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Autore: Serith    07/11/2014    1 recensioni
Tai Lung fa i conti con i mostri della prigione, Shifu è in cerca di un equilibrio e la piccola Tigre combatte per avere un posto al sole.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Shifu, Tai Lung, Tigre
Note: nessuna | Avvertimenti: Furry, Tematiche delicate
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 2. Shifu


 

Shifu scese le scale del Palazzo di Giada lentamente, aiutandosi con il bastone da passeggio. Ringraziò che la giornata fosse soleggiata e senza un alito di vento. Il dolore che gli dava la gamba nei giorni di pioggia era considerevole, anche se non lo avrebbe mai ammesso a nessuno.

Nonostante ciò, alle erbe medicinali aveva rinunciato sin dal principio. Tali rimedi erano per le persone normali, non per quelli il cui corpo era stato forgiato dal kung fu. E poi era una cosa da deboli affidarsi sempre alla medicina, anche per un pizzico di dolore. Ad altri sistemi invece, solo gli spiriti dell'Oltretomba potevano sapere quanto aveva pensato. Qualunque cosa per annebbiare la mente – dal dolore e dai ricordi -, in quelle settimane gli era sembrata decisamente attraente. Una volta, appena tre giorni dopo il Fatto Increscioso, con la mente già annebbiata dai fumi della misteriosa sostanza – gentilmente fornitagli sotto banco dal farmacista del paese –, si era quasi infilato la pipa in bocca. Poi si era bloccato all'improvviso, rendendosi conto di quello che stava per fare, e aveva scagliato con rabbia l'oggetto contro il muro. Aveva guardato i frammenti sparsi a terra trovandovi una similitudine con la sua condizione: un uomo devastato. La vergogna e la rabbia verso se stesso avevano fatto sì che non riuscisse a posare lo sguardo su quell'angolo della stanza per giorni, prima che trovasse finalmente la motivazione per pulire.

L'unico rifugio che aveva provato a concedersi era la meditazione, ed era questo il motivo per cui era uscito dal tempio. Il Sacro pesco della saggezza era ancora lì a pochi passi, come in apparenza ben poche altre cose nella sua esistenza dal giorno del Fatto Increscioso. Sperava che potesse restituirgli un po' di buon senso.

Tuttavia isolare la mente, per lui che era un maestro veterano, non era più semplice come prima; ogni volta che chiudeva gli occhi e cominciava a perdere contatto con la realtà vedeva immagini di Tai Lung, su momenti diversi della sua vita. Il suo viso sfigurato dalla rabbia mentre lo scansava. Le bacchette tremolanti nelle sue mani gonfie e piene di croste, l'espressione sul volto giovane ostinatamente neutra. I suoi occhi adoranti da cucciolo mentre gli dava da mangiare con un cucchiaio. Una lunga coda grigia che spuntava da un cespuglio e la risata da bambino.

Oh, quale sciocco che era e che era stato!

Si sedette ai piedi del pesco. “Pace interiore...” mormorò. Sbuffò irritato. Come poteva meditare? Suo figlio era un assassino. Ignorando il dolore alla gamba camminò con passo deciso verso la sala degli addestramenti.

Non odiava Tai Lung per averlo azzoppato, ma non avrebbe mai potuto accettare che avesse ucciso delle persone innocenti. Oh, quale shock aveva provato quando gliel'avevano detto! Era stato poco dopo la mossa paralizzante che Oogway aveva usato per bloccare la corsa del leopardo delle nevi verso la Pergamena del drago. Mentre gli comunicavano la notizia aveva guardato incredulo il massiccio corpo riverso a terra, non trovandovi nessuna somiglianza con suo figlio, lo stesso figlio che tanti anni prima aveva fatto per gioco agguati con la sua coda. La delusione, il disgusto e lo straniamento che aveva provato erano stati tali che era certo che non avrebbe mai perdonato Tai Lung. Persino Oogway, perennemente in pace e sereno, aveva assunto un'espressione affranta ed infelice. Con quel gesto il leopardo aveva superato il limite e creato una frattura insanabile.

Ma voleva davvero ricordare il giorno del Fatto Increscioso?

Chunk! Sotto il suo pugno l'uomo di legno si spezzò in due. Si guardò la mano; era insensibile, all'opposto del suo spirito di fronte alla consapevolezza che nonostante tutto amava ancora suo figlio, ed una parte del suo cuore sprofondava al pensiero di averlo fatto rinchiudere in prigione. Clung! Un braccio di legno volò via. Voleva porre fine al tormento psichico che stava provando. Aveva solo fatto il suo dovere, anzi risparmiando a Tai Lung sorti ben peggiori. E se nel suo alunno fosse rimasta una dose minima di dignità e di buon senso, avrebbe usato quel periodo per riflettere ed espiare le sue colpe.

Shifu colpì un altro uomo di legno.

 

*
 

“Maestro! Maestro Shifu! Va tutto... bene?”

Dopo un tempo non determinabile, Shifu tornò alla realtà.

Zhu, uno degli addetti alla pulizie del Palazzo, non doveva essersi trovato davanti ad un bello spettacolo. La sala degli addestramenti era demolita, con pezzi di legno disseminati dappertutto. Si sarebbe detto che più che un allenamento, Shifu avesse cercato qualcosa da distruggere.

Si voltò a guardare Zhu con uno sguardo che doveva essere tutt'altro che amorevole, visto che il maiale indietreggiò. “Mi sembrava di averti mandato al villaggio a fare compere. Che cosa c'è?”

Proprio adesso che era riuscito a svuotare la testa dai pensieri! Perché doveva disturbarlo proprio in quel momento?

Il maiale si fregò le mani, un po' intimidito: “Io... Le ho fatte le compere, Maestro” disse indicando un carretto pieno di cibarie dietro di lui “Io, ehm... Ho incontrato la direttrice di Bao Gu. Ha detto che avrebbe bisogno del vostro aiuto”.

“Non sono un tutore. Sono certo che troverà qualcuno più consono di me, per qualunque cosa si tratti”.

Aveva già liquidato quel discorso, ma mentre stava raccogliendo i resti di un uomo di legno, Zhu parlò di nuovo: “E'... è piuttosto grave, Maestro.” Il timore e la cautela con cui misurava le parole erano palpabili “Una delle bambine dell'orfanotrofio... non controlla la sua forza, ed ha... ha scatti di rabbia incontrollabili”.

Questo riuscì a catturare l'interesse di Shifu. Non poteva sfuggirgli l'analogia tra quella creatura e la situazione che aveva vissuto con Tai Lung. Si ritrovò con sorpresa a ponderare l'idea di fare una visita all'orfanotrofio di Bao Gu, ma si sentiva combattuto tra sentimenti opposti. Da un lato aveva il desiderio di dimenticare, evitando perciò di fare qualunque cosa gli ricordasse suo figlio ed il suo fallimento come insegnante. Dall’altro però provava una strana attrazione verso quella nuova situazione.

“Molte grazie Zhu, rifletterò su quello che hai detto. Puoi andare”.

Il maiale esitò un momento, per poi chinarsi in segno di rispetto ed allontanarsi in silenzio.

Shifu si guardò attorno; non aveva risparmiato un solo uomo di legno. Si rimboccò le maniche, cominciando a raccogliere i pezzi.

Non poteva mentire a se stesso su un fatto: non avrebbe mai più insegnato il kung fu. Aveva dimostrato ampiamente di non esserne in grado, ed era l'unico modo per limitare il più possibile i danni di quello che aveva fatto.

Ma magari in quel caso avrebbe potuto essere d'aiuto per qualcuno. Non poteva – o forse non voleva – capire il perché l'attraesse l'idea di conoscere quella bambina... forse voleva semplicemente dimostrare qualcosa. Che anche se non era più un insegnante, era ancora capace d'instillare qualcosa nella testa di qualcuno, anche se solo una cucciola.

E comunque, sarebbe stata un'occupazione utile come un'altra per distrarlo.

Sopraffatto da questi pensieri si sedette a terra, tra chiodi e schegge. Il suo Maestro Oogway era salito da alcuni giorni sulla cima delle montagne per meditare. Cosa ne avrebbe pensato lui? Di certo avrebbe pronunciato una di quelle frasi in grado di aprirgli la coscienza, laddove lui spesso preferiva tenerla chiusa.

Si prese la testa tra le mani. No, adesso stava esagerando. Oogway era molto saggio, ma solo lui poteva sapere che cosa voleva. Giusto?

Decise che la mattina seguente avrebbe fatto visita all'orfanotrofio di Bao Gu.

   
 
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