a mettere in guardia gli altri e i membri della Inazuma Japan compresero subito che non sarebbe stato facile segnare e, infatti, questo successe solo nel secondo tempo, e solo con Miyuki in porta, che pure era un osso duro. Anche Osamu si diede da fare in attacco, ed Endou non poté proprio parare i suoi terribili attacchi.
Saginuma era migliorato tantissimo, ed era un peccato, pensò, che ormai fosse alle superiori, perché sicuramente, questa volta sarebbe stato convocato alle selezioni.
Anche il ragazzo dai lunghissimi capelli scuri era consapevole di questo e, per quanto gli dispiacesse, trovava comunque soddisfazione nelle espressioni sbigottite degli avversari.
- Che vi succede? - esclamò quindi, con un ghigno. - Come pensate di affrontare il mondo se vi fate battere adesso? Evidentemente, durante questi mesi, avete dormito sugli allori - li provocò.
Le sue parole sortirono l'effetto sperato, e la Inazuma Japan tornò all'attacco, riuscendo a segnare ancora.
Mentre osservava una azione della squadra avversaria, Endou notò distrattamente scure nuvole cariche di pioggia, che sembravano volersi avvicinare.
Non ci badò, poiché il cattivo tempo non era mai stato un ostacolo per loro.
Tuttavia, in pochi secondi, il cielo si scurì con una rapidità e con una intensità inusuale, tanto da spingere tutti a fermare il gioco e a scrutare il cielo con preoccupazione.
Le grosse nuvole sparirono all'improvviso, inglobate dal manto nero dell'oscurità. Sembrava che la notte si fosse manifestata con molte ore di anticipo e, in mezzo al campo, apparve una circolare ombra nera, dentro cui apparve quello sconosciuto tanto temuto da Hiroto e dagli altri.
Al campo calò un silenzio carico di tensione. Il viso del ragazzo aveva un colorito più sano, benché la sua carnagione fosse naturalmente chiara, e i suoi occhi neri non c'era più traccia né di stanchezza né di impazienza.
Sorrise.
- Ma non è possibile! - esclamò Midorikawa, in uno sfogo di esasperazione.
Convinto com'era di non rivederlo mai più, sopratutto dopo la settimana trascorsa dal loro primo incontro, Ryuuji non riusciva proprio a credere che si fosse fatto vedere di nuovo e che, quindi, fosse ancora convinto di poter trovare lì ciò che cercava.
Incurante dell'aria grave che lo circondava, Sai osservò i presenti, riconoscendone solo alcuni, poi avanzò con calma verso Midorikawa.
Quella pacatezza non prometteva nulla di buono e, istintivamente, gli altri si misero davanti all'amico, come per proteggerlo.
- Di nuovo tu? - tuonò Kazuo, ex-Satosu della Prominence. - Ma non hai ancora capito di aver sbagliato persona? -
Il ragazzo dai capelli bianchi si bloccò e gli scoccò un'occhiata di sufficienza, ignorando le sue parole.
Sembrò ponderare su cosa dire, infine sorrise. - Non ho nulla da dire a voi - disse e, tendendo il braccio destro davanti a sé, aprì per bene la mano.
Midorikawa e Hiroto capirono ciò che stava per accadere ma non fecero nemmeno in tempo ad avvertire gli altri dell'imminente pericolo che, al comando 'horan', un'ombra si estese rapidissimo sul terreno, passando anche sotto i piedi dei presenti. L'attimo dopo la terra si sollevò, travolgendo i ragazzi, che si ritrovarono a terra doloranti.
Solo Ryuuji rimase incolume, e comprese che quel ragazzo non aveva voluto colpirlo, tuttavia fece un passo indietro, spaventato.
- Chi sei? - domandò.
L'altro sorrise, onorato dal suo interessamento nei suoi confronti, e si portò una mano sul petto in un elegante gesto di educazione.
- Sono il più fedele dei vostri seguaci, mia signora. Il mio nome è Sai. -
Midorikawa inarcò le sopracciglia, risentito, e gli mostrò un sorrisino di scherno - Ecco la prova che hai sbagliato persona. Io sono un maschio! - rivelò.
- Perdonatemi - replicò Sai, per nulla turbato dalla notizia.
Il ragazzo dai capelli verdi comprese che le intenzioni dell'altro non erano cambiare, e lo trovò strano.
Avrebbe voluto chiedergli delucidazioni, poiché la situazione stava diventando sempre più assurda e voleva capirci qualcosa prima che quel ragazzo facesse del male ai suoi amici, ma pensava che non avrebbe ottenuto risposta.
Con sua sorpresa su lo stesso Sai a parlare: - Immagino la vostra confusione, e non mi stupisce - disse infatti, con tono dolce. - È evidente che voi non sapete nulla. -
- Infatti! - gridò Ryuuji, stringendo i pugni. - Cosa vuoi da me? Chi credi che io sia? -
- Voi siete la persona che ci ridarà la luce. Vi abbiamo attesa per tanto tempo. Ma abbiamo aspettato invano, e ora comprendo il motivo: voi non ricordate. -
Parlava con così tanta sicurezza che quasi Midorikawa ne fu sopraffatto.
- Cosa dovrei ricordare? - domandò con nervosismo.
- Il mondo a cui avete negato la luce - mormorò tristemente Sai. Subito dopo riuscì a riacquistare il proprio contegno e, con fare solenne, s’inchinò con un ginocchio a terra. - Laan Kahyan, la grande luce, l'illimitata conoscenza, la nostra creatrice e unica divinità. Da quanto tempo vi adoriamo, rivolgendovi le nostre preghiere. Voi, amareggiata per il comportamento dei miei simili, dei miei antenati, avete abbandonato il nostro mondo e avete portato con voi la luce. Ma io vi ho trovata. Non importa se vi siete incarnata in un tahyanie, non importa a quale sesso appartenga questo vostro attuale corpo. Io sono qui per riportarvi nel vostro luogo d'origine, poiché abbiamo bisogno della vostra guida - spiegò. Poi, silenziosamente, si rialzò. - Vi prego, ora, di seguirmi - concluse.
Ryuuji, comprensibilmente confuso, non sapeva cosa pensare. Non aveva capito nulla di quello che aveva detto Sai, ma era ancora più convinto che quel ragazzo avesse sbagliato persona.
- Tutto questo è assurdo - mormorò semplicemente, indietreggiando ancora.
A quelle parole Sai comprese i sentimenti della persona che aveva davanti a sé e, sconsolato, sospirò.
- Vi chiedo di perdonarmi - esalò. - Non volevo arrivare a tanto ma, se vi ostinate a non tornare, mi vedrò costretto a mancarvi di rispetto e ad usare la forza - rivelò, e non attese alcuna reazione da parte del proprio interlocutore.
Subito, infatti, le ombre si distorsero e si staccarono dal terreno. Come liane, afferrarono Midorikawa per le gambe e per le braccia, impedendogli qualsiasi movimento.
Il ragazzo dai capelli verdi sentiva quelle ombre pesanti e, come se non bastasse, percepiva ancora una sorta di bruciore.
Stringendo i denti e reprimendo un lamento, si sforzò di scoccare un'occhiataccia al ragazzo. Solo in quel momento, complice l'energia dell'attacco di Sai che sollevava un leggero vento, notò una specie di piccola fessura chiusa sulla sua fronte.
Il ragazzo sembrò accorgersi solo in quel momento dell'effetto che il suo attacco faceva a Ryuuji e, pur non cessandolo, assunse un'espressione triste.
- Il corpo dei tahyanie è così fragile... ma presto le cose torneranno come devono essere - disse, avvicinandosi. Lo scrutò per bene in volto. - Che begli occhi... - mormorò, quasi soprappensiero. - Hanno il colore dell'oscurità. Non potete nemmeno immaginare con quale piacere mi accorgo che avete ancora gli stessi occhi di noi tahginie - confessò con un sorriso, allungando la mano verso il volto di Ryuuji che, pur non volendo farsi toccare, non era nelle condizioni di respingerlo.
- M-Midorikawa! - gridò Hiroto allarmato, rialzandosi a fatica.
Il suo richiamo sembrò ridestare alcuni ragazzi, che si alzarono a loro volta.
- Il fanciullo impudente di quel giorno - ricordò Sai, il cui sguardo si indurì. - Non ti permetterò di interferire ancora! -gridò, preparandosi ad attaccare.
Kiyama avrebbe dovuto essere ben consapevole del pericolo che stava correndo, tuttavia era troppo arrabbiato per pensarci, deciso più che mai a liberare l'amico e allontanare per sempre quel tizio.
- Fermati! - ordinò Ryuuji che, al contrario, non poteva dimenticare che Hiroto era già stato ferito.
Sai, come se istintivamente volesse evitare di disobbedire a quella che considerava la sua divinità, si bloccò e sembrò calmarsi.
Ma vedendo tutti gli altri rialzarsi e avvicinarsi a loro, decise di afferrare Midorikawa con un braccio e andarsene proprio come aveva fatto la volta precedente.
Hiroto chiamò ancora il suo amico e fratello adottivo, iniziando a correre verso di loro nella speranza di riuscire a salvarlo.
Allungò il braccio verso di lui e, nonostante le liane d'ombra che gli rendevano difficili i movimenti, anche Ryuuji riuscì a fare lo stesso, tanto che le loro dita riuscirono a sfiorarsi per un istante.
Ma, quando Kiyama chiuse la mano per afferrare quella di Midorikawa, quest'ultimo non c'era già più, trascinato da Sai dentro l'ombra già svanita nel nulla.
Prima che se ne rendesse conto, il cielo era tornato terso e il terreno intonso, come se non fosse mai successo nulla.
Tutto intorno era calmo e silenzioso, tranne gli animi dei presenti.
Ci forno pochi istanti di sconcerto, poi Hiroto si inginocchiò a terra, proprio dove Midorikawa era svanito, e gridò, in uno sfogo tanto disperato quanto inutile.
Benché avessero sentito ciò che aveva detto quel ragazzo, infatti, non sapevano dove avesse portato Ryuuji, né cosa volesse fare di lui. E, sopratutto, non sapevano come raggiungerli.
Nessuno ebbe la forza di dire o fare nulla, condividendo tutti i medesimi sentimenti.
- Sembra che io sia arrivata tardi - fu la voce femminile, seria e pacata che echeggiò nell'aria.
I presenti sollevarono la testa, giusto in tempo per vedere una seconda ombra apparire nel terreno, da cui apparve una distinta donna anziana.
Era vestita completamente in bianco e indossava una lunga tunica, che ricordava vagamente la veste delle sacerdotesse, ornata con decorazioni color avorio.
Il volto mostrava tutti i segni degli anni che aveva vissuto e i capelli bianchi erano legati in un grosso chignon ornato da piccole e innumerevoli treccine.
In mezzo alla fronte brillava una piccola gemma arancione.
La donna rimase immobile, accogliendo con indifferenza gli sguardi increduli dei ragazzini, e guardandoli a sua volta con dignitosa severità.






Note finali: eccovi finalmente il secondo capitolo della long. Lungo, come lo saranno presumibilmente tutti gli altri successivi capitoli.
Qui, più che altro, è perché ho inserito le due scene della partita. Sono stata indecisa fino all'ultimo sull'inserirle o meno, però ho pensato che Inazuma Eleven è pur sempre un anime sul calcio, per cui le partite dovevano esserci u_u
Non ho molto altro da dire; qui finisce l'introduzione, dal prossimo capitolo si inizierà a capire cosa sta succedendo XD Solo che nel frattempo non sono andata molto avanti con la stesura, quindi non so quando pubblicherò. Questa fiction si sta rivelando un parto…
I due nuovi selezionati della Inazuma Japan, Suzaku e Kaoru, non sono OC, ma scout character del videogioco, rispettivamente Suzaku Natsuhiko e Hakunu Kaoru.
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inazuma Eleven / Vai alla pagina dell'autore: KuromiAkira